WATTPAD STORIES

venerdì, gennaio 10, 2025

LE MORTI PIU' STRAZIANTI DELLA PRIMA TRILOGIA DI SHADOWHUNTERS: CITTA' DI OSSA, CITTA' DI CENERE, CITTA' DI VETRO DI CASSANDRA CLARE

Buona sera, Fantastics! Ce n'è voluto di tempo, ma finalmente eccomi qui con una nuova edizione di un post che vi è piaciuto molto, tempo fa. La mia personale classifica delle morti che mi hanno più sconvolto della PRIMA TRILOGIA DI SHADOWHUNTERS.


1. MAX LIGHTWOOD
Nella serie tv non è presente, la sua morte. Tuttavia, mentirei se non vi dicessi che la sua morte mi ha davvero sconvolta. E, per di più, è avvenuta per mano del falso Sebastian Verlac, ovvero Jonathan Morgenstern. Davvero, poche morti nei romanzi mi hanno sconvolta come la morte di Max. Non credo che riuscirò mai a superarla, nemmeno proseguendo la lettura della seconda trilogia, perché fa davvero tanto, tantissimo male ancora a pensarci.


2. Imogen Herondale

E' un personaggio caustico, la nonna di Jace. Un personaggio che o si ama o si odia, ma personalmente ho trovato la sua morte tremendamente d'impatto. Una cosa terribile, considerato che non ha nemmeno potuto conoscere davvero suo nipote, o perlomeno trattarlo come tale neanche dopo averlo conosciuto e trattato di merda - perché lo considerava il figlio di Valentine Morgenstern.


3. Stephen Herondale
Non sarebbe una lista completa, senza mettere anche il vero padre di Jace. Un personaggio che compare solo per sentito dire, attraverso le lettere dei contenuti extra alla fine dell'ultimo romanzo della trilogia, ma che rappresenta a mio avviso un vero e proprio anti-eroe. Un personaggio fragile, influenzabile, il cagnolino di Valentine Morgenstern. Dopotutto, penso che Valentine abbia fatto bene ad affidare la cura dell'istruzione e della vita stessa ai Lightwood.


MENZIONI D'ONORE
Personaggi che non definirei buoni o cattivi, ma che meritano un posto d'onore in questa classifica pe l'effetto domino che hanno avuto nei romanzi

1. Simon Lewis
Simon muore, letteralmente, nel secondo romanzo. E' stato riportato in vita, come vampiro, grazie al mio softie Raphael, che l'ha preso sotto la sua ala. Ma lui era, in fin dei conti, una pedina nel grande piano di Valentine Morgenstern. E sì, ci piace il nuovo Simon vampiro molto più sexy e sicuro di sé.

2. Jonathan Morgenstern

Avendo visto la serie tv, so già che Jonathan non è morto davvero nel terzo romanzo della trilogia. Eppure, è dato per morto. Eppure, il che è strano dato che Jace vive secondo la regola 'no body no crime': ovvero se non c'è il corpo, siamo sicuri che il cattivone sia morto sul serio? Premesso che lo AMAVO quando era biondo, coi capelli neri così sembra ancora più un baddie. Okay sì, ho un debole per Will Tudor, non c'è nulla da fare. Lo AMO quel biondino lol

3. Valentine Morgenstern
Per me Valentine Morgenstern sarà sempre e solo Jonathan Rhys Meyers, rendeva perfettamente l'idea del leader figo e carismatico. Tuttavia, anche questo attore - di cui non ricordo il nome - ha delivered very well, quindi dai, i call it a win. La morte di Valentine è impressionante, ma se l'è cercata, no? 
In fondo sappiamo tutti che Valentine è come Jonathan, è una piattola di cui non ti liberi mai veramente lol Sono troppo influenzata dalla serie tv per questo lol

Cosa ne pensate?
Quali sono state le morti della prima trilogia di Shadowhunters  che vi hanno colpito?
Per quali avete esultato, invece?

xoxo,
Giada

mercoledì, gennaio 08, 2025

RECENSIONE DE LE NOTTI BIANCHE - LA CRONACA DI PIETROBURGO DI FEDOR DOSTOEVSKIJ

Buona sera, Fantastics! Sono ancora un pochino malaticcia, ma sto già meglio rispetto a una settimana fa. Finalmente ho letto - e recuperato - Le notti bianche di Fedor Dostoevskij. Lo ritengo un romanzo breve molto intenso e molto particolare, malinconico, quasi depressivo. 

PREMESSA
Per chi mi segue su Instagram, sa che Le notti bianche rientravano tra i 10 libri che avrei voluto leggere prima che finisse il 2024. Era palese che non ci sarei riuscita, ma sapete quanto amo fare liste su liste lol Questo, in particolare, l'avevo scelto perché corto. E corto è stato, solo che non è stato letto nel 2024. Ma nella prima settimana del 2025. I call it a win.

TRAMA (DA LAFELTRINELLI.IT)
«Era una notte meravigliosa, una di quelle notti che forse possono esistere solo quando si è giovani.»

Un giovane sognatore, nella magia vagamente inquieta delle nordiche notti bianche, incontra una misteriosa fanciulla e vive la sua "educazione sentimentale", segnata da un brusco risveglio con conseguente ritorno alla realtà. Un Dostoevskij lirico, ispirato, comincia a riflettere sulle disillusioni dell'esistenza e dell'amore nell'ultima opera pubblicata prima dell'arresto e della deportazione, esperienze che modificheranno in maniera radicale e definitiva la sua concezione dell'uomo e dell'arte. In questa edizione, al celebre racconto viene affiancata la visione "diurna" di Pietroburgo contenuta nei feuilletons che compongono la Cronaca di Pietroburgo, vero e proprio laboratorio per la scrittura dostoevskiana. Lo stretto legame tra pubblicistica e letteratura, che accompagnerà Dostoevskij negli anni della maturità, viene così a manifestarsi fin quasi dal suo esordio. Il racconto Le notti bianche ha ispirato il film omonimo di Luchino Visconti (1957), con Marcello Mastroianni e Maria Schell, e il film Quattro notti di un sognatore di Robert Bresson (1971).

RECENSIONE
Leggere Le notti bianche mi ha ricordato perché mi sono allontanata dalla letteratura russa, in generale: sono tutti testi tragici, bellissimi ma tragici, che parlano di morte e dolore. Questo, tuttavia, è stato leggermente diverso, anche se le vibes erano le stesse. Cioè la sensazione che mi ha lasciato, a pelle, era esattamente quella di quelle vibes. Credo che gli scrittori russi fossero tutti un po' depressi - e questa è la mia umilissima opinione personale, ma da sempre quando tento con la loro letteratura, ho quest'impressione.

Le notti bianche è un romanzo breve che parla dell'incontro, per quattro notti di fila, del Sognatore e di Nastenka. Il Sognatore è un giovane uomo di ventisei anni disilluso dalla vita, depresso - ve lo dicevo! -ma anche desideroso di scoprire l'amore. L'amore di cui parlano i grandi romanzi della sua epoca - siamo nel 1830 circa, quindi i romanzi di quell'epoca ora non li ricordo, ma è ad essi che fa riferimento. Nastenka è una ragazzina di diciannove anni che vive in una baracca con la nonna cieca, che si occupa della sua virtù sia fisica che morale, e che teme possa rovinarsi la vita con un uomo che la farebbe innamorare di lui e poi scapperebbe via, nel nulla. Non sappiamo nulla del Sognatore, a parte l'età e il fatto che non si sia mai innamorato una volta nella vita. Di Nastenska, invece, sappiamo che desidera scoprire il mondo, l'amore, la vita e invece è costretta a vivere appiccicata alla nonna. La nonna che ama, ma dalla quale si distaccherebbe più che volentieri. 

Un condensato di tristezza e malinconia. Davvero, vi consiglio di leggerlo solo se siete di umore alto o non siete reduci dal finale di un alto romanzo intenso, com'è stato per me Dio di illusioni, perché è difficile da digerire. Ammetto di aver letto le note del traduttore, per curiosità accademica e anche la spiegazione dei topos presenti, e tante cose non le ho comprese perché, in fondo, la letteratura dell'Est non ha mai fatto propriamente parte del mio percorso di studi. Sapete quanto io ami il realismo magico, la letteratura sudamericana, tuttavia ritengo che ognuno di noi dovrebbe sforzarsi per andare oltre la propria comfort zone letteraria anche per trovare cose nuove, che possono piacere o non piacere.
I gusti letterari cambiano nel corso degli anni, e io ne sono la prova.

Niente citazioni, perché i brani sono troppo lunghi e non ho voglia di trascriverveli qui.
The Vampire Diaries mi sta aspettando.

xoxo,
Giada

sabato, gennaio 04, 2025

RECENSIONE DI DIO DI ILLUSIONI DI DONNA TARTT

Buon pomeriggio, Fantastics! Ieri sera ho finito, dopo più di due settimane e mezzo che me lo trascinavo dietro perché non sono stata bene e non sto ancora bene grazie ai malanni di stagione lol, Dio di illusioni. Devo dire che il finale mi ha lasciato con un'espressione un po' da meh, più che altro perché l'ho trovato anticlimatico e mistico, e non credo d'averlo capito bene lol 

PREMESSA
Erano due anni che rimandavo la lettura di Dio di illusioni, due anni. Oggi, nonostante il mal di testa lancinante, sono qui per parlarvi di un romanzo dark academia molto intenso e corroborante. Okay, mi capita sempre con i dark academia, in qualche modo mi ritrovo ad assorbire il modo di parlare dei personaggi. E' più forte di me lol Ad ogni modo, sono felice che il mio primo libro dell'anno nuovo sia stato uno che rimandavo da due anni. La storia, a cui è chiaramente ispirata If We Were Villains, è molto drammatica e piena di morte e sesso, ma essendo dark academia, non mi aspettavo nulla di diverso. 

TRAMA (DA RIZZOLILIBRI)
Un piccolo raffinato college nel Vermont. Cinque ragazzi ricchi e viziati e il loro eccentrico e affascinante professore di greco antico, che insegna al di fuori delle regole accademiche imposte dall’università e solamente a una cerchia ristretta di studenti. Un’élite di giovani che vivono di eccessi e illusioni, lontani dalla realtà che li circonda e immersi nella celebrazione di un passato mitico e idealizzato, tra studi classici e riti dionisiaci, alcol, droghe e sottili giochi erotici. Fino a che, in una notte maledetta, esplode la violenza. E il loro mondo inizia a crollare inesorabilmente, pezzo dopo pezzo. Una storia folgorante di amicizia e complicità, amore e ossessione, colpa e follia, un romanzo di formazione che è stato uno dei più grandi casi editoriali degli anni Novanta.

RECENSIONE
Dio di illusioni è L'attimo fuggente on stereoids, prove me wrong i dare you. 
Mentre leggevo Dio di illusioni quest'idea, di cui sopra, mi è venuta in mente. Insieme a una tonnellata di film che gli ho associato, e di cui ve ne metto due metto qui per onore di cronoca: The Riot Club e  L'Attimo Fuggente. Il mio mal di testa non mi permette molto, quindi anche se mi scoccia mi limiterò a questo. A win is a win, no?

Richard Papen è un ragazzo senza scopo nella vita, che trova nel greco la sua via di fuga da una vita piena di povertà, alcol e violenza. Californiano, alla fine decide di lasciare tutto e trasferirsi nel Vermont nell'esclusiva scuola di Hampden. Un college isolato, in mezzo ai monti, dove l'élite è rappresentata dai cinque ragazzi che sono seguiti dal tanto mistico quando misterioso Julian Morrow. Julian Morrow, che ha un atteggiamento un po' tossico nei confronti dell'educazione scolastica, e che pretende che chiunque segua il suo corso abbandoni tutti gli altri, in questo modo venendo tagliato fuori completamente dalla vita sociale del college. Qui Richard conosce i Cinque Eletti, chiamiamoli così, i Prediletti di Morrow, tutti ricchi, tutti dediti ad eccessi di ogni sorta: Henry, un ragazzo ricco con una grande intelligenza, ma anche una grande freddezza nel compiere azioni violente senza il minimo segno di empatia. Henry è uno che è disposto a fare qualsiasi cosa, pur di salvarsi la pelle. Anche quando è nel torto, anzi, specialmente quando è nel torto. Poi abbiamo Francis, il gay non dichiarato ma dichiarato agli occhi di tutti, che ci prova coi suoi colleghi universitari quando sbronzo e, anche, ci va a letto insieme quando è sbronzo. Il punto forte, però, sono i gemelli Maculay: Charles e Camilla, che forniscono l'incest plot più inaspettato. Sul serio, mi aspettavo di tutto, ma non questo! Sebbene questa cosa venga più volte accennata e a cui venga allusa un sacco di volte, pensavo fossero solo congetture... invece non lo erano! Insomma, non me l'aspettavo davvero questo plot twist!

Le cose cambiano quando i Cinque, decisi a effettuare un rito dionisiaco (con il benestare di Julian, btw) uccidono per sbaglio un uomo. Da quel momento, Edmund Concoran 'Bunny' non farà altro che dar loro il tormento in ogni modo possibile e immaginabile, arrivando perfino a ricattarli e a costringerli a spendere soldi per lui. Ora, Richard è la voce narrante della storia. Egli stesso si definisce un narratore inaffidabile, perché nel periodo in cui è narrata la storia tutti si facevano di droga, bevevano, fumavano, ecc. Henry, però, riesce a farti capire le sue ragioni anche se sono sbagliate, e nel farlo trascina Richard anche con sé. Fino all'ultimo ho pensato che, alla fine Charles si sarebbe suicidiato. Fino all'ultimo ho pensato che, alla fine, Richard sarebbe finito in galera a pagare per i crimini di tutti. Ma, alla fine, così come nessuno ha pagato per la morte del contadino del Vermont, nessuno ha pagato per la morte di Bunny. Ed è giusto, tutto questo? No, non lo è. Ma spesso la vita funziona così. Spesso, i buoni o i personaggi grigi (mi rifiuto di definire Richard un personaggio buono, così come Julian Morrow, entrambi sono stati delle pedine manovrate da Henry) la passano liscia, e chi ha avuto la sfortuna di incontrarli sulla loro strada ne paga le conseguenze, anche con la vita.

Un romanzo intenso, impegnativo a livello mentale - io non ho mai fatto greco o latino, quindi per me era arabo ciò che dicevano e le frasi il greco scritte - e sicuramente da leggere quando si sta bene. Io non sto ancora molto bene, grazie all'influenza mista a tosse forte, quindi vi sconsiglio di leggerlo quando non state bene.

Vorrei scrivervi delle citazioni, ma onestamente l'unica cosa che farò sarà di stendermi a dormire prima di guardare The Vampire Diaries.

xoxo,
Giada