PREMESSA
Quando è uscito il film su Netflix, tutti i puristi di questo romanzo si sono scagliati contro di esso. Ne hanno parlato male. Malissimo. Ma a me il film, in tutta onestà, è piaciuto molto. Ne parlo molto, perché è la mia reference per quanto riguarda questa saga (per fortuna non troppo lunga). Diciamo che non avevo aspettative molto alte, ma ne sono stata piacevolmente sorpresa. La cosa che mi è piaciuta di più, infatti, è la scorrevolezza del romanzo. Scorre come l'olio, nonostante certe descrizioni siano un po' noiose. Ma lo stile favolistico si addice bene al libro, in quanto ha come oggetto proprio il mondo fiabesco. Quattro stelline super meritate. In attesa di smaltire gli altri romanzi, stasera comincerò La Corte di Gelo e Stelle, la novella di Sarah J. Maas che tutti hanno odiato e so per quale motivo lol
Sophie e Agatha sono da sempre amiche del cuore e non vedono l'ora di scoprire cosa significhi studiare nella leggendaria Accademia del Bene e del Male, dove ragazze e ragazzi normali vengono preparati a diventare gli eroi e i cattivi delle fiabe. Con i suoi eleganti abiti rosa, le scarpette di cristallo e la passione per le buone azioni, Sophie sa che otterrà ottimi voti nella Scuola del Bene. Agatha invece, con i vestiti neri e informi e il carattere scontroso sembra una perfetta candidata per la Scuola del Male. Quando arrivano all'Accademia le due ragazze fanno una scoperta sorprendente: Sophie finisce nella Scuola del Male a seguire lezioni di Imbruttimento, Trappole mortali e Storia della Cattiveria, mentre Agatha si ritrova nella Scuola del Bene, a lezione di Etichetta principesca. Si tratta di un errore? O forse il loro autentico carattere è diverso da ciò che tutti credono? Per Sophie e Agatha comincia un viaggio in un mondo straordinario, dove l'unico modo per uscire dalla fiaba è viverne una fino alla fine. Dentro la foresta primordiale c'è un'accademia del bene e del male. Ci sono due castelli, due teste gemelle: uno benigno e l'altro maligno. Prova a fuggire: le vie son bloccate. L'unica uscita è una storia di fate.
RECENSIONE
Tutti conoscono le favole, specialmente la versione edulcorata della Disney. Da ex studentessa di tedesco, anche di letteratura tedesca, so benissimo che i Fratelli Grimm le usavano anche per avvertire i bambini dei pericoli che correvano e, alcune, venivano usate come strumento per insegnare valori profondi. Come l'accettazione della morte. Non ricordo di che favola si tratti, ne ho un ricordo nebuloso. Tuttavia, le favole sono sempre esistite. Tutti i bambini le leggono e da esse ne traggono insegnamenti utili per la vita e per lo stare in società.
Nel mondo in cui è ambientata la storia di Agatha e Sophie, le favole vengono usate dai personaggi di Oltre il Bosco come favolette. Favolette che fanno sognare e desiderare ai ragazzini e alle ragazzine di venire rapiti dal Gran Maestro per poter vivere una vita migliore, lontano dal villaggio fatiscente e povero in cui vivono. E' in questa cornice che incontriamo, come vi avevo già accennato, le nostre protagoniste: la "principessina" stronza Sophie: una ragazzina di dodici anni egoista, egocentrica e, sopra ogni cosa, arrogante e piena di sé. La "strega" Agatha, una ragazzina, invece, pallida e amante del gotico, che in realtà sin dalle prime pagine appare più buona di Sophie. Sophie vuole vivere la sua Favola. Vuole diventare una principessa a tutti gli effetti, e non le importa chi o cosa dovrà calpestare per raggiungere il suo scopo. Considera la sua "amicizia" con Agatha una sorta di Buona Azione, e quindi non una vera amicizia. Più un mezzo per raggiungere uno scopo. Dal canto suo, Agatha vuole davvero molto bene a Sophie, e non vuole separarsi da lei perché viene estromessa da tutti i bambini del villaggio perché diversa. Perché strana.
Ed è su questo assunto che si basa, di fatto, tutto il romanzo: i Cattivi, personaggi che godono nel provocare dolore e sofferenza, sono dall'aspetto Brutto. I Buoni, invece, sono belli. Bellissimi. Sophie vuole a tutti i costi andare nella sua scuola, la Scuola del Bene. E' convinta che il Gran Maestro abbia sbagliato, e che Agatha dovrebbe stare al suo posto. Agatha invece, dopo un inizio tentennate alla Scuola del Bene, riesce a comprendere che la vera bellezza non è esteriore, ma è interiore. E, proprio come l'apparenza inganna e, spesso, ci fa confondere il Bene con il Male e il Male con il Bene. L'apparenza ci spinge a credere che i Buoni siano per forza belli, e i Cattivi per forza brutti. Ma, in realtà, esiste una zona grigia. Una zona nel mezzo, che ci rende sia buoni che cattivi. Perché anche i Cattivi sono capaci di Buone Azioni, così come i Buoni sono capaci di gesti crudeli e sono mossi da crudeltà e vanità."Nelle favole il cattivo, di solito, è... diverso"
E' stato bello, vi confesso, leggere dell'evoluzione di Agatha. Spesso, da ragazzina, anche io venivo tacciata come quella diversa. La strana. Venivo isolata, derisa. In Agatha, mi sono rivista tante, davvero tante volte. Sophie invece, convinta di essere Buona, alla fine non può sfuggire alla sua vera natura. E la sua vera natura è Cattiva. In una società che basa tutto sull'aspetto estetico, è stato bello vedere questa morale insegnata nel libro. La trovo davvero molto bella. Insomma, mi ha colpito molto. E penso che sia la parte migliore in assoluto del libro. Perché le nostre convinzioni arrivano fino ad un certo punto. Non si può sfuggire da chi siamo veramente.
I personaggi sono ben delineati e caratterizzati. I comic relief, come Hort, alla fine si rivelano molto più di quel ruolo, e cavolo... Che bello! Assistere all'evoluzione di questi ragazzini e ragazzine è stato davvero molto bello da leggere!
Ci sono due cose, però, che non mi sono piaciute. La prima è data, senza dubbio, dai POV altalenanti. Va bene. Ho capito che lo stile è favolistico, e ci sta. In fondo siamo in una Scuola che insegna ai ragazzini come diventare i Buoni e i Cattivi delle favole. Ma i paragrafi sono tutti attaccati, non c'è un segno di divisione dei POV, e quindi si salta da un POV all'altro senza capire subito di chi si sta parlando. E' palese che i main character siano Agatha, Sophie e il Gran Maestro. Ecco, però l'ho trovato molto confusionario. Il secondo è dato, senza ombra di dubbio, dall'erroraccio di traduzione che ho trovato. E lo so che il mio primo romanzo tradotto non è un granché, ma sono comunque una laureata in lingue e riesco a leggere dietro la traduzione italiana l'originale inglese. Poco dopo l'inizio del romanzo, Hester, Dot e Anadil fanno i dispetti a Sophie. Le appendono gli abiti al soffitto (to hang significa sia appendere che impiccare), solo che è stato tradotto come "mi hanno impiccato i vestiti al soffitto". Quando l'ho letto, vi giuro, credevo di aver capito male io. Quindi ho riletto la frase. Tre volte. E no, avevo letto bene. To hang, ripeto, significa sia appendere che impiccare, ma in questo contesto ci sta decisamente appendere.
Siccome non ho trovato citazioni da mettere, ci salutiamo qui.
Consiglio questo romanzo per il suo target di riferimento, ovvero i ragazzini dai 12 anni in su. Anche se, a mio avviso, può essere letto da qualsiasi fascia d'età.
xoxo,
Giada
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