Se già l’apparenza esterna mi aveva conquistata anche il contenuto si
è rivelato una splendida sorpresa! Pur essendo un romanzo piuttosto lungo l’ho
letto tutto d’un fiato, sia per scoprire come andava a finire la storia, sia
perché scritto bene e in modo molto coinvolgente. L’autrice riesce a coniugare
la verità del racconto storico con la narrazione romanzata delle vicende, ambientata
negli Stati Uniti al tempo della segregazione razziale e delle guerre contro
gli Indiani.
Leggere questo romanzo è come fare un viaggio nella storia, nella
letteratura, nella vita e nelle passioni di uomini e donne vissuti tanto tempo
fa, che con le loro idee e le loro battaglie ci hanno regalato diritti e
libertà che nemmeno immaginavano esistere. Marcus e Isabel, i due protagonisti
principali, vivono nella Carolina al tempo della Guerra di Secessione
americana: amici fin da bambini, nonostante lui sia uno schiavo e lei la figlia
del padrone, imparano insieme a leggere e a vedere la vita in modo
diametralmente opposto rispetto all'ambiente che li circonda. Cominciano così a
fare scelte ispirandosi ai libri di Voltaire, Dickens, Tolstoj,Foscolo, Manzoni,
Hugo, Marx e Bakunin, letti di nascosto da tutto e tutti. Queste letture
apriranno loro nuovi orizzonti, portandoli a porsi nuove domande e a non
accettare le regole imposte dalla società. I due giovani, crescendo,
intraprenderanno una strada impervia ma coerente con le loro idee, che li
porterà ad allontanarsi dalle loro famiglie per sfuggire ad un avvenire già
deciso per loro.
Attraverso le loro vicende si ripercorre uno spaccato della vita
dell’Ottocento, tra citazioni filosofiche e letterarie, incontri straordinari
sia con personaggi storici che frutto della fantasia dell’autrice, ma
ugualmente reali e ben delineati. Al culmine della loro ricerca di giustizia
Marcus e Isabel si uniranno ai Lakota-Sioux di Cavallo Pazzo per giungere a un
finale che lascia molto da riflettere al lettore: fino a quanto è lecito
spingersi per restare fedeli ai propri ideali?.
Avvincente, ben scritto e tiene incollati fino all'ultima riga.
“A quattro anni, sapevo già precisamente quale fosse la differenza tra
me e il padrone. Davanti a lui già chinavo il capo, e rabbrividivo di paura e
soggezione.
Pure, con Isabel, fu da subito diverso. Mi disse il suo nome, io la
tenni per mano e la condussi da papà.”
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