lunedì, gennaio 30, 2023

RECENSIONE DE LA BALLATA DELL'USIGNOLO E DEL SERPENTE (THE HUNGER GAMES #0) DI SUZANNE COLLINS

Buona sera, fantastics! Lo so, lo so è molto tardi. E' tardi, almeno per i miei standard abituali per scrivere una recensione, questa. Ma domani sarò fuori tutto il giorno, e siccome ho tante cose da dire su La Ballata, è meglio scrivere la recensione adesso, che sono fresca di fine lettura, che non domani sera. Ad ogni modo, il prequel degli Hunger Games mi ha colpito molto, e se inizialmente volevo dargli 4 stelline, alla fine prima gliene ho date 5. In verità, l'ho fatto perché questo romanzo ha mostrato, in modo inequivocabile, la natura umana. E', secondo me, più un trattato sociologico e di sociologia comportamentale/psicologia comportamentale che non un romanzo di fiction.

PREMESSA
A differenza di quanto fatto nei post precedenti, non ho scelto La Ballata per via delle numerose views del post dedicato alle morti che mi sconvolsero, nel 2016, degli Hunger Games. A tal proposito, ne arriverà uno anche dedicato a La Ballata, perché certi aspetti di questo romanzo mi hanno davvero sconvolto. Non tanto per la modalità grafica in cui sono rese certe scene, direi piuttosto per come è stata resa la natura umana quando quest'ultima si ritrova in un ambiente privo di regole del vivere civile. Le citazioni a inizio libro sono molto azzeccate, e devo confessarvi che mi è sembrato di poter tracciare una linea grazie a esse dall'inizio alla fine del libro. Quindi, vi consiglio il prequel degli Hunger Games? Certo! Ma fatelo soprattutto se siete amanti degli antieroi, o dei villain. Perché certi modi di fare di Coriolanus Snow potrebbero infastidirvi e farvi incazzare, com'è successo più volte a me durante la lettura.

TRAMA (DA AMAZON.IT)
L'AMBIZIONE LO NUTRE, LA COMPETIZIONE LO GUIDA, MA IL POTERE HA UN PREZZO
È la mattina della mietitura che inaugura la decima edizione degli Hunger Games. A Capitol City, il diciottenne Coriolanus Snow si sta preparando con cura: è stato chiamato a partecipare ai Giochi in qualità di mentore e sa bene che questa potrebbe essere la sua unica possibilità di accedere alla gloria. La casata degli Snow, un tempo potente, sta attraversando la sua ora più buia. Il destino del buon nome degli Snow è nelle mani di Coriolanus: l'unica, esile, possibilità di riportarlo all'antico splendore risiede nella capacità del ragazzo di essere più affascinante, più persuasivo e più astuto dei suoi avversari e di condurre così il suo tributo alla vittoria. Sulla carta, però, tutto è contro di lui: non solo gli è stato assegnato il distretto più debole, il 12, ma in sorte gli è toccata la femmina della coppia di tributi. I destini dei due giovani, a questo punto, sono intrecciati in modo indissolubile. D'ora in avanti, ogni scelta di Coriolanus influenzerà inevitabilmente i possibili successi o insuccessi della ragazza. Dentro l'arena avrà luogo un duello all'ultimo sangue, ma fuori dall'arena Coriolanus inizierà a provare qualcosa per il suo tributo e sarà costretto a scegliere tra la necessità di seguire le regole e il desiderio di sopravvivere, costi quel che costi.

RECENSIONE
Wow! Per la miseria, wow! Era passata qualche settimana, in effetti, da quando ho apero una recensione in questo modo lol Ma La Ballata dell'Usignolo e del Serpente la merita tutta questa intro :) E' stata un'esperienza al limite dell'esperimento sociologico, vissuta attraverso personaggi immaginari, questa lettura. Non saprei in che altro modo descriverla. Questo, forse, è il concetto che gli si avvicina maggiormente. Spero che comprenderete che tenterò di far stare una sintesi/disamina sulla vera natura dell'uomo, una cosa che non faccio dai tempi dell'Università quando a tedesco studiavamo Nietszche e Jung, gli altri psicanalisti che si dedicavano allo studio della mente umana.

Coriolanus Snow è un bel ragazzo di sedici anni che vive a Capitol City, la nuova capitale di Panem, sorta dopo la guerra tra i ribelli e i conservatori. I ribelli, coloro che sarebbe più appropriato definire Resistenza, poiché si opponevano con forza e con atti anche terroristici allo scopo di liberare Panem dal giogo dittatoriale. Coriolanus fa parte dell'altra parte della barricata, di quelle persone che vivevano nel benessere prima che i ribelli iniziassero una sanguinosa guerra da ambo le parti. La sua storia familiare è decisamente conservatrice, e lui stesso è un orgoglioso cittadino di Capitol. Appoggia sempre le decisioni del governo, anche tentando di giustificarle. Giustificarle, perché non riesce a comprenderne a fondo la ragione. In fondo, lui è solo un ragazzo. Un ragazzo che tenta di sbarcare il lunario e di mantenere una patina di apparenza nella società dell'élite conservatrice, che lo considera ancora uno dei 'vecchi ricchi', quelle persone ch'erano ricche da prima della guerra e che non lo sono diventate dopo, a differenza di Seianus Plinth. Seianus, che rappresenta secondo me l'unica cosa buona di Capitol City.

Con le persone che non godevano di popolarità, anche i piccoli sforzi finivano per lasciare il segno.
Ma chi era lui per sentirsi superiore?
(Coriolanus Snow)

Coriolanus, forse proprio perché proveniente da una società elitista ed estremamente conservatrice - vedasi la signoranonna, che fin da piccolo gl'inculca l'inno di Panem. Una cosa che mi ha ricordato troppo, e dico troppo, ciò che faceva il Regime Nazista prima che nel 1933 prendesse il controllo della Germania. Si inizia sempre da piccoli gesti, e questo inno è un fil rouge che conduce, in un certo senso, Coriolanus al suo destino. E' un abile manipolatore, capace di far credere alle persone una cosa quando invece ne intende un'altra. E, soprattutto, mira ad una cosa sola: riabilitare il suo cognome. Così come l'inno di Panem è il fil rouge, anche il mantra che lui e Tigris, la sua amata cugina con cui vive dalla morte dei suoi genitori, per tutto il romanzo. Gli Snow si posano sempre in cima. Non importa chi devo uccidere. Non importa chi devo schiacciare per raggiungere i miei scopi di ricchezza, fama e controllo. Farò tutto ciò che serve. Questo pensa Coriolanus man a mano che il romanzo si sviluppa. 

Scelto per fare da mentore ai decimi Hunger Games, che sono nati da un'idea della tanto famigerata quanto pazza Dottoressa Gaul, gli viene assegnata Lucy Gray Baird. Lucy, una ragazza del Distretto 12, povera e magrolina, che ha un'incredibile abilità nel cantare. Dapprima scoraggiato per quell'offesa al suo intelletto, Lucy si dimostra tanto intelligente quanto scaltra nelle sue scelte e nelle sue decisioni. Ma la Dottoressa Gaul, così come il Decano Highbottom, pongono sempre la stessa domanda al nostro arrogante protagonista, che si sente superiore a tutto e a tutti: perché proprio gli Hunger Games? Perché, tra tutte le punizioni possibili, il governo ha scelto proprio di farli?

Il pensiero della Dottoressa Gaul mi ha ricordato troppo quello di Hobbes. Hobbes, il quale afferma che lo stato di natura dell'uomo è la costante guerra. Il costante conflitto è ciò di cui si nutre Capitol City. Senza il conflitto, non esisterebbero i Pacificatori. Non esisterebbero i ribelli. E lo stato non potrebbe controllare ogni distretto con ogni mezzo, specialmente violento. 

«Ogni associazione spontanea di gente – afferma Hobbes – nasce dal bisogno reciproco o dal desiderio di soddisfare la propria ambizione… ogni patto sociale si contrae o per utilità o per ambizione, cioè per amor proprio e non già per amore dei consoci»
(Thomas Hobbes)

Quando la Gaul assegna il compito a Coriolanus di scrivere un tema sulle 3 C, l'associazione ad Hobbes è diventata ancor più palese, ai miei occhi. Le 3 C, cosa sono? Controllo. Contratto sociale. E l'ultimo che non ricordo, al momento. In sostanza, è un palese riferimento a Hobbes. La Gaul, non dimentichiamo, è la fautrice materiale degli Hunger Games. Senza di lei, e il suo malsano bisogno di giocare con le vite umane, gli Hunger Games non esisterebbero. Quindi, secondo me, la odierete molto. 

Seianus Plinth, d'altro canto, è il totale opposto di tutti i suoi compagni di classe. Tutti dai nomi palesemente ispirati alla mitologia greca e romana - non sto ad elencarli, mi aspetta Emily in Paris e non ho nessuna voglia di farvi un mega elenco, quando li potrete incontrare leggendo il romanzo. Seianus è un ragazzo che si è arricchito con la guerra. Suo padre, Strabo, è diventato un super ricco che ha soppiantato il padre di Coriolanus e, proprio per questo, Coriolanus lo odia. Seianus rappresenta tutto ciò contro cui la Gaul e Highbottom combattono. Non è solo un simpatizzante dei ribelli. Non dimentichiamo che lui non proviene dai 'vecchi ricchi' come Coriolanus Snow, ma fa parte dei 'nuovi ricchi' e questo non va per niente giù al nostro protagonista. Seianus, così come Lucy Gray, crede nella natura buona dell'uomo. Una natura che combatte per ciò ch'è giusto e che ripudia gli Hunger Games per la crudeltà e la violenza non necessaria di cui sono impregnati. Coriolanus, naturalmente, non è d'accordo. Gli Hunger Games sono un modo per controllare il popolo di qualunque Distretto.

L’uomo è, per Locke, una creatura sociale e razionale, tale indole lo spinge verso la ricerca volontaria della pace, ovvero di una condizione in cui sia possibile vivere congiuntamente e ottenere vantaggi, una realtà in cui preservare sé stessi e l’umanità tutta.
(La Treccani a proposito di John Locke)

Anche Lucy Gray è dello stesso pensiero, e dopo aver combattuto negli Hunger Games condivide un pensiero con Coriolanus che voglio trascrivervi, perché mi ha colpito moltissimo.

"Le persone non sono così cattive, in realtà." disse lei. "E' il mondo che le trasforma in quello che sono. Come noi nell'Arena. Là dentro abbiamo fatto cose che non avremmo mai immaginato di fare se solo ci avessero lasciato in pace."
(Lucy Gray Baird a Coriolanus Snow)

Da qui erge il sunto di tutto il romanzo: l'uomo non è cattivo, ma è cattivo se viene posto nelle condizioni di combattere per la propria vita. In determinate condizioni, l'uomo può arrivare a uccidere pur di proteggere se stesso e chi ama. In fondo, gli Hunger Games come Capitol City non sono poi diversi l'uno dall'altro. E' un altro tipo di arena. Nota di merito: The Hanging Tree... vi prego, andate su Youtube ad ascoltare quella canzone! Dovete farlo!

Ad ogni modo, Coriolanus viene manipolato sia da Highbottom che dalla Gaul. Tuttavia cerca sempre un modo per giustificare le sue abbiette azioni, perché lui pensa che ciò che fa lo fa dapprima per riabilitare il nome della sua famiglia... Ma in verità lo fa per preservare lo stato di controllo di Capitol City sui Distretti. Non è solo un conservatore, è un ultra conservatore. Non ho potuto non associarlo ai nazisti, perché il paragone è calzate. Super calzante.

A cosa poteva aspirare, una volta eliminata ricchezza, fama e potere? Lo scopo della sopravvivenza e niente di più?
(Coriolanus Snow)

Perché Coriolanus è ambizioso, ma è anche innamorato. Beh, lui dice di essere innamorato. Io non ho mai creduto neanche per un momento che lo fosse. Credo che a lui piacesse molto l'idea di poter avere il controllo totale sulla vita e sul sostentamento di un'altra persona. Quando gli altri mentori hanno iniziato a dire che era 'la sua ragazza', il termine era volutamente ambiguo. Io, però, ci ho visto quel che provano gli attori quando recitano con una persona della quale, nel film, devono essere innamorati. E poi nella vita vera s'innamorano. E' come uno sfaldarsi tra fantasia e realtà.

Ad ogni modo, tutto il romanzo è scritto nel POV di Coriolanus Snow. E finalmente conosceremo la sua fissa per le rose. Qui la capirete anche voi ;) Questo romanzo è, in sostanza, la nascita del dittatore - del Presidente Snow- che incontreremo nel 75esimi Hunger Games con Katniss Everdeen. 

Beh, che dire? Cinque stelle super meritate. Anche se Coriolanus, con le sue giustificazioni irritanti e fastidiose pensava di agire da eroe anche quando, in realtà, faceva del male alle persone che lo circondavano. Tutte. A parte quelle della sua famiglia, sia chiaro.

Vi saluto con una citazione, e vi consiglio di recuperarlo se volete guardare il film prossimamente!
"Di sicuro, se mai era esistita un'eccezione alla regola, quella era Lucy Gray Baird. Una persona che sfidava le facili definizioni. Una specie rara, proprio come lui."
(Coriolanus Snow)

xoxo,
Giada

martedì, gennaio 24, 2023

RECENSIONE DI TEMPESTA DI GUERRA (REGINA ROSSA #4) DI VICTORIA AVEYARD

Buona sera, fantastics! Oggi pomeriggio, alle tre e mezza, ho finito (un po' a malincuore, devo confessarvi), l'ultimo romanzo della saga di Regina Rossa. Non è stato facile, considerato che (non so come), stamattina alle sette ho dato una capocciata al pavimento (o alla testiera) del mio letto mentre dormivo. Sì, beh, ho un sonno molto agitato ultimamente. Penso che sia a causa dello stress e dell'ansia. Cose del genere mi capitavano, di solito, in piena sessione d'esami all'università. Non come cosa usuale. Quindi, nonostante il dolore sulla fronte per il bernoccolo che mi sta venendo fuori, sono riuscita a finire l'epica conclusione di una saga che ci ha messo un po' a carburare. Ma che, in fondo, sapevo che nascondeva molto potenziale. E questo romanzo, alla fine, mi ha confermato ciò che già sapevo. Ovvero che ce l'aveva. Ce l'aveva, eccome!

PREMESSA
Quando qualche anno fa ho iniziato a leggere Regina Rossa, la protagonista mi stava sulle balle. Avete presente quel genere di protagoniste, alla Tessa Young, che ti fanno venir voglia di tirarle fuori dal libro solo per scuoterle forte o per prenderle a schiaffi? Mare Barrow era lo stesso, per me. A differenza della saga di ACOTAR di Sarah J. Maas, questo ultimo romanzo non mi è piaciuto perché mi sono identificata nella protagonista. Mi è piaciuto per l'evoluzione di tutti i personaggi. Perché tanti personaggi hanno subito questa evoluzione, in meglio, e non apprezzarla sarebbe stato un crimine. Mare Barrow era quel genere di personaggio da prendere a schiaffi, fastidioso, irritante. Ricordo ancora quando una scrittrice mi chiese perché ero così masochista dal voler continuare a leggere una saga che, in fondo, non mi piaceva. Been here, done that. Sapete che sono una persona curiosa. Sono molto curiosa di natura. E dovevo sapere come finiva - anche perché, da quel che ho capito, presto uscirà la serie tv Peacock, quindi bisogna arrivare preparati per quel momento. Un po' come ho fatto per Uno di noi sta mentendo della McManus. 

TRAMA (DA IBS.COM)
La guerra è ormai alle porte e ciò per cui Mare ha lottato finora è in pericolo. Sarà sufficiente la vittoria per far cadere i regni argentei? Il quarto volume della saga di Victoria Aveyard

«Vi chiamano la Fiamma del Nord. MOSTRATECI IL FUOCO» Poi guarda me. «E TU MOSTRACI LA TEMPESTA»

Mare Barrow lo ha imparato fin troppo bene quando Cal l'ha tradita, ferendola a morte. Ora, desiderosa di proteggere il proprio cuore – e di assicurare la libertà ai rossi e ai novisangue come lei –, è determinata a rovesciare il regno di Norda una volta per tutte e togliere la corona dalla testa di Maven. Ma non esiste battaglia che si possa vincere da soli, perciò, in attesa che i rossi si preparino a insorgere, Mare è costretta a fare fronte comune proprio con il ragazzo che le ha spezzato il cuore. Solo così potrà forse riuscire nel suo intento e sconfiggere colui che l'ha quasi distrutta. Perché lei, insieme agli argentei, i potenti alleati di Cal, e alla Guardia Scarlatta, ha nelle mani una forza formidabile. Ma l'ossessione che guida le mosse di Maven è profonda e lui non si fermerà fintanto che non avrà di nuovo dalla sua parte Mare, anche se questo significa demolire tutto – e tutti – lungo la strada. La guerra è ormai alle porte e ciò per cui Mare ha lottato finora è in pericolo. Sarà sufficiente la vittoria per far cadere i regni argentei? Oppure la ragazza che controlla i fulmini sarà costretta per sempre al silenzio? Nel capitolo finale della straordinaria serie di Victoria Aveyard, Mare dovrà finalmente abbracciare il suo destino e chiamare a sé l'intero suo potere, perché a questo punto tutto dovrà essere messo alla prova. Ma non tutto sopravviverà...

RECENSIONE
Non credevo che sarei mai arrivata a dirlo, con un libro della Aveyard, ma questo romanzo è stupendo. Stupendo proprio come lo intendo io. Certo, Mare è ancora un po' fastidiosa. Ma fastidiosa il giusto. Questo capitolo conclusivo rende alla grande la mia idea di conclusione epica di una saga, non come fece Stephanie Meyer con Breaking Dawn Part 2 - la me 16 enne ricorda ancora quanta delusione per quella carneficina mancata alla fine sia del libro che del film lol

Ma veniamo a noi. Partiamo dal principio. Mare Barrow si sente tradita, la ferita ancora fresca, perché Cal ha preferito la corona a lei. Ha preferito regnare al fianco di sua nonna, l'azzeratrice Anabel Lerolan e suo zio, lo studioso Julian Jacos. Vi confesso che avevo dimenticato, forse a causa dei troppi libri letti nel giro di 3 mesi, di Julian. Ma è proprio come lo ricordavo. Ogni persona dal sangue argenteo possiede sangue e potere, e non ha paura di usarlo per sottomettere le persone dal sangue rosso. Perché, per una qualche antiquata convinzione, gli argentei hanno diritto a una vita migliore grazie al colore del loro sangue. Questo divario di classe è stato il fil rouge di tutti e quattro i romanzi, e nella scelta di Cal di assumersene il controllo, una volta aver sconfitto Maven, Mare si è sentita tradita.

"Non scelti da un dio, maledetti da un dio."
(Julian Jacos a Mare Barrow)

Mare è riuscita a scappare dalla prigionia di sei mesi nella Prigione di Maven Calore. Il fratello minore, con il quale aveva empatizzato, all'inizio di Regina Rossa. Ma Maven è subdolo, perfido, malvagio fino al midollo. Un villain con la V maiuscola. Sexy e freddo come il ghiaccio. Penso che Mare, dopo la sua rocambolesca fuga, abbia sofferto di PTSD. Ciò si rifletteva nel fatto che non tollerasse nessuno che le toccava i polsi, dove la pietra silente che silenziava il suo potere l'ha quasi annientata completamente. Alla Reggia del Biancofuoco, veniva considerata il cagnolino di Maven. Un oggetto del fratello malato. Perché, dopotutto, era malata l'ossessione di Maven nei suoi confronti. Oltre a ciò, ho anche avuto l'impressione che Mare soffrisse di una sorta di dissociazione di personalità - una cosa plausibile e possibile, che può essere provocata da eventi traumatici molto grandi e tremendi.

Anch'io sono ancora in grado di sperare.
(Mare Barrow)

A differenza dei romanzi precedenti, qui abbiamo anche il POV di Iris Cygnet - la moglie di Maven Calore e una regina delle Terre dei Laghi, Evangeline Samos - la mia adorata Evangeline, Cal, Maven e infine Mare. Devo dire che ho apprezzato davvero tanto l'inserimento dei POV delle 4 protagoniste. In questo modo, abbiamo la possibilità di vedere come reagiscono ai cambiamenti dell'equilibrio del potere i personaggi femminili che ne sono direttamente coinvolti. Iris Cygnet, dopo esser scappata da Maven ed essersi rifugiata nelle Terre dei Laghi con sua madre e sua sorella, brama vendetta. Una vendetta nei confronti dell'uomo che ha ucciso suo padre. E anche del mandante della sua morte.

"Siamo tutti sciocchi per le persone che amiamo."
(La Regina Cenra ad Iris Cygnet)

Iris mi piaceva, all'inizio. Prima ancora di avere il suo POV a disposizione. In un certo senso, so che è considerata la co-villain, considerato ciò che accade nel romanzo, ma non ho potuto non simpatizzare con lei. Perché io amo gli antieroi, e dei nemici riesco sempre a giustificare le azioni, Non so cosa pensare di me, ma le azioni di Iris, comandate dal dolore represso hanno avuto un effetto specchio con quelle di Mare del romanzo precedente. La rabbia e il desiderio di vendetta è ciò che muove la lacustre. Ma, a differenza della Guardia Rossa di Farley che mira ad un mondo più giusto ed equo, lei vuole solo il potere. Vendicarsi e basta. Vi devo confessare che mi è piaciuta anche alla fine, non solo all'inizio. Iris mi ha ricordato coloro che, in GOT, veneravano altri dèi. Non so se sia una reference voluta, ma la sua spiritualità, la sua necessità di affidarsi alla spiritualità anche nei momenti di guerra - seppur consapevole che ciò che stava facendo non era considerato giusto dai suoi dèi, mi ha ricordato una qualsiasi religione occidentale. Qualsiasi. Ma soprattutto mi ha ricordato l'Occidente di GOT.

I legami del sangue argenteo, quando sono forti, sono inscindibili. La fedeltà verso i pochi che amiamo ce l'abbiamo nelle ossa.
(Evangeline Samos)

D'altro canto, Evangeline è il personaggio che subisce uno dei migliori e drastici cambiamenti. Stufa di essere considerata merce di scambio dai suoi genitori, e dopo aver vissuto la sua reale sessualità nascosta, a porte chiuse, finalmente prende una decisione. Una decisione definitiva per lei e la sua amata Elane, dopo aver vissuto e sperimentato la vita a Monforte. Quindi, anche se consapevole delle cospirazioni a danno di suo padre, il Re degli Squarci, decide di non far nulla. Decide di scegliere se stessa. Soltanto se stessa e chi ama. E, raga, se già amavo Evangeline... qui l'ho adorata follemente!

La guerra arriva, e se prima c'era Maven da sconfiggere, una volta catturato restano le mire delle regine delle Terre dei Laghi. Tuttavia, Mare e la Guardia Rossa riuscirà a fare ciò che nessuno è mai riuscito. Conducendo tutti in un finale dolceamaro, ma decisamente reale per la serie!

Beh, follettini e follettine lol Che dire? Non mi aspettavo che questi ultimi due romanzi della Aveyard mi piacessero così tanto. Non mi aspettavo nemmeno che sarei riuscita ad amare un personaggio insopportabile come Mare, a dire il vero. O Evangeline, che appariva come la solita stronza bionda nei primi romanzi della saga. La saga di Regina Rossa è una saga che carbura piano, molto piano. Vi confesso che, se dovessi consigliarvi una saga YA da leggere, la mia prima scelta non sarebbe questa. Forse quella di Caldo come il fuoco della Armentrout. Ma non questa. Tuttavia, se avete pazienza e siete disposti a sopportare un po' di gastrite e il desiderio di lanciare il libro fuori dalla finestra o contro il muro, questa saga fa per voi. In fondo, ho sempre saputo che aveva del potenziale. E questo romanzo non fa altro che confermarmelo - non per niente le ho dato 5 stelline.

Adesso vado a cenare, ma vi lascio con una citazione tratta da questo romanzo:
"Quando ho lasciato Tiberias a Corvium, lui sembrava agonizzante, con il cuore spezzato. Ora ha la stessa espressione. Niente riesce a distruggerci quanto l'amore."
(Mare Barrow)

xoxo,
Giada

martedì, gennaio 17, 2023

RECENSIONE DI MEXICAN GOTHIC DI SILVIA MORENO-GARCIA

Buon pomeriggio, fantastics! Ieri notte ho finito, molto presto per i miei standard, Mexican Gothic. I Goodreads Choice Awards l'hanno nominato come migliore lettura del 2020, e sapete come sono: per poter criticare una cosa così acclamata anche in Italia, devo leggerla. Leggere, ignorare i pareri altrui, e concentrarmi solo sull'opera che ho davanti; solo così posso farmi un'idea solo mia. Devo confessarvi che Mexican Gothic l'avevo puntato già l'anno scorso, ma per un motivo o per un altro non sono riuscita a leggerlo. In onore della Grande Sfoltita della mia TBR, voglio inaugurare il migliore horror del 2023 con questa super recensione per un super romanzo.

PREMESSA
Quando ho letto la trama del romanzo, i primi film che mi sono venuti in mente erano due: Twin Peaks e The Hauting of Hill House. Come ormai avrete capito, amo l'horror in tutte le sue sfumature. O meglio, nelle sfumature che riesco a digerire - per dire, Martyrs devo ancora vederlo e ho letto di persone che si sono sul serio sentite male vedendolo, quindi diciamo che questo è un horror in stile questi due film che regge molto bene. Anche il mio paragone regge, perché per tutta la lettura del romanzo avrete la sensazione di esser stati catapultati in una versione messicana di entrambi i film. Ma, poi, proseguendo con la lettura mi sono resa conto che assomigliava a un horror cult della mia adolescenza: Amityville Horror e una parte di me si aspettava che il romanzo prendesse quella svolta - una svolta che non posso dire per evitare di fare spoiler. Tuttavia sappiate che, e sono sempre più convinta di questo, che il romanzo di per sé sia un mix di tutti e questi tre film. 

TRAMA (DA IBS.IT)
Una magione isolata e maledetta. Un gentiluomo carismatico ma inquietante. E una donna coraggiosa, decisa a svelare i loro segreti.

«Questa casa è marcia fino al midollo, puzza di putrefazione, trabocca di ogni possibile perfidia e crudeltà. Ho provato a restare sana di mente, a tenere alla larga questa malvagità, ma non ci riesco e sto cominciando a perdere la cognizione del tempo e dei pensieri. Ti prego. Ti prego.»

Noemí Taboada riceve una lettera angosciata e delirante da sua cugina Catalina, che ha appena sposato un inglese altolocato e che implora il suo aiuto. E così si reca a High Place, una tetra dimora sperduta tra le montagne del Messico. Noemí è poco credibile nei panni della crocerossina: è una raffinata debuttante, più adatta ai cocktail party che alle indagini poliziesche, ma è anche caparbia, sveglia, e non si lascia intimorire facilmente: certo non dal marito di Catalina, uno sconosciuto dall'aria sinistra ma intrigante; né dal padre, l'anziano patriarca che sembra particolarmente attratto da lei; e neppure dalla casa, che inizia a invadere i suoi sogni con visioni di sangue e sventure. Il suo unico alleato in questo luogo inospitale è il più giovane membro della famiglia. Ma forse anche lui ha un oscuro segreto da nascondere. Mentre dal passato riemergono storie di violenza e follia, Noemí viene lentamente risucchiata in un mondo terrificante e seducente al tempo stesso. Un mondo dal quale potrebbe essere impossibile fuggire.

RECENSIONE
Era da tanto che non cominciavo una recensione con: Wow! Ma, cavolo, wow! Sono un'amante del Realismo Magico dai tempi delle scuole superiori, la mia scrittrice classica preferite, oltre a Charlotte Bronte è proprio Isabelle Allende e... insomma, questo romanzo mi chiamava a gran voce da tantissimo tempo, e finalmente sono riuscita a recuperarlo! Se non amate l'horror, con un mix di elementi sovrannaturali, questo romanzo non fa per voi. Dovete calarvi in un'atmosfera ricca di elementi sovrannaturali, sogni che si mescolano alla realtà, e la difficoltà a distinguere la realtà dalla fantasia nei personaggi stessi. Siete pronti per questo viaggio?

Noemí è una giovane ragazza di appena vent'anni, o almeno così sembra, che vive e si diverte con gli uomini nell'alta società di Città del Messico. E' una socialite. Una ragazza che va alle feste, conosce gente, ma non stringe legami duraturi con nessuno perché non vuole legarsi a nessuno. E' molto molto volubile, e questa sua volubilità la rende incapace di portare a termine qualsiasi cosa. Ecco perché, nel giro di qualche anno, ha già cambiato molte facoltà. Ha preso una laurea magistrale, una cosa scandalosa per le donne messicane del 1950, e vuole prendere la magistrale in antropologia. In inglese si potrebbe definire Noemí come una shap-witted woman, una donna dall'intelligenza acuta e brillante, ma dal carattere difficile. O meglio, difficile per gli uomini dell'epoca che si aspettano si trovarsi davanti una ragazza delicata, fragile e remissiva, e invece si trovano di fronte una battagliera procace e focosa. Una ragazza che sa come funziona quel mondo totalmente controllato e gestito dagli uomini.

Voleva piacere. E forse questo spiegava le feste, la risata argentina, i capelli ben acconciati, il sorriso impeccabile. Era convinta che gli uomini potessero permettersi di essere severi come suo padre, o freddi come Virgil, ma le donne avevano bisogno di piacere, se non volevano cacciarsi nei guai. Una donna che non piace è considerata una stronza, e le stronze hanno vita difficile: a loro vengono precluse molte strade. 
(Noemí Taboada)

Quando suo padre riceve la lettera di Catalina, la cugina dolce e delicata sposata in fretta e furia con Virgil Doyle. Virgil, che la conduce in una montagna, isolandola dal mondo 'moderno' messicano, e la costringe a vivere come una reclusa. Noemí, istigata dal padre con la promessa dell'iscrizione all'Universidad Nacional per la laurea magistrale in antropologia, decide quindi di andare da sua cugina. E ciò che si ritrova davanti non è quella ragazza delicata che tanto apprezzava, la quale ha avuto una tragedia dietro l'altra nel corso della sua breve vita, ma un guscio vuoto.

Rammentò a se stessa, con una certa mestizia, che alcune fiabe non avevano affatto un lieto fine, bensì una conclusione cruenta.
(Noemí Taboada)

Noemí così conosce il sexy Virgil Doyle (dovete leggere il retro del libro, per capire la motivazione di questa precisazione, non è a caso), che le fa gaslight continuo e che la tratta come una demente. Il padre di quest'ultimo, Arthur Doyle, un vecchio viscido e malato che in realtà è molto più di ciò che appare. E, ricordate mentre leggete, l'apparenza inganna. Inganna alla grande. E, infine, oltre alla fastidiosa Florence e i domestici che sono macchiette sullo sfondo, il dolce Francis Doyle. Ciò che scoprirà, man a mano che la storia prosegue, è inevitabilmente collegato ai funghi. I funghi, che sono il fil rouge di tutto il romanzo, e diventano sia un elemento di morte che di controllo fisico e mentale. Non posso dire di più, perché sto rischiando davvero troppo di farvi spoiler. Ma tenete d'occhio i funghi.
Vi confesso che, io che li amo, dopo questo romanzo mi è passata la voglia di mangiarli lol

Per tanti aspetti, questo romanzo mi ha ricordato Cent'anni di solitudine di Marquez. Ma, sotto la maggior parte di essi, sono arrivata a considerarlo un mix tra una serie di film che ho visto: Twin Peaks, la sua versione messicana, The Hauting of Hill House, The Amytiville Horror e, soprattutto per un elemento che scoprirete e che è fondamentale, La cura dal benessere. Specialmente La cura dal benessere

In una vera e propria lotta per la sopravvivenza, Noemí farà di tutto per scappare dalla casa. La casa, anch'essa elemento fondamentale e principale, portatrice di ogni cosa. Il POV è solo suo. Solo di Noemí, e ho amato il suo linguaggio forbito e di classe. Era da tanto che non leggevo un historic fiction, un historic fiction fatto come si deve. 

Ps. L'uroboro! L'uroboro! Stavo per mettermi a saltellare sul letto quando ieri, finalmente, Noemí ha capito cosa significava. E, sopra ogni cosa, aprite Google per la frase in latino che vi troverete. Non appena ne leggerete la traduzione, capirete ogni cosa. Almeno, così è stato per me. 

Vi saluto con una delle citazioni che mi sono rimaste più impresse, e non mi resta altro che consigliarvi di leggere questo romanzo e di catapultarvi nel Messico degli anni '50:
"Il serpente non divora la propria coda, divora tutto ciò che lo circonda. E' famelico, ha un appetito insaziabile."
(Noemí Taboada)

xoxo,
Giada

venerdì, gennaio 13, 2023

RECENSIONE DE LA CORTE DI FIAMME E ARGENTO (A COURT OF THORNS AND ROSES #4) DI SARAH J. MAAS

Buon pomeriggio, fantastics! Ho atteso molto questo momento, ma veramente tanto, perché volevo iniziare l'anno nuovo con la mia autrice preferita. E' incredibile come zia Maas lo sia diventata, nel giro di poco tempo, quando avevo così tante riserve nei suoi confronti e nei confronti dei suoi romanzi. Non sapevo che fossero così popolari sul BookTok - in quel periodo ero in fase totale di rifiuto nei confronti di quella piattaforma, ma I guess che sarà il momento di iniziare a postare seriamente pure lì. Ad ogni modo, ieri notte l'ho finito, e una parte di me non avrebbe mai voluto farlo, perché ho amato infinitamente questo romanzo. In (quasi) ogni suo aspetto <3

PREMESSA
E' strano, per me, amare una cosa quando tutti la amano. Di solito, e mi succede sempre così, quando una cosa è così popolare o la amo anche io o la odio terribilmente e con passione. Un odio bruciante. Avete presente gli hate-watch? Ecco, la stessa cosa. Non avrei mai potuto prevedere che l'avrei amata. Nemmeno Stephenie Meyer, ai tempi, l'avevo amata così tanto. E non so se questi romanzi siano arrivati al momento giusto per me, o semplicemente sono cambiata io. Riguardando le recensioni passate, specialmente quella di After e Cinquanta Sfumature, mi sono resa conto che se fossi stata più flessibile li avrei odiati con meno passione. Ma in questo io e Nesta siamo terribilmente uguali. Amiamo e odiamo con una passione bruciante. Una passione che divora tutto ciò che incontra. E, niente, questo mega preambolo per dirvi che questo è il mio secondo romanzo preferito di tutta la saga di ACOTAR <3

TRAMA (DA MONDADORI.IT)
Nesta Archeron non è quel che si dice un tipo facile: fiera del suo carattere spigoloso, è particolarmente facile alla rabbia e poco incline al perdono. E da quando è stata costretta a entrare nel Calderone ed è diventata una Fae contro la sua volontà, ha cercato in ogni modo di allontanarsi dalla sorella e dalla corte della Notte per trovare un posto per sé all’interno dello strano mondo in cui è costretta a vivere. Quel che è peggio è che non sembra essere ancora riuscita a superare l’orrore della guerra con Hybern. Di certo non ha dimenticato tutto ciò che ha perso per colpa sua.

A rendere ancora più irritante la sua situazione, poi, ci pensa Cassian, apparentemente dotato di una naturale predisposizione a farle perdere il controllo. Ogni occasione è buona per stuzzicarla e provocarla, rendendo però allo stesso tempo evidente la natura del focoso legame che, loro malgrado, li unisce.

Nel frattempo, le quattro infide regine, che durante l’ultima guerra si erano rifugiate sul Continente, hanno siglato una nuova e pericolosa alleanza, una grave minaccia alla pace stabilita tra i regni. E la chiave per arrestare le loro mire potrebbe risiedere nella capacità di Cassian e Nesta di affrontare una volta per tutte il loro passato.

Sullo sfondo di un mondo marchiato dalla guerra e afflitto dall’incertezza, i due Fae tenteranno di venire a patti con i loro personali mostri, con la certezza di trovare, l’uno nell’altra, quel qualcuno che li accetta così come sono e che li può aiutare a lenire tutte le ferite.

RECENSIONE
Raga, wow! Ma wow veramente! Avete mai trovato un romanzo che parlasse di voi? Ma proprio di voi, voi, con tutti i vostri difetti e i vostri pregi? Ecco, se dovessi descrivermi con un romanzo, sarebbe La Corte di Fiamme e Argento di Sarah J. Maas. Mi sono rivista in Nesta già all'inizio di ACOTAR, ma qui, la sua evoluzione è stata totale. In un certo senso, ha rispecchiato la mia.

Non posso non parlarvi a grandi linee di me, di quel che successe quell'infausto giorno del 2019 che mi ha cambiata per sempre. Perché, in fondo, io e Nesta siamo simili. Troppo simili in tante cose. In tanti atteggiamenti, e per scrivere questa recensione devo necessariamente parlare di me. Dopotutto, entrambe abbiamo avuto un trascorso familiare non molto idilliaco, e la Nesta ch'è in me ha agito, in un certo senso, come lei. In modo decisamente identico a lei. 

Nesta sapeva bene quanto potessero essere invisibili certe ferite. Quanto potessero incidere nel profondo e dolorosamente proprio come quelle fisiche.
(Nesta a proposito di Gwyn)

La Corte di Fiamme e Argento riprende dal finale de La Corte di Ali e Rovina: una volta sconfitto il Re di Hybern e la sua flotta, una volta che Nesta ha ucciso il Re di Hybern e ha "festeggiato" portando la sua testa mozzata in giro come trofeo, Nesta si ritrova a fare i conti con il dolore. Un dolore sordo, accecante. Talmente accecante da attutire qualsiasi senso. Un dolore che ha come origine nella morte di suo padre, quando Hybern gli ha spezzato il collo davanti a lei. Proprio quando, finalmente, le aveva detto che le voleva bene. Lei, infatti, non se l'era mai sentito dire di persona. O a voce alta. 

Nesta cade in depressione, una depressione che lei affronta andando nelle taverne a bere e ubriacarsi (cosa ch'era già successa nella novella, btw) e portarsi a letto qualsiasi Fae. I Fae che avvertono quanto lei, in fondo, sia diversa. Quanto lei non sia una Fae qualunque. Perché Nesta, così come Elain e Feyre, è stata Creata. Feyre in modo decisamente diverso. Ma lei ed Elain sono state Create dal Calderone, l'Origine di Tutto (e anche, in un certo senso, l'Occhio di Mordor lol). Nesta ha passato gli ultimi mesi a soffocare il suo potere, e anche a soffocare il suo dolore in ogni modo possibile e immaginabile. Ha tentato di silenziare il dolore che le agitava il cuore, fino a quando Feyre e Rhys non hanno preso la situazione in mano e hanno deciso di agire di conseguenza: l'hanno obbligata a seguire gli addestramenti di Cassian, a lavorare nella biblioteca con le sacerdotesse e a trovare una passione. Una qualsiasi che le scaldasse il cuore. Ma per scaldare un cuore congelato, non basta tutto ciò. 

Aveva fallito in ogni aspetto della sua vita. Aveva fallito del tutto in modo incredibile, e impedire agli altri di accorgersene era stato il suo scopo principale. Li aveva allontanati, si era allontanata, perché il peso di tutti quei fallimenti rischiava di mandarla in mille pezzi.
(Nesta)
Affrontare il dolore, di una perdita o di una situazione traumatica, è molto difficile. Io ci sono passata in prima persona, quella settimana nel 2019. E non è stato facile. Perciò, quando Nesta desiderava sparire, morire, l'ho compresa bene. Ci sarebbero andati dei Trigger Warning, ma l'importante è che sappiate che ci sono dei pensieri suicidi. E dovete leggerlo con attenzione. Nesta non voleva più sentire nulla. Poi ha iniziato a fare sesso con Cassian, e il suo scudo, la sua corazza ha iniziato a crollare. A quel tempo, ciò che mi salvò fu la scrittura. La scrittura, perché l'amica che avevo accanto non si era rivelata una vera amica. E anche l'altra. Quindi capisco il dolore e la solitudine di Nesta. In un certo senso, io ormai ci sono abituata. So che nessun amico sarà qui per restare, che qualcosa lo allontanerà da me. Senza che io faccia niente - perché l'ultima volta è andata così. Ma io sono una persona ambiversa, e ho trovato pace nello stare da sola. So che chiunque vi entrerà dovrà portarmi qualcosa di importante, altrimenti può anche starsene fuori. Non aprirò mai più la mia vita o il mio cuore a chi non sia disposto a rimanere. Questo per dire che sì, io e Nesta siamo molto simili. Simili in un modo che fa bene e male, allo stesso tempo. In parti uguali. 

Era sopravvissuta, ma era stata impotente e spaventata.
(Nesta)

Uscire dalla depressione è difficile per Nesta, ma al suo fianco ha persone che le vogliono bene. Persone che ho scoperto di avere. Purtroppo i miei veri amici sono lontani, e li vedo raramente. Le persone accanto non le considero più molto affidabili, tranne una. E Nesta inizia, insieme a Gwyn, la sacerdotessa ed Emerie, la ragazza che crea abiti per gli Illyrian. Insieme, trovano un manuale delle Valchierie e iniziano ad allenarsi come loro. Davvero come loro. Oh, e parlano anche della Caccia Spietata - solo che io l'avrei chiamata Caccia Selvaggia, visto che è la Wild Hunt. E questa piega del romanzo mi è piaciuta ancora di più, come a riprova del mio legame con Nesta. La passione per la mitologia celtica. Una cosa che non mi sarei mai aspettata di trovare in un fantasy su un mondo immaginario, specie poi localizzato in un modo retrogrado culturalmente come l'Illyria (che mi ricorda troppo il play di Shakespeare, scusatemi lol). Questo, e Nesta che fa meditazione. Meditazione, capite?
E' come se questo romanzo fosse stato scritto per me! Come se io, prima o poi, avessi dovuto leggere questo romanzo per rivedere me stessa in lei! Ps. E sì, anche io faccio meditazione e manifesting. E, da stasera, si fa manifesting forte. Molto forte.

Ma una delle Regine, le infami Regine che hanno venduto Vassa al Signore della Morte del Lago (anche qui, la reference all'Incantesimo del Lago è troppo on point) vuole il potere di Nesta. Il potere del Calderone stesso, e per controllarlo vuole tre oggetti: l'Arpa, la Corona e la Maschera. Davvero, top! Il top, ovvero la classica ricerca dell'elemento magico, parte necessaria de Il viaggio dell'Eroe di Vogler.

Era come se l'avessero finalmente liberata da una gabbia nella quale non sia nemmeno resa conto di esser stata rinchiusa. A ogni passo risentiva le parole. Mai più.
(Nesta)

Il processo di Nesta di accettazione del dolore, attraverso la meditazione e lo sport è qualcosa di bello e doloroso. Lo so che mi continuo a ripetere, ma non c'è altro modo per definirlo. E l'ho amato anche per questo. Perché i suoi intrusive thoughts (i pensieri intrusivi a seguito di un evento traumatico o di una morte) hanno rispecchiato i miei di quell'anno. Io ho trovato nella scrittura la mia ancora di salvezza. Lei, in un certo senso, anche nei romanzi porno che legge. Ma Nesta ha anche la mia stessa vena erotica, voglio dire... Siamo davvero simili! 

"Nesta è come un lupo costretto in gabbia da tutta la vita."
(Feyre a Cassian)

E mentre l'amore tra Nesta e Cassian sboccia, insperato e inaspettato, Rhys deve salvare Feyre dal parto. Perché la Signora Suprema è incinta da un bel po', ma il suo bimbo rischia di ucciderla quando partorirà a causa delle ali. 

Un romanzo che presenta un doppio POV, quello di Nesta e Cassian. Sempre terza persona focalizzata interna. E per fortuna, perché in prima sarebbe stata dura digerire tutto ciò che capita nel romanzo. La terza persona ha facilitato i cambi di POV da un paragrafo all'altro, rendendo chiara la suddivisione delle scene per personaggio. 

Beh, raga. Un romanzo meraviglioso. Doloroso. Terribile. Super hot. Bollente. Molto molto bollente. Pieno di sesso. Pieno di amore. Ha tutto ciò che amo in un romanzo, quindi 5 stelle per me son pure sprecate. Se potessi ne darei ventimila. 

Vi saluto con una citazione tratta da questo romanzo, che vi straconsiglio di leggere.
"Non è facile perdonare."
"No, ma è una cosa che solo noi possiamo concederci. Io posso star qui a parlare finché queste montagne non si sgretoleranno tutte intorno a noi. Ma se tu non vuoi smettere di sentirti così, non smetterai."
(Cassian a Nesta)

xoxo,
Giada


venerdì, gennaio 06, 2023

RECENSIONE DE LA CHIMERA DI PRAGA (DAUGHTER OF SMOKE AND BONE #1) DI LAINI TAYLOR

Buon pomeriggio, fantastics! Finalmente riesco a iniziare un pomeriggio come dico io! Ho passato gran parte della mattinata a sistemare i miei numerosi acquisti - diciamo che questa settimana, dal 31 dicembre 2022 a ieri, è stata fatta di folli spese per cose che rimandavo da *tempo* di acquistare - e adesso che ho finito tutto ciò che volevo prendere, finalmente ho un pomeriggio di tranquillità! Ieri, dopo pranzo, ho finito La Chimera di Praga di Laini Taylor, un romanzo che già a novembre 2022 avevo deciso che avrei recuperato. Da tempo volevo leggerlo, e devo dire che non mi ha affatto delusa!

PREMESSA
Ho sentito parlare tanto di Laini Taylor e dei suoi romanzi. Ho sentito dire che questo, La Chimera di Praga, era un romanzo in stile onirico. Devo dire che mi ha sorpreso, sotto tanti aspetti. Io conoscevo le chimere solo nella mitologia greca, non quella cristiana. Scoprirle anche in questa mitologia è stato qualcosa di affascinante e, allo stesso tempo, sorprendente. Se, da una parte, il linguaggio pieno di lirismo e vivido mi è piaciuto, dall'altra ho trovato che rallentasse terribilmente, specie in alcuni punti, la scrittura. I flashback, per quanti belli e misteriosi, sono stati molto lunghi da leggere. Ed ero davvero molto interessata a questo romanzo, quindi non so se ero solo io che ci impiegavo di più a causa di Peaky Blinders, che assorbiva tutto il mio interesse, o se dipendesse dal fatto che è una storia che ricalca le antiche favole. In un certo senso, mi ha ricordato quella dei fratelli Grimm.

TRAMA (DA FAZIEDITORE.IT)
Karou ha diciassette anni, è una studentessa d’arte e per le strade di Praga, la città in cui vive, non passa inosservata: i suoi capelli sono di un naturale blu elettrico, la sua pelle è ricoperta da un’intrigante filigrana di tatuaggi, parla più di venti lingue e riempie il suo album da disegno di assurde storie di mostri. Spesso scompare per giorni, ma nessuno sospetta che quelle assenze nascondano un oscuro segreto. Figlia adottiva di Sulphurus, il demone chimera, la ragazza attraversa porte magiche disseminate per il mondo per scovare i macabri ingredienti dei riti di Sulphurus: i denti di ogni razza umana e animale.
Ma quando Karou scorge il nero marchio di una mano impresso su una di quelle porte, comprende che qualcosa di enorme e pericoloso sta accadendo e che tutto il suo universo, scisso tra l’esistenza umana e quella tra le chimere, è minacciato. Ciò che si sta scatenando è il culmine di una guerra millenaria tra gli angeli, esseri perfetti ma senz’anima, e le chimere, creature orride e grottesche solo nell’aspetto esteriore; è il conflitto tra le figure principi del mito cristiano e quelle dell’immaginario pagano. Nel disperato tentativo di aiutare la sua “famiglia”, Karou si scontra con la terribile bellezza di Akiva, il serafino che per amore le risparmierà la vita.
Con questo libro unico, acclamato dalla critica più esigente, Laini Taylor tesse un raffinato modern fantasy permeato dalle intriganti atmosfere praghesi e dalla tradizione mitologica del mondo classico, in cui la ricerca della natura interiore si accompagna alla scoperta del vero, ma sempre contrastato amore.

«Tanto tempo fa un angelo e un diavolo si innamorarono. Non finì bene».

RECENSIONE
Esisteva un destino più amaro dell'avere ciò che desideri da tanto tempo, quando ormai è troppo tardi?
(Akiva)
Beh, raga! Questo è un signor romanzo! Un romanzo coi controfiocchi! La Chimera di Praga è molto più, però, di un romanzo. Racchiude un insegnamento di vita che ho trovato molto prezioso. E' saputo arrivare dritto al mio cuore. In più di un'occasione. 

Karou è una diciassettenne che vive a Praga e lavora per Sulphurus, una chimera buona che l'ha presa sotto la sua ala quand'era molto piccola. Karou non sa nulla dei suoi genitori, non ha idea di chi siano. Sa solo che ha sempre vissuto con Sulphurus, Twiga e Yasri e che spesso li disegnava nei suoi blocchi da disegno, che costudisce gelosamente nel suo appartamento. Alla scuola d'arte, tutti pensano che abbia solo una vivida fantasia. In realtà, Karou vive a contatto con il mondo sovrannaturale, poiché svolge il lavoro di commerciante di denti per conto di Sulphurus, e spesso va in sua vece a riscuotere i denti. I denti, la cui funzionalità lei non ha mai capito. Karou a volte è sia troppo matura per la sua età, a volte appare infantile e piccola. E queste due caratteristiche si combinano alla perfezione in lei. Una combinazione che la rende allo stesso tempo relatable e non.

La nostra simpatica protagonista ha appena rotto con Kaz (il cui soprannome ho adorato: Kaz-zone lol) e la sua migliore amica, Zuzana, è una macchietta adorabile! Davvero, voglio un'amica come Zuzana! E' premurosa, gentile e molto sboccata lol Ad ogni modo, dopo la rottura con Kaz, Karou sta ancora male. Anche se non vuole darlo a vedere. E' quando cominciano ad arrivare i serafini, che le cose si complicano. E Karou si ritrova faccia a faccia con un nemico impensabile: il serafino Akiva.

Ma la realtà è molto più complessa di quel che appare, e Karou ha appena iniziato a scalfirne appena la superficie. Akiva la ricondurrà attraverso i meandri del passato, il loro passato, e le ricorderà chi è veramente. Perché, se c'è un fil rouge in tutto questo romanzo, è questo: Karou non sa chi è, o cosa sia. In un plot twist incredibile, scopriremo come le vite di Karou e Akiva siano ancor più intrecciate l'una all'altra di quanto pensavamo, all'inizio. 

E così Karou, che all'inizio del libro è insicura di sé e alla ricerca del suo vero, si ritrova davanti a una verità che non può ignorare. Ma deve affrontare. La sua evoluzione, quanto quella di Akiva, è qualcosa di splendido, bellissimo e molto doloroso. Decisamente molto doloroso. 

Quindi, perché ho dato 4 stelle? La componente principale del romanzo sono le lunghe descrizioni e i lunghi flashback, e se in passato le avrei amate alla follia, in questo libro in particolare hanno rallentato tantissimo la mia lettura. Adesso non so se dipenda da me, ma ho trovato tutto ciò un elemento che ha soltanto provocato il rallentamento del ritmo della storia. Non fraintendetemi, è molto bella. Magnifica. Onirica. Ma se fosse stato calibrato meglio, penso che avrei dato 5 stelline.

Vi saluto con una delle mie citazioni preferite dal libro, che vi consiglio assolutamente di recuperare!
"Speranza? La speranza può essere una forza potentissima. Forse non c'è magia in essa, ma quando sai quello che speri fortissimamente e lo custodisci come una luce dentro di te, puoi far accadere le cose, quasi come una magia."
(Karou ad Akiva)

xoxo,
Giada
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