venerdì, giugno 30, 2023

RECENSIONE DI PERCY JACKSON E GLI DEI DELL'OLIMPO - LA BATTAGLIA DEL LABIRINTO (PERCY JACKSON & THE OLYMPIANS #4) DI RICK RIORDAN

Buona sera, Fantastics! Nonostante il brutto tempo, e il brutto tempo mi lascia sempre un umore 'meh' addosso, sono riuscita a finire il quarto romanzo della saga di Percy Jackson. I fan accaniti ritengono che sia il migliore di tutti, e in certi punti lo è davvero, ma io non sono riuscita a tollerare la totale idiozia di Percy. Cioè, posso capire che abbia un buon cuore e che voglia aiutare i suoi amici, ma tante volte si comporta come un vero e completo idiota! Ecco perché gli ho dato 4 stelline. Davvero, ho apprezzato il romanzo; solo che avrebbe potuto dare di più, molto di più. 

PREMESSA
Ammetto che l'ho iniziato solo perché era lì da fine Maggio, e onestamente ero molto curiosa di vedere in quali guai e in quali avventure si sarebbe cacciato Percy, stavolta. Solo che, come dicevo prima, se Percy non si fosse comportato come un idiota o, se preferite, un totale imbecille la maggior parte delle volte avrei dato un voto molto più alto a questo romanzo. Annabeth è la mia preferita, e Luke che è diventato tipo un Luke 2.0, un villain upgrade è stato magnifico! L'aspetto che ho apprezzato di più è stato, senza ombra di dubbio, il modo in cui è stato affrontato il tema della morte di un famigliare o di un amico. Inoltre, penso che Nico Di Angelo sia nel pieno dei 4 stadi del lutto. Il primo era la rabbia, qui forse vediamo come comincia la negoziazione. Cioè, lo spero per il bene di Percy. Io avrei reagito come Nico, sincera. Perché non importa come zio Rick ce la meni, è stata colpa di Percy in tutto e per tutto.

TRAMA (DA AMAZON.IT)
La guerra tra gli dei dell'Olimpo e i Titani è alle porte, e ancora una volta il Campo Mezzosangue è in pericolo: gira voce che Luke e il suo esercito siano a un passo dall'invasione. E se i confini del Campo non fossero sicuri come una volta? Per difendersi, Percy, Annabeth e Grover devono addentrarsi nel Labirinto di Dedalo, che forse nasconde una via d'accesso al Campo. Un tempo a Creta e ora nel sottosuolo nordamericano, il Labirinto è un mondo sotterraneo che nasconde pericoli e insidie indicibili, e gli insegnamenti di Quintus, il nuovo istruttore di tecniche da combattimento, si rivelano preziosissimi. Percy e i suoi amici lotteranno con nemici sempre più potenti e terrificanti, scopriranno la verità sulla scomparsa del dio Pan e dovranno scontrarsi con il terribile segreto custodito da Crono. L'ultima sfida ha inizio... e questo è solo la prima delle battaglie. Età di lettura: da 12 anni.

RECENSIONE
Beh, raga. Di solito i romanzi di Percy Jackson mi gasano abbestia ma questo posso solo dire di averlo apprezzato. Cioè, l'ho apprezzato davvero molto. Percy non sembra poi cambiare o migliorare più di tanto, e in fondo è così, almeno fino a circa metà romanzo. Poi sembra crescere. Crescere davvero. Bisogna riconoscerglielo, almeno questo. 

Il romanzo riprende da dov'era terminato il terzo, ovvero da Percy che va all'ennesimo orientamento scolastico e si ritrova a combattere per la propria vita. A scappare dagli ennesimi mostri mandati per ucciderlo. La cosa che è evidente, nei romanzi di zio Rick, è che nonostante ci sia la possibilità che sia un eroe dei Tre Pezzi Grossi che può portare il mondo (della mitologia greca) al successo o alla sua totale distruzione, il trope del Chosen One qui è sempre più evidente. Voglio dire, la saga non si chiamerebbe Percy Jackson e X se non fosse lui il Chosen One, il Prescelto. Una tecnica narrativa ingegnosa, quella di mettere la possibilità che sia qualcun altro il Prescelto, ma dato che sono ormai al quarto romanzo posso affermare con sicurezza che sarà Percy quell'eroe. L'eroe di quella tanto temuta quanto famosa profezia che tutti sembrano conoscere. Percy e il Campo Mezzosangue sono in fermento per quell'estate, dove finalmente potranno fare ciò che vogliono mentre evitano di morire in qualche missione. Tuttavia, Annabeth riceve una missione dall'Oracolo di Delfi e, insieme ai suoi side-characters deve avventurarsi nel Labirinto di Dedalo, per trovare l'inventore e impedirgli di parteggiare per i Crono e i Titani, che si stanno risvegliando e voglio distruggere sia il mondo degli umani che quello dei mezzosangue. Al fianco di Annabeth ci sono gli amici di sempre: Percy, Grover, Tyson (se gli succede qualcosa, giuro che vengo a casa tua a prenderti, zio Rick!). Nonostante Chirone sia contrario al numero pari dei partecipanti alla missione, per una questione di numerologia mitologica che ha senso a mio avviso, gli amici s'imbarcano nell'ennesima avventura. 

Di tutti i personaggi, forse quello che ho amato di più è stato proprio Dedalo. Dedalo, che ha ingannato la morte e si è nascosto all'interno del suo Labirinto come un coniglio per tremila anni, che finalmente decide di affrontare le conseguenze delle sue azioni. Trovo Dedalo un uomo grigio, cioè non è né buono né cattivo, semplicemente è umano. E, in quanto tale, imperfetto. Certo, ha commesso azioni discutibili ma è pronto ad assumersene la colpa. Mi aspettavo una resa dei conti più sanguinosa tra lui e il Re Minosse, ma questo è uno YA per pre-adolescenti, quindi è logico che anche negli Inferi non sia finita come speravo. Non posso dire di più, altrimenti ve lo spoilero davvero tutto!

Niente, ve lo consiglio! Ve lo consiglio davvero tanto, se amate la mitologia greca. E qui non dico altro, altrimenti finisco per ripetermi come faccio ogni volta che parlo di questa saga.

Nessuna citazione in chiusura, sorry :(

xoxo,
Giada

martedì, giugno 27, 2023

RECENSIONE DI DALLA MIA FINESTRA (HERMANOS HILDAGOS #1) DI ARIANA GODOY

Buon pomeriggio, Fantastics! Ebbene sì, finalmente ho recuperato anch'io il tanto famoso romanzo spagnolo A través de mi ventana, conosciuto in Italia come Dalla mia finestra, l'ennesima trilogia pop uscita da Wattpad. Stendiamo un velo pietoso su questo romanzo, perché non ci sono parole...
Non ci sono parole a sufficienza per descrivere la quantità di cringe e vuoto cosmico presenti. 
Non ci sono. 

PREMESSA
Quando ci sono romanzi molto chiacchierati, non ce la faccio. E' più forte di me. L'hype è troppo forte. Devo sapere, assolutamente, se i romanzi sono all'altezza dei film (e viceversa). In questo caso, posso già dirvi che, per quanto pessimo, il film di Netflix è sempre meglio del libro. Dalla mia finestra è un libro vuoto. Talmente frivolo da essere vuoto, all'altezza di The Kissing Booth. Il che è tanto dire, considerato che il libro di The Kissing Booth è brutto quasi quanto il film. Qui, per fortuna, si salvano almeno 3 personaggi, tra cui il co-protagonista. Mi dispiace, ma Raquel non sono riuscita a reggerla. Le sue uscite cringe, i suoi pensieri usciti dai cioccolatini con le frasi cit emozionanti e melense dentro. Una Captain Ovvio di come ne ho lette, poche, nel corso della mia carriera di blogger letteraria. Sul serio, è terribile. 
Totalmente e terribilmente cringe, tanto che mi sono ritrovata a ridere da sola per il nonsense di alcune scene a random. Una stella è stato anche troppo, ma Ares, Daniela e Yoshi la meritavano. 

TRAMA (DA SPERLING&KUPFER.IT)
Raquel ha un'unica, grande ossessione: Ares Hidalgo, il suo affascinante e misterioso vicino. Passa il tempo a sbirciarlo dalla finestra e a immaginare un mondo in cui lui si accorga della sua esistenza. Finché finalmente, un giorno, quel mondo diventa realtà. Tuttavia, le cose non vanno esattamente come Raquel ha programmato, perché il loro primo incontro ufficiale è uno scontro per un futile motivo: la password del wifi. Ma ormai è fatta, Raquel ha la sua attenzione ed è decisa a farlo innamorare di sé, nonostante le ambivalenze di Ares nei suoi confronti. Tra litigi, baci infuocati e tanta passione, Raquel riuscirà a conquistare una volta per tutte il cuore del ragazzo che ama da sempre, oppure dovrà rinunciarvi?

Ariana Godoy è un'autrice di origine venezuelana che vive nel North Carolina. Dalla mia finestra è il suo esordio, un successo da 200 milioni di letture, che dopo aver scalato le classifiche spagnole ha conquistato anche i lettori italiani. Il romanzo è diventato un film originale Netflix, e il seguito Attraverso te, di cui viene presentato qui un estratto, è atteso con fibrillazione da tutti i fan.

RECENSIONE

La gif esplicativa, in intro di recensione, per rendere come mi sono immaginata Raquel che stalkera il suo vicino di casa. Joe Goldberg, una garanzia quando si tratta nel prendere a riferimento personaggi chiaramente insalubri e con qualche (grosso) problema mentale. Dalla mia finestra è un romanzo scorrevole, come vi dicevo. La cosa bella è che i capitoli sono molto molto corti, e si vede che è tratto da Wattpad proprio da questo. Tuttavia, questo non basta per rendere buono un romanzo. Dico 'buono', perché devo ancora trovare il fenomeno di Wattpad che mi faccia dire 'Capolavoro', termine che finora si è aggiudicata solo la mia adorata Victoria Schwab. Punto tutto su 'Culpa  mia', la nuova 'Wattpad Sensation', il cui film mi è piaciuto davvero molto - e mi è sembrato una versione migliore e molto molto fica di Kiss me like you love me - Let the game begin di Kira Shell. 

Raquel Mendoza è una ragazza di diciotto anni... pardon, diciassette (nel primo capitolo dice di averne già diciotto, cinque capitoli dopo ne ha diciassette ed è minorenne) vacua, frivola, superficiale. Non ci sono termini positivi con cui descriverla, sorry. Non ha una personalità, una caratteristica che sia una, o anche solo la dignità - a quanto pare, le piace farsi usare dal bad boy di turno, perderci la verginità insieme e dopo lottare per starci insieme. In questo, il richiamo ad After è stato palese - ma almeno, in After, almeno Tessa aveva una personalità. Cioè, per quanto discutibile, almeno Tessa aveva una personalità. Ed era coerente con le sue passioni. Come ha detto una ragazza su Goodreads 'Raquel, como le rezas a la Virgen de Las Abdominales, rézale también a La Virgen de La Dignitad'. Dignità. Una cosa che Raquel non sembra affatto avere, in 400 e passa pagine. Ringrazio dio solo perché la versione italiana aveva 402 pagine e non 440. Ho trovato estremamente cringe e, al limite del ridicolo, le sue chiusure di capitolo 'missione investigatrice, attivata' oppure la peggiore di tutte, 'si prospetta una notte/sera/giornata/serata interessante'. Ora, io non so quanti anni avesse Ariana Godoy quando ha scritto Dalla mia finestra, ma in tantissime cose Raquel sembra infantile. Molto infantile. Lo dico per pura curiosità, perché davvero non comprendo come un personaggio, che dovrebbe essere il principale e quindi reggere la maggior parte della trama ed essere il centro degli avvenimenti, sia così vuoto. Vuoto, vuoto, vuoto. Se le ragazzine aspirano a diventare lei, a questo punto è meglio che puntino su Abby Abernathy. Neanche Tessa. A onor del vero, a Tessa va riconosciuto che almeno studia, quando non si fa montare come un mobile dell'Ikea da Hardin. Ares, di cui si sa solo che è il figlio di mezzo di una grandissima azienda americana - perché sì, come tutti i romanzi Wattpad che si rispettino, è ambientato negli USA - e che aspira a qualcosa di diverso per sé. La cosa più posh della famiglia di Ares Hildalgo è che tutti i figli hanno i nomi degli dei greci: c'è Ares, il nostro focoso protagonista (non rispecchia nemmeno il suo nome, mi aspettavo un personaggio iroso, violento e che fa a botte con tutti, visto che Ares è il dio della guerra), Artemis (scusate, qui ogni volta che lo leggevo mi si parava davanti l'immagine di Artemis, il gatto di Marta delle Sailor Moon) e Apolo (il più piccolo, che dovrebbe essere un festaiolo ubriacone, e invece è un introverso ragazzino di 15 anni che si fa montare da una quasi 18 enne, sorry not sorry). Ecco, i fratelli Hildalgo sono stati tutti traumatizzati dal tradimento della loro madre, una donna spocchiosa e altezzosa, e dal padre che ha deciso di perdonarla. Allo stesso modo, Raquel viene da una storia simile. Insomma, hanno entrambi daddy issues, e molto molto grandi. Alla fine, Ares finalmente affronta la sua stalker personale e si definisce perfino lui stesso stalker (spoiler: non lo è, per niente.), dando inizio con una scusa banale alla loro focosa storia d'amore.

Vi mentirei se vi dicessi che la storia non mi ha intrattenuto, ecco perché, a livello di intrattenimento, è da 4 stelle. Sul serio, una delle poche note positive è senza dubbio la sua scorrevolezza. E i capitoli super corti, in pieno stile Wattpad. I personaggi non hanno alcun tipo di sviluppo, sul serio. Sono identici a quando la storia è cominciata, fatto salvo forse per Ares e Yoshi. Il resto, vuoto. Il vuoto totale. Dalla mancanza personalità e dignità di Raquel, alla sua stupidità e le sue uscite da cioccolatini con i bigliettini delle cit dentro, mi dispiace. Non posso dare più di una stella. Nemmeno i personaggi, quelli davvero buoni e meritevoli, riescono a salvare la bruttezza di questo romanzo. Sul serio, sputate fuori il prossimo romanzo 'Wattpad Sensation', perché sono qui. Davvero, vediamo se ne uscirà finalmente uno buono, degno di essere chiamato Romanzo. 

Vi saluto con una delle poche citazioni non cringe di Raquel e nella quale mi sono rivista, io:
"Odio essere disturbata mentre dormo, è una delle poche cose che proprio non sopporto. Di solito sono una persona tranquilla ma, se vengono svegliata, esce fuori il mio lato peggiore."
(Raquel Mendoza)

xoxo,
Giada

giovedì, giugno 22, 2023

RECENSIONE DI SANGUE E CENERE (BLOOD AND ASH #1) DI JENNIFER L. ARMENTROUT

Buon pomeriggio, Fantastics! Oggi prima di pranzo ho finito Sangue e Cenere, il primo romanzo della nuova serie di Jennifer Armentrout, di cui finora ho solo letto la trilogia di Dolce come il miele (se la cercate nel blog, la troverete subito). Mi avevano detto che era super spicy, una sorta di porno con i fae. Solo che i fae non ci sono, e non è nemmeno porno. Cioè, da una parte bene. Anche se erano i fae ad avermi spinto a leggerlo, e non ci sono nemmeno quelli. Mi sa che sto diventando dipendente dai romanzi di zia Maas, perché ormai cerco i fae dappertutto lol Ad ogni modo, è stata una gran bella lettura.

PREMESSA
Booktok e Bookstagram parlano solo di questo libro - o meglio, di questo libro tra gli altri. Ora il libro del momento è Fourth Wing di Rebecca Yarros, e io aspetterò novembre solo per comprare la versione flessibile. Anche se sto resistendo a stento a comprare quella rigida da 24€. Insomma, quando un libro è super chiacchierato, volente o nolente, mi mette curiosità. E stavolta, come da quando ho ripreso a bloggare grazie alla convalescenza, non mi sono fatta influenzare da nulla. Non sono partita prevenuta. Ormai la mia tecnica è non avere affatto aspettative, per non rimanere delusa. Qui, in questo specifico caso, mi sono beccata un super spoiler sul reveal di un personaggio cercando le fanart-sfondo per il cellulare. Ecco, se non lo avessi beccato, probabilmente avrei dato 5 stelle a questo romanzo. Alla fine, però, ho dato 4.85 che tecnicamente è tipo 5-. Quindi ci sta. Anche perché è colpa mia, non dell'autrice se mi sono beccata lo spoiler. Anche se, aggiungo, era un reveal che io avevo già intuito a pagina 30 e Poppy ci ha messo 500 pagine a capire. Devo decisamente iniziare a leggere libro games.

TRAMA (DA HARPERCOLLINS.IT)
UNA FANCIULLA... 
Scelta dalla nascita per dare vita a una nuova era, Poppy non è mai stata padrona della propria vita. La sua è un’esistenza solitaria, in cui tutto le è proibito: nessuno può guardarla, né toccarla o rivolgerle la parola. Non è nemmeno libera di usare il proprio dono… Può solo aspettare il giorno della sua Ascensione, chiedendosi che cosa accadrà, mentre preferirebbe di gran lunga stare con le guardie, a combattere il male che ha distrutto la sua famiglia. Ma lei, la Vergine, non ha mai potuto decidere per se stessa.

UN DOVERE… 
Il futuro del regno è sulle sue spalle, anche se lei quel fardello non lo ha mai voluto. Perché anche la Vergine ha un cuore, un’anima, dei desideri. E quando nella sua vita entra Hawke, la guardia incaricata di proteggerla e sorvegliarla, il destino e il dovere si intrecciano inesorabilmente con il desiderio. Quel giovane dagli occhi dorati alimenta la sua rabbia, la spinge a mettere in discussione tutto ciò in cui ha sempre creduto, la sfida a provare sensazioni nuove e inesplorate.

UN REGNO... 
Abbandonato dagli dei e temuto dai mortali, un nuovo regno sta risorgendo dalle ceneri. Determinato a riprendersi ciò che gli spetta, l’Oscuro avanza assetato di vendetta. Ma più l’ombra del male si avvicina, più il confine tra ciò che è giusto o sbagliato diventa sottile. E quando la trama insanguinata che tiene insieme il suo mondo inizia a sfaldarsi, Poppy non rischia soltanto di essere ritenuta indegna dagli dei, ma anche di perdere il proprio cuore e la sua stessa vita.

RECENSIONE

Cosa non è questo romanzo! Cosa non è! Come sapete, io amo i fantasy. Vivo di fantasy. Mangio fantasy. Quindi, quando c'è un nuovo fantasy in circolazione, devo recuperarlo. Specie se è super super famoso e super super chiacchierato come Sangue e Cenere. Questo, poi è un high fantasy sulla falsariga del Trono di Spade (altra serie che devo finire, almeno i libri che sono stati pubblicati), ma se devo associarlo a una serie direi che è molto simile a House of The Dragon. Gli intrighi di corte. I segreti. La magia. Un regno che sta emergendo dalle tenebre, fa tutto molto House of the Dragon

Ma andiamo con ordine a raccontarvi di questo super romanzo. Penellaphe, chiamata Poppy, è una ragazza diciassette anni che vive nel Regno di Masadonia, alla Corte del duca e della duchessa di Teerman. E' una ragazza ribelle, che aspira ad essere più libera, che aspira alla propria libertà in quanto è stata dichiarata dal re e dalla regina La Vergine. La Vergine non solo non può avere rapporti sessuali, ma non può né parlare né guardare in faccia nessuno, non può nemmeno interagire a livello sociale con le persone a corte, non può fare niente di niente. Deve vivere sempre dietro un velo, fino al momento della sua Ascensione, e se sarà ritenuta degna dagli dei ascenderà consegnandovisi loro completamente. Quando incontriamo Penellaphe la prima volta, è alla Perla Rossa. Alla ricerca di ciò che le è proibito. Alla ricerca di esperienza di vita che le sono state negate sin da quando era una bambina. Penellaphe è, di fatto, una sorta di vergine che si deve conservare per qualcuno di ceto sociale alto solo per volere altrui. Non può desiderare niente per sé che voglia solo per sé. Tutta la sua vita è comandata dai desideri e dai voleri altrui, così come le punizioni inflittale dal duca (le sue 'lezioni' non sono altro che abuso verbale, fisico e anche body shaming). Credo che sia il secondo romanzo fantasy che leggo, in cui l'argomento body shaming viene trattato. Non solo il duca ricorda a Poppy che non è perfetta a causa delle cicatrici che le deturpano il volto e la coscia, ma anche che è curvy. In realtà a me non è sembrata nemmeno curvy, da com'è descritta a me sembra solo una bellissima ragazza con le curve nei punti giusti e con una chioma di capelli ramati che non ho potuto non associare a Bryce Quinlan. 

Lo avevo fatto perché era una mia scelta, così come sceglievo di allenarmi a usare spada e arco. (...) Tutte queste cose le avevo fatte perché erano una mia scelta, eppure...
(Poppy)

Poppy è invaghita di Hawke, una sexy guardia che è appena arrivata da un paesino sconosciuto e che è fatto strada in fretta in Masadonia. Lentamente ma inesorabilmente, Hawke si conquista la fiducia di Poppy, arrivano perfino a sostituire la sua Guardia Reale quando Rylan viene ucciso da una creatura degna di Atlantia. Atlantia è, in poche parole, in regno rivale di Carsodonia/Masadonia. In questo contesto, gli Atlantiani sono considerati i cattivi della storia e gli Ascesi i puri di cuore e i più buoni. Hawke non solo è veloce, è anche capace di vedere al buio e di uccidere senza la minima esitazione. Ma quando Poppy riceve la convocazione dal re e della regina, Hawke insieme a Kieran (un'altra guardia giunta dal nulla e che si è fatta strada molto in fretta) tutta la sua vita cambierà drasticamente. Poppy sarà costretta a fare i conti non solo con ciò di cui ha più paura, ma soprattutto coi suoi desideri e con la sua abilità di combattere e uccidere per sopravvivere (una questione etica che non mi aspettavo davvero di trovare qui, considerato il contesto del regno fantasy in cui è calato il romanzo). 

"Io non lo chiamerei coraggio." Mi fissai di nuovo le mani. "E' più... paura."
"Non è raro che paura e coraggio siano la stessa cosa. Possono trasformarti in un vigliacco o in un guerriero. Ciò che fa la differenza è il tipo di persona in cui quei sentimenti risiedono."
(Poppy e Hawke)

E' scritto interamente dal POV di Poppy, e vi confesso che, se da una parte ha avuto senso renderla terribilmente ingenua e a tratti stupida (dato il contesto in cui è cresciuta), a volte la sua ingenuità mi dava sui nervi. Ma, ripeto, l'ho trovato molto coerente col suo personaggio. Hawke, dal canto suo, non afferma mai di essere una brava persona, e per primo spinge Poppy a sperimentare ciò che le è sempre stato vietato nella vita. Non solo, non sono più abituata a leggere romanzi in prima persona. Ormai ho fatto il callo con quelli in terza persona, quindi è stato abbastanza strano per me. Se non mi fossi spoilerata quel reveal - che mi sto trattenendo, a fatica, dallo scrivere - probabilmente avrei dato 5 stelle. Ma, comunque, anche 5- va più che bene. Un cast di personaggi molto interessante, lo ammetto.

"Si tratta di sopravvivere."
"E non è una vittoria anche quella?"
(Poppy e Vikter)

Vi saluto con una citazione tratta da questo magnifico romanzo, che vi consiglio di recuperare non appena potete, perché secondo me merita assai:
"Là, da qualche parte, il mio presente era diventato passato. Mi voltai verso l'Alzata. Là, da qualche parte, il mio futuro mi attendeva."
(Poppy)

xoxo,
Giada

mercoledì, giugno 14, 2023

RECENSIONE DE IL PRINCIPE CRUDELE (THE FOLK OF THE AIR #1) DI HOLLY BLACK

Buon pomeriggio, Fantastics! Quando mi ritrovo a leggere romanzi molto belli, come questo, mi dispiace sempre un sacco finirli. E, lo dirò sempre, l'unica cosa di cui sono grata a questa convalescenza post operatoria è che mi sta facendo recuperare dei romanzi che voglio recuperare da tempo. La trilogia della The Folk of Air/The Elfhame di Holly Black era tra queste, e che primo romanzo, raga! 
Che primo romanzo incredibilmente figo!

PREMESSA
Come vi dicevo, a fine dicembre 2022 mi ero decisa a recuperare alcune saghe/trilogie/dilogie super chiacchierate sul Bookstagram e su Booktok. Nel gruppo dei Tortellini di Spaghetti Fantasy mi parlavano bene di questo romanzo, e anche sono reduce dal fantasy romance di ACOTAR, pensavo di trovarmi di fronte a un primo romanzo simile - un primo romanzo che avesse come tema principale l'amore. Beh, sono felice di essermi sbagliata! Non solo l'amore qui è proprio poco poco accennato, ma è quasi inesistente. E devo dire che calza a pennello con la storia generale! Il principe crudele di Holly Black, con le sue creature Seelie e Unseelie cattive, crudeli e senza cuore, è molto più vicino alle creature fatate di quanto non fosse la versione di zia Maas (che, per inciso, amo alla follia). Insomma, le creature fatate/magiche qui sono cattive, crudeli e hanno a cuore soltanto i propri interessi. In fondo, non sono poi così diverse dagli umani, non credete? Poi, ve lo devo dire, in tanti monologhi interiori di Jude mi sono rivista. E quando riesco a empatizzare così tanto con un personaggio, so già che il romanzo mi piacerà alla follia.

TRAMA (DA MONDADORI.IT)
Credevo di dover essere buona e seguire le regole. Ma adesso ne ho abbastanza di fare la debole. Di fare la buona. Penso di voler diventare qualcosa di diverso.

Jude era solo una bimba quando i suoi genitori furono brutalmente assassinati. Fu allora che sia lei che le sue sorelle vennero rapite e condotte nel profondo della foresta, nel mondo magico. Dieci anni dopo, l’orrore e i ricordi di quel giorno lontano e terribile ormai sfocati, Jude, ora diciassettenne, è stanca di essere maltrattata da tutti e soprattutto vuole sentirsi finalmente parte del luogo in cui è cresciuta, poco importa se non le scorre nemmeno una goccia di sangue magico nelle vene. Ma le creature che le stanno intorno disprezzano gli umani. E in particolare li disprezza il principe Cardan, il figlio più giovane e crudele del Sommo Re. Per ottenere un posto a corte, perciò, Jude sarà costretta a scontrarsi proprio con lui, e nel farlo, a mano a mano che si ritroverà invischiata negli intrighi e negli inganni di palazzo, scoprirà la sua propensione naturale per l’inganno e gli spargimenti di sangue. Quando però si affaccia all’orizzonte il pericolo di una guerra civile che potrebbe far sprofondare la corte in una spirale di violenza, Jude non ha esitazioni. Per salvare il mondo in cui vive è pronta a rischiare il tutto per tutto.

RECENSIONE

Cosa non è questo romanzo! Cosa non è! E' un romanzo troppo corto, decisamente troppo corto, per i miei gusti, perché ne voglio ancora! Ne voglio ancora! Il Principe Crudele, con la storia di Cardan Greenbriar e Jude Duarte, è molto più di un enemies to lovers (che tentano di uccidersi l'uno l'altro, letteralmente), è anche uno slow burn tremendo! La tensione sessuale, dovuta all'odio tangibile tra Cardan e Jude è qualcosa di incredibile e potente. Si sente, attraverso le pagine del romanzo. Giuro. E' qualcosa di tangibile, molto tangibile. E se siete alla ricerca di un romanzo con fae cattivi, questo è il romanzo giusto per voi. Perché qui i fae sono molto molto cattivi e crudeli.

Ma partiamo dal principio. Il prologo è qualcosa di tremendo, un calcio nello stomaco, che vede protagonisti Jude con le sue sorelle che vengono rapite dal mondo degli umani da Madoc, il marito di sua madre, e portate contro la loro volontà nel mondo magico. Questo rapimento, da bambina molto piccola, la segnerà per sempre. I coping mechanisms delle tre sorelle Duarte (e non riuscivo a smettere di pensare alle tre sorelle di ACOTAR) sono molto diverse l'uno dall'altra: da una parte abbiamo la ribellione della figlia legittima di Madoc, Vivienne; dall'altra c'è Taryn che adotta la tecnica del 'fai quello che vogliono, sii remissiva e docile e ti lasceranno in pace'; e infine c'è Jude. Jude è arrabbiata. Una rabbia che ha represso sin da bambina e che l'ha resa violenta, al pari dei fae e degli altri Seelie, e che l'ha resa allo stesso tempo desiderosa di venire accettata dalla società magica. Jude, nonostante le contraddizioni, è molto realistica: se prova rabbia e odio verso le creature magiche, allo stesso tempo desidera venire accettata, disperatamente, da loro. Ed è questo desiderio di sentirsi parte di qualcosa, parte di un gruppetto del mondo magico, a spingerla a fare ciò che fa; ovvero accettare la proposta del Principe Dain e diventare una spia. Un po' la capisco, Jude. Anche io, al posto suo, vorrei esser parte di tutto ciò che mi circonda. Non venire considerata una mortale o un verme schifoso. Anche se, in effetti, è una mortale. Una diciassettenne che, a differenza dei fae che non possono mentire, può mentire. Ed è questo che la rende la spia ideale per Dain. Dain, che viene presentato come il principe ideale, un eroe senza macchia; ma che in un plot twist inaspettato si rivelerà tutt'altro. Alla Corte delle Ombre, il primo vero gruppo di cui fa parte Jude e di cui si sente parte, conoscerà Bomba e Il Fantasma. E imparerà non solo ad affinare le sue abilità di stratega, ma anche a diventare immune ai veleni.

E' un romanzo particolare, diverso dagli altri fae. Qui il romance non è predominante, anzi, ha un ruolo del tutto marginale - eccezion fatta per Locke. Locke, che fa parte del gruppetto di Cardan Greenbriar, il nemico giurato di Jude. Ma ad essere predominante, qui, è la politica. E' un romanzo in cui predomina moltissimo la politica del mondo magico, i sotterfugi e gli intrighi che hanno come oggetto chi portare sul trono. E questo 'gioco dei troni' mi ha ricordato troppo Il Trono di Spade. Quindi, se siete alla ricerca di un romanzo che ha come tema la politica, questo è il romanzo che fa per voi. Ma poi... vogliamo parlare di Cardan Greenbriar? Cioè, mio nuovo bookboyfriend!

Scritto interamente dal POV di Jude, Il Principe Crudele mostra come sono davvero le creature fatate spogliate dei loro ideali romantici. Delle creature che hanno a cuore soltanto i propri interessi e i propri scopi, e che non si preoccupano di calpestare chiunque pur di raggiungerli. La bellezza, per quanto imponente, è spesso un'arma letale. E Cardan sa, nonostante tutto, come usarla a suo vantaggio. Proprio come la sua crudeltà. Crudeltà che è il fil rouge di tutto il romanzo.

Un romanzo super super consigliato, che si è meritato ben 5 stelline. Un enemies to lovers (beh, quasi lovers) che presenta intrighi a corte, politici e mosse da spia ben congeniate. Una protagonista badass, senza peli sulla lingua, e determinata; ma anche molto fragile. Un protagonista, Cardan, spocchioso, arrogante ma coerente. Proprio come il villain. Beh, che dire ancora? Datemi il sequel!

Vi saluto con una citazione, consigliandovi di recuperarlo al più presto possibile:
"Se non posso essere migliore di loro, allora diventerò molto peggio."
(Jude Duarte)

xoxo,
Giada

sabato, giugno 10, 2023

RECENSIONE DE UN GIORNO QUESTO DOLORE TI SARA' UTILE DI PETER CAMERON

Buon pomeriggio, Fantastics! Era da gennaio che rimandavo la lettura di questo romanzo e, sull'onda de La vita invisibile di Addie LaRue (NON L'invisibile vita di Addie LaRue, come avevo intitolato il post l'altro ieri, appena sveglia dopo un piccolo riposino - visto che ultimamente fatico a dormire bene la notte) ho scelto questo romanzo breve. Preciso che non sono una fan dei romanzi brevi, mi piace leggere e scrivere mattoni, ma questo... questo è magnifico, è un piccolo gioiello della narrativa. 

PREMESSA
Quando a dicembre 2022 ho scelto Un giorno questo dolore ti sarà utile è perché, nel romanzo che ho in scrittura, vengono trattati dei temi simili. Molto simili anche a 4321 di Paul Auster, a dire il vero, ma siccome entrambi sono forti, ho sempre rimandato la loro lettura. In realtà, James Sveck rappresenta me se io fossi ancor più introversa e solitaria. Cioè, sono introversa ma mi piace anche stare tra la gente quando capita. Il fatto che le mie precedenti amicizie non siano andate poi molto bene, non mi impedisce di credere nel valore dell'amicizia. Certo, fa male. Ma passa. Prima o poi so che troverò chi resta. Insomma, James Sveck è un ragazzo di diciotto anni molto molto introverso e chiuso in sé stesso, che non sa chi è. E questa sola premessa, unita alla sua crisi esistenziale - dovuta, secondo me, ad un evento traumatico - l'ha reso facile da empatizzare. Perché James Sveck potrebbe essere chiunque.

TRAMA (DA ADELPHI.IT)
James ha 18 anni e vive a New York. Finita la scuola, lavoricchia nella galleria d’arte della madre, dove non entra mai nessuno: sarebbe arduo, d’altra parte, suscitare clamore intorno a opere di tendenza come le pattumiere dell’artista giapponese che vuole restare Senza Nome. Per ingannare il tempo, e nella speranza di trovare un’alternativa all’università («Ho passato tutta la vita con i miei coetanei e non mi piacciono granché»), James cerca in rete una casa nel Midwest dove coltivare in pace le sue attività preferite – la lettura e la solitudine –, ma per sua fortuna gli incauti agenti immobiliari gli riveleranno alcuni allarmanti inconvenienti della vita di provincia. Finché un giorno James entra in una chat di cuori solitari e, sotto falso nome, propone a John, il gestore della galleria che ne è un utente compulsivo, un appuntamento al buio... I puntini di sospensione sono un espediente abusato, ma in questo caso procedere oltre farebbe torto a uno dei pochi scrittori sulla scena che, come sa bene chi ha amato Quella sera dorata, chiedono solo di essere letti. Anticipare le avventure e i pensieri di James rischierebbe di mettere in ombra la singolare grazia che pervade questo libro, e da cui ci si lascia avvolgere molto prima di riconoscere, nella sua ironia inquieta e malinconica, qualcosa che pochi sanno raccontare: l’aria del tempo.

RECENSIONE

It's me, hi. I'm the problem, it's me. Se dovessi associare questo libro a una canzone sarebbe senza dubbio Anti-hero di Taylor Swift. In un certo senso, James Sveck è il protagonista, ma anche il problema principale, l'autore principale di tutti i problemi che avvengono nel romanzo. Un romanzo che, per quanto breve, è molto intenso e doloroso. Estremamente doloroso.

Un giorno questo dolore ti sarà utile è un romanzo ch'è stato pubblicato nel 2007, e io nel 2007 avevo quindici anni ed ero nella mia Twilight Era. Figurarsi se potevo conoscere Peter Cameron. Il romanzo è ambientato nel 2003, quando io ero ancora più piccola, ero alle elementari... insomma, è molto realistico. Non saprei in che altro modo descriverlo. Realistico da far male. James Sveck ha diciotto anni e 'lavora' nella galleria d'arte della madre, Marjorie Dunfur. Una galleria dove vengono esposti bidoni della spazzatura con appiccicata roba random di un artista giapponese che preferisce esser chiamato Senza Nome, dato che non vuole affibbiare etichette alle sue opere e non vuole che esse gli vengano affibbiate. James è il secondogenito, un ragazzo molto molto triste e introverso. Lui non sa perché sia triste, sa solo che lo è da molto tempo. E' svogliato, ma anche molto provocatorio. Dà valore, un valore immenso, ai pensieri e alle parole. Bisticcia sempre con la sua sorella maggiore, una ragazza di ventun anni che ha una storia con un professore universitario sposato e con figli. Inoltre bisticcia spesso pure con suo padre, un uomo di successo che, dopo la fine della sua relazione non si è più risposato. Il totale opposto di sua madre, una donna che definirei hippie e frivola, ma allo stesso tempo definirla così sarebbe riduttivo, perché Marjorie ha molti strati. Entrambi, dopo il crollo emotivo e nervoso di James a Washington sono molto preoccupati per lui, e gli stanno col fiato sul collo affinché vada all'università, alla Brown University. James è totalmente contrario, e desidera usare i soldi della sua istruzione per comprarsi una casa nel Midwest per leggere Trollope. Ma, purtroppo, il suo desiderio viene presto vanificato dalla realtà dell'Estate Management e presto capisce che ciò che viene venduto online - o meglio, nell'era dell'internet nascente - non sempre corrisponde alla verità. Nanette è il suo punto di riferimento, la sua nonna. In parte, desidera una casa vecchia, antica, perché conserva un ricordo magnifico di quella di sua nonna. E, con sua nonna, James ha e avrà sempre un rapporto speciale.

So che vi ho già detto che questo romanzo è un gioiellino, ma lo è. Ci tengo a ripetermi perché Cameron ha saputo scavare nelle emozioni umane con la potenza di un caterpillar. Fa male. Eccome se fa male. A distanza di tanti anni, fa male sentir parlare dell'11 settembre 2001. Fa male leggere delle misure di prevenzione che Ground Zero e, soprattutto, tutta New York aveva preso dopo l'attentato dell'11 settembre. Tuttavia, il romanzo non parla nemmeno di questo.

Io sono fermamente convinta che parli di una crisi esistenziale, la crisi esistenziale di James. Che, in fondo, è a sua volta una crisi identitaria - tutti gli chiedono se sia gay, quando lui nemmeno sa di esserlo o presume di esserlo. E questa crisi identitaria porta con sé una sensazione di straniamento, di alienazione che provoca malessere e disagio durante la lettura. Allo stesso tempo, i battibecchi tra James e sua sorella sembrano portare un'aurea di normalità, se così si può definire. Allo stesso tempo, credo anche che James soffra di una sindrome post traumatica che l'abbia spinto a chiudersi in sé stesso, proprio perché lui era presente quando l'aereo si è schiantato sui grattacieli di New York. E tutto questo, tutti questi elementi, si sommano uno sull'altro, dando al romanzo una profondità emotiva incredibile.

Peter Cameron, mi piaci ma la cruda realtà e il modo realistico con cui è stata resa questa crisi esistenziale ha quasi fatto star male pure me. Anche per questo ho voluto finirlo oggi, sincera.

Vi saluto con una citazione tratta da questo romanzo, che vi consiglio comunque di leggerlo. Vi consiglio, comunque, di recuperarlo:
"E' già difficile trovare simpatico qualcuno, figuriamoci volergli bene: finisci solo per fare un mucchio di sbagli che ti allontanano e basta."
(James Sveck)

xoxo,
Giada

giovedì, giugno 08, 2023

RECENSIONE DE LA VITA INVISIBILE DI ADDIE LARUE DI V.E. SCHWAB

Buona sera, Fantastics! Sono riemersa dopo tipo 4h di sonno, perché ormai alla notte non riesco più a dormire molto bene. A fine giugno dovrei venire operata per la seconda volta, che per me sarebbe la quinta, di volta, e diciamo che l'ansia comincia a farsi sentire. Non tanto per la paura, ma perché mi sento davvero stanca di avere quel che ho. Ad ogni modo, ieri notte ho mio malgrado finito La vita invisibile di Addie LaRue, un romanzo che rimandavo da anni di leggere e che ho amato profondamente.

PREMESSA
Quando l'anno la mia Queen, Chiara Cilli, l'ha letto mi ha messo una curiosità immensa addosso. Per un motivo o per un altro, nella mia pausa scrittevole, non sono riuscita a recuperarlo e la cosa mi dava molto fastidio, perché mi ispirava molto. Già dalla cover ero molto ispirata, voglio dire. Non avevo mai letto un romanzo di stampo faustiano, prima d'ora. In realtà, nonostante io abbia fatto tedesco per quasi 9 anni della mia vita, non ho mai letto nemmeno il Faust di Goethe, da qui il termine faustiano. Ma se di mezzo c'è un patto con il diavolo, e l'anima in vendita, sappiate che mi avete già conquistato! Perché questo genere di romanzi non si focalizzano mai sull'eterna lotta tra bene o male, o su un protagonista morally grey, ma sull'esistenza stessa. Sul significato stesso della vita per l'uomo e quanto il vissuto personale ci spinga a compiere delle scelte che, invece di volgere a nostro vantaggio, sono a nostro svantaggio.

TRAMA (DA OSCARMONDADORI.IT)
“Non pregare mai gli dèi che sono in ascolto dopo il tramonto.”

E se potessi vivere per sempre, ma della tua vita non rimanesse traccia perché nessuna delle persone che incontri può ricordarsi di te?
Nel 1714, Adeline LaRue incontra uno sconosciuto e commette un terribile errore: sceglie l’immortalità senza rendersi conto che si sta condannando alla solitudine eterna.
Tre secoli di storia, di storie, di amore, di arte, di guerra, di dolore, della solennità dei grandi momenti e della magia di quelli piccoli.
Tre secoli per scegliere, anno dopo anno, di tenersi stretta la propria anima.
Fino a quando, in una piccola libreria, Addie trova qualcuno che ricorda il suo nome.

Nella tradizione di Vita dopo vita e La moglie dell’uomo che viaggiava nel tempo, La vita invisibile di Addie LaRue si candida a divenire una pietra miliare nel genere del “romanzo faustiano”.

RECENSIONE

Sono quasi come nella gif sopra, quasi. Cosa è, questo romanzo! La vita invisibile di Addie LaRue finisce dritto dritto tra i miei romanzi preferiti del 2023! E, caspita, non credevo che avrei trovato un romanzo migliore di quello della Maas, ma here we are! Questo romanzo è un capolavoro! (e non lo dico mai, credetemi! Ma questo è davvero un capolavoro e voglio che lo leggiate tutti!

Cos'è una persona, se non il segno che lascia al proprio passaggio? Lei ha imparato a destreggiarsi tra le erbacce spinose, ma a certi graffi è difficile sottrarsi: un ricordo, una fotografia, un nome.
(Addie LaRue)

La vita invisibile di Addie LaRue è un romanzo complesso, multisfacettato, che tratta temi molto importanti e delicati. Andiamo con ordine, però. Siamo nel 1714, Addie ha 23 anni e si rifiuta di vivere come la società le impone. Non vuole legami. Non vuole esser costretta a sposare uno sconosciuto solo perché la società glielo impone. Vuole viaggiare per il mondo, uscire dai confini del villaggio in cui vive, Villon-sur-Sarthe e vuole disegnare. Trovare la propria strada. I desideri di Addie, il cui vero nome è Adeline, sono comuni e normali per una giovane donna che vive in quei secoli. In quei secoli nei quali le donne erano ridotte a mero sforna-bambini, dove non potevano avere un pensiero proprio ed esprimerlo in libertà senza rischiare di venire tacciate come streghe o chissà cosa. Nel 2013, Henry Strauss è un ragazzo che non riesce a trovare la propria strada, un ragazzo perso in tutti i sensi, che non sa chi è e cosa vuole. Ecco perché sperimenta relazioni sia con ragazze che con ragazzi. E non è solo Henry ad essere un personaggio palesemente e splendidamente bisessuale - anzi, a dirla tutta Henry è pansessuale, visto che dice che si innamora della persona e non del suo sesso. Anche Addie è bisessuale, e per la prima volta mi sono ritrovata a leggere di due personaggi nei quali mi identifico: anche io sono bisessuale, ed è stato bello vedersi rappresentati come si deve, per una volta. Henry, però, è un ragazzo molto sensibile, troppo, che soffre di depressione ciclica. E questa depressione lo porta a ritrovarsi sul bordo del cornicione di un palazzo, pronto a gettarsi giù. Allo stesso modo, nel 1714, Addie vuole vivere. Vivere il più possibile e senza limiti. Entrambi, infatti, stringeranno un patto col diavolo. Un patto che li vincolerà ai suoi voleri fino alla sua scadenza naturale.

Fatti un goccio ogni volta che ti dicono che non sei abbastanza.
Non sei quello giusto.
Non hai l'obiettivo giusto.
Non hai la motivazione giusta.
Non hail il tempismo giusto.
Non hai il lavoro giusto.
Non hai la direzione giusta.
Non hai il futuro giusto.
Sei tu a non essere giusto.
Non sei tu.
(Sono io?)
(Henry Strauss)

La mancanza di Trigger Warning è stata bella forte, io non avrei mai immaginato che mi sarei ritrovata a leggere una scena di tentato suicidio. E va bene che è stata resa in modo delicato, proprio come le metafore del temporale che vengono usate per descrivere la depressione, ma avrei preferito che ci fosse qualche Trigger Warning. Lo metto qui, nero su bianco, perché per certi argomenti è necessario che ci sia. Io non ne sono stata toccata, sebbene in passato io stessa sia andata in depressione, ma ci sono persone molto più sensibili di me che potrebbero stare male a leggere certe scene.

Sei chiunque gli altri vogliono che tu sia.
Sei più che abbastanza, perché non sei reale.
Sei perfetto, perché tu non esisti.
(Non sei tu.)
(Non sei mai stato tu.)
(Henry Strauss)

Chiusa questa parentesi importante, Addie ed Henry si ritrovano a New York. Contro ogni aspettativa. Contro ogni buon senso, iniziano quella che all'inizio è una relazione sessuale. Una relazione che poi diventa vero e proprio amore. Il tutto mentre l'oscuro (scusate, io continuo a pensare a Ben Barnes e al suo Darkling lol) tallona Addie e la tenta con l'eternità e col vivere per l'eternità al suo fianco, come sua regina. Perché Addie ci ha visto giusto, e lui è molto solo. Rendere sola lei, non ha migliorato la sua esistenza. Comunque io li shippavo sin dall'inizio, è stato bello veder evolvere la relazione tra Addie, una protagonista che definirei morally grey, e il villain. Henry Strauss è un cucciolo e va protetto a ogni costo, quindi capisco perché poi Addie fa quello che fa. 

I ricordi sono statici, invece le idee sono creature ribelli. Mettono radici, attecchiscono e si ingarbugliano, recidendo ogni legame con la loro origine. Sono argute, ostinate e forse - forse- anche a portata di mano.
(Addie LaRue)

La scrittura della Schwab, a cui non tornavo dai tempi di Questo canto selvaggio, è poetica. Vivida. Cinematografica, direi. Spero che ne facciano un film o una serie tv, perché questo romanzo è troppo bello per rimanere solo su carta. Proprio come sono troppo belli i flashback e i flashforward, in un continuo andare e venire tra passato e presente, il cui confine diventa labile man a mano che il romanzo si sviluppa. Magnifico. Semplicemente magnifico.

Un romanzo sull'importanza dei nomi e delle parole. Un romanzo sulla potenza delle parole. Un romanzo perfetto per chi ama scrivere, ma anche per chi ama solo leggere e ama perdersi tra le pagine scritte da storie altrui. Il finale è perfetto. Non c'è altro modo per descriverlo.

Vi saluto con una citazione tratta da questo splendido romanzo, a cui ho dato 5 stelle (ne avrei date mille), invitandovi a leggerlo subitissimo:
"Abbiamo tutti dei nemici caduti sul campo, e le nostre ferite di guerra."
(Henry Strauss)

xoxo,
Giada

giovedì, giugno 01, 2023

RECENSIONE DI IF WE WERE VILLAINS = NON E' COLPA DELLA LUNA DI M.L. RIO

Buona sera, Fantastics! Rieccomi qui, con il recupero di un altro dei romanzi che avevo in programma di recuperare assolutamente in questo 2023. Quindi, nonostante tutto, devo ringraziare la mia convalescenza e il mio riposo forzato (non riesco a stare seduta più di 1h e nemmeno ad appoggiare la schiena sulla sedia, ecco perché non riesco a scrivere il mio romanzo) per avermi permesso di recensire gran parte dei romanzi che avete trovato qui, nel blog, da aprile 2023. 

If We Were Villains mi ha attratto sin dall'inizio per via del titolo, insomma, 'se noi fossimo cattivi' cioè, i'm yours prendimi subito! Sono felice di dire che ha rispettato le mie aspettative!

PREMESSA
Come dicevo, questo era uno di quei romanzi che a febbraio 2023 volevo recuperare ma che poi avevo accantonato per dedicarmi al mio di romanzo. La scrittura è stata proficua, in quei due mesi e sono felice di esser andata sotto operazione con gran parte delle basi delle future scene già gettate, altrimenti se avessi dovuto farlo ora, probabilmente sarei più frustrata di quanto non sono già. Ad ogni modo, If We Were Villains mi aveva attratto, sin dall'inizio, per via del titolo. Il titolo, raga. E' stato amore a prima vista. Col senno di poi, la frase 'per aspera ad astra' - la mia frase personale e che diventerà un tatuaggio - è rimasta appesa alla mia parete per tipo 6 anni. Era destino che questo romanzo giungesse a me, in un modo o nell'altro. Quindi devo ringraziare i Tortellini di Spaghetti Fantasy, perché se ho recuperato questo romanzo è stato grazie a loro e ai loro consigli!

TRAMA (DA IBS.IT)
Quando gli amici diventano nemici, non c'è limite al male che possono farci.
Oliver Marks ha scontato dieci anni di carcere per l'omicidio di un compagno di college. Ai tempi della condanna, non tutti erano convinti della sua colpevolezza, in primis il detective Colborne, che ora lo attende fuori dal carcere per sapere finalmente la verità. La storia che Oliver si accinge a raccontargli si svolge alla Dellecher, una delle più prestigiose scuole di arte drammatica degli Stati Uniti, dove Shakespeare è venerato come un dio e non c'è limite alla competizione. Giovani, belli, ambiziosi, Oliver e i suoi sei amici sono inseparabili e dividono il tempo fra prove, performance e feste all'insegna dell'eccesso. Ma, una volta giunti al quarto e ultimo anno, qualcosa nel gruppo si incrina. I ruoli dei drammi che mettono in scena prendono sempre più spazio nella loro vita reale, ed emergono gelosie sopite, invidie, rancori. È Richard, più di tutti, a perdere il controllo, finché, un freddo mattino di novembre, viene trovato morto. A quel punto, per ognuno dei sei giovani attori rimasti inizia la prova di recitazione più ardua: convincere la polizia, gli altri e se stessi della propria innocenza. Perfetta per i fan del dark academia , una storia di lealtà e tradimento, follia e ossessione, colpa ed espiazione, che conduce il lettore lungo il confine magico e pericoloso tra la vita e l'arte.

RECENSIONE

Beh, credo che questo romanzo si possa riassumere con questa gif. Pochi libri mi hanno fatto così male, ma non credevo che un dark academia avrebbe potuto farmi stare così male. Perfino il finale mi ha lasciato un senso di dolore e tristezza addosso indescrivibile, okay dopo mi guardo tutti i video di Anitta. Ci sta anche il fatto che in questi due giorni io non sia stata molto bene, fisicamente e mentalmente, a causa di ciò che ho. Ma ciò non toglie la potenza emotiva di questo romanzo. 

If We Were Villains è ambientato in un'accademia di belle arti, la Dellecher Fine Arts, situata nel Nord America. E' una scuola a stampo Shakespeariano elitaria, costosa, ed è il trampolino di lancio di moltissimi attori famosi. In questa cornice, troviamo Oliver Marks insieme ai suoi sei amici: Richard, James, Alexander, Filippa, Wren e Meredith. Ogni personaggio contiene in sé un archetipo: Richard è il dittatore, James l'eroe, Alexander l'antagonista, Wren l'ingenua innocentina, Meredith la femme fatale. Oliver è il solo a non avere un archetipo suo. In quanto, secondo i suoi professori (che mi hanno ricordato i professori di Un Paso Adelante, btw) sono molto arroganti, molesti e pretendono il massimo da loro e vogliono tirarglielo fuori a qualsiasi costo. Oliver e James sono stanchi di avere sempre gli stessi ruoli. Oliver, per esempio, ha da sempre ruoli di supporto. E' sempre stato la spalla. Nient'altro. Quell'anno, decidono che sarà diverso per loro. E che faranno di tutto per avere ruoli diversi. 

Le cose cambiano quando Meredith s'invaghisce di Oliver e ci va a letto insieme, la fatale notte in cui Richard muore. In una mossa alla PLL, gli amici si mettono tutti d'accordo sulla versione da fornire alla polizia. 10 anni dopo, con il detective Colbourne finalmente in pensione, Oliver fornisce la sua versione dei fatti. Ma Oliver non si sbilancia a rivelare se tutto ciò che racconta è la verità o meno, lo dice lui stesso. E' un narratore inaffidabile, quindi anche se abbiamo letto la sua storia non è detto che sia vera. La strategia del narratore inaffidabile è stata davvero furba, perché ci fa mettere in dubbio se tutto ciò che abbiamo letto sia la verità o sia soltanto un altro costrutto della mente di Oliver per calarsi nella parte del personaggio che sta per recitare. 

Vi confesso che, quando ho iniziato la lettura, ho associato subito questo romanzo a The Riot Club (se non l'avete visto, vi consiglio di vederlo) e L'Attimo Fuggente (è uno dei miei film preferiti, btw). Credo che non ci sia altro modo per incasellarlo se non questi due film, che rendono bene l'idea di academia/dark academia. Ho amato molto anche un'altra strategia narrativa, ovvero quella di passare da passato a presente tramite la suddivisione in atti delle parti. Questo non solo mi ha permesso di calarmi ancora di più nel mondo del teatro, ma mi ha ricordato quando ho studiato la suddivisione aristotelica degli atti a Letteratura Tedesca 2. Molto molto intelligente come mossa. Così come il passato e il presente si fondono, così come nelle vite dei personaggi si fondono le finzioni dei mondi di Shakespeare con la realtà, creando un confine labile nel quale i personaggi si muovono loro malgrado. Si può dire che tutti, in modi diversi, abbiano usato il method acting che aveva condotto James alla follia. Ma il method acting è anche ciò che io uso per scrivere, so bene quanto sia bello ma anche molto pericoloso. Devi ancorarti alla realtà per non perdere il senno del tutto, perché il confine tra fantasia e realtà diventa, come dicevo, molto flebile e bisogna ancorarsi a qualcosa per non dimenticare il chi sei e cosa stai facendo. 

Ammetto anche che ho dato 4 stelle perché, nonostante io abbia studiato Shakespeare sia alle superiori e, in modo un pochino più approfondito, a Letteratura Inglese 2 (quella dell'Inghilterra, non l'Americana) ho faticato a cogliere tutti i riferimenti a tutte le sue opere.

In ogni caso, vi consiglio caldamente questo romanzo se amate il dark academia ambientato nei conservatori o nelle scuole d'élite private. Super super consigliato!

Vi saluto con una citazione dal romanzo:
"Per aspera ad astra. Ne avevo sentite svariate traduzioni, ma quella che mi piaceva di più era:
Attraverso le spine, verso le stelle."
(Oliver Marks)

xoxo,
Giada
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