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lunedì, settembre 14, 2015

Recensione di "Dodici Porte" di Daisy Franchetto

Prima del romanzo “Dodici Porte” ho letto lo Spin off che mi ha incuriosita: non sono un’accanita lettrice di fantasy o di ghost story ma la vicenda raccontata mi ha conquistata e ho letto anche l’opera originale.
La protagonista, Lunar, è una ragazza apparentemente come tante che subisce una violenza e ne resta sconvolta e ferita; d’un tratto però scopre una realtà diversa da quella in cui è sempre vissuta con la sua famiglia. Inizia così un viaggio in un mondo popolato da personaggi fantastici che l’autrice descrive in modo molto particolareggiato ed originale.

"Poco prima di uscire dalla stanza, Lunar si voltò a guardare di nuovo LaMamà, mentre prendeva il gatto dalla testa e se lo metteva sulle ginocchia sussurrandogli qualcosa. «Perché LaMamà ha un gatto sulla testa?» domandò Lunar alla Loba. «Per tenere fermi i pensieri» rispose con semplicità l’animale."

Anche i luoghi attraversati da Lunar in questo percorso alla scoperta – o riscoperta – di sé sono raccontati con uno stile molto accurato tanto che al lettore pare proprio di essere catapultato in questo mondo magico insieme alla protagonista.

"Lei aveva di nuovo quell'espressione che lui le aveva visto mille volte in passato e che da tempo non vedeva solcarle il viso in modo così evidente. Un volto che esprimeva sfrontatezza, coraggio, sicurezza. L’energia del mondo intero era convogliata per qualche motivo proprio lì. I loro cuori ebbero un ultimo battito sincrono, lei afferrò la maniglia della porta, la abbassò e questa si aprì. Lunar e Sinbad si gettarono dentro la stanza. Probabilmente, non ebbero il tempo di vedere che sul legno della porta era intagliata una piccola scritta: Stanza dello Specchio Narrante."

Le Dodici Porte che Lunar dovrà aprire simboleggiano altrettante prove che la ragazza dovrà superare per raggiungere la guarigione, fisica e psicologica, e anche una maggiore consapevolezza di sé.

Li aspetti che più ho apprezzato di questo romanzo sono sicuramente l’originalità, sia nella trama che nella creazione dei personaggi e degli ambienti in cui la storia si snoda, e la forma fluida e scorrevole; un libro consigliato sia agli amanti del genere fantasy ma non solo.

«La camera d’attesa per cosa?» «L’attesa per l’udienza» la donna pareva stupita dall’ignoranza di Lunar. «L’udienza». «Sì» intervenne il vecchio con la barba bianca, «quando muori, devi aspettare di essere ricevuto per sapere dove andare». «Ma io non sono morta» obiettò Lunar. Risata generale, poi subito silenzio. «Un’altra che crede di non essere morta. E perché saresti qui allora?»

Irene Milani

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