venerdì, aprile 03, 2020

RECENSIONE DE IL CANTO DEL RIBELLE. LA VERA STORIA DI LOKI DI JOANNE HARRIS

Buona sera, bloggers e lettori! Dopo lo spavento che ho preso ieri, alla fine ho deciso di prendere una pausa dallo yoga e di riposare il corpo - purtroppo, non ho altra alternativa se voglio guarire completamente in zona saccocigea - oltre a ciò, ho deciso di rendere fruttuoso questo periodo di quarantena e di portare a compimento alcune cose che attendevo di fare da mesi, se non anni. Perciò eccomi qua, pronta a recuperare recensioni in arretrato, sia straniere che italiane e non temete - troverete un aggiornamento riguardante questo romanzo nel mio canale IGTV di Instagram.

PREMESSA
Cosa mi ha attirata di questo libro? La cover è una bomba, coerente con la storia raccontata dall'inizio alla fine e non è una cosa che si può dare per scontata, al mondo d'oggi. Tuttavia, non è stata solo la magnifica cover ad attirarmi, ma anche il contenuto. Ho studiato filologia germanica all'università, ed era uno dei miei corsi preferiti in assoluto - se la contendeva con letteratura portoghese, e ho un bellissimo ricordo della mia prof paziente, che sapeva rendere interessante ogni sua lezione parlandoci anche di Tolkien - tanto che, inizialmente, dovevo fare la mia tesi di laurea con quella prof, tanto mi aveva entusiasmato. E' un corso che ricordo con gioia e amore, perché questo mi ha trasmesso quella prof che adoro ancora adesso, che mi ha trasmesso un amore incondizionato per la cultura nordica. Poter leggere, sebbene in modo romanzato, la storia di Loki è stata interessante. Forse una delle cose più interessanti che io abbia mai letto, e questo romanzo entra a pieno titolo nella lista dei MUST HAVE per chiunque sia interessato alla mitologia e al culto nordico, e sopra ogni cosa, all'Edda poetica e in prosa.

TRAMA (DA GOODREADS)
Per Loki, il dio delle fiamme, intelligente, affascinante, ingannatore, spiritoso, l'accoglienza ad Asgard non è delle migliori. Nella città dorata che s'innalza nel cielo in fondo al Ponte dell'Arcobaleno, dove vivono le donne e gli uomini che si sono proclamati dèi, tutti diffidano di lui, che ha nelle vene il sangue dei demoni. Malgrado la protezione di Odino, Loki ad Asgard continua a non essere amato: quello è il regno della perfezione, dell'ordine, della legge imposta. Entrare definitivamente nella schiera delle divinità più importanti, per lui, è impossibile: non solo gli viene impedito, è la sua stessa natura ribelle a impedirglielo. Ma arriva il momento della sua riscossa. Il mondo delle divinità è agli sgoccioli, una profezia ne ha proclamato la fine imminente. E Loki potrà mettere le sue capacità al servizio di Asgard e dei suoi abitanti. È lui che si adopera, con la sua astuzia, per trarre in salvo Thor e compagni. Ma gli dèi sono capricciosi, volubili e di certo non più leali di Loki. Adesso è giunta per lui l'ora di decidere da che parte stare, chi difendere e contro chi muovere battaglia. E di scoprire se i suoi poteri e la sua astuzia possono davvero salvarlo dalla fine che minaccia i Mondi e le creature, umane e divine, che li abitano.

Joanne Harris ci porta nelle atmosfere piene di fascino della mitologia nordica: le divinità buone e cattive, i popoli in lotta tra loro, le forze oscure, le città fantastiche e le battaglie sanguinose. Protagonista assoluto è Loki, il dio temuto ed esiliato da tutti che cerca il suo riscatto: è lui a raccontarci la sua versione dei fatti, secondo una prospettiva diversa da quella che abbiamo conosciuto sin qui. Preparatevi a scoprire Odino, Thor e le altre divinità norrene come non li avete mai conosciuti.

RECENSIONE
Era da tanto tempo che non leggevo un romanzo che mi conquistasse, nel vero senso della parola, in questo modo. Solo pochi autori italiani sono capaci di rendermi così gasata e euforica, non molti quelli stranieri, quindi devo fare i miei più sinceri complimenti a Joanne Harris per essere riuscita in questa mission che per alcuni pare una missione impossibile da compiere.

"Il canto del Ribelle" comincia dal Principio di tutto. No, non da Loki. Ma dall'inizio dell'Edda Poetica di Snorri Sturlson, che è uno dei testi di riferimento di tutto il romanzo, oltre che All'Edda in Prosa e alla Lokasenna. Secondo l'Edda Poetica, il mondo delle divinità nordiche è stato creato dalla mucca Adlhumbla, la mucca dalla quale è originato Tutto. Anche gli dèi come Odino, Vele e Vili. Da lì si parte con la creazione del mondo dai resti del corpo di Adhumbla, un mondo che Odino ha creato ad hoc e che si basa sul principio dell'Ordine cosmico. 

Datemi del cinico, ma io non sono mai stato tipo da accettare le cose sulla parola e si dal caso che sappia che la storia è altro che trama e metafora, che è ciò di cui sono fatte tutte le storie, quando le srotoli sino in fondo.  E ciò che realmente le rende un successo o un mito, ovviamente, è come la storia viene raccontata e da chi.(Loki)

Loki, che per molto tempo ha osservando il mondo degli dèi da lontano, viene attirato e attratto da Odino, il Padre Di tutti, che lo fa diventare un suo fratello di sangue - al pari quindi di Vili e Ve. Tuttavia, l'accoglienza da parte di tutti gli dèi, a partire da Frejya e Heimdall, non è per così dire calorosa come tutti si aspettano. Da qui Loki, ch'era inizialmente una delle più pure forme di Caos che ha assunto un Aspetto umano, comincia a provare sentimenti umani. Sentimenti che preferirebbe spegnere e disconoscere, invece che accettarli come parte del suo essere. Una delle cose che ho notato, durante tutta la lettura, è stata la bruciante necessità di Loki di venire accettato dall'élite e come ogni suo sforzo sia stato vano perché la stessa élite lo rigettava continuamente. Poche volte è stato accettato per com'era veramente e questo mi ha colpito nel profondo. Non so, con certezza, se l'autrice abbia fatto leva sulla "sympathy for the devil", quella compassione per i personaggi malvagi che sono diventati tali a causa del contesto in cui sono nati o si sono sviluppati, ma di sicuro con me ha fatto effetto. Beh, amavo Loki già da prima. Chi non amerebbe un trickster? 

Tutti noi veniamo da fuoco e ghiaccio.
Caos e Ordine.
Luce e Buio.
(Loki)


Sin dall'inizio è stata chiara la natura duale di Loki, che si è guadagnato il titolo di Burlone. Non mi riferisco solo alla sfera sessuale o animale - un Aspetto che tutti gli dèi possono assumere a comando, anche grazie alle rune - una natura duale che rimanda al vero e proprio dio nordico, prodotto del Caos stesso. La cosa che mi ha colpito di più, però, è stato il suo continuo conflitto interiore non solo tra ciò che gli avrebbe fatto più comodo, ma anche su cosa avrebbe potuto avvantaggiarlo o svantaggiarlo nei confronti degli dèi che tanto odiava. Un dio astuto, che non si fa remore nell'usare gli altri, ma anche un dio che ha paura della crudeltà a cui potrebbe essere capace di arrivare, che non teme di sfidare l'autorità e le autorità, in questo caso, sono rappresentate da il Caos e da Odino. 

Piano piano, fa di tutto per incastrare gli dèi. La sua astuzia si vede già da qui: è un combattente, ma ancora non lo sa. E' uno stratega, e di questo ne va fiero. Usa le debolezze degli dèi contro di loro, ma quando glieli sbatte in faccia scappa dalla loro furia ed è costretto ad una delle punizioni più terribili che io abbia mai letto dopo, naturalmente, la decisione di Zeus ti imprigionare Prometeo alla montagna con un'aquila che gli mangiava il fegato e che lo faceva morire ogni giorno. Credetemi, non sto facendo confusione tra le due diverse mitologie, però questo era l'esempio più calzante che ho trovato per rendere l'idea di ciò che voglio dire.

Il Ragnarok è qualcosa di inevitabile: era già scritto alla nascita dei Nove Mondi, e sarebbe arrivato in ogni caso, non importava ciò che Odino faceva per evitarlo. Quando ho studiato filologia germanica, la mia prof ci ha parlato del Ragnarok come di una distruzione totale che avrebbe spazzato tutto e che avrebbe ricostruito da zero, iniziando un nuovo ciclo di vite e dei nuovi Mondi che sarebbero rinati, e che forse, sarebbero migliorati rispetto ai precedenti. 

Il romanzo, scritto completamente dal POV di Loki, permette al lettore di provare empatia e simpatia per questo dio burlone, sfacciato, narcisista, egocentrico, che sta cercando la sua collocazione nel mondo divino e che soffre nell'essere un outsider. E' un romanzo che sfonda la quarta parete, in cui il protagonista di rivolge direttamente al lettore, come se sapesse che il lettore sta leggendo la sua storia e vuole dargli il suo contributo. 

Un romanzo bellissimo, intenso, travolgente. Molto ricco di eventi e di dettagli che richiedono molta attenzione e di cui bisogna tenere conto, perché svolgeranno un ruolo nel romanzo nel modo più inaspettato possibile. 

Vi saluto con una citazione di questo romanzo, che vi consiglio di leggere assolutamente!
"Le parole sono i pilastri dei Mondi: parole, rune, nomi."
(Loki)

xoxo,
Giada

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