WATTPAD STORIES

mercoledì, agosto 30, 2023

RECENSIONE DI CITTA' DI OSSA (THE MORTAL INSTRUMENTS #1) DI CASSANDRA CLARE

Buona sera, Fantastics! Lo so, lo so. Non è da me iniziare a scrivere una recensione a quasi le cinque del pomeriggio, ma i 2 capitoli extra dell'edizione del 2020 ne sono valsi assolutamente la pena! Diciamo che leggerei più che volentieri il resto dei romanzi della Clare dal POV di Jace, se fosse possibile. Ma so che, invece, me ne aspettano altri 5 dal POV di Clary Fray. Il che non è un male, eh! Solo che, come ogni first installment i personaggi non sanno niente di nulla e si comportano da ingenui e sciocchi... ma Clary neanche tanto. Quindi un punto a suo favore, no?

PREMESSA
La voglia di leggere (o, meglio, ri-leggere) Città di Ossa mi è venuta quando, a inizio convalescenza, mi sono resa conto che non avevo finito di guardare Shadowhunters su Netflix. La serie tv, almeno per quanto riguarda il romanzo che ho letto io, è molto coerente. Coerente come può esserlo una serie tv, s'intende. Ovvio che qualcosa venga, per forza di cose, modificato e adattato. Un'altra cosa che mi ha fatto venire voglia di ri-leggerla è stato il fatto che, nel 2013, quando ancora non avevo il blog, avevo letto la prima edizione. E mi era piaciuta, ma non avevo questo spazio nel web in cui parlarne. Ma l'anno dopo, quando ho aperto il blog, ero nella mia Classics Era e non avevo voglia di rileggerlo. Questa nuova edizione è ottima in certe parti, non molto bella in altre. Ci sono tante cose che non mi sono piaciute, e ve ne parlerò meglio tra poco. Tuttavia, merita molto più della precedente. 

TRAMA (DA IBS.IT)
Al Pandemonium Club di New York si fanno strani incontri. Seguendo un ragazzo dai capelli blu nel magazzino del locale, Clary vede tre guerrieri coperti di rune tatuate circondarlo e trafiggerlo con una spada trasparente come il cristallo. Vorrebbe chiamare aiuto, ma non rimane nessun cadavere, nessuna goccia del sangue nero esploso sull'elsa e soprattutto nessuno da accusare, perché i guerrieri sono Shadowhunter, cacciatori di demoni, e nessun altro, tranne Clary, può vederli. Da quella notte il suo destino si lega sempre più a quello dei giovani cacciatori, soprattutto al magnetico Jace: poteri che non aveva mai avuto e ricordi sepolti nella memoria cominciano a riaffiorare come se qualcuno avesse voluto tenerglieli nascosti fino a ora. Clary desidera solo ritrovare la madre misteriosamente scomparsa, ma sarà coinvolta in una feroce lotta per la conquista della Coppa Mortale, una lotta che la riguarda molto più di quanto non creda.

RECENSIONE

"Tutte le storie sono vere." 
Quante volte, da bambini, abbiamo desiderato che le storie fantastiche con creature mitiche come fate, guerrieri magici, poteri di vario tipo, vampiri, licantropi fossero vero? Da parte mia, ho sempre desiderato avere poteri. Forse per questo, la prima saga che iniziai a scrivere aveva, come protagonisti, proprio ragazzi comuni che scoprivano i loro poteri e una responsabilità, sulle spalle, non indifferente. Complici Heroes e i film di Spiderman, quelli con Tobey Maguire, la mia prima saga è nata da tutto questo. Poi sono cresciuta, ed è cresciuta anche la mia scrittura con me.

Clarissa Fray è una ragazza di quindici anni semplice: vive a New York con sua madre Jocelyn, sa che suo padre era un eroe di guerra ch'è morto per il suo Paese, è un'artista (disegna e pittura quasi con la stessa abilità di sua madre), ma sente che le manca qualcosa. Sin da quando era piccola, Jocelyn è sempre stata vaga, con lei, quando le chiedeva di suo padre. E, l'unica figura che sostituiva questo ruolo altrimenti vacuo, è stata Luke Garroway. Tutto cambia quando, durante la notte di Halloween (almeno così si evince dal primo capitolo), Clary e il suo migliore amico Simon vanno al Pandemonium, il locale più figo della città. Lì Clary vede tre tizi tutti tatuati che inseguono un altro dai capelli blu. E, quando li trova nel magazzino che cercano di ucciderlo, decide di intervenire. E' così che Clary scopre di avere la Vista, ma anche che ha un blocco mentale che le impedisce di ricordare eventi passati. Inizia quindi la 'nuova' vita di Clary: viene condotta all'istituto dagli Shadowhunters, con cui non riesce a legare (specie con Isabelle, che non tollera minimanente all'inizio e Alec che la tratta con supponenza) e conosce Hodge Starkweather, il capo dell'Istituto di New York. Nel primo romanzo che pone le basi per tutto l'universo degli Shadowhunters, vediamo Clary venire a patti col suo essere una Shadowhunter, con la sua capacità di usare le rune - e anche crearle, anche se ancora non lo sa - e l'evoluzione del suo rapporto non solo con Simon, ma anche con Isabelle e Alec. Clary, però, si ritroverà in una guerra comandata proprio dal famigerato Valentine Morgenstern, capo del Circolo e colui che iniziò per primo la Rivolta all'interno del Conclave anni prima. Valentine è affascinante, cattivo, molto cattivo e molto attraente. Ma non solo: Valentine è un grandissimo bugiardo e un abile manipolatore e, col senno di poi, Jace avrebbe davvero dovuto dare retta a Clary a tal proposito. (Ps. Ma nel Mondo Invisibile non esistono i test di paternità? Se Jace era così sicuro che Valentine fosse suo padre, avrebbe potuto chiederlo per averne la conferma!) 

Questa traduzione è ottima, rispetto a quella del 2013. Tuttavia ci sono delle cose che mi hanno dato sui nervi. Il romanzo è scritto il terza persona focalizzata, dal POV di Clary. Il POV passa da essere focalizzato, a venire sbalzato fuori dal personaggio con termini come 'la ragazza fece, disse, bla bla' e l'uso de 'il ragazzo' specie nelle scene di combattimento, è a dir poco confusionario. L'uso di questi termini non solo confonde il lettore, ma fa uscire il lettore da dentro il personaggio che sta parlando. Fa perdere la magia della voce narrante, anche se in terza persona. Poi l'estrema ripetizione di 'a gran carriera' , quando ci sono mille modi di dire la stessa cosa, io proprio non lo so. E per fortuna ch'è stata revisionata e rivista dalle proprietarie del fansite numero 1 della Clare in Italia. Boh. Io mi aspettavo una traduzione perfetta, così bella da non trovare nemmeno un errore. Ma l'estrema ripetitività di 'gran carriera' e il fatto che 'la ragazza' viene usato come panacea per tappare i buchi, io dire anche no, eh? Per non parlare delle ripetitività, anche inutile, di quelle metafore per immagini. Alcune erano belle da leggere. Ma leggere in continuazione 'era bla bla come' per due/tre volte nello stesso paragrafo anche no, va bene? Belle le metafore, ma quando vengono abusate danno fastidio e annoiano. E va bene che qui sono usate per rendere il modo di 'ragionare per immagini' di Clary, come dice lei stessa, ma a me non sono piaciute affatto. 

Ecco perché, alla fine, ho deciso di dargli 4 stelle. Perché, nonostante tutto, ho amato la storia di Jace e Clary. E perché, nonostante tutto, sono ancora curiosa di sapere come continua. Visto che, al tempo, non l'ho mai saputo. E la serie tv conta fino a un certo punto.

Vi lascio con una citazione tratta da questo splendido romanzo, che vi invito a recuperare se non l'avete ancora fatto. O se, come me, arrivate tardi alla rilettura:
"Se c'era una cosa che stava imparando da tutta quella faccenda, era quanto fosse facile perdere tutto ciò che pensava sarebbe stato suo per sempre."
(Clarissa Fray)

xoxo,
Giada

mercoledì, agosto 23, 2023

RECENSIONE DI UN PICCOLO FAVORE DI DARCEY BELL

Buon pomeriggio, Fantastics! Questa recensione doveva arrivare alle due del pomeriggio, non alle quattro passate - ho Daredevil che mi aspetta, e devo arrivare alla midseason prima di guardare l'ultima stagione di Ragnarok <3 Finalmente ho finito Un piccolo favore e, vi dirò, ero molto curiosa. Il film mi è piaciuto molto, e se c'è una cosa che hanno in comune sia libro che film è la psicopatia di Emily lol 

PREMESSA
Come vi dicevo, mesi fa ho visto il film Un piccolo favore su Netflix. Mi è piaciuto molto. Thriller psicologico, con personaggi altamente discutibili e grigi come piace a me. Ho un debole per i personaggi grigi, i moralmente discutibili personaggi che, nonostante compiano azioni indicibili, li adori. Ecco perché amo gli anti-eroi. Ma qui non si può dire che siano anti-eroi, quanto piuttosto tre criminali - a modo loro - con evidenti turbe psicologiche e sessuali (I can see you, Stephanie!). Mi aspettavo grandi cose da questo libro, visto come mi era piaciuto il film, ma il libro si becca 3.5 stelline, senza infamia e senza lode. Sarebbe potuto essere meglio? Sì. Lo è stato? Nope. 

TRAMA (DA IBS.IT)
Un thriller psicologico ad alto tasso adrenalinico, ricco di imprevisti e colpi di scena, denso di segreti e rivelazioni, che scivola tra amore e lealtà, morte e vendetta.

Tutto ha inizio con un piccolo favore tra madri. «Puoi passare tu a prendere Nicky?» chiede Emily alla sua migliore amica, Stephanie. E Stephanie, mamma di Miles, è felice di dare una mano, guidata dall'urgenza di essere utile, di sentirsi in qualche modo importante per gli altri. Quel giorno però Emily non torna a prendere suo figlio, e non risponderà alle telefonate, né ai messaggi. Stephanie, preoccupata, smarrita, si avvicina al marito della sua amica, Sean, gli sta accanto e si prende cura di lui e del bambino. E col passare dei giorni si innamora. Poi la notizia. Un corpo è stato ritrovato nelle acque del lago, e la polizia conferma: si tratta di Emily. Suicidio, il caso è chiuso. Ma è davvero così? Presto, Stephanie si renderà conto che niente è come sembra, e dietro l'amicizia, l'amore, o anche la semplicità di un piccolo favore, si nascondono invece una mente subdola e un disegno perverso e diabolico. Un piccolo favore è un thriller psicologico ad alto tasso adrenalinico, ricco di imprevisti e colpi di scena, denso di segreti e rivelazioni, che scivola tra amore e lealtà, morte e vendetta. Qui Darcey Bell ci presenta due figure femminili opposte, eppure per certi versi affini, di cui il lettore capirà presto di non potersi fidare.

RECENSIONE

Un piccolo favore si può riassumere con questa gif. Avevo alte aspettative - non avrei dovuto farlo, dato che non lo faccio mai, ma stavolta non ci sono riuscita - che sono state deluse da quel finale meh. Meh meh meh. The villain gets away with it. Lasciandosi alle spalle una scia di distruzione e casini. Da una criminale psicopatica e psicotica come Emily, e da una super mamma iper nevrotica e paranoica, mi aspettavo di meglio. Molto meglio. 

Emily e Stephanie vivono in Connecticut, sono vicine di casa e, all'apparenza, sembrano due mamme qualunque. Emily è una donna in carriera che lavora per Dennis Nylon, uno stilista ubriacone e drogato. Stephanie convive con le conseguenze delle sue azioni, ovvero la morte di suo marito e del suo amato fratello in un incidente d'auto. Ma non solo, Stephanie nasconde un grande segreto. Un grandissimo segreto che ci viene praticamente svelato all'inizio del romanzo: quando aveva diciotto anni, ha ricevuto la visita, inaspettata, del suo fratellastro Chris. Da quel momento, per quanto sbagliata fosse stata, l'attrazione tra loro è scoppiata e andavano a letto continuamente, insieme. L'incesto di Stephanie è stata la cosa più interessante di tutto questo piccolo romanzo. Un incesto dal quale è nato Miles, a cui Stephanie tiene più della sua stessa vita. Stephanie tiene anche un blog dove scrive della sua vita - edulcorata e finta - da mamma. Si discosta dalla verità, perché sa che se le sue lettrici scoprissero la verità, la lincerebbero. Emily, dal canto suo, ha grossi problemi psicologici. Dopo un passato di droga, alcolici e violenza domestica, è scappata dalla sua casa di famiglia e si è rifugiata nella costa Ovest. Sua sorella, la famosa gemella di cui nessuno sa, nella costa Est degli USA. Penso che due persone più piene di casini non si potessero incontrare, e invece Emily ha fatto in modo che la sua strada s'incrociasse con quella di Stephanie. 

Emily, per quanto psicopatica e psicolabile, è il fiore all'occhiello di questo romanzo. Un personaggio cattivo che sa di essere cattivo. Un personaggio senza scrupoli, crudele e diretto. Emily attacca bottone con Stephanie allo scopo di avere "un'amica" che parli della sua scomparsa, quando Sean, suo marito, avrà incassato la polizza assicurativa sulla sua vita. Ma Stephanie è un'impicciona, la classica vicina ficcanaso che vuole sapere tutto quello che fai e quando lo fai, a che ora della notte ecc, quindi non crede subito alla morte della sua cara amica Emily. L'elemento in più che c'è nel romanzo e che, secondo me, avrebbe reso il film migliore, non c'è. Ma non cambia nulla. 
Questo è uno dei pochi casi in cui il film è meglio del libro, garantito. 

Il romanzo presenta uno stile che mi ha messo un po' in confusione, all'inizio. C'è Stephanie che parla con le sue lettrici del blog, ovvero il POV visto attraverso ciò che si 'legge' nel suo blog. C'è il POV vero e proprio di Stephanie, che fa avanti e indietro tra passato e presente. C'è il POV di Emily, e anch'esso fa avanti e indietro tra passato e presente. E infine c'è il POV di Sean. La strategia narrativa utilizzata è quella del mockumentary, o una sorta di mockumentary, in cui il protagonista - il protagonista, o la voce narrante inaffidabile - si confessa al lettore. 

Mi aspettavo molto di meglio, sincera. Vi consiglio di vedere il film.

Vi saluto con una citazione, di Emily, di questo romanzo. Nonostante tutto, se v'ispira, leggetelo. Fatemelo sapere, poi!
"Mi ricordo di questo: nelle partite in cui c'è una posta in gioco molto alta c'è sempre un giocatore che gli altri chiamano 'pollo'. E alla fine della partita, state certi che il pollo avrà perso tutti i suoi soldi.
George Clooney disse: 'Se non capisci chi è il pollo, ci sono buone possibilità che il pollo sia tu."
(Emily)

xoxo,
Giada

mercoledì, agosto 16, 2023

RECENSIONE DE I SETTE MARITI DI EVELYN HUGO DI TAYLOR JENKINS REID

Buon pomeriggio, Fantastics! E benvenuti nella nuovissima rubrica "Giada legge libri popolari su Booktok e ne rimane soddisfatta". E' sempre un terno al lotto, quando si leggono libri popolari in quella piattaforma. Piattaforma che, tra l'altro, non frequento nemmeno poi molto. Io scopro che sono popolari su Booktok sempre dopo lol No, va bene, ho una lista di libri famosi sul Booktok che mi interessano, e questo era in cima alla lista, insieme a Una vita come tante <3 

PREMESSA
Questa copertina mi ha stregata fin dalla prima volta che l'ho vista, su Instagram. Solo dopo, ho scoperto che era un libro famoso su Booktok. Adoro i romanzi ambientati negli anni '50 e '60, anni fa mi lessi tutto Il Grande Gatsby e lo amai profondamente. I sette mariti di Evelyn Hugo non è solo un romanzo di costume, ma è anche un manifesto a favore delle coppie LTGBQ+ ed io, essendo bisessuale io stessa, mi sono rivista in Evelyn. In fondo, Evelyn ha espresso quello che penso anche io: perché dover scegliere? Perché doversi attaccare, per forza, un'etichetta addosso? Ognuno è fatto com'è fatto, le sue preferenze sessuali non ci riguardano e, anzi, se lo amiamo veramente dovremmo appoggiarlo e sostenerlo. Quindi, tanto di cappello per aver reso la bisessualità come si deve, Taylor Jenkins Reid. L'ho apprezzato davvero tanto! Inoltre l'ho trovato un romanzo molto profondo, forse al pari di 4321 di Paul Auster. Ovvio, perciò, che 5 stelline erano il minimo che potessi dare. 



TRAMA (DA LIBRIMONDADORI.IT)
DOPO ANNI VISSUTI LONTANO dai riflettori, la ex “divina” di Hollywood Evelyn Hugo, autentica icona della storia del cinema, è finalmente pronta a svelare la sua verità. E anche quella sui suoi sette mariti, naturalmente. Per farlo, sceglie Monique Grant, una reporter semisconosciuta. La più stupefatta è proprio Monique: perché proprio lei? E perché proprio adesso?

Si dà il caso che per la giornalista non sia proprio un gran momento: dopo pochi mesi dalle nozze il marito l’ha lasciata, e a trentacinque anni la sua vita professionale sembra già arrivata a un punto morto. L’incarico di scrivere la biografia di Evelyn Hugo potrebbe essere l’occasione che aspettava per dare una svolta alla sua carriera.

E così, nello splendido appartamento di Manhattan dell’attrice, Monique ascolta affascinata le parole di Evelyn: dagli esordi nella Los Angeles degli anni Cinquanta fino alla decisione di ritirarsi dalle scene trent’anni dopo, passando per i numerosi matrimoni, l’attrice rivela una storia di feroce ambizione, amicizia inattesa, e un grande amore proibito. Monique si sente sempre più vicina alla leggendaria star: a mano a mano che il racconto di Evelyn si avvicina alla conclusione, appare chiaro che le loro vite sono legate in modo drammatico e ineludibile.

RECENSIONE

Wow! Oh, wow! Ho finito I sette mariti di Evelyn Hugo ieri notte all'una e mezza, ma il turbine di emozioni che mi ha lasciato dentro continuo a provarlo ancora adesso. Che romanzo magistrale! Che romanzo profondo! Mi ha scavato dentro come pochi hanno fatto, quest'anno! La gif di Emma Stone sono io, ieri sera, dopo averlo finito... e con quel finale poteva solo essere questa la gif adatta.

Ma andiamo con ordine. (Ovvero: non lasciamoci prendere troppo dall'emozione e concentriamoci). Evelyn Herrera è una cubana che emigra, negli anni '40, negli Stati Uniti. E' una bambina che vive in un contesto familiare abusivo, quindi vi avverto dei TW in questo caso, con suo padre ubriacone e con sua madre che ne subisce le violenze giorno dopo giorno. Quando si sviluppa, Evelyn diventa una ragazzina magra con un bel paio di tettone. Questa è la sua caratteristica fisica principale. E poi, dopo la morte di sua madre, che sognava di diventare un'attrice di cinema famosa, decide di realizzare il suo sogno. Così inizia con piccole parti, smette di andare a scuola, fino a quando la sua strada non si incrocia con quella di Harry Cameron. Harry è un produttore cinematografico, colui che legge gli script e decide quali sono più adatti agli attori del suo studio di New York, i Sunset Studios. Ormai siamo negli anni '50, il periodo di transizione dai film in bianco e nero e muti, a quelli a colori e parlati. Evelyn si ritrova così a cavalcare l'onda di questo genere di film, adattandosi e cambiando personalità esternamente e internamente per trovare l'accettazione del pubblico. Si tinge i capelli di biondo e li accorcia. Devo dire che, questo cambiamento, mi ha ricordato molto Marylin Monroe. In realtà, quando ho letto la trama del romanzo per la prima volta, ho subito pensato che lei fosse una via di mezzo tra Elizabeth Taylor (famosa per aver avuto tanti mariti) e Marylin Monroe (la cui vita è molto simile a quella di Evelyn). 

Evelyn mi guardò intensamente. "Capisci cosa sto cercando di dirti? Quando ti viene data l'occasione di cambiare la tua vita, devi essere pronta a fare di tutto perché succeda. Il mondo non ti regala niente, tocca a te prendere tutto quello che ti serve. Se c'è una cosa che dovresti imparare da me, probabilmente è proprio questa."
(Evelyn Hugo a Monique Grant)

Evelyn conosce Don Adler, il suo primo marito. Il primo marito, che si rivela essere un ubriacone violento. E qui ho pensato: dopotutto, alla fine, le ragazze finiscono per scegliere l'uomo che più somiglia al loro papà. So che è un luogo comune, ma la prima storia d'amore di Evelyn (manovrata dagli Studious) me l'ha ricordato. E' proprio durante le riprese di Piccole Donne, il remake girato da Harry Cameron, che Evelyn conosce Celia St. James. Celia, oh, dolce piccola Celia! Celia, il cui vero nome è Cecilia Jamison, è una ragazza di diciannove anni quando approda agli Studious - Evelyn ne ha già ventuno - e il tuo talento prorompente spaventa le sue colleghe. Quella che doveva nascere come inimicizia tra due talentuose attrici, si rivelerà essere la miccia della loro attrazione. Perché Celia è segretamente, come Harry, omosessuale. E nell'America degli anni '50 e '60, le persone potevano essere messe psichiatrica o arrestate per l'omosessualità. Ma Evelyn non si riconosce in questa etichetta, sebbene sia fin troppo cosciente che uscire allo scoperto procurerebbe loro più problemi che benefici. Questo è Evelyn: un'abile giovane donna capace di studiare le mosse successive, al fine di ottenere ciò che vuole. E' l'unica che capisce, fin dall'inizio, che deve essere lei a manovrare la narrazione dei media per far sì che dicano ciò che vuole lei. Ha il totale controllo della narrazione, e li manipola a suo piacimento. Evelyn non sa bene come definirsi, non vuole farlo, ma sa che le piacciono sia gli uomini che le donne; perché si è innamorata di entrambi nel corso degli anni. E, nonostante i suoi numerosi matrimoni e il drama per motivi (a mio avviso, sensati) tra lei e Celia, il suo unico grande amore è sempre stato uno solo: Celia St. James.

Volevo darle tante cose. Volevo che ciò che era mio fosse anche suo. Mi chiesi se fosse così che si ci sentiva quando si amava qualcuno. Sapevo già cosa significava essere innamorati. Avevo provato quel sentimento in prima persona, lo avevo portato sullo schermo. Ma amare qualcuno era un'altra cosa. Amare era preoccuparsi per l'altro. Unire i propri destini e pensare: "Succeda quel che succeda, lo affronteremo io e te insieme."
(Evelyn Hugo)

I numerosi mariti di Evelyn sono, alla fin fine, soltanto una copertura. Un'abile mossa per nascondere ciò che è veramente agli occhi del mondo. E Celia, finalmente, lo accetterà. Ma, come prevedibile, la felicità non dura molto. E due personaggi molto importanti muoiono, lasciando un vuoto incolmabile nel cuore di Evelyn. Monique, dal canto suo, ancora non capisce perché abbia scelto proprio lei per narrare la sua biografia... e il plot twist che la riguarda, sarà una cosa molto dolorosa e molto intensa. Monique, dapprima indecisa se rimanere sposata con David oppure divorziare, alla fine prende la decisione più giusta per sé. Perché non c'è un'età giusta per trovare il vero amore, ed è meglio sapere cosa si vuole e cosa cercare, che accontentarsi di ciò che passa il convento.

Per la prima volta dopo tanto tempo, mi sembrava di avere una famiglia.
Non capisci veramente quanto hai corso, quanto hai sudato, quanto sei stanco fino a quando qualcuno non si ferma dietro di te e di dice: "Va tutto bene, adesso puoi lasciarti cadere. Ti prendo io."
Così mi lasciai cadere.
E Harry mi prese.
(Evelyn Hugo)

Un romanzo estremamente realistico, che presenta una narrazione che fa avanti e indietro tra passato (la storia della vita di Evelyn Hugo) e il presente (il POV di Monique Grant). Un romanzo che colpisce dritto al petto, senza tante cerimonie, perché è quello il suo scopo. Un romanzo sincero, dissacrante, che mostra le numerose sfaccettature che possiede una persona dentro di sé. 

Vi lascio, su questa lunghezza d'onda, con una citazione che rende perfettamente il senso del libro:
"Nessuno si merita niente." replica Evelyn. "Dipende tutto dalla voglia di andarti a prendere quello che desideri. E tu, Monique, sei una che ha dimostrato di averla, quella voglia. Quindi sii sincera con te stessa. Nessuno è mai solo vittima o carnefice. Siamo tutti una via di mezzo. La gente che si schiera da una parte o dall'altra non solo si illude, è anche penosamente banale."
(Evelyn Hugo a Monique Grant)

xoxo,
Giada

giovedì, agosto 10, 2023

RECENSIONE DE IL REGNO DEI MALVAGI (KINGDOM OF THE WICKED #1) DI KERRI MANISCALCO

Buon pomeriggio, Fantastics! Benvenuti a un altro episodio di "Giada legge libri trash e poi si arrabbia perché non rispettano le sue aspettative", il romanzo di oggi è Il Regno dei Malvagi, super popolare su Bookstagram e Booktok, di Kerri Maniscalco! Che dire? Questo libro è davvero brutto, ma con quel finale mi auguro (e spero con tutto il cuore) che migliori nel sequel, altrimenti non riesco a spiegarmi tanta (immeritata) popolarità.

PREMESSA
A gennaio, quando ero nella mia fase acuta di lettura, volevo recuperare Il Regno dei Malvagi. Poi, dato il mio bisogno di scrivere il mio di romanzo, ho accantonato questa lettura a favore della mia scrittura. Una buona scelta, dato che in due mesi ho scritto più di 300 pagine e che ora sto abbastanza da schifo per riuscire a continuare a farlo. Ma, tornando a noi... I Tortellini di Spaghetti Fantasy mi avevano avvertito che questo libro era brutto, davvero molto brutto, ma io speravo di smentirli. Insomma, fino a quando non l'avrei letto, non avrei potuto dare un giudizio. La cover, poi, mi ispirava un sacco. Cioè, fantasy dark? Count me in! Peccato che non solo sono stata estremamente delusa da questo romanzo, ma mi ha pure fatta incazzare come solo pochi romanzi, da quando sono blogger, ci sono riusciti. I motivi li troverete sotto, e sono tanti, ma cercherò di stringere perché Cobra Kai mi aspetta su Netflix. Tanto ho già deciso quale sarà la mia prossima lettura, e spero in un palate cleaser per togliermi di dosso tutta questa bruttura. 

TRAMA (DA LIBRIMONDADORI.IT)
Emilia e Vittoria sono gemelle; appartengono a una delle tredici famiglie di streghe nascoste a Palermo ma, come tutte, stanno bene attente a celare la loro vera natura. Per questo lavorano da Mare e Vino, il rinomato ristorante di famiglia, come due normalissime ragazze.

Una sera, però, Vittoria non si presenta al lavoro. Sarà proprio Emilia a trovare il cadavere profanato della sorella. Distrutta dal dolore, decide che farà di tutto per scoprire chi sia il brutale assassino e vendicarla. Anche a costo di usare la magia nera, da tempo messa al bando. Anche a costo di allearsi con Ira, uno dei sette Principi dell’inferno, i Malvagi. Fin da quando era piccola, le hanno sempre detto di guardarsi da loro, ma Ira giura di essere dalla sua parte, e di aver ricevuto l’incarico di risolvere il mistero degli omicidi che stanno insanguinando la Sicilia. Ciò che Emilia dovrebbe ricordarsi è che, quando si ha a che fare con i Malvagi, niente è come sembra.

RECENSIONE
Santo cielo, raga! Questo romanzo è la perfetta depiction di come il mondo letterario italiano sputa merda sugli autori self e gli rompe le palle per le ricerche fatte/non fatte, e fa passare questo per romanzo per bellissimo e top. Ne ho letti di romanzi brutti, da quando sono blogger. Ne ho letti, anche fuori il mio range di età, che ho amato da una parte e odiato dall'altra. Ne ho letti di talmente brutti da essere come una droga, che ti spingevano ad andare avanti a leggere solo per scoprire quale altra stronzata avrebbe fatto la protagonista (Kiss me like you love me, per esempio), ma questo... Questo li supera tutti. Tutti. Ci ho messo due settimane a finirlo, e non mi succede mai. Io i fantasy me li mangio a colazione. Ero curiosa di scoprire questo. Ci ho messo tutta la mia buona volontà, ma non sono proprio riuscita a mandarlo giù. Sorry not sorry.

Il Regno dei Malvagi comincia con Emilia Di Carlo, una strega di diciotto anni, molto introversa, chiusa in se stessa e amante dei libri. Il completo opposto della sua ribelle e procace sorella gemella, Vittoria. Emilia è innamorata del frate del convento, il bel Antonio. Ma Emilia, però, non è una strega qualunque. E' una delle 13 streghe degli astri (o delle ombre, non ho ancora ben capito quale delle due lei sia) sparse per tutta Palermo, che non possono avere contatti ma con cui lei ha contatti, vedi Claudia Santorini (e scusate, qui ho riso forte. Perché è inverosimile che in Italia ci siano cognomi così assurdi, come quello di un'isola greca) che dapprima è sua amica, poi cambia e diventa la sua amica del cuore e poi alla fine diventa la sua migliore amica. Vittoria viene uccisa brutalmente dai Malvagi, i Principi dell'Inferno che dapprima viene detto che non possono lasciare i loro Regni o devono farlo solo su invito, e poi scopri che gironzolano in giro per Palermo come se niente fosse senza alcuna costrizione magica. La cosa più assurda di tutte è, senza dubbio, il periodo storico in cui è ambientato il romanzo. Quando Emilia parla (perché è tutto scritto in prima persona, col suo POV) sembra che il romanzo sia ambientato ai giorni nostri, ma no. La Maniscalco ci dice che, invece, è ambientato nel Regno d'Italia nel 1800. Il Regno d'Italia ha avuto luogo tra il 1861 e 1946, quindi potrebbe essere ambientato in uno qualsiasi di questi anni, data la vaghezza con cui viene descritta ogni cosa. A ciò si aggiunge l'assurdità del ristorante della famiglia (l'autrice ci fa sapere, nella dedica, che lei ha un ristorante di famiglia in Sicilia, btw) e che quindi Emilia e Vittoria (cioè, prima che lei morisse malamente) dovevano occuparsi dei servizi serali e del mattino. Tralasciando l'elemento della lunga coda al loro ristorante, i ristoranti manco esistevano nel periodo storico vago indicato, quindi mo non ha nessunissimo senso. Le do atto solo per aver descritto dei piatti davvero invitati nel libro, ma solo questo. Se avesse messo lo stesso impegno in che so, fare ricerche per il libro, sarebbe stata una scelta molto più saggia. Come qualcuno ha detto su Goodreads, questo non è né uno YA né un NA Dark Fantasy, è un libro di cucina. 

Emilia evoca, contro la sua volontà, il Principe Ira. Ira, la cui unica caratteristica è l'esser figo, a quanto pare. E la santerellina inizia a metter in dubbio tutte le credenze che le sono state inculcate dalla Nonna fin da quando era una bambina. Una cosa che mi ha lasciato davvero perplessa è che gli americani pensano che gli italiani siano solo questo: cucina, tanto cibo e mercati dove contrattare il prezzo delle cose. Ma sul serio? Siamo solo questo??? I Principi dell'Inferno dovrebbero essere dei personaggi crudeli, sanguinari, egoisti. Ma sono delle macchiette. Macchiette, vi giuro. E po' Emilia è un plot armor senza uguali; qualunque cosa le succeda, lei sopravvive sempre. Mi ha ricordato i personaggi di Riverdale o di Teen Wolf, dove non muore mai nessuno veramente. O dove nessuno si ferisce a tal punto da rischiare di morire. Tra l'altro, Emilia si comporta malissimo con Ira, che in realtà è piuttosto gentile nei suoi confronti. Emilia è una idiota. L'ho detto su Instagram, su Goodreads, e lo dico anche qua. E' una idiota decerebrata. Passa da essere una santerellina e una boriosa arrogante odiosa, e personalmente l'avrei presa a schiaffi più di qualche volta. Vittoria, il personaggio davvero interessante, è morto all'inizio quindi non si fa nada. Ma poi vogliamo parlare dei Principi dell'Inferno? La struttura del loro mondo è vaga, ancor più vaga della Sicilia del Regno d'Italia della Maniscalco, e pensavo che il diavolo fosse un'entità a se stante e non che fosse il Principe Superbia. Ma poi perché??? Che senso ha?? Questa cosa mi ha mandata tantissimo in confusione, non ne capivo davvero il motivo. Gli editor dicono sempre che, anche quando siamo in un contesto fantasy, le regole devono essere ben chiare. Cioè, non puoi cambiarle dal giorno alla notte senza una motivazione plausibile. Quindi, Kerri, perché hai reso il diavolo nella figura di Superbia, quando ce l'hai menata per 300 pagine facendoci credere che fossero due cose diverse???

Giuro, ci ho provato a farmelo piacere. Fino a pagina 200 pensavo 'è così brutto che è pure bello' (allego gif esplicativa sotto), ma poi è stata una fiera dello stereotipo italiano e dell'assurdo. Voglio dire, se volevo dell'assurdo scritto bene mi leggevo il Realismo Magico e non questo libro brutto. Perché è davvero brutto. Molto molto brutto. 



Il finale mi ha incuriosita molto, quindi spero che migliori col tempo. Se c'è una cosa che After mi ha insegnato è che anche i libri brutti possono migliorare col tempo, basta averne fiducia. Ti concedo una seconda chance, Maniscalco. Ma solo perché mi ritengo una persona di ampie vedute e disposta a riprovarci. Spero, però, che tu non mi deluda. 

Vi saluto con una citazione tratta da questo romanzo, che vi invito comunque a leggere.
"Quella non era una favola. Nessuno l'avrebbe strappata dall'abbraccio della morte. Io avrei dovuto proteggerla."
(Emilia Di Carlo)

xoxo,
Giada

venerdì, agosto 04, 2023

RECENSIONE DI QUESTE GIOIE VIOLENTE (THESE VIOLENT DELIGHTS #1) DI CHLOE GONG

Buon pomeriggio, Fantastics! Finalmente, dopo tanto, ho recuperato il super famoso Queste gioie violente, palese riferimento a Romeo e Giulietta e, spoiler, ho usato la stessa cit anche nel primo romanzo della mia saga. Quindi, da amante di Shakespeare e delle sue opere da sempre, non potevo perdermi il retelling che impazza nel Bookstagram e nel Booktok, obv.

PREMESSA
Queste gioie violente l'ho trovato per la prima volta l'anno scorso, per puro caso, scorrendo la home di Instagram. Nel profilo di una blogger che ora seguo assiduamente, ovvero Arcadia. Quindi, nel caso, passate anche sul suo profilo Ig e date un'occhiata alla sua recensione del romanzo, okay? In realtà stavolta non avevo alte aspettative, solo perché ho avuto la geniale idea di scorrere le recensioni su Goodreads - solo le prime tre, btw - ed erano tutte e tre negative. Super negative, oserei dire. Ma questo è il secondo libro che leggo dopo l'operazione, quindi in un certo senso ci sono affezionata. I riferimenti all'opera di Romeo e Giulietta ci sono, credetemi. In piccoli dettagli, ma ci sono. E, in fondo, non è forse nei dettagli che si cela il diavolo? Okay, sono decisamente sotto l'influsso del romanzo. Di solito, quando mi capita, mi ritrovo a parlare/scrivere come il romanzo che ho appena finito di leggere. E questo, dopotutto, per me significa che, a modo suo, il romanzo ha fatto centro su di me.

TRAMA (DA MONDADORI.IT)
Corre l’anno 1926 e a Shanghai, scintillante come non mai, si respira un’aria di dissolutezza. Una faida sanguinosa tra due gang nemiche tinge di rosso le strade, lasciando la città inerme nella morsa del caos. Al centro di tutto c’è la diciottenne Juliette Cai che, dopo un passato lontano dagli affari di famiglia, ha deciso ora di prenderne in mano le redini e assumere il ruolo che le spetta di diritto nella Gang Scarlatta, un’organizzazione di criminali completamente al di sopra della legge. Ma non sono gli unici a voler imporre il proprio controllo sulla città. A contendere il loro potere, infatti, ci sono i Fiori Bianchi, nemici da generazioni. E dietro ogni loro mossa, c’è il loro rampollo, Roma Montagov, il primo amore di Juliette… ma anche il primo ad averla tradita.

Quando gli affiliati di entrambe le gang iniziano a mostrare segni di instabilità, che culminano in suicidi cruenti, si diffondono strane voci. Si parla di contagio, di follia, di mostri nascosti nell’ombra. A mano a mano che le morti si accumulano, Juliette e Roma sono costretti a mettere da parte le armi – e il rancore che provano l’una per l’altro – e a iniziare a collaborare. Se non riusciranno a fermare il caos che sta sconvolgendo la loro gente e Shanghai, non resterà più nulla su cui esercitare il loro dominio.

In questa spettacolare e originalissima rivisitazione del classico di Shakespeare, Chloe Gong conduce i lettori in un viaggio avventuroso e commovente durante il quale violenza e passione si mescolano nei destini dei giovani protagonisti.

RECENSIONE
E' da dieci minuti che cerco la gif perfetta per questo intro di recensione, ma non riesco a trovarla. Quindi, si fa senza gif di intro. Queste gioie violente è un romanzo carino, un retelling di Romeo e Giulietta ambientato nel 1926 nella città coloniale di Shanghai, a sua volta divisa tra i popoli colonizzatori (Francia, Inghilterra) e divisa tra le bande di gangster che comandano la città (La Gang Scarlatta e i Fiori Bianchi). La divisione tra la Gang Scarlatta e i Fiori Bianchi è un palese richiamo alla guerra tra famiglie ambientata a Verona, tra i Montecchi e i Capuleti - a un certo punto, Juliette assegna come nome falso proprio Montecchi a Roma Montagov. 

Erano tutti orribili, spietati e pieni di odio, ma d'altro canto lo era anche Juliette. La minuscola differenza era che lei era anche cauta, sempre pronta a controllare quanto di quell'odio lasciava trapelare affinché esso guidasse la sua mano.
(Juliette Cai)

Ma andiamo con ordine. Juliette Cai è l'erede della più feroce e crudele gang di Shanghai, la Gang Scarlatta. Allo stesso modo, Roma Montagov è l'erede della gang rivale, i Fiori Bianchi. Siamo nel 1926, e sono passati quattro lunghi anni da quando Roma e Juliette sono stati insieme come coppia, andando contro il volere dei loro padri. Juliette è stata spedita a New York, dove ha dovuto nascondere la sua 'cinesità', se così si può chiamare, e adattarsi ai modi di fare e allo stile di vita americano. La morte di tutta la servitù, specie di Tata, a cui era affezionata l'hanno segnata profondamente. Roma Montagov l'ha tradita e lei lo odia profondamente per questo. Roma ha dovuto fare ciò che doveva per salvare la faccia e l'apparenza, perché il suo potere stava rischiando di venir spodestato. E se non avesse avuto la gang, la sua famiglia a coprirgli le spalle, sarebbe rimasto senza nulla. Juliette è una ragazza di diciannove anni fredda, calcolatrice e molto astuta. A volte, così tanto badass da risultare una stronza patentata. Roma, dal canto suo, è tutto passione. Tutto impulsi. Tuttavia, l'amore che provavano l'uno per l'altra non è morto, anzi, vive ancora sotto le ceneri delle persone che erano quattro anni prima e vive in quelle che sono state costrette a diventare ora. 

Un tempo, Roma sarebbe stato in grado di leggerle dentro. Ma ormai erano passati quattro anni. Lui era cambiato. E anche lei.
(Juliette Cai)

Juliette incontra, pur contro il suo volere, un mercante di droga appena arrivato in città: Walter Dexter. Un inglese viscido, con un figlio altrettanto viscido, che possiede una villa nella trincerata Concessione francese. Paul Dexter ha messo gli occhi su Juliette e la vuole, ma lei lo liquida con finta gentilezza. Un mostro emerge dalle acque del fiume Hangpu, un drago da cui eruttano insetti che si insediano all'interno dell'ospite conducendolo alla follia. E, con lo scopo di fermare la follia dilagante a Shanghai, che porta le persone a tranciarsi la gola con le proprie mani, Juliette decide di stringere un'alleanza con il suo peggior nemico: Roma Montagov. Dapprima timorosa che Roma le rubi le informazioni per usarle contro di lei, alla fine Juliette si renderà conto che non è solo il suo di cuore a sanguinare per gli eventi che sono seguiti la sua spedizione in America. 

Il problema dell'odio era che, quando l'emozione iniziale si affievoliva, le reazioni rimanevano lì. I pugni serrati e le vene che ardevano, la vista sfocata e il battito cardiaco accelerato. E, in preda a quelle reazioni, Juliette non aveva il controllo su ciò che avrebbero potuto scatenare.
Come la nostalgia.
(Juliette Cai)

Un romanzo molto lento, devo dirvelo. Per buona parte della prima parte, era pieno di similitudini e/o metafore che rallentavano la lettura (come se/come X), poi la seconda parte è migliorata e quelle metafore sono sparite per lasciar posto a una narrazione più immaginifica, vivida e cinematografica. Tuttavia, il ritmo narrativo non è stato per niente distribuito bene. Si passa da un ritmo molto lento, fino a metà delle 388 pagine, per poi accelerare di botto nelle ultime 50. Ecco, questo non mi è piaciuto affatto. Una delle cose che ho apprezzato di più, oltre ai riferimenti all'opera di Romeo e Giulietta di Shakespeare, sono senza dubbi i personaggi di contorno: Kathleen e Rosalind Lang (personaggio che conosco solo grazie al film su Disney+, sulla cugina di Giulietta), Benedikt Montagov e Marshall Seo. Benedikt e Marshall proprio amore folle, raga. Forse la miglior coppia/non coppia in un romanzo. Dico questo perché, in un paese retrogrado com'era la Cina degli anni '20, anche l'omosessualità latente era considerato un male o una sorta di crimine. Quindi, tanto di cappello per il cast di contorno, l'ho amato follemente. E non vedo l'ora che arrivino in Italia i due romanzi su Rosalind Lang. 

Vi saluto con una citazione tratta da questo romanzo a cui ho dato 4 stelle, e vi invito a leggerlo. Perché, insomma, è un romanzo carino e, dopotutto, l'ho trovata una bella lettura:
"Roma non aveva paura. Aveva paura solo del potere altrui. I mostri e le cose che camminavano di notte erano forti, ma non erano certo potenti. C'era una bella differenza."
(Roma Montagov)

xoxo,
Giada