giovedì, gennaio 16, 2025

RECENSIONE DI CHIEDI BENE E TI SARA' DATO DI PAOLO BORZACCHIELLO

Buona sera, Fantastics! Sebbene la mia giornata sia iniziata relativamente tardi, da un paio di giorni a questa parte è così, ma saprete tutto a tempo debito... almeno ieri sera sono riuscita a finire Chiedi bene e ti sarà dato, perché ho bisogno di fiction fantastica, e ho Deeper della Stiefvater che mi aspetta lol

PREMESSA
E' stato un lungo mese, quello passato. Mi sentivo in crisi, per la cosa che sto facendo, e avevo bisogno di un libro di nonfiction che mi desse la carica, la spinta giusta a spingere, appunto, a continuare ciò che sto facendo. Non vi nego che oggi mi sento piuttosto stanca e umorale, quindi penso che sia il caso di dare la colpa di ciò al mio preciclo lol Scelta migliore in ogni caso, comunque

TRAMA (DA IBSLIBRI.IT)
«Ecco cosa mi piacerebbe che tu imparassi leggendo questo libro: che puoi sempre vedere le cose in modo diverso se sai porti le domande giuste, perché le domande giuste hanno il potere di cambiarti la vita, e di cambiarla a tutti coloro che ti stanno intorno. Perciò, ricorda: chiedi bene e ti sarà dato.»

La vita, a volte, cambia anche solo cambiando le domande che poniamo a noi stessi. Passare da: "Perché sto sempre così male?" a: "Che cosa posso fare per stare finalmente bene?" è un modo semplice per iniziare a vedere le cose in maniera diversa e, quindi, a renderle diverse, perché la realtà altro non è se non la somma delle idee che abbiamo in testa al riguardo. Con le parole, ci spiega Paolo Borzacchiello, uno dei massimi esperti di intelligenza linguistica, possiamo definire in molti modi differenti la realtà che ci circonda, modificando di conseguenza ciò che pensiamo e proviamo rispetto a quanto ci accade. Ma è nelle domande, che ci poniamo o facciamo agli altri, che è nascosto il vero segreto per il cambiamento. Ogni affermazione potenzialmente dannosa per il nostro cervello può essere infatti trasformata in una domanda virtuosa che ci pone su un cammino differente, verso la scoperta di soluzioni che ci cambiano la vita anziché lasciarci sprofondare nel pantano delle nostre sofferenze. A partire dai suoi studi nell'ambito della linguistica cognitiva e della fisiologia del comportamento umano e utilizzando uno stile narrativo innovativo che va a toccare le nostre corde più profonde, con questo libro Paolo Borzacchiello ci indica quali sono le domande giuste da porci, in grado di scardinare gli schemi mentali a cui siamo abituati e di cambiare il corso dei pensieri che abbiamo in testa, per sviluppare nuovi punti di vista e nuove visioni. E aprire così nuovi mondi che ci conducono verso la realizzazione dei nostri desideri più alti.

RECENSIONE
Sapete quando un libro vi piace così tanto che avreste un miliardo di cose da dire, ma non riuscite a trovare il modo di dirne neanche una? Ecco, Chiedi e ti sarà dato è esattamente quel tipo di libro.

Quando non sappiamo cosa fare, quando ci sentiamo sopraffatti dai problemi - che, tante volte, ci creiamo noi stessi - alla fine l'unica cosa da fare è una sola: prendere un bel respiro profondo, inspirare ed espirare, e spezzettare il problema in parti più piccole. Dopotutto, un problema di risolve dalle piccole cose, per poi arrivare a quelle più grandi. Un piccolo passo, per arrivare a quello più grande. 

Mi serviva un cambio di prospettiva, un modo di guardare le cose da un punto di vista che non fosse solo il mio -  anche se ogni situazione è a sè, è soggettiva, vedere le cose da un'altra angolazione aiuta anche a distaccarsene e a trovare la soluzione. Poi sta a noi, mettere in atto quella soluzione. 

Insomma, è il libro perfetto se state cercando una sprone, un aiuto che vi spinga a guardare oltre. A guardare in modo diverso una cosa che di soluzioni non ne ha. 

Naturalmente, non posso mettervi tutti i brani che mi hanno colpito. Vi basti sapere che ho fotografato tutto il libro, praticamente. C'erano troppi insegnamenti di vita e non potevo fare le orecchie a tutte le pagine, oltre a non essere utile o pratico, era un problema dopo trascrivere tutto a mano - cosa che non farò, perché ho creato la cartella apposita nel cell. Quindi, anche se le cit de Le notti bianche di Doestvskij mi guardano male perché è da una settimana che devo finire di trascriverle, penso che lo farò quando avrò tempo e voglia. Al momento, in questo specifico momento, non sono pervenute.

Ve lo consiglio con tutto il cuore,

xoxo,
Giada

venerdì, gennaio 10, 2025

LE MORTI PIU' STRAZIANTI DELLA PRIMA TRILOGIA DI SHADOWHUNTERS: CITTA' DI OSSA, CITTA' DI CENERE, CITTA' DI VETRO DI CASSANDRA CLARE

Buona sera, Fantastics! Ce n'è voluto di tempo, ma finalmente eccomi qui con una nuova edizione di un post che vi è piaciuto molto, tempo fa. La mia personale classifica delle morti che mi hanno più sconvolto della PRIMA TRILOGIA DI SHADOWHUNTERS.


1. MAX LIGHTWOOD
Nella serie tv non è presente, la sua morte. Tuttavia, mentirei se non vi dicessi che la sua morte mi ha davvero sconvolta. E, per di più, è avvenuta per mano del falso Sebastian Verlac, ovvero Jonathan Morgenstern. Davvero, poche morti nei romanzi mi hanno sconvolta come la morte di Max. Non credo che riuscirò mai a superarla, nemmeno proseguendo la lettura della seconda trilogia, perché fa davvero tanto, tantissimo male ancora a pensarci.


2. Imogen Herondale

E' un personaggio caustico, la nonna di Jace. Un personaggio che o si ama o si odia, ma personalmente ho trovato la sua morte tremendamente d'impatto. Una cosa terribile, considerato che non ha nemmeno potuto conoscere davvero suo nipote, o perlomeno trattarlo come tale neanche dopo averlo conosciuto e trattato di merda - perché lo considerava il figlio di Valentine Morgenstern.


3. Stephen Herondale
Non sarebbe una lista completa, senza mettere anche il vero padre di Jace. Un personaggio che compare solo per sentito dire, attraverso le lettere dei contenuti extra alla fine dell'ultimo romanzo della trilogia, ma che rappresenta a mio avviso un vero e proprio anti-eroe. Un personaggio fragile, influenzabile, il cagnolino di Valentine Morgenstern. Dopotutto, penso che Valentine abbia fatto bene ad affidare la cura dell'istruzione e della vita stessa ai Lightwood.


MENZIONI D'ONORE
Personaggi che non definirei buoni o cattivi, ma che meritano un posto d'onore in questa classifica pe l'effetto domino che hanno avuto nei romanzi

1. Simon Lewis
Simon muore, letteralmente, nel secondo romanzo. E' stato riportato in vita, come vampiro, grazie al mio softie Raphael, che l'ha preso sotto la sua ala. Ma lui era, in fin dei conti, una pedina nel grande piano di Valentine Morgenstern. E sì, ci piace il nuovo Simon vampiro molto più sexy e sicuro di sé.

2. Jonathan Morgenstern

Avendo visto la serie tv, so già che Jonathan non è morto davvero nel terzo romanzo della trilogia. Eppure, è dato per morto. Eppure, il che è strano dato che Jace vive secondo la regola 'no body no crime': ovvero se non c'è il corpo, siamo sicuri che il cattivone sia morto sul serio? Premesso che lo AMAVO quando era biondo, coi capelli neri così sembra ancora più un baddie. Okay sì, ho un debole per Will Tudor, non c'è nulla da fare. Lo AMO quel biondino lol

3. Valentine Morgenstern
Per me Valentine Morgenstern sarà sempre e solo Jonathan Rhys Meyers, rendeva perfettamente l'idea del leader figo e carismatico. Tuttavia, anche questo attore - di cui non ricordo il nome - ha delivered very well, quindi dai, i call it a win. La morte di Valentine è impressionante, ma se l'è cercata, no? 
In fondo sappiamo tutti che Valentine è come Jonathan, è una piattola di cui non ti liberi mai veramente lol Sono troppo influenzata dalla serie tv per questo lol

Cosa ne pensate?
Quali sono state le morti della prima trilogia di Shadowhunters  che vi hanno colpito?
Per quali avete esultato, invece?

xoxo,
Giada

mercoledì, gennaio 08, 2025

RECENSIONE DE LE NOTTI BIANCHE - LA CRONACA DI PIETROBURGO DI FEDOR DOSTOEVSKIJ

Buona sera, Fantastics! Sono ancora un pochino malaticcia, ma sto già meglio rispetto a una settimana fa. Finalmente ho letto - e recuperato - Le notti bianche di Fedor Dostoevskij. Lo ritengo un romanzo breve molto intenso e molto particolare, malinconico, quasi depressivo. 

PREMESSA
Per chi mi segue su Instagram, sa che Le notti bianche rientravano tra i 10 libri che avrei voluto leggere prima che finisse il 2024. Era palese che non ci sarei riuscita, ma sapete quanto amo fare liste su liste lol Questo, in particolare, l'avevo scelto perché corto. E corto è stato, solo che non è stato letto nel 2024. Ma nella prima settimana del 2025. I call it a win.

TRAMA (DA LAFELTRINELLI.IT)
«Era una notte meravigliosa, una di quelle notti che forse possono esistere solo quando si è giovani.»

Un giovane sognatore, nella magia vagamente inquieta delle nordiche notti bianche, incontra una misteriosa fanciulla e vive la sua "educazione sentimentale", segnata da un brusco risveglio con conseguente ritorno alla realtà. Un Dostoevskij lirico, ispirato, comincia a riflettere sulle disillusioni dell'esistenza e dell'amore nell'ultima opera pubblicata prima dell'arresto e della deportazione, esperienze che modificheranno in maniera radicale e definitiva la sua concezione dell'uomo e dell'arte. In questa edizione, al celebre racconto viene affiancata la visione "diurna" di Pietroburgo contenuta nei feuilletons che compongono la Cronaca di Pietroburgo, vero e proprio laboratorio per la scrittura dostoevskiana. Lo stretto legame tra pubblicistica e letteratura, che accompagnerà Dostoevskij negli anni della maturità, viene così a manifestarsi fin quasi dal suo esordio. Il racconto Le notti bianche ha ispirato il film omonimo di Luchino Visconti (1957), con Marcello Mastroianni e Maria Schell, e il film Quattro notti di un sognatore di Robert Bresson (1971).

RECENSIONE
Leggere Le notti bianche mi ha ricordato perché mi sono allontanata dalla letteratura russa, in generale: sono tutti testi tragici, bellissimi ma tragici, che parlano di morte e dolore. Questo, tuttavia, è stato leggermente diverso, anche se le vibes erano le stesse. Cioè la sensazione che mi ha lasciato, a pelle, era esattamente quella di quelle vibes. Credo che gli scrittori russi fossero tutti un po' depressi - e questa è la mia umilissima opinione personale, ma da sempre quando tento con la loro letteratura, ho quest'impressione.

Le notti bianche è un romanzo breve che parla dell'incontro, per quattro notti di fila, del Sognatore e di Nastenka. Il Sognatore è un giovane uomo di ventisei anni disilluso dalla vita, depresso - ve lo dicevo! -ma anche desideroso di scoprire l'amore. L'amore di cui parlano i grandi romanzi della sua epoca - siamo nel 1830 circa, quindi i romanzi di quell'epoca ora non li ricordo, ma è ad essi che fa riferimento. Nastenka è una ragazzina di diciannove anni che vive in una baracca con la nonna cieca, che si occupa della sua virtù sia fisica che morale, e che teme possa rovinarsi la vita con un uomo che la farebbe innamorare di lui e poi scapperebbe via, nel nulla. Non sappiamo nulla del Sognatore, a parte l'età e il fatto che non si sia mai innamorato una volta nella vita. Di Nastenska, invece, sappiamo che desidera scoprire il mondo, l'amore, la vita e invece è costretta a vivere appiccicata alla nonna. La nonna che ama, ma dalla quale si distaccherebbe più che volentieri. 

Un condensato di tristezza e malinconia. Davvero, vi consiglio di leggerlo solo se siete di umore alto o non siete reduci dal finale di un alto romanzo intenso, com'è stato per me Dio di illusioni, perché è difficile da digerire. Ammetto di aver letto le note del traduttore, per curiosità accademica e anche la spiegazione dei topos presenti, e tante cose non le ho comprese perché, in fondo, la letteratura dell'Est non ha mai fatto propriamente parte del mio percorso di studi. Sapete quanto io ami il realismo magico, la letteratura sudamericana, tuttavia ritengo che ognuno di noi dovrebbe sforzarsi per andare oltre la propria comfort zone letteraria anche per trovare cose nuove, che possono piacere o non piacere.
I gusti letterari cambiano nel corso degli anni, e io ne sono la prova.

Niente citazioni, perché i brani sono troppo lunghi e non ho voglia di trascriverveli qui.
The Vampire Diaries mi sta aspettando.

xoxo,
Giada

sabato, gennaio 04, 2025

RECENSIONE DI DIO DI ILLUSIONI DI DONNA TARTT

Buon pomeriggio, Fantastics! Ieri sera ho finito, dopo più di due settimane e mezzo che me lo trascinavo dietro perché non sono stata bene e non sto ancora bene grazie ai malanni di stagione lol, Dio di illusioni. Devo dire che il finale mi ha lasciato con un'espressione un po' da meh, più che altro perché l'ho trovato anticlimatico e mistico, e non credo d'averlo capito bene lol 

PREMESSA
Erano due anni che rimandavo la lettura di Dio di illusioni, due anni. Oggi, nonostante il mal di testa lancinante, sono qui per parlarvi di un romanzo dark academia molto intenso e corroborante. Okay, mi capita sempre con i dark academia, in qualche modo mi ritrovo ad assorbire il modo di parlare dei personaggi. E' più forte di me lol Ad ogni modo, sono felice che il mio primo libro dell'anno nuovo sia stato uno che rimandavo da due anni. La storia, a cui è chiaramente ispirata If We Were Villains, è molto drammatica e piena di morte e sesso, ma essendo dark academia, non mi aspettavo nulla di diverso. 

TRAMA (DA RIZZOLILIBRI)
Un piccolo raffinato college nel Vermont. Cinque ragazzi ricchi e viziati e il loro eccentrico e affascinante professore di greco antico, che insegna al di fuori delle regole accademiche imposte dall’università e solamente a una cerchia ristretta di studenti. Un’élite di giovani che vivono di eccessi e illusioni, lontani dalla realtà che li circonda e immersi nella celebrazione di un passato mitico e idealizzato, tra studi classici e riti dionisiaci, alcol, droghe e sottili giochi erotici. Fino a che, in una notte maledetta, esplode la violenza. E il loro mondo inizia a crollare inesorabilmente, pezzo dopo pezzo. Una storia folgorante di amicizia e complicità, amore e ossessione, colpa e follia, un romanzo di formazione che è stato uno dei più grandi casi editoriali degli anni Novanta.

RECENSIONE
Dio di illusioni è L'attimo fuggente on stereoids, prove me wrong i dare you. 
Mentre leggevo Dio di illusioni quest'idea, di cui sopra, mi è venuta in mente. Insieme a una tonnellata di film che gli ho associato, e di cui ve ne metto due metto qui per onore di cronoca: The Riot Club e  L'Attimo Fuggente. Il mio mal di testa non mi permette molto, quindi anche se mi scoccia mi limiterò a questo. A win is a win, no?

Richard Papen è un ragazzo senza scopo nella vita, che trova nel greco la sua via di fuga da una vita piena di povertà, alcol e violenza. Californiano, alla fine decide di lasciare tutto e trasferirsi nel Vermont nell'esclusiva scuola di Hampden. Un college isolato, in mezzo ai monti, dove l'élite è rappresentata dai cinque ragazzi che sono seguiti dal tanto mistico quando misterioso Julian Morrow. Julian Morrow, che ha un atteggiamento un po' tossico nei confronti dell'educazione scolastica, e che pretende che chiunque segua il suo corso abbandoni tutti gli altri, in questo modo venendo tagliato fuori completamente dalla vita sociale del college. Qui Richard conosce i Cinque Eletti, chiamiamoli così, i Prediletti di Morrow, tutti ricchi, tutti dediti ad eccessi di ogni sorta: Henry, un ragazzo ricco con una grande intelligenza, ma anche una grande freddezza nel compiere azioni violente senza il minimo segno di empatia. Henry è uno che è disposto a fare qualsiasi cosa, pur di salvarsi la pelle. Anche quando è nel torto, anzi, specialmente quando è nel torto. Poi abbiamo Francis, il gay non dichiarato ma dichiarato agli occhi di tutti, che ci prova coi suoi colleghi universitari quando sbronzo e, anche, ci va a letto insieme quando è sbronzo. Il punto forte, però, sono i gemelli Maculay: Charles e Camilla, che forniscono l'incest plot più inaspettato. Sul serio, mi aspettavo di tutto, ma non questo! Sebbene questa cosa venga più volte accennata e a cui venga allusa un sacco di volte, pensavo fossero solo congetture... invece non lo erano! Insomma, non me l'aspettavo davvero questo plot twist!

Le cose cambiano quando i Cinque, decisi a effettuare un rito dionisiaco (con il benestare di Julian, btw) uccidono per sbaglio un uomo. Da quel momento, Edmund Concoran 'Bunny' non farà altro che dar loro il tormento in ogni modo possibile e immaginabile, arrivando perfino a ricattarli e a costringerli a spendere soldi per lui. Ora, Richard è la voce narrante della storia. Egli stesso si definisce un narratore inaffidabile, perché nel periodo in cui è narrata la storia tutti si facevano di droga, bevevano, fumavano, ecc. Henry, però, riesce a farti capire le sue ragioni anche se sono sbagliate, e nel farlo trascina Richard anche con sé. Fino all'ultimo ho pensato che, alla fine Charles si sarebbe suicidiato. Fino all'ultimo ho pensato che, alla fine, Richard sarebbe finito in galera a pagare per i crimini di tutti. Ma, alla fine, così come nessuno ha pagato per la morte del contadino del Vermont, nessuno ha pagato per la morte di Bunny. Ed è giusto, tutto questo? No, non lo è. Ma spesso la vita funziona così. Spesso, i buoni o i personaggi grigi (mi rifiuto di definire Richard un personaggio buono, così come Julian Morrow, entrambi sono stati delle pedine manovrate da Henry) la passano liscia, e chi ha avuto la sfortuna di incontrarli sulla loro strada ne paga le conseguenze, anche con la vita.

Un romanzo intenso, impegnativo a livello mentale - io non ho mai fatto greco o latino, quindi per me era arabo ciò che dicevano e le frasi il greco scritte - e sicuramente da leggere quando si sta bene. Io non sto ancora molto bene, grazie all'influenza mista a tosse forte, quindi vi sconsiglio di leggerlo quando non state bene.

Vorrei scrivervi delle citazioni, ma onestamente l'unica cosa che farò sarà di stendermi a dormire prima di guardare The Vampire Diaries.

xoxo,
Giada

martedì, dicembre 17, 2024

RECENSIONE DI CITTA' DI VETRO (THE MORTAL INSTRUMENTS #3) DI CASSANDRA CLARE

Buona sera, Fantastics! Ci ho messo più del dovuto a finire questo romanzo, ma ne è valsa la pena. 
Voglio dire, ne è valsa la pena tirarne per le lunghe la lettura... perché se da una parte ho 12 libri in prestito della biblioteca che mi stanno aspettando *coff coff* dall'altra non vedevo l'ora di finirlo, per avere risposte. Risposte che con questo libro arrivano alla grande!

PREMESSA
Ho ripreso a studiare per una cosa grossa, diciamo così. Rispetto all'anno scorso ho molta più esperienza e mi sono già armata di buona volontà, però lo stress per questo studio folle mi ha fatto star male fisicamente, quindi da una parte sono grata a tutto ciò perché ero all'epilogo di Città di Vetro e non vedevo l'ora di finirlo lol Voglio finire l'anno leggendo, visto che manco a sto giro riuscirò a finirlo scrivendo o facendo qualsiasi altra cosa io ami - che non sono quelle che vedete qui, per dire. Sono altre cose. E insomma, anche se sono un po' cotta e il mio stomaco si sta ristabilendo soltanto ora - ma le patatine fritte nessuno me le toglierà, stasera! - volevo assolutamente condividere questa recensione con voi. Perché ritengo che questo sia, in assoluto, il romanzo più bello della TMI.

TRAMA (DA OSCARMONDADORI.IT)
CLARY ERA CONVINTA di essere una ragazza come mille altre, e invece non solo è una Shadowhunter, una cacciatrice di demoni, ma ha l’eccezionale potere di creare rune magiche. Per salvare la vita di sua madre, ridotta in fin di vita da una maledizione, Clary si trova costretta ad attraversare il Portale magico che la porterà nella Città di Vetro, luogo d’origine ancestrale degli Shadowhunter, in cui entrare senza permesso è proibito. Come se non bastasse, scopre che Jace, suo fratello, non la vuole laggiù, e Simon, il suo migliore amico, è stato arrestato dal Conclave, che non si fida di un vampiro capace di sopportare la luce del sole.

Con Valentine che chiama a raccolta tutti i suoi poteri per distruggerli, l’unica possibilità degli Shadowhunter è stringere un patto con i nemici di sempre, i Nascosti: vampiri, licantropi, stregoni e fate. E mentre Jace si rende conto poco a poco di quanto sia disposto a rischiare per Clary, lei deve imparare a controllare al più presto i suoi nuovi poteri.

RECENSIONE
Ho quasi fatto esattamente queste cose, btw


Da dove cominciare, con questa recensione? Beh, innazitutto, dicendovi che l'ho scelta ormai 15 giorni fa per accompagnarmi in quest'avventura di studio, solo questo posso dirvi per scaramanzia. Un'avventura di studio molto intenso. Anche voi, come su Instagram, saprete tutto a tempo debito. Per il momento, sappiate solo questo. E, proprio perché ero reduce dall'altra esperienza dura ed estremamente stressante, ho capito che dovevo concedermi un po' di risposo mentale coi romanzi. Sì, proprio coi romanzi. Come sempre, i libri sono l'unica cosa che mi tengono calma e ancorata al mondo. 

Riprendere la lettura di The Mortal Instruments non è stato solo un promemoria per me, per finire finalmente almeno questa grossa saga. Ma anche per tenermi ispirata per la mia, di saga. E ha funzionato... solo che non so se sia il caso di dire thanks o thanks but no thanks lol 

La storia di Jace Wayland (no, all'inizio di questo libro era Jace Morgenstern) e Clary Fairchild continua, nel terzo romanzo della saga. Sì, lo so. Sono in ritardo rispetto al resto del mondo. A mia discolpa posso dire che la mia vita è stata un messy chaos dal 2011 fino ad ora. Ma ci sono saghe che rimando da troppo tempo di finire, e TMI è una di queste. Anche se sto così così, merita una recensione fatta come si deve. Jace è Idris, nella Città di Vetro, la città dove vivono gli Shadowhunters e non vuole che Clary lo raggiunga: nessuno al Consiglio deve sapere dei suoi poteri di creazione delle rune, così come nessuno deve sapere delle sue super abilità da angelo e i suoi occhi che brillano d'oro. Ma Clary non fa mai ciò che le viene detto, e così, seppur contro la volontà di Luke, il licantropo best friend di Jocely, sua madre, scappa a Idris creando una runa-Portale. Se avete visto la serie tv, sapete che quelle rune-Portale sono precursori di quelle di Doctor Strange, o l'ho pensato solo io? Simon, suo malgrado, si trova coinvolto in tutto ciò, perché vuole proteggere Clary - anche se la loro storia d'amore è già finita. Era solo, in fin dei conti, l'estremo tentativo di Clary di dimenticare i suoi sentimenti per Jace che, ricordiamo, a inizio romanzo lei aveva saputo essere suo fratello.

Il plot incest è una cosa che ho sempre adorato dei libri di Cassandra Clare, e non so davvero cosa ciò dica di me lol Ma era palese l'attrazione fisica tra Jace e Clary, e non solo quella... anche il loro amore. Il loro amore, il fatto che entrambi fossero disposti a morire per salvarsi l'un l'altra - una cosa molto alla Hunger Games, lasciatemelo dire  - ha fatto battere forte il mio cuoricino. Ma arriviamo al punto forte del romanzo: i Penhallow, da sempre amici dei Lightwood. Aline è una oca palese, tuttavia si ritrova in un complotto pur senza volerlo... E Sebastian? O meglio, il finto Sebastian?


L'ho amato nella serie per il suo essere un essere completamente crudele e senza cuore e l'ho amato anche qui! Anche se non lo perdonerò mai per ciò che ha fatto ad Imogen Herondale (adesso ha senso, ciò che ha fatto, considerata la tragica backstory di Jace), Madeleine (non ricordo più cosa fosse, ma ricordo la sua morte chiara come la luna) e, soprattutto, Max Lightwood. Non ti perdonerò mai per questo. E' stata una cosa atroce, dolorosissima da leggere e penso che farò un post a parte come ho fatto per gli Hunger Games, perché sta cosa mi ha fatto stare malissimo. 

Come sempre, il libro è pieno zeppo di similitudini. Ma, almeno, non ci sono molti 'il ragazzo' e 'la ragazza', grazie a Dio almeno questo ce lo siamo scampato!

Watch me prenotare Città degli Angeli Caduti nella Rete Bibliotecaria Padovana <3

Vi saluto con una piccola citazione, stavolta doverosa, perché ho amato da morire questo romanzo:
"(...) Da quando ti ho incontrata, tutto quello che ho fatto è stato in parte anche per te. Non posso staccarmi da te, Clary: né il mio cuore, né il mio sangue, né la mia mente, né nessun'altra parte di me. Non posso e non voglio."
(Jace Herondale a Clary Fairchild)

xoxo,
Giada

sabato, novembre 30, 2024

RECENSIONE DI LE COORDINATE DELLA FELICITA' - DI SOGNI, VIAGGI E PURA VITA - DI GIANLUCA GOTTO

Buon pomeriggio, Fantastics! E benvenuti nella mia prima recensione di un testo di nonfiction italiano - i miei primi esperimenti sono sempre stati di libri americani o inglesi, quindi è una gran prima volta anche per me :) Nello specifico, è la mia prima lettura di un'autobiografia, un'autobiografia che mi ha dato speranza e luce in un momento di grande crisi personale - sempre le solite cose, non serva che ve le ripeta di nuovo per l'ennesima volta.

PREMESSA
Giuneitesti ha letto 'Succede sempre qualcosa di meraviglioso' di Gianluca Gotto, quest'estate. L'ho segnato, ovviamente, nella mia TBR, perché sapete quanto io ami i libri introspettivi, dolorosi e intensi. Ecco, poi nella Rete Bibliotecaria ho trovato 'Le coordinate della felicità' e ne sono stata attratta subito. Ho rimandato, perché avevo altre letture in sospeso - in realtà, ora ne ho ben 10, ma andrò con calma. Mi voglio godere ogni singolo libro, visto che non so ancora come e quando mi verrà fatta l'operazione, ma almeno non sarà chirurgica. Sarà plastica, di ricostruzione. E non so ancora nulla di nulla, se non che, perlomeno, ora mi sento più rincuorata. Anche se il preciclo mi sta distruggendo, oggi. In realtà sono almeno un paio di giorni che mi fa stare male, quindi cercherò di non divagare troppo nella recensione e di raccontarvi in cosa ho trovato questo libro così splendido da dargli cinque stelline.

TRAMA (DA AMAZON.IT)
"Io la sognavo una vita così. Una vita in cui poter girare per l'Asia per mesi, per poi svegliarmi una mattina a Bali e decidere su due piedi di voler tornare in Europa. Passare un paio di giorni a Bangkok per mangiare pad thai e salutare l'Oriente. Andare a trovare mia nonna a Torino, poi salire a bordo della mia casa su ruote e ripartire. E alla prima sera on the road, guardando le stelle, discutere con la mia anima gemella della prossima meta. Oppure viaggiare e basta, senza meta, inseguendo solo ed esclusivamente le coordinate della felicità. Sognavo di poter fare della stanza di una guest-house o della hall di un aeroporto il mio ufficio e del mondo intero la mia casa. Poter lavorare in remoto da qualsiasi punto del pianeta e guadagnarmi da vivere facendo ciò che più amo. La sognavo una vita così: libera. E vi dico la verità, da qualche parte tra la testa e il cuore sentivo di potercela fare per davvero, fin dal primo giorno. Forse è quello che ha fatto la differenza: crederci. Crederci sempre."

RECENSIONE
Per affrontare questa recensione, che spero non diventi lunghissima o infinita, come quella che stava diventando su Instagram - ci sono stata per un pelo dentro le 2k parole, è doverosa una premessa: ero in un momento molto buio, di crisi personale, quando ho iniziato questo libro dieci giorni fa. Mi sentivo stanca, esausta, dal mandare ventimila CV in giro per tutta la provincia di Padova, fare colloqui, smarcare truffe di lavoro e via dicendo. Non vedevo la luce in fondo al tunnel. Ero davvero molto più di morale, e il fatto che in ospedale avessero sbagliato a farmi la risonanza magnetica e poi avessero dato la colpa a me, è stato quello che mi ha dato il colpo di grazie. Quindi thanks but no thanks a quegli utenti di Goodreads che hanno criticato la supponenza e l'arroganza di Gianluca in questo libro, una cosa che io non ho visto. Io posso solo dire che mi ha aiutato. Mi ha dato la speranza.

Gianluca Gotto racconta la sua vita, in questa autobiografia, e parte da quando era un ragazzo di vent'anni che frequentava l'università di Torino. Una facoltà a caso, che sentiva imposta e su cui non aveva voce in capitolo. Era infelice, e non ne capiva il motivo. Io, a differenza sua, ho fatto una facoltà che amavo. Ho sempre amato ciò che studiavo, quindi questa parte non è risuonata molto con me. Tuttavia, la sua insoddisfazione l'ha spinto a chiedersi cosa lo rendesse davvero felice. Perché si sentisse così. Perché non desiderava le stesse cose che volevano gli altri suoi coetanei. 

E la risposta è arrivata quando la sua insoddisfazione, così grande, l'ha spinto a prenotare un viaggio di sola andata per l'Australia insieme alla sua ragazza, Claudia. Ammiro la sua intraprendenza, in passato forse non avrei colto lo spirito che spinge una persona ad andarsene, ma a dieci anni dai miei vent'anni, se non avessi avuto tutti questi problemi di salute, sono sicura che avrei fatto l'Erasmus per il Brasile. E poi sarei rimasta lì. Perché ho sempre amato il calore e l'affetto delle persone del Sud America. Forse, in passato non mi sarei buttata. Ora, invece, è una cosa sento di poter dire che farei. Banalmente, mi trasferirei anche solo a Milano, per lavorare negli uffici di qualche multinazionale che ho incontrato nei colloqui di Joinrs. E, se a Gianluca stava stretta la routine, la quotidianità, per me è ciò che voglio. E' una cosa di cui sento di aver bisogno perché mi fa stare bene, purché mi lasci il tempo di coltivare le mie passioni: questo blog, la scrittura di tutti i miei romanzi e la loro pubblicazione, e il condividere le mie letture su Instagram, dove ho conosciuto, in undici anni di blogging, tante persone appassionate di libri come me. Non è una cosa da sottovalutare, il trovare le tue persone. Può fare la differenza. 

Gianluca mi ha insegnato il valore del sacrificio e nel credere nei propri sogni, fino alla fine. E in una delle frasi che è diventato il mio mantra:

Disciplina, rispetto e studio, le stesse tre caratteristiche fondamentali per diventare un giocatore di poker vincente secondo Peter. Probabilmente erano tre concetti validi in qualsiasi aspetto della vita.

Questo mi ha fatto riflettere molto su ciò che voglio, e mi ha dato la spinta a organizzarmi per una cosa che non dirò da nessuna parte per scaramanzia. Solo che mi ha spinto a organizzare il mio tempo, in modo da concedermi relax e non stressarmi troppo, dato che la prima volta non è andata bene. Gianluca mi ha dato lo spunto per cambiare prospettiva, grazie alle sue parole. E avere un atteggiamento positivo nei confronti anche delle cose brutte che mi sono capitate in passato, perché la vita è così. Le cose brutte capitano. Conta solo come le affrontiamo. E se facciamo ciò che amiamo, se coltiviamo i nostri sogni senza, tuttavia, dare meno valore al resto. 

Se c'è una cosa che Gianluca mi ha insegnato, è che se lavori sodo anche quando nessuno guarda - specialmente quando nessuno guarda, alla fine tutta la tua fatica e i tuoi sacrifici verranno ripagati. Devi solo avere fede nell'Universo, e donare amore, dare amore e buoni sentimenti.

Un libro bellissimo, profondo, che mi ha colpita dritta al cuore.
(ora vado a finire di trascrivere le citazioni, perché lunedì lo riporto in biblioteca)

Vi saluto con una frase molto bella, che mi ha colpito molto:
": promisi a me stesso che avrei reso la mia vita la storia migliore che avrei mai potuto immaginare."
(Gianluca)

Sì, Gianluca. E' una promessa che ho fatto anche io a me stessa, dopo aver letto la tua esperienza.

xoxo,
Giada

sabato, novembre 23, 2024

RECENSIONE DE IL RE MALVAGIO (THE FOLK OF THE AIR #2) DI HOLLY BLACK

Buona sera, Fantastics! Quanto si sono accorciate le giornate, vero? Io lo trovo di una tristezza infinita, davvero. Qui sta già diventando sera, e sono solo le 16.15, una cosa allucinante e orribile per me, che amo il caldo e il sole. Ad ogni modo, i'm on my way per quanto riguarda la lettura della saga di The Folk of the Air, ora sono esattamente a metà! E cazzo, se Cardan è il Wicked King, è un Bastard King!

PREMESSA
Allurrra, ho un sacco di romanzi da leggere che mi scadono - i prestiti della biblioteca, dopo 2 rinnovi, scadono e bisogna restituirli - quindi, alla fine, ho deciso di leggere questo. L'avevo già rinnovato due volte, e avevo il pepe sul culo per quanto riguarda il terminarlo. Cioè, lo avrei letto in ogni caso, questa era solo la spinta che mi serviva per proseguire con la saga. Jude, oh Jude, penso sia uno dei personaggi femminili più badass di cui io abbia mai letto. Una ragazza forte, tosta e anche molto sensibile. Sebbene lo nasconda, è chiaramente molto sensibile. Insomma, preservare la propria sanità mentale nel Regno degli Elfi non dev'essere una cosa facile da fare. Chissà se gli Elfi hanno gli psicologi lol

TRAMA (DA LIBRIMONDADORI.IT)
Devi essere abbastanza forte da colpire e colpire e colpire ancora senza stancarti.

Le piaceva la sua rabbia, il suo fuoco. La rabbia era sempre meglio della paura. Sempre meglio che ricordarsi di essere una mortale che viveva in mezzo ai mostri.


Per tenere al sicuro il fratello più piccolo, Jude è stata costretta a legare a sé Cardan, il re malvagio, mettendogli a disposizione, in cambio, il proprio potere, indispensabile per mantenere saldo il trono.

Ma per la ragazza la convivenza con lui non è affatto semplice, visto che alla già difficile situazione della corte, dove le alleanze sono tutto tranne che stabili, si somma l’estrema imprevedibilità di Cardan. Quest’ultimo, infatti, incapace di liberarsi della fascinazione che prova per Jude, fa di tutto per umiliarla e comprometterne la credibilità.

Inoltre, qualcuno di molto vicino alla ragazza sta per tradirla, minacciando la sua vita e quella di chiunque lei ami.

Venuta a conoscenza del pericolo imminente, Jude, sempre in lotta coi suoi sentimenti per Cardan, si lancia alla ricerca del traditore…

RECENSIONE
WHAT A FUCKING RIDE IT WASSSSS! Il Re Malvagio non soffre di sicuro della sindrome dei sequel, ovvero che non reggono il confronto con l'originale, perché per la miseria, questo romanzo breve è TANTA TANTA ROBAAAA! E quel finale? Una bomba!

Jude Duarte ha manipolato Cardan Greenbriar, affinché salisse al trono. Facendo in modo che Farnia (in originale Oak) lo incoronasse come legittimo erede al trono, dopo il massacro della famiglia di Cardan alla fine del romanzo precedente. Cardan non vuole essere Re, vuole solo divertirsi, bere, ubriacarsi e scopare con chiunque e dovunque, fregandosene dell'apparenza a cui dovrebbe badare un Re. Jude, infatti, macchina e trama alle sue spalle, nascondendogli segreti e cose che, invece, potrebbero tornargli utili. Al suo fianco ci sono La Corte delle Ombre, la rete di spie di Palazzo, con Bomba, Blatta e il Fantasma. Tuttavia, la Regina del Mare, Orlagh, vuole concludere il matrimonio di quella stronzetta di Nicasia, sua figlia, con Cardan o muoverà guerra alla terra. La terra, che risponde alla magia di Cardan, e che influenza i suoi abitanti in modo palese.

Cardan è un personaggio grigio, morally grey, che si muove in primo piano rispetto alle macchinazioni di Jude. Infatti, si considera la sua marionetta. Ma non sono solo i nemici veri e propri a macchinare contro di lui, anche il suo stesso Gran Generale, il padre di Jude, lo fa. Ed è deciso più che mai a rovesciare la neonata monarchia per poterla controllare lui stesso, e distruggerla dall'interno.

Devo dire che 'il gioco di troni, re e regine' mi ha ricordato moltissimo Game of Thrones, sebbene questa sia una versione fatata del mondo di Martin. Gli Elfi e tutto il Piccolo Popolo sono come lo ricordavo: infido, cattivo, pronto a raggirarti alla prima occasione buona e ad approfittare degli umani non appena può. In fondo, mi ha ricordato The Darkness, dove le fate sono esattamente così. E sì, lo so che l'avevo detto anche con la recensione del primo romanzo della saga, Il Principe Crudele, ma le mie opinioni non sono cambiate in merito. 

Penso che Cardan sia follemente innamorato di Jude, e che il modo contorto che ha di dimostrarlo - esiliandola nella Terra degli Umani, tenere distanza da lei dopo averla salvata agli Abissi e da Orlagh - lo dimostrino in modo palese. Ma Cardan, YOU BITCH!

NON MI RIPRENDERO' MAI DA QUEL FINALE.
MAI.

(Ora voglio La Regina del Nulla, però)

Anche a sto giro ho fatto l'orecchia a moltissime pagine, e sono troppo gasata per sfogliare il libro a cercarne una che mi piaccia da mettere qui. E sì, anche perché voglio finire di vedere Cruel Intentions (2024), la serie. Perché stasera mi concedo una pausa dalle serie tv e mi guardo un paio di film.

xoxo,
Giada

lunedì, novembre 18, 2024

RECENSIONE DI REVOLUTIONARY ROAD DI RICHARD YATES

Buona sera, Fantastics! Sono state due settimane ricche di emozioni, e non è ancora finita, ma almeno penso che il peggio sia passato - wait till dovrò pentirmi di averlo scritto, per altre notizie. Ad ogni modo, finalmente sono riuscita a finire Revolutionary Road e ne sono davvero felicissima! Anche Yates rientrava tra gli autori da sperimentare quest'autunno, o in caso contrario nella primavera del 2025, e sono felice di averlo sperimentato :)

PREMESSA
Non ricordo chi, dei blogger che seguo su Ig, abbia letto questo romanzo. Forse Malitia in Wonderland, tantissimi anni fa. So solo che, da quando l'ho visto, non ho fatto altro che pensarci. Avete presente i film di critica sociale, a tratti horror e splatter, come The Menu o Ready or not? ecco, una cosa simile. Revolutionary Road mi ha ricordato The Menu, senza assassino folle compreso, chiaramente. E devo dire che ho provato tanta, ma tanta di quella rabbia per Frank e per come faceva gaslighting ad April che non avete idea. Mi ha ricordato una coppia che conosco, alla lontana. Impegnata soprattutto a mantenere le apparenze nella società, piuttosto che esser sincera con sé stesso. O meglio, rifiutandosi di esser sincera con sé stessi, e mantenendo i loro grossi problemi familiari dietro porte chiuse. Il che è la realtà dei paeselli in cui viviamo, no? Il complesso di Revolutionary Hill è proprio questo.

TRAMA (DA IBS.IT)
È il 1955; i Wheeler sono una coppia middle class dei sobborghi benestanti di New York, che coltiva il proprio anticonformismo con velleità ingenua, quasi ignara della sua stessa ipocrisia: la loro esistenza scorre fra il treno dei pendolari, le cenette alcoliche con i vicini, le recite della filodrammatica locale, ma Frank e April si sentono destinati a una vita creativa e di successo, possibilmente in Europa. Nella storia della giovane famiglia in apparenza felice la tensione è nascosta ma crescente, il lieto fine impossibile, e l'inevitabile esplosione arriva con una potenza da dramma shakespeariano.

RECENSIONE
Sapete, non leggo un romanzo di satira sociale dai tempi della quinta superiore e del terzo anno di università, all'incirca. Leggerlo, è stato come tornare sui banchi di scuola. E mi ha ricordato anche come, nonostante siano passati tanti anni, la società in fondo non sia cambiata di una virgola.

E' il 1950, Frank ed April Wheeler si sono appena trasferiti a Revolutionary Hill, nel complesso di Revolutionary Road gestito dalla zelante e cinguettante Helen Givings. La loro famiglia è composta da Frank, grande lavoratore nell'azienda ch'era stata di suo padre, la Knox Machines; April fa la casalinga, e i loro due bambini: Michael e la bimba di cui ora mi sfugge il nome. All'apparenza, sono la famiglia perfetta. Amorevole, cordiale, gentile. Ma sotto questa facciata, si nascondono i demoni del passato che si uniscono a quelli del presente e che rendono l'atmosfera pesante. Frank è infelice nella sua relazione con April, sente di essere a punto morto della vita e fa un lavoro che odia e che gli richiede il minimo indispensabile. April è una casalinga a cui comincia a stare stretta la vita nel paesello di cui tutti sanno tutto di tutti, sebbene provino a nascondersi qualche segreto. April è una donna nevrotica e piena di rabbia, tuttavia sin dall'inizio della sua relazione con Frank ha sempre messo in chiaro di non volere figli. Ma, per una qualche ragione che all'inizio nemmeno lei riesce a spiegarsi, si è sempre trovata ad averne. Due, per l'esattezza. Il fatto che April non voglia figli è reso chiaro sin dal principio, ed è una cosa a cui Frank si è sempre opposto con grande forza. Tanto da risuonare le parole che ora, gli americani stessi, dicono alle loro mogli o compagne dopo l'elezione di Trump:

your body, my choice
il tuo corpo, la mia scelta
Perché quello che fa Frank, sin dall'inizio della loro relazione, è costringerla a qualcosa che non vuole. A fare figli. Opporsi all'aborto con tutte le sue forze. April, in poche parole, non ha alcun potere decisionale sulla propria vita e sul proprio corpo. E questa cosa, in tutta sincerità, mi ha fatto incazzare. Frank, d'altro canto, è un finto stakanovista. Odia il suo lavoro, e credo che abbia scelto quella ditta solo per fare un dispetto al padre - il fatto che non si sia messo in contatto con loro per anni, dopo la guerra, ne è un sintomo chiaro e tondo - e ha una relazione extraconiugale che non lo soddisfa appieno. Allo stesso modo, con lo stesso stile a stampino voluto, abbiamo Shep Campbell, ex ragazzaccio che ha messo la testa a posto per la ragazza di cui è accontentato, Milly; mentre sogna di farsi April. E quando succede, il suo sogno d'amore viene brutalmente fatto a pezzi.

L'infelicità, l'insoddisfazione e l'inquietudine che regnano su questo romanzo sono palpabili. La ricca società del ceto medio, all'apparenza felice, è in realtà felice. Si sente persa, sperduta in un mare di cose di cui non sa cosa farsene.

Un romanzo crudo, diretto, senza fronzoli. Un romanzo corale - perché abbiamo moltissimi POV con flashbacks che si uniscono al presente, cioè non vengono nemmeno distaccati dal capitolo originario - con i POV perfino dei bambini, di Howard Givings, di Helen Givings; di Shep Campbell e di Frank. E la cosa tremenda, che ha rispecchiato ancor di più la società, è che né Milly né April hanno un POV loro. Le loro vite vengono conosciute attraverso la voce dei loro mariti, come se solo i loro mariti dessero loro un'aura di tangibilità.

Super consigliato, e pure attuale per i temi che tratta.

Se volete incazzarvi col genere maschile e promuovere i diritti delle donne, è il libro giusto per voi.

Vi lascio con una citazione tratta da questo romanzo, prima di filare a guardare La Ultima (con Aitana Ocana e Miguel Bernardeu) che devo finire assolutamente per iniziare Sense8:
"Le persone intelligenti e sensate dovevano fare buon viso a cattivo gioco di fronte a situazioni del genere, così come facevano con le assurdì ben maggiori rappresentate da impieghi in città mortalmente noiosi e da abituazioni suburbane mortalmente noiose. Le circostanze economiche potevano obbligarti a vivere in un ambiente del genere, ma ciò che contava era non farsi contaminare. L'importanre era, sempre, ricordare chi eri."
(Frank Wheeler)

xoxo,
Giada

mercoledì, novembre 13, 2024

RECENSIONE DE IL REGNO DELLE FIERE (KINGDOM OF THE WICKED #3) DI KERRI MANISCALCO

Buon pomeriggio, Fantastics! Ho un mal di testa atroce, e non ne capisco il motivo. O meglio, spero che sia quello che penso. Nei momenti di forte stress emotivo mi viene sempre un mal di testa terribile che si protrae per ore e ore uff. Ad ogni modo, ho finalmente finito la trilogia dedicata a Emilia Di Carlo e non riesco ancora a crederciii! Gioia e giubilo nel Regno!

PREMESSA
Quando l'ho prenotato un mese fa in biblioteca, pensavo di avere tutto il tempo del mondo per leggerlo. Invece no. Invece, l'ho dovuto finire a tempo record per restiruirlo entro il 14/11, dato che qualcuno l'aveva prenotato dopo di me. E, anche perché Guida il tuo carro sulle ossa dei morti mi ha abbassato così tanto l'umore che, pur non avendone completamente voglia, ho iniziato Revolutionary Road - stasera lo riprendo. Quindi il trash di Emilia & company è stato ben accolto, da parte mia. Ero molto curiosa di vedere come sarebbe finita la storia di quella fastidiosa e idiota di Emilia, e devo dire che le è andata fin troppo bene... Voglio dire, ci sono talmente tanti deus ex machina da far ridere un bambino, ma tuttavia era esattamente ciò che volevo. La Giada che aveva aperto il blog nel 2014 probabilmente l'avrebbe fatto a pezzi. Detestato, addirittura. Invece ora vi dico che l'ho amato. Era esattamente quello di cui avevo bisogno.

TRAMA (DA OSCARMONDADORI.IT)
Emilia è sconvolta da ciò che ha scoperto sulla gemella Vittoria. Ma, prima di affrontare i fantasmi del passato, brama di rivendicare il suo re, l’affascinante Principe Ira. Non vuole solo il suo corpo, anela al suo cuore e alla sua anima: le uniche cose che l’enigmatico demone non può concederle.

Quando un illustre membro della Casata dell’Avarizia viene ucciso, prove schiaccianti incastrano proprio Vittoria, ed Emilia è decisa ad andare fino in fondo e scoprire chi sia quella sorella che credeva di conoscere.

Insieme a Ira metterà in atto un peccaminoso gioco di inganni per trovare l’omicida e placare i disordini che stanno nascendo tra streghe, demoni, mutaforma e le creature più pericolose di tutte: le Fiere. Emilia era stata avvertita: quando si ha a che fare con i Malvagi, nulla è come sembra. Ma se i veri cattivi fossero sempre stati più vicini di quanto credesse?

RECENSIONE
Da dove cominciare, questa recensione? Beh, innazitutto parto col dirvi che ho amato questo romanzo proprio per il suo essere orgogliosamente trash in ogni suo più piccolo aspetto. Credetemi, lo è. Lo è abbestia, ma è proprio questo che lo rende magnificamente fluido e scorrevole. E' bellissimo nel suo essere brutto, capite? Percepitelo così: it's so bad that it's good

Emilia Di Carlo vuole sapere perché sua sorella, la sua amatissima gemella Vittoria, sta facendo la stronza a destra e a manca nel Regno Dei Vizi. Quando muore, all'apparenza, la comandante di Invidia, Vittoria è accusata di omicidio - è la dea della morte, dopotutto, è il suo pane quotidiano ammazzare la gente a random, come poi dimostrerà fisicamente ad Emilia. Emilia, ancora con la bontà e l'ingenuità di un'umana, è decisa a difendere sua sorella, così insieme al quasi-marito Ira, s'imbarca in un'avventura tra i Regni per scagionarla. Il tutto ciò, ovviamente, condito da abbondanti scene di sesso. Okay, posso dire che questo è stato decisamente il lato migliore del romanzo. Il sesso. Tanto, ma tanto sesso. Emilia e Ira non si contengono, e hanno un kink per l'essere visti, come dimostrato poi sulla gondola nel Regno di Gola. 

In un susseguirsi di eventi, scopriamo che non c'è solo una maledizione: ce ne sono due, e sono interconnesse. La prima, lanciata da Sursea (un nome peggiore non potevi trovarne Kerri, eh?) su tutti i Principi dei Vizi, per punirli per aver spezzato il cuore della sua bambina. La figlia della Prima Strega, una ragazza che ha rinunciato a tutto per salvaguardare il suo cuore e non avere più niente a che fare coi demoni di ogni sorta. E la seconda, che riguarda direttamente Ira ed Emilia, che devono sacrificare il loro reciproco amore per non perdersi un'altra volta. Questa parte, oh... Sapete quanto amo quando i due lovers si struggono a vicenda l'uno per l'altro e sono disposti a non vedersi più, a rinunciare a chi amano, pur di vederli felici. 

La mia anima angst è andata a nozze con questo, perché è uno dei miei trope e micro-trope preferiti. Quando i personaggi sono disposti a rinunciare l'uno all'altro per il reciproco bene. Hold on, my dear heart. 

I plot twist non mi hanno sorpreso, voglio dire, avevo capito chi erano le Fiere e chi era la vera figlia della Prima Strega da molto prima della big revelation... Tuttavia, dato che finisce a tarallucci e vino, mi aspetto grandi cose dai romanzi degli altri Vizi. Specialmente per i miei preferiti, in ordine sparso: Accidia, Superbia, Invidia, Lussuria, Gola. Spero che il 2025 porti tanti altri di questi romanzi, perché sono davvero curiosa di vedere cos'avrà in serbo per noi la Maniscalco del mio cuor.

Ora, avrei un paio di citazioni da scrivervi, ma il mal di testa non dà tregua.
Quindi ci salutiamo qui, come avevo già fatto tempo fa, con la promessa di ritornare su questo post per aggiungere le citazioni che non ho ancora aggiunto.

xoxo,
Giada

martedì, novembre 05, 2024

RECENSIONE DI GUIDA IL TUO CARRO SULLE OSSA DEI MORTI DI OLGA TOKARCZUK

Buon pomeriggio, Fantastics! Sapete quando vi siete programmati le prossime giornate, e pensate che finirete di leggere un libro almeno entro i 4 giorni successivi, così per farvi un'idea? Ecco, oggi non avevo in programma di finirlo, ma sono felice allo stesso tempo di averlo fatto lol Tra questo e One Day, la serie, devo dire che il mio umore non era proprio al top - anche se penso che ciò sia da addurre, semplicemente, al fatto che mi stia arrivando il ciclo e mi rende molto più sensibile ed emotiva di quanto io non sia già di mio. Percepitemi così, d'accordo?

PREMESSA
Quando mi sono iscritta a Women's Reading, il gruppo aveva in lettura questo romanzo. L'ho rimandato, all'epoca, perché non era il suo momento. L'ho rimandato ancora - Juniper & Thorn mi sta guardando malissimo, però ho le scadenze anche della biblioteca da aspettare e visto che sono già al secondo e ultimo rinnovo di almeno 3 romanzi, devo dare la precedenza a quelli. Insomma, alla fine è arrivato il suo momento. Un romanzo esistenziale, e dovete leggerlo quando siete di buon umore e non sull'orlo di una crisi di nervi come ho fatto io, veramente tosto in certi punti. Credo che questo sia il mio allenamento per Una vita come tante. Non credete che me ne sia dimenticata. Datemi il tempo di smaltire, ed entro dicembre prometto di recuperarlo. In realtà lo sto promettendo soprattutto a me stessa, perché muoio dalla curiosità. Così come la mia voglia - e non mi è ancora passata - di recuperare I Miserabili - thanks Miss Nerily. Ne è valsa la pena, rimandare. Perché, nonostante tutto, mi sono goduta appieno questo romanzo.

TRAMA (TRA LAFELTRINELLI.IT)
Con la sua prosa precisa e pungente Olga Tokarczuk ricorre ai modi del noir classico per virare verso il thriller esistenziale e affrontare temi come la follia, il femminismo, i diritti degli animali, l'ingiustizia verso gli emarginati.

A Olga Tokarczuk è stato assegnato il Premio Nobel per la Letteratura 2018.

«Una miscela sorprendente di thriller, commedia e trattato politico scritta da una donna di straordinaria intelligenza e sensibilità anarchica» – Sarah Perry, autrice del Serpente dell'Essex

«Un romanzo di sovversiva eleganza» – New Statesman

«"Guida il tuo carro sulle ossa dei morti" vi farà venir voglia di leggere tutto quello che ha scritto Olga Tokarczuk» – Financial Times

Una cosa è certa: queste case non ci saranno più, il mio sforzo è insignificante, sta sulla punta di uno spillo, proprio come la mia vita. Dovremmo ricordarcene sempre.


Janina Duszejko, insegnante d'inglese e appassionata delle poesie di William Blake, è un'eccentrica sessantenne che preferisce la compagnia degli animali a quella degli uomini e crede nell'astronomia come strumento per porre ordine nel caos della vita. Quando alcuni cacciatori vengono trovati morti nei dintorni del suo villaggio, Janina si tuffa nelle indagini, convinta com'è che di omicidi si tratti. Con la sua prosa precisa e pungente Olga Tokarczuk ricorre ai modi del noir classico per virare verso il thriller esistenziale e affrontare temi come la follia, il femminismo, l'ingiustizia verso gli emarginati, i diritti degli animali: surreale, acuto, melanconico, sconcertante, il suo romanzo interroga il presente anche quando sembra parlare di tutt'altro.

RECENSIONE
Adesso che sono finalmente riuscita a leggere - e terminare - Guida il tuo carro sulle ossa dei morti, posso dire che per fortuna l'ho letto in un momento della mia vita in cui, nonostante le crisi di nervi dovute allo stress per l'ennesima operazione chiurugica, sono a mio agio con il tema della morte. Forse perché, e non so se ve ne ho già parlato, nei romanzi che scrivo io il tema della morta è sempre presente, in un modo o nell'altro. E' il mio modo per esorcizzarla. E, ne sono convinta, forse per questo mi sento a mio agio a leggerne. Tuttavia, come sapete, il mio unico limite sono i romanzi come Gideon La Nona. Ecco, quel genere di romanzi così dark, e che hanno come protagonista la morte, scheletri e via dicendo, sono il mio limite. 

Tornando a noi, questo romanzo ha come protagonista Janina Dusnejko, una signora di sessant'anni che vive nella steppa, in una Terra di Nessuno, tra la Polonia e la Repubblica Ceca. Questo villaggio, sperduto e isolato dal mondo esterno, è popolato da poche case e un circolo di cacciatori. Janina, fervente ecologista e amante degli animali, a mio avviso soffre di allucinazioni visive - quando vede la Nonna e la Mamma nella cantina - e di una strana malattia che le irrigidisce le articolazioni, impedendole di muoversi e di riuscire a parlare. Tuttavia, questo non le impedisce di agire come protettrice degli animali, guidata dagli Oroscopi di tutte le persone del circondario. E così, quelle persone che hanno nomi arzigogolati e strani, diventano: Buona Novella, Dyzio, Piede Grande, Il Presidente, ecc. Questo facilita le cose da una parte, ma secondo me accentua ancora di più la sua stramberia. Insomma, fino a metà del romanzo, Janina è una vecchina strampalata, particolare - tanto che perfino nella scuola dove insegna inglese, viene vista come una signora dalle abitudini bizzarre e poco igieniche. I personaggi che ruotano attorno alla sua vita da emarginata, perché questo sono le persone che si sono ritirate dal mondo e che sopravvivono come possono in quel luogo per niente ameno, sono particolari a modo loro. Specialmente il signore dalla cura maniacale - proprio come l'ordine, allo stesso modo maniacale - che ha il figlio - che noi conosceremo come Cappotto Nero, della Polizia - ed è vicino diretto di Janina. 

Un romanzo in cui esistenzialismo, morte ed ecologia si mescolano in modo bizzarro. Strano. 
Ho sentito la mancanza di un pareggiamento di conti karmico tra ciò che ha fatto Janina - e la violenza, per impedire altra violenza, non è mai la risposta giusta - e il male che ha fatto. Non vi dirò quale. 
Però, ecco, visto che si è parlato tanto di etica e morale, volevo che pagasse lo scotto delle sue azioni. 

E il narratore inaffidabile? Devo fare i miei complimenti a Olga per questo, perché avevo puntato tutto sul killer sbagliato lol Mi sa che devo affinare ancora di più i miei sensi, altrimenti non ne vengo fuori al prossimo romanzo thriller o noir lol In quel caso, la trama ha plottato il twist alla grande!

Devo ancora, per l'ennesima volta, trascrivere le poche cit, quindi se mi va tornerò qui sopra a rimetterle. In ogni caso, se avete voglia di sperimentare un romanzo particolare, ve lo consiglio.

xoxo,
Giada

mercoledì, ottobre 30, 2024

RECENSIONE DE LA CORONA DI OSSA (BLOOD AND ASH #3) DI JENNIFER L. ARMENTROUT

Buona sera, Fantastics! Nonostante io mi sia sentita estremamente stressata negli ultimi 15 giorni - tra la tensione per la visita che decreterà cosa mi faranno nella prossima operazione chirurgica - e il cercare il lavoro e cazzi e mazzi vari, alla fine sono riuscita a finire La Corona di Ossa. Poppy e Casteel, ma anche i Wolven mi hanno accompagnato durante questi 8 giorni - li ho appena contati, giuro! - veramente molto intensi. E dopo il primo della Trilogia del Baztan, direi che ci voleva proprio.

PREMESSA
Ho preso l'abitudine di terminare le saghe che ho lasciato a metà o che ho mollato all'inizio. Questa, in particolare, ci tenevo a leggerla. Perché mi sono sempre rivista molto in Poppy e nel suo modo di fare. E aspetto anche io un momento epifania, come quello che ha avuto lei qui, che mi permetta di liberare tutto il mio grandissimo potenziale. E so che c'è. Voglio usarlo. Ad ogni modo, di questo romanzo ho amato la complessità degli intrighi politici - e ce ne sono davvero tanti, che iniziano secoli prima questa serie - e niente... Preferisco di gran lunga Poppy e Casteel a Layla e Roth (solo loro, perché non ho letto altri romanzi della Armentrout, e solo Onyx non conta quindi valgono solo loro due).

TRAMA (DA GOODREADS.COM)
È STATA...

VITTIMA E SOPRAVVISSUTA

Poppy non avrebbe mai immaginato di innamorarsi del principe Casteel, e men che meno di essere ricambiata con lo stesso trasporto. L’unica cosa che desidera è godersi quella felicità inaspettata, ma il dovere li chiama: devono trovare i rispettivi fratelli prima che sia troppo tardi, e tutto lascia pensare che sarà una missione pericolosa, con conseguenze inimmaginabili.

NEMICA E GUERRIERA
Poppy non desiderava altro che tornare padrona della propria vita. Di certo non aspirava a controllare quella degli altri, eppure ora deve scegliere se rinunciare al suo diritto di nascita o appropriarsi della corona di ossa dorate e diventare la Regina di Carne e Fuoco. Ma quando vengono alla luce gli oscuri peccati e i sanguinosi segreti del regno, una potenza a lungo dimenticata riemerge, più minacciosa che mai, ed è disposta a tutto per impedire che Poppy porti quella corona.

AMANTE E ANIMA GEMELLA
Il pericolo più grande per Atlantia, però, si annida a occidente: la Regina di Sangue e Cenere trama da secoli per realizzare i suoi progetti, e per impedirlo Cas e Poppy dovranno addentrarsi nelle Terre degli dei e risvegliarne il re. Dovranno affrontare segreti terribili, tradimenti devastanti e nemici determinati a distruggere tutto ciò per cui loro hanno lottato, ma soprattutto dovranno decidere fino a che punto sono disposti a spingersi per il loro popolo… e l’uno per l’altra.

E ADESSO DIVENTERÀ REGINA…

RECENSIONE
Ogni volta che finisco un romanzo della Armentrout mi sento gasata come non mai, giuro. E adesso mi sento esattamente così - non solo perché ho il pepe sul mio povero culetto malandato perché voglio proseguire il racconto e guardarmi, allo stesso tempo, due espisodi di One Day - euforica. Quel finale, poi! Quel finale è da dieci e lode, impara dalla Armentrout, Stephanie Meyer!

Ma tornando a noi... Dunque, la storia riprende da dov'era terminata la precedente: Poppy e Casteel stanno vivendo il loro periodo Luna di Miele, dopo il matrimonio: le scene spicy abbondano a volontà - e non me ne lamento, eh! Anzi! - ma, purtroppo, non è destinato a durare a lungo. Ben presto, gli impegni che pendono sul loro capo come la Spada di Damocle saranno più forti del loro desiderio di rimanere l'uno di fianco all'altra, di prendersi cura a vicenda e di amarsi in modo incondizionato. Finalmente Poppy conoscerà Re Valyn e la Regina Eloana, i genitori di Casteel (e di Malik). Poter finalmente approfondire due personaggi così rilevanti è stato davvero bello, ma forse l'aspetto che, come ho detto su Instagram ho apprezzato di più, è stata l'evoluzione di Poppy. La Poppy - che vuol dire papavero in inglese, ndr- del primo romanzo non li avrebbe affrontati senza paura, anzi... li avrebbe temuti. L'evoluzione di Poppy è il fiore all'occhiello di questo romanzo, è ciò che rende questo romanzo unico nel suo genere - e sì, scusa Layla, ma Poppy emana più girl power di te. Casteel è un sottone sotto ogni aspetti, davvero. E lo ammetto, alcune delle frasi sdolcinate che lui usa le ho usate anch'io, nella mia saga fantasy. Quindi, bene? 

La cosa più bella è stato anche il fatto che, da circa metà, ci sia un colpo di scena ad ogni pagina. Ci sono entrate in scena di personaggi che, soltanto fino a quel momento, erano stati solo nominati. E che entrate in scena! Posso dire che Gianna Davenwell e Malik fanno il paio con la Grande Rivelazione della Regina Ileana. Okay, non dirò cos'è. Ma è incredibile. Nemmeno io, che ci azzecco sempre, stavolta ci ho azzeccato. Il fatto è che in questo romanzo nessun personaggio è davvero affidabile, e siccome io ci indovino sempre, stavolta ho cannato alla grande. Va beh, mi rifarò col prossimo romanzo. 

Ora filo sul serio a prenotarmi La Guerra delle Due Regine, because i'm seated. i'm not moving.
i'm not moving until further notice.

Comunque, avrei centinaia di citazioni da postarvi, ma non ho avuto il tempo materiale per farlo. 
Magari, più avanti la metterò. Dev'essere comunque dopo il Ponte del 31/10 e 1-2/11 perché la Biblioteca sarà chiusa durante il Ponte.

xoxo,
Giada

sabato, ottobre 19, 2024

RECENSIONE DE IL GUARDIANO INVISIBILE (TRILOGIA DEL BAZTAN #1) DI DOLORES REDONDO

Buon pomeriggio, Fantastics! O, meglio, buona sera. C'è un cielo talmente plumbeo e cade talmente tanta pioggia, che direi siamo nel mood esatto de Il Guardiano Invisibile della Redondo, dato che nella cittadina di Elizondo piove abbestia... come oggi lol

PREMESSA
Quattro mesi fa, ho visto tutta la Trilogia del Baztan su Netflix. Ho scoperto ch'era tratta da libri, quindi li ho messi subito nella mia TBR. Non mi aspettavo di leggerli molto presto. Ma ormai sapete com'è la storia: a causa dell'ansia per la mia ennesima operazione chirurgica, ho trovato che l'unico modo per tenerla a bada è leggere a manetta. Certo, se avessi avuto il contratto rinnovato dall'altro posto di lavoro, adesso mi sentirei un pochino meno in ansia costante - i miei denti non ringraziano, a tal proposito. Ma si fa quel che si può. Quindi, alla fine, ho letto un libro che è decisamente fuori dalla mia zona comfort - dovete sapere che a me non piacciono né le serie tv né i libri che hanno come protagonisti detective e via dicendo, ma in questo caso posso dire che mi ha sorpreso che mi è piaciuto. Non da 5 stelline e dire wow. Ma, insomma, è stata una bella lettura. Una bella e breve pausa dal fantasy e dal romantasy.

TRAMA (DA SALANIEDITORE.IT)
Amaia Salazar non è una donna qualunque. È una poliziotta esperta e intelligente, che è riuscita a superare l’ostilità dei colleghi uomini fino a guadagnarsi la loro stima. Anche la sua vita privata è ricca e appagante, grazie a un marito che la ama moltissimo. Ma quando una serie di delitti atroci la richiamano nel paese di origine dove vive la sua famiglia e che Amaia era ben felice di avere abbandonato, ogni certezza si sgretola improvvisamente: antiche angosce si risvegliano, segreti che sperava dimenticati e che invece ritornano, come se fossero misteriosamente collegati a quegli omicidi. Per risolvere il caso Amaia è costretta a confrontarsi con il lato buio della sua anima mettendo a rischio la solidità della propria vita, i legami familiari, perfino la certezza del proprio lavoro, e cercare l’assassino lungo i sentieri di antiche leggende, superstizioni inquietanti che parlano di un potere ancestrale e invincibile… Dolores Redondo ambienta Il guardiano invisibile tra i boschi della Navarra, nel Nord della Spagna: con perfetto equilibrio unisce suspense e folclore, dando vita a un thriller in cui i paesaggi si animano, teatro dell’azione del male e allo stesso tempo della sua sconfitta. Consacrato dal successo internazionale, Il guardiano invisibile si legge avidamente e immerge il lettore nelle sue atmosfere come un tuffo in acque profonde.

RECENSIONE
Il Guardiano invisibile è un romanzo particolare, un murder mystery, che però non è solo murdery mystery perché mescola folclore basco (il basajaun, la belage etc) ad eventi che potrebbero essere definiti reali/realistici. Senza parlare di ciò che ho amato, ma che mi ha annoiato anche, allo stesso tempo: la prolissità dei pensieri e delle riflessioni di Amaia. Ma, andiamo, essendo la protagonista, è una critica tirata proprio per i capelli.

Amaia Salazar è una dectective di Pamplona, che viene richiamata a lavorare a un caso nella sua città natia: Elizondo. Elizondo si trova in una valle oscura, piena di boschi, in cui si dice vi alberghino ancora le creature mitologiche del folclore locale: come dicevo su, il basajaun, la belage, le lamiak. Ma Amaia non è solo questo: è una donna che si è dovuta fare da sola, scappando letteralmente da Elizondo non appena ne ha avuto la possibilità, perché reduce da un tentativo di omicidio da parte di sua madre quando aveva solo nove anni. Questo tentativo di omicidio, reso in modo ancor più grafico nel film, descrive alla perfezione la perdita di lucidità, e la rabbia e l'odio della madre Rosario nei suoi confronti. Tuttavia, Amaia non è l'unica figlia di quella donna: abbiamo la maggiore, una stronza dittatrice chiamata Flora; una mezzana insicura e fragile, Rosaura e infine Amaia. Alcuni termini, come amà e aita erano difficili da capire, per fortuna il traduttore ha messo le note, altrimenti sarebbe stato impossibile capire la maggior parte del romanzo lol La lingua basca, in special modo l'euskera, è davveo molto complicata. Fosse stato un mix tra spagnolo e portoghese sarei riuscita a capirlo, ma questo proprio no. Insomma, in questo romanzo si mescolano omicidi di giovani donne e ragazzine, di un range d'età che varia dai 13 ai 20 anni, e il serial killer è un uomo tra i 25-45 anni che proviene da un'educazione castrante. La particolarità, è che pone sopra le parti intime uno txantxigorri, un dolcetto simile a quelli nostri siciliani con la frutta:


Sono questi, ma come potete vedere mi sono sbagliata alla grande e non somigliano per niente ai nostri siciliani. In poche parole, questo serial killer posa sulle parti intime delle vittime questo dolcetto. E' la sua firma, il suo modo per rendersi riconoscibile alle autorità.

Amaia dovrà affrontare, una volta per tutte, il suo trauma passato e, allo stesso tempo, fare i conti con i suoi problemi di fertilità. Tutte le donne della famiglia Salazar soffrono di questi problemi, e non se ne capisce la ragione o il motivo. Da parte mia, dopo la lettura di questo romanzo, ho più domande che risposte. Quindi mi sa che devo già prenotare il sequel?

Non ho citazioni con cui salutarvi, perciò la mia recensione si chiude qui.

xoxo,
Giada

domenica, ottobre 13, 2024

RECENSIONE DE LO HOBBIT (MIDDLE EARTH #0) DI J.R.R. TOLKIEN

Buon pomeriggio, Fantastics! Non mi sembra ancora vero che dopo ben più di 10 anni, finalmente vi sto postando la recensione di una delle mie saghe del cuore! Ho un belissimo ricordo di tutta la trilogia di LOTR, letta durante l'università e proprio durante il corso di filologia germanica - in un certo senso, è stata filologia germanica a farmi venir voglia di scoprire quest'autore, capostipite del fantasy internazionale, all'epoca. Quindi devo tutto a Paola Mura, la mia prof all'epoca, per avermi trasmesso l'amore per la sua materia e per la cultura celtica, in generale <3 

PREMESSA
Non avete idea da quanti anni rimandavo questa occasione. Non era mai il momento giusto. Finché, complice l'ansia per l'operazione - l'ennesima che dovrò fare - alla fine, finalmente, è giunto il suo momento. Come vi dicevo, amo molto filologia germanica. E' uno degli esami che ricordo con più affetto, dell'università. Difficile, certo. Ma molto interessante. E ricordo proprio che fu grazie alla mia prof Mura, di cui conservo ancora le dispense del suo corso, che iniziai a leggere Tolkien. Inutile dire che il resto è storia. E siamo giunti qui, dopo dieci anni, a postare finalmente la recensione nel blog. Non so nemmeno se rileggerò CS Lewis - lui e Tolkien erano molto amici, ma avevano una visione del mondo completamente diversa - e rileggendo le prime recensioni, mi sono resa conto di quanto sono cambiata durante gli anni. Quindi, di alcuni romanzi farò una nuova recensione perché io sono cambiata. La mia visione del mondo è cambiata, irrimediabilmente. E non trovo giusto non aggiorarvi. In fondo, non sono la stessa persona di dieci anni fa. Quindi, alla fine, ho recuperato Lo Hobbit. E che viaggio è stato! Un viaggio emozionante, doloroso e anche intenso! Ma merita. Merita assolutamente un sacco! E' una lettura più easy rispetto a LOTR, quindi secondo me, se state sperimentando l'high fantasy ci sta. 

TRAMA (DA LAFELTRINELLI.IT)
Per i lettori di tutto il mondo, Lo Hobbit è il primo capitolo del Signore degli Anelli, uno dei massimi cicli narrativi del XX secolo. Questa edizione vede la nuova traduzione della Società Tolkieniana Italiana, e le splendide illustrazioni di Alan Lee.

Gli hobbit sono (o erano) gente piccola, alta all'incirca la metà di noi, e più bassa dei barbuti nani. Gli hobbit non hanno barba. In loro c'è poco o niente di magico, a parte quella magia di tipo comune e quotidiano che li aiuta a sparire silenziosi e rapidi quando persone ingombranti e stupide come me e voi gli capitano intorno, con un rumore da elefante che essi sono in grado di sentire a un miglio di distanza.

Pubblicato per la prima volta nel 1937, «Lo Hobbit» è per i lettori di tutto il mondo il primo capitolo del «Signore degli Anelli», uno dei massimi cicli narrativi del XX secolo. Protagonisti della vicenda sono, per l'appunto, gli hobbit, piccoli esseri «dolci come il miele e resistenti come le radici di alberi secolari», che vivono con semplicità e saggezza in un idillico scenario di campagna: la Contea. La placida esistenza degli hobbit viene turbata quando il mago Gandalf e tredici nani si presentano alla porta dell'ignaro Bilbo Baggins e lo trascinano in una pericolosa avventura. Lo scopo è la riconquista di un leggendario tesoro, custodito da Smaug, un grande e temibile drago. Bilbo, riluttante, si imbarca nell'impresa, inconsapevole che lungo il cammino s'imbatterà in una strana creatura di nome Gollum.

RECENSIONE
Lo Hobbit è stata un'avventura su tutta la linea, una lettura easy e molto intensa, come solo la penna del Maestro del Fantasy può essere. Mi era mancato, il modo di scrivere di Tolkien. La sua scrittura vivida, cinematografica, in fondo capisco perché Peter Jackson si sia ispirato a lui e lo abbia usato come source material per i suoi più grandi successi al box office :)

Ma partiamo dal principio: Lo Hobbit parla di Bilbo Baggins, un hobbit che vive nella Contea di Hobbinton. E' un pantofolaio abitudinario, sebbene da una parte della sua famiglia - la parte Tuc - sia composta da avventurieri. Un giorno si presenta alla sua porta lo stregone buono Gandalf, che lo invita a partecipare a una missione nanesca, ma lui rifiuta. Fino a quando non si ritrova dodici nani nel suo buco-hobbit, ed è quasi costretto ad accettare l'offerta di Gandalf, in quanto gli viene promessa una parte dell'oro che il drago Smaug ha rubato ai nani, in particolar modo ai discendenti di Durin, ovvero i discendenti del nano Thorin. I nani non sono tutti uguali, anzi. Ognuno di loro ha il suo carattere e le sue fisse particolari, in particolare Bombur viene usato come comic relief in quanto grasso - te lo perdono Tolkien, solo perché mi hai fatto ridere un sacco! Il loro viaggio per giungere alla Desolazione di Smaug non è molto semplice, anzi! Si rivela costellato dalle più piccole e grandi difficoltà, ma devo dire che l'anticipazione di Elrond e di Gran Burrone è stata sicuramente una delle cose che mi ha fatto avere gli occhi a cuoricino per gran parte della lettura - e sì, sono reduce dalla seconda stagione de Gli Anelli del Potere, quindi capitemi. Percepitemi così, d'accordo? - e anche l'entrata in scena degli Elfi Silvani - elfi che dapprima sono malvagi, ma poi diventano buoni - gotta love some character development here, no? 

Una cosa che mi ha ricordato una delle leggende celtiche che ho studiato all'università, è stato senza dubbio quella di Bondr - il mutaforma che si trasforma in orso e che guida e aiuta gli orsi nelle vicinanze di Boscotetro. Non ricordo di preciso quale leggenda sia, ma so che è una leggenda. Non appena la troverò, sicuramente la posterò qui, perché so di averla già studiata sei/sette anni fa. Ad ogni modo, ho amato il modo in cui ogni elemento fantasy si mischiasse egregiamente all'elemento di cultura celtica, senza soffocare né l'uno né l'altro. Ma la cosa che mi ha fatto saltare sul letto è stato sicuramente l'entrata in scena de l'Anello. Sì, quell'Anello! E questa cosa mi ha gasata un sacco, ma mi ha fatto anche venir voglia di recuperare lo Sirmallion per leggere la storia de Gli Anelli del Potere, però i 9 libri che ho in prestito mi stanno guardando malissimo... quindi devo darmi una calmata, e andare per gradi. Altrimenti mi ritroverò con 20 libri in prestito, e solo uno restituito.

Ad ogni modo, sono grata a Giuly per avermi coinvolta. E sono felice di essere tornata a Middle Earth insieme agli elfi, agli hobbit, ai nani e a tutte le compagnie.

Vi lascio con un piccolo brano, invitandovi a recuperare Lo Hobbit non appena potete:
"Dov'eri andato, se non sono indiscreto?" disse Thorin a Gandalf mentre cavalcavano. 
"A guardare pià avanti," egli disse.
"E cosa ti ha portato indietro all'ultimo minuto?"
"L'aver guardato indietro," egli disse.
"Chiarissimo!" disse Thorin. "Ma non potresti essere più esplicito?"
"Andai avanti a perlustrare la nostra strada. Presto diventerà pericolosa e difficile. Inoltre ero andato a rifornire la nostra piccola scorta di provviste. Comunque non ero andato molto lontano, quando incontrai un paio di amici di Gran Burrone."
(Gandalf e Thorin)

xoxo,
Giada

martedì, ottobre 08, 2024

RECENSIONE DI PERCY JACKSON E GLI EROI DELL'OLIMPO - L'EROE PERDUTO (THE HEROES OF OLYMPUS #1) DI RICK RIORDAN

Buona sera, Fantastics! Oggi è una giornata un po' meh, nel senso che non sto molto bene e che preferirei andar avanti a guardarmi Kaos - sempre in tema mitologia greca - ma prima voglio a tutti i costi scrivere questa recensione. Almeno, di due libri che sto leggendo ne avrò già recensito almeno uno. E magari Lost aspetterà, stasera, perché voglio finire quella serie per sceglierne un'altra da guardare a spizzichi e bocconi al pomeriggio.

PREMESSA
La saga di Percy Jackson, la prima, mi è entrata nel cuore. Percy è prima un bambino, e poi un ragazzo, spiritoso. Divertente. E dalla lingua lunga. Tuttavia, ha un grande cuore e darebbe la vita per i suoi amici. Una cosa che ha in comune con Jason Grace, che si ritrova con la memoria settata nella mitologia romana. Ecco, avevo dimenticato certe differenze tra la mitologia greca e romana, voglio dire, almeno che uno non lavori con questi due temi o ci stia scrivendo un romanzo, la vedo dura... comunque un po' mi dispiace averlo finito... l'ho tirata lunga una settimana perché non volevo finirlo, ma adesso che l'ho finito mi dispiace un sacco. Non avrei voluto che finisse.

TRAMA (DA RAGAZZIMONDADORI.IT)
Jason si risveglia in uno scuolabus accanto al suo migliore amico Leo e alla sua ragazza Piper. Sarebbe tutto normale, se non fosse per un dettaglio: è la prima volta che li vede, e non ricorda nulla di sé.

Il mistero si infittisce quando una torma di spiriti della tempesta li attacca, e una tale Annabeth Chase plana a bordo di un carro volante in cerca di un certo Percy Jackson, scomparso dal Campo Mezzosangue.
È qui che Jason, Piper e Leo scopriranno di essere semidei e di dover affrontare un'impresa che decreterà il futuro dell'umanità: Era è stata imprigionata, e se non verrà liberata entro il solstizio d'inverno, i giganti risorgeranno per servire il sogno di distruzione di Gea, la perfida dea della terra.

RECENSIONE
Zio Rick è abile nel creare personaggi ai quali è facile affezionarsi, e anche in questo caso ha fatto centro. Jason, Piper e Leo sono personaggi a tutto tondi, dei ragazzi di quindici anni con cui è facile entrare in empatia e per cui è facile tifare. Sono curiosa di scoprire quale sarà la loro hybris - il loro difetto fatale - perchè ogni eroe greco ne ha uno. 

Jason si risveglia in un pulmino insieme a Piper McLean, la sua ragazza, e Leo Valdez diretti allo Skywalk di (scusate, non ricordo il paese). Tutti e tre si trovano in un campo scuola per ragazzi problematici, la Scuola della Natura, che ha lo scopo di insegnare loro come stare nel mondo. Tuttavia, mentre sono in quel paese, vengono attaccati dai ventus, spiriti del vento maligni che vogliono fare del male a Jason e ai suoi amici. E' lì che non solo Jason scoprirà i suoi poteri, ma anche Leo e Piper. Jason è, infatti, figlio di Giove. E, se mentre il resto del gruppo associa ad ogni identità una divinità greca, lui le associa a quelle romane. Ma perché Jason ricorda solo divinità romane non greche? Cosa ci fa al Campo Mezzosangue, dato che palesemente non ha nulla a che fare con loro?

Nel frattempo, Annabeth è alla ricerca disperata di Percy Jackson. Percy, infatti, è scomparso di punto in bianco e nessuno ha idea di dove si trovi. L'arrivo inaspettato del Trio - Jason, Piper e Leo - tutti e tre facenti parte della Grande Profezia e quindi parte dei Sette che guideranno le due fazioni in lotta contro un nemico più grande di loro, perfino più grande dei Titani: ovvero Gea. Gea, la Madre Terra, capace di essere tanto buona quanto crudele. E molto più crudele dei Titani. Questa prima battaglia non è altro che il riscaldamento... riusciranno i nostri semidei a salvare l'Olimpo?

Niente citazioni, oggi. Ma perlomeno ora che sono alla fine delle recensione mi sento un po' meglio.
Vediamo se bere un succo sarà una buona decisione o una pessima decisione.

xoxo,
Giada
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