giovedì, settembre 23, 2021

RECENSIONE DI ALLEGIANT (DIVERGENT #3) DI VERONICA ROTH

Buon pomeriggio, Fantastics! L'altro ieri, di sera, ho terminato la lettura di Allegiant. Ero ormai arrivata davvero all'ultimo capitolo, e anche se in genere di solito guardo un film verso le 20.30 o torno dalla passeggiata coi cani, ieri è andata in modo totalmente diverso. Anche perché ero arrivata ad un punto davvero molto molto doloroso, e non mi sembrava giusto interrompere proprio in quel momento. Perciò ieri, oltre ad aver fatto 3 passeggiate dalle 19 alle 21 coi cani, ho anche terminato la lettura del romanzo - poi, ho provato a guardare 500 Days of Summer, ma mi veniva male all'idea di sentire storpiato in Italiano il nome di Summer, che veniva chiamata Sole nel film. 

PREMESSA
La trilogia di Divergent mi ha accompagnata durante uno dei periodi più difficili della mia vita, e credetemi, sono tanti. Se non avessi avuto la bontà di Tris a ricordarmi di non cedere alla tentazione della vendetta, e la determinazione di Tobias, probabilmente sarei davvero impazzita; dato che ormai sono due settimane che a casa mi dicono che m'invento le cose - a titolo gratuito, così ad cazzum. Perciò sì, sono estremamente legata a questa trilogia. Insurgent mi aveva colpito molto, ma Allegiant è stato un vero e proprio cazzotto nello stomaco. Allo stesso tempo, però, ho apprezzato la profondità dei personaggi e la volontà dell'autrice di trattare temi spinosi e dolorosi. Qui per dirvi che, se vi piacciono i distopici romance, questo è quello che fa per voi. Ed è la degna conclusione di una trilogia fantastica e intensa!

TRAMA (DA AMAZON.IT)
La realtà che Tris ha sempre conosciuto ormai non esiste più, cancellata nel modo più violento possibile dalla terrificante scoperta che il sistema per fazioni era solo il frutto di un esperimento. Circondata solo da orrore e tradimento, la ragazza non si lascia sfuggire l'opportunità di esplorare il mondo esterno, desiderosa di lasciarsi indietro i ricordi dolorosi e di cominciare una nuova vita insieme a Tobias. Ma ciò che trova è ancora più inquietante di quello che ha lasciato. Verità ancora più esplosive marchieranno per sempre le persone che ama, e ancora una volta Tris dovrà affrontare la complessità della natura umana e scegliere tra l'amore e il sacrificio.

RECENSIONE
Chissà se le paure scompaiono veramente, o se semplicemente perdono potere su di noi.
(Tris)
Allegiant è un mostro di romanzo. Non credo che riuscirò a trovare qualcos'altro da leggere alla sua altezza per molto, decisamente molto, tempo. Mi ha colpito su più fronti, confermandomi per la terza volta che Veronica Roth è una meravigliosa autrice, che sa creare personaggi che arrivano al cuore delle persone, e sa usare il contesto distopico romance per trattare argomenti potenti e delicati, come l'eutanasia, l'anarchia, i golpe governativi, la tirannia dei governi e la fondazione di nuovi governi, di base Repubblicana. Tempo fa, avevo letto che la trilogia di Divergent appartiene al sottogenere della distopia, chiamato social dystopia. In effetti, trovo che questo termine sia calzante su più aspetti.

Il romanzo riprende da dov'era terminato Insurgent: una volta aver scoperto la verità sul mondo al di fuori della Barriera, Tris e i suoi amici sono decisi più che mai ad andare in esplorazione, a verificare in prima persona se quanto è stato riferito loro da Edith Prior è vero. Dopo la rovinosa caduta di Jeanine Matthews, il governo a stampo dittatoriale è stato rovesciato da un golpe guidato da nientepopodimeno che la madre biologica di Quattro: Evelyn Johnson. Quattro, ora conosciuto col suo vero nome di Tobias Eaton, è temuto e rispetto grazie alla madre; ma alcuni ex Intrepidi lo deridono a causa della motivazione che l'ha spinto ad andarsene dagli Abneganti. Tobias, infatti, proviene da una famiglia in cui la violenza domestica era all'ordine del giorno, e Marcus, uno dei promotori principali del governo e principale 'fan' (non trovo altro termine per descriverlo, sorry!) di Jeanine era un uomo a due facce: in pubblico si mostrava in un modo, ma a porte chiuse era tutt'altro e giustificava ogni sua azione con la scusante del 'lo faccio per farti del bene', tipica dei manipolatori. 

Evelyn riesce a prendere il controllo del governo, eliminando le Fazioni che lo avevano caratterizzato fino a quel momento, e obbligando tutti a vivere come gli Esclusi. A livello di costruzione psicologica, credo che la sua reazione sia stata più che normale: dopo aver passato gran parte della sua vita relegata in un angolo, a vivere nella miseria e a sottostare ai più potenti, io trovo che sia più che lecito che lei provi rabbia e desiderio di vendetta. Tuttavia, obbligare gli altri a vivere come Esclusi e nella comune degli Esclusi (la 'comune' mi ha ricordato un po' le comunità hippy degli anni '60) tutti sono considerati dei pari. Chiunque, però, sia contrario al suo modo di governare ha solo due scelte: l'esilio, o la pena capitale. Due scelte che si presenteranno anche a Tris e Tobias, non appena entreranno nel Dipartimento di Sanità Genetica. Quando sono arrivata a questo punto, mi aspettavo che il libro si sviluppasse almeno un po' come il film. Hanno tolto dal film alcuni elementi fondamentali, come le Guerre della Purezza, la divisione tra Geneticamente Puri e Geneticamente Danneggiati, ma il messaggio di fondo è arrivato forte e chiaro comunque. Far vivere le persone all'interno di un esperimento è sbagliato, ma è anche sbagliato perseverare nei propri errori, convinti che ciò che si stia facendo sia giusto. Dopotutto, in molte serie tv 'il cattivo non è altro che un eroe nella sua mente', solo che, in questo caso, né David né tantomeno Evelyn e Marcus si elevano oltre questa massima. Non c'è un solo cattivo, per così dire, perché tutti a modo loro lo sono. E ciò che rende questo romanzo così splendido è la tridimensionalità data ai personaggi: non sono perfetti, e sono coscienti di avere difetti, ma nonostante ciò sono disposti a tutto per fare in modo che i loro concittadini di Chicago abbiano una vita migliore.

Come anticipavo nell'intro, tanti sono stati i temi profondi che il romanzo ha toccato: dall'eutanasia (non vi rivelo niente, solo siate preparati perché vi aspettano delle scene molto forti), alla tirannia (Il Dipartimento è uno specchio dell'esperimento, e in quanto tale riflette la visione del mondo di coloro che pensano di agire per il meglio), i golpe governativi (vedi Evelyn e gli Alleanti) e le ribellioni. 

Sono stata felice di scoprire, anche, che le teorie che mi ero fatta si sono rivelate vere: le Fazioni sono, proprio come pensavo, un elemento di condizionamento sociale - in poche parole, se ripeti alle persone come devono vestirsi, atteggiarsi e quali valori devono rispecchiare, queste ultime, se ciò viene ripetuto loro in loop, alla fine acquisiranno tali caratteristiche. E' una sorta di profezia autoavverante'. I condizionamenti sociali rappresentati dalle Fazioni hanno mostrato, fin dai gesti più estremi, come nessuno è perfetto. Nemmeno coloro che si ritengono geneticamente perfetti. Perché l'essere umano è una creatura complessa, troppo complessa, per essere ingabbiata in una sola virtù o esser limitato da una sola etichetta. Noi, dopo tutto, non siamo le etichette che ci vengono attribuite. Non siamo quello che gli altri ci ordinano di essere. Noi siamo noi stessi, e siamo perfetti con le nostre imperfezioni.

Vi saluto con una citazione tratta da questo splendido romanzo. Un romanzo che mi ha scavato un buco nel cuore, ma che mi sento in dovere di consigliare a tutti per tutti i motivi sopra elencati:
"Credo che quando qualcuno ti fa un torto, si sia un due a portarne il fardello. Perdonare, allora, significa decidere di sobbarcarsi tutto il peso da solo. (...)"
(Tris)

xoxo,
Giada

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