PREMESSA
Lo stato d'ansia in cui vivo, a causa dell'operazione chirurgica che avrò tra circa una settimana e mezza, mi rende inquieta. Non vi nascondo che non ho mai letto così tanto in un mese, solo quando avevo appena aperto il blog avevo questo ritmo di lettura, ma anche questo va contestualizzato a dovere: non potevo, non riuscivo a scrivere i miei libri perché la mia testa era su altri libri. E quindi eccomi qui, a divorare un romanzo dietro l'altro, nel disperato tentativo di calmare la mia inquietudine. Sono orgogliosa della mia Challenge, non lo nego. Ma mi manca come l'aria scrivere il mio libro. Mi manca come se mi avessero amputato un braccio e io fossi menomata - chi di voi scrive romanzi può capirmi e capire quello che provo in questo momento.
Ad ogni modo, alla fine ho deciso di continuare la saga di The Selection e, se il primo l'avevo salvato grazie a due personaggi, in questo ho trovato gran poche cose che reputo salvabili. Diciamo che si fa prima a dire le cose che non mi sono piaciute, che quelle che mi sono piaciute xD
TRAMA (DAL SITO SPERLING & KUPFER)
Trentacinque ragazze. Così era cominciata la Selezione. Un reality show che, per molte, rappresentava l'unica possibilità di trovare finalmente la via di uscita da un'esistenza di miseria. L'occasione di una vita. L'opportunità di sposare il principe Maxon e conquistare la corona. Ma ora, dopo le prime, durissime prove, a Palazzo sono rimaste soltanto sei aspiranti: l'Elite. America Singer è la favorita, eppure non è felice. Il suo cuore, infatti, è diviso tra l'amore per il regale e bellissimo Maxon e quello per il suo amico di sempre, Aspen, semplice guardia a Palazzo. E più America si avvicina al traguardo più è confusa. Maxon le sa regalare momenti di pura magia e romanticismo che la lasciano senza fiato. Con lui, America potrebbe vivere la favola che ha sempre desiderato. Ma è davvero ciò che vuole? Perché allora ogni volta che rivede Aspen si sente trascinare dalla nostalgia per la vita che avevano sognato insieme? America ha un disperato bisogno di tempo per riflettere. Mentre lei è tormentata dai dubbi, il resto dell'Elite però sa esattamente ciò che vuole e America rischia così di vedersi scivolare via dalle dita la possibilità di scegliere… Perché nel frattempo la Selezione continua, più feroce e spietata che mai.RECENSIONE
Era dai tempi di "After" che non mi ritrovavo davanti a una protagonista femminile così irritante, incostante, incoerente e fastidiosa. Perdonatemi, amanti di The Selection, ma America in questo romanzo ha dato tutto il peggio di sé su tutta la linea - ma, soprattutto, ho avuto l'impressione che in questo romanzo si tentasse in tutti i modi di saldare gli enormi buchi di trama del precedente romanzo. Sì, lo so che non ve ne ho parlato la settimana scorsa. Tuttavia, una parte di me sperava che in questo libro la trama generale o i personaggi migliorassero almeno un po', che acquisissero almeno un arc narrativo sensato e coerente con l'ambiente e la trama della storia principale. Niente di tutto questo.
Andiamo con ordine. "The Elite" riprende da dov'era terminato "The Selection": con Maxon che ha deciso, a causa dei disordini nel Regno, di restringere il numero delle candidate alla Selezione da ventisette a sei. Un'élite che, in teoria, dovrebbe acquisire maggiori doveri e maggiori impegni anche dal punto di vista socio-economico. Bhahahah. Niente di tutto questo nemmeno qui. Qualitativamente, l'ho trovato persino peggiorato rispetto al primo romanzo, ma niente. Questi libri, per quanto trash, sono una droga per me. Un po' come quella serie tv trash di cui tutti parlano e che voi volete vedere, per vedere se effettivamente è così trash come tutti dicono e formarvi un'idea vostra a riguardo. Insomma, America è ancora confusa nei confronti del principe Maxon, però continua a comportarsi come una 'ribelle' a palazzo, facendo di testa sua. Questo, non la fa brillare agli occhi del re Clarkson.
La Selezione continua, e stavolta è più spietata che mai. Le ragazze sono disposte a tutto pur di farsi notare da Maxon, e la competizione si sposta su più fronti: dai ricevimenti - che a quanto pare sono organizzati all'acqua di rose da delle ragazzine di 17 anni circa senza l'aiuto di nessuno - a una festa riesumata da Maxon. Sì, perché l'elemento centrale di questo romanzo è la scoperta della vera faccia di Gregory Illéa. E qui, devo dirvi che il "Gregory Illéa" mi ha ricordato troppo il romanzo di Suzanne Collins, "Gregor" di Suzanne Collins. Vi giuro, per quanto mi sforzassi di non associarlo a quel libro, che tra l'altro non ho nemmeno ancora letto, la mia mente andava sempre lì.
America è sempre la stessa incoerente e contraddittoria ragazza di "The Selection", che porta avanti una specie di simil-relazione clandestina con il suo ex pur sapendo quello che ha subito la mia sua migliore amica - che poi, la Cass non ci ha mostrato molti momenti di 'comunanza' o 'sorellanza' tra loro, quindi il loro rapporto è stato sviluppato di punto in bianco ed è diventato subito profondo - e Maxon. E' sempre indecisa. Chiede sempre tempo. Si comporta veramente da stronza, passatemi il termine e scusatemi il francesismo. Solo Tessa era così fastidiosa, e solo Abby Abernathy si comportava così. Ci sono degli stereotipi che speravo andassero via o almeno venissero attenuati in questo romanzo, ma no. La bionda ricca deve essere sempre una stronza. In genere tendo a tifare per i 'buoni' se così si possono chiamare, nei romanzi, ma stavolta mi sono sentita di parteggiare solo per Celeste. Di tutti i personaggi presenti in questo libro, è la più coerente.
Credo che la cosa che mi abbia fatto abbassare il punteggio così tanto, a parte l'irritazione provocata da America e dai suoi pensieri e azioni monodimensionali - era che, in fondo, tutti i personaggi fossero piatti e monodimensionali, poco coerenti in tutto e per tutto. Anche le fazioni che attaccano di continuo il Palazzo, a cosa servono le guardie? Solo per difendere i reali? Non per attaccare i nemici? I pensieri di America, perché il romanzo è scritto dal suo POV, così come le sue emozioni, sono descritte quasi in modo automatico. Non ci viene data una connotazione emotiva, di ciò che la circonda. Tutto è superficiale, descritto superficialmente anche le sue relazioni. La backstory di Maxon e della regina l'ho trovata un po' buttata a caso, per giustificare il suo comportamento nei confronti delle ragazze e soprattutto, riguardo ai lettori.
Insomma, ho avuto la sensazione che il romanzo avrebbe dovuto finire nel primo libro. Questo, sembra passare da zero azione nel primo a cento, in questo, nel giro di un secondo e senza un motivo logico o apparente. E' come se questo testo fosse un goffo tentativo di dare sostanza agli eventi di "The Selection", una sostanza che non trova riscontro nel romanzo perché, in fondo, ciò che avviene è come se fosse una versione ridotta del primo. Il finale mi ha delusa tantissimo. E anche ciò che ha detto America riguardo un'azione compiuta durante un progetto, che me l'aveva quasi fatta piacere e l'aveva fatta evolvere.
Tuttavia, questi libri sono una droga. Una droga perché sono frivoli, non pretendono di essere distopici, ma un simil-fantasy a tema romantico - il triangolo d'amore presente in entrambi. Perché, insomma, distopico questo non è, come invece avevo detto ch'era l'altro. Speravo che questo venisse approfondito a dovere, o quantomeno venissero giustificate certe azioni o spiegati certi comportamenti, ma niente. Sembra che questa sia la versione cheap di "The Hunger Games".
Non posso salutarvi con una citazione tratta dal romanzo, perché mi sono appena resa conto che non ne ho. Quindi, spero di averne qualcuna quando leggerò "The One", sì, poiché anche se trovo America insopportabile voglio vedere se i romanzi migliorano almeno un po'.
xoxo,
Giada
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