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giovedì, giugno 08, 2023

RECENSIONE DE LA VITA INVISIBILE DI ADDIE LARUE DI V.E. SCHWAB

Buona sera, Fantastics! Sono riemersa dopo tipo 4h di sonno, perché ormai alla notte non riesco più a dormire molto bene. A fine giugno dovrei venire operata per la seconda volta, che per me sarebbe la quinta, di volta, e diciamo che l'ansia comincia a farsi sentire. Non tanto per la paura, ma perché mi sento davvero stanca di avere quel che ho. Ad ogni modo, ieri notte ho mio malgrado finito La vita invisibile di Addie LaRue, un romanzo che rimandavo da anni di leggere e che ho amato profondamente.

PREMESSA
Quando l'anno la mia Queen, Chiara Cilli, l'ha letto mi ha messo una curiosità immensa addosso. Per un motivo o per un altro, nella mia pausa scrittevole, non sono riuscita a recuperarlo e la cosa mi dava molto fastidio, perché mi ispirava molto. Già dalla cover ero molto ispirata, voglio dire. Non avevo mai letto un romanzo di stampo faustiano, prima d'ora. In realtà, nonostante io abbia fatto tedesco per quasi 9 anni della mia vita, non ho mai letto nemmeno il Faust di Goethe, da qui il termine faustiano. Ma se di mezzo c'è un patto con il diavolo, e l'anima in vendita, sappiate che mi avete già conquistato! Perché questo genere di romanzi non si focalizzano mai sull'eterna lotta tra bene o male, o su un protagonista morally grey, ma sull'esistenza stessa. Sul significato stesso della vita per l'uomo e quanto il vissuto personale ci spinga a compiere delle scelte che, invece di volgere a nostro vantaggio, sono a nostro svantaggio.

TRAMA (DA OSCARMONDADORI.IT)
“Non pregare mai gli dèi che sono in ascolto dopo il tramonto.”

E se potessi vivere per sempre, ma della tua vita non rimanesse traccia perché nessuna delle persone che incontri può ricordarsi di te?
Nel 1714, Adeline LaRue incontra uno sconosciuto e commette un terribile errore: sceglie l’immortalità senza rendersi conto che si sta condannando alla solitudine eterna.
Tre secoli di storia, di storie, di amore, di arte, di guerra, di dolore, della solennità dei grandi momenti e della magia di quelli piccoli.
Tre secoli per scegliere, anno dopo anno, di tenersi stretta la propria anima.
Fino a quando, in una piccola libreria, Addie trova qualcuno che ricorda il suo nome.

Nella tradizione di Vita dopo vita e La moglie dell’uomo che viaggiava nel tempo, La vita invisibile di Addie LaRue si candida a divenire una pietra miliare nel genere del “romanzo faustiano”.

RECENSIONE

Sono quasi come nella gif sopra, quasi. Cosa è, questo romanzo! La vita invisibile di Addie LaRue finisce dritto dritto tra i miei romanzi preferiti del 2023! E, caspita, non credevo che avrei trovato un romanzo migliore di quello della Maas, ma here we are! Questo romanzo è un capolavoro! (e non lo dico mai, credetemi! Ma questo è davvero un capolavoro e voglio che lo leggiate tutti!

Cos'è una persona, se non il segno che lascia al proprio passaggio? Lei ha imparato a destreggiarsi tra le erbacce spinose, ma a certi graffi è difficile sottrarsi: un ricordo, una fotografia, un nome.
(Addie LaRue)

La vita invisibile di Addie LaRue è un romanzo complesso, multisfacettato, che tratta temi molto importanti e delicati. Andiamo con ordine, però. Siamo nel 1714, Addie ha 23 anni e si rifiuta di vivere come la società le impone. Non vuole legami. Non vuole esser costretta a sposare uno sconosciuto solo perché la società glielo impone. Vuole viaggiare per il mondo, uscire dai confini del villaggio in cui vive, Villon-sur-Sarthe e vuole disegnare. Trovare la propria strada. I desideri di Addie, il cui vero nome è Adeline, sono comuni e normali per una giovane donna che vive in quei secoli. In quei secoli nei quali le donne erano ridotte a mero sforna-bambini, dove non potevano avere un pensiero proprio ed esprimerlo in libertà senza rischiare di venire tacciate come streghe o chissà cosa. Nel 2013, Henry Strauss è un ragazzo che non riesce a trovare la propria strada, un ragazzo perso in tutti i sensi, che non sa chi è e cosa vuole. Ecco perché sperimenta relazioni sia con ragazze che con ragazzi. E non è solo Henry ad essere un personaggio palesemente e splendidamente bisessuale - anzi, a dirla tutta Henry è pansessuale, visto che dice che si innamora della persona e non del suo sesso. Anche Addie è bisessuale, e per la prima volta mi sono ritrovata a leggere di due personaggi nei quali mi identifico: anche io sono bisessuale, ed è stato bello vedersi rappresentati come si deve, per una volta. Henry, però, è un ragazzo molto sensibile, troppo, che soffre di depressione ciclica. E questa depressione lo porta a ritrovarsi sul bordo del cornicione di un palazzo, pronto a gettarsi giù. Allo stesso modo, nel 1714, Addie vuole vivere. Vivere il più possibile e senza limiti. Entrambi, infatti, stringeranno un patto col diavolo. Un patto che li vincolerà ai suoi voleri fino alla sua scadenza naturale.

Fatti un goccio ogni volta che ti dicono che non sei abbastanza.
Non sei quello giusto.
Non hai l'obiettivo giusto.
Non hai la motivazione giusta.
Non hail il tempismo giusto.
Non hai il lavoro giusto.
Non hai la direzione giusta.
Non hai il futuro giusto.
Sei tu a non essere giusto.
Non sei tu.
(Sono io?)
(Henry Strauss)

La mancanza di Trigger Warning è stata bella forte, io non avrei mai immaginato che mi sarei ritrovata a leggere una scena di tentato suicidio. E va bene che è stata resa in modo delicato, proprio come le metafore del temporale che vengono usate per descrivere la depressione, ma avrei preferito che ci fosse qualche Trigger Warning. Lo metto qui, nero su bianco, perché per certi argomenti è necessario che ci sia. Io non ne sono stata toccata, sebbene in passato io stessa sia andata in depressione, ma ci sono persone molto più sensibili di me che potrebbero stare male a leggere certe scene.

Sei chiunque gli altri vogliono che tu sia.
Sei più che abbastanza, perché non sei reale.
Sei perfetto, perché tu non esisti.
(Non sei tu.)
(Non sei mai stato tu.)
(Henry Strauss)

Chiusa questa parentesi importante, Addie ed Henry si ritrovano a New York. Contro ogni aspettativa. Contro ogni buon senso, iniziano quella che all'inizio è una relazione sessuale. Una relazione che poi diventa vero e proprio amore. Il tutto mentre l'oscuro (scusate, io continuo a pensare a Ben Barnes e al suo Darkling lol) tallona Addie e la tenta con l'eternità e col vivere per l'eternità al suo fianco, come sua regina. Perché Addie ci ha visto giusto, e lui è molto solo. Rendere sola lei, non ha migliorato la sua esistenza. Comunque io li shippavo sin dall'inizio, è stato bello veder evolvere la relazione tra Addie, una protagonista che definirei morally grey, e il villain. Henry Strauss è un cucciolo e va protetto a ogni costo, quindi capisco perché poi Addie fa quello che fa. 

I ricordi sono statici, invece le idee sono creature ribelli. Mettono radici, attecchiscono e si ingarbugliano, recidendo ogni legame con la loro origine. Sono argute, ostinate e forse - forse- anche a portata di mano.
(Addie LaRue)

La scrittura della Schwab, a cui non tornavo dai tempi di Questo canto selvaggio, è poetica. Vivida. Cinematografica, direi. Spero che ne facciano un film o una serie tv, perché questo romanzo è troppo bello per rimanere solo su carta. Proprio come sono troppo belli i flashback e i flashforward, in un continuo andare e venire tra passato e presente, il cui confine diventa labile man a mano che il romanzo si sviluppa. Magnifico. Semplicemente magnifico.

Un romanzo sull'importanza dei nomi e delle parole. Un romanzo sulla potenza delle parole. Un romanzo perfetto per chi ama scrivere, ma anche per chi ama solo leggere e ama perdersi tra le pagine scritte da storie altrui. Il finale è perfetto. Non c'è altro modo per descriverlo.

Vi saluto con una citazione tratta da questo splendido romanzo, a cui ho dato 5 stelle (ne avrei date mille), invitandovi a leggerlo subitissimo:
"Abbiamo tutti dei nemici caduti sul campo, e le nostre ferite di guerra."
(Henry Strauss)

xoxo,
Giada

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