Titolo libro: Le mie due vite
Autore: Jo Walton (l'autrice di "Un altro mondo")
Collana: Extra
Pagine: 313 pagine
Costo: 18 €
Titolo originale: My Real Children,traduzione di Daniela Di Falco
Sinossi:
Sinossi:
Una donna, Due vite, Due versioni incredibili della storia del Novecento.
2015: Patricia Cowan è una donna molto in là con gli anni (è nata nel 1926), ricoverata in una casa di cura. Le sfuggono dettagli altrimenti facilmente impressi nella memoria dei più – come l’anno in cui sta vivendo o gli eventi principali della vita dei figli –, rammentandone altri che, al contrario, non paiono possibili. I suoi ricordi prendono due differenti e inconciliabili direzioni dal 1949, quando Patricia riceve la proposta di matrimonio di Mark Anston, aspirante filosofo con velleità accademiche, incontrato a Oxford dove entrambi studiano. Ha effettivamente accettato di sposare Mark, rivelatosi poi uomo e marito accecato da un bigottismo furioso e aggressivo che ha spazzato via ogni possibile gioia dalla loro unione, malgrado la nascita di quattro figli? Con altrettanto nitore, infatti, Patricia ricorda di essersi legata – a dispetto dei pregiudizi dell’epoca – a un’altra donna, la biologa Bee, con la quale ha allevato tre figli.
Il suo senso di scissione diventa un tarlo insostenibile, generandole domande su domande a cominciare dal suo stesso nome: si chiama Trish o Pat?
È stata una casalinga affrancatasi dall’intollerabile routine coniugale soltanto dopo la crescita dei figli, per dedicarsi, finalmente, all’impegno politico? Oppure un’affermata scrittrice di guide di viaggi, forte di un amore pieno di comprensione e attenzione?
Anche la memoria dei fatti storici differisce a seconda della vita che Patricia ha avuto.
I ricordi confusi di due passati così antitetici vengono scambiati dai medici per sintomi di demenza senile. Ma l’anziana donna non ne è affatto certa, e vuole cercare di rimettere insieme i pezzi per capire chi è stata in realtà, anche perché le sue scelte individuali – così diverse – sembra abbiano avuto un peso sulle sorti del mondo al punto da farlo diventare un posto incantevole in cui vivere e, contemporaneamente, lo scenario di azioni spaventose.
Ne Le mie due vite, Jo Walton – uno dei nomi più originali e interessanti della fantascienza e del fantastico contemporanei, non a caso insignito dei maggiori premi quanto a genere – sviluppa e dilata il concetto di sliding doors: ciò che è stato si confonde e sovrappone a qualcos’altro che sembra essere stato ugualmente ma differentemente.
Il romanzo è una raffinatissima ucronia, resa attraverso il registro del realismo narrativo (stile sobrio e sorvegliato, privo di sentimentalismi, che non a caso ha fatto ricordare a qualcuno quello dei racconti di Alice Munro), che farà la felicità degli appassionati di fantascienza più esigenti, dal momento che l’autrice non si risparmia nel ridisegno della Storia – in particolare del periodo della Guerra Fredda – dandone più versioni in un’unica trama, che, lungi dal perdere di ritmo e vigore, aumenta sia il coinvolgimento sia gli spunti di riflessione nel lettore.
Al centro del romanzo giganteggia il tema primario delle scelte: come queste plasmino le nostre vite, e come l’andamento delle nostre vite, pur fortemente condizionato dal rimpianto di alcuni treni persi, possa comunque trovare un suo equilibrio attraverso l’accettazione.
L’autrice sfugge alla trappola del manicheismo pur presentandoci due vissuti assai diversi – da un lato, quello di umiliazione e frustrazione di Trish, dall’altro quello anticonformista e all’insegna della realizzazione personale di Pat. Il romanzo ci dice, infatti, che l’esistenza di ognuno non può leggersi a senso unico. La felicità trova sempre un ingresso grazie all’amore, l’affetto e la cura che si è capaci di dare e ricevere, e grazie alla capacità individuale di trovare senso nelle cose che si fanno, indipendententemente dalle circostanze. Allo stesso modo, anche il dolore trova sempre un varco libero che si può sopportare solo con la resilienza.
Eccellente romanzo di costume dalla parte delle donne, Le mie due vite trasporta il lettore nel clima soffocante di sessismo istituzionalizzato dell’Inghilterra del secondo dopoguerra e innova, altresì, i topoi del filone fantastico dando spazio alla questione omosessuale e a tutti i problemi conseguenti il suo disconoscimento sociale, a conferma di un interesse autentico da parte degli scrittori di genere nel misurarsi incisivamente col tema.
Da Le mie due vite:
Se i mondi erano due, cosa la induceva a scivolare dall’uno all’altro? […] L’anno era lo stesso, qualunque esso fosse. Solo che le cose erano differenti, e invece non avrebbero dovuto esserlo. Aveva quattro figli, oppure tre. […] Ricordava cose che non potevano essere entrambe vere allo stesso tempo. Ricordava l’assassinio di Kennedy, ma anche che il presidente si era rifiutato di ricandidarsi dopo la crisi dei missili di Cuba. Non potevano essere accadute tutte e due le cose, eppure lei ricordava così. Aveva fatto una scelta che avrebbe potuto condurla in due direzioni diverse e, di conseguenza, aveva avuto due vite? Due vite cominciate entrambe a Twickenham nel 1926 ed entrambe concluse lì in quella casa di cura nel 2014 o 2015, qualunque dei due fosse?
Hanno detto:
Le mie due vite inizia pacatamente, poi all’improvviso ti sbalza in due tragitti da montagne russe, discendendo vertiginosamente attraverso un doppio panorama che termina in una sorta di super Scelta di Sophie. Un intrepido tour de force.
(Ursula K. Le Guin)
Un trionfo che non necessita di clamore, che ha molto in comune sia con i racconti di Alice Munro sia con La svastica sul sole di Philip K. Dick.
(Lev Grossman)
Mi sbalordisce non poco la facilità con cui questo racconto così pacato e questa prosa così misurata riescano a impegnare il mio cervello, far ribollire il sangue nelle mie vene e – alla fine – spezzarmi il cuore.
Grazie, signora Walton, per avermi mostrato come si fa.
(Peter Watts)
Le mie due vite è un romanzo sulla vita comune, piena di amore e tormento, abitata da genitori, figli e amici, animata da idee. È l’affascinante, struggente risposta alla domanda che ognuno di noi prima o poi si pone: “Come sarebbe andata se non avessi fatto quella scelta?”.
(Lisa Goldstein)
Jo Walton (Aberdare, Galles 1964) è poetessa e scrittrice. Nel 2002, ha vinto il John W. Campbell Award come Miglior Scrittore Esordiente. Tra i suoi romanzi, oltre a Le mie due vite, Un altro mondo (Nebula e Hugo Awards2011, British Fantasy Award 2012), primo titolo pubblicato in Italia per i tipi di Gargoyle (2013), The King’s Peace(2000),The King’s Name (2001) e Tooth and Claw (World Fantasy Award 2004). Vive a Montreal (Quebec) con il marito e il figlio.
www.jowaltonbooks.com
2015: Patricia Cowan è una donna molto in là con gli anni (è nata nel 1926), ricoverata in una casa di cura. Le sfuggono dettagli altrimenti facilmente impressi nella memoria dei più – come l’anno in cui sta vivendo o gli eventi principali della vita dei figli –, rammentandone altri che, al contrario, non paiono possibili. I suoi ricordi prendono due differenti e inconciliabili direzioni dal 1949, quando Patricia riceve la proposta di matrimonio di Mark Anston, aspirante filosofo con velleità accademiche, incontrato a Oxford dove entrambi studiano. Ha effettivamente accettato di sposare Mark, rivelatosi poi uomo e marito accecato da un bigottismo furioso e aggressivo che ha spazzato via ogni possibile gioia dalla loro unione, malgrado la nascita di quattro figli? Con altrettanto nitore, infatti, Patricia ricorda di essersi legata – a dispetto dei pregiudizi dell’epoca – a un’altra donna, la biologa Bee, con la quale ha allevato tre figli.
Il suo senso di scissione diventa un tarlo insostenibile, generandole domande su domande a cominciare dal suo stesso nome: si chiama Trish o Pat?
È stata una casalinga affrancatasi dall’intollerabile routine coniugale soltanto dopo la crescita dei figli, per dedicarsi, finalmente, all’impegno politico? Oppure un’affermata scrittrice di guide di viaggi, forte di un amore pieno di comprensione e attenzione?
Anche la memoria dei fatti storici differisce a seconda della vita che Patricia ha avuto.
I ricordi confusi di due passati così antitetici vengono scambiati dai medici per sintomi di demenza senile. Ma l’anziana donna non ne è affatto certa, e vuole cercare di rimettere insieme i pezzi per capire chi è stata in realtà, anche perché le sue scelte individuali – così diverse – sembra abbiano avuto un peso sulle sorti del mondo al punto da farlo diventare un posto incantevole in cui vivere e, contemporaneamente, lo scenario di azioni spaventose.
Ne Le mie due vite, Jo Walton – uno dei nomi più originali e interessanti della fantascienza e del fantastico contemporanei, non a caso insignito dei maggiori premi quanto a genere – sviluppa e dilata il concetto di sliding doors: ciò che è stato si confonde e sovrappone a qualcos’altro che sembra essere stato ugualmente ma differentemente.
Il romanzo è una raffinatissima ucronia, resa attraverso il registro del realismo narrativo (stile sobrio e sorvegliato, privo di sentimentalismi, che non a caso ha fatto ricordare a qualcuno quello dei racconti di Alice Munro), che farà la felicità degli appassionati di fantascienza più esigenti, dal momento che l’autrice non si risparmia nel ridisegno della Storia – in particolare del periodo della Guerra Fredda – dandone più versioni in un’unica trama, che, lungi dal perdere di ritmo e vigore, aumenta sia il coinvolgimento sia gli spunti di riflessione nel lettore.
Al centro del romanzo giganteggia il tema primario delle scelte: come queste plasmino le nostre vite, e come l’andamento delle nostre vite, pur fortemente condizionato dal rimpianto di alcuni treni persi, possa comunque trovare un suo equilibrio attraverso l’accettazione.
L’autrice sfugge alla trappola del manicheismo pur presentandoci due vissuti assai diversi – da un lato, quello di umiliazione e frustrazione di Trish, dall’altro quello anticonformista e all’insegna della realizzazione personale di Pat. Il romanzo ci dice, infatti, che l’esistenza di ognuno non può leggersi a senso unico. La felicità trova sempre un ingresso grazie all’amore, l’affetto e la cura che si è capaci di dare e ricevere, e grazie alla capacità individuale di trovare senso nelle cose che si fanno, indipendententemente dalle circostanze. Allo stesso modo, anche il dolore trova sempre un varco libero che si può sopportare solo con la resilienza.
Eccellente romanzo di costume dalla parte delle donne, Le mie due vite trasporta il lettore nel clima soffocante di sessismo istituzionalizzato dell’Inghilterra del secondo dopoguerra e innova, altresì, i topoi del filone fantastico dando spazio alla questione omosessuale e a tutti i problemi conseguenti il suo disconoscimento sociale, a conferma di un interesse autentico da parte degli scrittori di genere nel misurarsi incisivamente col tema.
Da Le mie due vite:
Se i mondi erano due, cosa la induceva a scivolare dall’uno all’altro? […] L’anno era lo stesso, qualunque esso fosse. Solo che le cose erano differenti, e invece non avrebbero dovuto esserlo. Aveva quattro figli, oppure tre. […] Ricordava cose che non potevano essere entrambe vere allo stesso tempo. Ricordava l’assassinio di Kennedy, ma anche che il presidente si era rifiutato di ricandidarsi dopo la crisi dei missili di Cuba. Non potevano essere accadute tutte e due le cose, eppure lei ricordava così. Aveva fatto una scelta che avrebbe potuto condurla in due direzioni diverse e, di conseguenza, aveva avuto due vite? Due vite cominciate entrambe a Twickenham nel 1926 ed entrambe concluse lì in quella casa di cura nel 2014 o 2015, qualunque dei due fosse?
Hanno detto:
Le mie due vite inizia pacatamente, poi all’improvviso ti sbalza in due tragitti da montagne russe, discendendo vertiginosamente attraverso un doppio panorama che termina in una sorta di super Scelta di Sophie. Un intrepido tour de force.
(Ursula K. Le Guin)
Un trionfo che non necessita di clamore, che ha molto in comune sia con i racconti di Alice Munro sia con La svastica sul sole di Philip K. Dick.
(Lev Grossman)
Mi sbalordisce non poco la facilità con cui questo racconto così pacato e questa prosa così misurata riescano a impegnare il mio cervello, far ribollire il sangue nelle mie vene e – alla fine – spezzarmi il cuore.
Grazie, signora Walton, per avermi mostrato come si fa.
(Peter Watts)
Le mie due vite è un romanzo sulla vita comune, piena di amore e tormento, abitata da genitori, figli e amici, animata da idee. È l’affascinante, struggente risposta alla domanda che ognuno di noi prima o poi si pone: “Come sarebbe andata se non avessi fatto quella scelta?”.
(Lisa Goldstein)
Jo Walton (Aberdare, Galles 1964) è poetessa e scrittrice. Nel 2002, ha vinto il John W. Campbell Award come Miglior Scrittore Esordiente. Tra i suoi romanzi, oltre a Le mie due vite, Un altro mondo (Nebula e Hugo Awards2011, British Fantasy Award 2012), primo titolo pubblicato in Italia per i tipi di Gargoyle (2013), The King’s Peace(2000),The King’s Name (2001) e Tooth and Claw (World Fantasy Award 2004). Vive a Montreal (Quebec) con il marito e il figlio.
www.jowaltonbooks.com
Vi lascio con una citazione tratta dal romanzo "Among Others" (Tra gli altri), poiché non sono riuscita a trovare citazioni riguardanti questo libro che m'ispira un sacco: "“It doesn't matter. I have books, new books, and I can bear anything as long as there are books.” ― Jo Walton, Among Others/ "Non importa. Ho libri, libri nuovi e posso sopportare qualsiasi cosa finché ci sono libri."
Giada
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