lunedì, novembre 18, 2024

RECENSIONE DI REVOLUTIONARY ROAD DI RICHARD YATES

Buona sera, Fantastics! Sono state due settimane ricche di emozioni, e non è ancora finita, ma almeno penso che il peggio sia passato - wait till dovrò pentirmi di averlo scritto, per altre notizie. Ad ogni modo, finalmente sono riuscita a finire Revolutionary Road e ne sono davvero felicissima! Anche Yates rientrava tra gli autori da sperimentare quest'autunno, o in caso contrario nella primavera del 2025, e sono felice di averlo sperimentato :)

PREMESSA
Non ricordo chi, dei blogger che seguo su Ig, abbia letto questo romanzo. Forse Malitia in Wonderland, tantissimi anni fa. So solo che, da quando l'ho visto, non ho fatto altro che pensarci. Avete presente i film di critica sociale, a tratti horror e splatter, come The Menu o Ready or not? ecco, una cosa simile. Revolutionary Road mi ha ricordato The Menu, senza assassino folle compreso, chiaramente. E devo dire che ho provato tanta, ma tanta di quella rabbia per Frank e per come faceva gaslighting ad April che non avete idea. Mi ha ricordato una coppia che conosco, alla lontana. Impegnata soprattutto a mantenere le apparenze nella società, piuttosto che esser sincera con sé stesso. O meglio, rifiutandosi di esser sincera con sé stessi, e mantenendo i loro grossi problemi familiari dietro porte chiuse. Il che è la realtà dei paeselli in cui viviamo, no? Il complesso di Revolutionary Hill è proprio questo.

TRAMA (DA IBS.IT)
È il 1955; i Wheeler sono una coppia middle class dei sobborghi benestanti di New York, che coltiva il proprio anticonformismo con velleità ingenua, quasi ignara della sua stessa ipocrisia: la loro esistenza scorre fra il treno dei pendolari, le cenette alcoliche con i vicini, le recite della filodrammatica locale, ma Frank e April si sentono destinati a una vita creativa e di successo, possibilmente in Europa. Nella storia della giovane famiglia in apparenza felice la tensione è nascosta ma crescente, il lieto fine impossibile, e l'inevitabile esplosione arriva con una potenza da dramma shakespeariano.

RECENSIONE
Sapete, non leggo un romanzo di satira sociale dai tempi della quinta superiore e del terzo anno di università, all'incirca. Leggerlo, è stato come tornare sui banchi di scuola. E mi ha ricordato anche come, nonostante siano passati tanti anni, la società in fondo non sia cambiata di una virgola.

E' il 1950, Frank ed April Wheeler si sono appena trasferiti a Revolutionary Hill, nel complesso di Revolutionary Road gestito dalla zelante e cinguettante Helen Givings. La loro famiglia è composta da Frank, grande lavoratore nell'azienda ch'era stata di suo padre, la Knox Machines; April fa la casalinga, e i loro due bambini: Michael e la bimba di cui ora mi sfugge il nome. All'apparenza, sono la famiglia perfetta. Amorevole, cordiale, gentile. Ma sotto questa facciata, si nascondono i demoni del passato che si uniscono a quelli del presente e che rendono l'atmosfera pesante. Frank è infelice nella sua relazione con April, sente di essere a punto morto della vita e fa un lavoro che odia e che gli richiede il minimo indispensabile. April è una casalinga a cui comincia a stare stretta la vita nel paesello di cui tutti sanno tutto di tutti, sebbene provino a nascondersi qualche segreto. April è una donna nevrotica e piena di rabbia, tuttavia sin dall'inizio della sua relazione con Frank ha sempre messo in chiaro di non volere figli. Ma, per una qualche ragione che all'inizio nemmeno lei riesce a spiegarsi, si è sempre trovata ad averne. Due, per l'esattezza. Il fatto che April non voglia figli è reso chiaro sin dal principio, ed è una cosa a cui Frank si è sempre opposto con grande forza. Tanto da risuonare le parole che ora, gli americani stessi, dicono alle loro mogli o compagne dopo l'elezione di Trump:

your body, my choice
il tuo corpo, la mia scelta
Perché quello che fa Frank, sin dall'inizio della loro relazione, è costringerla a qualcosa che non vuole. A fare figli. Opporsi all'aborto con tutte le sue forze. April, in poche parole, non ha alcun potere decisionale sulla propria vita e sul proprio corpo. E questa cosa, in tutta sincerità, mi ha fatto incazzare. Frank, d'altro canto, è un finto stakanovista. Odia il suo lavoro, e credo che abbia scelto quella ditta solo per fare un dispetto al padre - il fatto che non si sia messo in contatto con loro per anni, dopo la guerra, ne è un sintomo chiaro e tondo - e ha una relazione extraconiugale che non lo soddisfa appieno. Allo stesso modo, con lo stesso stile a stampino voluto, abbiamo Shep Campbell, ex ragazzaccio che ha messo la testa a posto per la ragazza di cui è accontentato, Milly; mentre sogna di farsi April. E quando succede, il suo sogno d'amore viene brutalmente fatto a pezzi.

L'infelicità, l'insoddisfazione e l'inquietudine che regnano su questo romanzo sono palpabili. La ricca società del ceto medio, all'apparenza felice, è in realtà felice. Si sente persa, sperduta in un mare di cose di cui non sa cosa farsene.

Un romanzo crudo, diretto, senza fronzoli. Un romanzo corale - perché abbiamo moltissimi POV con flashbacks che si uniscono al presente, cioè non vengono nemmeno distaccati dal capitolo originario - con i POV perfino dei bambini, di Howard Givings, di Helen Givings; di Shep Campbell e di Frank. E la cosa tremenda, che ha rispecchiato ancor di più la società, è che né Milly né April hanno un POV loro. Le loro vite vengono conosciute attraverso la voce dei loro mariti, come se solo i loro mariti dessero loro un'aura di tangibilità.

Super consigliato, e pure attuale per i temi che tratta.

Se volete incazzarvi col genere maschile e promuovere i diritti delle donne, è il libro giusto per voi.

Vi lascio con una citazione tratta da questo romanzo, prima di filare a guardare La Ultima (con Aitana Ocana e Miguel Bernardeu) che devo finire assolutamente per iniziare Sense8:
"Le persone intelligenti e sensate dovevano fare buon viso a cattivo gioco di fronte a situazioni del genere, così come facevano con le assurdì ben maggiori rappresentate da impieghi in città mortalmente noiosi e da abituazioni suburbane mortalmente noiose. Le circostanze economiche potevano obbligarti a vivere in un ambiente del genere, ma ciò che contava era non farsi contaminare. L'importanre era, sempre, ricordare chi eri."
(Frank Wheeler)

xoxo,
Giada

mercoledì, novembre 13, 2024

RECENSIONE DE IL REGNO DELLE FIERE (KINGDOM OF THE WICKED #3) DI KERRI MANISCALCO

Buon pomeriggio, Fantastics! Ho un mal di testa atroce, e non ne capisco il motivo. O meglio, spero che sia quello che penso. Nei momenti di forte stress emotivo mi viene sempre un mal di testa terribile che si protrae per ore e ore uff. Ad ogni modo, ho finalmente finito la trilogia dedicata a Emilia Di Carlo e non riesco ancora a crederciii! Gioia e giubilo nel Regno!

PREMESSA
Quando l'ho prenotato un mese fa in biblioteca, pensavo di avere tutto il tempo del mondo per leggerlo. Invece no. Invece, l'ho dovuto finire a tempo record per restiruirlo entro il 14/11, dato che qualcuno l'aveva prenotato dopo di me. E, anche perché Guida il tuo carro sulle ossa dei morti mi ha abbassato così tanto l'umore che, pur non avendone completamente voglia, ho iniziato Revolutionary Road - stasera lo riprendo. Quindi il trash di Emilia & company è stato ben accolto, da parte mia. Ero molto curiosa di vedere come sarebbe finita la storia di quella fastidiosa e idiota di Emilia, e devo dire che le è andata fin troppo bene... Voglio dire, ci sono talmente tanti deus ex machina da far ridere un bambino, ma tuttavia era esattamente ciò che volevo. La Giada che aveva aperto il blog nel 2014 probabilmente l'avrebbe fatto a pezzi. Detestato, addirittura. Invece ora vi dico che l'ho amato. Era esattamente quello di cui avevo bisogno.

TRAMA (DA OSCARMONDADORI.IT)
Emilia è sconvolta da ciò che ha scoperto sulla gemella Vittoria. Ma, prima di affrontare i fantasmi del passato, brama di rivendicare il suo re, l’affascinante Principe Ira. Non vuole solo il suo corpo, anela al suo cuore e alla sua anima: le uniche cose che l’enigmatico demone non può concederle.

Quando un illustre membro della Casata dell’Avarizia viene ucciso, prove schiaccianti incastrano proprio Vittoria, ed Emilia è decisa ad andare fino in fondo e scoprire chi sia quella sorella che credeva di conoscere.

Insieme a Ira metterà in atto un peccaminoso gioco di inganni per trovare l’omicida e placare i disordini che stanno nascendo tra streghe, demoni, mutaforma e le creature più pericolose di tutte: le Fiere. Emilia era stata avvertita: quando si ha a che fare con i Malvagi, nulla è come sembra. Ma se i veri cattivi fossero sempre stati più vicini di quanto credesse?

RECENSIONE
Da dove cominciare, questa recensione? Beh, innazitutto parto col dirvi che ho amato questo romanzo proprio per il suo essere orgogliosamente trash in ogni suo più piccolo aspetto. Credetemi, lo è. Lo è abbestia, ma è proprio questo che lo rende magnificamente fluido e scorrevole. E' bellissimo nel suo essere brutto, capite? Percepitelo così: it's so bad that it's good

Emilia Di Carlo vuole sapere perché sua sorella, la sua amatissima gemella Vittoria, sta facendo la stronza a destra e a manca nel Regno Dei Vizi. Quando muore, all'apparenza, la comandante di Invidia, Vittoria è accusata di omicidio - è la dea della morte, dopotutto, è il suo pane quotidiano ammazzare la gente a random, come poi dimostrerà fisicamente ad Emilia. Emilia, ancora con la bontà e l'ingenuità di un'umana, è decisa a difendere sua sorella, così insieme al quasi-marito Ira, s'imbarca in un'avventura tra i Regni per scagionarla. Il tutto ciò, ovviamente, condito da abbondanti scene di sesso. Okay, posso dire che questo è stato decisamente il lato migliore del romanzo. Il sesso. Tanto, ma tanto sesso. Emilia e Ira non si contengono, e hanno un kink per l'essere visti, come dimostrato poi sulla gondola nel Regno di Gola. 

In un susseguirsi di eventi, scopriamo che non c'è solo una maledizione: ce ne sono due, e sono interconnesse. La prima, lanciata da Sursea (un nome peggiore non potevi trovarne Kerri, eh?) su tutti i Principi dei Vizi, per punirli per aver spezzato il cuore della sua bambina. La figlia della Prima Strega, una ragazza che ha rinunciato a tutto per salvaguardare il suo cuore e non avere più niente a che fare coi demoni di ogni sorta. E la seconda, che riguarda direttamente Ira ed Emilia, che devono sacrificare il loro reciproco amore per non perdersi un'altra volta. Questa parte, oh... Sapete quanto amo quando i due lovers si struggono a vicenda l'uno per l'altro e sono disposti a non vedersi più, a rinunciare a chi amano, pur di vederli felici. 

La mia anima angst è andata a nozze con questo, perché è uno dei miei trope e micro-trope preferiti. Quando i personaggi sono disposti a rinunciare l'uno all'altro per il reciproco bene. Hold on, my dear heart. 

I plot twist non mi hanno sorpreso, voglio dire, avevo capito chi erano le Fiere e chi era la vera figlia della Prima Strega da molto prima della big revelation... Tuttavia, dato che finisce a tarallucci e vino, mi aspetto grandi cose dai romanzi degli altri Vizi. Specialmente per i miei preferiti, in ordine sparso: Accidia, Superbia, Invidia, Lussuria, Gola. Spero che il 2025 porti tanti altri di questi romanzi, perché sono davvero curiosa di vedere cos'avrà in serbo per noi la Maniscalco del mio cuor.

Ora, avrei un paio di citazioni da scrivervi, ma il mal di testa non dà tregua.
Quindi ci salutiamo qui, come avevo già fatto tempo fa, con la promessa di ritornare su questo post per aggiungere le citazioni che non ho ancora aggiunto.

xoxo,
Giada

martedì, novembre 05, 2024

RECENSIONE DI GUIDA IL TUO CARRO SULLE OSSA DEI MORTI DI OLGA TOKARCZUK

Buon pomeriggio, Fantastics! Sapete quando vi siete programmati le prossime giornate, e pensate che finirete di leggere un libro almeno entro i 4 giorni successivi, così per farvi un'idea? Ecco, oggi non avevo in programma di finirlo, ma sono felice allo stesso tempo di averlo fatto lol Tra questo e One Day, la serie, devo dire che il mio umore non era proprio al top - anche se penso che ciò sia da addurre, semplicemente, al fatto che mi stia arrivando il ciclo e mi rende molto più sensibile ed emotiva di quanto io non sia già di mio. Percepitemi così, d'accordo?

PREMESSA
Quando mi sono iscritta a Women's Reading, il gruppo aveva in lettura questo romanzo. L'ho rimandato, all'epoca, perché non era il suo momento. L'ho rimandato ancora - Juniper & Thorn mi sta guardando malissimo, però ho le scadenze anche della biblioteca da aspettare e visto che sono già al secondo e ultimo rinnovo di almeno 3 romanzi, devo dare la precedenza a quelli. Insomma, alla fine è arrivato il suo momento. Un romanzo esistenziale, e dovete leggerlo quando siete di buon umore e non sull'orlo di una crisi di nervi come ho fatto io, veramente tosto in certi punti. Credo che questo sia il mio allenamento per Una vita come tante. Non credete che me ne sia dimenticata. Datemi il tempo di smaltire, ed entro dicembre prometto di recuperarlo. In realtà lo sto promettendo soprattutto a me stessa, perché muoio dalla curiosità. Così come la mia voglia - e non mi è ancora passata - di recuperare I Miserabili - thanks Miss Nerily. Ne è valsa la pena, rimandare. Perché, nonostante tutto, mi sono goduta appieno questo romanzo.

TRAMA (TRA LAFELTRINELLI.IT)
Con la sua prosa precisa e pungente Olga Tokarczuk ricorre ai modi del noir classico per virare verso il thriller esistenziale e affrontare temi come la follia, il femminismo, i diritti degli animali, l'ingiustizia verso gli emarginati.

A Olga Tokarczuk è stato assegnato il Premio Nobel per la Letteratura 2018.

«Una miscela sorprendente di thriller, commedia e trattato politico scritta da una donna di straordinaria intelligenza e sensibilità anarchica» – Sarah Perry, autrice del Serpente dell'Essex

«Un romanzo di sovversiva eleganza» – New Statesman

«"Guida il tuo carro sulle ossa dei morti" vi farà venir voglia di leggere tutto quello che ha scritto Olga Tokarczuk» – Financial Times

Una cosa è certa: queste case non ci saranno più, il mio sforzo è insignificante, sta sulla punta di uno spillo, proprio come la mia vita. Dovremmo ricordarcene sempre.


Janina Duszejko, insegnante d'inglese e appassionata delle poesie di William Blake, è un'eccentrica sessantenne che preferisce la compagnia degli animali a quella degli uomini e crede nell'astronomia come strumento per porre ordine nel caos della vita. Quando alcuni cacciatori vengono trovati morti nei dintorni del suo villaggio, Janina si tuffa nelle indagini, convinta com'è che di omicidi si tratti. Con la sua prosa precisa e pungente Olga Tokarczuk ricorre ai modi del noir classico per virare verso il thriller esistenziale e affrontare temi come la follia, il femminismo, l'ingiustizia verso gli emarginati, i diritti degli animali: surreale, acuto, melanconico, sconcertante, il suo romanzo interroga il presente anche quando sembra parlare di tutt'altro.

RECENSIONE
Adesso che sono finalmente riuscita a leggere - e terminare - Guida il tuo carro sulle ossa dei morti, posso dire che per fortuna l'ho letto in un momento della mia vita in cui, nonostante le crisi di nervi dovute allo stress per l'ennesima operazione chiurugica, sono a mio agio con il tema della morte. Forse perché, e non so se ve ne ho già parlato, nei romanzi che scrivo io il tema della morta è sempre presente, in un modo o nell'altro. E' il mio modo per esorcizzarla. E, ne sono convinta, forse per questo mi sento a mio agio a leggerne. Tuttavia, come sapete, il mio unico limite sono i romanzi come Gideon La Nona. Ecco, quel genere di romanzi così dark, e che hanno come protagonista la morte, scheletri e via dicendo, sono il mio limite. 

Tornando a noi, questo romanzo ha come protagonista Janina Dusnejko, una signora di sessant'anni che vive nella steppa, in una Terra di Nessuno, tra la Polonia e la Repubblica Ceca. Questo villaggio, sperduto e isolato dal mondo esterno, è popolato da poche case e un circolo di cacciatori. Janina, fervente ecologista e amante degli animali, a mio avviso soffre di allucinazioni visive - quando vede la Nonna e la Mamma nella cantina - e di una strana malattia che le irrigidisce le articolazioni, impedendole di muoversi e di riuscire a parlare. Tuttavia, questo non le impedisce di agire come protettrice degli animali, guidata dagli Oroscopi di tutte le persone del circondario. E così, quelle persone che hanno nomi arzigogolati e strani, diventano: Buona Novella, Dyzio, Piede Grande, Il Presidente, ecc. Questo facilita le cose da una parte, ma secondo me accentua ancora di più la sua stramberia. Insomma, fino a metà del romanzo, Janina è una vecchina strampalata, particolare - tanto che perfino nella scuola dove insegna inglese, viene vista come una signora dalle abitudini bizzarre e poco igieniche. I personaggi che ruotano attorno alla sua vita da emarginata, perché questo sono le persone che si sono ritirate dal mondo e che sopravvivono come possono in quel luogo per niente ameno, sono particolari a modo loro. Specialmente il signore dalla cura maniacale - proprio come l'ordine, allo stesso modo maniacale - che ha il figlio - che noi conosceremo come Cappotto Nero, della Polizia - ed è vicino diretto di Janina. 

Un romanzo in cui esistenzialismo, morte ed ecologia si mescolano in modo bizzarro. Strano. 
Ho sentito la mancanza di un pareggiamento di conti karmico tra ciò che ha fatto Janina - e la violenza, per impedire altra violenza, non è mai la risposta giusta - e il male che ha fatto. Non vi dirò quale. 
Però, ecco, visto che si è parlato tanto di etica e morale, volevo che pagasse lo scotto delle sue azioni. 

E il narratore inaffidabile? Devo fare i miei complimenti a Olga per questo, perché avevo puntato tutto sul killer sbagliato lol Mi sa che devo affinare ancora di più i miei sensi, altrimenti non ne vengo fuori al prossimo romanzo thriller o noir lol In quel caso, la trama ha plottato il twist alla grande!

Devo ancora, per l'ennesima volta, trascrivere le poche cit, quindi se mi va tornerò qui sopra a rimetterle. In ogni caso, se avete voglia di sperimentare un romanzo particolare, ve lo consiglio.

xoxo,
Giada

mercoledì, ottobre 30, 2024

RECENSIONE DE LA CORONA DI OSSA (BLOOD AND ASH #3) DI JENNIFER L. ARMENTROUT

Buona sera, Fantastics! Nonostante io mi sia sentita estremamente stressata negli ultimi 15 giorni - tra la tensione per la visita che decreterà cosa mi faranno nella prossima operazione chirurgica - e il cercare il lavoro e cazzi e mazzi vari, alla fine sono riuscita a finire La Corona di Ossa. Poppy e Casteel, ma anche i Wolven mi hanno accompagnato durante questi 8 giorni - li ho appena contati, giuro! - veramente molto intensi. E dopo il primo della Trilogia del Baztan, direi che ci voleva proprio.

PREMESSA
Ho preso l'abitudine di terminare le saghe che ho lasciato a metà o che ho mollato all'inizio. Questa, in particolare, ci tenevo a leggerla. Perché mi sono sempre rivista molto in Poppy e nel suo modo di fare. E aspetto anche io un momento epifania, come quello che ha avuto lei qui, che mi permetta di liberare tutto il mio grandissimo potenziale. E so che c'è. Voglio usarlo. Ad ogni modo, di questo romanzo ho amato la complessità degli intrighi politici - e ce ne sono davvero tanti, che iniziano secoli prima questa serie - e niente... Preferisco di gran lunga Poppy e Casteel a Layla e Roth (solo loro, perché non ho letto altri romanzi della Armentrout, e solo Onyx non conta quindi valgono solo loro due).

TRAMA (DA GOODREADS.COM)
È STATA...

VITTIMA E SOPRAVVISSUTA

Poppy non avrebbe mai immaginato di innamorarsi del principe Casteel, e men che meno di essere ricambiata con lo stesso trasporto. L’unica cosa che desidera è godersi quella felicità inaspettata, ma il dovere li chiama: devono trovare i rispettivi fratelli prima che sia troppo tardi, e tutto lascia pensare che sarà una missione pericolosa, con conseguenze inimmaginabili.

NEMICA E GUERRIERA
Poppy non desiderava altro che tornare padrona della propria vita. Di certo non aspirava a controllare quella degli altri, eppure ora deve scegliere se rinunciare al suo diritto di nascita o appropriarsi della corona di ossa dorate e diventare la Regina di Carne e Fuoco. Ma quando vengono alla luce gli oscuri peccati e i sanguinosi segreti del regno, una potenza a lungo dimenticata riemerge, più minacciosa che mai, ed è disposta a tutto per impedire che Poppy porti quella corona.

AMANTE E ANIMA GEMELLA
Il pericolo più grande per Atlantia, però, si annida a occidente: la Regina di Sangue e Cenere trama da secoli per realizzare i suoi progetti, e per impedirlo Cas e Poppy dovranno addentrarsi nelle Terre degli dei e risvegliarne il re. Dovranno affrontare segreti terribili, tradimenti devastanti e nemici determinati a distruggere tutto ciò per cui loro hanno lottato, ma soprattutto dovranno decidere fino a che punto sono disposti a spingersi per il loro popolo… e l’uno per l’altra.

E ADESSO DIVENTERÀ REGINA…

RECENSIONE
Ogni volta che finisco un romanzo della Armentrout mi sento gasata come non mai, giuro. E adesso mi sento esattamente così - non solo perché ho il pepe sul mio povero culetto malandato perché voglio proseguire il racconto e guardarmi, allo stesso tempo, due espisodi di One Day - euforica. Quel finale, poi! Quel finale è da dieci e lode, impara dalla Armentrout, Stephanie Meyer!

Ma tornando a noi... Dunque, la storia riprende da dov'era terminata la precedente: Poppy e Casteel stanno vivendo il loro periodo Luna di Miele, dopo il matrimonio: le scene spicy abbondano a volontà - e non me ne lamento, eh! Anzi! - ma, purtroppo, non è destinato a durare a lungo. Ben presto, gli impegni che pendono sul loro capo come la Spada di Damocle saranno più forti del loro desiderio di rimanere l'uno di fianco all'altra, di prendersi cura a vicenda e di amarsi in modo incondizionato. Finalmente Poppy conoscerà Re Valyn e la Regina Eloana, i genitori di Casteel (e di Malik). Poter finalmente approfondire due personaggi così rilevanti è stato davvero bello, ma forse l'aspetto che, come ho detto su Instagram ho apprezzato di più, è stata l'evoluzione di Poppy. La Poppy - che vuol dire papavero in inglese, ndr- del primo romanzo non li avrebbe affrontati senza paura, anzi... li avrebbe temuti. L'evoluzione di Poppy è il fiore all'occhiello di questo romanzo, è ciò che rende questo romanzo unico nel suo genere - e sì, scusa Layla, ma Poppy emana più girl power di te. Casteel è un sottone sotto ogni aspetti, davvero. E lo ammetto, alcune delle frasi sdolcinate che lui usa le ho usate anch'io, nella mia saga fantasy. Quindi, bene? 

La cosa più bella è stato anche il fatto che, da circa metà, ci sia un colpo di scena ad ogni pagina. Ci sono entrate in scena di personaggi che, soltanto fino a quel momento, erano stati solo nominati. E che entrate in scena! Posso dire che Gianna Davenwell e Malik fanno il paio con la Grande Rivelazione della Regina Ileana. Okay, non dirò cos'è. Ma è incredibile. Nemmeno io, che ci azzecco sempre, stavolta ci ho azzeccato. Il fatto è che in questo romanzo nessun personaggio è davvero affidabile, e siccome io ci indovino sempre, stavolta ho cannato alla grande. Va beh, mi rifarò col prossimo romanzo. 

Ora filo sul serio a prenotarmi La Guerra delle Due Regine, because i'm seated. i'm not moving.
i'm not moving until further notice.

Comunque, avrei centinaia di citazioni da postarvi, ma non ho avuto il tempo materiale per farlo. 
Magari, più avanti la metterò. Dev'essere comunque dopo il Ponte del 31/10 e 1-2/11 perché la Biblioteca sarà chiusa durante il Ponte.

xoxo,
Giada

sabato, ottobre 19, 2024

RECENSIONE DE IL GUARDIANO INVISIBILE (TRILOGIA DEL BAZTAN #1) DI DOLORES REDONDO

Buon pomeriggio, Fantastics! O, meglio, buona sera. C'è un cielo talmente plumbeo e cade talmente tanta pioggia, che direi siamo nel mood esatto de Il Guardiano Invisibile della Redondo, dato che nella cittadina di Elizondo piove abbestia... come oggi lol

PREMESSA
Quattro mesi fa, ho visto tutta la Trilogia del Baztan su Netflix. Ho scoperto ch'era tratta da libri, quindi li ho messi subito nella mia TBR. Non mi aspettavo di leggerli molto presto. Ma ormai sapete com'è la storia: a causa dell'ansia per la mia ennesima operazione chirurgica, ho trovato che l'unico modo per tenerla a bada è leggere a manetta. Certo, se avessi avuto il contratto rinnovato dall'altro posto di lavoro, adesso mi sentirei un pochino meno in ansia costante - i miei denti non ringraziano, a tal proposito. Ma si fa quel che si può. Quindi, alla fine, ho letto un libro che è decisamente fuori dalla mia zona comfort - dovete sapere che a me non piacciono né le serie tv né i libri che hanno come protagonisti detective e via dicendo, ma in questo caso posso dire che mi ha sorpreso che mi è piaciuto. Non da 5 stelline e dire wow. Ma, insomma, è stata una bella lettura. Una bella e breve pausa dal fantasy e dal romantasy.

TRAMA (DA SALANIEDITORE.IT)
Amaia Salazar non è una donna qualunque. È una poliziotta esperta e intelligente, che è riuscita a superare l’ostilità dei colleghi uomini fino a guadagnarsi la loro stima. Anche la sua vita privata è ricca e appagante, grazie a un marito che la ama moltissimo. Ma quando una serie di delitti atroci la richiamano nel paese di origine dove vive la sua famiglia e che Amaia era ben felice di avere abbandonato, ogni certezza si sgretola improvvisamente: antiche angosce si risvegliano, segreti che sperava dimenticati e che invece ritornano, come se fossero misteriosamente collegati a quegli omicidi. Per risolvere il caso Amaia è costretta a confrontarsi con il lato buio della sua anima mettendo a rischio la solidità della propria vita, i legami familiari, perfino la certezza del proprio lavoro, e cercare l’assassino lungo i sentieri di antiche leggende, superstizioni inquietanti che parlano di un potere ancestrale e invincibile… Dolores Redondo ambienta Il guardiano invisibile tra i boschi della Navarra, nel Nord della Spagna: con perfetto equilibrio unisce suspense e folclore, dando vita a un thriller in cui i paesaggi si animano, teatro dell’azione del male e allo stesso tempo della sua sconfitta. Consacrato dal successo internazionale, Il guardiano invisibile si legge avidamente e immerge il lettore nelle sue atmosfere come un tuffo in acque profonde.

RECENSIONE
Il Guardiano invisibile è un romanzo particolare, un murder mystery, che però non è solo murdery mystery perché mescola folclore basco (il basajaun, la belage etc) ad eventi che potrebbero essere definiti reali/realistici. Senza parlare di ciò che ho amato, ma che mi ha annoiato anche, allo stesso tempo: la prolissità dei pensieri e delle riflessioni di Amaia. Ma, andiamo, essendo la protagonista, è una critica tirata proprio per i capelli.

Amaia Salazar è una dectective di Pamplona, che viene richiamata a lavorare a un caso nella sua città natia: Elizondo. Elizondo si trova in una valle oscura, piena di boschi, in cui si dice vi alberghino ancora le creature mitologiche del folclore locale: come dicevo su, il basajaun, la belage, le lamiak. Ma Amaia non è solo questo: è una donna che si è dovuta fare da sola, scappando letteralmente da Elizondo non appena ne ha avuto la possibilità, perché reduce da un tentativo di omicidio da parte di sua madre quando aveva solo nove anni. Questo tentativo di omicidio, reso in modo ancor più grafico nel film, descrive alla perfezione la perdita di lucidità, e la rabbia e l'odio della madre Rosario nei suoi confronti. Tuttavia, Amaia non è l'unica figlia di quella donna: abbiamo la maggiore, una stronza dittatrice chiamata Flora; una mezzana insicura e fragile, Rosaura e infine Amaia. Alcuni termini, come amà e aita erano difficili da capire, per fortuna il traduttore ha messo le note, altrimenti sarebbe stato impossibile capire la maggior parte del romanzo lol La lingua basca, in special modo l'euskera, è davveo molto complicata. Fosse stato un mix tra spagnolo e portoghese sarei riuscita a capirlo, ma questo proprio no. Insomma, in questo romanzo si mescolano omicidi di giovani donne e ragazzine, di un range d'età che varia dai 13 ai 20 anni, e il serial killer è un uomo tra i 25-45 anni che proviene da un'educazione castrante. La particolarità, è che pone sopra le parti intime uno txantxigorri, un dolcetto simile a quelli nostri siciliani con la frutta:


Sono questi, ma come potete vedere mi sono sbagliata alla grande e non somigliano per niente ai nostri siciliani. In poche parole, questo serial killer posa sulle parti intime delle vittime questo dolcetto. E' la sua firma, il suo modo per rendersi riconoscibile alle autorità.

Amaia dovrà affrontare, una volta per tutte, il suo trauma passato e, allo stesso tempo, fare i conti con i suoi problemi di fertilità. Tutte le donne della famiglia Salazar soffrono di questi problemi, e non se ne capisce la ragione o il motivo. Da parte mia, dopo la lettura di questo romanzo, ho più domande che risposte. Quindi mi sa che devo già prenotare il sequel?

Non ho citazioni con cui salutarvi, perciò la mia recensione si chiude qui.

xoxo,
Giada

domenica, ottobre 13, 2024

RECENSIONE DE LO HOBBIT (MIDDLE EARTH #0) DI J.R.R. TOLKIEN

Buon pomeriggio, Fantastics! Non mi sembra ancora vero che dopo ben più di 10 anni, finalmente vi sto postando la recensione di una delle mie saghe del cuore! Ho un belissimo ricordo di tutta la trilogia di LOTR, letta durante l'università e proprio durante il corso di filologia germanica - in un certo senso, è stata filologia germanica a farmi venir voglia di scoprire quest'autore, capostipite del fantasy internazionale, all'epoca. Quindi devo tutto a Paola Mura, la mia prof all'epoca, per avermi trasmesso l'amore per la sua materia e per la cultura celtica, in generale <3 

PREMESSA
Non avete idea da quanti anni rimandavo questa occasione. Non era mai il momento giusto. Finché, complice l'ansia per l'operazione - l'ennesima che dovrò fare - alla fine, finalmente, è giunto il suo momento. Come vi dicevo, amo molto filologia germanica. E' uno degli esami che ricordo con più affetto, dell'università. Difficile, certo. Ma molto interessante. E ricordo proprio che fu grazie alla mia prof Mura, di cui conservo ancora le dispense del suo corso, che iniziai a leggere Tolkien. Inutile dire che il resto è storia. E siamo giunti qui, dopo dieci anni, a postare finalmente la recensione nel blog. Non so nemmeno se rileggerò CS Lewis - lui e Tolkien erano molto amici, ma avevano una visione del mondo completamente diversa - e rileggendo le prime recensioni, mi sono resa conto di quanto sono cambiata durante gli anni. Quindi, di alcuni romanzi farò una nuova recensione perché io sono cambiata. La mia visione del mondo è cambiata, irrimediabilmente. E non trovo giusto non aggiorarvi. In fondo, non sono la stessa persona di dieci anni fa. Quindi, alla fine, ho recuperato Lo Hobbit. E che viaggio è stato! Un viaggio emozionante, doloroso e anche intenso! Ma merita. Merita assolutamente un sacco! E' una lettura più easy rispetto a LOTR, quindi secondo me, se state sperimentando l'high fantasy ci sta. 

TRAMA (DA LAFELTRINELLI.IT)
Per i lettori di tutto il mondo, Lo Hobbit è il primo capitolo del Signore degli Anelli, uno dei massimi cicli narrativi del XX secolo. Questa edizione vede la nuova traduzione della Società Tolkieniana Italiana, e le splendide illustrazioni di Alan Lee.

Gli hobbit sono (o erano) gente piccola, alta all'incirca la metà di noi, e più bassa dei barbuti nani. Gli hobbit non hanno barba. In loro c'è poco o niente di magico, a parte quella magia di tipo comune e quotidiano che li aiuta a sparire silenziosi e rapidi quando persone ingombranti e stupide come me e voi gli capitano intorno, con un rumore da elefante che essi sono in grado di sentire a un miglio di distanza.

Pubblicato per la prima volta nel 1937, «Lo Hobbit» è per i lettori di tutto il mondo il primo capitolo del «Signore degli Anelli», uno dei massimi cicli narrativi del XX secolo. Protagonisti della vicenda sono, per l'appunto, gli hobbit, piccoli esseri «dolci come il miele e resistenti come le radici di alberi secolari», che vivono con semplicità e saggezza in un idillico scenario di campagna: la Contea. La placida esistenza degli hobbit viene turbata quando il mago Gandalf e tredici nani si presentano alla porta dell'ignaro Bilbo Baggins e lo trascinano in una pericolosa avventura. Lo scopo è la riconquista di un leggendario tesoro, custodito da Smaug, un grande e temibile drago. Bilbo, riluttante, si imbarca nell'impresa, inconsapevole che lungo il cammino s'imbatterà in una strana creatura di nome Gollum.

RECENSIONE
Lo Hobbit è stata un'avventura su tutta la linea, una lettura easy e molto intensa, come solo la penna del Maestro del Fantasy può essere. Mi era mancato, il modo di scrivere di Tolkien. La sua scrittura vivida, cinematografica, in fondo capisco perché Peter Jackson si sia ispirato a lui e lo abbia usato come source material per i suoi più grandi successi al box office :)

Ma partiamo dal principio: Lo Hobbit parla di Bilbo Baggins, un hobbit che vive nella Contea di Hobbinton. E' un pantofolaio abitudinario, sebbene da una parte della sua famiglia - la parte Tuc - sia composta da avventurieri. Un giorno si presenta alla sua porta lo stregone buono Gandalf, che lo invita a partecipare a una missione nanesca, ma lui rifiuta. Fino a quando non si ritrova dodici nani nel suo buco-hobbit, ed è quasi costretto ad accettare l'offerta di Gandalf, in quanto gli viene promessa una parte dell'oro che il drago Smaug ha rubato ai nani, in particolar modo ai discendenti di Durin, ovvero i discendenti del nano Thorin. I nani non sono tutti uguali, anzi. Ognuno di loro ha il suo carattere e le sue fisse particolari, in particolare Bombur viene usato come comic relief in quanto grasso - te lo perdono Tolkien, solo perché mi hai fatto ridere un sacco! Il loro viaggio per giungere alla Desolazione di Smaug non è molto semplice, anzi! Si rivela costellato dalle più piccole e grandi difficoltà, ma devo dire che l'anticipazione di Elrond e di Gran Burrone è stata sicuramente una delle cose che mi ha fatto avere gli occhi a cuoricino per gran parte della lettura - e sì, sono reduce dalla seconda stagione de Gli Anelli del Potere, quindi capitemi. Percepitemi così, d'accordo? - e anche l'entrata in scena degli Elfi Silvani - elfi che dapprima sono malvagi, ma poi diventano buoni - gotta love some character development here, no? 

Una cosa che mi ha ricordato una delle leggende celtiche che ho studiato all'università, è stato senza dubbio quella di Bondr - il mutaforma che si trasforma in orso e che guida e aiuta gli orsi nelle vicinanze di Boscotetro. Non ricordo di preciso quale leggenda sia, ma so che è una leggenda. Non appena la troverò, sicuramente la posterò qui, perché so di averla già studiata sei/sette anni fa. Ad ogni modo, ho amato il modo in cui ogni elemento fantasy si mischiasse egregiamente all'elemento di cultura celtica, senza soffocare né l'uno né l'altro. Ma la cosa che mi ha fatto saltare sul letto è stato sicuramente l'entrata in scena de l'Anello. Sì, quell'Anello! E questa cosa mi ha gasata un sacco, ma mi ha fatto anche venir voglia di recuperare lo Sirmallion per leggere la storia de Gli Anelli del Potere, però i 9 libri che ho in prestito mi stanno guardando malissimo... quindi devo darmi una calmata, e andare per gradi. Altrimenti mi ritroverò con 20 libri in prestito, e solo uno restituito.

Ad ogni modo, sono grata a Giuly per avermi coinvolta. E sono felice di essere tornata a Middle Earth insieme agli elfi, agli hobbit, ai nani e a tutte le compagnie.

Vi lascio con un piccolo brano, invitandovi a recuperare Lo Hobbit non appena potete:
"Dov'eri andato, se non sono indiscreto?" disse Thorin a Gandalf mentre cavalcavano. 
"A guardare pià avanti," egli disse.
"E cosa ti ha portato indietro all'ultimo minuto?"
"L'aver guardato indietro," egli disse.
"Chiarissimo!" disse Thorin. "Ma non potresti essere più esplicito?"
"Andai avanti a perlustrare la nostra strada. Presto diventerà pericolosa e difficile. Inoltre ero andato a rifornire la nostra piccola scorta di provviste. Comunque non ero andato molto lontano, quando incontrai un paio di amici di Gran Burrone."
(Gandalf e Thorin)

xoxo,
Giada

martedì, ottobre 08, 2024

RECENSIONE DI PERCY JACKSON E GLI EROI DELL'OLIMPO - L'EROE PERDUTO (THE HEROES OF OLYMPUS #1) DI RICK RIORDAN

Buona sera, Fantastics! Oggi è una giornata un po' meh, nel senso che non sto molto bene e che preferirei andar avanti a guardarmi Kaos - sempre in tema mitologia greca - ma prima voglio a tutti i costi scrivere questa recensione. Almeno, di due libri che sto leggendo ne avrò già recensito almeno uno. E magari Lost aspetterà, stasera, perché voglio finire quella serie per sceglierne un'altra da guardare a spizzichi e bocconi al pomeriggio.

PREMESSA
La saga di Percy Jackson, la prima, mi è entrata nel cuore. Percy è prima un bambino, e poi un ragazzo, spiritoso. Divertente. E dalla lingua lunga. Tuttavia, ha un grande cuore e darebbe la vita per i suoi amici. Una cosa che ha in comune con Jason Grace, che si ritrova con la memoria settata nella mitologia romana. Ecco, avevo dimenticato certe differenze tra la mitologia greca e romana, voglio dire, almeno che uno non lavori con questi due temi o ci stia scrivendo un romanzo, la vedo dura... comunque un po' mi dispiace averlo finito... l'ho tirata lunga una settimana perché non volevo finirlo, ma adesso che l'ho finito mi dispiace un sacco. Non avrei voluto che finisse.

TRAMA (DA RAGAZZIMONDADORI.IT)
Jason si risveglia in uno scuolabus accanto al suo migliore amico Leo e alla sua ragazza Piper. Sarebbe tutto normale, se non fosse per un dettaglio: è la prima volta che li vede, e non ricorda nulla di sé.

Il mistero si infittisce quando una torma di spiriti della tempesta li attacca, e una tale Annabeth Chase plana a bordo di un carro volante in cerca di un certo Percy Jackson, scomparso dal Campo Mezzosangue.
È qui che Jason, Piper e Leo scopriranno di essere semidei e di dover affrontare un'impresa che decreterà il futuro dell'umanità: Era è stata imprigionata, e se non verrà liberata entro il solstizio d'inverno, i giganti risorgeranno per servire il sogno di distruzione di Gea, la perfida dea della terra.

RECENSIONE
Zio Rick è abile nel creare personaggi ai quali è facile affezionarsi, e anche in questo caso ha fatto centro. Jason, Piper e Leo sono personaggi a tutto tondi, dei ragazzi di quindici anni con cui è facile entrare in empatia e per cui è facile tifare. Sono curiosa di scoprire quale sarà la loro hybris - il loro difetto fatale - perchè ogni eroe greco ne ha uno. 

Jason si risveglia in un pulmino insieme a Piper McLean, la sua ragazza, e Leo Valdez diretti allo Skywalk di (scusate, non ricordo il paese). Tutti e tre si trovano in un campo scuola per ragazzi problematici, la Scuola della Natura, che ha lo scopo di insegnare loro come stare nel mondo. Tuttavia, mentre sono in quel paese, vengono attaccati dai ventus, spiriti del vento maligni che vogliono fare del male a Jason e ai suoi amici. E' lì che non solo Jason scoprirà i suoi poteri, ma anche Leo e Piper. Jason è, infatti, figlio di Giove. E, se mentre il resto del gruppo associa ad ogni identità una divinità greca, lui le associa a quelle romane. Ma perché Jason ricorda solo divinità romane non greche? Cosa ci fa al Campo Mezzosangue, dato che palesemente non ha nulla a che fare con loro?

Nel frattempo, Annabeth è alla ricerca disperata di Percy Jackson. Percy, infatti, è scomparso di punto in bianco e nessuno ha idea di dove si trovi. L'arrivo inaspettato del Trio - Jason, Piper e Leo - tutti e tre facenti parte della Grande Profezia e quindi parte dei Sette che guideranno le due fazioni in lotta contro un nemico più grande di loro, perfino più grande dei Titani: ovvero Gea. Gea, la Madre Terra, capace di essere tanto buona quanto crudele. E molto più crudele dei Titani. Questa prima battaglia non è altro che il riscaldamento... riusciranno i nostri semidei a salvare l'Olimpo?

Niente citazioni, oggi. Ma perlomeno ora che sono alla fine delle recensione mi sento un po' meglio.
Vediamo se bere un succo sarà una buona decisione o una pessima decisione.

xoxo,
Giada

martedì, ottobre 01, 2024

RECENSIONE DI CASA DI FOGLIE DI MARK Z. DANIELEWSKI

Buon pomeriggio, Fantastics! Non riesco a crederci nemmeno io, ho davvero finito questo romanzo! Date le premesse, credevo davvero che non ci sarei riuscita. L'Introduzione è stata una delle cose più lunghe, complesse e difficili che abbia mai letto negli ultimi anni. Tuttavia, sono felice di non averlo mollato dopo le prima 6 pagine - anche se, lo confesso, a primo acchito era quella la mia intenzione.

PREMESSA
Qualche mese fa, nel gruppo di Tortellini Chiacchierini, mi è stato consigliato questo romanzo. Sapevo soltanto a grandi linee di cosa trattava, e la prima volta che l'avevo prenotato nella Rete poi mi sono rimessa a scrivere, quindi alla fine l'ho rimandato indietro. Ebbene, sono felice di esser riuscita a leggerlo! Perfetto per la spooky season appena cominciata! E' un libro di metanarrativa molto molto impegnativo, che può essere letto con due chiavi di lettura: una horror e una come una storia d'amore... and guess what? Io l'ho letto come un horror, non poteva essere altrimenti.

TRAMA (DA LAFELTRINELLI.IT)
Impossibile inquadrare in una formula l’inquietante debutto di Mark Z. Danielewski, o anche solo provare a ricostruirne la trama, punteggiata di citazioni, digressioni erudite, immagini e appendici.

«Un'opera carnevalesca che va al di là di ogni canone, ha uno stile deflagrante che confonde i sensi e ha la capacità di destabilizzare il lettore mescolando vero e falso, reale e onirico.» – La Lettura

«Uno degli esemplari più interessanti e riusciti di letteratura ergodica, ovvero di quella letteratura che richiede al lettore uno sforzo maggiore e che consente allo scrittore di intervenire graficamente sul testo in funzione di personaggi e trama (note fitte, parole in colori diversi, font differenti e via dicendo).» – Tiziana Lo Porto, Il Venerdì

«Una delle narrazioni più ardite degli ultimi anni» – Robinson

«Questo romanzo diabolicamente brillante è impossibile da ignorare, metter giù o anche decidersi a finirlo. Se ne comprate una copia potreste persino trovarmi fra le sue pagine, ridotto in miniatura come Vincent Prize ne La Mosca, intrappolato per sempre nella rete delle sue maligne, bellissime pagine.» – Jonatham Lethem


Quando la prima edizione di Casa di foglie iniziò a circolare negli Stati Uniti, affiorando a poco a poco su Internet, nessuno avrebbe potuto immaginare il seguito di appassionati che avrebbe raccolto. All’inizio tra i più giovani – musicisti, tatuatori, programmatori, ecologisti, drogati di adrenalina –, poi presso un pubblico sempre più ampio. Finché Stephen King, in una conversazione pubblicata sul «New York Times Magazine», non indicò Casa di foglie come il Moby Dick del genere horror. Un horror letterario che si tramuta in un attacco al concetto stesso di «narrazione». Qualcun altro l’ha definita una storia d’amore scritta da un semiologo, un mosaico narrativo in bilico tra la suspense e un onirico viaggio nel subconscio. O ancora: una bizzarra invenzione à la Pynchon, pervasa dall’ossessione linguistica di Nabokov e mutevole come un borgesiano labirinto dell’irrealtà. Impossibile inquadrare in una formula l’inquietante debutto di Mark Z. Danielewski, o anche solo provare a ricostruirne la trama, punteggiata di citazioni, digressioni erudite, immagini e appendici. La storia ruota intorno a un misterioso manoscritto rinvenuto in un baule dopo la morte del suo estensore, l’anziano Zampanò, e consiste nell’esplorazione di un film di culto girato nella casa stregata di Ash Tree Lane in cui viveva la famiglia del regista, Will Navidson, premio Pulitzer per la fotografia, che finirà per svelare un abisso senza fine, spalancato su una tenebra senziente e ferina, capace di inghiottire chiunque osi disturbarla.

RECENSIONE
AAAAh! Quanto amo gli horror fatti bene (e scritti bene!). Questo romanzo, questo monumentale romanzo è un horror coi controfiocchi, che presenta due chiavi di lettura - di cui vi avevo già accennato - e di cui io ho scelto la lettura in chiave horror. Ma non è solo questo. Adesso, andrò nel dettaglio a raccontarvi di quest'experience letteraria fuori dal normale (V.M. Straka I see you, tu sei il prossimo!)

Casa di foglie non è un romanzo semplice, anzi. E' difficile da tenere in mano, dato la sua mole. E bisogna leggerlo per bene, non solo le parti dedicate al documentario sulla casa di Will Navidson e la sua famiglia - un fotografo premio Pulitzer che, per tentare di salvare la sua famiglia e il rapporto con sua moglie, decide di trasferirsi in una casa isolata, nelle campagne sperdute della Virginia. Bisogna leggere le note a piè di pagina, dato che è scritto come una sorta di tesi di laurea, con tanto di fake bibliografia e fake citazioni di autori di grosso calibro, come Stanley Rubik, Stephen King e Donna Tartt (trovo ironico tutto ciò, perché il libro che dovrebbe arrivarmi oggi è proprio della Tartt). Ci sono due stili di scrittura diversi, ma sono diversi anche a livello tangibile nel testo, tanto che il fake documentario ha una formattazione diversa, proprio come se tu stessi leggendo un articolo di una persona che ha studiato e si è documentata su La versione di Navidson, che altro non è che un documentario horror sulla casa. Il narratore è Johnny Truant, un ragazzo di circa vent'anni, che vive nella casa dove il suo vicino, un vecchio di nome Zampanò, ha tirato le cuoia. Zampanò ha lasciato un manoscritto incompleto, pieno di citazioni, su questo Will Navidson, i suoi figli, la sua famiglia e chiunque abbia gravitato attorno alla casa. La casa, che influisce sulla salute fisica e mentale delle persone con cui entra in contatto, e che è pervasa da una fredda e totale oscurità che divora qualsiasi cosa. In pieno stile Amytiville, insomma. Perché questo mi ha ricordato. Ma, quasi come a beffarsi del lettore, in una finta serie di interviste condotte da Karen Green - la compagna fedifraga e madre di Chad e Daisy - viene proprio detto ciò: che la casa non è costruita su un cimitero indiano. Peccato, perché sarebbe stata una spiegazione logica, quantomeno. Ma in questo romanzo non c'è niente di logico.

Le note di Johnny, un narratore inaffidabile sin dall'inizio, costituiscono gran parte delle digressioni sulla sua vita e sulla sua storia personale, e fin troppe volte la sua storia personale si fonde con quella di Navidson; tanto che mi sono ritrovata a supporre prima che Navidson fosse in realtà Zampanò. E poi, forse, a mettere in dubbio che tutto questo malloppo sia vero, cioè che sia una storia vera raccontata da Johnny. I traumi che ha subito Johnny da piccolo hanno seriamente compromesso la sua sanità mentale, su questo non c'è alcun dubbio. E le digressioni sono rese in un tale flusso di coscienza che è gran difficile trovare un punto in quel marasma di frasi collegate solo dalla virgola o dalla parentesi tonda. Ti lasciano proprio senza fiato, le sue digressioni. Ho iniziato a sospettare che tutta la storia non fosse reale, cioè non fosse una fake tesina, quando egli stesso ha dichiarato di inventare storie per far colpo sulla gente. Storie che racconta in modo credibile, talmente credibile che la gente non mette in dubbio il fatto che siano vere oppure no. E, secondo me, tutto questo mattone è la rappresentazione del bipolarismo di Johnny che poi... è davvero bipolare, oppure no? Le ultime lettere fanno pensare a tutt'altro. Ah, cavolo, era MOLTO più semplice 4321 di Paul Auster!

La cosa che ho trovato più disturbante e confusionaria, è il fatto che il confine tra la realtà e la fantasia è flebile, labile. Ti ritrovi a mettere in dubbio che ciò che tu stai leggendo sia davvero finto, inventato oppure se è davvero la realtà. In fondo, è questa la bellezza della metanarrativa, no? E' meta proprio per questo: ti fa mettere in dubbio ogni cosa, pure la tua sanità mentale lol

Devo ancora trascrivere le poche citazioni che ho trovato, quindi ci lasciamo qui.
Mi raccomando, se dovete leggerlo prendetevi una settimana o due. Leggete con calma.
Altrimenti questo mattone vi sembrerà insormontabile, e vorrete mollarlo su due piedi.

xoxo,
Giada

martedì, settembre 24, 2024

RECENSIONE DE LA SVASTICA SUL SOLE DI PHILIP K. DICK

Buona sera, Fantastics! Sono un pochino rincoglionita, ma quando trovo testi forti da leggere sento sempre il bisogno di riposare la mente. Mi capita spesso anche quando scrivo scene forti emotivamente, o che presentano una struttura più lunga e dettagliata. E' proprio la mente a richiedere una pausa. E, dopo averla fatta, sono qui per parlavi di quel capolavoro che è La svastica sul sole <3

PREMESSA
Sono anni, ormai, che rimando la visione de L'uomo nell'alto del castello. Da quando ho saputo che è tratto da questo romanzo ucronico, non ho fatto altro che pensarci - come Westworld, insomma, che ho saputo è stato ispirato da un non ben identificato romanzo di Michael Crichton. Alla fine, finalmente, mi sono decisa a leggerlo. L'ho usato come un palate cleanser dopo l'ultimo romanzo - il cui titolo ora non mi viene in mente, btw. Quindi, alla fine quest'anno sono riuscita a spuntare uno dei romanzi che aspettavo di recuperare da una vita di leggere, dalla lista :)

TRAMA (DA IBS.IT)
Stati Uniti d'America, 1962. La schiavitù è di nuovo legale, i pochi ebrei sopravvissuti si nascondono dietro falsi nomi, la California è asservita al Giappone. Vent'anni prima l'asse ha vinto la seconda guerra mondiale, e si è spartito l'America. Sul resto del mondo incombe una realtà da incubo: il credo della superiorità razziale ariana ha soffocato ogni volontà o possibilità di riscatto. L'Africa è ridotta a deserto, vittima di una soluzione radicale di sterminio, mentre l'Italia ha ottenuto solo le briciole dell'immenso potere dell'Europa.

RECENSIONE
Wow. Cavolo, wow. Questo romanzo è un capolavoro, in tutto e per tutto. E' così ricco di significati, spesso sottili, che bisogna prestare molta attenzione alla minima variazione nei dettagli - Manifest mi ha insegnato molto bene, tutto ciò - perciò non è un libro che va letto alla leggera. E' corto, ma l'ho trovato molto pesante. Molto impegnativo, ecco. Non è il tipo di romanzo per staccare la mente, ma a mio avviso rientrare tra i romanzi che spesso definisco 'intellettuali'

Spesso mi sono chiesta cosa sarebbe successo, all'Europa e al Mondo, se la Germania avesse vinto la Seconda Guerra Mondiale? 
Voi non ve lo siete mai chiesto? In quale stato verserebbero le persone a noi vicine? Come vivremmo, noi, se la Germania avesse vinto?

Da questa premessa fondamentale, parte La svastica sul sole: la Germania ha vinto la Seconda Guerra Mondiale, sconfiggendo l'Asse e conquistando tutto ciò su cui poteva mettere gli artigli. Gli ebrei, quelli che sono riusciti a scappare, ora vivono negli USA divisi tra giapponesi e americani, un confine deciso come il Muro di Berlino, che taglia in due gli USA in modo netto. I giapponesi sono razzisti nei confronti dei bianchi, i bianchi lo sono nei confronti dei giapponesi, i cinesi deridono entrambi, mentre i tedeschi pensano solo a conquistare Marte e Venere; mentre hanno sterminato sistematicamente la popolazione dell'Africa facendo test genetici (a tal proposito, voglio ricordare che il Dottor Morte, Mengele, conduceva esperimenti sugli esseri umani contro il loro volere, a scopi eugenetici) fino a sterminare tutta la popolazione africana. Gli ebrei che sono riusciti a scappare vivono negli USA sotto falso nome, ma se vengono trovati, sono costretti a esser spediti a Berlino col primo razzo della Lufthansa per finire nei forni crematori o nei campi di concentramento. In questo terrificante contesto politico, vivono: Frank Frink, ebreo che si è licenziato dal suo lavoro con le auto e di falsificatore di opere folcloristiche americane; Juliana Frink, la sua ex moglie, una donna focosa alla ricerca della verità; Tagomi, un console giapponese della Costa Est degli USA che ha una formazione buddista e si approccia alla vita con spiritualismo; Bayner, uno svedese che è arrivato nella Costa Est degli USA per stringere degli accordi commerciali; infine Robert Childan, un uomo che sinceramente mi è stato sulle palle col suo finto perbenismo; e alla fine ha lasciato perdere quella facciata per mostrare apertamente il suo razzismo nei confronti dei giapponesi. Oh, il razzismo è onnipresente in questo romanzo; e non mi aspettavo nulla di diverso, a esser sincera, perché parla comunque di un regime totalitario.

Allo sfondo politico, che ci mostra l'Inghilterra che ha ingaggiato una Guerra Fredda con la Germania - rispecchiando ciò ch'è successo nella Realtà, con gli USA e la Russia - il fil rouge di questo romanzo sono alti due romanzi: l'I Ching, o Libro del Mutamento, una sorta di Oracolo costantemente usato dal popolo giapponese per conoscere gli eventi futuri tramite quelle che io considero delle rune - si chiamano bastoncini millefoglie, e ciò mi faceva pensare alla torta millefoglie lol. E La cavalletta, scritta da Abendsen, ovvero L'uomo nell'alto del castello. 

Un romanzo arguto, sottile. Un romanzo che parla di ciò che sarebbe potuto succedere, e per farlo l'autore si è basato su elementi reali che ha studiato, per renderlo verosimile. 

Siccome ho tanti brani da trascrivere, e molto lunghi , vi lascio con un pezzetto del brano che mi ha colpito di più:
"(...) Quello che non comprendono è l'impotenza dell'uomo. Io sono debole, piccolo, senza la minima importanza per l'universo. L'universo non si accorge di me, e io vivo senza essere visto. Ma perché questo dovrebbe essere un male? Non è meglio così? Gli dèi distruggono coloro di cui si accorgono. Se sei piccolo potrai scampare alla gelosia di chi è grande."
(H. Wegener)

xoxo,
Giada

venerdì, settembre 20, 2024

RECENSIONE DI CITTA' DI CENERE (THE MORTAL INSTRUMENTS #2) DI CASSANDRA CLARE

Buon pomeriggio, Fantastics! Oggi giungo qui prima del solito, è una cosa inaspettata pure per me lol Durante la lettura di Città di Cenere sono stata molto male, a causa dell'allergia forte e cronica che ho - come se non avessi già abbastanza cose a cui pensare, voglio dire, non me ne servono altre ancora. Insomma, questo sequel ha retto bene il confronto col primo!

PREMESSA
Uno degli obiettivi che avevo messo da parte, per dedicarmi completamente alla scrittura, era proprio finire la lettura di TMI di Cassandra Clare. Odio aver visto la serie tv, ma non conoscere come si deve i libri, quindi visto che è una di quelle serie che sono molto simili - anche se molto teen, rispetto ai miei di standard di cose che scrivo, dato che io scrivo ADULT urban fantasy - ai miei romanzi, quindi ho ricalibrato i miei obiettivi, e alla fine eccomi qui a recuperare almeno la prima parte seguendo l'ordine consigliato dalla Clare. Devo dire che non ho trovato l'ordine di lettura consigliato da nessuna parte, quindi sono dovuta andare in cerca sui siti americani, e a tal proposito farò un post - come per Percy Jackson, perché non sempre è chiaro l'ordine di lettura. Devo dire che l'ho amato molto, in parte anche perché la traduzione è fatta molto molto meglio rispetto a quella del primo, e questo vuol dire molto, quando leggi un libro. Se ricordate bene, è proprio a causa della pessima traduzione che ho mollato Crescent City 2 della Maas, dopo 80 pagine.

TRAMA (DA OSCARMONDADORI.IT)
CLARY: VORREBBE CHE qualcuno le restituisse la sua vecchia, normalissima vita. Ma cosa può esserci di normale quando tua madre è in un coma indotto con la magia e tu sei una Shadowhunter, una cacciatrice di demoni?

Valentine: è l’unica speranza che Clary ha per salvare la madre. Un uomo pericoloso, probabilmente pazzo, sicuramente spietato, che, fra l’altro, è suo padre.

Jace: è il fratello che Clary non sapeva di avere. Bellissimo, magnetico ed esasperante, è disposto a tradire tutto ciò in cui crede, pur di aiutare il padre.

E mentre a New York si moltiplicano gli omicidi, nella Città di Ossa scompare la Spada Mortale. Il sospetto è che dietro i delitti ci sia Valentine. E Clary si trova costretta a scelte che mai avrebbe voluto compiere.

RECENSIONE
Città di Cenere ha rappresentato la S2 della serie su Netflix, quindi benomale sapevo già cosa aspettarmi. Normalmente non vedo prima le serie e dopo leggo il libro, ma sono una mood reader; quindi ogni mia decisione è soggetta ai miei cambi di umore/voglie di lettura del momento ecc. Quindi il ritorno di fiamma della Clare non me l'aspettavo di certo lol Anche perché sto seguendo tre saghe in contemporanea, e per fortuna leggo un romanzo per volta, altrimenti andrei fuori di testa lol

Clary Fray è tornata e non solo deve affrontare il suo tanto crudele quanto bellissimo padre, Valentine Morgenstern, ma deve fare i conti con la realtà: Jace Wayland/Morgenstern è in realtà suo fratello, e non il ragazzo di cui si è innamorata. Devo dire che l'angst potente tra loro due si sente in ogni singola pagina, a Clary fa male star vicino a chi ama e non poterlo amare come vorrebbe, perché altrimenti sarebbe incesto. Ma vogliamo parlare di quel bacio alla Corte Seelie? Lì la trama ha incestato alla grande! E, insomma, io sono totally here for it!

Lo so, lo so. E' sbagliato tifare per la parte incestuosa della trama - ma andiamo, sono cresciuta a pane e GOT, l'incesto è il male minore di questa saga! La chimica tra Jace e Clary è palese, si sente, è tangibile. Ma tangibile sul serio, e cavolo ragazzi, se è meravigliosa! Da una parte è comprensibile il tentativo di Clary di dimenticare Jace con Simon, l'amico di sempre trasformato in un vampiro da Raphael, il vampy del mio cuore - ma è un tentativo inutile, perché l'amicizia tra loro non riesce a trasformarsi nella passione sfolgorante che c'è tra Jace e Clary. Menzione d'onore per Isabelle, una vera e propria ally, e la sorella che chiunque vorrebbe <3 Isabelle la amavo nella serie e la sto amando anche nel romanzo, esattamente com'è stato col primo romanzo di TMI. Alec, oh... il nostro closeted gay sta sperimentando la sua sessualità insieme a Magnus Bane, e anche in questo caso sono totally here for it perché Magnus e Alec sono una ship già salpatissima.

Ho già prenotato Città di Vetro, solo perché sono curiosa di vedere com'è stato gestito, a livello di trama, l'arrivo di Sebastian. E se avete visto la serie tv, sapete chi e cosa è Sebastian. E vogliamo parlare dei poteri di Jace e Clary? Della risposta volutamente non data riguardo al loro sangue e agli esperimenti che Valentine ha fatto su di loro?

Spero che l'abbiate letto anche voi, e che vi sia piaciuto. La prima edizione di questo romanzo risale al 2008, quando io ero knee deep nella mia Twilight Era, uff. E anche House of Night Era, non dimentichiamo. Spero di riuscire a portare anche questi romanzi qui, per rivivere il periodo d'oro vampiresco dei romanzi anche nel blog.

Non ho una citazione per voi, quindi chiuderò qui.

xoxo,
Giada

venerdì, settembre 13, 2024

RECENSIONE DI BOOK LOVERS - UN AMORE TRA I LIBRI DI EMILY HENRY

Buona sera, Fantastics! In questa uggiosa, nuvolosa e piovigginosa giornata di metà settembre ho finito uno dei romanzi transizione - da estate ad autunno, molto in tema - migliori di sempre. Tra poco si avvicina il momento di recuperare Dio di illusioni e Il Cardellino di Donna Tartt, e io non potrei essere più pronta di quanto non lo sia!

PREMESSA
Dopo aver letto Beach Read, sapevo che non avrei resistito. Sapevo che alla fine, una volta aver conosciuto la sua scrittura e il suo stile, alla fine avrei voluto leggere tutti i suoi romanzi. Perdonami Katee Robert, ma Emily Henry sa davvero catturarmi alla grande. Catturarmi come poche scrittrici sono in grado di fare, a dirla tutta. Quando trovo un personaggio che mi somiglia così tanto, difficilmente riesco a staccarmene. O, perlomeno, faccio molta fatica a chiudere il libro e faccio di tutto per rimandare la parola 'fine'. Ecco, in questo caso è stata la stessa cosa. Esattamente come mi sono identificata (in modo spaventoso) in January Andrews, mi sono identificata moltissimo in Nora Stephens. Per certi versi, somiglio veramente tantissimo a entrambe. Forse troppo. E questo mi fa un po' paura, a esser sincera. Forse spero in un finale come il loro.

TRAMA (DA HARPERCOLLINSITALIA.IT)
UN’ESTATE. DUE RIVALI. UN COLPO DI SCENA… DA ROMANZO.
La vita di Nora Stephens è tra i libri, ma lei non è la classica eroina da romanzo, anzi. Non è impavida, non è la ragazza dei sogni e nemmeno quella della porta accanto. A dirla tutta, Nora è un’eroina solo per i suoi autori, perché è l’agente letteraria più spregiudicata di New York e grazie al suo cinismo riesce sempre a spuntare contratti milionari per i suoi clienti.
L’unica persona con cui Nora non riesce a essere spietata è sua sorella. Ecco perché quando Libby la implora di andare a trovarla nel paesino del North Carolina in cui si è trasferita, Nora non riesce a dirle no. E chissà, magari una piccola vacanza potrebbe farle bene. Ma invece dei picnic nei prati e dei battibecchi romantici con affascinanti dottori di campagna o baristi muscolosi che sognava, Nora si scontra con un’amara realtà. L’unico uomo in cui non fa altro che imbattersi è Charlie Lastra, un tenebroso, e molto snob, editor di New York. Potrebbe anche essere una simpatica coincidenza, se non fosse che i due si sono già incontrati molte volte per lavoro… e non è mai stato piacevole. Al contrario, i due si odiano…

RECENSIONE
"Distrazioni." Ripete la parola in tono piatto, come se il concetto non gli fosse familiare. Probabilmente è così. E' stato così anche per me, almeno per un decennio. 
Priorità. Compartimenti stagni. Requisiti. Tutto questo ha sempre funzionato in passato per me, ma adesso una sola spruzzata di spensieratezza mi ha distratto sia da mia sorella sia dalla mia cliente più importante. Dopo quello che è successo con Jakob, dovevo saperlo che non potevo fidarmi di me stessa.
(Nora Stephens)

Cosa non è stato questo viaggio, mamma mia! Cosa non è stato! C'è così tanto che vorrei dire e così poco che riuscirei a buttare giù, in questo momento. Finire il romanzo proprio prima di cena non è stata una grande idea, ecco. E se non scrivo tutto quello che penso ora, non riuscirò a iniziarne uno nuovo stasera. Quindi mi sa che cenerò un po' più tardi lol

Avete presente quando vi ritrovate, per la seconda volta nel giro di un mese, con un romanzo che parla di voi? Ma di voi, voi. Quelli che nascondete sotto strati e strati e che non mostrate a nessuno? Il vostro io più intimo e personale? Leggere i romanzi di Emily Henry ormai è così, per me.

Nora Stephens è un agente letterario, uno dei migliori di New York. Ha la fama di essere crudele, selettiva, e molto molto brava nel suo lavoro. Purtroppo, ha dovuto diventare così, formarsi una corazza dura per sopravvivere in un mondo crudele, quando ha perso la sua mamma da giovanissima. Una mamma ch'era una giovane donna piena di speranze e che credeva nell'amore in modo incondizionato, sebbene soffrisse sempre a causa di quest'ultimo. E così, quando Nora era piccola, ha deciso di non crederci più nemmeno lei. Ha congelato il suo cuore, per non rimanere ferita. Dall'altra parte abbiamo Charlie Lastra, un editor altrettanto crudele, un squalo come Nora, che ha la fama di riconoscere il talento in uno scrittore sin dalle prime pagine. Ma, come tutti, anche lui ha fantasmi e scheletri nel suo armadio. E quando i due si ritroveranno, dopo due anni, a Sunshine Falls - il romanzo in cui è ambientato il romanzo di successo di Dusty, una delle clienti di Nora, le cose cambieranno.
E cambieranno alla grande per entrambi.

Se, da una parte, Libby sogna uno small town romance per la sua sorellona; Nora vive nell'ansia costante di dover sistemare la vita e i problemi della sua sorellina. E' ciò che ha sempre fatto, perché ora dovrebbe essere diverso? Tuttavia, la magia dello small town romance sortirà i suoi effetti su Nora.
E l'incontro con lo stronzo Charlie Lastra le rivelerà molto più cose di sé di quanto si sarebbe mai aspettata. Essere vulnerabili fa paura, ma è anche indice di grande coraggio.

Eh, che dire? Io sono letteralmente ammaliata dai romanzi di Emily Henry. La Rete Bibliotecaria non ha People we meet on vacation, quindi penso che lo comprerò. Nel frattempo, ho la mia pila da smaltire e, credetemi, sono una montagna (letterale) di romanzi.

Quindi, se volete conoscermi bene davvero dovete leggere sia Beach Read che Book Lovers. 
C'è un pezzo di me in entrambe le protagoniste. Sul serio.

Vi saluto con una citazione tratta da questo magnifico romanzo, che mi sento di consigliarvi - e mi sento di consigliarvi di leggere DOPO Beach Read, perché ci sono riferimenti ai personaggi di quel romanzo. 
"Ci sono sempre riuscita senza sforzo - è per questo che mi sono innamorata della lettura: l'immediata sensazione di fluttuare, la dissoluzione dei problemi del mondo reale, tutte le preoccupazioni improvvisamente confinate dall'altra parte di una superficie metafisica."
(Nora Stephens)

xoxo,
Giada

domenica, settembre 08, 2024

RECENSIONE DI MIDDLE-GAME (ALCHEMICAL JOURNEYS #1) DI SEANAN MCGUIRE

Buon pomeriggio, Fantastics! Buon pomeriggio piovoso a tutti voi, miei cari lettori. L'intro in stile Lady Whistledown non era contemplato, ma anyway eccoci qui. Finalmente oggi pomeriggio, prima della pioggia - mi sono impuntata di finirlo prima che piovesse solo per scattare la foto per l'insta - sono riuscita a finirlo, e ho delle sensazioni contrastanti riguardo questo romanzo. 

PREMESSA
Se mi seguite dall'anno scorso, su Instagram, sapete che Middle-game rientra tra i miei romanzi da leggere per sfoltire la tbr. Sempre complice l'ansia pre-operatoria, e rimandare il ritiro dell'esito della risonanza magnetica sta avendo solo come risultato quello di mettermi ancora più in ansia - alla fine l'ho preso in mano. Devo dire che mi ha lasciata perplessa questo mix di generi diversi - fantasy, sci-fi, horror - e da nessuna parte c'era scritto che questo era una sorta di retelling del Mostro di Frankenstein. Perché questo è, a modo suo e con le dovute modifiche, ma lo è. Lo so perché ho studiato Frankeinstein all'università. Ad ogni modo, devo dire che ho apprezzato il meticoloso lavoro sotto, i concetti tutti concatenati e il fatto che due forze che governino l'universo siano incarnate in due esseri all'apparenza umani. Ma ciò che ho apprezzato di più sono stati i loop temporali e le diverse linee temporali - you don't say, è proprio ciò che mi ha fatto innamorare perdutamente di The Umbrella Academy. 

TRAMA (DA OSCARMONDADORI.IT)
Ecco Roger. Ha un vero dono per le parole, comprende istintivamente ogni linguaggio e sa che è il potere delle storie a regolare i meccanismi dell’universo.

Ed ecco Dodger. È la sorella di Roger, la sua gemella per la precisione. Anche lei ha un dono, per i numeri: sono il suo mondo, la sua ossessione, il suo tutto. Qualunque cosa le si presenti alla mente, Dodger la elabora con il potere della matematica.

I due fratelli non sono propriamente umani, anche se non lo sanno. Non sono neanche propriamente divini. Non del tutto… non ancora.

E poi c’è Reed, esperto alchimista, come la sua progenitrice. È stato lui a dare vita ai gemelli. Non si potrebbe definirlo il loro “padre”. Non proprio. Ma come tutti i genitori, per i due ragazzi ha un piano ambizioso: far sì che raggiungano il potere assoluto, e poi reclamarlo per sé.

Diventare “dei in Terra” è una cosa possibile. Pregate soltanto che non accada.

RECENSIONE
A volte la mossa vincente per nascondere qualcosa è piazzarla sotto gli occhi di tutti. Quel che si trova senza doverlo cercare, in fondo, non può in alcun modo essere pericoloso.
(Asphodel Baker)
Così comincia questo lungo lunghissimo romanzo dalle diverse linee temporali: dal principio di tutto. Asphodel Baker era una alchimista, donna, vissuta in un periodo storico in cui le donne venivano considerate alla stregua di vacche da riproduzione e una donna intelligente, come lei, non è stata accettata - neanche di fronte alle evidenti scoperte alchemiche - dalla Congrega degli Alchimisti. Così ha creato James Reed, il mostro di Frankenstein, e una sua collega ha creato Leigh Barrow, una donna algida e malvagia che è stata riportata in vita con la necromanzia - o una sorta di necromanzia. Reed vuole conquistare il mondo, e per farlo ha bisogno delle manifestazioni del linguaggio e della matematica, che ha reincarnato nei cuculi, in molti cuculi, ma nello specifico in Dodger Cheswich e Roger. Scusate, ho appena finito il romanzo e ho già rimosso il suo cognome lol 

Dodger possiede la matematica, è l'essenza stessa della matematica e in quanto tale riesce a vedere il tempo stesso che si muove e scorre, avanti e indietro. Roger, dal canto suo, possedendo il linguaggio è capace di vedere la storia di ogni cosa. Nonostante i numerosi tira e molla e il quasi incest - non potrò mai dimenticarlo, penso - perché c'era una confusione tale nel definire la loro relazione che si è capito che sono fratelli, ma avrebbero potuto esser qualcosa di più. Insieme, con l'aiuto di Erin, devono fermare Reed. Devono fermarlo, prima che sia troppo tardi. E per farlo, devono manifestarsi.

Ho apprezzato il fatto che ogni elemento fosse concatenato all'altro: l'amore per la matematica di Dodger, il legame quantico, l'amore per la letteratura di Roger, i loro modi così diversi di vedere il mondo ma anche così simili. I loop temporali e le linee del tempo diverse che si sovrappongono e poi si dividono, come un multiverso che è e non è un multiverso. E' tutto e niente insieme. Per loro, il mondo invisibile diventa visibile, e tutto è questo è super cervellotico e intellettuale e allo stesso tempo stra prolisso.

Perché è questo l'unico difetto, a parte i termini scientifici e letterari che non conoscevo - il scientific e literary mumble jumble - è che è estremamente prolisso. Sono tre giorni che praticamente mi costringo a finirlo, solo perché ero curiosa di vedere dove sarebbe andata a parare la storia. Ho amato i riferimenti a Il mondo di Oz, che devo recuperare assolutamente. 

Vi saluto con una citazione tratta da questo romanzo, e ben presto dovrò fare una lista perché la mia biblioteca deve possedere tutte le nuove uscite Oscar Mondadori:
"(...), ma ha già capito che Dodger non racconta un bel niente se non è obbligata. E' una che i segreti se li tiene stretti, perché quello è l'unico modo di sopravvivere per chi è così tanto sveglio di quanto dovrebbe e così tanto più fragile di quanto non sembri."
(Roger Middleton)

xoxo,
Giada 

lunedì, settembre 02, 2024

RECENSIONE DI ESPIAZIONE DI IAN MCEWAN

Buon pomeriggio, Fantastics! Sono ancora un po' scossa, dal finale di questo libro. Mentirei... Mentirei se vi dicessi che non mi ha scombussolato nel profondo e non mi è entrato sottopelle. Proprio come il librino di Peter Cameron, tanto corto quanto intenso, Espiazione è stato un colpo al cuore. Oltre che la mia seconda, no terza (contando proprio Un giorno questo dolore ti sarà utile) incursione nel mondo della narrativa contemporanea introspettiva. 

PREMESSA
Mesi fa, in piena sacra fiamma della scrittura, ho visto questo film. In inglese lo trovate come Atonement, in italiano come Espiazione - e ha come protagonisti James McAvoy e Keira Knightly. Ecco, se il film mi ha distrutto, il libro mi ha ridotto a brandelli. E' stato molto molto più intenso e doloroso, nonostante io abbia apprezzato la stategia narrativa geniale e immersiva. O forse, proprio per questo. L'ho amato tanto quanto mi ha fatto male. E questo, per me, è un immenso punto a suo favore.

TRAMA (DA IBS.IT)
A tredici anni un amore che sboccia può sembrare un plagio. Una ragazzina che assiste a una violenza può convincersi di aver riconosciuto il responsabile e far condannare un innocente, rovinandolo e rovinandosi. Perché tutta la vita sarà segnata dalle conseguenze. La ragazzina crescerà, diventerà una scrittrice, ma non si libererà del peso dell'ingiustizia inferta a un innocente, alla propria sorella innamorata e in fin dei conti anche a se stessa.

«Un romanzo meraviglioso. Soltanto il geometrico, cristallino McEwan poteva trascinarci con tanta sapienza in tale vertiginoso labirinto» – la Repubblica

All'età di tredici anni, in un caldo giorno d'estate del 1935, Briony Tallis sente di essere diventata una scrittrice. La sera stessa, accusando di un crimine odioso un innocente, commette l'errore che la segnerà per tutta la vita. Eppure la giornata era iniziata sotto i migliori auspici. C'era la commedia da mettere in scena, i cugini arrivati dal nord per trascorrere qualche tempo in casa Tallis, e da Londra era atteso l'amatissimo fratello Leon con un amico, industriale della cioccolata. Soltanto la sorella maggiore Cecilia impensieriva Briony, con quel suo misterioso rapporto che la legava a Robbie Turner, il figlio della loro donna di servizio. Tutti i personaggi entrano in scena ma, nella commedia della vita, non ci sono prove prima della recita e ogni gesto assume un carattere definitivo. Presto, sarà troppo tardi per fermare la macchina dell'ingiustizia e la guerra arriverà a spazzare via il vecchio mondo con le sue raffinate ipocrisie.

RECENSIONE
Non so da dove cominciare questa recensione, sarò onesta. Questo libro, come vi dicevo, mi è arrivato dritto al cuore come pochi hanno fatto, negli ultimi anni. E ora penso di aver finalmente la maturità per apprezzare questo genere di narrativa che, in passato, avrei rifiutato trovandola troppo artificiosa o di difficile lettura. Se scrivo in modo strano o pieno di lirismi, sappiate che è tutta colpa della bookhangover che mi ha provocato questo libro lol

Ma partiamo dal principio. Briony Tallis è una ragazzina di tredici anni che viva in una lussuosa villa nella campagna londinese. Viene da una famiglia agiata, non ha mai conosciuto povertà, e ogni suo interesse è sempre stato soddisfatto senza alcuna remora. Briony non vede l'ora di rivedere i suoi cuginetti, i figli di sua zia Hermione, che arrivano dal nord a causa del divorzio dei suoi genitori. In poche parole, Hermione scarica i figli a sua sorella Emily, che per tutta l'estate dovrà prendersene cura. Briony però è anche una scrittrice in erba, arrogante e decisa a dimostrare alla sua famiglia quanto vale - sebbene sua madre, Emily, sia praticamente una figura assente dalla sua vita a causa delle sue costanti emicranie e suo padre, Jack, sia il Ministro della Difesa dell'interno dell'Inghilterra e non sia mai a casa. In poche parole, è molto più assente della madre - in questo contesto agreste, Briony arruola tutti i cugini per il suo spettacolo teatrale. Anche se loro non lo vogliono, e i due gemelli, i fratelli minori di Lola, Pierrot e Jackson, si contendono il ruolo migliore (il principe-dottore). 

La prima parte si trascina molto lenta, quasi noiosa, fino ad arrivare alla seconda dedicata totalmente alla guerra. Ma è proprio qui la bellezza di questo romanzo: ciò che tu credevi essere il romanzo stesso, in realtà è un romanzo nel romanzo, quindi è volutamente lento e noioso; senza contare che soltanto giunti alla fine si capisce ogni cosa. Nell'ultima parte, chiamata semplicemente 1999, tutto viene chiarito. Ed è questa caratteristica, il fatto che ogni parte - anche io divido i miei libri in parti, quando sono troppo lunghi, quindi ho apprezzato molto tutto ciò - sia uno strato di cipolla da togliere per arrivare al nocciolo della storia vera e propria. Perché quello che abbiamo letto non è un romanzo di fantasia, è la storia vera di Briony Tallis e di come un malinteso, e cioè aver visto ciò che voleva vedere nella sua gelosia infantile, in Robbie Turner lo stupratore di sua cugina, quando non è affatto così. 
E non si può fare a meno di odiare Briony, in ogni periodo della sua vita. Forse, si prova un po' di empatia per lei quando fa l'infermiera, ma il fastidioso e la rabbia nei confronti di questa ragazzina che, convinta, rovina la vita di un innocente e divide due innamorati non può che far molta rabbia.

Bello. Struggente. Potente.
Ian McEwan è uno scrittore lirico, capace nel creare strutture narrative che spingono il lettore a scoprire la vera storia passo dopo passo - in questo mi ha ricordato 4321, perché è strutturato nello stesso modo. Quindi penso proprio che leggerò altri suoi romanzi, perché ho amato troppo questo.

Vi saluto con una citazione tratta da questo magnifico romanzo:
"Briony imparò una cosa ovvia e semplicissima che aveva sempre saputo, come tutti: ogni persona è, tra le altre cose, un oggetto facile da rompere e difficile da rimparare."
(Briony Tallis)

xoxo,
Giada

martedì, agosto 27, 2024

RECENSIONE DI A STUDY IN DROWNING - LA STORIA SOMMERSA (A STUDY IN DROWNING #1) DI AVA REID

Buona sera, Fantastics! Ho appena finito A study in drowning e sono ancora un po' sconvolta. La mia bookhangover è più reale che mai, perché ero talmente decisa a finire questo romanzo che ho rimandato un sacco di cose da fare pur di finirlo. Non credevo che questa storia mi avrebbe presa, per com'era partita... ero più che mai decisa a mollarla. Invece, mi ha sorpreso!

PREMESSA
Ansia preoperatoria significa solo una cosa: letture folli e disperatissime. Ecco perché, nel giro di neanche una settimana, ho finito anche questo romanzo. Era da gennaio che l'avevo puntato, ma le mie priorità erano altre - se ricordate, stavo frequentando il corso CAAF mentre continuavo a cercare lavoro - quindi leggevo quel che riuscivo, perché neanche in quel caso riuscivo a scrivere il mio romanzo. In realtà, ogni volta che succede, in genere è una bella cosa. Sono le operazioni chirurgiche, a non essere una bella cosa. E, dopo sei operazioni direi che l'ansia che sento sia più che giustificata. Insomma, alla fine ho recuperato A study in drowning, e dopo le reticenze iniziali dovute perlopiù allo stile strano e particolare, alla fine mi ha preso. Solo che non credevo che mi avrebbe preso così tanto!
Il che è una bella cosa, no? 
Quando un libro ci sorprende così tanto, è una bella cosa.

TRAMA (DA IBS.IT)
Romantica, lirica e potente: la storia di Effy e Preston è una favola oscura, una lettura imperdibile e appassionante per tutti i lettori e le lettrici di romantasy e dark academia.

Effy Sayre ha sempre creduto nelle fiabe. Non ha avuto scelta. Fin da bambina, è perseguitata da misteriose visioni del Re delle Fate. Ha trovato conforto solo tra le pagine di Angharad, il romanzo del compianto Emrys Myrddin, che racconta di una giovane che si innamora del Re delle Fate, arrivando però a distruggerlo. Effy, pur amando più di ogni cosa la letteratura, è costretta a frequentare la facoltà di Architettura, perché alle donne di Llyr non è permesso studiare Lettere. Il libro è tutto ciò che la tiene a galla durante i suoi studi alla prestigiosa facoltà di architettura dell’Università del Llyr. Così, quando la famiglia Myrddin indice un bando per ristrutturare la magione dell’autore, Effy è sicura che questo sia il suo destino. Ma Villa Hiraeth è un’impresa impossibile: una casa ammuffita e decrepita sul punto di sgretolarsi nel mare affamato. E quando Effy vi arriva, scopre di non essere sola. Preston Héloury, un giovane e tedioso studioso di letteratura, è determinato a dimostrare che l’autore preferito del Llyr era un truffatore. Mentre i due studenti investigano sull’eredità di Myrddin, mettendo insieme i pezzi attraverso lettere, libri e diari, scoprono che le fondamenta della casa non sono l’unica cosa di cui non ci si può fidare. Forze oscure, sia mortali sia magiche, cospirano contro la ricerca della verità e l’amore che sta nascendo tra i due. Il segreto che vogliono portare alla luce potrebbe cambiare per sempre le sorti dell’intera Llyr…

RECENSIONE
Angharad era l'opera più celebre di Myrddin. Era la storia di una giovane che diventava la sposa del Re delle Fate. Il Popolo Fatato era crudele, scaltro e costantemente insoddisfatto. Considerava gli esseri umani dei giocattoli, divertenti nella loro misera e fragile mortalità. Il fascino del Popolo Fatato lo faceva apparire bello in modo ipnotico, come un serpente le cui squame formassero un disegno ammaliante, ma il cui morso fosse letale.
(Effy riferendosi ad Angharad, opera di Emrys Myrddin)
A study in drowning è un dark fantasy, con tinte dark academia, molto gotico. In più di un'occasione mi ha ricordato Non aver paura del buio (un film horror con Katie Holmes), Cime Tempestose di Emily Bronte (dove una donna impazzita viene rinchiusa nella soffitta) e anche Piranesi di Susanne Clarke (per via della casa che affonda nell'acqua del mare). E' un romanzo difficile da leggere, almeno all'inizio. Ho trovato lo stile in terza persona focalizzata e non del tutto focalizzata particolare - l'ho trovato una quasi onniscenza che rendeva il romanzo strano. Strano e particolare, così lo descriverei.

Effy Sayre è una ragazza di diciotto anni appena iscritta all'università di Caer-Isel, nel Nord di un paese diviso da una guerra intera - una guerra di secessione, tra il Nord e il Sud. Frequenta la facoltà di architettura, per la quale non è portata, solo perché non può entrare nella facoltà di letteratura - considerata altamente elitaria e vietata alle donne. Un giorno, fuori dall'ufficio di Mastro Corbenic, il tutor che la molesta da anni, trova un annuncio dedicato alla ristrutturazione di Villa Hiraeth, la villa dove ha vissuto il suo autore preferito, Emrys Myrddin. Per uno scherzo del destino, si ritroverà a condividere spazi e conoscenze con Preston Héloury, il ragazzo che le ha rubato tutti i libri di Myrddin che voleva prendere in prestito in biblioteca. All'inizio, Effy mi sembrava autistica. Certi suoi modi di fare mi facevano pensare a tutto ciò, e ho pensato che fosse bello che un libro includesse un personaggio che tali caratteristiche; per poi scoprire che in realtà quello che sembrava autismo era un meccanismo di difesa - come la dissociazione a cui si sottoponeva ogni volta che veniva molestata dal tutor - per sopravvivere al mondo che la circondava. Perché Effy crede, da sempre, al Popolo Fatato. E, in particolar modo, crede al Re delle Fate - che ha incontrato quand'era molto piccola. E a cui nessuno ha mai creduto. Preston Héloury è il totale opposto di Effy, dove lei è sognante e romantica, lui è presuntuoso, arrogante e razionale. Crede nei fatti inconfutabili, nient'altro che nei fatti. 

Tuttavia, la vicinanza a Villa Hiraeth li spingerà l'uno verso l'altra. E quelli che erano nemici, diventano dapprima alleati e poi amanti. Insomma, un enemies to reluctant allies to lovers in piena regola. Mito e realtà si fondono in questo romanzo, narrato in modo estremamente strano e particolare, che alterna i POV in terza persona di Effy con qualche dettaglio degli altri personaggi. Ecco, per questo è strano. Non mi ha infastidito molto l'ingenuità di Effy, o il suo cercare sempre un escapismo dal mondo reale perché il mondo reale faceva troppo male - been there done that. Penso che non sia facile, da affrontare, vedere il tuo eroe, il tuo mito, l'uomo che ha creato l'opera che ti ha tenuta a galla nei momenti più difficili, rivelarsi un essere crudele e stronzo. 

Man a mano che le ricerche di Preston ed Effy proseguono, la verità verrà a galla. E non sarà semplice.
Specialmente per Effy, che si è sempre rivista molto in Angharad. 

Un romanzo dark fantasy, dark academia, dalle tinte gotiche molto particolare. Va letto nel mood giusto. Come per le prime 50 pagine di Crescent City, è ostico. Ma poi ne vale la pena. Ho dato quattro stelline, solo perché il momento plot twist l'avevo già intuito da metà romanzo - nonostante lo spoiler che mi sono beccata su Pinterest due giorni fa - e anche perché è il momento clou è avvenuto davvero troppo in fretta. Cavolo, avrei voluto uno scontro di almeno un paio di pagine!

Vi saluto con una citazione tratta da questo romanzo, che vi consiglio comunque di recuperare:
"Tu non sei una cosa sola. Sopravvivere è una cosa che fai, non una cosa che sei. Tu sei coraggiosa e brillante. Sei la persona più vera e piena che io abbia mai conosciuto."
(Preston Héloury ad Effy Sayre)

xoxo,
Giada
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