Buona sera, bloggers e lettori! Vi chiedo scusa dell'immenso ritardo ma sono andata a fare shopping perché purtroppo, a causa della ciste, devo indossare solo pantaloni traspiranti comodi. Oggi è il mio turno nel blogtour de "I caduti di pietra" di Giuseppe Russo e parleremo, insieme all'autore, delle curiosità sul libro e sui suoi contenuti. Buona lettura!
1. Benvenuto nel blog “Fantasticando sui libri”, Giuseppe. Ti va di presentarti brevemente?Domanda difficilissima. C'è quella di riserva? No? Peccato! Chi sono? Beh, credo di essere un ragazzo normalissimo (ehm dai, non facciamo i pignoli sull’età!) che, però, crede nella cultura e cerca di apportare il suo modesto contributo. Ho un piccolo sogno (in verità molti...): rendere la storia meno noiosa, recuperare la nostra memoria partendo dal basso, dalla gente, e smetterla di allontanare i lettori parlando solo dei grandi avvenimenti politici e bellici.
2. Di cosa tratta il tuo libro? Qual è il tema principale che affronta?Beh, io lo definisco "saggio storico diverso" perché esamina gli avvenimenti bellici in Campania dal punto di vista dell'arte, dei monumenti, delle tradizioni e della cultura deturpata, distrutta o violentata durante la seconda guerra mondiale. Il problema è che abbiamo perso caffè storici, stadi, chiese, Madonne, archivi, biblioteche, pezzi importantissimi di regge, teatri, ponti, etc. Potrei continuare all'infinito, ma toglierei il piacere ai lettori di scoprire una storia diversa, sebbene frutto di una ricerca seria. Va da sé che qualcuno si chiederà perché la Campania, e perché si dovrebbe leggere un libro specifico di questa regione. Semplice. La ricerca ha evidenziato che il ruolo strategico di Napoli, e del resto dei centri della regione, fu tale da convertire questa vasta area in terribile esempio per il resto del Paese, e potrei forzare un pochino la mano dicendo che in un certo senso divenne una regione martire a causa del famoso armistizio dell'otto settembre. I lettori concorderanno con il mio pensiero dopo aver letto ciò che avvenne in quei terribili anni.
3. Per quale motivo hai scelto il periodo della seconda guerra mondiale per affrontare queste tematiche (la deturpazione storica e culturale nel territorio campano e italiano)? Hai ragione, in effetti già durante la Prima guerra mondiale, principalmente nelle regioni del nord, vi furono danni al patrimonio storico-artistico italiano. Ovviamente non dimentico i danni napoleonici, altre invasioni o le guerre avvenute in lungo e largo per la penisola, però dobbiamo ricordare che solo con la Seconda guerra mondiale l'arma aerea si sviluppò e divenne moderna e terribile. E' proprio con i bombardamenti di quel periodo che gli aerei diventano l'arma principe nelle guerre, proprio come teorizzato dal famosissimo Generale casertano Giulio Douhet, colui che scrisse Il dominio dell'aria, un trattato che è stato a lungo un riferimento tra i militari di tutti i paesi moderni. La Seconda guerra mondiale è stata una tragedia che per fortuna non è stata ancora superata, considerando che un altro conflitto mondiale si combatterebbe probabilmente con l'atomica, e ci riporterebbe all'era della pietra.
4. Chi o cosa è il protagonista del saggio?I protagonisti sono tutti i nostri beni culturali, ma anche le persone comuni. Nel libro leggerete di regge violentate, di basiliche messe a ferro e fuoco, di nazisti che incendiano l'università e archivi storici per cancellare la cultura italiana, per sfregio. Ma leggerete anche di cittadini costretti a vivere e a far nascere bambini sotto la città di Napoli, nel sottosuolo trasformato in rifugio attrezzato. Leggerete dei "vagiti di guerra", e di medici che operavano sotto le bombe in mezzo a cortili di ospedali già abbattuti. Leggerete di regge trasformate in centri commerciali e teatri per spettacoli con donnine di facili costumi, e di disegnatori che hanno lasciato testimonianze della propria bravura dipingendo, ad esempio, paperino e il pappagallo carioca della Disney nei piani ammezzati. Leggerete di caffè storici, luogo di ritrovo per i cittadini di ogni ceto sociale, persi a causa di bombardamenti non sempre concentrati solo sulle aree militari.
5. Puoi svelarci qualche curiosità sul libro? Qual è stato l’aspetto più difficile del scrivere un libro che tratta una tematica così importante? Qual è invece quello che hai trovato più semplice?L'aspetto più difficile ? Dover visionare foto con tanti innocenti trucidati, e anche tanti nostri beni distrutti da assurde ritorsioni. O pensare che oggi, per chi segue con grande passione il calcio, il calcio Napoli non ha uno stadio di proprietà perché quello che aveva fu abbattuto a causa dei bombardamenti. Ecco io non sono un tifoso, però capisco che ciò che è stato perso in quel terribile periodo, ha ancora evidenti ripercussioni oggi. Beh pensiamo anche ai furti perpetrati nelle regge, o ad intere basiliche storiche praticamente distrutte come quella famosissima di Santa Chiara, poi riportata al suo stato trecentesco perché restarono in piedi sostanzialmente solo le mura perimetrali. Invece confermo che ho trovato semplice mettere insieme i tasselli di una storia che anche la mia famiglia, tra caserta e catania, ha vissuto in modo reale sulla propria pelle. I racconti combaciano, e i documenti confermano ciò che poco si racconta: le storie normali che passano proprio attraverso i punti di riferimento dell'arte e dei monumenti.
6. Io amo molto la storia, mi ha sempre affascinato molto sin da quando ero piccola. Quando è nata la tua passione per la storia?Posso dire da bambino. Praticamente sono nato nella Reggia di Caserta, ed i primi passi li ho mossi ai giardini della Flora, area verde adagiata sul lato del grande palazzo borbonico, e da subito ho iniziato ad amare l'arte e ovviamente la storia. Poi mettiamoci i racconti, come dicevo prima, di mio padre che a 16 anni usciva sotto i bombardamenti a Catania per trovare cibo, o di mia madre che doveva nascondersi ai tedeschi o alle truppe di "liberazione" (ricordiamo le marocchinate, ovvero le gravissime violenze subite dalle donne dagli eserciti multietnici degli angloamericani. In rete vi è tanto materiale per comprendere i drammi di donne violentate e uccise da soldati fuori controllo, anche se definiti liberatori), e si comprende come la curiosità abbia preso il sopravvento. Ma la storia interessa tutti, o meglio potrebbe interessare tutti se la si raccontasse senza accademismi. Io ci tento, e chi ha letto il libro mi ha dato ragione. Una storia facile da leggere nonostante si basi su di una solida ricerca.
7. Qual è il tuo capitolo preferito del libro?Mah, direi l'ultimo, soprattutto perché cito lettere, proteste ed episodi che coinvolgono l'amministrazione americana ed i nostri sovrintendenti, e si racconta di furtarelli, di soldati americani che usavano, ad esempio, la Reggia di Caserta o quella di Napoli anche per celebrare battesimi in acqua nelle fontane storiche. Cose assurde ma sicuramente interessanti da scoprire. Ma il libro è una mia creatura, come un figlio, e quindi non si possono fare troppe differenze. Tutti e quattro i capitoli sono belli...so figli miei e i figli so piezz 'e cor! Scusate la divagazione !
8. E’ stato difficile reperire la documentazione storica di quel periodo?Bruttissima domanda. Non perché l'hai fatta, ma perché devo aprire ampia polemica. Come al solito, noi italiani siamo i soliti (scusate il gioco di parole). Le foto storiche dei danni ai monumenti, pensate un po', sono di dominio pubblico se fatte dagli americani, ma quelle fatte e conservate in istituti italiani sono da pagare. Cioè invece di facilitare la diffusione della cultura storica, i "liberatori" hanno tantissimo materiale e lo fanno usare senza problemi, mentre il materiale di casa nostra è vietato se non sborsi un pochino di soldini, che ovviamente è cosa normale per chi è appoggiato da case editrici o è famoso, ma uno sconosciuto come me, può permettersi migliaia di euro di foto? Quindi l'unica difficoltà è il reperire le immagini dagli archivi americani, ma superata questa barriera c'è tanto stupendo materiale. Più difficile, invece, recuperare documenti e corrispondenza, ma quando si trovano è una bella soddisfazione. Di certo abbiamo tanto materiale a disposizione da poter scrivere per altri mille anni !
9. Quale messaggio vorresti trasmettere ai tuoi lettori?Uno semplice. Cercate di superare il luogo comune della storia noiosa. Molti libri, mattoni come dico io, sono purtroppo noiosi e spesso sono quelli che ci rifilano da studiare. Ma chi vuole solo leggere per informarsi, e anche per svagarsi con la lettura, può trovare libri ugualmente scritti con criterio scientifico ma più leggeri e con storie più vicine a noi cittadini comuni. Il mio è uno di quelli, con la novità del ribaltamento della prospettiva d'analisi di quel periodo. Alla fine è un racconto, non un romanzo attenzione, di fatti in cui facilmente immedesimarsi e che lasciano lunghe riflessioni e un fervido nuovo interesse per i nostri luoghi del cuore. Spesso lo dimentichiamo, ma in Italia si cammina letteralmente sulla storia. Basta "pestare" una delle vie create dai romani ! Questo ci sta rendendo troppo assuefatti, per cui qualche libro di storia che racconta con leggerezza certi episodi, come I CADUTI DI PIETRA, può far riaffiorare la voglia di conoscere meglio il nostro Paese, e ciò che giornalmente snobbiamo.
10. Saluta i nostri lettori con un brano tratto dal libro. Innanzitutto saluto e ringrazio te per la disponibilità, la simpatia ed il lavoro di diffusione della cultura, soprattutto per i tanti sconosciuti autori che hanno molto da raccontare. Poi ringrazio i lettori, soprattutto i curiosi che vorranno almeno sbirciare sul sito ufficiale
www.icadutidipietra.it per cercare ulteriori informazioni, e vi saluto con questo piccolo brano che ritengo sia molto significativo:
«...I bombardamenti a tappeto non prevedevano solo la distruzione delle infrastrutture e degli obiettivi militari, ma si prefiggevano soprattutto di distruggere il morale delle popolazioni colpite attraverso la cancellazione delle basilari strutture civili di una città: palazzi, ritrovi, piazze, monumenti, trasporti, uffici, fabbriche, chiese. Nulla fu lasciato al caso, né alla pietà...»