WATTPAD STORIES

sabato, giugno 26, 2021

RECENSIONE DI QUESTO CANTO SELVAGGIO (I MOSTRI DI VERITY #1) DI VICTORIA SCHWAB

Buon giorno, Fantastics! Prima che la calura del primo pomeriggio la faccia da padrone, e anche prima che io mi metta a fare il resto dei miei impegni quotidiani (molto presto tornerò anche al mio romanzo, btw), ci tenevo tanto a recensire Questo canto selvaggio della Schwab. Anche perché, se dopo mi guardo The Umbrella Academy, temo che perderò la verve che ho adesso, quindi è meglio approfittarne.

PREMESSA
Da ormai un anno seguo una blogger che ammiro molto, si chiama Blood of Booktube, e mi hanno incuriosito molto le sue storie su Addie LaRue (non preoccupatevi, anche Addie arriverà in questo porto, dato che muoio dalla curiosità di leggerla) e sulla Schwab in generale. Non avevo molte aspettative, anche se sono stata 'chiamata' dalla cover di questo romanzo perché, su, è bellissima. L'accoppiata nero/bianco e rosso è favolosa. Io la adoro! Comunque sì, ho dato a Questo canto selvaggio cinque stelline, ma ne avrei volute dare molte di più, perché l'ho adorato per i temi trattati e per il concetto di 'mostro' in generale. 
A voi è piaciuto? Non vi è piaciuto? Raccontatemi nei commenti! 

TRAMA (DA GOODREADS) 
Per anni Verity City è stata teatro di crimini e attentati, finché ogni episodio di violenza ha cominciato a generare mostri, creature d'ombra appartenenti a tre stirpi: i Corsai e i Malchai, avidi di carne e sangue umani, e i Sunai, più potenti, che come implacabili angeli vendicatori con il loro canto seducente catturano e divorano l'anima di chi si sia macchiato di gravi crimini. Ora la città è attraversata da un muro che separa due mondi inconciliabili e difende una fragile tregua: al Nord lo spietato Callum Harker offre ai ricchi protezione in cambio di denaro, mentre al Sud Henry Flynn, che ha perso la famiglia nella guerra civile, si è messo a capo di un corpo di volontari pronti a dare la vita pur di difendere i concittadini e ha accolto come figli tre Sunai. In caso di guerra la leva più efficace per trattare con Harker sarebbe la figlia. Così August, il più giovane Sunai, si iscrive in incognito alla stessa accademia di Kate per tenerla sotto controllo. Ma lei, irrequieta, implacabile e decisa a tutto pur di dimostrare al padre di essere sua degna erede, non è un'ingenua...

RECENSIONE
Sono ancora piuttosto gasata per il finale di questo bellissimo romanzo, perciò non preoccupatevi se ogni tanto passo da un argomento all'altro ad cazzum, ma raga... non posso farcela! Questo canto selvaggio è veramente un romanzo complesso, pieno di intensità e dolore. E' un romanzo che ti scava dentro, mettendoti faccia a faccia coi tuoi demoni interiori - coi tuoi mostri interiori. Non è un fantasy. E' un trattato di psicologia sotto forma di fantasy YA distopico. 

Katherine 'Kate' Harker è una ragazza di diciassette anni che vuole tornare a casa. Anche se definire casa un mondo diviso in due, da due comandanti, non è proprio la definizione appropriata. Il mondo di Kate Harker gira attorno a suo padre, Callum Harker, capo della regione nord di Verity, in lotta perpetua contro Henry Flynn, che guida e controlla la regione sud. Kate, fin dall'inizio, ci appare come una ragazza smarrita. Sì, mi ha dato quest'impressione. E' una ragazza smarrita che vuole far colpo su un padre che non la considera abbastanza. Non la considera abbastanza per essere una Harker. Non la considera abbastanza per sopravvivere a North City. Non la considera e basta. Tutto l'opposto di Callum è, invece, Henry Flynn. Flynn, il capo della milizia di South City, che insieme ai suoi figli si occupa di ripulire il mondo da persone che hanno portato il male nel mondo. Tuttavia, anche se umano, Flynn sa comunicare coi 'mostri'. E qui veniamo ad August. August, che Kate conosce alla Colton (una scuola privata all'interno della zona verde della città, città divisa in aree dal più grande pericolo al più piccolo, ovvero dalla zona rossa alla zona verde), sembra un ragazzo. In realtà, è ben altro. E' un Sunai. Ma desidera ardentemente essere umano. Desidera ardentemente sentirsi umano.

Il mondo distopico in cui veniamo catapultati presenta tre creature mostruose, tutte nate dalla violenza, dall'aggressività e dall'odio reciproco. Ci sono i Malchai, forse la peggior specie, che viene descritta come una razza dalla voce tanto dolce quanto viscida e che si diverte a uccidere a caso. Ci sono i Corsai, una specie di vampiri che si nutrono di carne umana. Infine ci sono i Sunai, che sono un mistero per chiunque a Verity City. Quando i Sunai cedono all'oscurità, qualcosa di molto brutto accade. Qualcosa che cambia per sempre gli equilibri del mondo. Questo dettaglio, in particolare, mi ha ricordato una frase di Nietzsche:

“Chi lotta con i mostri deve guardarsi di non diventare, così facendo, un mostro. E se tu scruterai a lungo in un abisso, anche l'abisso scruterà dentro di te”
In fondo, è in parte ciò che accade a gran parte degli adulti di Verity City (per non farvi spoiler). Alla fine, i veri mostri non sono i mostri veri e propri, ma gli umani. Questo assunto mi ha sempre colpito molto, ma credo che sia il romanzo più adatto a cui applicarlo.

Quando un Sunai cede all'oscurità, è come se guardasse dentro l'abisso. E' come se si ritrovasse faccia a faccia con le cose da cui voleva scappare. Come se si trovasse faccia a faccia con la parte di sé, il suo Io più oscuro, e dovesse affrontarlo una volta per tutte.

E' scritto in terza persona esterna, non focalizzata. Quindi spesso leggiamo inizi di capitoli con il nome del personaggio coinvolto, oppure all'interno dello stesso capitolo sono presenti i due POV: quello di Kate, e quello di August. Una cosa che ho apprezzato davvero molto è stato l'inizio dei capitoli, con le lineette barrate stile carcercato... non so perché, ma mi ha ricordato quello. Come nei film, quando i prigionieri segnano quanti giorni sono fermi lì e quanti mancano alla loro libertà.

Vi saluto con una citazione tratta da questo bellissimo romanzo, di cui leggerò il seguito che non ho trovato in altra edizione, se non quella con la cover blu di Our Dark Duet
"(...) La maggior parte delle persone vuole scappare. Dalla propria testa. Dalla propria vita. Una storia è il modo più semplice per farlo."
(Katherine Harker)

xoxo,
Giada

venerdì, giugno 18, 2021

RECENSIONE DI ROYALS DI RACHEL HAWKINS

Buona sera, Fantastics! Ho appena finito, e molto a fatica, il mio primo romanzo di Rachel Hawkins: forse sarebbe stato meglio che mi fossi approcciata a questa autrice con la trilogia fantasy di Incantesimo, perché questa sottospecie di chick-lit misto royal è stato davvero molto pessimo. Personalmente, penso che sia stato il romanzo peggiore che io abbia letto in questo 2021. In assoluto.

PREMESSA
Ho sentito parlare molto di Rachel Hawkins, in Italia è nota soprattutto proprio per la trilogia che volevo cominciare. Col senno di poi, sarebbe davvero stato meglio che lo avessi fatto. Royals non è un granché. Non l'ho trovato particolarmente interessante. E se, all'inizio, mi stava simpatica Daisy, col passare del tempo mi è stata sempre più sulle palle. Le sue battute spiritose, all'inizio piacevoli e geek, sono diventate sempre più pesanti e insopportabili. Proprio come la sua palese gelosia nei confronti di Eleanor, anche se una parte di me può capirla in questo. Una parte di me aveva empatizzato con lei per questo, ma poi è andato tutto allo scatafascio. A voi è piaciuto? Vi va di parlarne nei commenti?

TRAMA (DA AMAZON)
«Dolce, romantico, semplicemente adorabile.» Buzzfeed
Il vero principe azzurro arriva quando meno te lo aspetti

Daisy Winters ha una vita normale. Vive in Florida, ha sedici anni, capelli color rosso fuoco da sirenetta, impossibili da domare, un lavoro part-time in un supermercato, e una sorella a dir poco perfetta che si è appena fidanzata. In effetti, il futuro cognato non è un ragazzo qualunque: è l’erede al trono di Scozia! Per Daisy, che non ha alcun desiderio di stare sotto i riflettori, si preannunciano mesi impegnativi. Costretta a cancellare i suoi piani estivi, Daisy vola nel Vecchio Continente, per conoscere i regali parenti dello sposo, tra cui il bellissimo principe Sebastian, sempre al centro delle attenzioni dei tabloid con la sua vita sregolata e la sua discutibile cricca di amici, tanto aristocratici quanto affascinanti e turbolenti. Nonostante cerchi di mantenere un basso profilo, Daisy viene risucchiata da questo mondo sfavillante e dai suoi scandali: riuscirà a trasformarsi in una vera Lady senza rinunciare a essere se stessa?

RECENSIONE
Royals, come dicevo più su, era partito con le migliori premesse. Empatizzare con la protagonista, la geek Daisy Winters sembrava facile, in fondo aveva i miei stessi interessi e andava matta per una specie di saga sci-fi che ricordava molto Star Trek. Il problema di questo romanzo è, in sostanza, la sua protagonista: Daisy. 

Daisy Winters è la sorella minore della nuova fidanzata dell'erede al trono di Scozia, Eleanor. Da ormai tre anni, Daisy è costretta a vivere all'ombra della sorella. E' costretta a rinunciare alle cose che le piacciono. E' costretta a rinunciare agli eventi che le interessavano, proprio perché prima di qualsiasi cosa sua, veniva la sorella. Qui, sarò sincera, Daisy mi aveva conquistata. La capivo. La capisco. Non so da quanto tempo mi sento così. Non so da quanto tempo sento che le mie cose vengono sempre dopo. Quindi, è stato facile entrare in empatia con lei. Ma quando il suo ex ragazzo diffonde, su TMZ, una dichiarazione falsa, all'improvviso l'interesse della corte reale si focalizza su di lei ed è, perciò, costretta ad andarsene dal nord della Florida e trasferirsi, per l'estate, in Scozia.

In Scozia, oltre ad appassionarsi agli usi e costumi della regione, le viene affibbiato un finto fidanzato. Fatalità, proprio il ragazzo che a Daisy stava sulle palle e fatalità quello a cui faceva sempre battutine della malora pensando di essere simpatica. Questo continuo spingere sull'ironia e sul sarcasmo, se all'inizio poteva anche risultare piacevole da leggere, a lungo andare diventava quasi fastidioso. Inoltre, penso che questo romanzo avesse bisogno di una notevole ripassata dal correttore bozze e, sopra ogni cosa, un buon editing. Daisy non viene approfondita molto, come personaggio. Proprio come Ellie. 

Tutto il romanzo è scritto dal POV di Daisy, pensieri compresi. In certi punti mi ha ricordato, un po', un mix tra Mare e America. Questo è tanto dire, perché penso che siano due delle protagoniste più irritanti e fastidiose degli ultimi YA che ho letto.

Non ho alcuna citazione da postarvi, perciò vi saluto qui.

xoxo,
Giada

domenica, giugno 13, 2021

RECENSIONE DI TALON (TALON #1) DI JULIE KAGAWA

Buona sera, Fantastics! Nonostante tutto, e il fatto che io stia faticando per rimettere mani al mio romanzo (il fatto che questa settimana io non sia stata tanto bene non ha aiutato), quasi una settimana fa ho iniziato a leggere Talon. A dir la verità, non avevo mai letto un romanzo sui draghi prima d'ora (sì, mai letto neanche Eragon di Paolini), ed è stata una piacevole sorpresa! 

PREMESSA
Come vi dicevo, non ho mai letto un romanzo sui draghi prima d'ora. Non ho nemmeno avuto la fase Eragon-fantasy, perché al periodo ero una Twilighter di prima categoria xD Ad ogni modo, sono felice di aver rimesso le mani nella mia biblioteca personale e averlo recuperato! Mi è piaciuto veramente tanto!
E poi la ship principale è una bomba! Cioè... adoro la Kagawa! Quattro stelle sono un po' poche, lo ammetto, ma va più che bene. Insomma, di primo acchito l'ho trovato molto bello. E' stata una sfida con me stessa che ho superato.

TRAMA (DA AMAZON)
Ci fu un tempo in cui i draghi furono cacciati fino quasi all'estinzione dai cavalieri dell'Ordine di San Giorgio. Da allora, nascosti sotto sembianze umane, i draghi di Talon sopravvissuti al massacro si sono moltiplicati e hanno acquisito maggiore forza e astuzia nel corso dei secoli: non manca molto a quando saranno pronti a diventare i padroni del mondo, senza che gli esseri umani nemmeno se lo immaginino. Ember e Dante Hill sono gli unici esemplari di draghi fratello e sorella, addestrati per infiltrarsi nella società degli uomini. Ember non vede l'ora di vivere come una teenager qualunque e godersi quell'unica estate di libertà che le sarà concessa, prima di ricoprire il ruolo a lei destinato dentro il regno di Talon. Ma l'Ordine è sulle loro tracce per terminare quanto non era stato fatto nel passato: annientarli tutti. Il cacciatore di draghi Garret Xavier Sebastian, però, non può uccidere, a meno che non sia sicuro di aver trovato la propria preda. E niente è certo quando si tratta di Ember Hill.

RECENSIONE
Prima di partire con la recensione vera e propria, è doverosa una premessa, riguardo questo young adult coi controfiocchi: non è solo un fantasy YA, ma anche un urban. Una cosa che non è stata sottolineata nei siti dove sono andata, ma che mi sento in dovere di dirvi ora. Sì, il contesto è decisamente urban con una notevole, notevolissima percentuale, di fantasy. E' un fantasy che strizza l'occhio ai suoi predecessori, in certi punti mi ha ricordato perfino la serie tv Merlin e in altre dei film sui draghi che ho visto, ma non ho termini di paragone di valore con cui confrontarlo. Tuttavia, Talon è di sicuro un ottimo romanzo. Un romanzo che sì, presenta qualche pecca, ma è molto molto godibile.

Ma veniamo a noi: Ember Hill è una ragazza di sedici anni ribelle, impaziente di vivere e sperimentare la libertà, alla larga dal deserto in cui è stata rinchiusa fino a quel momento con suo fratello Dante. Ma Ember non è una ragazza. E' un drago. Fin da subito, la scrittrice ci ricorda che, nel loro universo, le femmine di drago sono considerate molto preziose, a causa di un evento del passato che ha rischiato di estinguere quasi completamente la loro specie. Un evento che vede protagonista, infatti, l'Ordine di San Giorgio. La scrittrice ch'è in me si è messa a saltellare a quest'entrata in scena di un ordine militare segreto, con un nome simile poi. Perché? Secondo la leggenda cristiana, San Giorgio uccise il drago che voleva ammazzare una fanciulla - non chiedetemi altri dettagli, questo è ciò che ricordo - e questo flebile quanto interessante collegamento con la mitologia cristiana mi ha esaltato da matti!

Ember e Dante, in realtà, non sono stati spostati a Crescent Beach per puro caso: sono lì per continuare il loro addestramento. Un addestramento al termine del quale verranno inseriti, con un ruolo ufficiale, nella società di Talon. Talon è, a tutti gli effetti, un'altra società segreta che vive e si mescola al comune mondo degli umani e il cui scopo è oscuro a tutti. Talon non è ciò che appare, e la ribelle Ember non lo comprende subito. Sarà l'incontro, non tanto casuale, con Riley a farle cambiare idea. Ma, allo stesso tempo, un altro incontro però stavolta apparentemente casuale, con Garret cambierà il suo mondo.

Garret Xavier Sebastian è un ragazzo tutto d'un pezzo. E' una macchina da guerra, pronto a eseguire gli ordini dei suoi superiori senza battere ciglio. Il soldato, però, si ritrova a mettere in dubbio tutte le sue convinzioni e i dettami con cui è cresciuto perché resosi conto, alla fine, di provare qualcosa per lei. Perché resosi conto di provare qualcosa per il nemico.

Nonostante io abbia trovato qualche lieve errorino e un triangolo inaspettato, che secondo me poteva esser risparmiato ai fini della trama, ho amato molto questo romanzo. In realtà, io non volevo nemmeno finirlo prima. Non volevo nemmeno finirlo oggi, a dire il vero. Leggevo sempre più piano e in orari discutibili per tenermi questo bellissimo libro anche per i giorni successivi.

Il romanzo presenta 3 POV principali, tutti in prima persona: Ember, Riley, Garret. Ember è molto ingenua, la sua ingenuità però non è fastidiosa, è tenera. Mi ha fatto molta molta tenerezza quella cucciola di drago che vuole solo essere libera di vivere la sua vita come meglio crede. Riley è il classico ragazzaccio, il bad boy di turno, ma è molto altro ancora che non vi dirò per evitarvi spoiler. E Garret, oh, se esistesse penso gli salterei addosso instantemente! 

Purtroppo non ho sottolineato molto, poiché a mio avviso non era un romanzo molto sottolineabile. 
Vi auguro una buona serata,
xoxo,
Giada

martedì, giugno 08, 2021

RECENSIONE DI REGINA ROSSA DI VICTORIA AVERYARD

Buon pomeriggio, Fantastics! Oggi sono un po' acciaccata e ho appena preso una pastiglia per il mal di testa che, da due giorni, non mi molla. No, non temete. Non è covid. E' solo PMS potente, resa ancor più potente dal caldo favoloso di questi giorni <3

PREMESSA
Sto recuperando le letture in arretrato, come ben saprete, e una sera osservando le mie mensole ho detto: dai su, recuperiamo Regina Rossa. La cover è una bomba! E' di una bellezza mozzafiato! Inoltre sono in attesa di recuperare tutta la trilogia della Bardugo, una tappa obbligata prima di guardarmi Shadow & Bone su Netflix (se mi conoscete bene, saprete che leggo e guardo serie tv quando sono in pausa dalla scrittura, e in effetti, è così). Insomma, Regina Rossa aveva tutte le premesse per essere il prossimo grande romanzo internazionale (a giudicare dal fatto che verrà fatta una serie tv, penso sia proprio così), ma dal mio punto di vista questo primo romanzo presenta delle falle enormi. E una protagonista irritante. E cieca. E fastidiosa. Insomma, Mare Barrow non è sicuramente tra le mie protagoniste preferite di distopici. 
Quanto a irritazione per la sua personalità, e una marea di altre cose, fa a gara con America. Sì, America, la protagonista di The Selection - un'altra che ho mal tollerato e che avrei preso a schiaffi.

TRAMA (DA AMAZON)
Il mondo di Mare Barrow è diviso dal colore del sangue: rosso o argento. Mare e la sua famiglia sono Rossi, povera gente, destinata a vivere di stenti e costretta ai lavori più umili al servizio degli Argentei, valorosi guerrieri dai poteri sovrannaturali che li rendono simili a divinità. Mare ha diciassette anni e ha già perso qualsiasi fiducia nel futuro. Finché un giorno si ritrova a Palazzo e, proprio davanti alla famiglia reale al completo, scopre di avere un potere straordinario che nessun Argenteo ha mai posseduto. Eppure il suo sangue è rosso… Mare rappresenta un'eccezione destinata a mettere in discussione l'intero sistema sociale. Il Re per evitare che trapeli la notizia la costringe a fingersi una principessa Argentea promettendola in sposa a uno dei suoi figli. Mentre Mare è sempre più risucchiata nelle dinamiche di Palazzo, decide di giocarsi tutto per aiutare la Guardia Scarlatta, il capo dei ribelli Rossi. Questo dà inizio a una danza mortale che mette un nobile contro l'altro e Mare contro il suo cuore. Regina Rossa apre una nuova serie fantasy vivida e seducente dove la lealtà e il desiderio rischiano di esseri fatali e l'unica mossa certa è il tradimento.

RECENSIONE
Fantasy? Questo non è un fantasy. E' un distopico sulla falsariga di Hunger Games e Divergent (come detto sulla fascetta gialla presente su Amazon): a meno che quei due romanzi non abbiano cambiato genere di botto, non ha senso. Tutto questo non è fantasy. Presenta, semmai, elementi fantasy.

In un mondo distopico, un mondo ormai diviso in Rossi e Argentei, Mare Barrow cerca di sopravvivere giorno per giorno. Cerca di sopravvivere, rubando agli altri poveri rossi come lei, per poter sfamare la sua famiglia. Mare ci viene presentata come una testa calda, una bella ragazza dalla linguaccia  e da un brutto carattere, che vive nell'ombra della sua sorellina di quattordici anni, l'unica con un dono vero e proprio (niente di magico o chissà che, ndr) e che ha accettato il suo destino: ovvero, quello di andare al fronte, in guerra, contro gli Argentei. Mare non perde occasione di ricordare al lettore ch'è rossa, di quanto difficile è la sua vita, di quanto le dà fastidio che gli argentei abbiano tutto e loro niente, di quanto loro siano degli dèi e loro delle nullità. La prima volta che ho letto queste esternazioni, pensavo fosse uno sfogo e okay. La seconda volta, stavo per dire: 'ho capito, l'hai già detto nel capitolo prima'. Alla quarta, è iniziata a starmi sui maroni. 

Mare incontra per caso Cal, senza sapere che lui in realtà è l'erede al trono e, specialmente dopo quanto accaduto per causa sua a sorella, lo accetta. Durante il Torneo, durante il quale verrà assegnata la futura consorte all'erede, rischia di cadere in un campo elettrificato e scopre il suo potere: quello di produrre fulmini. Generarli, dall'interno. Il Re e la Regina, una vipera di donna che nella sua cattiveria almeno è rimasta coerente dall'inizio alla fine, la obbligano a diventare la promessa sposa di Maven. OOOOh, Maven. Su di lui ne avrei tante da dire. Maven si presenta come il fratellino incapace messo in ombra dal maggiore, molto più abile e corteggiato di lui. Maven, insomma, è l'outsider. Il reietto. Il non-amato. Questo spinge Mare a empatizzare con lui, come una stupida. Perché sì, la si può definire solo una stupida. C'è un detto che dice: 'La mela non cade mai troppo lontana dall'albero', e Mare avrebbe dovuto rendersi conto che c'era qualcosa che non andava. Era palese che lui dicesse sempre tutto quello che lei voleva sentirsi dire. Era palese che lui le facesse credere ciò che voleva.

Non capisco perché la gente gridi alla grande rivelazione shock. Io avevo capito chi fosse il vero cattivo, e non quello che aveva fatto credere Maven a Mare, già da metà romanzo. Sapete, quando una persona si presenta troppo perfetta, troppo brava, troppo buona... le cose iniziano a puzzare. Era palese. Palese. Palese. Andiamo, volete dirmi che Mare non si è fatta due domande? Volete dirmi che Mare non si è chiesta come mai il reietto (o finto tale), abbia iniziato a empatizzare con lei dopo averla quasi respinta il giorno in cui è stato promesso a lei? E poi, su. Maven è una Hela o un Loki di seconda mano. E se conoscete Loki, sapete quando lui abbia daddy issues. 

Il romanzo è scritto in prima persona, proprio come Raccontami di un giorno perfetto, ma solo dal POV di Mare. Ecco, a volte ho avuto l'impressione che i suoi pensieri fossero solo exposition. Ovvero, un modo per dare informazioni. Informazioni e basta. 

Regina Rossa aveva tutte le potenzialità per essere uno dei migliori romanzi che avessi mai letto. Ma Mare è davvero un personaggio irritante e fastidioso. E' ingenua fino al midollo (anche se si ritiene furba e scaltra, MADDOVVEEEEE?), stupida (bisogna essere ciechi per non capire che una persona, tra l'altro la più vicina a chi ti odia, nasconda qualcosa di losco) e anche piuttosto irritante. Gosh, l'ho detto di nuovo lol. Non ho provato compassione per lei. Ho provato compassione per le persone che sono finite nei guai a causa sua, e sono moltissime. Farley mi è piaciuta tanto, così come Cal. Oh, Cal. Cal è un personaggio che viene bistrattato in ogni modo. Mi auguro che nel prossimo ottenga qualche gioia, e che Mare venga rimessa al suo posto.

Comunque, sebbene io gli abbia dato due stelle, confido che il prossimo migliori. Lo spero di cuore.

Nel frattempo vi saluto senza una citazione (non ne ho trovata nessuna da sottolineare, sorry),
xoxo,
Giada

venerdì, giugno 04, 2021

RECENSIONE DI RACCONTAMI DI UN GIORNO PERFETTO DI JENNIFER NIVEN

Buon giorno, Fantastics! Sono passati più di sei mesi, se non di più, dall'ultima volta che sono rientrata nel blog. La verità è che non riesco, e temo che non riuscirò mai, a esser costante qui come desidero. Ogni volta che annuncio una cosa, finisco inevitabilmente con perdermi in mille altre cose. Ecco per cui vi comunico che aggiornerò il blog quando ne ho voglia - qualcuno di voi direbbe a cazzum - ma è così. 

Ho tante cose in ballo, tra cui la stesura del mio romanzo. Leggere  leggo, ma non sempre mi ricordo di postare qui le recensioni. Specialmente ora che ho aperto il mio blog 'alternativo', su Instagram. Infatti, nel mio profilo IG, ci sono soprattutto recensioni di film e serie tv, cose che guardo con molta frequenza... oddio, sono più una tipa da film che da serie tv. Ad ogni modo, se sono qui è sempre per un motivo che conoscete fin troppo bene: sono in pausa dalla scrittura, una pausa in parte non voluta. Ma va beh.

Guardiamo il lato positivo. Ho potuto leggere questa perla di romanzo. 

PREMESSA
Come vi dicevo più su, sono una grande appassionata di film. Il motivo principale per cui ho scelto questo romanzo, oltre che per il mio bisogno di angst e dolore, è perché c'è il film su Netflix e non volevo guardarlo senza prima aver letto il romanzo. Che dire... questo romanzo è un pugno nello stomaco. 
Fa male. Malissimo. Ma, in fondo, è giusto che sia così: per i temi che tratta, per la profondità dei personaggi, per le emozioni che ho vissuto sfogliando le pagine, cinque stelle sono davvero troppo poche per questo romanzo. Ne merita tante, tantissime. Oh, ed è in lizza per diventare uno dei miei romanzi preferiti del 2021, se non IL mio romanzo preferito del 2021. 

TRAMA (DA GOODREADS) 
*** Vincitore premio ""Mare di Libri"" ***
*** Finalista al Premio Andersen 2016 nella categoria Miglior Libro oltre i 15 anni ***

È una gelida mattina di gennaio quella in cui Theodore Finch decide di salire sulla torre campanaria della scuola per capire come ci si sente a guardare di sotto. L’ultima cosa che si aspetta però è di trovare qualcun altro lassù, in bilico sul cornicione a sei piani d’altezza. Men che meno Violet Markey, una delle ragazze più popolari del liceo. Eppure Finch e Violet si somigliano più di quanto possano immaginare. Sono due anime fragili: lui lotta da anni con la depressione, lei ha visto morire la sorella in un terribile incidente d’auto. È in quel preciso istante che i due ragazzi provano per la prima volta la vertigine che li legherà nei mesi successivi. I giorni, le settimane in cui un progetto scolastico li porterà alla scoperta dei luoghi più bizzarri e sconosciuti del loro Paese e l’amicizia si trasformerà in un amore travolgente, una drammatica corsa contro il tempo. E alla fine di questa corsa, a rimanere indelebile nella memoria sarà l’incanto di una storia d’amore tra due ragazzi che stanno per diventare adulti. Quel genere d’incanto che solo le giornate perfette sono capaci di regalare. Raccontami di un giorno perfetto è un romanzo commovente e coraggioso. Una storia che spezza il cuore in tutti i modi possibili e ci ricorda che cosa significa essere vivi.

«Un vero inno alla vita. Ogni adolescente dovrebbe leggere Raccontami di un giorno perfetto» - Corriere della Sera

«Uno straordinario caso letterario» - Sette - Corriere della Sera

«Un romanzo che è una contagiosa voglia di riscossa» - TuttoLibri-La Stampa

«Jennifer Niven è la regina della letteratura Young Adult» - la Repubblica

«Una storia d’amore profonda, un viaggio straordinario nelle paure degli adolescenti» - Vanity Fair

«Incantevole e crudele al tempo stesso» - Famiglia Cristiana

«Un caso letterario che parla ai ragazzi con grande sincerità» - Ansa

RECENSIONE
Scrivere ciò che provo, a distanza di ore, su questo libro mi è difficile. Il che è raro, per me, non trovare le parole per descrivere un romanzo - ormai sono blogger da quasi nove anni, scrivo romanzi da quattordici anni... vivo di parole. Le parole sono sempre stato un nutrimento per l'anima, per me. Le parole ci sono sempre state, anche quando pensavo di non averne più, per esprimere i miei sentimenti attraverso i miei personaggi. O meglio, attraverso le loro vicissitudini: se mi conoscete, saprete che per me i personaggi devono soffrire, per poter crescere. E' un processo che spinge il lettore a identificarsi con loro, ma che permette anche a te di buttare fuori quelle ferite che non si sono mai rimarginate. 

Raccontami di un giorno perfetto non è il tipico romanzo YA che leggerete, a tratti mi ha ricordato un coming-of-age, ovvero quel genere di romanzo che racconta le difficoltà dell'adolescente di passare dall'adolescenza all'età adulta. Non è un romanzo leggero. Affatto. Se lo leggerete, dovete tenere presente tutto ciò. Tenevi i fazzoletti a portata di mano. 

Theodore Finch è un ragazzo di diciassette anni strano. Anche se, definirlo strano sarebbe un eufemismo bello e buono. Tende a fissarsi sulle cose in modo ossessivo. Ma, allo stesso tempo, è dotato di una grande intelligenza, una sensibilità fuori dal comune e una visione del mondo molto interessante. Dirvi le cose che ho imparato leggendo questo romanzo occuperebbe gran parte del post, quindi non mi dilungherò oltre. Finch ha perso ben cinque settimane di scuola, e nessuno in casa sua se n'è accorto: né sua madre, che cerca ancora di rimanere a galla nella sua grigia vita dopo esser stata lasciata dal marito violento, la sorella maggiore Kate che non sa quasi nulla di lui e la piccola Decca, che soffre molto per la costruzione della nuova famiglia del padre. Perché Finch ha perso cinque settimane? Lui lo definisce, all'inizio del libro, il Grande Sonno. In realtà, è una forte depressione scaturita proprio dal divorzio, ma che ha radici molto più profonde. Molto, molto profonde. Violet Markey è un'ex cheerleader che ha messo tutta la sua vita in pausa dopo la morte della sorella Eleanor, in un un'incidente d'auto. A differenza di Finch, che presenta sbalzi d'umore, scatti d'ira violenti, fissazioni ossessive; Violet è in piena PTSD (sindrome post-traumatica) insieme ad un grandissimo senso di colpa del sopravvissuto: ha perso ogni interesse per ciò che amava fare, a partire dalla scrittura. 

Quando Violet si arrampica sulla torre campanaria della scuola, contemplando il suicidio, trova lì anche Finch. In parte, Finch non rivela la vera motivazione per cui si trova lì. Io ho avuto la sensazione che lui provasse 'l'attrazione per il vuoto', ovvero quella sensazione che ognuno di noi almeno una volta nella vita ha provato, di buttarsi sotto il treno o di provare cosa vorrebbe dire schiantarsi al suolo. Okay, solo una di queste l'ho sperimentata una volta io, e fa davvero molta paura. Finch salva Violet, ma fa credere a tutta la scuola che sia avvenuto il contrario, perché è già considerato da tutti Lo Schizzato. 

"Posso farti una domanda? Secondo te esiste un giorno perfetto?"
"Cosa?"
"Un giorno perfetto, dall'inizio alla fine. Un giorno in cui non succede niente di tragico, o di triste, o di ordinario. Secondo te esiste?"
"Non lo so."
"Te ne è mai capitato uno?"
"No."
"Nemmeno a me. Ma lo sto cercando."
La storia di Violet e Finch comincia così. In modo molto particolare, come particolari sono loro. 
Finch spinge Violet, in più di un'occasione, a uscire dalla sua zona comfort. La spinge a riappropriarsi di quel che l'incidente le aveva tolto, e anche se alcune cose possono sembrare stupide o troppo infantili, lentamente le restituiscono la Violet di un tempo. La Violet che ama scrivere. La Violet che guida senza problemi. La Violet che torna a divertirsi. Ma, allo stesso tempo, Finch cerca disperatamente di attirare l'attenzione di sua madre. Il suo modo di comportarsi è, fin dall'inizio, una chiara richiesta d'aiuto. Una muta richiesta d'aiuto. Lo spostare i mobili in camera. L'uscire in piena notte senza che nessuno gli dica nulla. Lo sparire per settimane senza che nessuno nella sua famiglia lo noti o chieda di lui. Sono tutte piccole richieste d'aiuto, che sono passate inosservate alla madre di Finch, perfino alla sorella che s'interessa di più a lui e alla sua vita: Kate. 

Man a mano che proseguivo la lettura, mi rendevo conto di una cosa. Il dolore è il fil rouge di questo romanzo. Un dolore dalle mie sfaccettature. Un dolore che viene rappresentato in un ogni sua forma.

"Ma cos'è il dolore, se non amore perseverante?"
(Visione, WandaVision)

Violet subisce, a livello inconscio, tutte e cinque le fasi del lutto. E' una cosa evidente, se siete reduci come me dalla visione di WandaVision, o se siete appassionati di psicologia (come me, anche in questo caso). L'ho notato alle due, ieri sera. La sua accettazione del dolore e del passato, è culminata con il climax del romanzo (che non vi dirò, per evitarvi spoiler). Un climax che mi ha spezzato il cuore. Un climax che ha ridotto il mio cuore in mille pezzi. 

Ho così tanto, e allo stesso tempo così poco da dire, riguardo questo romanzo. 
Sono ancora sopraffatta dalle emozioni che mi ha trasmesso. 
Sono ancora sopraffatta da tutto. 

Posso solo dirvi che merita, nonostante qualche errore di traduzione:
- confetti in inglese non significa il confetti italiano, ma significa coriandoli; 
- Brodway scritto così mi ha fatto venire l'orticaria
- il nome di Eleanor che cambiava e diventava Elenor in certi punti

E' raro, da parte mia, dare una votazione così alta a un romanzo che presenta questi errori. Non è mai successo. Neanche una volta. Quindi, capitemi: sono sorpresa quanto voi. 

Vi saluto con una citazione tratta da questo romanzo, che vi consiglio di leggere il prima possibile:
"Tu sei tutti i colori in uno, nel loro massimo splendore."
(Theodore Finch)

xoxo,
Giada