giovedì, novembre 10, 2022

RECENSIONE DE L'INCUBO DI HILL HOUSE DI SHIRLEY JACKSON

Buon pomeriggio, fantastics! Ieri notte, precisamente all'una giusta, ho terminato L'Incubo di Hill House. Lo so, lo so, non si dovrebbe guardare prima la serie tv (o il film) e dopo leggere il romanzo, ma stavolta ho fatto le cose al contrario xD Un po' come ho fatto per Uno di noi sta mentendo della McManus, solo che non sapevo che fosse tratto da un libro, so solo che rimandavo la visione di quella serie tv da tanto tempo e che volevo recuperarla xD

PREMESSA
Sono una fan dell'horror, lo sono da sempre. Ritengo che i film horror peggiori da digerire siano quelli degli anni '70, mentre quelli degli ultimi anni siano un po' alla acqua di rose... Nel senso, sono pieni di jump scares, più che altro. La serie basata sul romanzo l'ho amata molto, poiché non era una storia di fantasmi. Era la storia di una famiglia. La stessa famiglia, i Crain, che nel romanzo viene nominata. E' palese che ci sia stata una rielaborazione, tuttavia mi sono approcciata al source material delle due serie Netflix con la consapevolezza che non sono uguali. Raramente un film o una serie basato su un libro sarà TOTALMENTE fedele al source material. Devo dire che il romanzo mi ha ricordato molto Cime Tempestose, perché mi ha fatto sentire come se un fiume di oscurità mi stesse attraversando - le stesse parole che ho usato per descrivere proprio Cime Tempestose. Ma, stavolta, penso che la colpa sia anche da addurre al fatto che, mentre leggevo Hill House, stavo guardando anche American Horror Stories, la seconda stagione. Ecco perché, adesso, ho bisogno di cose leggere xD

TRAMA (DA AMAZON.IT)
Chiunque abbia visto qualche film del terrore con al centro una costruzione abitata da sinistre presenze si sarà trovato a chiedersi almeno una volta perché le vittime di turno non optino, prima che sia troppo tardi, per la soluzione più semplice - e cioè non escano dalla stessa porta dalla quale sono entrati, allontanandosi senza voltarsi indietro. A tale domanda, meno oziosa di quanto potrebbe parere, questo romanzo fornisce una risposta. Non è infatti la fragile e indifesa Eleanor Vance a scegliere la Casa, prolungando l'esperimento paranormale in cui l'ha coinvolta l'inquietante professor Montague. È la Casa - con le sue torrette buie, le sue porte che sembrano aprirsi da sole - a scegliere, per sempre, Eleanor Vance.

RECENSIONE
Nessun organismo vivente può mantenersi a lungo sano di mente in condizioni di assoluta realtà; perfino le allodole e le cavallette sognano, a detta di alcuni.
Non ho trovato citazione d'apertura migliore di questa, per cominciare questa recensione. L'incubo di HIll House è come un incubo onirico, un sogno che fai quando hai la febbre alta e che non comprendi fino a quando non ne prendi le distanze - o, nel caso della febbre, quando ti passa. La storia è molto diversa da quella della serie tv. Eppure, in comune (sia la serie tv che il libro) hanno in comune l'intrecciarsi del passato con il presente. Un passato onnipresente che muove le fila dei vivi. In un certo senso, i morti prendono il controllo dei vivi. 

Ma andiamo con ordine. Il professor Montague, un noto scienziato di una sconosciuta città non bel localizzata (potrebbe, infatti, essere sia in America che in Inghilterra) ha deciso di fare degli esperimenti paranormali sulla casa più infestata per eccellenza: Hill House. Hill House sorge, lontana dalla cittadina di Hillsdale, tra le alte colline. Una casa che emana empietà e malvagità da ogni suo angolo. Concepita per provocare disagio e disarmonia tanto nell'occhio di coloro che la guardano per la prima volta, tanto di coloro che vi entrano. Eleanor Vance è una ragazza, oserei dire, sempliciotta. Una ragazza che, dopo la morte della madre, non sa cosa fare della sua vita. Una ragazza che, a mio avviso, è persa nella sua stessa mente. Ancor prima di arrivare a Hill House, assistiamo alle allucinazioni/sogni ad occhi aperti di Eleanor, che diventa col tempo Nell/Nellie. So che l'ho definita sempliciotta, ma più volte nel corso della lettura non ho avuto l'impressione di trovarmi di fronte a una donna di trentaquattro anni, ma di fronte ad una ragazzina. No, non una ragazzina. Una bambina. Una bambina che guarda con stupore qualsiasi cosa, e che sogna di principesse, castelli e principi. Il contrario di Eleanor è proprio Theodora 'Theo', che ho amato nella serie tv. Theodora ha capacità telepatiche, tuttavia è una giovane donna scorbutica, quasi malevola. Ma il lettore deve ricordare a sé stesso che sta leggendo tutto ciò da POV di Eleanor, e man a mano che prosegue la lettura, l'astidio e l'odio reciproco diventano palesi. Un odio che non sono riuscita a comprendere appieno. Un odio che, a mio avviso, è nato dai condizionamenti della casa. Ultimo, ma solo per ordine, è Luke Sanderson (okay, qui vi confesso che ho pensato alle sorelle Sanderson di Hocus Pocus xD ), un belloccio che eredità Hill House e di cui non gliene può importare di meno della casa. 

Chiunque sia rimasto per più di cinque giorni (o meno) nella casa, è scappato a gambe levate tirando fuori qualsiasi scusa pur si andarsene. Il professore che conduce l'esperimento è cieco di fronte allo dispiegamento di forze sovrannaturali che sembrano decise a prendersi Eleanor, mentre una forza invisibile e malvagia tenta di dividerli in ogni modo possibile. 

Ciò che ho amato di Hill House è la circolarità degli eventi. In un certo senso, come è iniziato il romanzo breve, allo stesso modo finisce. Lirico, vivido e, al tempo stesso, onirico. Un fiume di oscurità che culmina quando Eleanor viene impossessata dagli spiriti della casa (almeno questo è ciò che ho avuto l'impressione io) e tenta di buttarsi dalla scala a chiocciola. Alla fine, loro sono andati per svolgere esperimenti di natura paranormale, ma sono stati talmente ciechi da non vedere ciò che c'è sempre stato sotto al loro naso.

Vi saluto con una citazione tratta da questo romanzo, che personalmente ho adorato. Forse, più avanti, leggerò anche Abbiamo sempre vissuto nel castello di Shirley Jackson, la cui trama m'ispira un sacco.
"Cosa c'era qui una volta, si chiese ora, cosa c'era che adesso non c'è più, o cosa dovrebbe esserci che non c'è mai stato?"
(Eleanor Vance)

xoxo,
Giada

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