martedì, gennaio 30, 2024

RECENSIONE DI FINCHE' IL CAFFE' E' CALDO (FINCHE' IL CAFFE' E' CALDO #1) DI TOSHIKAZU KAWAGUCHI

Buona sera, lettori! E' passato un po' di tempo da quando non tornavo qui, ma d'altronde si fa di necessità virtù, no? Questa è la mia necessità fatta virtù. La vita, negli ultimi tempi, è stata piena di eventi belli e brutti, in cui la scrittura è stata la mia costante. Ora, invece, sto cercando di aggrapparmi all'altra cosa, oltre alla scrittura, che mi dà pace e serenità. E che mantiene la mia mente attiva, nelle storie dei miei personaggi, quando torno troppo stanca dal corso alla sera: leggere libri. 

PREMESSA
Quando ho trovato "Finché il caffè è caldo" di Kawaguchi, non mi aspettavo molto. Volevo qualcosa di easy. Semplice. Qualcosa di non troppo lungo, perché il corso CAAF ha prosciugato ogni mia energia creativa e, quando ci sono giornate di grosse spiegazioni, non riesco a scrivere il mio libro come vorrei.
Avrei potuto essere frustrata, piangere o incazzarmi. Non ho fatto niente di tutto ciò. Ho cercato la soluzione alternativa. Non guarderò serie tv, anche perché significherebbe non pensare nemmeno al mio, di romanzo. Quindi mi accontento di questo, leggere. E voi sapete, quanto io ami farlo. 

Kawaguchi tratta tematiche molto simili a ciò che scrivo nei miei libri, ma certi eventi sono stati un vero pugno nello stomaco, inaspettati e dolorosi come solo chi tratta di temi vicini ai miei sa esserlo.

TRAMA (DA GOODREADS)
Un tavolino, un caffè, una scelta. Basta solo questo per essere felici.
ECCO LE 5 REGOLE DA SEGUIRE:
1. Sei in una caffetteria speciale. C’è un unico tavolino e aspetta solo te.
2. Siediti e attendi che il caffè ti venga servito.
3. Tieniti pronto a rivivere un momento importante della tua vita.
4. Mentre lo fai ricordati di gustare il caffè a piccoli sorsi.
5. Non dimenticarti la regola fondamentale: non lasciare per alcuna ragione che il caffè si raffreddi.

In Giappone c'è una caffetteria speciale. È aperta da più di cento anni e, su di essa, circolano mille leggende. Si narra che dopo esserci entrati non si sia più gli stessi. Si narra che bevendo il caffè sia possibile rivivere il momento della propria vita in cui si è fatta la scelta sbagliata, si è detta l’unica parola che era meglio non pronunciare, si è lasciata andare via la persona che non bisognava perdere. Si narra che con un semplice gesto tutto possa cambiare.
Ma c’è una regola da rispettare, una regola fondamentale: bisogna assolutamente finire il caffè prima che si sia raffreddato. Non tutti hanno il coraggio di entrare nella caffetteria, ma qualcuno decide di sfidare il destino e scoprire che cosa può accadere. Qualcuno si siede su una sedia con davanti una tazza fumante. Fumiko, che non è riuscita a trattenere accanto a sé il ragazzo che amava. Kōtake, che insieme ai ricordi di suo marito crede di aver perso anche sé stessa. Hirai, che non è mai stata sincera fino in fondo con la sorella. Infine Kei, che cerca di raccogliere tutta la forza che ha dentro per essere una buona madre. Ognuna di loro ha un rimpianto. Ognuna di loro sente riaffiorare un ricordo doloroso. Ma tutte scoprono che il passato non è importante, perché non si può cambiare. Quello che conta è il presente che abbiamo tra le mani. Quando si può ancora decidere ogni cosa e farla nel modo giusto. La vita, come il caffè, va gustata sorso dopo sorso, cogliendone ogni attimo.

Finché il caffè è caldo è diventato un caso editoriale in Giappone, dove ha venduto oltre un milione di copie. Poi ha conquistato tutto il mondo e le classifiche europee a pochi giorni dall’uscita. Un romanzo pieno di fascino e mistero sulle occasioni perdute e sull’importanza di quelle ancora da vivere.

RECENSIONE
Sarà che sono stata male fino a poche ore fa. Sarà che sono in preciclo potente. Sarà che sono reduce da una settimana di discussioni e litigate, in cui sono volate parole grosse. Ma questo libro è stato un colpo al cuore. Mi ha fatto davvero molto male. Il fatto poi, che tratti dei temi così vicini ai miei romanzi ha aumentato a dismisura la mia voglia di scrivere il mio romanzo, che ora non posso fare perché torno a casa troppo, decisamente troppo, stanca ora di sera. 

Un caffè misterioso, senza nome e in una provincia non ben identificata del Giapponese, situato in una locale sotto la strada, è famoso per permettere a chi lo desidera di poter viaggiare nel tempo. Si può viaggiare nel passato, o nel futuro. Ma si può farlo una volta soltanto, non più di una. Si ha una sola occasione per poter fare ciò che si desidera. In questo contesto, conosciamo i proprietari del caffè: Nagare, marito di Kei. Kazu, la sorella di Kei. E tutti i clienti abituali: abbiamo la donna in carriera Fumiko, che ha appena rotto col suo fidanzato; Hirai che gestisce un bar alternativo e super frequentato dall'altra parte della strada e che scappa ogni giorno dalle costanti visite di sua sorella Kumi; Kotake, che convive col marito affetto da demenza senile che comporta una perdita delle memoria Kei che convive da tutta la vita in una condizione di insufficienza al cuore che le ha ridotto la vita e che, inevitabilmente, le impedirà di vedere il suo bambino crescere. 

Tutte e tre, in un modo o nell'altro, si sentiranno attratti dalla prospettiva di vedere il passato o il futuro. Non possono cambiarlo, questa è la regola. E non possono nemmeno alzarsi dalla sedia, altrimenti verrebbero sbalzati nel presente di colpo. Tutte e tre, in qualche modo, hanno un'occasione persa nella loro vita che vorrebbero recuperare per sistemare le cose o, perlomeno, dare un'occhiata a come sarebbero le cose se invece di scappare, fossero rimasti lì. E sono proprio quelle occasioni perse, quelle parole non dette, quei sentimenti non espressi, il perno di questo romanzo breve. Non posso dire di più, perché in quanto breve rischierei davvero di rovinarvi la lettura. Ma merita. Merita davvero tanto questo piccolo romanzo. 

E' la prima volta che sperimento un autore dell'Est, quindi certe descrizioni qui sarebbero considerate puro e mero infodump. Come la descrizione degli abiti - io le amo e le metto sempre, ma qui erano proprio rese in stile infodump. Certe volte, i paragrafi sembravano presi da Wikipedia, ma mi sono piaciuti ugualmente. Insomma, sebbene abbia le sue pecche, l'ho amato infinitamente e ho già preso i due sequel. Perché non mi sono mai sentita attratta dalla letteratura asiatica? Avrei dovuto sperimentarla prima d'ora, per la miseria! Devo assolutamente sperimentare altri autori!

Vi saluto con una citazione tratta da questo magnifico romanzo breve, che vi consiglio di leggere:
"Kazu è ancora convinta che, se vuole, la gente troverà sempre la forza di superare tutte le difficoltà che si presenteranno. Serve solo cuore. E se /quella/ sedia ha il potere di cambiare il cuore delle persone, di sicuro un senso deve averlo."
(Kazu)

xoxo,
Giada 

giovedì, settembre 21, 2023

RECENSIONE DI TRE PIANI DI ESHKOL NEVO

Buona sera, Fantastics! Oggi pomeriggio, dopo che mi è arrivato l'IT Alert che mi ha fatto quasi venire un infarto mentre stavo leggendo, ho finito Tre piani. Era settimane, se non da mesi, che non vedevo l'ora di recuperare questo romanzo basato sui tre piani della psicologia di Freud - sapete, Psicologia era nella mia top 5 di scelte di Facoltà, in quinta superiore. La psicologia mi ha sempre affascinato molto come materia, e non potevo non leggere questo romanzo.

PREMESSA
Quando avevo preso in prestito Tre piani la prima volta, è stato durante i miei 4 mesi di pausa post scrittura. Poi, per necessità (la necessità era scrivere il mio romanzo e lo è ancora), visto che mi avrebbero operato in Aprile ho restituito tutti i romanzi e li ho rimandati a data da destinarsi. Ora che comincio a stare meglio, non so se riuscirò a recuperare i 10 romanzi che ho in prestito. Nella peggiore delle ipotesi, li riporterò indietro. Dopo più di 5 mesi senza scrittura comincio a stancarmi di leggere cose scritte da altri, e voglio riprendere il mio di romanzo. Ad ogni modo, Tre piani ha superato di gran lunga le mie aspettative, sia stilisticamente che a livello di contenuti. E' un romanzo che richiede molta concentrazione, sebbene sia di fatto un romanzo breve, più che altro per cogliere al meglio le sfumature di questi tre piani: Es, Io e Super-Io. E devo dire che i personaggi di ogni piano rispecchiano alla grande quelli di Freud. Quindi, cinque super stelline!

TRAMA (DA AMAZON.IT)
In Israele, nei pressi di Tel Aviv, si erge una tranquilla palazzina borghese di tre piani. Eppure, dietro quelle porte blindate, la vita non è affatto dello stesso tenore. Al primo piano vive una coppia di giovani genitori, Arnon e Ayelet. Hanno una bambina, Ofri, che occasionalmente affidano alle cure degli anziani vicini in pensione. Ruth e Hermann sono persone educate, giunte in Israele dalla Germania, lui va in giro agghindato in giacca e cravatta, lei insegna pianoforte al conservatorio e usa espressioni come «di grazia». Un giorno Hermann, che da tempo mostra i primi sintomi dell'Alzheimer, «rapisce» Ofri per un pomeriggio, scatenando una furia incontenibile in Arnon, inconsciamente e, dunque, irrimediabilmente convinto che dietro quel gesto, in apparenza dettato dalla malattia, si celi ben altro. Al secondo piano Hani, madre di due bambini e moglie di Assaf, costantemente all'estero per lavoro, combatte una silenziosa battaglia contro la solitudine e lo spettro della follia che, da quando sua madre è stata ricoverata in un ospedale psichiatrico, non smette mai di tormentarla. Un giorno Eviatar, il cognato che non vede da dieci anni, bussa alla sua porta e le chiede di sottrarlo alla caccia di creditori e malintenzionati con cui è finito nei guai. Hani non esita a ospitarlo e a trovare cosi un riparo alla sua solitudine. Salvo poi chiedersi se l'intera vicenda non sia un semplice frutto dell'immaginazione e dei desideri del suo Io. Dovrà, giudice in pensione che vive al terzo piano, avverte l'impellente bisogno di dialogare con il marito defunto e per farlo si serve di una vecchia segreteria telefonica appartenutagli. Sorto da una brillante idea narrativa: descrivere la vita di tre famiglie sulla base delle tre diverse istanze freudiane - Es, Io, Super-io -della personalità, "Tre piani" si inoltra nel cuore delle relazioni umane: dal bisogno di amore al tradimento; dal sospetto alla paura di lasciarsi andare. E dona al lettore personaggi umani e profondi, sempre pronti, nonostante i colpi inferti dalla vita, a rialzarsi per riprendere a lottare.

RECENSIONE
Okay, sarà la pioggia. Sarà che la pioggia mi rende malinconica e triste. Sarà che sto così perché sono cinque mesi che non scrivo, ma questo romanzo mi ha annientato, nel vero senso della parola. E lo so che è la terza volta, nel giro di un mese, che uso questa immagine come intro per la recensione, ma rende davvero l'idea di come stavo oggi quando l'ho finito. Sapevo, sapevo, che sarebbe finita così. 
Eppure continuo a cercare romanzi che colpiscano dritti al cuore, che facciano male, perché so che diventeranno i miei preferiti. Che rimarranno impressi nel mio cuore. E, come sempre, quando finisco questo genere di romanzi piove, così il mio umore è ancora di più sotto le scarpe, sempre succede. E' successo perfino con Un giorno questo dolore ti sarà utile. Lo prendo come un segno dell'universo per dirmi che devo smetterla, almeno per un po', di leggere cose che mi fanno male... e scriverle lol

In un condominio in un quartiere borghese di Tel Aviv, un quartiere residenziale adatto per coppie e famiglie, c'è un gruppo di persone. Nel primo piano, abita la coppia Arnon-Ayelet. Il primo piano è il piano dell'Es, degli impulsi interiori, del nostro subconscio, come la rabbia, la gioia, l'amore e l'odio. Fatta questa piccola premessa, passiamo ad Arnon-Ayelet. Arnon è un uomo con chiari problemi di rabbia e violenza, che viene visto in malo modo perfino dai suoi colleghi di lavoro: è paranoico, sospettoso, e incline a fantasie di violenza e omicidio. Ma vive per le sue due figlie, in particolare per Ofri, ch'è stata messa da parte dalla madre al momento della nascita della sua sorellina. Ayelet è una donna dura, quasi cattiva, senza scrupoli o tenerezza dentro di sé. Io l'ho trovata molto cattiva e aggressiva. Ayelet e Arnon affidano, con sempre più frequenza, Ofri ai loro vicini di casa: gli immigrati tedeschi Ruth ed Hermann, il problema sorge quando Hermann, che ha iniziato a soffrire di demenza senile, inizia a dimenticare dove mette le cose, dove abita, e perfino chi gli è stato affidato. Quello che succede nel frutteto tra Hermann e Ofri non si saprà mai, ma la paura di Arnon è più che lecita, penso che qualunque genitore si sentirebbe così se scoprisse che sua figlia è sparita per ore con un vecchio di cui pensava di potersi fidare. Ma Arnon perde completamente la ragione, fino a perdere anche i freni inibitori con la nipote dei due tedeschi. 

Al secondo piano, il piano dell'Io (il piano della consapevolezza, che regola gli stimoli e gli impulsi) abbiamo Hani e Assaf. Hani ha appena partorito il suo secondo figlio, Nimrod, e cerca di barcamenarsi con sua figlia. E' in piena depressione post-partum e sta perdendo, lentamente, il senso della realtà. Assaf è sempre via per lavoro, quindi nessuno è mai pronto ad aiutarla. E' sempre sola. Hani è una giovane donna con una grande sensibilità, molto ingenua e quasi fastidiosamente ingenua, ma in fondo buona. Quando suo cognato, il truffatore Eviatar giunge sul pianerottolo di casa sua, non riesce a dirgli di no. Non riesce nemmeno a denunciarlo alle autorità competenti. Nella sua vita vuota, banale, il rischio e il pericolo rendono tutto molto più interessante. Tuttavia, alla fine riesce a non cedere alla tentazione di andare a letto con lui, perché nonostante tutto è ancora innamorata di suo marito. 

All'ultimo piano, il terzo, c'è la vedova  Dvora. Ex giudice del distretto, sta tentando di tenersi occupata per non pensare alla morte per cancro di suo marito. Dvora racchiude appieno tutti i processi mentali che, spesso inconsciamente, mettiamo in atto nell'Es e nell'Io: proiezione, rimozione e da una piccola ricerca, ho scoperto anche sublimazione (non ho ancora capito cosa sia, quindi prendetela per buona). Trovo calzante che sia stato assegnato a un personaggio come lei, abituato a sputare sentenze e decidere la sorte di tante persone, proprio il Super Io. In fin dei conti, questo piano è quello responsabile della nostra capacità di distinguere il bene dal male, il giusto dallo sbagliato ecc. Dvora soffre ancora per l'allontanamento di suo figlio Adar, in seguito dapprima incidente che ha coinvolto una donna incinta di cinque mesi e poi la rissa tra Adar e suo marito. Alla fine, Dvora ha scelto suo marito. Ma le piangeva sempre il cuore all'idea di aver perso anche suo figlio. Dvora è, senza dubbio, il personaggio migliore di tutti. Sensibile ma non troppo, delicata ma non fragile. Dvora alla fine conoscerà Avner (credo di aver sbagliato il nome, ma non lo ricordo con precisione, sorry!) durante una protesta studentesca e sociale, che riguarda la richiesta di migliori condizioni di studio e di lavoro del popolo israeliano. Un incontro fortuito, ma non troppo. Io continuo a pensare che siamo destinati a incontrare certe persone, che le nostre strade si devono per forza incrociare, per capire cosa non va in noi e come migliorare per noi stessi. Per loro è stato così, perché la sua conoscenza le ha permesso di arrivare all'ultimo stadio del lutto, l'accettazione e iniziare una nuova vita. 

Malgrado Tre Piani sia un romanzo davvero molto breve, forse il più breve che io abbia letto quest'anno, è senza dubbio un romanzo contenente un affresco umano emozionante. La realizzazione, e descrizione dei tre piani di Freud (che viene citato proprio durante il piano di Dvora, btw) attraverso i personaggi è molto realistica, fatta bene. I personaggi non aderiscono in modo rigido ai tre piani freudiani, ma sono umani - e in quanto esseri umani sono fallibili. 

Vi lascio con una citazione tratta da questo romanzo magnifico, che vi consiglio di recuperare al più presto. Lo amerete, promesso!
"Lo vedi, Dvora, è questo il problema dei segreti. Se non sai che esistono, non ti infastidiscono. Ma se ti porgono un capo del filo, non puoi fare a meno di tirarlo."
(Avner a Dvora)

xoxo,
Giada

sabato, settembre 16, 2023

RECENSIONE DI GODS & MONSTERS (LA STREGA E IL CACCIATORE #3) DI SHELBY MAHURIN

Buona sera, Fantastics! Oggi è stata una giornata particolare, come lo sono sempre le mie giornate quando ho le visite di controllo. Non sono mai una passeggiata, ma almeno sto guarendo e spero di riuscire a tornare a scrivere il mio romanzo prossimamente (questo significherà sparire dalla blogosfera per non so quanto tempo lol). Nel frattempo, continuo a cibarmi di storie scritte da altre persone, e concludere dopo mesi la trilogia di Serpent & Dove ha un sapore dolceamaro. Avete presente quando state amando tantissimo un romanzo e volete sapere come finisce, ma allo stesso tempo non lo volete sapere? Ecco, per me questa lettura è stata esattamente così. 

PREMESSA
Finire le trilogie/quadrilogie/pentalogie/saghe in sospeso è stato l'imperativo di questo 2023 letterario. Alcune saghe, come quella di After, mi hanno sorpresa in senso positivo. Altre non ero entusiasta di finirle. Altre ancora, come questa, volevo e non volevo finirle allo stesso tempo. Ma c'è The Scarlet Veil dedicato alla storia di Célie, quindi non abbandonerò troppo presto il mondo di Lou e Reid <3 Per fortuna Amazon mi restituirà i soldi per The Atlas Paradox (UK) dato che c'era poca disponibilità di copie, e guess dove spenderò quei soldi? Nell'ebook di The Scarlet Veil, of course. Dire che Gods & Monsters mi ha distrutta e poi rimessa insieme sarebbe un eufemismo bello e buono, perciò posso fin d'ora dirvi che si è meritato cinque super stelline ed è entrato a far parte dei miei romanzi del cuore <3

TRAMA (DA LAFELTRINELLI.IT)
Il terzo conclusivo capitolo di una serie che sta appassionando gli amanti del fantasy e non solo.

AMANTI INFELICI, UNITI DAL DESTINO O DALLA PROVVIDENZA 
Lou è in fuga da quando era poco più che una ragazzina. Ma ora, dopo che Morgane l’ha quasi annientata, è giunto il momento di reclamare ciò che le spetta di diritto. 
DALLA VITA O DALLA MORTE 
Ma questa non è più la Lou che i suoi amici conoscevano. 
Non è più la Lou che ha saputo conquistare il cuore di un cacciatore. È sprofondata nell’oscurità, e questa volta nemmeno l’amore riuscirà a salvarla dall’abisso. 
DAGLI DEI O DAI MOSTRI 
Mentre Lou lotta contro i suoi demoni, streghe, cacciatori e persino gli spiriti stessi della terra si radunano per combattere la battaglia finale. E Reid dovrà affrontare una scelta devastante: un sacrificio terribile, o la morte di tutti coloro che ha imparato ad amare. 
COMUNQUE SIA, QUESTA STORIA FINIRÀ CON UN PALO E UN FIAMMIFERO…

RECENSIONE
Questa sono io un'ora fa, appena finito di leggere il romanzo. Appena finita di leggere la trilogia. I don't know what to do with my life anymore. Cosa farò, adesso che so com'è finita la storia di Lou e Reid? La perfetta combinazione tra witty banters, sarcasmo, dolcezza e amore? Il loro rapporto è ciò che amo descrivere nei miei libri. Una combinazione di dolcezza, tenerezza e battutine ironiche. Questa trilogia è bellissima, forse una delle più belle trilogie fantasy che io abbia mai letto da quando ho aperto il blog <3 Forse solo l'ultima saga della Armentrout, quella dedicata a Poppy e Hawke, può reggere il confronto - anche se, a livello di smut, siamo su due piani completamente diversi.

Il romanzo riprende da dov'era terminato Blood & Honey: con la possessione, da parte di Nicholina, di Lou. I nostri protagonisti, Beauregard, Coco e Lou sono in fuga. Stanno scappando sia da Morgane, che vuole uccidere Lou, che dai cacciatori. Ma, nel bel mezzo di questo disastro, c'è la possessione di Lou da parte di Nicholina. Una possessione resa molto realistica, in stile The Conjuring. Lo dico subito, perché almeno metà romanzo ha come oggetto la sua possessione, e tutto ciò che Reid e Coco sono disposti a fare per salvare Louise. Allo stesso tempo, però, la minaccia che rappresenta Morgane è molto più che reale. E' una minaccia concreta, e aleggia sulle loro teste come la spada di Damocle. Ma i nostri protagonisti stanno anche piangendo la morte del loro amico e compagno Ansel, un giovane ragazzo che voleva esser parte di qualcosa, che voleva rendersi utile. Il fattore shock che rappresenta la sua morte alla fine è davvero molto scioccante, ma le emozioni dei personaggi sono molto reali, tangibili. Dolorose. In un certo senso, l'oscurità in cui si ritrova Lou durante la possessione, rappresenta i cinque stadi del lutto. E' solo quando finalmente accetterà che non può cambiare il passato e l'unica cosa che può fare, per onorare la memoria di Ansel, è combattere; che riprenderà il controllo della sua vita. E del suo corpo, soprattutto. 

La paura era inevitabile. Tutti compiamo le nostre scelte, tutti ne subiamo le conseguenze. Tutti abbiamo paura: il segreto è imparare a conviverci, andare avanti.
(Louise Le Blanc)

Ma proprio quando pensano di aver risolto un problema, Reid compie un grande, grandissimo sacrificio. Usando la sua magia per cancellare dalla sua memoria Louise, cancellandola dalla memoria anche di Morgane. In questo modo, la sua vita sarà salva. E forse, dopotutto, Reid soffre di un complesso dell'eroe impressionante, ma non ho potuto non sciogliermi un po' a quell'estremo atto di amore. Un atto d'amore totale e incondizionato: ti amo così tanto che sono disposto a dimenticarmi di te, pur di saperti al sicuro. Finalmente entrano in scena anche personaggi che hanno avuto ruoli marginali, nei romanzi precedenti: le melusine, ovvero le sirene con la loro custode, Angelica. Angelica, la madre di Coco, che l'ha abbandonata quand'era appena nata e l'ha affidata alle cure di Josephine, meglio conosciuta come La Voisin. 

"Ti sbagli. Ci sono pochissime scelte nella vita da cui non si possa tornare indietro, ed è tempo che tu ne faccia un'altra. Non ti tratterrò e non ti farò del male. Va'. Di' a Morgane che mi hai vista, se proprio devi, ma non cercare di fermarci. Ce ne andiamo."
(Louise Le Blanc a Manon)

La battaglia finale è come m'immagino sarebbe dovuta essere quella di Breaking Dawn, il capitolo finale della saga di Twilight: piena di dolore, sangue, combattimenti per la vita e uno scontro finale tra Male e Bene. La svolta inaspettata riguardante Lou, poi, non me l'aspettavo davvero! In un certo senso, ha senso la cosa. Okay, non vi dico cosa. Però è una cosa molto bella e che si addice al suo personaggio. Poter vedere il rapporto tra Beau e Coco svilupparsi del tutto, vederli accettare i loro sentimenti e non rifiutarli più mi ha sciolto il cuore. Va bene, sono in preciclo potente, quindi posso già dirvi che questo romanzo mi ha quasi fatto scendere la lacrimuccia e mi ha lasciato addosso una sensazione di felicità mista a dolore, per il finale dolceamaro che leggerete.


"Perché il fuoco si è sprigionato dal mio lutto." mi guardò negli occhi con un'espressione solenne. "E non c'è rimedio per il lutto. Solo il tempo. Il fuoco può placarsi, però non si spegne mai davvero."
(Coco a Reid Diggory)

I personaggi, tridimensionali, qui raggiungono il loro apice. Una cosa che ho sicuramente apprezzato, di questo capitolo finale, è che la scrittura e i temi sono diventati ancor più profondi. Cioè, Lou è buona e generosa anche con chi l'ha quasi ammazzata ripetutamente, ma non è quasi un Mary Sue come diventa Feyre nell'ultimo romanzo di ACOTAR. Questo per me è un elemento a super favore, perché dimostra che anche se ha il cuore buono, è piena di bontà, questo non significa che sia immune dai difetti o non ne abbia affatto. 

Vi saluto con una citazione tratta da questo magnifico romanzo, e vi invito a recuperare tutta la trilogia al più presto possibile. Merita tantissimo! 
"Avevo perso il nostro passato, ma mi rifiutavo di perdere il nostro futuro. Neanche la morte poteva portarmelo via."
(Reid Diggory)

xoxo,
Giada

venerdì, settembre 08, 2023

RECENSIONE DI LORE DI ALEXANDRA BRACKEN

Buona sera, Fantastics! Avrò finito Lore da circa dieci minuti, ma sono ancora in fermento per il magnifico finale (e anche per il caffé, thanks moka!). A differenza delle altre volte, non trascriverò le citazioni adesso, dato che sono quasi le cinque e aver mangiato leggero a pranzo non ha aiutato, con questo caldo settembrino lol Quindi, firsts things first. Diamo la precedenza alle cose importanti: mettere nero su bianco le sensazioni e le emozioni che la storia di Lore e Castor mi ha trasmesso.

PREMESSA
Come saprete, se mi seguite su Instagram, avevo iniziato Lore circa a metà febbraio per poi mollarlo. A mia discolpa, mi avevano appena dato la data del primo intervenuto chirurgico e la mia priorità era scrivere il mio romanzo, arrivare più lontano che potevo, in quei due mesi. Ce l'ho fatta (all'incirca), perché non sarei mai andata sotto i ferri senza aver scritto più che potevo il mio, di romanzo, ma ho dovuto sacrificare la lettura di Lore e di altri 15 libri. Ne è valsa la pena, perché sono felice di tutto ciò che ho prodotto finora, ma il mio pensiero tornava sempre a questo romanzo. Volevo sapere come finiva. Volevo conoscere la storia di Lore. Alla fine, grazie alla convalescenza, l'ho potuta conoscere. E, anche in questo caso, ne è valsa la pena. A febbraio, non era il suo momento. Questa settimana, nonostante l'influenza in mezzo, lo è stata eccome. E sono riuscita ad apprezzare la profondità della sua storia.

TRAMA (DA SPERLING&KUPFER.IT)
In seguito a una ribellione, Zeus ha punito gli dèi con l'Agone: ogni sette anni, per sette giorni, sono costretti a diventare mortali, alla mercé dei discendenti di antiche Case, pronti a ucciderli e prendere il loro posto. Dopo aver incrociato il cammino del più potente e terribile tra gli immortali, responsabile dello sterminio della sua famiglia, Lore è fuggita e ha giurato a se stessa che si sarebbe tenuta alla larga dall'Agone, rinunciando a tutto pur di sopravvivere. Ma quando Atena le propone un'alleanza per vendicarsi di chi ha ucciso i suoi cari, la ragazza suo malgrado accetta di legare il proprio fato a quello della dea, anche a prezzo della morte. Lore riuscirà a ottenere la sua giustizia e soprattutto a rimanere in vita?

Alexandra Bracken è autrice bestseller n.1 del New York Times delle serie Darkest Minds, Passenger, e della raccolta di racconti Through The Dark, tutte edite in Italia da Sperling & Kupfer. Nata e cresciuta in Arizona, si è trasferita in Virginia, dove si è laureata in Letteratura Inglese e in Storia. Dopo aver lavorato a New York in un'importante casa editrice, ora scrive a tempo pieno. Con Lore si conferma una delle giovani autrici più promettenti del panorama fantasy.

www.alexandrabracken.com 

RECENSIONE
In genere aspetto sempre qualche ora, prima di scrivere la recensione. Ma, avendo finito tardi di leggere il romanzo, non mi sembra il caso di aspettare oltre. Ho paura che, se aspetto, mi dimenticherò ciò che voglio dirvi e non voglio dimenticarmene affatto. Perché, come sempre, Alexandra Bracken ha fatto centro. Ha fatto male, ma è nel suo stile. La sua scrittura è così. E la amo proprio per questo.

Melora Perseous è una ragazza, apparentemente normale, di 17 anni. Faceva la badante a Gil, prima che quest'ultimo morisse e le lasciasse in eredità non solo la casa dove ora vive, ma anche una consistente somma di denaro sul conto corrente. Il suo amico, il totalmente gay dalla golden retriever energy Miles è un tesoro, un cucciolo. Davvero, una delle migliori spalle dei personaggi principali mai letti finora! Ma Melora non è ciò che appare. Lore ha vissuto gran parte della sua vita con la minaccia dell'Agone che le prendeva sopra la testa come la spada di Damocle. L'Agone, la vedetta di Zeus nei confronti di quei mortali che tanto desideravano i poteri degli dèi, e che per punirli rendeva gli dèi mortali per una settimana, permettendo a chiunque li uccidesse di assumerne il potere. La famiglia di Lore è stata sterminata sangue freddo quando lei aveva solo dieci anni, e da quel momento ha deciso di ritirarsi per sempre dall'Agone. Essendo l'ultima mortale dei Perseidi, è cosciente che avrebbe avuto comunque vita breve. Gli Hunger Games del Mondo Greco sono tali e quali agli Hunger Games: un solo vincitore si becca tutta la gloria, ma per farlo deve ammazzare un sacco di gente. E, da una premessa come quella che aveva questo romanzo, di sicuro un romanzo tenero ed easy non sarebbe stato adatto. Non immaginerei nessun'altra scrittrice scrivere questo libro, perché solo la Bracken è capace di rendere una storia sanguinosa e violenta, portatrice di significati e di messaggi sulla vita e sulla speranza. 

Proprio quando Lore è pronta a chiudere per sempre le porte del suo passato, ecco ritornare Castor Achilleous insieme ad Evander. Castor, il suo amico d'infanzia ed hetairos. E' Castor a dirle che l'Agone è ben lontano dall'essere concluso definitivamente, e che il loro nemico comune, Aristos Kadmou non solo è diventato il nuovo Ares, facendosi chiamare Ira, ma vuole distruggere completamente New York. Vi giuro, avevo appena finito di leggere Città di Ossa (ambientato a New York), che non avevo collegato subito il fatto che era ambientato nella stessa città. Ci sono arrivata dopo! lol E' stato strano leggere due urban fantasy completamente diversi, uno urban fantasy e uno dark urban fantasy con la stessa ambientazione ma personaggi diversi. Forse, col senno di poi, avrei dovuto leggere un altro romanzo di diverso genere per non sovrapporre le due storie così.

Uno dei motivi per cui avevo scelto questo romanzo è che, a suo tempo, mi ricordava i due termini inglesi 'galore' e 'lore', e devo dire che almeno sul secondo termine ci avevo visto giusto.  Lore significa, in inglese, eredità, lascito

Beh, che dire. Alexandra Bracken è una maestra nello scrivere storie dark che lasciano spazio alla speranza per il futuro. Di sicuro, nei prossimi anni, recupererò anche la serie Darkest Minds. Ora no, però, che ho Lo Scaffale Strabordante da completare xD

Vi saluto con una citazione tratta da questo magnifico romanzo, che vi invito a recuperare assolutamente:
"Lore gli accarezzò le nocche con il pollice, e sentì... Non era sicura di ciò che sentiva. Prima, era così convinta che i sentimenti che si muovevano dentro di lei, un misto quasi doloroso di tenerezza e desiderio e protezione, fossero ciò che era esistito tra loro quando erano bambini. Ma era davvero così? Oppure l'assenza e il tempo li avevano semplicemente portati alla luce in un modo che finalmente le era comprensibile?"
(Lore rif. a Castor)

xoxo,
Giada

mercoledì, agosto 30, 2023

RECENSIONE DI CITTA' DI OSSA (THE MORTAL INSTRUMENTS #1) DI CASSANDRA CLARE

Buona sera, Fantastics! Lo so, lo so. Non è da me iniziare a scrivere una recensione a quasi le cinque del pomeriggio, ma i 2 capitoli extra dell'edizione del 2020 ne sono valsi assolutamente la pena! Diciamo che leggerei più che volentieri il resto dei romanzi della Clare dal POV di Jace, se fosse possibile. Ma so che, invece, me ne aspettano altri 5 dal POV di Clary Fray. Il che non è un male, eh! Solo che, come ogni first installment i personaggi non sanno niente di nulla e si comportano da ingenui e sciocchi... ma Clary neanche tanto. Quindi un punto a suo favore, no?

PREMESSA
La voglia di leggere (o, meglio, ri-leggere) Città di Ossa mi è venuta quando, a inizio convalescenza, mi sono resa conto che non avevo finito di guardare Shadowhunters su Netflix. La serie tv, almeno per quanto riguarda il romanzo che ho letto io, è molto coerente. Coerente come può esserlo una serie tv, s'intende. Ovvio che qualcosa venga, per forza di cose, modificato e adattato. Un'altra cosa che mi ha fatto venire voglia di ri-leggerla è stato il fatto che, nel 2013, quando ancora non avevo il blog, avevo letto la prima edizione. E mi era piaciuta, ma non avevo questo spazio nel web in cui parlarne. Ma l'anno dopo, quando ho aperto il blog, ero nella mia Classics Era e non avevo voglia di rileggerlo. Questa nuova edizione è ottima in certe parti, non molto bella in altre. Ci sono tante cose che non mi sono piaciute, e ve ne parlerò meglio tra poco. Tuttavia, merita molto più della precedente. 

TRAMA (DA IBS.IT)
Al Pandemonium Club di New York si fanno strani incontri. Seguendo un ragazzo dai capelli blu nel magazzino del locale, Clary vede tre guerrieri coperti di rune tatuate circondarlo e trafiggerlo con una spada trasparente come il cristallo. Vorrebbe chiamare aiuto, ma non rimane nessun cadavere, nessuna goccia del sangue nero esploso sull'elsa e soprattutto nessuno da accusare, perché i guerrieri sono Shadowhunter, cacciatori di demoni, e nessun altro, tranne Clary, può vederli. Da quella notte il suo destino si lega sempre più a quello dei giovani cacciatori, soprattutto al magnetico Jace: poteri che non aveva mai avuto e ricordi sepolti nella memoria cominciano a riaffiorare come se qualcuno avesse voluto tenerglieli nascosti fino a ora. Clary desidera solo ritrovare la madre misteriosamente scomparsa, ma sarà coinvolta in una feroce lotta per la conquista della Coppa Mortale, una lotta che la riguarda molto più di quanto non creda.

RECENSIONE

"Tutte le storie sono vere." 
Quante volte, da bambini, abbiamo desiderato che le storie fantastiche con creature mitiche come fate, guerrieri magici, poteri di vario tipo, vampiri, licantropi fossero vero? Da parte mia, ho sempre desiderato avere poteri. Forse per questo, la prima saga che iniziai a scrivere aveva, come protagonisti, proprio ragazzi comuni che scoprivano i loro poteri e una responsabilità, sulle spalle, non indifferente. Complici Heroes e i film di Spiderman, quelli con Tobey Maguire, la mia prima saga è nata da tutto questo. Poi sono cresciuta, ed è cresciuta anche la mia scrittura con me.

Clarissa Fray è una ragazza di quindici anni semplice: vive a New York con sua madre Jocelyn, sa che suo padre era un eroe di guerra ch'è morto per il suo Paese, è un'artista (disegna e pittura quasi con la stessa abilità di sua madre), ma sente che le manca qualcosa. Sin da quando era piccola, Jocelyn è sempre stata vaga, con lei, quando le chiedeva di suo padre. E, l'unica figura che sostituiva questo ruolo altrimenti vacuo, è stata Luke Garroway. Tutto cambia quando, durante la notte di Halloween (almeno così si evince dal primo capitolo), Clary e il suo migliore amico Simon vanno al Pandemonium, il locale più figo della città. Lì Clary vede tre tizi tutti tatuati che inseguono un altro dai capelli blu. E, quando li trova nel magazzino che cercano di ucciderlo, decide di intervenire. E' così che Clary scopre di avere la Vista, ma anche che ha un blocco mentale che le impedisce di ricordare eventi passati. Inizia quindi la 'nuova' vita di Clary: viene condotta all'istituto dagli Shadowhunters, con cui non riesce a legare (specie con Isabelle, che non tollera minimanente all'inizio e Alec che la tratta con supponenza) e conosce Hodge Starkweather, il capo dell'Istituto di New York. Nel primo romanzo che pone le basi per tutto l'universo degli Shadowhunters, vediamo Clary venire a patti col suo essere una Shadowhunter, con la sua capacità di usare le rune - e anche crearle, anche se ancora non lo sa - e l'evoluzione del suo rapporto non solo con Simon, ma anche con Isabelle e Alec. Clary, però, si ritroverà in una guerra comandata proprio dal famigerato Valentine Morgenstern, capo del Circolo e colui che iniziò per primo la Rivolta all'interno del Conclave anni prima. Valentine è affascinante, cattivo, molto cattivo e molto attraente. Ma non solo: Valentine è un grandissimo bugiardo e un abile manipolatore e, col senno di poi, Jace avrebbe davvero dovuto dare retta a Clary a tal proposito. (Ps. Ma nel Mondo Invisibile non esistono i test di paternità? Se Jace era così sicuro che Valentine fosse suo padre, avrebbe potuto chiederlo per averne la conferma!) 

Questa traduzione è ottima, rispetto a quella del 2013. Tuttavia ci sono delle cose che mi hanno dato sui nervi. Il romanzo è scritto il terza persona focalizzata, dal POV di Clary. Il POV passa da essere focalizzato, a venire sbalzato fuori dal personaggio con termini come 'la ragazza fece, disse, bla bla' e l'uso de 'il ragazzo' specie nelle scene di combattimento, è a dir poco confusionario. L'uso di questi termini non solo confonde il lettore, ma fa uscire il lettore da dentro il personaggio che sta parlando. Fa perdere la magia della voce narrante, anche se in terza persona. Poi l'estrema ripetizione di 'a gran carriera' , quando ci sono mille modi di dire la stessa cosa, io proprio non lo so. E per fortuna ch'è stata revisionata e rivista dalle proprietarie del fansite numero 1 della Clare in Italia. Boh. Io mi aspettavo una traduzione perfetta, così bella da non trovare nemmeno un errore. Ma l'estrema ripetitività di 'gran carriera' e il fatto che 'la ragazza' viene usato come panacea per tappare i buchi, io dire anche no, eh? Per non parlare delle ripetitività, anche inutile, di quelle metafore per immagini. Alcune erano belle da leggere. Ma leggere in continuazione 'era bla bla come' per due/tre volte nello stesso paragrafo anche no, va bene? Belle le metafore, ma quando vengono abusate danno fastidio e annoiano. E va bene che qui sono usate per rendere il modo di 'ragionare per immagini' di Clary, come dice lei stessa, ma a me non sono piaciute affatto. 

Ecco perché, alla fine, ho deciso di dargli 4 stelle. Perché, nonostante tutto, ho amato la storia di Jace e Clary. E perché, nonostante tutto, sono ancora curiosa di sapere come continua. Visto che, al tempo, non l'ho mai saputo. E la serie tv conta fino a un certo punto.

Vi lascio con una citazione tratta da questo splendido romanzo, che vi invito a recuperare se non l'avete ancora fatto. O se, come me, arrivate tardi alla rilettura:
"Se c'era una cosa che stava imparando da tutta quella faccenda, era quanto fosse facile perdere tutto ciò che pensava sarebbe stato suo per sempre."
(Clarissa Fray)

xoxo,
Giada

mercoledì, agosto 23, 2023

RECENSIONE DI UN PICCOLO FAVORE DI DARCEY BELL

Buon pomeriggio, Fantastics! Questa recensione doveva arrivare alle due del pomeriggio, non alle quattro passate - ho Daredevil che mi aspetta, e devo arrivare alla midseason prima di guardare l'ultima stagione di Ragnarok <3 Finalmente ho finito Un piccolo favore e, vi dirò, ero molto curiosa. Il film mi è piaciuto molto, e se c'è una cosa che hanno in comune sia libro che film è la psicopatia di Emily lol 

PREMESSA
Come vi dicevo, mesi fa ho visto il film Un piccolo favore su Netflix. Mi è piaciuto molto. Thriller psicologico, con personaggi altamente discutibili e grigi come piace a me. Ho un debole per i personaggi grigi, i moralmente discutibili personaggi che, nonostante compiano azioni indicibili, li adori. Ecco perché amo gli anti-eroi. Ma qui non si può dire che siano anti-eroi, quanto piuttosto tre criminali - a modo loro - con evidenti turbe psicologiche e sessuali (I can see you, Stephanie!). Mi aspettavo grandi cose da questo libro, visto come mi era piaciuto il film, ma il libro si becca 3.5 stelline, senza infamia e senza lode. Sarebbe potuto essere meglio? Sì. Lo è stato? Nope. 

TRAMA (DA IBS.IT)
Un thriller psicologico ad alto tasso adrenalinico, ricco di imprevisti e colpi di scena, denso di segreti e rivelazioni, che scivola tra amore e lealtà, morte e vendetta.

Tutto ha inizio con un piccolo favore tra madri. «Puoi passare tu a prendere Nicky?» chiede Emily alla sua migliore amica, Stephanie. E Stephanie, mamma di Miles, è felice di dare una mano, guidata dall'urgenza di essere utile, di sentirsi in qualche modo importante per gli altri. Quel giorno però Emily non torna a prendere suo figlio, e non risponderà alle telefonate, né ai messaggi. Stephanie, preoccupata, smarrita, si avvicina al marito della sua amica, Sean, gli sta accanto e si prende cura di lui e del bambino. E col passare dei giorni si innamora. Poi la notizia. Un corpo è stato ritrovato nelle acque del lago, e la polizia conferma: si tratta di Emily. Suicidio, il caso è chiuso. Ma è davvero così? Presto, Stephanie si renderà conto che niente è come sembra, e dietro l'amicizia, l'amore, o anche la semplicità di un piccolo favore, si nascondono invece una mente subdola e un disegno perverso e diabolico. Un piccolo favore è un thriller psicologico ad alto tasso adrenalinico, ricco di imprevisti e colpi di scena, denso di segreti e rivelazioni, che scivola tra amore e lealtà, morte e vendetta. Qui Darcey Bell ci presenta due figure femminili opposte, eppure per certi versi affini, di cui il lettore capirà presto di non potersi fidare.

RECENSIONE

Un piccolo favore si può riassumere con questa gif. Avevo alte aspettative - non avrei dovuto farlo, dato che non lo faccio mai, ma stavolta non ci sono riuscita - che sono state deluse da quel finale meh. Meh meh meh. The villain gets away with it. Lasciandosi alle spalle una scia di distruzione e casini. Da una criminale psicopatica e psicotica come Emily, e da una super mamma iper nevrotica e paranoica, mi aspettavo di meglio. Molto meglio. 

Emily e Stephanie vivono in Connecticut, sono vicine di casa e, all'apparenza, sembrano due mamme qualunque. Emily è una donna in carriera che lavora per Dennis Nylon, uno stilista ubriacone e drogato. Stephanie convive con le conseguenze delle sue azioni, ovvero la morte di suo marito e del suo amato fratello in un incidente d'auto. Ma non solo, Stephanie nasconde un grande segreto. Un grandissimo segreto che ci viene praticamente svelato all'inizio del romanzo: quando aveva diciotto anni, ha ricevuto la visita, inaspettata, del suo fratellastro Chris. Da quel momento, per quanto sbagliata fosse stata, l'attrazione tra loro è scoppiata e andavano a letto continuamente, insieme. L'incesto di Stephanie è stata la cosa più interessante di tutto questo piccolo romanzo. Un incesto dal quale è nato Miles, a cui Stephanie tiene più della sua stessa vita. Stephanie tiene anche un blog dove scrive della sua vita - edulcorata e finta - da mamma. Si discosta dalla verità, perché sa che se le sue lettrici scoprissero la verità, la lincerebbero. Emily, dal canto suo, ha grossi problemi psicologici. Dopo un passato di droga, alcolici e violenza domestica, è scappata dalla sua casa di famiglia e si è rifugiata nella costa Ovest. Sua sorella, la famosa gemella di cui nessuno sa, nella costa Est degli USA. Penso che due persone più piene di casini non si potessero incontrare, e invece Emily ha fatto in modo che la sua strada s'incrociasse con quella di Stephanie. 

Emily, per quanto psicopatica e psicolabile, è il fiore all'occhiello di questo romanzo. Un personaggio cattivo che sa di essere cattivo. Un personaggio senza scrupoli, crudele e diretto. Emily attacca bottone con Stephanie allo scopo di avere "un'amica" che parli della sua scomparsa, quando Sean, suo marito, avrà incassato la polizza assicurativa sulla sua vita. Ma Stephanie è un'impicciona, la classica vicina ficcanaso che vuole sapere tutto quello che fai e quando lo fai, a che ora della notte ecc, quindi non crede subito alla morte della sua cara amica Emily. L'elemento in più che c'è nel romanzo e che, secondo me, avrebbe reso il film migliore, non c'è. Ma non cambia nulla. 
Questo è uno dei pochi casi in cui il film è meglio del libro, garantito. 

Il romanzo presenta uno stile che mi ha messo un po' in confusione, all'inizio. C'è Stephanie che parla con le sue lettrici del blog, ovvero il POV visto attraverso ciò che si 'legge' nel suo blog. C'è il POV vero e proprio di Stephanie, che fa avanti e indietro tra passato e presente. C'è il POV di Emily, e anch'esso fa avanti e indietro tra passato e presente. E infine c'è il POV di Sean. La strategia narrativa utilizzata è quella del mockumentary, o una sorta di mockumentary, in cui il protagonista - il protagonista, o la voce narrante inaffidabile - si confessa al lettore. 

Mi aspettavo molto di meglio, sincera. Vi consiglio di vedere il film.

Vi saluto con una citazione, di Emily, di questo romanzo. Nonostante tutto, se v'ispira, leggetelo. Fatemelo sapere, poi!
"Mi ricordo di questo: nelle partite in cui c'è una posta in gioco molto alta c'è sempre un giocatore che gli altri chiamano 'pollo'. E alla fine della partita, state certi che il pollo avrà perso tutti i suoi soldi.
George Clooney disse: 'Se non capisci chi è il pollo, ci sono buone possibilità che il pollo sia tu."
(Emily)

xoxo,
Giada

mercoledì, agosto 16, 2023

RECENSIONE DE I SETTE MARITI DI EVELYN HUGO DI TAYLOR JENKINS REID

Buon pomeriggio, Fantastics! E benvenuti nella nuovissima rubrica "Giada legge libri popolari su Booktok e ne rimane soddisfatta". E' sempre un terno al lotto, quando si leggono libri popolari in quella piattaforma. Piattaforma che, tra l'altro, non frequento nemmeno poi molto. Io scopro che sono popolari su Booktok sempre dopo lol No, va bene, ho una lista di libri famosi sul Booktok che mi interessano, e questo era in cima alla lista, insieme a Una vita come tante <3 

PREMESSA
Questa copertina mi ha stregata fin dalla prima volta che l'ho vista, su Instagram. Solo dopo, ho scoperto che era un libro famoso su Booktok. Adoro i romanzi ambientati negli anni '50 e '60, anni fa mi lessi tutto Il Grande Gatsby e lo amai profondamente. I sette mariti di Evelyn Hugo non è solo un romanzo di costume, ma è anche un manifesto a favore delle coppie LTGBQ+ ed io, essendo bisessuale io stessa, mi sono rivista in Evelyn. In fondo, Evelyn ha espresso quello che penso anche io: perché dover scegliere? Perché doversi attaccare, per forza, un'etichetta addosso? Ognuno è fatto com'è fatto, le sue preferenze sessuali non ci riguardano e, anzi, se lo amiamo veramente dovremmo appoggiarlo e sostenerlo. Quindi, tanto di cappello per aver reso la bisessualità come si deve, Taylor Jenkins Reid. L'ho apprezzato davvero tanto! Inoltre l'ho trovato un romanzo molto profondo, forse al pari di 4321 di Paul Auster. Ovvio, perciò, che 5 stelline erano il minimo che potessi dare. 



TRAMA (DA LIBRIMONDADORI.IT)
DOPO ANNI VISSUTI LONTANO dai riflettori, la ex “divina” di Hollywood Evelyn Hugo, autentica icona della storia del cinema, è finalmente pronta a svelare la sua verità. E anche quella sui suoi sette mariti, naturalmente. Per farlo, sceglie Monique Grant, una reporter semisconosciuta. La più stupefatta è proprio Monique: perché proprio lei? E perché proprio adesso?

Si dà il caso che per la giornalista non sia proprio un gran momento: dopo pochi mesi dalle nozze il marito l’ha lasciata, e a trentacinque anni la sua vita professionale sembra già arrivata a un punto morto. L’incarico di scrivere la biografia di Evelyn Hugo potrebbe essere l’occasione che aspettava per dare una svolta alla sua carriera.

E così, nello splendido appartamento di Manhattan dell’attrice, Monique ascolta affascinata le parole di Evelyn: dagli esordi nella Los Angeles degli anni Cinquanta fino alla decisione di ritirarsi dalle scene trent’anni dopo, passando per i numerosi matrimoni, l’attrice rivela una storia di feroce ambizione, amicizia inattesa, e un grande amore proibito. Monique si sente sempre più vicina alla leggendaria star: a mano a mano che il racconto di Evelyn si avvicina alla conclusione, appare chiaro che le loro vite sono legate in modo drammatico e ineludibile.

RECENSIONE

Wow! Oh, wow! Ho finito I sette mariti di Evelyn Hugo ieri notte all'una e mezza, ma il turbine di emozioni che mi ha lasciato dentro continuo a provarlo ancora adesso. Che romanzo magistrale! Che romanzo profondo! Mi ha scavato dentro come pochi hanno fatto, quest'anno! La gif di Emma Stone sono io, ieri sera, dopo averlo finito... e con quel finale poteva solo essere questa la gif adatta.

Ma andiamo con ordine. (Ovvero: non lasciamoci prendere troppo dall'emozione e concentriamoci). Evelyn Herrera è una cubana che emigra, negli anni '40, negli Stati Uniti. E' una bambina che vive in un contesto familiare abusivo, quindi vi avverto dei TW in questo caso, con suo padre ubriacone e con sua madre che ne subisce le violenze giorno dopo giorno. Quando si sviluppa, Evelyn diventa una ragazzina magra con un bel paio di tettone. Questa è la sua caratteristica fisica principale. E poi, dopo la morte di sua madre, che sognava di diventare un'attrice di cinema famosa, decide di realizzare il suo sogno. Così inizia con piccole parti, smette di andare a scuola, fino a quando la sua strada non si incrocia con quella di Harry Cameron. Harry è un produttore cinematografico, colui che legge gli script e decide quali sono più adatti agli attori del suo studio di New York, i Sunset Studios. Ormai siamo negli anni '50, il periodo di transizione dai film in bianco e nero e muti, a quelli a colori e parlati. Evelyn si ritrova così a cavalcare l'onda di questo genere di film, adattandosi e cambiando personalità esternamente e internamente per trovare l'accettazione del pubblico. Si tinge i capelli di biondo e li accorcia. Devo dire che, questo cambiamento, mi ha ricordato molto Marylin Monroe. In realtà, quando ho letto la trama del romanzo per la prima volta, ho subito pensato che lei fosse una via di mezzo tra Elizabeth Taylor (famosa per aver avuto tanti mariti) e Marylin Monroe (la cui vita è molto simile a quella di Evelyn). 

Evelyn mi guardò intensamente. "Capisci cosa sto cercando di dirti? Quando ti viene data l'occasione di cambiare la tua vita, devi essere pronta a fare di tutto perché succeda. Il mondo non ti regala niente, tocca a te prendere tutto quello che ti serve. Se c'è una cosa che dovresti imparare da me, probabilmente è proprio questa."
(Evelyn Hugo a Monique Grant)

Evelyn conosce Don Adler, il suo primo marito. Il primo marito, che si rivela essere un ubriacone violento. E qui ho pensato: dopotutto, alla fine, le ragazze finiscono per scegliere l'uomo che più somiglia al loro papà. So che è un luogo comune, ma la prima storia d'amore di Evelyn (manovrata dagli Studious) me l'ha ricordato. E' proprio durante le riprese di Piccole Donne, il remake girato da Harry Cameron, che Evelyn conosce Celia St. James. Celia, oh, dolce piccola Celia! Celia, il cui vero nome è Cecilia Jamison, è una ragazza di diciannove anni quando approda agli Studious - Evelyn ne ha già ventuno - e il tuo talento prorompente spaventa le sue colleghe. Quella che doveva nascere come inimicizia tra due talentuose attrici, si rivelerà essere la miccia della loro attrazione. Perché Celia è segretamente, come Harry, omosessuale. E nell'America degli anni '50 e '60, le persone potevano essere messe psichiatrica o arrestate per l'omosessualità. Ma Evelyn non si riconosce in questa etichetta, sebbene sia fin troppo cosciente che uscire allo scoperto procurerebbe loro più problemi che benefici. Questo è Evelyn: un'abile giovane donna capace di studiare le mosse successive, al fine di ottenere ciò che vuole. E' l'unica che capisce, fin dall'inizio, che deve essere lei a manovrare la narrazione dei media per far sì che dicano ciò che vuole lei. Ha il totale controllo della narrazione, e li manipola a suo piacimento. Evelyn non sa bene come definirsi, non vuole farlo, ma sa che le piacciono sia gli uomini che le donne; perché si è innamorata di entrambi nel corso degli anni. E, nonostante i suoi numerosi matrimoni e il drama per motivi (a mio avviso, sensati) tra lei e Celia, il suo unico grande amore è sempre stato uno solo: Celia St. James.

Volevo darle tante cose. Volevo che ciò che era mio fosse anche suo. Mi chiesi se fosse così che si ci sentiva quando si amava qualcuno. Sapevo già cosa significava essere innamorati. Avevo provato quel sentimento in prima persona, lo avevo portato sullo schermo. Ma amare qualcuno era un'altra cosa. Amare era preoccuparsi per l'altro. Unire i propri destini e pensare: "Succeda quel che succeda, lo affronteremo io e te insieme."
(Evelyn Hugo)

I numerosi mariti di Evelyn sono, alla fin fine, soltanto una copertura. Un'abile mossa per nascondere ciò che è veramente agli occhi del mondo. E Celia, finalmente, lo accetterà. Ma, come prevedibile, la felicità non dura molto. E due personaggi molto importanti muoiono, lasciando un vuoto incolmabile nel cuore di Evelyn. Monique, dal canto suo, ancora non capisce perché abbia scelto proprio lei per narrare la sua biografia... e il plot twist che la riguarda, sarà una cosa molto dolorosa e molto intensa. Monique, dapprima indecisa se rimanere sposata con David oppure divorziare, alla fine prende la decisione più giusta per sé. Perché non c'è un'età giusta per trovare il vero amore, ed è meglio sapere cosa si vuole e cosa cercare, che accontentarsi di ciò che passa il convento.

Per la prima volta dopo tanto tempo, mi sembrava di avere una famiglia.
Non capisci veramente quanto hai corso, quanto hai sudato, quanto sei stanco fino a quando qualcuno non si ferma dietro di te e di dice: "Va tutto bene, adesso puoi lasciarti cadere. Ti prendo io."
Così mi lasciai cadere.
E Harry mi prese.
(Evelyn Hugo)

Un romanzo estremamente realistico, che presenta una narrazione che fa avanti e indietro tra passato (la storia della vita di Evelyn Hugo) e il presente (il POV di Monique Grant). Un romanzo che colpisce dritto al petto, senza tante cerimonie, perché è quello il suo scopo. Un romanzo sincero, dissacrante, che mostra le numerose sfaccettature che possiede una persona dentro di sé. 

Vi lascio, su questa lunghezza d'onda, con una citazione che rende perfettamente il senso del libro:
"Nessuno si merita niente." replica Evelyn. "Dipende tutto dalla voglia di andarti a prendere quello che desideri. E tu, Monique, sei una che ha dimostrato di averla, quella voglia. Quindi sii sincera con te stessa. Nessuno è mai solo vittima o carnefice. Siamo tutti una via di mezzo. La gente che si schiera da una parte o dall'altra non solo si illude, è anche penosamente banale."
(Evelyn Hugo a Monique Grant)

xoxo,
Giada

giovedì, agosto 10, 2023

RECENSIONE DE IL REGNO DEI MALVAGI (KINGDOM OF THE WICKED #1) DI KERRI MANISCALCO

Buon pomeriggio, Fantastics! Benvenuti a un altro episodio di "Giada legge libri trash e poi si arrabbia perché non rispettano le sue aspettative", il romanzo di oggi è Il Regno dei Malvagi, super popolare su Bookstagram e Booktok, di Kerri Maniscalco! Che dire? Questo libro è davvero brutto, ma con quel finale mi auguro (e spero con tutto il cuore) che migliori nel sequel, altrimenti non riesco a spiegarmi tanta (immeritata) popolarità.

PREMESSA
A gennaio, quando ero nella mia fase acuta di lettura, volevo recuperare Il Regno dei Malvagi. Poi, dato il mio bisogno di scrivere il mio di romanzo, ho accantonato questa lettura a favore della mia scrittura. Una buona scelta, dato che in due mesi ho scritto più di 300 pagine e che ora sto abbastanza da schifo per riuscire a continuare a farlo. Ma, tornando a noi... I Tortellini di Spaghetti Fantasy mi avevano avvertito che questo libro era brutto, davvero molto brutto, ma io speravo di smentirli. Insomma, fino a quando non l'avrei letto, non avrei potuto dare un giudizio. La cover, poi, mi ispirava un sacco. Cioè, fantasy dark? Count me in! Peccato che non solo sono stata estremamente delusa da questo romanzo, ma mi ha pure fatta incazzare come solo pochi romanzi, da quando sono blogger, ci sono riusciti. I motivi li troverete sotto, e sono tanti, ma cercherò di stringere perché Cobra Kai mi aspetta su Netflix. Tanto ho già deciso quale sarà la mia prossima lettura, e spero in un palate cleaser per togliermi di dosso tutta questa bruttura. 

TRAMA (DA LIBRIMONDADORI.IT)
Emilia e Vittoria sono gemelle; appartengono a una delle tredici famiglie di streghe nascoste a Palermo ma, come tutte, stanno bene attente a celare la loro vera natura. Per questo lavorano da Mare e Vino, il rinomato ristorante di famiglia, come due normalissime ragazze.

Una sera, però, Vittoria non si presenta al lavoro. Sarà proprio Emilia a trovare il cadavere profanato della sorella. Distrutta dal dolore, decide che farà di tutto per scoprire chi sia il brutale assassino e vendicarla. Anche a costo di usare la magia nera, da tempo messa al bando. Anche a costo di allearsi con Ira, uno dei sette Principi dell’inferno, i Malvagi. Fin da quando era piccola, le hanno sempre detto di guardarsi da loro, ma Ira giura di essere dalla sua parte, e di aver ricevuto l’incarico di risolvere il mistero degli omicidi che stanno insanguinando la Sicilia. Ciò che Emilia dovrebbe ricordarsi è che, quando si ha a che fare con i Malvagi, niente è come sembra.

RECENSIONE
Santo cielo, raga! Questo romanzo è la perfetta depiction di come il mondo letterario italiano sputa merda sugli autori self e gli rompe le palle per le ricerche fatte/non fatte, e fa passare questo per romanzo per bellissimo e top. Ne ho letti di romanzi brutti, da quando sono blogger. Ne ho letti, anche fuori il mio range di età, che ho amato da una parte e odiato dall'altra. Ne ho letti di talmente brutti da essere come una droga, che ti spingevano ad andare avanti a leggere solo per scoprire quale altra stronzata avrebbe fatto la protagonista (Kiss me like you love me, per esempio), ma questo... Questo li supera tutti. Tutti. Ci ho messo due settimane a finirlo, e non mi succede mai. Io i fantasy me li mangio a colazione. Ero curiosa di scoprire questo. Ci ho messo tutta la mia buona volontà, ma non sono proprio riuscita a mandarlo giù. Sorry not sorry.

Il Regno dei Malvagi comincia con Emilia Di Carlo, una strega di diciotto anni, molto introversa, chiusa in se stessa e amante dei libri. Il completo opposto della sua ribelle e procace sorella gemella, Vittoria. Emilia è innamorata del frate del convento, il bel Antonio. Ma Emilia, però, non è una strega qualunque. E' una delle 13 streghe degli astri (o delle ombre, non ho ancora ben capito quale delle due lei sia) sparse per tutta Palermo, che non possono avere contatti ma con cui lei ha contatti, vedi Claudia Santorini (e scusate, qui ho riso forte. Perché è inverosimile che in Italia ci siano cognomi così assurdi, come quello di un'isola greca) che dapprima è sua amica, poi cambia e diventa la sua amica del cuore e poi alla fine diventa la sua migliore amica. Vittoria viene uccisa brutalmente dai Malvagi, i Principi dell'Inferno che dapprima viene detto che non possono lasciare i loro Regni o devono farlo solo su invito, e poi scopri che gironzolano in giro per Palermo come se niente fosse senza alcuna costrizione magica. La cosa più assurda di tutte è, senza dubbio, il periodo storico in cui è ambientato il romanzo. Quando Emilia parla (perché è tutto scritto in prima persona, col suo POV) sembra che il romanzo sia ambientato ai giorni nostri, ma no. La Maniscalco ci dice che, invece, è ambientato nel Regno d'Italia nel 1800. Il Regno d'Italia ha avuto luogo tra il 1861 e 1946, quindi potrebbe essere ambientato in uno qualsiasi di questi anni, data la vaghezza con cui viene descritta ogni cosa. A ciò si aggiunge l'assurdità del ristorante della famiglia (l'autrice ci fa sapere, nella dedica, che lei ha un ristorante di famiglia in Sicilia, btw) e che quindi Emilia e Vittoria (cioè, prima che lei morisse malamente) dovevano occuparsi dei servizi serali e del mattino. Tralasciando l'elemento della lunga coda al loro ristorante, i ristoranti manco esistevano nel periodo storico vago indicato, quindi mo non ha nessunissimo senso. Le do atto solo per aver descritto dei piatti davvero invitati nel libro, ma solo questo. Se avesse messo lo stesso impegno in che so, fare ricerche per il libro, sarebbe stata una scelta molto più saggia. Come qualcuno ha detto su Goodreads, questo non è né uno YA né un NA Dark Fantasy, è un libro di cucina. 

Emilia evoca, contro la sua volontà, il Principe Ira. Ira, la cui unica caratteristica è l'esser figo, a quanto pare. E la santerellina inizia a metter in dubbio tutte le credenze che le sono state inculcate dalla Nonna fin da quando era una bambina. Una cosa che mi ha lasciato davvero perplessa è che gli americani pensano che gli italiani siano solo questo: cucina, tanto cibo e mercati dove contrattare il prezzo delle cose. Ma sul serio? Siamo solo questo??? I Principi dell'Inferno dovrebbero essere dei personaggi crudeli, sanguinari, egoisti. Ma sono delle macchiette. Macchiette, vi giuro. E po' Emilia è un plot armor senza uguali; qualunque cosa le succeda, lei sopravvive sempre. Mi ha ricordato i personaggi di Riverdale o di Teen Wolf, dove non muore mai nessuno veramente. O dove nessuno si ferisce a tal punto da rischiare di morire. Tra l'altro, Emilia si comporta malissimo con Ira, che in realtà è piuttosto gentile nei suoi confronti. Emilia è una idiota. L'ho detto su Instagram, su Goodreads, e lo dico anche qua. E' una idiota decerebrata. Passa da essere una santerellina e una boriosa arrogante odiosa, e personalmente l'avrei presa a schiaffi più di qualche volta. Vittoria, il personaggio davvero interessante, è morto all'inizio quindi non si fa nada. Ma poi vogliamo parlare dei Principi dell'Inferno? La struttura del loro mondo è vaga, ancor più vaga della Sicilia del Regno d'Italia della Maniscalco, e pensavo che il diavolo fosse un'entità a se stante e non che fosse il Principe Superbia. Ma poi perché??? Che senso ha?? Questa cosa mi ha mandata tantissimo in confusione, non ne capivo davvero il motivo. Gli editor dicono sempre che, anche quando siamo in un contesto fantasy, le regole devono essere ben chiare. Cioè, non puoi cambiarle dal giorno alla notte senza una motivazione plausibile. Quindi, Kerri, perché hai reso il diavolo nella figura di Superbia, quando ce l'hai menata per 300 pagine facendoci credere che fossero due cose diverse???

Giuro, ci ho provato a farmelo piacere. Fino a pagina 200 pensavo 'è così brutto che è pure bello' (allego gif esplicativa sotto), ma poi è stata una fiera dello stereotipo italiano e dell'assurdo. Voglio dire, se volevo dell'assurdo scritto bene mi leggevo il Realismo Magico e non questo libro brutto. Perché è davvero brutto. Molto molto brutto. 



Il finale mi ha incuriosita molto, quindi spero che migliori col tempo. Se c'è una cosa che After mi ha insegnato è che anche i libri brutti possono migliorare col tempo, basta averne fiducia. Ti concedo una seconda chance, Maniscalco. Ma solo perché mi ritengo una persona di ampie vedute e disposta a riprovarci. Spero, però, che tu non mi deluda. 

Vi saluto con una citazione tratta da questo romanzo, che vi invito comunque a leggere.
"Quella non era una favola. Nessuno l'avrebbe strappata dall'abbraccio della morte. Io avrei dovuto proteggerla."
(Emilia Di Carlo)

xoxo,
Giada

venerdì, agosto 04, 2023

RECENSIONE DI QUESTE GIOIE VIOLENTE (THESE VIOLENT DELIGHTS #1) DI CHLOE GONG

Buon pomeriggio, Fantastics! Finalmente, dopo tanto, ho recuperato il super famoso Queste gioie violente, palese riferimento a Romeo e Giulietta e, spoiler, ho usato la stessa cit anche nel primo romanzo della mia saga. Quindi, da amante di Shakespeare e delle sue opere da sempre, non potevo perdermi il retelling che impazza nel Bookstagram e nel Booktok, obv.

PREMESSA
Queste gioie violente l'ho trovato per la prima volta l'anno scorso, per puro caso, scorrendo la home di Instagram. Nel profilo di una blogger che ora seguo assiduamente, ovvero Arcadia. Quindi, nel caso, passate anche sul suo profilo Ig e date un'occhiata alla sua recensione del romanzo, okay? In realtà stavolta non avevo alte aspettative, solo perché ho avuto la geniale idea di scorrere le recensioni su Goodreads - solo le prime tre, btw - ed erano tutte e tre negative. Super negative, oserei dire. Ma questo è il secondo libro che leggo dopo l'operazione, quindi in un certo senso ci sono affezionata. I riferimenti all'opera di Romeo e Giulietta ci sono, credetemi. In piccoli dettagli, ma ci sono. E, in fondo, non è forse nei dettagli che si cela il diavolo? Okay, sono decisamente sotto l'influsso del romanzo. Di solito, quando mi capita, mi ritrovo a parlare/scrivere come il romanzo che ho appena finito di leggere. E questo, dopotutto, per me significa che, a modo suo, il romanzo ha fatto centro su di me.

TRAMA (DA MONDADORI.IT)
Corre l’anno 1926 e a Shanghai, scintillante come non mai, si respira un’aria di dissolutezza. Una faida sanguinosa tra due gang nemiche tinge di rosso le strade, lasciando la città inerme nella morsa del caos. Al centro di tutto c’è la diciottenne Juliette Cai che, dopo un passato lontano dagli affari di famiglia, ha deciso ora di prenderne in mano le redini e assumere il ruolo che le spetta di diritto nella Gang Scarlatta, un’organizzazione di criminali completamente al di sopra della legge. Ma non sono gli unici a voler imporre il proprio controllo sulla città. A contendere il loro potere, infatti, ci sono i Fiori Bianchi, nemici da generazioni. E dietro ogni loro mossa, c’è il loro rampollo, Roma Montagov, il primo amore di Juliette… ma anche il primo ad averla tradita.

Quando gli affiliati di entrambe le gang iniziano a mostrare segni di instabilità, che culminano in suicidi cruenti, si diffondono strane voci. Si parla di contagio, di follia, di mostri nascosti nell’ombra. A mano a mano che le morti si accumulano, Juliette e Roma sono costretti a mettere da parte le armi – e il rancore che provano l’una per l’altro – e a iniziare a collaborare. Se non riusciranno a fermare il caos che sta sconvolgendo la loro gente e Shanghai, non resterà più nulla su cui esercitare il loro dominio.

In questa spettacolare e originalissima rivisitazione del classico di Shakespeare, Chloe Gong conduce i lettori in un viaggio avventuroso e commovente durante il quale violenza e passione si mescolano nei destini dei giovani protagonisti.

RECENSIONE
E' da dieci minuti che cerco la gif perfetta per questo intro di recensione, ma non riesco a trovarla. Quindi, si fa senza gif di intro. Queste gioie violente è un romanzo carino, un retelling di Romeo e Giulietta ambientato nel 1926 nella città coloniale di Shanghai, a sua volta divisa tra i popoli colonizzatori (Francia, Inghilterra) e divisa tra le bande di gangster che comandano la città (La Gang Scarlatta e i Fiori Bianchi). La divisione tra la Gang Scarlatta e i Fiori Bianchi è un palese richiamo alla guerra tra famiglie ambientata a Verona, tra i Montecchi e i Capuleti - a un certo punto, Juliette assegna come nome falso proprio Montecchi a Roma Montagov. 

Erano tutti orribili, spietati e pieni di odio, ma d'altro canto lo era anche Juliette. La minuscola differenza era che lei era anche cauta, sempre pronta a controllare quanto di quell'odio lasciava trapelare affinché esso guidasse la sua mano.
(Juliette Cai)

Ma andiamo con ordine. Juliette Cai è l'erede della più feroce e crudele gang di Shanghai, la Gang Scarlatta. Allo stesso modo, Roma Montagov è l'erede della gang rivale, i Fiori Bianchi. Siamo nel 1926, e sono passati quattro lunghi anni da quando Roma e Juliette sono stati insieme come coppia, andando contro il volere dei loro padri. Juliette è stata spedita a New York, dove ha dovuto nascondere la sua 'cinesità', se così si può chiamare, e adattarsi ai modi di fare e allo stile di vita americano. La morte di tutta la servitù, specie di Tata, a cui era affezionata l'hanno segnata profondamente. Roma Montagov l'ha tradita e lei lo odia profondamente per questo. Roma ha dovuto fare ciò che doveva per salvare la faccia e l'apparenza, perché il suo potere stava rischiando di venir spodestato. E se non avesse avuto la gang, la sua famiglia a coprirgli le spalle, sarebbe rimasto senza nulla. Juliette è una ragazza di diciannove anni fredda, calcolatrice e molto astuta. A volte, così tanto badass da risultare una stronza patentata. Roma, dal canto suo, è tutto passione. Tutto impulsi. Tuttavia, l'amore che provavano l'uno per l'altra non è morto, anzi, vive ancora sotto le ceneri delle persone che erano quattro anni prima e vive in quelle che sono state costrette a diventare ora. 

Un tempo, Roma sarebbe stato in grado di leggerle dentro. Ma ormai erano passati quattro anni. Lui era cambiato. E anche lei.
(Juliette Cai)

Juliette incontra, pur contro il suo volere, un mercante di droga appena arrivato in città: Walter Dexter. Un inglese viscido, con un figlio altrettanto viscido, che possiede una villa nella trincerata Concessione francese. Paul Dexter ha messo gli occhi su Juliette e la vuole, ma lei lo liquida con finta gentilezza. Un mostro emerge dalle acque del fiume Hangpu, un drago da cui eruttano insetti che si insediano all'interno dell'ospite conducendolo alla follia. E, con lo scopo di fermare la follia dilagante a Shanghai, che porta le persone a tranciarsi la gola con le proprie mani, Juliette decide di stringere un'alleanza con il suo peggior nemico: Roma Montagov. Dapprima timorosa che Roma le rubi le informazioni per usarle contro di lei, alla fine Juliette si renderà conto che non è solo il suo di cuore a sanguinare per gli eventi che sono seguiti la sua spedizione in America. 

Il problema dell'odio era che, quando l'emozione iniziale si affievoliva, le reazioni rimanevano lì. I pugni serrati e le vene che ardevano, la vista sfocata e il battito cardiaco accelerato. E, in preda a quelle reazioni, Juliette non aveva il controllo su ciò che avrebbero potuto scatenare.
Come la nostalgia.
(Juliette Cai)

Un romanzo molto lento, devo dirvelo. Per buona parte della prima parte, era pieno di similitudini e/o metafore che rallentavano la lettura (come se/come X), poi la seconda parte è migliorata e quelle metafore sono sparite per lasciar posto a una narrazione più immaginifica, vivida e cinematografica. Tuttavia, il ritmo narrativo non è stato per niente distribuito bene. Si passa da un ritmo molto lento, fino a metà delle 388 pagine, per poi accelerare di botto nelle ultime 50. Ecco, questo non mi è piaciuto affatto. Una delle cose che ho apprezzato di più, oltre ai riferimenti all'opera di Romeo e Giulietta di Shakespeare, sono senza dubbi i personaggi di contorno: Kathleen e Rosalind Lang (personaggio che conosco solo grazie al film su Disney+, sulla cugina di Giulietta), Benedikt Montagov e Marshall Seo. Benedikt e Marshall proprio amore folle, raga. Forse la miglior coppia/non coppia in un romanzo. Dico questo perché, in un paese retrogrado com'era la Cina degli anni '20, anche l'omosessualità latente era considerato un male o una sorta di crimine. Quindi, tanto di cappello per il cast di contorno, l'ho amato follemente. E non vedo l'ora che arrivino in Italia i due romanzi su Rosalind Lang. 

Vi saluto con una citazione tratta da questo romanzo a cui ho dato 4 stelle, e vi invito a leggerlo. Perché, insomma, è un romanzo carino e, dopotutto, l'ho trovata una bella lettura:
"Roma non aveva paura. Aveva paura solo del potere altrui. I mostri e le cose che camminavano di notte erano forti, ma non erano certo potenti. C'era una bella differenza."
(Roma Montagov)

xoxo,
Giada

venerdì, luglio 28, 2023

RECENSIONE DI 4321 DI PAUL AUSTER

Buon pomeriggio, Fantastics! Ebbene sì, eccomi qui, dopo due settimane post operatorie belle toste. Vi confesso che, se non avessi avuto la compagnia di questo mattone, perché è un mattone come si deve, non so se sarei riuscita a superare indenne la prima settimana. I libri, scriverli come leggerli, sono sempre stati di grande conforto. Lo sono ancora e lo saranno sempre. Questa premessa-prima-della-premessa, per dirvi che è un romanzo stupendo, un vero capolavoro e che ne ho amato ogni singola frase. Ogni singolo capitolo. E' davvero IL romanzo del 2023, per me!

PREMESSA
Se ricordate uno dei miei primi post di Gennaio, su Instagram, uno dei mattoni in tbr era proprio 4321. Al tempo, dovevo assolutamente scrivere il mio di romanzo - è ancora il mio pensiero fisso, btw, insieme ad altre cose che non vi sto qua a citare, altrimenti faremmo notte - quindi l'ho messo in pausa. Sapevo che dovevo aspettare il momento giusto per poterlo apprezzare davvero. E, per fortuna, ho atteso. L'attesa ne è valsa la pena perché, come vi dicevo, per me è il romanzo del 2023. Il meglio del meglio. Un gioiello di narrativa contemporanea. La descrizione, nell'aletta interna, lo definisce un romanzo virtuale. Una moltitudine, quella sul retro. Per me è un capolavoro perché ricorda l'Effetto Farfalla, e come una sola azione diversa possa cambiare il corso dell'esistenza di una sola persona. Tuttavia, è anche un metaromanzo, quindi è molto molto di più di un mattone sulla Storia Americana a partire dagli anni '40 fino agli anni '70 del 1900. E' molto molto di più.

TRAMA (DA IBS.IT)
Paul Auster ha scritto una sinfonia maestosa suonando i tasti del destino e del caso: un libro che mette d'accordo Borges e Dickens, un'avventura vertiginosa e scatenata, unica e molteplice come la vita di ognuno.

«La cosa migliore che abbia mai fatto Auster, e una delle migliori uscite negli ultimi tempi, non solo in America. Che audacia, quale inventiva, quanta profumata carne al fuoco!» – Alessandro Piperno

«Un romanzo ponderoso, con una combinatoria non immediata, se non fosse per la cristallina scrittura di Auster che dà il suo meglio nel tratteggiare come i diversi personaggi reagiscono alle ordinarie catastrofi – incendi di negozi in cui si è investito tutto, fratelli che truffano fratelli, l’adorata fidanzata che bacia un altro: la vita, in poche parole – che si para loro davanti.» – Riccardo Staglianò, il venerdì - la Repubblica

Cosa sarebbe successo se invece di quella scelta ne avessimo fatta un'altra? Che persone saremmo oggi se quel giorno non avessimo perso il treno, se avessimo risposto al saluto di quella ragazza, se ci fossimo iscritti a quell'altra scuola, se... A volte per raccontare una vita non basta una sola storia. Il 3 marzo 1947, a Newark, nasce il primo e unico figlio di Rose e Stanley: Archie Ferguson. Da questo punto si dipanano quattro sentieri, le quattro vite possibili, eppure reali, di Archie. Campione dello sport o inquieto giornalista, attivista o scrittore vagabondo, le sue traiettorie sono diverse ma tutte, misteriosamente, incrociano lei, Amy. Traduzione di Cristiana Mennella.

COME COMINCIA
Secondo la leggenda di famiglia, il nonno di Ferguson partí a piedi da Minsk, sua città natale, con cento rubli cuciti nella fodera della giacca, viaggiò a ovest fino ad Amburgo passando per varsavia e Berlino, comprò il biglietto per una nave chiamata Empress of China che attraversò l'Atlantico in mezzo a violente tempeste invernali ed entrò nel porto di New York il primo giorno del ventesimo secolo. Mentre aspettava di essere interrogato da un funzionario dell'immigrazione a Ellis Island, il nonno di Ferguson attaccò un discorso con un altro ebreo russo. Quello gi disse: Scordati il nome Reznikoff. Qui non te ne fai niente. Per la tua nuova vita in America ti serve un nome americano, uno che suona bene in americano. Poiché nel 1900 l'inglese era ancora una lingua straniera per lui, Isaac Reznikoff chiese suggerimento al piú esperto e maturo compatriota. Di' che ti chiami Rockefeller, fece quello. Cosí vai sul sicuro. Passò un'ora, poi un'altra ora, e quando si accomodò per rispondere alle domande del funzionario, il diciannovenne Reznikoff aveva già dimenticato il nome che gli era stato suggerito da quell'uomo. Nome?, chiese il funzionario. Battendosi la fronte indispettito, lo stanco immigrato se ne uscí in yiddish, Ikh hob fargessen (Non me lo ricordo piú)! E fu cosí che Isaac Reznikoff cominciò la sua nuova vita in America come Ichabod Ferguson.

RECENSIONE
Ah, raga. Cominciare questa recensione è difficile non solo perché faccio fatica a stare seduta, ma anche perché ho così tanto da dire che non avete idea. In più ci sono delle cose che vorrei dire, ma non posso dire, perché sarebbero spoiler e visto che me lo sono goduto appieno io, non ve lo voglio rovinare. Dovete godervi anche voi, fino all'ultima pagina, questo capolavoro della letteratura.

4321 è un romanzo multistrato, multidimensionale. Una sorta di multiverso. Comincia con il nonno di Archie Ferguson, un immigrato bielorusso che cerca fortuna in America negli anni '40, e quando giunge a Ellis Island e gli chiedono di cambiare nome, da Rockfeller che voleva alla fine si ritrova Ferguson come cognome. Da qui comincia la storia del padre di Archie e dei suoi fratelli, Lew e Arnold. E, soprattutto, del tacituro e stacanovista Stanley Ferguson. Alla fine, per un mero atto di fuga dalla solitudine, Rose Adler sposerà Stanley. E dalla loro unione, piuttosto difficoltosa perché al tempo le donne incinta fumavano come ciminiere, nascerà Archie. La sua infanzia si divide in 4 parti diverse, 4 multiversi in cui avvengono cose diverse che lo plasmano come persona, ma una caratteristica di ognuna di loro è che hanno sempre, e dico sempre, qualche elemento in comune. In questo modo, sebbene l'Archie della storia 1 e della storia 2 siano diversi, sono sempre molto simili. Un fil rouge, attraverso tutto il romanzo, saranno proprio i suoi interessi. Archie atleta di basket, Archie atleta eccellente di baseball costretto a rinunciare a una carriera a causa di un incidente provocato da sua zia, Archie letterato brillante e sagace, Archie attivista politico e cittadino che aspira a un mondo più giusto nei confronti di tutti - e contro qualsiasi guerra. La Storia s'intreccia con la storia di Archie, come fa notare lui con una analogia di cerchi concentrici, fino a quando non si sovrapporranno entrambe nella sua vita e sarà impossibile distinguere l'una dall'altra. 

La domanda era: qual era il mondo abitato da Ferguson in quel momento, e in che modo era cambiato quel mondo?
(Archie Ferguson)

In ogni storia, che sia la 1234, vediamo Archie diventare adolescente e innamorarsi, fare le prime esperienze di vita, lottare per amore - amore non solo di Amy, ma anche del suo misterioso e silenzioso padre - fino a quando non diventerà adulto. In alcuni scenari, l'e se... presente è davvero sconvolgente, e quando muore, perché in due scenari possibili Archie muore e sta a voi scoprire quali, il libro presenta una pagina bianca con come unica indicazione lo scenario presente. Tipo: 2.2., 2.3, 2.4. Ero davvero, ma davvero convinta che la storia originale, la storia di partenza fosse la numero 1, e invece mi sbagliavo! Così come ho scoperto, tramite un blog, che si potevano leggere le diverse storylines in base a come si voleva, e non in modo lineare come ho fatto io! Adesso capisco perché alcuni siti letterari lo definiscano 'una scatola magica', non esiste definizione migliore per questo romanzo! 

I sentimenti sono sentimenti, scrisse, e noi non siamo responsabili di quello che sentiamo. Di quello che facciamo sì, ma non di quello che sentiamo.
(Archie Ferguson ad Amy Schneiderman)

Archie, che viene sempre chiamato Ferguson, ha anche velleità artistiche. E, sebbene la sua formazione venga condotta in ogni scenario da zia Mildred, la volitiva e intelligente sorella maggiore di Rose, abbiamo sempre il possibile compagno di zia Mildred che contribuisce: può essere zio Don o zio Henry, ma c'è sempre qualcuno che si occupa di cibare la mente sveglia e attenta di Archie. La cosa che ho amato di più, forse, è stato il modo in cui Archie si approccia alla sessualità e alla sua scoperta della sessualità. Qualcosa di aperto mentalmente, così bello che mi è sciolto il cuoricino. Naturalmente, l'omosessualità era considerata un crimine all'epoca, quindi molto omosessuali vivevano nascosti in mezzo alla folla di etero per salvarsi la pelle. Anche i bisessuali non se la passavano bene, però. 

Perché scegliere?, chiedeva. A volte vogliamo affondare i denti in un hamburger succulento, altre volte invece niente è più squisito di un uovo sodo o un cracker. L'arte è un banchetto, concludeva, e ogni piatto in tavola ci chiama, chiedendoci di essere mangiato e apprezzato.
(Archie Ferguson a proposito dell'arte)

Un romanzo molto impegnativo a livello intellettuale. Un romanzo che ti costringe a pensare, ma che arriva dritto al tuo cuore sempre e comunque, in ogni scenario possibile. Perché Archie è umano, anche quando diventa metanarrativo. Ed è su questa parola che vorrei concludere la recensione, perché 4321 è un romanzo di metanarrativa. Quindi, dato che non posso dire altro, potete guardare gli episodi meta di Supernatural per caprie a cosa mi riferisco quando lo definisco metanarrativo <3

Vi saluto con una citazione, invitandovi a recuperarlo assolutamente e al più presto:
"Ma tu continua a scrivere, Archie, non darmi retta. Non hai bisogno di consigli, solo di impegnarti. Come scisse una volta il tuo caro Edgar Allan Poe a un aspirante scrittore: siate audace, leggete molto, scrivete molto, pubblicate poco, state lontani dai piccoli ingegni, e non abbiate paura di nulla."
(Mrs Baldwin ad Archie Ferguson)

xoxo,
Giada
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