lunedì, dicembre 19, 2022

RECENSIONE DI UNA CORTE DI GELO E STELLE (A COURT OF THORNS AND ROSES #3.1) DI SARAH J. MAAS

Buon pomeriggio, fantastics! E' con dispiacere che annuncio che ho finito di leggere anche questa famigerata novella. Dispiacere, perché avevo delle aspettative davvero molto alte. Insomma, la zia Maas è una delle mie scrittrici contemporanee preferite. Famigerata perché tutti me ne hanno parlato male. Malissimo. E all'inizio non capivo. Ma, boy, ora capisco perfettamente!

PREMESSA
ACOWAR era finito con la promessa di un futuro roseo, difficile certo, ma roseo per tutte le Corti e la convivenza (pacifica, si spera) con gli umani. Dove una volta c'era il muro, ora non c'è più niente. Tutte le persone a cui Feyre, Nesta ed Elain erano legate o sono morte o hanno chiuso definitivamente i rapporti con loro (*coff coff Graysen*). Quindi, questo si prospettava un nuovo inizio, in tutti i sensi, per ognuno di loro. Tutto ciò che noi lettori abbiamo ottenuto, non è stato proprio questo. Tutt'altro. E se, in parte, mi è piaciuto, da una parte sono molto molto delusa per la traduzione scadente che ne ha inficiato la godibilità e la lettura. Cioè, perché cambiare di botto i termini che hai usato per 3 romanzi? Ma chi gestisce le traduzioni a Oscar Vault? Geronimo Stilton?

TRAMA (DA GOODREADS.COM)
Una tenera aggiunta alla serie #1 del NY Times, La Corte di Rose e Spine di Sarah J. Maas, che fa da ponte agli eventi di La Corte di Ali e Rovina e dei prossimi romanzi. 

Feyre, Rhysand e i loro amici sono ancora molto occupati a ricostruzione la Corte della Notte e riorganizzare il loro mondo completamente modificato dagli eventi della guerra che hanno cambiato ogni cosa. Ma il Solstizio d'Inverno sta finalmente arrivando e, con esso, la gioia di un riposo meritato. 

Tuttavia, anche nell'atmosfera festiva le ombra del passato aleggiano sulle teste dei nostri protagonisti. Mentre Feyre passa il suo primo Solstizio d'Inverno come High Lady, le sue preoccupazioni per coloro che le sono accanto aumentano. Tutti hanno molte più ferite di quelle che mostrano le cicatrici, che avranno un impatto decisivo nel loro futuro più immediato. Il loro, personale, e quello della corte.

Svolgendo il ruolo di ponte tra gli eventi di La Corte di Ali e Rovina con gli ultimi romanzi della serie, Una Corte di Gelo e Stelle esplora i profondi effetti della devastante guerra e il fiero amore tra i nostri amati protagonisti. 

RECENSIONE
Meh. Come inizio di recensione non è affatto promettente, ma è il più veritiero. Sono molto delusa da questa novella, in tutto e per tutto. Mi aspettavo di meglio. E non per la storia in sé, anche se per il contenuto si sarebbe potuto fare qualcosina di più. Ma per la traduzione, che ne ha inficiato la godibilità e la lettura di per sé. 

La storia riprende da dove era stata interrotta in La Corte di Ali e Rovina: con la guerra ormai finita, Re Hybern morto, e il padre delle sorelle Archeron morto. Tutte queste morti hanno avuto, in qualche modo, un impatto nella psiche dei personaggi principali. E se, mentre Feyre cerca di fare del suo meglio per aiutare - riducendo, in questo modo, il tempo con il suo Compagno e il tempo che dovrebbe passare insieme a Rhysand - allo stesso tempo cerca di guarire dalle sue stesse ferite. Ma tutto ciò avviene anche in concomitanza con l'avvento del Solstizio d'Inverno, e il compleanno di Feyre. La notte più lunga dell'anno, nient'altro è che, di fatto, il Natale. Ma Feyre soffre ancora. E tanto. Vi confesso che, avendo passato un periodo traumatico anch'io, mi sono rivista nelle parole che la tessitrice Aracne le rivolge. Mi ci sono rivista, perché questo è il mio stesso concetto di Arte. Di Scrittura.

"Devo creare, o sarà stato tutto per niente. Devo creare, o mi raggomitolerò su me stessa per la disperazione e non mi alzerò più dal letto. Devo creare perché non ho altro modo di esprimere quello che provo."
(La tessitrice a Feyre)
Quando ho passato il periodo più buio della mia vita, se non avessi avuto la scrittura dei miei romanzi al mio fianco, penso che non ne sarei mai uscita. E' stato come cauterizzare una ferita. Catartico. Ho avuto perfino, in un certo senso, la sensazione di andare dallo psicologo; usando i miei personaggi come mezzo per esprimere ciò che avevo nel cuore. Ed è per questo che amo Velaris. E' per questo amo gli Artisti di quella città immaginaria. Perché è così che la scrittura è sempre stata per me. E lo sarà sempre. Un mezzo per esprimere ciò che ho dentro. Per sanare. Per guarire.

A volte Feyre cerca di fare la brava samaritana, ricordando a tutti noi che delle tre Archeron lei è quella testarda e coraggiosa, ma anche quella dal cuore buono. Finalmente rivediamo Elain, che ha un rapporto migliore con Azriel che non con Lucien. Il mio piccolo cuoricino ha fatto crack, perché una parte di me shippa Elain con Lucien. In fondo, loro sono Compagni. Mi spiace, ma mi rifiuto di chiamarli Metà. O di chiamare Unione il legame tra due Compagni. Nope. Odio questa nuova traduzione. Dopo 3 romanzi, mi rifiuto categoricamente di usare una nuova terminologia.

Finalmente ritorna anche Nesta. Una Nesta che sta soffrendo terribilmente per la morte del padre, e che ha allontanato tutti da sé. Facendo sesso con qualsiasi Fae le capiti sottomano. Una nota: il POV alternato di Cassian e Nesta, nel capitolo eliminato di ACOMAF, è stato puro oro. E ha confermato ciò che pensavo su Nesta. E che mi ha fatto amare ancora di più Nesta, dato che io in lei mi rivedo tanto.
Tantissimo.

I POV principali, qui, sono quelli di Feyre e Rhysand. Un Rhysand costantemente eccitato, ma anche qui, non posso lamentarmi. Non posso specificare cosa mi ha ricordato, ma è legato al mondo letterario. Se il POV di Feyre e Rhysand è in prima persona, quello di Cassian e Morrigan è in terza persona. Cassian è un cucciolo ferito, che nonostante tutto ama ancora il popolo che lo ha respinto e lo continua a respingere. Mentre Azriel... O Azriel, dategli una Fae e rendetelo felice una buona volta!

Perché ho dato 3 stelline? Come dicevo più su, ho odiato questa traduzione. All'inizio, quando mi sono ritrovata davanti i termini come Unione e Metà non capivo a cosa si stesse riferendo l'autrice. L'ho detto altrove e lo ripeto, questo provoca confusione nei lettori. Davvero. E' stata una mossa sbagliata da parte della CE cambiare di botto (e senza motivo, btw) termini ai quali ci avevano, da tempo, abituati. Tra l'altro, per il termine MATE, Metà è una traduzione estremamente riduttiva e non territoriale. Compagno e Compagna era l'ideale, inoltre sottolineava l'appartenenza trascendentale che sottintende il termine mate. Va bene, uniforma. Ma lo fa in modo sbagliato. Questa stonatura non sono proprio riuscita a togliermela dalla testa, tanto che ho obbligato il mio cervello a modificare questi due termini in quelli a cui ero già abituata dai precedenti romanzi. E Unione? Nope. Il Legame era decisamente migliore. Anche qui, rendeva decisamente meglio l'idea di appartenenza.

Vi saluto con una citazione da questa novella da tre stelline tirate, consigliandovi di leggerla in lingua originale. Davvero, guys. Mi sa che la rileggerò in inglese. Buon Natale dalla banda di ACOTAR! 
Buon Natale e buone feste anche da me!
"E' anche tempo di riposo. E' un tempo per riflettere sull'oscurità. Su come fa risplendere la luce."
(Nuala a Feyre)

xoxo,
Giada

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