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lunedì, novembre 18, 2024

RECENSIONE DI REVOLUTIONARY ROAD DI RICHARD YATES

Buona sera, Fantastics! Sono state due settimane ricche di emozioni, e non è ancora finita, ma almeno penso che il peggio sia passato - wait till dovrò pentirmi di averlo scritto, per altre notizie. Ad ogni modo, finalmente sono riuscita a finire Revolutionary Road e ne sono davvero felicissima! Anche Yates rientrava tra gli autori da sperimentare quest'autunno, o in caso contrario nella primavera del 2025, e sono felice di averlo sperimentato :)

PREMESSA
Non ricordo chi, dei blogger che seguo su Ig, abbia letto questo romanzo. Forse Malitia in Wonderland, tantissimi anni fa. So solo che, da quando l'ho visto, non ho fatto altro che pensarci. Avete presente i film di critica sociale, a tratti horror e splatter, come The Menu o Ready or not? ecco, una cosa simile. Revolutionary Road mi ha ricordato The Menu, senza assassino folle compreso, chiaramente. E devo dire che ho provato tanta, ma tanta di quella rabbia per Frank e per come faceva gaslighting ad April che non avete idea. Mi ha ricordato una coppia che conosco, alla lontana. Impegnata soprattutto a mantenere le apparenze nella società, piuttosto che esser sincera con sé stesso. O meglio, rifiutandosi di esser sincera con sé stessi, e mantenendo i loro grossi problemi familiari dietro porte chiuse. Il che è la realtà dei paeselli in cui viviamo, no? Il complesso di Revolutionary Hill è proprio questo.

TRAMA (DA IBS.IT)
È il 1955; i Wheeler sono una coppia middle class dei sobborghi benestanti di New York, che coltiva il proprio anticonformismo con velleità ingenua, quasi ignara della sua stessa ipocrisia: la loro esistenza scorre fra il treno dei pendolari, le cenette alcoliche con i vicini, le recite della filodrammatica locale, ma Frank e April si sentono destinati a una vita creativa e di successo, possibilmente in Europa. Nella storia della giovane famiglia in apparenza felice la tensione è nascosta ma crescente, il lieto fine impossibile, e l'inevitabile esplosione arriva con una potenza da dramma shakespeariano.

RECENSIONE
Sapete, non leggo un romanzo di satira sociale dai tempi della quinta superiore e del terzo anno di università, all'incirca. Leggerlo, è stato come tornare sui banchi di scuola. E mi ha ricordato anche come, nonostante siano passati tanti anni, la società in fondo non sia cambiata di una virgola.

E' il 1950, Frank ed April Wheeler si sono appena trasferiti a Revolutionary Hill, nel complesso di Revolutionary Road gestito dalla zelante e cinguettante Helen Givings. La loro famiglia è composta da Frank, grande lavoratore nell'azienda ch'era stata di suo padre, la Knox Machines; April fa la casalinga, e i loro due bambini: Michael e la bimba di cui ora mi sfugge il nome. All'apparenza, sono la famiglia perfetta. Amorevole, cordiale, gentile. Ma sotto questa facciata, si nascondono i demoni del passato che si uniscono a quelli del presente e che rendono l'atmosfera pesante. Frank è infelice nella sua relazione con April, sente di essere a punto morto della vita e fa un lavoro che odia e che gli richiede il minimo indispensabile. April è una casalinga a cui comincia a stare stretta la vita nel paesello di cui tutti sanno tutto di tutti, sebbene provino a nascondersi qualche segreto. April è una donna nevrotica e piena di rabbia, tuttavia sin dall'inizio della sua relazione con Frank ha sempre messo in chiaro di non volere figli. Ma, per una qualche ragione che all'inizio nemmeno lei riesce a spiegarsi, si è sempre trovata ad averne. Due, per l'esattezza. Il fatto che April non voglia figli è reso chiaro sin dal principio, ed è una cosa a cui Frank si è sempre opposto con grande forza. Tanto da risuonare le parole che ora, gli americani stessi, dicono alle loro mogli o compagne dopo l'elezione di Trump:

your body, my choice
il tuo corpo, la mia scelta
Perché quello che fa Frank, sin dall'inizio della loro relazione, è costringerla a qualcosa che non vuole. A fare figli. Opporsi all'aborto con tutte le sue forze. April, in poche parole, non ha alcun potere decisionale sulla propria vita e sul proprio corpo. E questa cosa, in tutta sincerità, mi ha fatto incazzare. Frank, d'altro canto, è un finto stakanovista. Odia il suo lavoro, e credo che abbia scelto quella ditta solo per fare un dispetto al padre - il fatto che non si sia messo in contatto con loro per anni, dopo la guerra, ne è un sintomo chiaro e tondo - e ha una relazione extraconiugale che non lo soddisfa appieno. Allo stesso modo, con lo stesso stile a stampino voluto, abbiamo Shep Campbell, ex ragazzaccio che ha messo la testa a posto per la ragazza di cui è accontentato, Milly; mentre sogna di farsi April. E quando succede, il suo sogno d'amore viene brutalmente fatto a pezzi.

L'infelicità, l'insoddisfazione e l'inquietudine che regnano su questo romanzo sono palpabili. La ricca società del ceto medio, all'apparenza felice, è in realtà felice. Si sente persa, sperduta in un mare di cose di cui non sa cosa farsene.

Un romanzo crudo, diretto, senza fronzoli. Un romanzo corale - perché abbiamo moltissimi POV con flashbacks che si uniscono al presente, cioè non vengono nemmeno distaccati dal capitolo originario - con i POV perfino dei bambini, di Howard Givings, di Helen Givings; di Shep Campbell e di Frank. E la cosa tremenda, che ha rispecchiato ancor di più la società, è che né Milly né April hanno un POV loro. Le loro vite vengono conosciute attraverso la voce dei loro mariti, come se solo i loro mariti dessero loro un'aura di tangibilità.

Super consigliato, e pure attuale per i temi che tratta.

Se volete incazzarvi col genere maschile e promuovere i diritti delle donne, è il libro giusto per voi.

Vi lascio con una citazione tratta da questo romanzo, prima di filare a guardare La Ultima (con Aitana Ocana e Miguel Bernardeu) che devo finire assolutamente per iniziare Sense8:
"Le persone intelligenti e sensate dovevano fare buon viso a cattivo gioco di fronte a situazioni del genere, così come facevano con le assurdì ben maggiori rappresentate da impieghi in città mortalmente noiosi e da abituazioni suburbane mortalmente noiose. Le circostanze economiche potevano obbligarti a vivere in un ambiente del genere, ma ciò che contava era non farsi contaminare. L'importanre era, sempre, ricordare chi eri."
(Frank Wheeler)

xoxo,
Giada

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