sabato, luglio 03, 2021

RECENSIONE DI SPADA DI VETRO (REGINA ROSSA #2) DI VICTORIA AVEYARD

Buon pomeriggio, Fantastics! Sono reduce da almeno tre ore di visione de La Casa de Papel, e non capisco perché Netflix mi segni un altro episodio, quando TVTime dice che la prima stagione ne ha solo nove di episodi. Boh. Ad ogni modo, ieri notte ho terminato questo secondo romanzo della serie Regina Rossa della Aveyard, e vi basti sapere che ero tentata di lanciare il libro contro il muro da quando nervoso e rabbia mi aveva provocato la sua protagonista.

PREMESSA
Non sono una fan di Mare Barrow, per niente. Anzi, come avrete potuto leggere dalla mia ultima recensione, la reputo uno dei personaggi peggio riusciti della Aveyard in tutto il piacevole cast di contorno che ha creato. Mare Barrow è una stupida che si crede furba e intelligente. Dovete saperlo, se leggerete anche questo romanzo. O meglio, se vi sottoporrete al supplizio della sua voce narrante. Perché una cosa va detta: la voce narrante di Mare è estremamente irritante. Fastidiosa. Tutto il suo personaggio lo è. Ad ogni modo, non mi dilungo oltre, tanto penso sia chiaro che io abbia dato due stelle a tutto ciò.

TRAMA (DA AMAZON)
Il suo sangue è rosso - come quello della gente comune - ma lo straordinario potere di controllare i fulmini, che nessun Argenteo possiede, rende Mare Barrow un'arma sulla quale il Palazzo vorrebbe riuscire a mettere le mani. Tutta la corte la considera un'eccezione, ma non appena Mare riesce a sfuggire a Maven, il principe - e prima ancora l'amico - che l'ha tradita, scopre una verità sconvolgente: lei non è affatto un'eccezione. Perché di giovani Rossi e Argentei ne esistono molti altri.

Inseguita da Maven, diventato un sovrano crudele e vendicativo, Mare fa di tutto per trovare e reclutare altri guerrieri Novisangue che si uniscano alla lotta dei ribelli contro il re oppressore. Nel farlo, però, entra in un territorio molto pericoloso, dove rischia di diventare proprio come i mostri che sta cercando di sconfiggere.

Riuscirà a sopportare il peso delle vite che dovranno essere spezzate durante la ribellione? O la slealtà e il tradimento subiti l'avranno indurita per sempre?

Nel secondo elettrizzante romanzo di Victoria Aveyard, la lotta dell'esercito ribelle contro un mondo ingiusto, dove è considerato normale segregare le persone in base al colore del loro sangue, costringerà Mare ad affrontare il lato oscuro che piano piano si è fatto largo nel suo animo.

RECENSIONE
Spada di Vetro non è un buon romanzo, voglio essere onesta con voi. Se già nel primo libro avevo trovato Mare terribilmente insopportabile e molto stupida, in questo è addirittura peggiorata. La cosa peggiore, in tutto questo, è che non si prende le sue responsabilità da sedicente leader, ma fa la vittima e si autocommisera. Allo stesso tempo, si reputa la migliore, la più furba, la più brava, quella che ce l'ha di traverso bla bla bla. Perdonatemi questa uscita infelice, ma come intro non riesco a trovare di meglio. Sul serio. In Spada di Vetro, Mare è perfino peggiore di quanto fosse nel primo.

Il romanzo riprende da dov'era terminato il primo: Mare che giunge nell'isola di Tuck, insieme ai suoi compagni d'arme (e d'avventura): il capitano Farley, Shade (il fratello che riteneva morto) e Cal (il mio cucciolo adorabile). Quanto è accaduto nel Circo delle Ossa ha lasciato un trauma evidente in Mare, che soffre di una evidente PTSD ma che non vuole prendersi neanche cinque minuti di pausa per affrontare e, di conseguenza, venire a patti con gli eventi precedenti. Ha ucciso delle persone. Lei non l'aveva mai fatto prima di allora. E questo, se all'inizio le provoca un senso di colpa, se ne dimentica molto in fretta. L'involuzione, ulteriore, del personaggio di Mare è il tema indiscutibile di questo sequel. La nostra egocentrica, egoista e piena di complessi di superiorità, eroina, torna all'ovile. Ma non smette di manipolare quelli che reputava i suoi amici neanche per un momento. Non smette di manipolare Cal neanche per un istante. La cosa che mi ha fatto più rabbia è stato il suo ritenersi la più furba, la più brava, la più scaltra, l'unica e la sola capace di cambiare le cose; quando si fa fregare continuamente. Sì, lettori. Un personaggio che si ritiene così scaltro e furbo, non dovrebbe venire fregato con un nonnulla. Invece accade. Praticamente per più della metà del romanzo, è la sola cosa degna di nota che accade. Per il resto, abbiamo i pensieri ossessivi e fastidiosi di Mare, che sono stati messi per spingerci ad empatizzare con la povera eroina che ha subito torture nel Circo, quando ci sono personaggi che hanno subito ben peggio (come Cal e Farley), ma che non sono cambiati. Infatti, la cosa di cui manca Mare è empatia. L'empatia che spingerebbe il lettore a simpatizzare per lei, cosa che invece non accade. Invece, il lettore viene subissato dalle sue manie di protagonismo, le sue manie egoistiche, le sue continue manipolazioni. La sua vuotezza che la rende un personaggio piatto. Sì, perché di tutto il cast di personaggi lei è la sola completamente piatta e fastidiosa. Per rendervi l'idea di quanto io non tolleri, non sopporti e non regga più il suo personaggio, vi dico solo che quanto avviene verso pagina 400 del romanzo non mi fa pena. Per niente. Ho esultato, quando Maven fa quello che fa. Quindi, Victoria, so che volevi spingere i lettori a empatizzare con Mare, ma per quanto mi riguarda non hai centrato l'obiettivo. Anzi, hai acutizzato ancora di più le caratteristiche che la rendono insopportabile e fastidiosa. Irritante.

In genere non lo faccio, ma stavolta devo. Farley, il capitano donna, di cui in seguito si scoprirà una cosa banalmente ovvia che io avevo già intuito a inizio romanzo; diventa un Deus Ex Machina vivente. Va bene che è un fantasy. Va bene che c'è la sospensione della realtà. Va bene tutto, ma non riesco e non posso credere che dovunque lei vada riesca sempre a trovare un tunnel o una via di fuga, anche in situazioni surreali. Mi dispiace, ma ad un certo punto mi sono messa a ridere quando Mare le ha detto "A meno che tu, Farley, non abbia altri assi nella manica." Dai, anche no. Il legame di Farley con Shade, anche questo è palese. Quando vomita, qualunque lettore intuisce dove voglia andare a parare l'autrice. Di solito è sempre e solo una cosa. Di solito il personaggio principale è sveglio abbastanza da capirlo. Ma Mare no. E' talmente cieca e sorda ai bisogni e alle necessità altrui, talmente presa dal fatto che il mondo giri solo e soltanto su di lei, che non si rende conto di una cosa ovvia. Come non si è nemmeno accorta che tra suo fratello e Farley c'era del tenero. 

Cal. Oh, my Cal. E' il personaggio trattato peggio dalla Aveyard. Cal ha seguito Mare nella sua battaglia contro il suo stesso fratello, unito dalla rabbia e dal desiderio di vendetta per quanto accaduto poco prima degli avvenimenti nel Circo delle Ossa. Ma questo povero ragazzo non viene mai definito come tale. Anzi, per Mare non è un ragazzo. Un essere umano. Lei vede in lui solo il suo titolo. Il suo ex titolo. Il suo sangue. Non vede nient'altro che questo. E si riferisce a lui solo come 'il principe esiliato', 'il principe decaduto'. Okay, Mare. Ma non è solo un principe o ex tale. E' un ragazzo. Hai presente? Un ragazzo con sentimenti. Un ragazzo che viene manipolato da tutti, mentre cerca di fare la cosa giusta. L'unico, con un po' di senno in testa, che cerca di evitare una guerra civile - cosa che invece è ciò che Mare vuole. Ed è ciò che avrà, perché sia mai che questa irritante eroina riesca a non ottenere ciò che vuole. Non mi frega che l'abbia ottenuto con cicatrici o sangue. La maggior parte del tempo Mare si autocommisera, fa la parte della martire e della vittima di turno, quando non è migliore dei suoi carnefici. Si reputa tanto al di sopra degli Argentei. Si reputa migliore di loro, anche col suo potere, ma alla fine fa la stessa cosa che fanno loro, se non peggio. E molto peggio, aggiungerei. 

L'unico personaggio che mi piaceva, Shade, non ha una bella fine. Ve lo dico, ma non in che modo. Shade è un bellissimo personaggio, poco tridimensionale, ma sempre più di Mare e Gisa. Ma almeno Gisa ha un po' di personalità, cosa che Mare non ha. Giustamente, l'unico bel personaggio per cui faccio il tifo non finisce bene. Va beh. Avrei dovuto aspettarmelo.

Menzione d'onore per i reclutati. Sì, ovvio. In una emulazione di bassa lega di Katniss Everdeen, Mare recluta tutti i novosangue per salvarli dalla morte certa, dato che lei è stata così stupida a far leggere la lista di Julian a Maven. Ve l'ho già detto che in questo romanzo Mare si instupidisce ancora di più? No? E' così, purtroppo. Tra i ragazzi che recluta, all'inizio dando loro la possibilità di scegliere, alla fine ce n'è una che si ribella. C'è una ragazzina che non vuole obbedirle, e cioè Cameron. Cameron è l'unica, ve lo giuro, a dirle in faccia quello che tutti i lettori pensano di Mare. Praticamente questo è il Canto della Rivolta Parte 2 con l'aggiunta di un personaggio sanguinario, ribelle, ma di valore, che è Cameron. Una ragazzina con le palle, l'unica che tiene testa a quella decerebrata di Mare. 

I temi trattati sarebbero anche piacevoli, se non fossero trattati con superficialità. L'autrice avrebbe potuto approfondire la PTSD, i traumi subiti da Mare nel Circo, oppure il narcisismo di Mare; perfino una descrizione più profonda del lutto sarebbe stata migliore. Avrebbe accresciuto l'empatia. Invece no. Va bene anche questo. Accontentiamoci. Oltre a ciò, devo sottolineare due grossi errori di traduzione che non ho potuto ignorare. Ricordiamoci che la lingua originale di Spada di Vetro è l'inglese, questi sono i due errori che ho trovato io:
  • "(...) Torna a posare lo sguardo suk mio collo, sulle cicatrici lasciate dai fulmini e che si protendono verso la spina dorsale. Con una confidenza che mi sorprende, ripercorre quelle linee con il dito, come se celassero qualche indizio. (...)". Confidence non significa confidenza. Confidence significa sicurezza. E non me lo dico per fare la maestrina di turno, ma perché sono laureata in lingue e so quello che dico. Basterebbe aprire un vocabolario di inglese. 
  • Non trovo il punto del libro dove c'è scritto, ma circa a metà dice 'abbiamo subito troppe fatalità." Ecco, io qui ho iniziato a schiumare dalla rabbia. Fatalties non significa fatalità, ma vittime o morti. Un vocabolario no, eh?
A parte questi due grossi errori di traduzione, la narrazione dal POV di Mare è molto lenta. Piena di descrizioni. Molto, molto narrata. Molto, molto lenta. La sua voce, in un flusso di coscienza dovrebbe spingere il lettore a empatizzare per lei, ma alla fine quest'ultimo si ritrova a fare il tifo per il resto del cast. Oh, il cast di personaggio di contorno è l'unica cosa bella. Beh, io ho dato due stelle sia per quello, sia per i tre personaggi che hanno salvato il romanzo (Cal, Farley e Cameron), altrimenti avrei dato una stella. E sarebbe stato comunque troppo.

Quindi, perché mi ostino a continuare? Ormai ve lo sareste chiesti anche voi. In realtà, per quanto Mare sia un personaggio fastidioso, irritante, da prendere a schiaffi ogni volta che un suo pensiero viene esplicitato o quando manipola le persone credendosi la migliore, devo riconoscere alla Aveyard la capacità di tenere il lettore incollato alle pagine. Se il libro fosse stato scritto da un altro POV, e vorrei leggere il POV di Cal o di Maven, penso che non solo sarebbe stato più interessante ma anche diecimila volte più piacevole. La scorrevolezza è il suo unico punto a favore. E' come quelle serie tv trash di cui non riesci a fare a meno. Se voi avete amato Mare, mi dispiace. Leggerò il seguito ma solo perché spero migliori. Perché spero maturi, finalmente. E non solo a parole, com'è capace lei. Ma con azioni. 

Non vi metto nessuna citazione perché, proprio come l'altra volta, non ne ho.

xoxo,
Giada

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