PREMESSA
Chi mi conosce sa che amo il Realismo Magico, un genere letterario proprio del Latinoamerica che mischia elementi di magia o fantastici a contesti reali. Io e la Allende ci siamo incontrate quando andavo in quarta superiore e ho deciso di portare "La casa degli spiriti" come argomento di tesina, col senno di poi avrei dovuto portare questo libro invece di quello, per la vastità di argomenti trattati. La Allende per me è una certezza. E' la mia autrice preferita, quella da cui ritorno ogni volta che ho un blocco creativo o quella a cui mi rivolgo quando ho bisogno di storie intense raccontante all'interno di un contesto politico che funge da critica al periodo storico in cui lei ha vissuto.
TRAMA (da Goodreads)
Sullo sfondo dell'inquieto scenario della società cilena, il sorgere di un amore tra due giovani giornalisti impegnati in una pericolosa indagine. Evangelina, una ragazza di facoltà medianiche, sparisce all'improvviso sequestrata dalla polizia. I due giovani, Irene e Francisco, si mettono alla sua ricerca, percorrendo una triste trafila che li porta dai commissariati alle carceri, dalla morgue ai campi di concentramento, mentre l'incubo della dittatura si fa sempre più incombente. Nell'appassionata descrizione della crescita sentimentale ed etica dei due giovani, dietro cui si cela una vicenda collettiva dura e drammatica, e nella perfetta costruzione di una trama che si fa via via sempre più avvincente, Isabel Allende dispiega ancora una volta le grandi doti di narratrice che hanno fatto deLa casa degli spiriti un bestseller mondiale.
RECENSIONE
Ogni libro di Isabel Allende è un viaggio. Un viaggio travolgente e sconvolgente che mi porta in Sud America, vicino alla Cordigliera, nei villaggi arsi dal caldo e pieni di polvere, nell'umido della foresta. Isabel Allende è una garanzia, e anche in questo romanzo, si conferma la grande autrice che è. Ci troviamo nel villaggio rurale di Los Riscos, due ragazze, scambiate nella culla alla nascita vivono ognuno la vita dell'altra e amano la loro famiglia adottiva: sono Evangelina Flores e Evangelina Ranquileo. Evangelina Ranquileo è il totale opposto di Evangelina Flores, dove la prima è bionda, magra e delicata, l'altra è una ragazzotta di campagna piena di energia. Evangelina Ranquileo, però, presenta doti medianiche che sconvolgono la sua famiglia e Digna, la madre, cerca in ogni modo di porvi rimedio. La narrazione si sposta, presentandoci la famiglia Leal, in cui il professor Leal, docente universitario è un fervente idealista con idee anarchiche e vuole che la dittatura cada perché si possa stabilire un governo che faccia davvero qualcosa di utile per il popolo. Conosciamo quindi i figli dei Leal, ma i POV che vengono mostrati con maggior frequenza sono quelli di Francisco Leal. Francisco è un ragazzo sensibile, colto (ha studiato psicologia e ha passato un anno in Europa, com'era tradizione all'epoca) che decide di diventare fotografo per un giornale liberalista. E' qui che Francisco conosce la bellissima, eccentrica e originale Irene Beltrán. Insieme, i due indagheranno le doti medianiche di Evangelina Ranquileo, e ne indagheranno le conseguente sparizione.
I problemi d'amore, le difficoltà economiche, gli interessi dei due giovani si staglieranno sullo sfondo di un Cile in piena animosità, causata dalla repressione del Generale, il dittatore. La politica e i sentimenti si mescolano creando così un atmosfera densa di una tensione sempre più crescente, che culminerà proprio nella sparizione di Evangelina Ranquileo. La censura, la polizia di stato (che veniva organizzata come un esercito a parte, con una sua amministrazione e le sue regole), i soprusi di quest'ultima nei confronti dei più deboli porteranno al tema centrale del romanzo: i desaparecidos. I desaparecidos hanno un ruolo centrale, in quanto diretta conseguenza del regime dittatoriale, perché oppositori politici o semplici persone che simpatizzavano con il sindacato (e dato il periodo storico, la paura che avvenisse una rivolta stile Rivoluzione Russa del 1917 che portasse al potere i comunisti era elevata) o che lottavano per avere gli stessi diritti degli aristocratici. Quando Irene e Francisco scopriranno cosa si cela nella miniera di Los Riscos, apriranno un vaso di Pandora che li spingerà a diventare i nemici dello Stato. Il regime militare, che puntava sulla segretezza di tali malefatte da parte della polizia, tentò di liquidare i desaparecidos come morti di cui bisognava dimenticarsi al più presto, rifilando favolette sull'ottima condizione dello Stato... Quando invece le persone più povere morivano di fame, e il resto della popolazione lottava per sopravvivere agli stenti. In genere i desaparecidos erano dapprima prigionieri politici che venivano arrestati, ma che in seguito sarebbero stati uccisi perché sapevano troppo. Un esempio di questo modo d'agire da parte del governo lo abbiamo in Faustino Rivera, che viene ucciso da un camion che è venuto fuori dal nulla.
Come sempre, Isabel Allende riesce a mescolare in modo sapiente i sentimenti umani con le atrocità della politica, creando un romanzo molto intenso che a mio avviso dovrebbe essere letto da tutti gli studenti di medie e superiori, perché ancora oggi ci sono persone in Sud America che aspettano di poter riconoscere i resti dei propri cari e di dare loro degna sepoltura. Perché ci sono ancora oggi persone che combattono contro trafile burocratiche, liquidando tutto il loro denaro, senza sapere se riusciranno mai a vedere i resti dei loro parenti o amici. I temi e i sottotemi presenti in questo romanzo offrono un ottimo spunto da cui partire per poter parlare delle condizioni in cui vivevano i poveri durante la dittatura, le condizioni e le torture a cui venivano sottoposti i prigionieri politici e le fosse comuni nelle quali venivano buttate per cancellare la loro esistenza poiché sapevano troppo. Io mi sento davvero di consigliarvelo, perché sono davvero pochi i libri che trattano questi argomenti. Per me sono cinque stelle super meritate.
Vi lascio con una citazione tratta da questo libro che vi consiglio caldamente, se volete conoscere la vera faccia dell'America Latina:
"Lei considerava se stessa come una cometa navigante nel vento e, spaventata dai propri trambusti interiori, cedeva talvolta alla tentazione di pensare a qualcuno che ponesse freno ai suoi rimorsi; ma questi stati d'animo le duravano poco. Quando meditava sul futuro diventava malinconica, per questo preferiva vivere in libertà finché le fosse stato possibile."
(Irene Beltrán)
xoxo,
Giada
L'ho letto anche io e l'ho trovato bellissimo
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