PREMESSA
Avevo voglia di leggere romanzi storici, per questo sono andata nella biblioteca del mio paese e ho scelto due libri. Il primo era questo. Dante è sempre stato un poeta che mi ha affascinato molto, ma non ho mai provato a leggere romanzi incentrati sulla sua figura di poeta e le vicende legate alla sua vita. Bene, ho iniziato a leggere questo romanzo che, a mio avviso, ha poco del romanzo. Mi è piaciuto abbastanza, ma mi ha lasciato molto perplessa perché più volte, durante la lettura, mi sembrava di leggere un saggio storico e non un romanzo.
TRAMA (da Goodreads)
Francesco Fioretti, basandosi sul poema più importante di tutti i tempi, costruisce ad arte due gialli storici che tengono il lettore con il fiato sospeso fino alla fine. Ne Il libro segreto di Dante, la figlia del poeta, suor Beatrice, un ex templare di nome Bernard e un medico, Giovanni da Lucca, nutrono l’atroce sospetto che la morte di Alighieri non sia stata provocata dalla malaria, bensì sia avvenuta per mano di qualcuno che desiderava nascondere un segreto. Iniziano così una doppia indagine: mentre cercano con fatica di decifrare un messaggio in codice lasciato da Dante su nove fogli di pergamena, si mettono sulle tracce dei suoi presunti assassini. Non sarà facile trovare la chiave del segreto occultato nella Commedia e scoprire chi voleva impedire che l’opera fosse terminata.
RECENSIONE
Onestamente non so da dove cominciare questa recensione, perché nonostante la tematica mi abbia affascinato, non sono completamente soddisfatta. Il punto focale del romanzo è Dante, il sommo poeta italiano che per primo scrisse in volgare per permettere anche alle persone appartenenti ai ceti più bassi di poter leggere quanto vi era scritto. Qui Dante è morto già da un bel pezzo e si è creata un'aurea mistica attorno alla sua figura, ci sono persone che iniziano a dire che il suo poema aveva previsto quanto sarebbe successo negli anni successivi, che era un pazzo, che si era inimicato la Chiesa e lo Stato ecc. Troviamo, come personaggi di contorno, l'ex templare Bernard, che dopo aver abbandonato l'Ordine va' a Firenze e scopre che Dante è morto. Allo stesso modo, nei primi capitoli, conosciamo subito Antonia, o suor Beatrice, figlia di Dante... una giovane donna che ha scelto di prendere i voti per non finire nelle mani di subdoli conti che volevano approfittarsi di lei oppure screditarla dopo la cacciata del padre da Firenze perché guelfo bianco. Insieme, Giovanni da Lucca, suor Beatrice e Bernard scopriranno che la Divina Commedia nasconde un segreto che conduce all'Arca dell'Alleanza di cui si narra nelle Sacre Scritture e questo fa supporre ai tre che Dante sia stato un Templare lui stesso o persino un Grande Maestro dei Templari. A fare da cornice al romanzo ci sono i personaggi "negativi" come Mone dei Bardi, che scopriremo non essere un cattivo a tutti gli effetti. Il contesto politico, sociale e artistico è sicuramente ben reso, ma più volte ho trovato la lettura pesante e fin troppo piena di termini latini che senza dubbio hanno servito allo scrittore per rendere l'atmosfera del tredicesimo secolo, ma che hanno appesantito il romanzo riempiendolo di termini fin troppo tecnici.
Il motivo per cui ho dato 2 stelle e mezza a questo romanzo è perché a me sembra tutto, fuorché un romanzo. Come dicevo, in più punti mi è sembrato di leggere un saggio storico su Dante e sulle sue opere, mi è sembrato di essere all'università e di frequentare quel ciclo di incontri su Dante (a cui io però, l'anno scorso, non ho partecipato). E' indubbiamente bravo il professore Fioretti, si vede che ama il suo lavoro e lo apprezzo per questo; ma mi duole dire che questo testo mi è sembrato un grande e pesante saggio storico. Il finale ha alzato un po' la mia valutazione, ma neanche moltissimo perché credevo che questo grande mistero (su cui si basa il libro) venisse svelato invece è finito in un nulla di fatto. L'inizio è molto molto lento, i personaggi entrano poco in azione e il fatto che non venisse svelato il mistero su cui è basata l'intera trama del libro, mi ha fatto anche un po' arrabbiare. Questo libro non ha una trama forte a suo sostegno. Pensavo di trovarmi di fronte ad un libro in stile Dan Brown, invece non lo era.
Vi saluto con una citazione tratta da questo libro che vi invito comunque a leggere, per confrontarci civilmente su di esso:
"Non importa, non c'è più tempo in guerra per la colpa e l'innocenza, ma ci vuole un bel coraggio adesso a battersi dalla parte sbagliata, perché se Dio ti abbandona, alla fine senti soltanto, in ogni fibra del corpo, la paura di morire: nient'altro che questo, una paura terrificante, insensata, che inali dall'aria insieme all'odore del fumo e ha ormai il sapore di una sentenza inappellabile."
(Bernard)
PREMESSA
Non mi piace lasciare i libri a metà, e se lo faccio è per una buona ragione. Questo non ho voluto abbandonarlo. Ho deciso di proseguire con la lettura del secondo libro riguardante la figura di Dante nei primi anni della sua giovinezza. Mi dispiace dirvi che questo libro mi ha lasciato impressioni molto simili a quelle del primo, poiché in molte parti l'ho trovato pesante e noioso.
TRAMA (da Goodreads)
La profezia perduta di Dante, invece, ci fa incontrare un Alighieri ancora diciottenne che, insieme al fraterno amico Guido Cavalcanti, si ritrova alle prese con un brutale omicidio: due cadaveri abbracciati nel rigor mortis, trafitti da un unico colpo di spada. Sono Paolo e Francesca. Dante e Guido sospettano subito di Gianciotto, marito di Francesca e fratello maggiore di Paolo. Ma la verità pare essere meno scontata… Sarà Dante a sciogliere l’enigma, prima di immortalarlo nei versi più belli della Divina Commedia.
RECENSIONE
Come vi dicevo, non sono molto felice nemmeno di questa lettura. La ragione è da ricercarsi nel fatto che io ero convinta che alla fine Dante e Guido avrebbero smascherato il colpevole, ma il tutto si è concluso in un nulla di fatto pure qui. In questo romanzo incontriamo un Dante diciottenne, che si divide tra tre donne con cui conosce tre diversi aspetti della carnalità e della passionalità: monna Viola, monna Beatrice "Bice" e monna Gemma, senza contare monna Matelda (la famosa trentesima ragazza). Dante è un giovane ragazzo passionale che è alla ricerca di se stesso e del suo ruolo nel mondo, è alla ricerca dell'amore vero e per questo si da' da fare con queste tre donne. Saranno queste donne a essere le protagoniste delle sue prime opere. Un elemento che ha reso il libro più interessante è senza alcun dubbio Guido Cavalcanti, ricco poeta che a causa di una delusione d'amore ha smesso di credere in esso. Dante sembra quasi un donnaiolo in questo romanzo, passa senza remora da una donna all'altra, fa la corte a una, va a letto con un'altra, desidera in realtà sposarsi con un'altra mentre è già promessa ad un'altra ancora. Io non vi nascondo che ho faticato a comprenderlo. I suoi atteggiamenti nei confronti delle tre donne non sono mai chiari, ma il più delle volte sono confusi e confondono ancora di più la trama. Paolo Malatesta confessa ai suoi amici di essersi innamorato di Francesca da Polenta mentre i due leggevano di Lancillotto e Ginevra, quel bacio cambierà tutte le carte in tavola e condurrà i due cognati amanti alla morte. Il mistero alla base di questo libro, e che Dante dovrebbe sciogliere, è scoprire chi li ha uccisi. Ma non succede nel modo in cui lettore vorrebbe e questo lo lascia con l'amaro in bocca. Dante svelerà pure l'enigma della morte di Paolo e Francesca, ma non lo dice ad anima viva. Chiede solo al padre di Francesca di poter il nome e la vicenda della figlia nel poema che sta scrivendo.
Dire che sono delusa è dire poco. Non c'è nessun enigma da risolvere. Ancora una volta, qui ho letto gran poco del "romanzo storico" e molto del "saggio", e ciò che mi ha spinto a questo giudizio è anche il fatto che l'autore abbia scelto di inserire pagine su pagine di una sorta di mini-saggio all'interno di questo libro; appesantendolo ulteriormente.
Siccome non ho trovato citazioni che hanno destato la mia curiosità, vi saluto qui.
xoxo,
Giada
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