lunedì, aprile 21, 2014

Il cavallo e il ragazzo, C.S. Lewis (prima parte)

Buona sera, bloggers e lettori! Finalmente ho finito di leggere questo romanzo breve molto bello e molto interessante, il quale è una sorta di storia minore parallela alla storia principale (come quelle che scrivo io, parallele alla storia principale della mia saga).


Questa storia ha luogo durante il periodo d'oro del regno del re Supremo di Narnia Peter e ha per protagonista Shasta, un ragazzo di umili origini adottato da un rozzo pescatore di nome Arshish che lo fa lavorare giorno e notte per un salario misero e il quale gli dà come cibo ogni giorno solo un tozzo di pane. Shasta vive vicino al mare, ma ha sempre desiderato vedere cosa c'è nel mondo oltre quella distesa d'acqua e se è possibile vivere una vita diversa dalla sua. Lentamente, il lettore onnisciente ci racconta le emozioni di questo ragazzino e scopriamo che quest'ultimo vive in una delle terre più lontane di Calormen, un regno governato da Rabadash, uno spietato dittatore che tiranneggia sui suoi pari con violenze e punizioni corporali di ogni tipo, accecato dal desiderio di salire al trono e con una sete di potere insaziabile, la quale è tale perché è l'ultimo di tanti fratelli. Un giorno nella casa del pescatore si presenta un tarkaan, un nobile e ricco signore di Calormen, che vuole comprare Shasta per sette mezzelune (questa è la moneta che si usa nel mondo magico di Lewis) e il padre adottivo di Shasta si perde in tantissimi giri di parole e un sacco di citazioni dai grandi poeti del passato, fino a quando i due arrivano ad un accordo sul prezzo del ragazzo e l'uomo invita il tarkaan a dormire nella sua umile dimora. Sentendo il pescatore raccontare come l'ha trovato, il ragazzo si immagina ricchezze di ogni tipo e sogna una vita migliore, infatti Shasta non è figlio suo ma l'ha salvato dopo che una tempesta in mare aveva fatto morire le persone che erano in barca con lui; riflettendo Shasta si avvicina al cavallo e si augura che questo possa parlare perché non sa cosa fare e spera che parlando con un animale - il quale sembra palesemente un comune cavallo - possa aiutarlo nel prendere la giusta decisione, o magari una sola decisione che potrebbe cambiare per sempre la sua vita. Ma...Ecco che il cavallo parla! Shasta non era preparato per una sorpresa del genere e crede d'essersi immaginato ogni cosa, ma il cavallo Brindodondandodà gli risponde e gli dice che lui sa parlare e che il suo padrone è un ragazzo cattivo che lo tratta male e che probabilmente renderà lui schiavo se non scappa al più presto. Shasta e Bri decidono di scappare insieme e dopo che il ragazzo ha preso la sella e il resto dell'attrezzatura gli insegna a cavalcare. Le prime ore di cavalcata si rivelano durissime per Shasta che ha male alle gambe e Bri, preoccupato per lui, lo fa scendere e si rotola nell'erba, Shasta gli dice che è buffo e il cavallo se la prende con lui perché vuole avere un atteggiamento rispettabile e un modo di fare impeccabile quando tornerà a Narnia, non vuole assomigliare ai comuni cavalli muti. Scopriamo così la storia di Bri: Bri è un animale parlante proveniente dal regno di Narnia, una terra rigogliosa, bella e pacifica governata dal re Supremo Peter e dal re Edmund insieme alle loro sorelle Susan e Lucy, ma che è stato rapito quando era solo un puledrino e si è guadagnato il rispetto degli umani facendo ciò che gli dicevano di fare, e soprattutto non parlando, comportandosi come un animale muto e stupido come sono tutti i comuni animali della terra; ma in realtà lui è uno dei più valorosi destrieri di quel magico mondo. Bri ne parla con nostalgia e insieme a Shasta decide puntare verso Nord, verso Narnia; ma c'è un dettaglio particolare che devo assolutamente raccontarvi: nel titolo originale, in inglese, non è scritto "The horse and the boy" come probabilmente molti avranno notato, andando in internet ma "The horse and his boy" questo perché secondo Bri sono gli umani che appartengono ai cavalli e non il contrario. Il viaggio si rivela abbastanza duro all'inizio sia per Bri che per Shasta, ed è importante notare l'uso ricorrente da parte di Bri di "verso il Nord e verso Narnia" e di come Bri ipotizzi che nel sangue di Shasta scorra sangue del Nord, perché lui ha sempre provato questo ardente desiderio di andare verso Nord. In questo modo, capiamo che Narnia si trova a Nord. Ma durante il viaggio Shasta e Bri vengono inseguiti da dei leoni (o così sembra, stando alla descrizione delle loro emozioni e dei loro pensieri) e in questo modo incontrano Aravis, una nobile tarkana promessa sposa ad un ricchissimo uomo, il gran visir, che lei non ama, Ahosta tarkaan, e Uinni, una giovane cavalla parlante, anch'essa proveniente da Narnia e rapita quando era solo una piccola puledrina. Dopo una serie di discussioni fra l'ignorante ma buono Shasta e l'altezzosa (questa è la prima impressione che si ha di lei) Aravis decidono di proseguire insieme il cammino verso Nord. In un primo momento sembra che solo Aravis e Bri leghino fra loro, in quanto c'è un'antipatia palpabile fra lei e e Shasta, e in una di queste chiacchierate viene nominato per la prima volta "re Luni di Anvard". Shasta si sente tagliato fuori e sente la mancanza delle cavalcate e dei momenti passati da solo con Bri. Un giorno, Bri invita la giovane tarkaana a raccontare la sua storia: scopriamo così che discende da una nobile famiglia: "Mi chiamo Aravis tarkaana e sono l'unica figlia di Kdrash tarkaan, figlio di Rishti tarkaan, figlio di Ilsombreh Tisroc, figlio di Ardeeb Tisroc, discendente in linea diretta del dio Tash. Mio padre è il signore della provincia di Calavar, ed è uno dei pochi che abbia il diritto di rimanere in piedi e con le scarpe al corpsetto di Tisroc (possa egli vivere in eterno). Mia madre - che gli déi proteggano il suo sonno - è morta e mio padre si è risposato. Uno dei miei fratelli è caduto in battaglia contro i ribelli del lontano Ovest, l'altro è ancora bambino. La moglie di mio padre, mia matrigna, mi odia fino al punto di non sopportare che io viva a palazzo, perché faccio ombra ai suoi occhi e la nascondo la luce del sole. Così è riuscita a convincere mio padre a promettermi in sposa ad  Ahosta tarkaan." Lo stile di Lewis in questo passo ricorda molto quello di Tolkien quando elenca le origini del Re della Terra di Mezzo e rimanda senza dubbio alle saghe nordiche della mitologia norrena, nei quali gli scrittori originali si riferivano in questo modo ai loro avi. Aravis è una ragazza forte e ha deciso di sottrarsi al volere del padre scappando di casa, uno dei bellissimi palazzi di Tashbaan e per farlo decide di fingere di andare tre giorni a compiere dei sacrifici in un luogo sacro accompagnata da una sua serva fidata e la notte della fatidica sera, di darle un intruglio che la addormenterà. Ma prima di arrivare a Narnia, il gruppo deve attraversare Tashbaan, luogo nel quale Aravis è molto conosciuta e nel quale ha un'amica oca molto stupida chiamata Lasaralin, le Tombe degli Antichi Re (che si trovano fra il deserto e le montagne), il Grande Deserto Centrale ed infine Narnia. Ma per attraversare Tashbaan devono travestirsi da gente povera, nascondere la cotta di maglia e la scimitarra di Aravis e trascinare il destriero Bri e la cavalla Uinni come se fossero dei normalissimi cavalli, e per questo motivo decidono di sfilacciare loro la coda, cosa che costerà tantissimo a Bri che si preoccupa di quale sarà il suo aspetto una volta raggiunta Narnia, si preoccupa di cosa diranno di loro i Narniani e i suoi amici animali, ma per la causa decide di compiere ugualmente questo grandissimi sacrificio e perciò di sacrificare il suo fiero aspetto per una causa nobile. Siccome c'è un corteo a Tashbaan, un corteo nel quale sfilano re Edmund, la regina Susan, mastro Tumnus e Peridan. La regina Susan si trova a Tashbaan perché il prinicipe Rabadash, uno dei tantissimi figli di Tisroc (il famoso Tisroc al quale veniva augurato di vivere in eterno continuamente) e quando vede Shasta scoppia a piangere e improvvisamente uno delle tante persone presenti al corteo gli dà uno schiaffo dandogli dello "scavezzacollo", e tutti lo chiamano "principe Corin; quest'ultimo viene poi portato dai Narniani nel castello che Rabadash ha disposto per loro, Shasta è pallido in volto per svariati motivi, il primo fra tutti è perché non ha mangiato molto e il secondo senza dubbio dipende dal fatto che non se l'aspettava di venire scambiato per questo Corin e spera di uscire da questo impiccio. Rabadash vuole sposare a tutti i costi "quella barbara" di Susan, ma lei non vuole e si oppone con tutte le forze al suo volere; stare per qualche settimana nei palazzi di Rabadash ha fatto capire a tutti come lui sia buono solo di facciata e che non lo è in realtà, in quanto in privato tiranneggia i suoi simili facendo anche loro del male, il problema si pone quando Susan rifiuterà apertamente il principe, il quale per vendetta considererà tutti loro dei prigionieri e loro non potranno più scappare da Tashbaan, mastro Tumnus in poco tempo organizza un piano perfetto: Edmund dirà a Rabadash che sia lui che Susan e il resto della sua gente dovranno partire con lo Splendido Splendente (il galeone) per andare a sconfiggere i giganti cattivi in una terra lontana, e invece di andare in quella terra, loro torneranno nella loro amata Narnia e nel loro castello di Cair Paravel. Okay, devo dirvelo, quando ho letto Splendido Splendente a me è venuta in mente la pubblicità che facevano su un caffè che si chiama più o meno così, una pubblicità che risale addirittura alla mia infanzia! A volte la mia memoria mi sorprende! In quel momento però, Peridian svela anche un sentiero segreto per arrivare a Narnia che passa per le Tombe degli Antichi re e per il Grande Deserto e si trova in un punto talmente piccolo che se ci si passa non ci si rende nemmeno conto del passaggio che si è attraversato, Shasta tiene bene a mente tutto ciò per riferirlo ai suoi amici. Quando tutti i Narniani se ne sono andati, Shasta apre gli occhi e si ritrova davanti alla sua copia perfetta, il suo sosia Corin, il famoso principe Corin che tutti stavano cercando, il quale era andato a picchiare chiunque offendesse la regina Susan o il suo onore. Shasta, Bri, Uinni e Aravis erano d'accordo di incontrarsi alle Tombe degli Antichi re, teatro delle manifestazioni di esseri demoniaci chiamati ghoul e il primo a raggiungere le Tombe è proprio Shasta. Shasta resta chiuso fuori dalla città e una volta raggiunte le Tombe decide di aspettare lì i suoi amici nel timore che questi fantomatici ghoul si manifestino, e lì incontra un gattino che sembra aver familiarità con quel luogo tetro che gli fa compagnia durante la notte e lo salva con il calore del suo corpo, ma quando lui gli racconta che una volta ha tirato sassate ad un gatto, il gatto prima lo graffia sulla schiena e poi se ne va e Shasta rimane completamente solo. Dopo il passaggio dei Narniani segue quello di Lasaralin, l'amica stupida di Aravis e lei attira la sua attenzione e sale nella lettiga con lei, nascondendovisi perché pochi secondi prima aveva visto il suo promesso sposo. Lasaralin si è appena sposata con un ricco tarkaan e si stupisce nel vedere la sua amica vestita come una mendicante, Aravis salta nella lettiga e la prega di non dire niente della sua presenza nel palazzo in cui vive e di aiutarla a trovare un modo per uscire da Tashbaan. Lasaralin si perde per un sacco di tempo in chiacchiere inutili e frivole che infastidiscono tantissimo Aravis, la quale alla fine a forza di insistere riesce finalmente a farsi dire dov'è questo posto (che altro non è che un vecchio palazzo di Tisroc nel quale non entra più nemmeno la servitù e che Lasaralin fortunatamente conosce) ma quando riescono ad entrarvi nel vecchio palazzo entra anche Tisroc con suo figlio Rabadash, il quale altro non è che un servitore di suo padre e che è disposto a morire per ottenere il potere che tanto brama, e non riuscendo a far sua Susan "la regina dei barbari" decide di conquistare Anvar con la forza e da lì entrare a Narnia e conquistare Cair Paravel soggiogando in questo modo Susan e il regno di Narnia. Rabadash viene picchiato da suo padre, che dice al servo che non si preoccupa se suo figlio morirà, d'altronde ce ne ha tanti e molti sono morti proprio per il desiderio di conquistare il trono quando morirà, ma siccome non è ancora morto tutti devono augurargli vita eterna. Aravis ringrazia Lasaralin per il suo aiuto e le augura ogni felicità nel suo bellissimo palazzo, e le dice che quella vita non fa per lei, dato che non può e non vuole venire soggiogata ad un uomo che non ama neanche minimamente. Gli amici si incontrano alle Tombe degli Antichi Re e da lì tutti continuano il lungo e duro viaggio attraverso il Grande Deserto e insieme trovano la via che re Edmund e il fauno avevano consigliato loro di prendere per arrivare prima di Rabadash ad Anvard, proprio mentre sono usciti dal Grande Deserto, un grosso leone sbuca fuori dal nulla e graffia la schiena ad Aravis, la quale perde molto sangue e viene soccorsa da l'Eremita della Via del Sud, un uomo saggio che vede il futuro in uno stagno e che soccorre subito Aravis ed ordina a Shasta di avvertire subito re Luni dell'imminente arrivo dell'esercito di duecento uomini di Rabadash. Shasta corre a più non posso e proprio mentre è quasi arrivato giunge ad un bivio e non sapendo che strada percorrere sente il rumore degli zoccoli dei cavalli di Rabadash e poi vede questo famigerato uomo di persona, Shasta è nascosto fra i cespugli, organizzarsi per prendere Anvar, Narnia e Cair Paravel poi vede che prendono la strada di destra invece di quella di sinistra e lui decide di prendere la strada più lunga, ovvero quella sinistra anche se la allunga molto di più il percorso e che dà su un profondo burrone - lì, proprio in quel punto Shasta sente qualcosa, che lui chiama "La Cosa" alitargli alito caldo addosso (lo stesso alito con il quale Aslan libera ne "Il leone, la strega e l'armadio" le creature di Narnia dall'incantesimo che rende le persone di pietra della Strega Bianca) che lo tiene al sicuro e si mette fra lui e il burrone. Shasta raggiunge finalmente Anvard e avverte re Luni dell'imminente arrivo delle truppe di Rabadash e il re lo abbraccia con affetto facendogli capire che è molto felice di vedere, ma Shasta continua a non capire per quale motivo il re sia così felice e con lui lo siano tutti i suoi sudditi. Shasta combatte al fianco di re Luni e di quello che non sa essere il suo fratello gemello nella grande battaglia contro l'esercito di Rabadash e Anvard esce vittoriosa da quella guerra, costringendo catturando il perfido Rabadash. La cosa strana che ho notato è che mentre nel primo libro, ovvero "Il leone, la strega e l'armadio" nessuno aveva paura dei leoni, qui Shasta, Bri, Uinni e anche Aravis hanno paura dei leoni, questo però è da ricercarsi nelle antiche fobie che gli anziani tramandavano ai giovani, che hanno sempre detto loro che a Narnia c'era un demone sotto forma di leone, cose non vere ma che non spiegano per quale motivo Bri abbia tanta paura dei leoni o di Aslan il leone in generale. Bri, Uinni e Aravis, ormai guarita, restano ancora per qualche tempo nella casa dell'Eremita della Via del Sud e in quel breve periodo Bri capisce di aver peccato d'orgoglio e grazie all'Eremita di rende conto di non essere un grande destriero ma di essere solo un cavallo normale come tutti gli altri. Alla porta dell'Eremita giunge Shasta completamente vestito nuovo e alla fine scopriamo che Shasta non è altri che il fratello gemello di Corin, e cioè Cor. Aravis gli chiede scusa per il suo comportamento e gli fa i complimenti per essere tornato indietro a salvarla quando il leone l'ha graffiata sulla schiena quella volta, infatti Cor è molto coraggioso e da adulto sarà ricordato proprio per quello mentre suo fratello gemello Corin è il più bravo a tirare pugni e una volta sconfisse un orso che aveva perso diciamo il suo lato "umano" in favore di quello "primitivo". Così Cor (Shasta) ha trovato una nuova famiglia che gli vuole molto bene e che l'ha cercato in lungo e in largo, ha combattuto per lui quando una perfida spia di corte, passata dalla parte del nemico (Tisroc) aveva aiutato quest'ultimo a rapire Cor e mentre re Luni ha dato vita ad una battaglia a mare aperto per riprendersi suo figlio, la spia è riuscita a metterlo su una barca e l'ha lasciato scorrere su di essa nella Freccia Sinuosa mentre un valoroso cavaliere morì per salvarlo. Quando era piccolo, la profezia di un centauro disse che Cor avrebbe salvato la Terra di Archen da un grande pericolo e così è stato. Cor presenta suo padre Aravis e gli chiede se può vivere con loro visto che è scappata dalla sua terra, il padre acconsente e vivranno insieme andando d'accordo e litigando di tanto in tanto e alla fine si sposeranno e avranno un valoroso figlio. Ma che cosa ne è stato di Rabadash? Dopo la fine della battaglia tutti, re Luni incluso, volevano ucciderlo, la regina Lucy voleva dargli un'altra possibilità ed Edmund anche (e questa frase mi ha colpito il cuore) perché lui ha conosciuto un traditore e anche i traditori possono redimersi. Alla fine Aslan arriva e lo punisce nel migliore dei modi: gli dice che ora è diventato un umano e che se vuole ritornare nella sua forma originaria deve andare nel tempio di Tash (dea o dio al quale tutti nel libro fanno riferimento ed invocano nel momento di maggiore bisogno) al quale ha consacrato la sua promessa alla festa dell'autunno ma se andrà oltre questo tempio per quindici chilometri l'incantesimo sarà irreversibile e rimarrà un asino per tutta la vita. Questa punizione servirà a Rabadash per diventare un sovrano migliore e più buono e infatti dopo la morte di Tisroc, quando salirà al trono, verrà ricordato inizialmente come "Rabadash il Pacifico" e in seguito come "Rabadash il Ridicolo". Dunque, vi ho già detto che Aravis e Cor si sposeranno...Mi resta solo da dirvi che anche Uinni e Bri staranno insieme ma non si sposeranno e non faranno figli (il perché non lo so, ma cercherò qualche saggio). Ah, dimenticavo, Lucy racconterà a tutti il giorno della festa ad Archen di come è arrivata a Narnia attraverso l'armadio, racconto che tutti conoscevano al di fuori di Aravis e Cor.

Un libro che vi consiglio caldamente di leggere per la bellezza della favola moderna e dei significati impliciti insiti in essa, ma solo dopo aver letto "Il nipote del mago" e "Il leone, la strega e l'armadio".

Ora vi lascio con un dialogo che mi è rimasto molto impresso, mi ha colpito tantissimo:
"Maestà, avresti tutto il diritto di fargli tagliare la testa" intervenne Peridan "perché grazie alla sua aggressione insensata si è comportato né più né meno come un assassino."
"E' vero, ma anche un traditore può redimersi. Una volta ho conosciuto uno che lo ha fatto." concluse Edmund pensieroso. 

Giada

venerdì, aprile 18, 2014

Addio a Gabriel García Marquez

Buon pomeriggio a tutti, lettori e bloggers! Ieri notte il quotidiano spagnolo El País ha annunciato la morte di Gabriel García Marquez, lo scrittore e giornalista colombiano ottantasettenne morì a Città del Messico - ottenne il premi nobel nel 1982 grazie ad opere come "Cent'anni di solitudine".



Scompare uno dei più grandi scrittori del ventesimo secolo. Il narratore e giornalista colombiano, vincitore del premio nobel nel 1982, fu il creatore di opere classiche come "Cent'anni di solitudine", "L'amore ai tempi del colera", "Nessuno scrive al colonnello", "L'autunno del patriarca" e "Cronaca di una morte annunciata". Nacque ad Ataraca nel 6 marzo del 1927 e fu l'artefice di un territorio eterno, senza tempo, chiamato Macondo dove convivono immaginazione, realtà, mito, sogno e desiderio. Con lui la letteratura si aprì a percorsi meravigliosi. García Marquez fu uno dei protagonisti dell'universalizzazione del 'boom' del romanzo latinoamericano.

fonte: http://elpais.com/tag/gabriel_garcia_marquez/a/

Con la morte di Marquez se ne va uno dei più grandi scrittori della letteratura latinoamericana, mi dispiace soltanto non aver letto le sue opere, che più e più volte mi ero prefissata di fare, ma una volta terminato C.S. Lewis mi dedicherò alla lettura dei suoi romanzi e vi farò sapere cosa ne penso a riguardo.

Vi lascio con la citazione che la mia amica Michela ha lasciato nel suo gruppo de "El Internado Italia" su Facebook: "Uno se muere cuando debe, sino quando puede." (traduzione: uno muore quando deve, non quando può).

Giada

giovedì, aprile 17, 2014

Il leone, la strega e l'armadio, C.S. Lewis (seconda parte)

Buon pomeriggio a tutti, lettori e bloggers! Oggi concluderò il saggio di Matt Brennan sull'analisi delle Cronache di Narnia, riprendendolo da dove l'avevo interrotto la volta scorsa.

Questo è seguito:
Forse il migliore esempio di arrendevolezza alla tentazione può essere trovato nel secondo libro delle "Cronache di Narnia" (la prima Cronaca, comunque, che Lewis scrisse): "Il leone, la strega e l'armadio". Il personaggio di Edmund combatte contro la tentazione per tutto il tempo in Narnia, e come Digory, la sua tentazione è la Strega Bianca. Diversamente dal "Nipote del mago", ad ogni modo, l'uso del tema della Tentazione, da parte di Lewis ne "Il leone, la strega e l'armadio" ha come fonte primaria le storie della tentazione sia di Gesù che di Giuda.

Mantenendo la precedente distinzione in mente, un attento esame del Nuovo Testamento dell'insegnamento riguardante la tentazione si dimostra utile. Giacomo illustra alcuni insegnamenti chiave del Cristianesimo riguardanti prove e tentazioni: "Il fratello di umili condizioni si rallegri della sua posizione, Lui [Dio] scelte di darci la vita attraverso la Parola della Verità e noi dobbiamo essere le primizie di tutto di ciò che Lui ha creato." (Giacomo 1:9,18). Quando scrisse di un un buon Cristiano che si ritrova faccia a faccia con la tentazione, Giacomo pone enfasi sulla giustizia di un uomo in una posizione umile. Lui da' anche molta importanza al concetto della "parola della Verità" nell'umanità. Il personaggio di Edmund aderisce a nessuno di questi due principi.

Il primo significativo peccato di Edmund è quello di soccombere alla tentazione della golosità (King, 1998). La Strega Bianca gli offre Delizie Turche. La descrizione della sua golosità e del comportamento decadente è molto chiaro: "At first Edmund tried to remeber that it was rude to speak with one's mouth full, but soon he forgot about this and thought only of trying to shovel down as much Turkish Delight as he could, and the more the ate the more he wanted to eat" Questa scena non mostra solo l'immagine di Eva soccombere alla tentazione mangiando il Frutto della Conoscenza, ma anche il Nuovo Testamento della teologia di Paolo: "molti vivono come nemici della Croce di Cristo. Il loro destino è la distruzione, il loro dio è il loro stomaco e la loro gloria è la loro vergogna. La loro mente è solo nelle cose terrene." (Filippo 3:18,19).

Edmund continua a riempire la sua mente con desideri terreni ma anche soccombendo alla tentazione di migliore la sua umile posizione (Giacomo 1:9) quando la Strega Bianca lo alletta con la prospettiva del principato: "I think I would like to make you the Prince - some day when you bring the others to visit me.". Questa tentazione del potere assomiglia molto alla storia di Gesù tentato da Satana nel deserto. Satana, come la Strega, tenta Gesù con il potere in cambio di un servizio: "Di nuovo il diavolo lo condusse con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse:'Tutte queste cose io ti darò, se prostrandomi mi adorerai.'  (Matteo 4:8-9). In aggiunta a soccombere a queste varie tentazioni, Edmund decide di non rivelare la sua conoscenza della Strega ai suoi fratelli e alle sue sorelle e conseguentemente finisce col mentirgli riguardo la scoperta di Narnia: "Lucy and I have been playing - pretending that all her story about the country in the wardrobe is true". Facendo ciò, Edmund soddisfa l'antitesi delle virtù di Paolo del Buon Crisitano di fronte alla tentazione (Giacomo 1:18).

Lewis intreccia magistralmente questi temi biblici della tentazione con il personaggio di Edmund. Ma il personaggio di Edmund è, in effetti, molto più un allegoria di Giuda; il traditore (Matteo 26). Edmund tradisce i suoi fratelli e le sue sorelle e i Castori andando a cercare la Strega Bianca nel capitolo 8. Tutto ciò a cui riesce a pensare erano i suoi desideri e voleri terreni: "Turkish Delight and to be a prince". Confrontando questo mero bambino a Giuda, comunque, è una vera e propria allegoria di un romanzo per bambini. Per affrontare ciò Lewis crea l'idea della Strega dando ad Edmund Delizie Turche incantate: "She knew, though Edmund did not, that this was enchanted Turkish Delight and that anyone who tasted it would want more and more of it, and would even, if they were allowed, to gon on eating it till they kill themselves." Facendo desiderare ad Edmund le Delizie Turche la colpa della Strega non è sua, Lewis allevia alcune delle offese di Edmund, prendendo ancora una volta immagini bibliche e ammorbidendole per renderle piacevole al giovane pubblico. E alla fine, naturalmente, Edmund è perdonato per il suo tradimento; un evento che coinvolge i più importanti temi allegorici delle Cronache di Narnia: Aslan diventa sinonimo di Gesù Cristo.

Prima di continuare, bisogna dire che molti accademici sono andati troppo lontano nel decostruire le Cronache di Narnia; teorizzando circa cosa intedesse Lewis con i "veri" significati di tutte quelle immagini simboliche della Bibbia, analizzare i libri in questo modo è perdere il punto di vista di Lewis (Schakel, 1979, p.xiii). Nel 1954, a Lewis è stato chiesto di spiegare il parallelo di Asla-Cristo a dei ragazzi delle superiori del Maryland. Lui rispose: "Io non ho detto a me stesso: 'rappresentiamo Gesù come se Lui fosse nel nostro mondo per mezzo del leone in Narnia', ho detto: 'Supponiamo che ci sia una terra come Narnia e che il Figlio di Dio, nel momento in cui diventò Uomo nel nostro mondo, diventò un leone qui e dopo immaginare cosa potrebbe essere successo.'" Tenendo questo in mente, esso costituisce già di per sé una prolifica prova  da esaminare per capire come Lewis relazione Aslan al personaggio biblico di Gesù , perché l'analisi fornisce una migliore comprensione dell'abilità di Lewis: l'uso di motivi biblici per creare accattivanti storie per bambini.

Edmund incarna molte caratteristiche di Giuda, includendo anche le caratteristiche del tradimento, e la somiglianza di Aslan a Gesù è evidente nel modo in cui lui perdona Edmund. Lewis, comunque, ha specificatamente evitato l'allegoria di Gesù che non perdona Giuda (Marco 14:21) e invece si rivolge ai più generali insegnamenti Cristiani sul perdono: "Se qualcuno è colto in un peccato, tu sei responsabile della sua gentile rigenerazione...Porta entrambi agli oneri e in questo modo tu riempirai la legge di Cristo." (Gal 6:1-2). In questo modo, Lewis riesce a diluire la narrazione biblica in una lettura libera da sensi di colpa per i bambini. Il perdono di Aslan ad Edmund è espresso nel salvataggio di Edmund dalla Strega Bianca. La Strega, comunque, reclama la vita di Edmund come se fosse suo compito prenderla: "You at least know the Magic which the Emperor put inro Narnia at the very beginning. You know hat every traitor belongs to me as my lawful prey and that for every treachery I have a right to kill." . Aslan offre la propria vita in cambio di quella di Edmund, quest'azione è il peccato di Edmund, ma l'atto è anche quello simbolico del Cristo morente per i peccati dell'umanità. Il peccato di Edmund di tradimento diventa un simbolo per tutti i peccati umani e Aslan lo paga con la propria vita, come fece Cristo: "Mentre eravamo tutti peccatori, Dio morì per noi." (Rom 5:8). 

Questi eventi impostano la narrazione dell'esecuzione di Aslan. La precedente descrizione è molto simile, nell'immaginario comune, a quella della morte di Cristo nella Bibbia. Lucy e Susan, due dei quattro bambini protagonisti del romanzo, accompagnano Aslan alla sua esecuzione: "And both the girls cried bitterly (tough they hardly never knew why) and clung to the lion". Gesù stesso ebbe molti seguaci come i bambini: "Lo seguiva una gran folla di popolo e di donne che facevano lamento e cordoglio per lui." (Luca 23:27). Quando è nelle mani della Strega, Aslan è soggetto all'umiliazione e al ridicolo: "Stop!' said the Witch. 'Let him first be shaved'...They worked about his face putting on the muzzle...he was surroundend by the whole crowd of creatures kicking him, hitting him, spitting on him, jeering at him.". L'immaginario è, ancora una volta, notevolmente simile a quello dei Vangeli: "Gli uomini che tenevano Gesù lo schernivano percotendolo, poi lo bendarono e gli domandavano:'Indovina profeta, chi ti ha percosso?'. E dicevano molte altre cose su di lui, bestemmiando. (Luca 22:63-65).

La resurrezione di Aslan coinvolge lo stesso tipo di allusione biblica. Nel Vangelo di Luca, le donne che hanno seguito Gesù andarono alla sua tomba: "Ora, nel primo giorno della settimana, al mattino molto presto, esse, e le altre donne con loro si recarono al sepolcro, portando gli aromi che avevano preparato. E trovarono che la pietra era stata rotolata dal sepolcro. Ma, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù." (Luca 24: 1-3) nello stesso modo, dopo che Lucy e Susan hanno tolto la museruola, esse lasciano la Tavola di Pietra dove lui ha subito l'esecuzione. Il mattino presto del giorno seguente loro ritornano alla Tavola di Pietra e la trovano rotta in due e un Aslan risorto stare davanti a loro. La rottura della Tavola di Pietra è ovviamente non così simile alla pietra della tomba di Gesù e come quest'ultima è la cortina del tempio ad essere lacerata. L'immagine è più allusiva ancora se si pensa alla rottura delle tavole contenenti i Comandamenti nel libro dell'Esodo. Quest'ultima correlazione, comunque, non è tanto un'allegoria esplicita quant'è l'esempio del comando di Lewis dell'immaginario biblico come un espediente letterario. 

Lewis, in seguito, ha ri-narrato la storia della morte e resurrezione di Gesù nel contesto di Aslan e di Narnia. Lui ha usato alcuni mezzi, comunque, per trasformare questo pesante contenuto in materiale per un romanzo per ragazzi. L'ovvia differenza nella rielaborazione di Lewis della storia biblica è l'uso di Aslan il leone e della regione di Narnia. C'è l'uso di un leone immaginario nella Bibbia:

  • "Un giovane leone è Giuda: dalla preda, figlio mio, sei tornato; si è sdraiato, si è accovacciato come un leone e come una leonessa, chi oserà farlo alzare?" (Genesi 49:9)
  • "La collera del re è simile al ruggito del leone, chiunque lo eccita rischia la vita" (Proverbi 20:2)
  • "Loro seguiranno il Signore, lui ruggirà come un leone." (Hosea 11:10)
Ma molto più importante è il riferimenti ai leoni nel Libro della Rivelazione (Libro dell'Apocalisse), in quanto si riferisce (noi lo crediamo) a Cristo: "Non piangere, ecco uno degli anziani della tribù di Giuda, la Radice di Davide, ha vinto per aprire il libro e sciogliere i sette sigilli." (Apocalisse 5:5). Evidentemente, la scelta di Lewis di un leone per rappresentare Cristo non è completamente originale, comunque, per altre ragioni Lewis decise di scegliere quest'animale per rappresentare Gesù. Per esempio, forse lui presuppose che i bambini avrebbero compatito la morte di un animale che la morte di una figura storica. Lewis usa una simile tecnica usando la "Profonda Magia" (eng: Deep Magic) per spiegare i miracolosi eventi che hanno luogo, come la resurrezione: " 'It is more magic' they looked around. There, shining in the sunrise, larger than they had seen him before, shaking his mane (for it had apparently grown again), stood Aslan himself". Il giovane pubblico per il quale le Cronache Narnia erano destinate avrebbe trovato molto più semplice da comprendere il significato della magia piuttosto che le teologiche implicazioni che sollevano le storie della Bibbia della resurrezione. Infine, Lewis usa i bambini come i protagonisti principali delle Cronache di Narnia. Immediatamente lui stabilisce una connessione per i giovani lettori che la Bibbia raramente offre. I bambini sono anche più propensi a relazionarsi alla figura di un Messia che tratta costantemente i bambini con rispetto e amore, una figura come Aslan.

Le Cronache di Narnia hanno già stabilito se stesse come un'opera senza tempo della letteratura. Esse attraggono sia gli atei che i timorati di Dio, sia persone incolte che scolarsi, sia bambini che adulti. Una comprensione dell'allegoria biblica non è essenziale per il loro apprezzamento. Un'analisi critica di questi lavori, comunque, permette al lettore di apprezzare pienamente l'incredibile dono di Lewis di semplificare narrative complesse e la sua abilità di creare bellissime fantasie per i bambini. Questo, a sua volta, permette al lettore di guadagnare sia una profonda comprensione di Lewis come un abile e creativo scrittore e un profondo appagamento nel leggere la sua arte. Essere capaci di apprezzare C.S. Lewis come un artigiano vuol dire avere la gioia di far conoscere a chiunque i suoi lavori.

Bene, con questa traduzione ho concluso l'analisi del primo libro delle "Cronache di Narnia", in questo momento sto leggendo il seguito delle Cronache, ovvero il romanzo "Il cavallo e il ragazzo" o forse dovrei dire "Il cavallo e il suo ragazzo", ma vi racconterò meglio tutto ciò in seguito. 

Vi lascio con una citazione tratta da "Il cavallo e il ragazzo" di C.S. Lewis: "Nessuno è più apprezzato di colui che sopporta con tenacia i piccoli impedimenti" Tisroc al principe Rabadash. 

mercoledì, aprile 16, 2014

Il leone, la strega e l'armadio, C.S. Lewis (prima parte)

Buon pomeriggio a tutti, bloggers e lettori! Oggi vi parlo di un libro che ho finito la settimana scorsa e che mi è piaciuto tantissimo... Ormai avrete capito a cosa mi riferisco, sì, si tratta del "Il leone, la strega e l'armadio", il primo romanzo che Lewis scrisse per le "Cronache di Narnia"!

Il libro comincia in medias res, ponendo i lettori subito nel bel mezzo dell'azione, e la voce onnisciente che narra la storia (ovvero quella di Lewis stesso, il quale ha dedicato questo primo libro a Lucy) racconta tutto ciò che accade. Peter, Susan, Edmund Lucy sono tre bambini, fratelli e sorelle, che vengono mandati durante la seconda guerra mondiale alla residenza di uno strano signore nella campagna londinese, nella cui casa solitamente la signora Macready fa fare dei giri turistici ai visitatori. Peter e i suoi fratelli giocano in giro per la grande casa e un giorno, giocando a nascondino, Lucy trova una stanza vuota con un grande armadio dentro - decide perciò di entrarci per nascondersi. Lucy comincia a sentire qualcosa pungerle la testa e a sentire freddo senza motivo, dato che è in un armadio, e siccome non sente il fondo del mobile decide di andare a vedere quanto profondo è quest'ultimo, ma la sua sorpresa è enorme quando scopre che l'armadio porta in un altro mondo. La cosa bella è che l'entrata a Narnia (Lucy ancora non sa come si chiami quel luogo) si trova proprio vicino ad un lampione (il famoso lampione con il quale la Regina Jadis voleva colpire e uccidere Aslan ne "Il nipote del mago"), lì la bambina incontra un fauno, un essere per metà uomo e per metà cavallo e scopre che si trova a Narnia e il fauno continua a rivolgersi con lei come 'figlia di Eva'. Il fauno Tumnus invita Lucy a casa sua e i due bevono il the e mangiano insieme, lì il signor Tumnus confessa che quando i figli di Adamo e di Eva entraranno a Narnia dovranno essere consegnati alla Strega Bianca e si pente per quello che stava per fare, perciò la invita ad andarsene e a tornare a casa sua; Lucy lo fa ed esce dall'armadio. Quando dice ai suoi fratelli e ad Edmund che dentro l'armadio c'è un mondo magico, nessuno le crede, ed Edmund comincia a prenderla in giro e a non darle tregua fino a quando non ci finisce lui stesso nell'armadio. A me sono piaciuti molto i dialoghi fra Susan, Peter e il misterioso padrone di casa (che secondo me è, e credo di non sbagliarmi, l'anziano Digory), nei quali Susan e Peter gli dicono che Lucy non ha mai detto bugie e non avrebbero motivo di non crederle, mentre Edmund è un gran bugiardo e fino a questo momento si è sempre comportato male con la piccolina di famiglia. L'anziano Digory si domanda cosa mai insegnino a scuola, perché se Lucy non ha detto bugie e loro sanno che non le ha mai dette, devono crederle, per quanto incredibile sia quello che ha detto. E po', come fanno loro ad essere sicuri che non ci sia davvero un mondo dentro l'armadio? D'altro canto non ci sono mai stati. L'episodio nel quale Edmund rincorre Lucy e finisce nell'armadio con lei è molto interessante, soprattutto perché lui incontra la Strega Bianca e lei invece va di nuovo a trovare il fauno. La Strega Bianca, che abbiamo già conosciuto nel precedente romanzo, si compra l'affetto di Edmund dandogli da mangiare delle caramelle gommose, le quali però, essendo magiche, lasciano una traccia della loro magia nera negli occhi di chi le mangia e gli estorce la promessa di riuscire a portare Narnia suo fratello e le sue sorelle. Usciti dall'armadio, Lucy ed Edmund ritrovano Susan e Peter e Lucy e Lucy invita Edmund a dire cos'ha visto, a dire la verità, ma Edmund non lo fa e se ne sta zitto. Peter se la prende con lui e i due litigano, e per un breve periodo nessuno dei fratelli o delle sorelle va nella stanza dell'armadio. Lucy ed Edmund si riconciliano, ma lui medita vendetta verso suo fratello Peter. Un giorno, mentre la signora Mcready sta facendo fare il tour della casa ad un gruppo di turistici, i bambini scappano e si nascondono, perché quest'ultima gli aveva detto che non li voleva fra i piedi quando faceva quelle cose, casualmente tutti finiscono nella stanza dell'armadio e decidono di nascondersi là dentro; ma con grande loro stupore scoprono davvero che c'è un mondo al di là del fondo dell'armadio, ed è posto nel quale fa molto freddo. Peter consiglia a tutti di mettersi le pellicce, loro lo fanno ed insieme decidono di andare ad esplorare quel luogo.
Lucy decide di presentare i suoi fratelli e le sue sorelle al fauno Tumnus, ma quando tutti vanno nella loro comoda e accogliente casa, scoprono che è stato portato via dalle guardie della Regina Bianca e di solito le persone che vanno nel Palazzo di Charn non tornano più indietro. Edmund è ancora arrabbiato con Peter. Nel frattempo i bambini, alla ricerca di Tumnus, si imbattono nella signora e il signor Castoro, due animaletti parlanti che gli offrono protezione e cibo e gli danno delle informazioni utili sul perché in quel luogo è sempre inverno e mai Natale: la Strega Bianca ha gettato un incantesimo su Narnia, che si romperà solo con l'arrivo di Aslan. Edmund scopre grazie a loro dove si trova il Castello della Strega Bianca e nascondendosi dietro ad una tenda in quella pratica e calda casetta, scappa e va da lei.  La Regina Bianca non accoglie Edmund come la volta precedente, ricoprendolo di moine, ma gli chiede secca se è riuscito a portare suo fratello e le sue sorelle con lui e lui le risponde di sì e spera che gli dia ancora una volta le caramelle gommose, ma invece gli dà un tozzo di pane con un po' di muffa e un po' d'acqua; il lupo terribile che stava di guardia al castello si scopre essere il capitano dei lupi che girano Narnia in cerca di esseri umani. Susan, Lucy e Peter intanto sono ancora dalla signora e il signor Castoro e poco dopo si accorgono che Edmund è scappato e il signor Castoro gli dice che aveva visto nei suoi occhi l'artificio della malefica strega. Edmund confessa alla Strega dove si trovano suo fratello e le sue sorelle, e come ricompensa viene legato dal brutto nano e trascinato in giro per Narnia mentre la Strega va nella sua carrozza a tutta velocità - qualcosa però sta cambiando. Il signor e la signora Castoro, Lucy, Peter e Susan si mettono in viaggio per raggiungere la Tavola di Pietra con l'intento di incontrare Aslan prima che arrivi la Strega e li catturi; ma durante il viaggio incontrano la persona che non si sarebbero mai aspettati d'incontrare: Babbo Natale in persona! Peter ricorda ai castori che loro avevano detto che non era mai Natale a Narnia, e loro gli dicono che con l'arrivo di Babbo l'incantesimo si sta spezzando. Babbo Natale consegna a Peter una spada e uno scudo, a Susan un arco, una faretra piena di frecce e un corno d'avorio ed infine a Lucy una bottiglietta di cristallo ed un piccolo pugnale, nella bottiglietta c'è un cordiale che  fa guarire velocemente le ferite. Qualcosa sta cambiando a Narnia: l'inverno sta scomparendo e sta ritornando la primavera (e secondo la profezia, la primavera sarebbe ritornata con il ritorno di Aslan e i due figli di Adamo e le due figlie di Eva che avrebbero regnato su Cair Paravel). La Strega Bianca, diretta alla Tavola di Pietra è decisa a raggiungere gli umani e ad uccidere Aslan ma si accorge che la natura non è più fredda e gelida com'era prima: l'erba è di nuovo verde, gli alberi hanno germogliato e dappertutto c'è profumo di fiori, perfino il lago gelato è tornato ad essere un normale lago. Siccome non può più camminare con la slitta, il nano la invita a scendere e a proseguire a piedi; e così facendo Edmund viene strattonato da una parte all'altra e non può godersi il bel panorama; in quel momento si rende conto che mentre camminava nella gelida neve senza la pelliccia, si stava solo raccontando delle cose per resistere al freddo e che in fondo al suo cuore, sapeva che la Strega non l'avrebbe mai fatto re e che quest'ultima era davvero cattiva. La Strega Bianca, Edmund e il nano trovano per caso un gruppo di animali intenti a far festa per il ritorno di Babbo Natale e la Strega si arrabbia e con la sua bacchetta magica tramuta tutti gli animali in pietra (la stessa sorte ch'è toccata al fauno Tumnus), poi lo costringe a proseguire legato come uno schiavo. Il signor e la signora Castoro con al seguito Susan, Lucy e Peter arrivano alla Tavola di Pietra e per la prima volta vedono Aslan (che credevano un umano) sentono nei loro cuori una grandissima gioia e serenità, una cosa che non dimenticheranno mai. In quel momento arrivano i lupi che cercano di fare del male a Susan, la quale si arrampica sopra ad un albero e rischia di svenire e cadere fra le fauci del lupo, Peter uccide così il capo dei lupi e viene nominato da Aslan "Peter Flagello dei Lupi" e gli dice di ricordarsi di pulire la spada. Aslan organizza l'attacco contro la Strega Bianca mettendo in campo tutti gli animali e le creature della foresta come le driadi, le naiadi e tutte le creature fatate che popolano i libri delle fiabe dei bambini; dal canto suo anche la Strega sta organizzando un esercito con tutte le creature più malvagie che ci sono a Charn: demoni, mostri e quant'altro. La Strega Bianca si ricorda però che Edmund è un traditore e nel suo regno chi tradisce deve pagare con il sangue il suo tradimento, va perciò da Aslan a dirglielo e alla fine i due si appartano per decidere della sorte di Edmund e da quel momento in poi Aslan avrà sempre un'aspetto depresso e un'aria molto triste - Lucy si accorge che c'è qualcosa che non va, dopo che Aslan e la Strega si sono appartati per parlare la sua gioia e la sua forza sembrano essere scomparsi definitivamente. Le creature del bosco preparano una tenda per la notte agli umani e gli danno delle vesti dai colori forti come rosso, giallo e il verde delle foreste. Durante la notte però né Lucy né Susan riescono a dormire e quando vedono Aslan trascinarsi verso un luogo nei pressi della foresta, decidono di seguirlo e si ritrovano alla Tavola di Pietra. Alla Tavola di Pietra la Strega è circondata da tanti esseri mostruosi e chiede ad Aslan per quale motivo morire per un essere umano, ma Aslan non risponde e lei ordina ai loro seguaci di tagliargli la criniera e di legarlo alla Tavola, i quali obbediscono, ed Aslan si ritrova alzato sulla Tavola come Gesù Cristo e viene ferito a morte dalla Strega. Il leone muore, e le Strega esulta per la sua vittoria. Sembra che tutto debba finire per il peggio a Narnia, Lucy e Susan scoppiano a piangere ma dopo che la Strega se n'è andata e ha lasciato il corpo del povero Aslan sulla Tavola, le due sorelle corrono a slegare il leone e ad accarezzarlo per rendere la sua dipartita meno dolorosa, ma quando lo stanno facendo si accorgono che dei topi vogliano fargli del male, in realtà ben presto si accorgono che lo voglio solo liberare. Qualche istante dopo le bambine vanno via piangendo e in quel preciso istante Aslan ritorna in vita, perché se un innocente viene ucciso al posto di un traditore quest'ultimo tornerà in vita - Susan e Lucy lo abbracciano ed insieme tornano alla tenda. Durante la grande battaglia contro la Strega ed i suoi seguaci, Edmund riesce a tagliare con la spada la bacchetta della Strega, la quale lo ferisce e successivamente quest'ultima morirà per mano di Aslan. A battaglia finita, Aslan si complimenta con tutti e Peter gli corre incontro dicendogli che Edmund ha dimostrato il suo valore e la lealtà distruggendo la bacchetta della strega e che è ferito, Aslan invita Lucy a dargli qualche goccia del cordiale, così Lucy lo fa e in pochi secondi Edmund guarisce. Lucy si prende cura del fratello, ma Aslan le ricorda che non c'è tempo da perdere, deve dare il cordiale alle altre persone che sono rimaste ferite nella battaglia e Lucy obbedisce. A Cair Paravel Peter, Susan, Edmund e Lucy vengono nominati re e regine di Narnia e il narratore onnisciente ricorda: "una volta che si è re e regine di Narnia lo si è per sempre". C'è un balzo temporale che ci fa vedere come il tempo scorra molto più velocemente a Narnia che non nel mondo reale e quello che alle persone normali sembrano tantissimi anni in realtà sono solo minuti. Vediamo i due fratelli e le due sorelle, diventati ormai adulti, governare Narnia e ripulirla dagli strascichi delle malvagità commesse dalla Strega e mentre giocavano alla "Caccia al cervo bianco" si ritrovano per caso vicino al lampione, che gli ricorda loro un'altra vita ed insieme decidono di avvicinarsi e di vedere dove porta quel lampione - cammina, cammina gli adulti rientrano nell'armadio e tornano bambini. La storia finisce con l'anziano Digory che dice loro: "Che cosa insegnano ai ragazzini nelle scuole?".

Bene, dopo questo lungo commento vi lascio con una frase tratta da "Il leone, la strega e l'armadio": "Chi ha un po' di sale in zucca mai e poi si chiuderebbe in un armadio, sia esso magico oppure no".

Giada

domenica, aprile 13, 2014

Il nipote del mago, C.S. Lewis (seconda parte)


Buon pomeriggio a tutti, bloggers e lettori! Finalmente ho trovato il tempo per finire la traduzione del saggio di Matt Brennan su un sito che spiega molte simbologie cristiane usate da Lewis sia nel romanzo "Il nipote del mago" che nelle "Cronache di Narnia". Qui troverete la mia traduzione.

Il leone, la strega e l'armadio e l'allegoria: un'analisi di alcune sezioni del testo delle Cronache di Narnia

Le cronache di Narnia sono senza dubbio i più popolari lavori dello scrittore C.S. Lewis e sebbene siano classificati come romanzi fantasy per bambini, sono popolari anche fra gli studenti e gli adulti, includendo molti cristiani teologici. Nelle "Cronache di Narnia", Lewis descrive il personaggio biblico di Gesù Cristo nel personaggio del leone Aslan, raccontando certi eventi della vita di Gesù Cristo ai bambini in un nuovo contesto semplice per loro da capire, molto più importante, comunque, i bambini si sanno relazionare e sanno godere il fantasy di Narnia. Questo saggio analizzerà "Il nipote del mago" e "Il leone, la strega e l'armadio" (Io invece mi soffermerò principalmente sui punti del saggio che parlano solo del romanzo "Il nipote del mago" in quanto questo post è attinente solo a questo). Per dimostrare che le Cronache non sono tanto allegorie didattiche quanto delle fantasie di bambini ben articolate che incorporano temi che i giovani lettori possono apprezzare.

Sebbene fosse stato scritto come il sesto libro in una serie di sette libri, la storie del "Il nipote del mago" ha luogo alcuni decenni prima di quella del "Il leone, la strega e l'armadio". In questo libro Lewis descrive la creazione della regione di Narnia e come gli umani possano venire associati con questo mondo. La narrazione si può ricondurre alla "Storia della Creazione" nella Genesi, ma la descrizione della creazione di Narnia da parte di Lewis è chiaramente modificata per apparire piacevole e bella ad un pubblico giovane.

Una delle tecniche che Lewis usa per apparire piacevole, per piacere ad un pubblico giovanile è il suo uso dei bambini come personaggi principali, nel "Il nipote del mago", per esempio, Polly e Digory sono presenti lungo tutto l'arco narrativo. Lewis descrive la creazione del mondo di Narnia da parte di Aslan vista da questi due bambini, stabilendo immediatamente un rapporto tra il suo giovane pubblico e la narrazione. Quando essi entrano nell'oscura Narnia agli inizi della sua Creazione, Lewis usare i bambini per descrivere i luoghi attorno ai quali questi ultimi si trovano  "We do seem to be somewhere" said Digory "at least I'm standing on something solid". La prima descrizione di Digory di questo nuovo ambiente non solo stabilisce una connessione fra i giovani lettori e la narrazione, ma rappresenta anche il modo di Lewis di raccontare la storia della Creazione: Lewis continua la storia biblica della Creazione, ma non tenta di creare una storia parallela a quella della Genesi. Nella Genesi, dopo aver creato i cieli e la terra, la prima cosa che Dio fa è creare la luce "E Dio disse: che sia luce" (Gen 2:4). E non è, in effetti, fino al secondo giorno che Dio crea le terre asciutte (Gen 1:9-10). Il lettore del "Nipote del mago", comunque, viene a sapere dalla descrizione di un bambino che il mondo di Narnia è ancora immerso nel buio, la terra (o "qualcosa di solido") è già stata creata. Ovviamente, l'obbiettivo primario di Lewis nel raccontare la creazione di Narnia non era quello di fare un'esatta allegoria della Genesi, ma forse di descrivere una serie di immagini della Creazione biblica e di costruire una storia per bambini da esse. Lewis si rifà alla creazione del mondo biblico quando descrive l'introduzione della luce a Narnia. Le stelle canterine sono la prima cosa che i bambini vedono a Narnia, e Lewis usa ancora una volta il personaggio di Digory per stabilire una connessione tra il testo e il giovane lettore: "If you had seen and heard it, as Digory did, you  have felt quite certain that it was the stars themselves which were singing". La Genesi, d'altro canto, colpisce la sensibilità degli adulti nella descrizione delle stesse collegandole ad una certa "crescita" (o maturità, dato che il termine "grow-up" significa entrambe le cose)  concepita come il calendario: "Dio disse: 'Ci siamo luci nel firmamento del cielo, per distinguere il giorno dalla notte; servano da segni per le stagioni, per i giorni e per gli anni' (Gen 1:14-15). Le stelle canterine sono un'immagine che Lewis prende da Giobbe  38:7. Confrontando questi due passaggi, è evidente che Lewis sceglie di esprimere la sua storia della creazione usando immagini bibliche che non sono semplici per i bambini da capire, ma che sono semplici per i bambini da apprezzare e da rendere partecipi.

Un altro sistema che Lewis usa nelle "Cronache di Narnia" e nel "Il nipote del mago" è la personificazione degli animali. Narnia è una regione di animali parlanti, e i bambini spesso trovano il concetto degli animali e di creature magiche più interessante di un racconto storico, reale di molto tempo fa, come per esempio la realtà di Gerusalemme di 2000 anni fa. Narnia si dimostra essere il perfetto lavoro di letteratura per ragazzi. Confrontando le storie della Genesi, la tecnica di Lewis di rendere gli animali parte centrale di questa narrativa (non dimentichiamo la signora e il signor castoro ne 'Il leone, la strega e l'armadio e la moltitudine di animali che popolano la neonata terra di Narnia) è notevole. Nella Genesi, Dio crea gli animali che abitano la terra il quinto giorno: "E Dio disse: 'La terra produca esseri viventi secondo la loro specie: bestiame, rettili e bestie selvatiche secondo la loro specie'".E così avvenne. Dio fece le bestie selvatiche secondo la loro specie e il bestiame secondo la propria specie e tutti i rettili del suolo secondo la loro specie. E Dio vide che era cosa buona". (Gen 1:24-25). L'interessante scelta di parola in questo verso potrebbe essere stata d'ispirazione per Lewis per scrivere la sua creativa descrizione della Creazione degli animali in Narnia, dove gli animali sono letteralmente prodotti dalla terra, fuori dal terreno:  "In all directions it (the land) was swelling into humps. They were of a very different size. Some no bigger than mole-hills, some as big as wheel-barrows, two the sizes of  cottages. And the humps move and swelled until they burst, and the crumbled earth poured out of them, and from each hump there came out an animal." L'enfasi di Lewis posta nella creazione degli animali è strettamente connessa con l'uso di Aslan il leone come figura o immagine di Dio: "The lion opened his mouth...He was breathing out a long, warm breath; it semmed to sway all the beasts as the wind sways a line of trees". Quest'immagine del respiro che dona la vita è direttamente collegata ad un passaggio nella Genesi "Il Signore Dio creò l'uomo dalla polvere della terra e alitò nei suoi polmoni il respiro della vita e l'uomo diventò un essere umano" (Gen 2:7). Lewis equipara il significato della creazione dell'uomo nella Genesi con la creazione degli animali in Narnia, ed appare naturale, agli occhi di un bambino essere attratti dagli animali rendendoli, dando loro un ruolo centrale nella storia della creazione di Narnia.

Da quando gli animali hanno preso il ruolo dell'uomo nella storia della creazione, i personaggi umani Polly e Digory (e la loro squadra) devono assumere un ruolo leggermente diverso nella Creazione. A questo punto, Lewis introduce il concetto del Male in Narnia e il concetto dell'introduzione del peccato originale in un nuovo mondo. "Before the new, clean world I gave you is seven hours old, a foce of evil has already entred it; waked abd broght hither by this son of Adam" says Aslan. Lewis ha ingegnosamente associato Digory con l'uomo biblico Adamo in due modi:

  1. L'ovvio collegamento sta nel fatto che Digory è un essere umano maschio e per questo "figlio di Adamo",
  2. ma una più profonda analisi di questo collegamento mostra che Lewis intende implicitamente che già Adamo per primo portò il peccato nel mondo della Genesi, così Digory è accusato di aver portato il primo Male nel nuovo mondo di Narnia
Lewis descrive inoltre una correlazione tra Adamo e zio Andrew: entrambi portano la morte in un nuovo mondo. L'apostolo Paolo descrive Adamo come colui che portò la morte nel mondo: "Il peccato entrò nel mondo attraverso un uomo, e la morte attraverso il peccato" (Rom 5:12). Zio Andrew, mentre lui non porta la morte dentro Narnia, porta il concetto stesso di morte con sé. Vedendo Aslan, la sua prima reazione è quella di uccidere: "A most disagreeable place. If only I were a younger man and had a gun -". Quest'immagine dell'uomo armato di pistola zio Andrew è visto ancora e ancora nella narrazione: "The first thing is to get a brute shot". Lewis è in grado di associare gli umani non solo con il Male, ma con la razza di Adamo: usando l'immagine di persone che portano la morte e il peccato. Il modo in cui lui raggiunge ciò è molto importante: usando l'immagine dell'assassino di animali, Lewis ancora una volta tocca la sensibilità del giovane pubblico. I bambini sono molto più sensibili alla morte di un animale che di un uomo che ha vissuto con loro tanto tempo fa, un uomo che loro non hanno mai conosciuto. In questo modo, i bambini potrebbero simpatizzare più facilmente con la riservata morte di Aslan simile a quella di Cristo che non di un Gesù storico.


La descrizione dell'entrata del Male a Narnia sarebbe incompleta, naturalmente, senza esaminare il personaggio della Regina Jadis (conosciuta nel "Il leone, la strega e l'armadio" come la Regina Bianca). Come zio Andrew, la strega è l'antagonista di Aslan. Lei desidera distruggere il leone e tenta di ucciderlo con un palo di metallo: "She raised her arm and flung the iron bar straight as its head". Più tardi Aslan rende chiaro che lei è malvagia e che è entrata in Narnia: "The world is not five hours old and an evil has already entred it.", "There is an evil witch abroad in my new land of Narnia". L'allegoria della Strega è ancora poco chiara. Nella storia della Creazione nella Genesi, due elementi malvagi possono essere trovati:

  1. Il primo è la disobbedienza di Adamo ed Eva ai Comandamenti di Dio (Gen 2:3).
  2. Il secondo  elemento, comunque, non è di origine umana, ma è nel personaggio del serpente (Gen 3).
La Strega ne "Il nipote del mago" può essere vista come un'immagine dell'introduzione del peccato (nella corretta storia della creazione di Narnia) ma più tardi nel romanzo Lewis allude alla sua relazione con il personaggio del serpente.

Questo segna un allontanamento dal tema della Creazione e fa un passo verso il tema della tentazione nelle "Cronache di Narnia". Il tema della tentazione è presente sia nella Bibbia che nelle "Cronache di Narnia" e Lewis spesso modella la sua presentazione della tentazione su storie e personaggi della Bibbia. Un buon esempio di questo fenomeno si ha nel capitolo 13, nel quale è rielaborata la storia dell'Albero della Conoscenza del Bene e del Male. Questo capitolo vede Digory  prendere una mela dall'albero argentato del giardino di Aslan; le similarità tra quest'ambientazione e l'Albero della Conoscenza del Bene e del Male nel Giardino dell'Eden (Gen 2-3) sono ovvi. Il ruolo della Strega, comunque, si evolve e diventa un simbolo del Male messo a confronto con il serpente nella Genesi 3. La strega fa alcuni sforzi per tentare Digory a mangiare la mela: "Do you know what that fruit is?...It is the apple of youth...Eat it, Boy, eat it". Il ruolo della tentazione è analogo al ruolo del serpente quando quest'ultimo parla ad Eva (Gen 3:1-5). Lewis ha anche messo Digory nel ruolo di Adamo ed Eva. La connessione di Digory ad Adamo è resa esplicita da Aslan che si riferisce a lui come "il figlio di Adamo" durante tutto il romanzo. In questa questa rielaborazione della Storia del Giardino dell'Eden, comunque, Lewis ha fatto prendere a Digory la giusta decisione di non mangiare la mela e,invece, di riportarla ad Aslan. Avendo la Strega che mangia la mela, invece, Lewis permette ai ruoli dei protagonisti e degli antagonisti di rimanere chiari e distinti. Manipolando la storia della Caduta dell'Uomo in questo modo, Lewis ha semplificato e contenuto le forze del Bene e del Male in singoli personaggi, rendendo la distinzione facile da capire per i suoi bambini lettori.

Digory non è il solo personaggio ad essere tentato in Narnia. Zio Andrew è tentato durante tutto il romanzo dalla sua avidità; la sua brama di soldi e potere. Lui è sempre intrigante (non in senso buono) ed è visto più volte immaginarsi i molti modi di capitalizzare, di far soldi nella scoperta di Narnia: "The commercial possibilities of this are unboundend...I shall be a millionare.". La sua sete di potere è contrastato con il personaggio del cocchiere, che assomiglia a zio Andrew solo per il fatto che è un uomo maschio adulto. Il cocchiere, comunque, ha una specie di timore di Aslan e della terra di Narnia, ed esprime il suo disgusto verso Andrew per il suo essere incapace di apprezzare il miracolo della creazione di Narnia: "Oh, stow it Guv'nor, do stow it. Watchin' and listinti' the thing at present; not talking.". La loro relazione ha delle reminescenze della storia biblica dell'uomo ricco e di Lazzaro (Luca, 16:19-31). Come Lazzaro ricevette il Regno dei Cieli, il cocchiere diventa il primo re di Narnia, mentre Andrew non è ripagato perché ha ceduto alla tentazione. Questo è un mirabile esempio di come Lewis dia lezioni di Cristianesimo nelle sue storie senza sacrificare la loro leggibilità ad un pubblico giovanile.

Forse il migliore esempio di arrendevolezza alla tentazione può essere trovato nel secondo libro delle "Cronache di Narnia" (la prima Cronaca, comunque, che Lewis scrisse): "Il leone, la strega e l'armadio". Il personaggio di Edmund combatte contro la tentazione per tutto il tempo in Narnia, e come Digory, la sua tentazione è la Strega Bianca. Diversamente dal "Nipote del mago", ad ogni modo, l'uso del tema della Tentazione, da parte di Lewis ne "Il leone, la strega e l'armadio" ha come fonte primaria le storie della tentazione sia di Gesù che di Giuda.

Bene, la mia traduzione del saggio è completa, spero che vi piaccia perché ci ho messo anima e cuore nel tradurla al meglio. 

Vi lascio con una citazione tratta da "Il nipote del mago": "La burla, come la giustizia, va di pari passo con la parola." Aslan alla cornacchia.

Giada

venerdì, aprile 11, 2014

Il nipote del mago, C.S. Lewis (prima parte)

Buon giorno a tutti lettori e bloggers! Ieri ho terminato di leggere il primo volume delle bellissime "Cronache di Narnia- il leone, la strega e l'armadio"...Lo avevate capito vero che mi riferivo a questo quando ho postato la vita di C.S. Lewis, vero? Ma oggi non vi voglio parlare del primo volume delle Cronache, non adesso perlomeno, ora vi voglio parlare de "Il nipote del mago", il libro che Lewis concepì per sesto ma che poi decise di usare come prequel delle Cronache e ha fatto una buona scelta, a mio avviso, senza leggere "Il nipote del mago" non si capisce fino in fondo "Le cronache di Narnia- il leone, la strega e l'armadio"; è fondamentale leggerlo se si vuole capire ogni cosa al meglio.



"Il nipote del mago" racconta la storia di due bambini, Polly e Digory, che vivono a Londra e il loro passatempo preferito è esplorare i corridoi che collegano una casa all'altra, facendo così, finiscono nella stanza dove Digory non avrebbe dovuto mai mettere piede: la stanza del suo strano zio Andrew. Lo zio Andrew dice di essere un mago, dice di aver studiato per anni l'arte della magia e soprattutto, dice una cosa che mi ha colpito molto: "Tutto ciò che è grande si raggiunge con il sacrificio", nomina una sua parente, la signora Lefay, la quale era una maga e aveva i poteri esattamente come lui. Lo zio Andrew possiede quattro anelli, due gialli e due verdi, i quali ti portano in mondi alternativi al nostro: i bambini si sentono subito attratti da questi ultimi, ma cercano di non darlo a vedere. Lo zio Andrew dà l'anello verde a Polly che scompare e si ritrova in un luogo idilliaco, fantastico, un luogo di pace e di serenità; in questo modo lo zio Andrew costringe con l'inganno Digory ad andare per scoprire in quale mondo è finita la sua amica e Digory, che si è reso conto del vile inganno di suo zio, inizialmente si arrabbia con lui però poi non esita a mettersi l'anello verde per andare a salvare la sua amica. Anche Digory giunge in quella idilliaca foresta, dove Polly è seduta vicino ad un albero in uno stato di torpore e anche Digory in parte subisce la magia che aleggia in quella foresta, dimenticandosi chi era prima di finirvi e dimenticando perfino Polly..Lentamente però, entrambi recuperano la memoria e si ricordano chi erano e dove sono finiti. La foresta è un luogo lussureggiante e pieno di stagni che portano in mondi diversi. Digory dice che quella foresta è come un corridoio, è un luogo di passaggio dove stazionano tutti i mondi e dal quale puoi andare in qualsiasi posto tu voglia, con gli anelli. I due bambini decidono così di chiamare quel luogo "Foresta di Mezzo" (quando ho letto tutto ciò, la prima cosa che ho pensato è stata: Foresta di Mezzo > Terra di Mezzo > Tolkien, ho fatto un'associazione di idee istantanea!) insomma, per un'appassionata di Tolkien come me ritrovarsi scritto in un altro libro "Foresta di Mezzo" è stato quasi automatico per me pensare alla "Terra di Mezzo" di Tolkien, ecco perché nel post precedente vi ho messo in link agli Inklings, perché dato che c'è scritto così nel libro di Lewis volevo seguiste il mio ragionamento e anche il flusso delle mie emozioni quando vi avrei parlato di tutto ciò. Questo riferimento alla "Terra di Mezzo" è il riferimento più evidente che indica il rapporto fra Lewis e Tolkien, cioè, anch'io farei così se avessi pubblicato i miei libri e volessi omaggiare i miei amici scrittori usando il nome di un loro luogo ma cambiandone l'ambientazione! I bambini decidono di andare ad esplorare gli altri stagni e provano a saltarvi dentro con l'anello verde, ma non funziona, perché rimangono lì e si bagnano i piedi; cambiano all'ora l'anello e dopo aver segnato lo stagno dal quale erano usciti la prima volta, si buttano dentro un altro. Polly e Digory finiscono in un luogo che sembra disabitato e nel quale aleggia un'atmosfera cupa, una cosa che mi ha colpito molto è senza dubbio la descrizione del sole di un colore più scuro di quello del mondo reale, che è giovane ed è molto più chiaro - la terra è una landa desolata e brulla. I due bambini decidono così di andare ad esplorare il palazzo davanti al quale si sono ritrovati e dopo aver girovagato un po' senza una meta precisa, finiscono in una sala piena di statue, le quali sembrano messe dalla più bella, buona e aggraziata a quella più temibile, forte e dallo sguardo terribile. I vestiti non si sono deteriorati col passare degli anni, beh, forse dovrei dire secoli perché in base alle descrizioni dei bambini quelle statue erano là da molti e molti secoli. In quella sala c'è una campana e un martello e un'iscrizione dice che chi leggerà la scritta si sentirà terribilmente attratto dal desiderio di colpirla con il martello e che se non lo farà, passerà tutta la vita chiedendosi come sarebbe stato se invece l'avesse fatto e diventerà pazzo. Polly cerca di dissuadere Digory dal farlo, in quanto è chiaro che il luogo è stato colpito da un incantesimo ed è meglio andarsene da lì, ma Digory non la ascolta e preferisce fare di testa sua, suona così la campana e improvvisamente un terremoto sconquassa tutto il palazzo. E' chiaro che anche Digory era sotto l'influsso dell'incantesimo che incantava quel luogo "maledetto".Una regina alta (come si scoprirà più avanti la regina/ strega è figlia di un gigante) bianca, bellissima ma dall'aspetto molto cattivo si avvicina ai due e chiede chi dei due l'ha risvegliata, quella è la Regina Jadis, che verrà conosciuta nel primo volume delle "Cronache" come la Regina Bianca. La Regina Jadis mostra ai due Charn, il luogo ove viveva secoli e secoli or sono, e che è stato condotto alla rovina dalla sua sete di sangue e di vendetta; in seguito costringe i due bambini a portarla nel loro mondo, dove potrà governare come regina indiscussa. Nessuno dei due vuole far sapere alla strega che hanno degli anelli, ma alla fine quest'ultima lo scoprirà e tenterà di comprarsi la fiducia di Digory. Tornati a Londra, la comitiva finisce nella stanza dello zio Andrew, il quale, dopo un primo momento di spavento fa di tutto per compiacere la bella straniera dal brutto carattere. Scopriamo così che Digory non è imparentato con un vero mago, ma con un sedicente mago, sì, lo zio Andrew non è un vero mago ma ha sempre finto di esserlo; la regina Jadis afferma che nel suo corpo non scorre sangue blu magico e nemmeno in quello di suo zio. Lo zio Andrew corre a sistemarsi per far colpo sulla regina Jadis e chiede ad una donna (di cui non mi ricordo il nome, so solo che era imparentata con lui) si dargli dei soldi per comprare una carrozza e delle vivande, la donna, che non si fida di lui perché nella famiglia Dirke era famoso per aver speso tutti i soldi in brandy e alcolici vari, è molto diffidente nel darglieli, ma alla fine lo fa. La regina Jadis vuole essere trattata come regina e dice che se zio Andrew farà quello che lei vorrà, risparmierà la vita a lui e ai due bambini però zio Andrew non ascolta, non le bada molto, tanto è colpito dalla sua bellezza e dalla forza del suo carattere. Jadis ruba da una gioielleria dei gioielli e fa sbattere la carrozza contro un lampione, subito i commercianti chiedono che sia fatta giustizia, ma la regina fa una magia sul cavallo (che scopriremo poi chiamarsi Fragolino) che lo imbizzarrisce e lo aizza contro i cittadini. Polly, tornata a casa, è in punizione per due ore. Digory compie un'azione molto eroica, cercando di passare sotto il cavallo, ma sente una voce dietro di lui, si volta e vede Polly, insieme, i due riescono a far tornare la regina Jadis nella Foresta di Mezzo (luogo nel quale si era sentita male) però stavolta portano con sé anche il cocchiere, lo zio Andrew e il cavallo. Finiscono poi in uno stagno dove c'è la più totale oscurità (ma sentono di essere sopra qualcosa di duro) e dopo qualche secondo sentono le stelle cantare, in seguito, la melodia diventa più forte perché vedono un leone che canta e cantando dona la vita e la parola agli animali e annuncia che quel giorno è il giorno della fonazione di Narnia. E' risaputo che Lewis fosse un fervente cristiano, ma forse non tutti sanno che decise di scrivere questo romanzo breve in seguito ad un sogno "pieno di leoni"; inoltre il riferimento alla creazione del Mondo e dell'Uomo nel Libro della Genesi della Bibbia è così evidente che mentre lo leggevo dicevo tra me e me: "Aslan è come Dio, un dio sotto forma di animale". Il mondo di Narnia è stato creato da 7 ore e già una creatura malvagia è entrata in questa dolce regione, Aslan decide perciò di mandare Digory (che vuole guarire sua madre) di prendere una mela dall'albero d'argento nel suo lontano giardino ma non dovrà mangiare la mela, il suo intento dovrà rimanere puro, non dovrà nemmeno annusarne il profumo per non venirne tentato e la mela dovrà venire piantata per proteggere Narnia da un pericolo che per il momento è ancora molto lontano. Polly si offre di accompagnarlo e con lui Fragolino (il cavallo) a cui Aslan dona un paio d'ali e gli dà un nuovo nome: "Piumino". Aslan dice anche che il cocchiere, Frank diventerà il primo re di Narnia, ma quest'ultimo gli dice che ha una moglie che non vuole abbandonare, perciò Aslan teletrasporta Nellie a Narnia e poi li nomina i primi re e regina di Narnia. Aslan gli domanda se si prenderanno cura della terra e degli animali parlanti che la abitano, ed entrambi pronunciano il "sì" che li rende effettivamente re e regina.  Polly, Digory e Piumino vanno nel giardino ma sia Piumino che Polly si rendono conto che Digory deve fare questa cosa da solo, senza il loro aiuto (visto che è stato lui a risvegliare la strega è suo compito rimediare), ma nel giardino Digory ha uno spiacevole incontro: nel giardino trova infatti la strega che sta mangiando una mela e un rivolo di una sostanza di colore scuro le scende dalle labbra - la mela infatti dona l'eterna giovinezza a chi la mangia, ma spegne ogni sentimento umano (diciamolo così, dato che spegne ogni felicità e ogni entusiasmo e rende infelici) quindi è evidente che la malvagia strega ha preferito un'eterna vita infelice piuttosto che una vita breve ma felice. La strega tenta di convincerlo a mangiare la mela in molti modi, mettendolo contro Aslan, dicendogli che Aslan non farà ciò che spera per sua madre, ma Digory ha la forza di non badarle e dopo aver preso la mela se ne va. La cosa bella è che prima di arrivare a quel giardino, i due bambini hanno viaggiato fino a sera, ma non avevano niente da mangiare perché sono partiti in fretta e furia, perciò Digory decide di piantare delle caramelle e il giorno dopo i bambini faranno colazione con le caramelle cresciute nell'albero delle caramelle. Il sogno di ogni bambino! E vi dico questo perché era anche il mio sogno. Un albero di caramelle! Che cosa meravigliosa! Intanto, vi stavo raccontando di zio Andrew, il sedicente mago imparentato con Digory. Dunque,quando zio Andrew è giunto a Narnia con i bambini e il cocchiere, era molto spaventato e non riusciva a capire come i bambini non potessero avere paura in un ambiente del genere - l'episodio della creazione di Narnia infatti ha affascinato tutti e ha lasciato ogni personaggio presente in quel magico luogo in un silenzio contemplativo - ma lui era solo spaventato e voleva tornare a casa, ecco perché in più di un'occasione ha provato a rubare gli anelli al nipote, il quale però si era preparato per una cosa del genere. Gli animali intanto discutono su che specie appartenga l'uomo, ma zio Andrew non riesce a capire niente di ciò che dicono perché, come dirà in seguito Aslan, ha fatto in modo di non vuole capire ciò che dicono. Ci sono 3 alberi a Narnia, che sono nati dalle sue monete: l'albero d'oro, l'albero d'argento e il lampione, il quale è cresciuto nel terreno dopo che la strega ha provato ad attaccare Aslan. Gli animali "piantano" per terra zio Andrew, il quale, svenuto, non si rende conto di ciò che succede attorno a lui. Quando si risveglierà sarà bagnato fradicio e gli animali provvederanno a dargli da mangiare buttandogli addosso quello che è il loro cibo cercando di capire cosa potrebbe essere di suo gradimento, visto che non ne conoscono la specie. Lo zio sviene di nuovo e si risveglierà soltanto dopo il ritorno di Polly, Digory e Piumino dal giardino. Digory vorrebbe chiedere ad Aslan se può dare da mangiare a sua madre una mela di quell'albero, ma non ne ha il coraggio, infatti ci penserà Polly a chiederlo per lui. Aslan dice che chi mangia la mela  vivrà un vita eterna ed infelice, non proverà più nessuna gioia e nessun sentimento di qualsiasi genere, ma Aslan decide di premiare il coraggio di Digory e gli permette di cogliere una mela da dare a sua madre. I bambini tornano perciò nel nostro mondo, o per meglio dire, nel loro mondo, nella Londra dell'epoca e la prima cosa che Digory fa una volta tornato a casa è quello di dare da mangiare la mela a sua madre: la mela infatti è lucente, inonda la stanza con la sua luce ed ha un profumo irresistibile. Digory teme che la mela non faccia effetto, perciò vive i primi giorni in una sorta di tensione. Lo zio Andrew è tornato ad essere quello di una volta: sempre dedito al brandy (Brandy era anche il nome che gli avevano dato gli animali di Narnia) e a ciondolare dalla mattina alla sera. Lentamente la madre di Digory comincia a stare meglio e una volta esser guarita completamente, torna ad essere quella che era sempre stata prima della malattia. Digory pianta il torsolo della mela nel suo giardino e ne cresce un albero, ma non magico come quello di Narnia, e quando Digory è ormai un uomo anziano, un fulmine lo colpisce e i suoi vicini vogliono farci legna da ardere, lui si oppone e decide di fare un armadio. Con quest'ultimo dato interessante finisce "Il nipote del mago", che pone le basi per "Le cronache di Narnia: il leone, la strega e l'armadio".

LO STILE
Il romanzo è scritto dal punto di vista del narratore onnisciente, che tutto sa e tutto vede. Ci sarebbe molto da dire su questo punto, ma preferirei non soffermarmi troppo su questo adesso, visto che breve posterò il commento critico sul romanzo con i dovuti riferimenti alla religione cristiana.

Mi dispiace molto congedarmi da voi, ma gli impegni chiamano e ho da fare, perciò, ecco qui una citazione tratta da questo magnifico libro: "Potete immaginare cosa si provi quando si spera di ottenere qualcosa che si desidera ardentemente: si dubita in continuazione, perché sembra troppo bello per essere vero. Non succede spesso anche a voi?" .

Giada

sabato, aprile 05, 2014

Piccola anticipazione... (1)

Buon giorno a tutti, lettori!
Oggi non voglio proporvi subito il mio commento sul libro che sto leggendo, ma una piccola anticipazione sull'autore che lo ha scritto, in quanto penso sia utile per capire poi i suoi numerosi libri ricchi di significato: C.S. Lewis.

fonte: http://en.wikipedia.org/wiki/C._S._Lewis

Clive Staple Lewis (29 novembre 1898- 22 novembre 1963), chiamato C.S. Lewis dai suoi amici e "Jack" dai suoi parenti, fu uno scrittore, un poeta, un medievalista, un critico letterario, un saggista, un teologo laico e un apologo cristiano. Nacque a Belfast, in Irlanda. Come il suo amico Tolkien, anche lui ricoprì posizioni accademiche - fu un professore universitario, in poche parole - ad Oxford (1925-1954) e all'Università di Cambridge (1954-1963). Lewis e J.R.R. Tolkien erano amici stretti nella facoltà di inglese di Oxford ed insieme fondarono il circolo letterario informale di Oxford chiamato "Inklings", gli Inklings, come detto precedentemente, erano un gruppo letterario associato all'Università di Oxford (Inghilterra) che si sviluppò nell'arco di due decenni tra i primi anni del 1930 e la fine del 1949. Gli Inklings erano appassionati di letteratura che elogiavano il valore della narrazione nella fiction e incoraggiato la scrittura fantasy. Per saperne di più, cliccare sul link denominato "Inklings". I maggiori esponenti erano, naturalmente, C.S.Lewis e J.R.R. Tolkien (secondo me) e io sarei stata molto fiera di farne parte, perché anch'io amo tantissimo la letteratura, non amo solo scrivere - anche perché sono fermamente convinta che per scrivere bene uno debba leggere molto. Secondo il suo libro "Sorpreso dalla gioia", Lewis era stato battezzato dalla Chiesa d'Irlanda (che faceva parte della Comunione Anglicana) ma si è allontanato molto dalla sua fede durante l'adolescenza. A causa della sua amicizia con Tolkien, all'età di 32 anni Lewis tornò alla Comunione Anglicana, diventando "un ordinario laico della Chiesa d'Inghilterra". La sua fede ebbe una profonda influenza nei suoi lavori, e durante il periodo della guerra i suoi libri, che avevano come soggetto la Cristianità ebbero un successo mondiale. Nel 1956 sposò la scrittrice Joy Davidman, di 17 anni più giovane, che morì di cancro all'età di 45 anni, Lewis morì 3 anni dopo a causa di un problema ai reni, una settimana prima del suo 65mo compleanno. I media minimizzarono la sua morte - Lewis infatti morì il 22 novembre del 1963, lo stesso giorno in cui il presidente americano John Fitzgerald Kennedy venne assassinato e lo stesso giorno in cui un altro grande scrittore, Aldous Huxley, morì. La sua morte venne messa in ombra da quella del presidente Kennedy. Nel 2013, al cinquantesimo anniversario dalla sua morte, Lewis venne onorato nel Poets' Corner di Westmister Abbey, luogo in cui, vi ricordo, è stata sepolta anche la madre di tutte le grandi scrittrici dell'800: Aphra Behn. I lavori di Lewis sono stati tradotti in più di 30 lingue e hanno venduto milioni di copie. 

sabato, marzo 29, 2014

I dipinti di Eduard Manet e Claude Monet

Ciao a tutti! Ecco alcuni dipinti dei miei pittori impressionisti preferiti: Eduard Manet e Claude Monet.
fonte: www.wga.hu
Claude Monet, bridge over a pond of water lilies
1899
Oil on canvas, 93 x 74 cm
MOMA, New York

Claude Monet, bouquet of sunflowers
1880
Oil on canvas, 101 x 81 cm
MOMA, New York

Claude Monet, Chrysanthemums
1878
Oil on canvas, 56 x 65 cm
Musée d'Orsay, Paris

Eduard Manet, brunch of violets
1872
Oil on canvas, 22 x 77 cm
Private collection

Eduard Manet, vase of peonies on a pedestal
1864
Oil on canvas, 93 x 70 cm
Musée d'Orsay, Paris

Citazione del momento: "  Il faut qu'une porte soit ouverte ou fermée" ovvero "Bisogna che una porta sia tutta aperta o tutta chiusa." proverbio francese.

Giada

Jane Eyre, Charlotte Brönte (seconda parte)

Ciao a tutti, miei cari bloggers! Come vedete sono tornata per commentarvi la seconda parte di Jane Eyre e non immaginate quanto mi sia dispiaciuta nel finire quel magnifico libro, mi è piaciuto tanto, tantissimo (ma in genere io ho un debole per i romanzi del 1800), mi ha fatto provare moltissime emozioni: ho amato, ho sofferto, ho vissuto con Jane per tutto questo mese e devo dire che è un'eroina della letteratura inglese molto diversa dal solito tipo di eroine ottocentesche alle quali siamo abituati grazie alla mitica Jane Austen.

Dunque, John Reed, il figlio della signora Reed e John (chiamiamolo senior) giocava d'azzardo, chiedeva sempre soldi alla madre per poter continuare a giocare e si è suicidato, la sua morte ha provocato nella signora Reed un crollo psicologico nel vero senso del termine, arrivando a provocarle visioni e a danneggiarle la salute, confinandola in una stanza della sua grande villa dove andava a trovarla solamente la serva e neanche tanto spesso, perché con una scusa o con un'altra, se ne andava sempre via e la lasciava sola. Lo stesso si può dire anche delle figlie Eliza e Georgiana, che dopo la sua morte hanno preso direzioni diverse. Eliza è diventata superiora in un convento de Lille, in Francia e ha donato la sua dote alla sua istituzione religiosa; mentre Georgiana ha fatto un ottimo matrimonio sposando un uomo ricco. Ma cosa succede in mezzo a tutto ciò? Jane torna a Gateshead su richiesta di Bessie Leaven, la bambinaia che aveva quando era piccola, e mentre parla con la signora Reed scopre due scioccanti verità che lei le ha tenuto nascosto per ferirla. La prima riguarda le origini di Jane e si trova a pagina 280. La signora Reed odiava Jane e la vessava in quel modo quando era piccola, perché lei aveva sempre detestato sua madre, perché era l'unica sorella di suo marito, la sua prediletta. Quando lei fece un matrimonio inferiore alla sua condizione, la famiglia la diseredò, lui si oppose e quando morì pianse molte lacrime. Il marito della Reed fece mandare a prendere la nipote, ma mentre lei lo supplicava di prendere una balia e di affidarla alle sue cure, lui decise che entrambi se ne sarebbero presi cura. La odiava perché era debole, malatticcia e piagnucolosa, ma John la amava quasi più di quanto amasse i suoi figli, che non la tolleravano. John "junior" prima di morire assomigliava molto a sua madre, era una Gibson, una persona forte e cattiva. Durante la sua ultima malattia, le fece promettere che si sarebbe presa cura di Jane alla sua morte, e anche se non voleva con sé quella bambina, alla fine accettò. Sarah Reed a conti fatti ha tenuto fede (non molto bene) alla promessa fatta al marito in punto di morte, ma non ha mai trattato Jane come una figlia o una nipote... Durante tutta la descrizione della sua infanzia ho avuto la sensazione che Jane fosse un'intrusa in quella famiglia, che fosse disprezzata e che non meritasse nemmeno una "benefattrice" come quella che diceva di essere la signora Reed. In fondo, le mie impressione si sono rivelate vere, perché poco più avanti, la signora Reed confesserà a Jane che un suo zio, John Eyre, commerciante, l'invitava a venire a vivere con lui a Madera e siccome non aveva figli, di adottarla e alla sua morte, di darle in eredità tutta la sua grande fortuna. Questo la signora Reed non poteva tollerarlo, o per meglio dire, non poteva tollerare che una sciattona come Jane potesse diventare così ricca, più ricca delle sue figlie e per tre anni ha tenuto nascosta quella lettere. Ma non mi sono spiegata molto bene nel post precedente, a diciotto anni, Jane diventerà un'insegnante a Lowood e in seguito, verrà chiamata dalla signora Faifax per fare l'istitutrice di Adèle. Jane torna a Thornfield Hall  e mentre il signor Rochester la fa ingelosire con la signorina Ingram, una bellissima ma vuota dama inglese, durante una festa a casa sua dove vengono tutti i suoi amici del lavoro (se così si può chiamare), Jane capisce di amarlo. Il climax maggiore però si ha quando il signor Rochester le chiede di sposarlo e lei accetta, la signora Fairfax cerca di dissuadere Jane dal farlo e Jane per vedere se Rochester l'avrebbe amata ancora svela tutti i latti "peggiori" del suo carattere. Non posso non metterlo tra virgolette perché per me i lati del suo carattere non sono peggiori o terribili, lei è semplicemente una persona come tutte le altre, come tutti noi, con i suoi pregi ed i suoi difetti. Jane è una persona molto umile, non vuole fronzoli né perle preziose al suo matrimonio e per questo motivo discute molto con Rochester, ma in più di un'occasione lei gli ricorda che non vuole essere la sua Céline Varens inglese (Céline era l'amante che Rochester aveva in Francia, era una ballerina, lui la ricopriva sempre di regali d'ogni tipo e lei alla fine ha preferito un damerino a lui; poco dopo ha detto che Adèle era sua figlia e anche se lui era convinto che non lo fosse ha accettato di tenerla comunque in casa sua, di adottarla). La notte prima delle nozze Jane viene svegliata da una figura spaventevole che lei crede essere "un fantasma che chiamano vampiro" dagli occhi gonfi ed iniettati di sangue e con una follia nel volto, che le strappa il velo. Il giorno delle nozze lei è molto agitata mentre Rochester è impaziente, ma mentre stanno per dirsi "sì, lo voglio", il signor Richard Mason torna per dire che "questo matrimonio non s'ha da fare" tanto per citare Manzoni, dicendo che Edward Rochester ha già una moglie, sua sorella Bertha Antonietta Mason, figlia di Jonas Mason, mercante, Antonietta sua moglie creola di Spanish Town, Giamaica. Rochester parla sarcasticamente sia con il prete che con l'avvocato Mr. Briggis e Mason dicendo che voleva essere bigamo, in realtà minimizza tutto perché non si aspettava che l'avrebbero scoperto proprio il giorno delle sue (quasi) future nozze. Jane è sconvolta e per settimane si chiude in camera. Intanto scopriamo la verità sui Rochester: Edward Rochester è il figlio maggiore di una ricca famiglia inglese che possiede sia Thornfield Hall che il castello di Ferndean, un luogo brutto, isolato ed in mezzo ad una fitta boscaglia, è stato costretto ad un matrimonio combinato con Bertha Mason ed è andato a vivere a Spanish Town per i primi mesi della sua vita matrimoniale, ma pian piano i segreti della famiglia Mason sono venuti tutti a galla: Bertha era una pazza e così lo era la sua famiglia e Rochester non dubitava che non lo fosse anche Richard Mason. Ha sopportato quella triste esistenza in un clima tropicale e caldo per un po' di tempo e durante quel periodo la pazzia di Bertha ha dato sfogo con calci, pugni, morsi e quanto di peggio vi sia, poi ha deciso di trasferirsi in Inghilterra, dove la pazzia di quella donna poteva essere tenuta sotto controllo e per farlo Rochester ha scelto la persona più fidata: Grace Poole, che veniva lautamente pagata da lui, ma che aveva il vizio di bere e quando lo faceva e si addormentava Bertha le sfilava le chiavi dalla tasca e andava in giro per casa (era tenuta rinchiusa in una soffitta), ha quasi dato fuoco al letto del signor Rochester, ha morsicato con talmente tanta violenza suo fratello da rischiare di farlo morire, ha rotto il velo di Jane e...Più avanti scopriremo che se Jane non se ne fosse andata, sarebbe morta nell'incendio che Bertha ha provocato e di cui si parlerà più avanti. Jane decide di andarsene da Thornfield Hall e per alcuni giorni vaga come una mendicante senza né soldi né cibo per una città paludosa molto distante da Thornfield, Withcross e il villaggio di Morton. Qui incontra Saint-John Rivers, pastore della chiesa di Morton, e Diana e Mary Rivers, con le quali mette a frutto la sua dote più evidente: il suo talento per il disegno. Diana e Mary sono due giovani ragazze rimaste senza padre che vivono con l'instancabile fratello parrocco, Saint-John Rivers e studiano il tedesco. Jane viene salvata dalla morte certa e dopo esser rimasta per una settimana a letto, riesce a scendere le scale, mangiare e rendersi utile. Saint-John all'inizio pensa che lei sia la figlia di una ricca famiglia che è scappata di casa per non aver fatto ciò che loro le imponevano, ma la realtà è ben diversa da ciò che pensa lui. Jane non si presenta come Jane Eyre ma come Jane Elliott e per due mesi continua a vivere nella loro casa rendendosi utile come meglio può ma continuando a mantenere segreta la sua vera identità - shock causatole dalla scoperta che il signor Rochester aveva un'altra moglie l'ha sconvolta a tal punto che quando se n'è andata ha deciso di farlo di notte, di lasciargli tutti i suoi regali e di non salutarlo per non ferirlo. Ma anche se scioccata, ed è questa una delle cose che amo di Jane, è che ha continuato ad amarlo nonostante tutto. Questo a parer mio è un atteggiamento cristiano, perché solo i cristiani (quelli che proprio si attengono alle norme della Chiesa) si comportano in questo modo con le persone che gli hanno fatto del male e si rimettono nelle sue mani per poter sperare in una vita migliore. Saint-John si accorge che è una persona brillante, attenta, sveglia, laboriosa e le offre di lavorare come istitutrice nel villaggio di Morton, dove le daranno una stanza ammobiliata vicino alla scuola. Jane comincia così ad istruire le ragazze del villaggio, le contadine e anche le donne adulte, e anche se inizialmente non si stavano simpatiche a vicenda, ma anzi, provavano un po' di diffidenza e pregiudizi, alla fine diventano buone amiche e insegnare per lei diventa (di nuovo) fonte di grande piacere, specialmente nel sapere di essere amata da quelle bambine e quelle ragazze. Saint-John ha grandi progetti per Jane, e la convince ad abbandonare lo studio del tedesco per l'indostano, lingua che lui sta studiando visto che tra qualche mese partirà da Cambridge per andarsene in India come missionario. La signorina Rosamond (Rosa del Mondo) Oliver, la benefattrice che ha costruito l'istituto dove Jane insegna, è una persona frizzante, brillante e molto molto bella e Jane si accorge che Saint-John prova qualcosa per lei, ma Saint-John è un uomo molto molto controllato, che non lascia mai scorrere i suoi sentimenti e preferisce relegarli ad un lato del suo cuore e dominarli; è una persona molto fredda e rigida e tutto l'opposto di Jane. Saint-John le rivela che suo padre e il padre di Jane erano fratelli, ma a causa di un conflitto mai sanato tra loro, non si sono mai riappacificati, ma Saint-John è stato contattato da Mr. Briggis, l'avvocato per cercare Jane Eyre e lui si accorgerà che nel dipito che ha appena ultimato non si è firmata come "Jane Elliott" ma come "Jane Eyre" il suo vero nome. Qui scopriamo che Saint-John, Mary e Diana sono i suoi cugini e che lei ha ereditato da John Eyre (lo zio di Madera) ben ventimila sterline, che lei preferisce dividere con i suoi cugini che tenerseli per sé perché dice (e l'ho stimata tantissimo per questo) che è meglio aver ritrovato qualcuno della propria famiglia e dividere la propria gioia e la propria fortuna con loro che essere ricca e non sapere che cosa fare di quella grande somma. Saint-John chiede a Jane di sposarlo per poter andare con lui in India ed aiutarlo, e siccome fino a poco tempo fa Jane era completamente succube di Saint-John, trova la forza di dire di no perché il suo cuore appartiene solo ad il signor Rochester. Le filippiche di Saint-John mi hanno sempre dato su i nervi, perché la sua missione era per lui molto più importante dei sentimenti, avrebbe preferito sposare sua cugina e costringerla ad una vita infelice soltanto per realizzare i suoi scopi, non vedeva in lei amore o affetto, ma una persona utile, decisamente più utile di Rosamond Oliver. Ma Jane dice di no e una notte nella vallata sente "Jane, Jane, Jane!" verso mezzanotte, durante una discussione con Saint-John che la prega di non seguire la via della perdizione, e qui nasce la sua decisione di tornare a Thornfield Hall. Ma Thornfield Hall non è più il luogo bello e ameno in cui vi abitava fino a qualche mese prima, ora è un luogo bruciato e cadente, a causa della pioggia e della neve e sulle sue rovine è cresciuto il muschio. Andando nella locanda, Jane scopre che c'è stato un incendio, provocato proprio da Bertha, la quale ha dato fuoco a quello che era il suo letto, poi è salita sul tetto e si è buttata, sfracellandosi a terra. Edward Rochester si è dato da fare per salvare i suoi domestici ed i suoi governanti, ma gli è caduta una trave infuocata addosso che l'ha reso cieco e monco (gli hanno dovuto amputare la mano sinistra). Jane si prenderà cura di lui e i due si sposeranno, coronando il loro sogno d'amore, riappacificandosi e chiarendosi, allontanando ogni dubbio dai loro cuori e avranno un figlio, poi Rochester recupererà la vista e anche se vedrà male, riuscirà a vedere qualcosa, uscirà dall'oscurità in cui si trovava prima della venuta di Jane, la sua "silfide" (termine ricorrente nel romanzo). Saint-John morirà in India, mentre Diana si sposerà con il capitano della marina il signor Fitzjames e Mary con il signor Wharton, amico pastore di Saint-John.

mercoledì, marzo 26, 2014

Presentazione

Ciao a tutti!
Chiedo scusa per non essermi presentata come si deve nel post precedente ma ero appena uscita da una giornata sui libri a riassumere la storia della letteratura portoghese. Dunque, mi chiamo Giada, ho ventidue anni e vado all'Università, come si evince dal sottotitolo del blog, studio inglese, tedesco e portoghese ma alle superiori ho studiato anche spagnolo. Il motivo per cui ho scelto questo corso è, come avrete capito, il mio grande amore per la letteratura, un'amore che voglio condividere con voi.

E' passato tanto tempo dall'ultima volta che ho messo le mani su un blog, quindi più di qualche volta troverete lo sfondo di pagina cambiato o il font in tutte le finestre completamente diverso.

Sono un'aspirante scrittrice fantasy, ma in passato ho scritto qualche romanzo rosa. Penso che pubblicherò qui  alcuni brevi racconti, una fanfiction che mi sta particolarmente a cuore "Frozen" che stravolge completamente la storia originale mantenendo però gli stessi personaggi, le mie poesie e quant'altro mi verrà in mente. Voglio crescere come artista ed è uno dei motivi per cui ho aperto questo sito. Gli altri motivi sono evidenti: leggerò dei libri che commenterò e di alcuni farò un'analisi approfondita dei personaggi (con tanto di aggiunta di saggi inerenti all'autore) ma il mio intento è anche quello di farvi conoscere i miei amici scrittori: Julia Sienna, Luca Tarenzi, Gisella Laterza, Lorenzo Sartori...Non appena avrò il tempo di leggere i loro libri vi prometto che posterò i commenti su di essi con allegato la recensione sui loro libri. Faccio questa pubblicità a loro perché la trovo una cosa giusta: sono scrittori emergenti, che si stanno facendo conoscere e voglio fare la mia parte contribuendo io stessa a facendoveli conoscere - e credetemi, sono persone che meritano davvero il vostro tempo.

Parlerò molto moltissimo di scrivere, poiché la scrittura è una delle mie tante passioni. L'altra è l'arte, purtroppo non sono brava a disegnare o dipingere, ma apprezzo l'arte quale modo di esprimere se stessi (cosa che è anche la scrittura) quindi posterò anche i quadri dei miei pittori preferiti.

Purtroppo sono molto occupata con l'Università e ci saranno delle volte in cui non potrò aggiornare il blog con regolarità (specialmente d'estate, durante il periodo degli esami o d'inverno, per lo stesso motivo) ma spero che seguiate.

Per chi volesse seguirmi al di fuori di "Sangue d'Inchiostro" può trovarmi:
su Twitter sotto la dicitura @GiadaAndolfo
su Instagram sotto la dicitura Jade_Onyx
su Facebook all'indirizzo Giada Andolfo

Vi saluto con una citazione del poeta Paul Valéry: "Proseguire, perseguire significa lottare contro ogni cosa".

Giada

domenica, marzo 23, 2014

Jane Eyre, Charlotte Brönte (prima parte)

Buon giorno a tutti, lettori e bloggers! Attualmente sto leggendo un libro veramente bello, di cui ora vi voglio parlare: "Jane Eyre" di Charlotte Bronte. Il motivo per cui ho cominciato a leggere questo libro, è perché me l'ha nominato la mia professoressa di letteratura inglese 3 a lezione ed io, incuriosita, ho deciso di leggerlo.



A primo acchito, il libro è pesante ma man a mano che si procede con la lettura, diventa sempre più coinvolgente. Jane Eyre è una bambina orfana dei genitori ed è stata accolta dai suoi zii, Sarah Reed e suo marito John Reed, il quale ha promesso alla sorella morente di prendersi cura della sua nipotina quando quest'ultima sarebbe deceduta e infatti quando è morta, lui si è occupato di Jane... Credo che fosse l'unico personaggio che le abbia sempre voluto bene, anche se è un non-personaggio dato che muore anche lui prima dell'inizio del romanzo; ad ogni modo, il suo ruolo resta importante. Sarah Reed, la zia di Jane, è la persona più fredda, malevola, cattiva che c'è; non esita a sgridarla quando la colpa non è sua, da' sempre ragione a quel violento di suo figlio maggiore John, che picchia continuamente Jane, e la rinchiude nella Stanza Rossa (luogo ove è morto lo zio) senza ascoltare le sue ragioni. John secondo me rappresenta lo stereotipo del ragazzo borghese dell'epoca (siamo nel 1800), è viziato, violento, perfido e viene trattato come un principino dalla servitù. E' lui che picchia Jane in continuazione, e nonostante lo faccia, la fa sempre franca. Le due sorelle minori di John, Georgiana ed Eliza sono, a parer mio, mediamente insopportabili. Georgiana è la classica bella bambina che ottiene tutto con un battito di ciglia, grazie alle sue guance rosee e i suoi riccioli che la fanno sembrare un angelo agli occhi della servitù, ma tratta con arroganza la piccola Jane che viene ferita nello spirito da lei. Eliza è la più pacata e, come si scoprirà in seguito, avrà una vita metodica fino alla morte della madre, quando donerà i suoi beni e prenderà i voti - ha mandato a monte, durante l'adolescenza, la fuga romantica di sua sorella con un giovanotto ricco e bello. Ma ora parliamo di Jane, la protagonista. Seviziata, maltrattata fisicamente e nello spirito, Jane trova conforto nei libri, che rimarranno sempre la sua più grande passione, nel corso del romanzo. Inizialmente è molto remissiva, accetta tutto ciò che le persone decidono per lei, sia nel bene che nel male; ma lentamente qualcosa inizia a cambiare in lei e durante una discussione con la zia le dice di odiarla e nel monologo successivo commenta la sua azione: "Rimasi sola e vittoriosa. Era la battaglia più aspra che avessi mai combattuto. (..) Restai un momento seduta, assaporando la solitudine conquistatrice." Bisogna tener conto che ha otto anni, non è un'adulta ma già si comporta come tale perché la mancanza d'affetto patita in quella casa l'hanno resa una persona forte. La scena successiva, quella che riguarda l'arrivo del signor Bocklehurst è una di quelle che più mi hanno colpito, soprattutto per la durezza, la freddezza, la perfida con cui la signora Reed trattava sua nipote, e il fatto che la considerasse cattiva anche quando non lo era mi faceva arrabbiare molto, il vero cattivo è sempre stato solo suo figlio! Dunque, il signor Brocklehurst, dirigente di Lowood (una casa di carità) parla a Jane di una ragazza molto cattiva che è morta e che non è andata in Paradiso a causa della sua cattiveria e in seguito, scopriremo che Jane verrà mandata proprio lì. Ciò che amo di Jane è la sua forza interiore, la sua determinazione, il fatto che non si voglia arrendere a qualcosa che è già stato stabilito per lei; non vuole arrendersi, vuole combattere per ciò che è suo e che le spetta, anche se in minor parte rispetto alla ricca famiglia della sua zia. Lowood è molto lontano da Gateshead, dove loro vivono, e il viaggio per arrivarvi è molto lungo. In questa casa di carità, le ragazze studiano per poi poter avere un lavoro in futuro, cosa che nel 1800 era considerata una cosa brutta per una ragazza, perché le ragazze dovevano fare un buon matrimonio e fare figli. Il patrimonio era molto più tenuto in considerazione dell'amore. Le ragazze però lì vivono di stenti, il cibo è malsano e poco e le coperte non sono sufficienti e d'inverno patiscono il freddo. Qui Jane conosce Helen Burns, ragazza più grande di lei, con l'amore per la lettura ma continuamente vessata dalla maestra di francese. Helen è la prima vera amica di Jane, e quando è morta di tifo ho quasi pianto. Era una ragazza molto cristiana, che credeva nel concetto cristiano nel "porgere l'altra guancia" invece di assecondare il desiderio di vendetta. Jane cresce, e intanto gli anni passano. Otto anni dopo, insegna lei stessa a Lowood e diventa amica della maestra della sua infanzia Miss Mary Temple. Mettendo un annuncio nel giornale, trova lavoro presso Thornfield Hall come istitutrice di Adèle, una bambina francese che Edward Fairfax Rochester ha preso in affido dopo la sua scappatella a Parigi con una ballerina e aver rotto con lei per aver scoperto il suo tradimento con un bellimbusto. Il gruppo di servitori di Thornfield Hall è composto da: la signora Faixfax, che è una vecchia domestica lontanamente imparentata con Mr. Rochester, Grace Poole, misteriosa figura di cui si sa pochissimo se non che è pagata tantissimo dal padrone, John e sua moglie. Jane desidera evadere anche da Thornfield Hall perché vuole vedere il mondo, conoscere altre persone, vedere com'è il mondo al di fuori di quel piccolo luogo ameno in un angolo di Inghilterra. Riceverà la visita di Bessie, la bambinaia che aveva quando era piccola, che la porterà brutalmente alla realtà dicendole che la sua zia Reed sta morendo.
Il personaggio però che più amo e che è anche senza dubbio il più complesso e particolare è senza dubbio Mr. Rochester: le sue battute sagaci, i suoi commenti forti, schietti e franchi; l'alone di mistero che aleggia sulla sua figura contribuiscono a renderlo il più interessante. Senza dubbio sarebbe il mio ragazzo ideale. Jane invece mi rappresenta per i motivi sopra citati: coraggio nell'inseguire il proprio destino, forza, determinazione, ostinazione.

Beh, concluderò questo commento al libro tra qualche giorno, visto che sono a metà.

Nel frattempo, miei cari lettori, vi lascio con questa citazione tratta dal libro: "Se lei è diversa dalla maggioranza il merito non è suo; bensì della natura." (dal dialogo tra Mr. Rochester e Jane)

Giada
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...