PREMESSA
Quando ho letto la trama del romanzo, i primi film che mi sono venuti in mente erano due: Twin Peaks e The Hauting of Hill House. Come ormai avrete capito, amo l'horror in tutte le sue sfumature. O meglio, nelle sfumature che riesco a digerire - per dire, Martyrs devo ancora vederlo e ho letto di persone che si sono sul serio sentite male vedendolo, quindi diciamo che questo è un horror in stile questi due film che regge molto bene. Anche il mio paragone regge, perché per tutta la lettura del romanzo avrete la sensazione di esser stati catapultati in una versione messicana di entrambi i film. Ma, poi, proseguendo con la lettura mi sono resa conto che assomigliava a un horror cult della mia adolescenza: Amityville Horror e una parte di me si aspettava che il romanzo prendesse quella svolta - una svolta che non posso dire per evitare di fare spoiler. Tuttavia sappiate che, e sono sempre più convinta di questo, che il romanzo di per sé sia un mix di tutti e questi tre film.
TRAMA (DA IBS.IT)
Una magione isolata e maledetta. Un gentiluomo carismatico ma inquietante. E una donna coraggiosa, decisa a svelare i loro segreti.
«Questa casa è marcia fino al midollo, puzza di putrefazione, trabocca di ogni possibile perfidia e crudeltà. Ho provato a restare sana di mente, a tenere alla larga questa malvagità, ma non ci riesco e sto cominciando a perdere la cognizione del tempo e dei pensieri. Ti prego. Ti prego.»
Noemí Taboada riceve una lettera angosciata e delirante da sua cugina Catalina, che ha appena sposato un inglese altolocato e che implora il suo aiuto. E così si reca a High Place, una tetra dimora sperduta tra le montagne del Messico. Noemí è poco credibile nei panni della crocerossina: è una raffinata debuttante, più adatta ai cocktail party che alle indagini poliziesche, ma è anche caparbia, sveglia, e non si lascia intimorire facilmente: certo non dal marito di Catalina, uno sconosciuto dall'aria sinistra ma intrigante; né dal padre, l'anziano patriarca che sembra particolarmente attratto da lei; e neppure dalla casa, che inizia a invadere i suoi sogni con visioni di sangue e sventure. Il suo unico alleato in questo luogo inospitale è il più giovane membro della famiglia. Ma forse anche lui ha un oscuro segreto da nascondere. Mentre dal passato riemergono storie di violenza e follia, Noemí viene lentamente risucchiata in un mondo terrificante e seducente al tempo stesso. Un mondo dal quale potrebbe essere impossibile fuggire.
RECENSIONE
Era da tanto che non cominciavo una recensione con: Wow! Ma, cavolo, wow! Sono un'amante del Realismo Magico dai tempi delle scuole superiori, la mia scrittrice classica preferite, oltre a Charlotte Bronte è proprio Isabelle Allende e... insomma, questo romanzo mi chiamava a gran voce da tantissimo tempo, e finalmente sono riuscita a recuperarlo! Se non amate l'horror, con un mix di elementi sovrannaturali, questo romanzo non fa per voi. Dovete calarvi in un'atmosfera ricca di elementi sovrannaturali, sogni che si mescolano alla realtà, e la difficoltà a distinguere la realtà dalla fantasia nei personaggi stessi. Siete pronti per questo viaggio?
Voleva piacere. E forse questo spiegava le feste, la risata argentina, i capelli ben acconciati, il sorriso impeccabile. Era convinta che gli uomini potessero permettersi di essere severi come suo padre, o freddi come Virgil, ma le donne avevano bisogno di piacere, se non volevano cacciarsi nei guai. Una donna che non piace è considerata una stronza, e le stronze hanno vita difficile: a loro vengono precluse molte strade.(Noemí Taboada)
Quando suo padre riceve la lettera di Catalina, la cugina dolce e delicata sposata in fretta e furia con Virgil Doyle. Virgil, che la conduce in una montagna, isolandola dal mondo 'moderno' messicano, e la costringe a vivere come una reclusa. Noemí, istigata dal padre con la promessa dell'iscrizione all'Universidad Nacional per la laurea magistrale in antropologia, decide quindi di andare da sua cugina. E ciò che si ritrova davanti non è quella ragazza delicata che tanto apprezzava, la quale ha avuto una tragedia dietro l'altra nel corso della sua breve vita, ma un guscio vuoto.
Rammentò a se stessa, con una certa mestizia, che alcune fiabe non avevano affatto un lieto fine, bensì una conclusione cruenta.(Noemí Taboada)
Noemí così conosce il sexy Virgil Doyle (dovete leggere il retro del libro, per capire la motivazione di questa precisazione, non è a caso), che le fa gaslight continuo e che la tratta come una demente. Il padre di quest'ultimo, Arthur Doyle, un vecchio viscido e malato che in realtà è molto più di ciò che appare. E, ricordate mentre leggete, l'apparenza inganna. Inganna alla grande. E, infine, oltre alla fastidiosa Florence e i domestici che sono macchiette sullo sfondo, il dolce Francis Doyle. Ciò che scoprirà, man a mano che la storia prosegue, è inevitabilmente collegato ai funghi. I funghi, che sono il fil rouge di tutto il romanzo, e diventano sia un elemento di morte che di controllo fisico e mentale. Non posso dire di più, perché sto rischiando davvero troppo di farvi spoiler. Ma tenete d'occhio i funghi.
Vi confesso che, io che li amo, dopo questo romanzo mi è passata la voglia di mangiarli lol
Per tanti aspetti, questo romanzo mi ha ricordato Cent'anni di solitudine di Marquez. Ma, sotto la maggior parte di essi, sono arrivata a considerarlo un mix tra una serie di film che ho visto: Twin Peaks, la sua versione messicana, The Hauting of Hill House, The Amytiville Horror e, soprattutto per un elemento che scoprirete e che è fondamentale, La cura dal benessere. Specialmente La cura dal benessere.
In una vera e propria lotta per la sopravvivenza, Noemí farà di tutto per scappare dalla casa. La casa, anch'essa elemento fondamentale e principale, portatrice di ogni cosa. Il POV è solo suo. Solo di Noemí, e ho amato il suo linguaggio forbito e di classe. Era da tanto che non leggevo un historic fiction, un historic fiction fatto come si deve.
Ps. L'uroboro! L'uroboro! Stavo per mettermi a saltellare sul letto quando ieri, finalmente, Noemí ha capito cosa significava. E, sopra ogni cosa, aprite Google per la frase in latino che vi troverete. Non appena ne leggerete la traduzione, capirete ogni cosa. Almeno, così è stato per me.
Vi saluto con una delle citazioni che mi sono rimaste più impresse, e non mi resta altro che consigliarvi di leggere questo romanzo e di catapultarvi nel Messico degli anni '50:
"Il serpente non divora la propria coda, divora tutto ciò che lo circonda. E' famelico, ha un appetito insaziabile."
(Noemí Taboada)
xoxo,
Giada
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