Buona sera, bloggers e lettori! Se la fortuna mi assiste, ovvero se il computer non si blocca di nuovo, vi posterò tutti gli aggiornamenti di Neri Pozza Editore dedicati a San Valentino. Il post precedente riguardava la prima parte, questo invece la seconda.
SUJATA MASSEY - L'AMANTE DI CALCUTTA
La giovane protagonista di questo romanzo ha più di un nome. All’età di sette anni, prima che un monsone devastasse il Bengala meridionale separandola dalla sua famiglia, la madre e le gemelline la chiamavano Didi, ma per tutti, al villaggio, era soltanto Pom, «un colpo su un tamburo, la pioggia che batte su un tetto di lamiera». Compiuti i dieci, dopo essere stata raccolta malconcia dal ciglio di una strada e rimessa in sesto dal dottor Andrews a forza di dal, riso e latte bollito, per entrare a servizio nella scuola inglese di Miss Jamison, Pom è costretta a cambiare il suo nome in uno «da donna», «uno tratto dal libro sacro dei cristiani», e diviene Sarah: la piccola orfana che serve ilbed tea alle insegnanti ancora assonnate, passa lo straccio nella sala da pranzo, manovra i ventilatori nelle aule per tenere fresche le allieve. Nell’istante, tuttavia, in cui sente leggere L’isola del tesoro, Il libro della giungla, e ancora Virginia Woolf e Steinbeck, Sarah scopre che cosa vuole fare da grande: lavorare con i libri. E, magari, diventare una brava insegnante. Spinta da una forza di volontà fuori dal comune, ogni notte, dopo il lavoro, studia l’Oxford English Dictionary cercando di apprendere il più possibile. Quando, però, sembra aver fatto passi da gigante, nella scuola scoppia uno scandalo e la ragazza è costretta a fuggire a Kharagpur, una città insidiosa, violenta, in cui alle donne sole è permesso lavorare soltanto nei postriboli. Dopo nuove fughe e imprevedibili rivelazioni, il caso la conduce a Calcutta dove incontra un affascinante funzionario del governo inglese che le offre di lavorare nella sua biblioteca. “Mi chiamo Kemala” si presenta questa volta. Sarà capace di svolgere quel nuovo impiego? E quell’ennesimo nome riuscirà a portarle fortuna e a trasformarla in ciò che Didi, Pom e Sarah hanno sempre voluto essere: una donna istruita, libera e innamorata?
«Avvincente romanzo sull’amore, il tradimento e l’arte di sopravvivere» (Booklist),L’amante di Calcutta narra la storia di una giovane donna costretta a lottare contro le costrizioni imposte dal sistema delle caste e dalla colonizzazione. Grazie a «una scrittura attraente, sensuale, piena di colori, di profumi e di sapori» (Washington Independent Review of Books), Sujata Massey regala ai lettori un personaggio indimenticabile: una donna forte e generosa, in grado di leggere nel cuore degli altri.Sujata Massey è nata in Inghilterra da madre tedesca e padre indiano. Cresciuta negli Stati Uniti, ha studiato scrittura alla Johns Hopkins University, ed è stata reporter per il Baltimore Evening Sun. Dopo aver soggiornato a lungo a Tokyo, ha scritto The Salaryman’s Wife, il primo libro della serie mystery di Rei Shimura che le è valso, tra gli altri, l’Agatha Award, l’Edgar Award e la pubblicazione in 18 paesi. Vive a Washington con la famiglia.
EDITH WHARTON - LA CASA DELLA GIOIA
Nella New York dei primi anni del secolo scorso, Lily Bart vive tra i sontuosi ricevimenti dell’alta società, i viaggi all’estero e i soggiorni nelle residenze degli amici. Le sue uniche doti sono la bellezza e l’intelligenza, che usa per muoversi in un ambiente ipocrita di cui vuole ostinatamente far parte e nel quale spera di trovare marito.
Un sentimento forte e contrastato la lega a Lawrence Selden, giovane avvocato che vive del suo lavoro: Lily sa bene che non rinuncerebbe mai agli agi tra cui è cresciuta e che è stata educata a desiderare, tuttavia non riesce a staccarsi da lui.
Inorridita dalla prospettiva della povertà, tenta di conquistare il rampollo di una celebre dinastia, ospite come lei di amici comuni, ed è allora che la parabola disegnata dalla sua vita tocca il culmine per poi iniziare un’inesorabile discesa. Incapace di vivere della rendita mensile che le passa la zia, la giovane donna si indebita al tavolo da gioco e chiede in prestito una consistente somma di denaro. La sua bellezza diventa arma di ricatto per gli uomini e motivo di cieca gelosia per le donne.
Nel momento più tragico della sua vita, tuttavia, Lily acquista di colpo lo spessore di una figura eroica: la rettitudine e l’integrità morale, un tempo apparentemente insospettabili, le impediscono di vendersi al miglior offerente. Con una scrittura moderna e implacabile nell’indagare l’anima e la psiche dei suoi personaggi, Edith Wharton costruisce un romanzo dall’architettura narrativa perfetta, ritraendo impietosamente l’alta società newyorchese dei primi del Novecento, in un contesto di splendori e miserie umane attuale anche a distanza di un secolo, e dando vita a una delle figure femminili più luminose della letteratura.
«È solo in Lily Bart, eroina del nuovo secolo, che Wharton riesce a stringere insieme i due volti dell’America: l’innocenza e l’inconsapevole corruzione».
Benedetta Bini
«Perfetta narrazione della rapida ascesa e repentina caduta di una ragazza affascinante»
Alessandra Stoppini, Il Venerdì La Repubblica
Edith Warthon è nata a New York nel 1862. Ha vinto il Premio Pulitzer con il romanzo L’età dell’innocenza (1920), tradotto in tutto il mondo e ancora oggetto di studio nelle scuole americane.
ALAIN BADIOU - ELOGIO ALL'AMORE
«Si può amare senza innamorarsi!», «È possibile essere innamorati senza soffrire!». I manifesti pubblicitari del sito di incontri Meetic, che qualche tempo fa tappezzavano Parigi, costituiscono il punto di partenza di queste pagine in cui Alain Badiou, uno dei maggiori filosofi francesi contemporanei, si trasforma in un irriducibile apologeta dell’amore. Come la guerra a «morte zero» dei conflitti armati della nostra epoca, così l’amore a «rischio zero» si fonda su una concezione «securitaria» della vita. Nei siti di incontri, tutto è così ben calcolato, il partner selezionato con la massima cura – vi è la sua foto, vi sono elencati i suoi gusti nel dettaglio, la data di nascita, il segno zodiacale e via dicendo – che non si corrono pericoli di sorta. Come il matrimonio combinato, che i genitori dispotici imponevano un tempo in nome dell’ordine familiare, così un accordo preliminare evita ogni casualità. Hai una buona assicurazione, un buon esercito, una buona polizia, una buona psicologia del piacere personale? Perché non avere anche un buon amore, privo di rischi? È il trionfo della polizza d’assicurazione e del benessere derivante dal rimanere entro i limiti del piacere. È il trionfo anche delle due figure in cui si incarnano simili condotte: il liberale e il libertario. Il primo, fautore di una vita coniugale preconfezionata nella dolcezza del consumo, il secondo di accomodamenti sessuali senza impegno e all’insegna del piacere. Entrambi, concordi su un regime di economia della passione, sull’idea che l’amore sia, in fondo, un rischio inutile. Intrappolato in questa stretta, l’amore è così seriamente minacciato che è diventato, per Badiou, un compito filosofico difenderlo. Reinventarlo, come diceva Rimbaud, per reinventare il rischio e l’avventura, contro la sicurezza e il benessere. Un compito che queste pagine assolvono in pieno, mostrando come muovendo da un punto di partenza che, preso di per sé, non è nient’altro che un incontro, una cosa da nulla, l’amore sia un’esperienza unica del mondo sulla base della differenza e non soltanto dell’identità. Un’esperienza personale dell’universalità possibile che «è essenziale sul piano filosofico, come intuì Platone per primo».
«Platone dice una cosa molto precisa sull’amore: afferma che nello slancio amoroso vi è una scintilla dell’universale. L’esperienza amorosa è uno slancio verso qualcosa che egli definisce l’Idea. In questo senso, anche quando sto semplicemente ammirando un bel corpo, che io lo voglia o meno, sono avviato sulla strada che porta all’idea di Bellezza. Penso qualcosa di simile… ossia che nell’amore si faccia esperienza del passaggio dalla pura singolarità del caso a un elemento che possiede un valore universale».
Alain BadiouAlain Badiou, filosofo, drammaturgo e scrittore nato nel 1937, ha amato la rivoluzione ed è divenuto uno dei profeti della contestazione. Professore emerito alla Ecole normale supérieure, è uno degli intellettuali francesi più noti in tutto il mondo. Oltre alle opere prettamente filosofiche, ha pubblicato di recente alcuni libri polemici che hanno avuto grande successo, come Sarkozy: di che cosa è il nome? e L’hypothèse communiste. Tra le sue opere uscite in Italia, Il secolo (Feltrinelli 2006), Deleuze. Il clamore dell’essere (Einaudi 2004), Manifesto per la filosofia (Cronopio 2008), L’essere e l’evento (Il Nuovo Melangolo 1995).
MARK HELPRIN - STORIA D'INVERNO
Peter Lake è un ladro. Un ladro nella Manhattan dei primi del Novecento in cui la guerra tra bande regala ogni mattina un mucchio di cadaveri a Five Points sul fronte del porto e in luoghi insoliti come campanili, collegi femminili e magazzini di spezie. Peter lavora in proprio, e perciò non interessa più di tanto alle forze dell’ordine sguinzagliate contro il grande crimine. Sta particolarmente a cuore, invece, ai Coda Corta, una dozzina di sgherri guidati dal feroce Pearly Soames. Pearly ha occhi lucidi e argentei simili a lame di rasoio e una cicatrice che gli solca il viso dall’angolo della bocca all’orecchio. È un criminale e, come tutti i criminali, vuole oro e argento, ma non per amore della ricchezza alla maniera di volgari rubagalline. Li vuole perché brillano e sono puri. Affascinato dai colori, legge i giornali e i cataloghi delle aste, e capeggia i Coda Corta giusto per trafugare opere d’arte «degne di lui», importate dall’Europa a bordo di lussuosi panfili.Il campo di manovra è troppo ristretto e la posta in gioco troppo alta perché Pearly Soames possa tollerare la presenza di Peter Lake a Manhattan.
Avvezzi come sono all’omicidio e alla corruzione, i suoi Coda Corta l’avrebbero eliminato da un pezzo, se il ladro non avesse un prezioso alleato: un cavallo che sembra una statua eroica, un enorme monumento bronzeo, capace di balzi strabilianti, voli di sei metri di lunghezza e due e mezzo di altezza. Si chiama Athansor e in un giorno d’inverno conduce Peter Lake incontro al suo destino: a West Side, nella lussuosa dimora dei Penn.
Peter si intrufola nella casa con l’intenzione di uscirne con l’argenteria, il contante e magari mezza dozzina di Rembrandt arrotolati. Ne esce col cuore trafitto da una ragazza intenta a suonare al pianoforte una struggente melodia; una giovane donna bella, radiosa, con i capelli scarmigliati raccolti in una treccia e il viso segnato da una spossatezza simile quasi all’ebbrezza o all’abbandono: Beverly Penn.Romanzo animato da una galleria di personaggi indimenticabili – dal bizzarro reverendo Mootfowl, un artigiano folle, un genio degli attrezzi che accoglie Peter nella sua fucina, all’imponente, grassoccio Craig Binky, che se ne va in giro per New York con il suo «salsicciotto», un piccolo dirigibile floscio – e costellato di luoghi incantati – dalla Grand Central Station, nel cui soffitto Peter ha il suo rifugio, alle paludi, alle baie, ai laghi – Storia d’inverno viene considerata una delle opere più importanti della narrativa americana contemporanea.
Divertente, profondo, emozionante».
New York Times
«Il romanzo di Helprin lascia senza fiato e lui è un grande talento».
Los Angeles Times Book Review
«Questo libro rompe le barriere del romanzo contemporaneo».
Newsday
«Helprin è più di un grande scrittore; ha tutte le caratteristiche per essere il più grande».
USA Today
«Non c’è oggi in giro uno scrittore accostabile per talento a Mark Helprin».
ElleMark Helprin è nato a New York. Ha studiato a Harvard, Princeton e Oxford, e ha prestato servizio militare nell’esercito e nell’aviazione israeliana. È ritenuto uno dei maggiori scrittori americani contemporanei. Collabora con il New York Times e vive in Virginia. Tra le sue opere: In Sunlight and in Shadows, A Dove of the East and Other Stories, Refiner’s Fire, A Soldier of the Great War.
Vi saluto con una citazione di Mark Helprin, tratta da "Storia d'Inverno" che io devo ancora leggere: "“He moved like a dancer, which is not surprising; a horse is a beautiful animal, but it is perhaps most remarkable because it moves as if it always hears music.”/ "Lui si muoveva come un ballerino, e ciò non era sorprendente; un cavallo è un bellissimo animale, ma forse lo è per le sue notevoli mosse perché sempre si muove come se ascoltasse la musica."