PREMESSA
Qualche settimana fa è iniziata la mia sfida personale: quella di leggere alcuni libri scritti da influencers. Non so quale malsana idea mi abbia preso, dato che il primo libro con cui ho iniziato questo esperimento, non si è rivelato né molto piacevole né molto interessante. Mi conciliava il sonno, però. Ora non è mia intenzione offendere le Genzers che adorano questa influencer: io stessa la seguo e la trovo una ragazza genuina, simpatica e carina. Ma il libro libro non è un granché. In tutta sincerità, è stato abbastanza noioso. Anzi, molto noioso. E ce l'ho messa tutta per immedesimarmi in Gioia.
TRAMA (DA GOODREADS)
Gioia ha quindici anni ed è una ragazza allegra e solare. Mai nome fu tanto azzeccato: la gioia sembra proprio l'essenza del suo spirito. Almeno, questo è quello che tutti pensano... Nascosto sotto strati di positività, infatti, esiste un mondo turbolento in cui lei dovrà addentrarsi per diventare grande. Oltre alla scuola, è la ginnastica artistica ad assorbire le sue energie, in equilibrio su un'asse o appesa alle parallele alla ricerca di una vittoria. E poi agli allenamenti c'è Marco: occhi da principe azzurro, fisico scolpito, modi garbati, da lui Gioia aspetta un bacio che continua a non arrivare. Alex, invece, che pratica il parkour e va per la sua strada senza curarsi delle apparenze, vorrebbe conoscerla meglio; ma una come Gioia non dovrebbe dare confidenza a un tipo così "strano", ci tengono a ricordarle "Le Incredibili", le sue migliori amiche. Gioia, sballottata tra quello che pensano gli altri, non ha mai risposto con sincerità alla domanda più semplice: come stai? E per farlo dovrà imparare a dare un colore a tutte le emozioni che prova, quelle positive e anche quelle negative, disegnando un meraviglioso arcobaleno che la renderà finalmente se stessa. Con brio e passione, Valeria Vedovatti ci regala una storia che per la prima volta si può leggere sia attraverso le parole sia attraverso le foto e interpreta l'idea stessa di racconto per immagini, come un tempo è stato il fotoromanzo e adesso, forse, è Instagram.RECENSIONE
Temo che sarà difficile scrivere la recensione di questa specie di libricino, senza far arrabbiare nessuno. Sono anni che vivo nel web, quello di superficie, e so quanto i fan di un determinato autore possano essere crudeli con chi prova a dire cosa pensa del loro beniamino, o meglio, di un prodotto del loro beniamino. Metto già le mani avanti, raga. Qui recensisco il libro. Non Valeria. E Valeria come persona mi piace molto, adoro il suo sorriso e la sua genuinità, ma questo libro è stato un fiasco.
Gioia è una ragazza di quindici anni dalla vita apparentemente perfetta: è una delle migliori atlete della sua palestra, è circondata da amici, e muore dietro a un ragazzo che la considera solo un'amica. Devo esser sincera, all'inizio è stato difficile entrare in empatia con Gioia. Mi sembrava troppo 'costruita', 'falsa', 'artefatta'. Insomma, mi trasmetteva tutt'altro. La vita, all'apparenza perfetta, di Gioia è costellata da amiche false e superficiali, un po' come sembra lei (e, per gran parte del libro, lo è) e ragazzi che la considerano solo quando hanno bisogno di qualcosa. Se non eravate tra i più popolari e sempre richiesti, quelli pieni di amici delle medie (il target è proprio questo, 12-13 anni), non potete capire bene cosa sente lei. Sentirsi soli in mezzo a una folla mi è successo tante volte. Troppe. Amici sui quali fai affidamento che spariscono nel momento di maggior bisogno. Successo. Amiche che ti trattano come la sfigata di turno. Successo. In questo senso, per almeno metà di questo libricino, sono riuscita a entrare in empatia con Gioia. L'evoluzione di questa ragazzina è, a tratti piacevole, e a tratti estremamente noiosa. Tante volte ho usato questo libro per addormentarmi, non lo nego. Gioia vive un cambiamento dentro e fuori di sé. Un cambiamento che lei definisce 'copernicano', che la porta a ritrovarsi sola e senza amici e a darsi a ragazzi che non sono davvero interessati a lei, specie più grandi.
Una cosa che ho notato è che Gioia ha palesi daddy issues: vive per compiacere il padre, lo sport che pratica lo fa solo per compiacerlo. Questo ha senso fino a un certo punto. A quindici anni, in teoria, dovresti capire cosa ti piace senza il condizionamento di compiacere parenti e famiglia. Tuttavia, non me la sono sentita di accusarla. E' una cosa su cui ci sono passante anche io. Fare cose per compiacere la famiglia. Essere ciò che desidera la famiglia, mentre ciò che t'interessa viene minimizzato o preso in giro. Ci sono passata, e non è bello. Quel ricordo mi fa ancora male. Quindi l'evoluzione di Gioia, da questo punto di vista, è ben resa. Anche se molto, troppo improvvisa. Un'evoluzione che comincia quando Alex, il compagno di classe brutto e sfigato, le fa notare che i suoi genitori si stanno separando. Una cosa di cui Gioia non si era mai resa conto, fino a quel momento. Una cosa che reputo altamente improbabile, ma ancora: dai 12 ai 15 anni, sei assorbito solo da te stesso. Questo, però, a me non è successo. L'ho visto accadere. Si è talmente assorbiti da sé stessi, dal volersi mostrare per ciò che non si è, dal voler sembrare più grandi di quel che si è e da voler apparire 'fighi', quando invece si è solo insicuri. Si ha solo estremo bisogno di approvazione.
Grazie ad Alex, il mondo di Gioia va in frantumi. A contribuire ciò è anche la storta alla caviglia. Va bene. E' comprensibile anche questo, anche se non fino in fondo. Gioia continua a fare la corte a un ragazzo che non è innamorato di lei; mentre Zeno, il rockettaro più grande e più figo di tutti, la costringe quasi ad andare al suo concerto. Questo aspetto di Gioia non mi è piaciuto. L'ha resa manipolabile. Malleabile. Una preda facile dei ragazzi più grandi, di cui né suo padre né sua madre si erano resi conto le interessassero. Oltre agli stalking-muti dello 'strambo' della classe (solo perché fa parkour, io boh), e all'exploit di Zeno, c'è Marco. Il beota.
Questo libricino sarebbe durato 150 pagine al massimo, se non fosse stato per le frasi in caps lock colorate e, soprattutto, se le foto fossero state coerenti con la storia. Un fotoromanzo ha (o aveva) una struttura, le scene erano collegate, qua mi è sembrato che le foto venissero buttate a caso per far sperimentare a Valeria il recitare. La mia impressione può anche essere sbagliata, eh. Ma è quella che ho avuto. Inoltre ho trovato tantissimi errori grammaticali che non vi sto a elencare, altrimenti pubblicherei questo post tra una settimana. E ci stanno, ma visto che è pubblicato da una CE grande come la Rizzoli non mi aspettavo di trovarceli, tutto qua.
Carino. Non raggiungere la sufficienza per un pelo. E la motivazione dietro le 2,5 stelline è semplice: è un libro noioso, a mio avviso, pieno di errori grammaticali e che ha delle foto sconnesse con la semi-storia autobiografica.
Niente citazione, stasera.
xoxo,
Giada
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