IL MITO FATTO REALTA’:
LE ORIGINI DELLE CRONACHE DI NARNIA
Nel processo di scrittura delle Cronache di Narnia, C.S. Lewis ha gradualmente espanso l’ampiezza e lo scopo delle sue ambizioni letterarie. Ciò che era visto all'inizio come una collezione di storie per bambini, si sviluppò in una complessa rappresentazione di un intero universo morale. Man a mano che i 7 libri progrediscono, Lewis spiega il piano divino per questo universo dalla sua creazione fino alla sua apocalisse. Comunque, l’unicità degli obbiettivi letterari di Lewis deriva dal fatto che Lewis riesce a gestire due cose in una. Cioè, lui rimane fedele alla sua originale intenzione di scrivere libri per bambini aggiungendo sottili complessità morale e spirituali. Queste complessità non sono dovute ad intrusioni autoritarie o editoriali. Loro sembrano invece intrecciare la vera fabbrica creativa dell’universo di Lewis, così le Cronache di Narnia sono una serie di libri che sono in grado di deliziare i sensi tanto quanto sfidare e agitare l’animo.Perciò Lewis aveva deciso che questo libro sarebbe stato un racconto di magiche e fantastiche avventure. Ma che tipo di magiche avventure avrebbe potuto avere lui nell'ammuffita casa di un professore vecchio e ammuffito? Non molto e questa è la ragione per cui Lewis trovò necessario espandere l’ambientazione. Dai suoi primi giorni d’infanzia, lui è stato occupato con la creazione della sua città immaginaria: Animalandia, che lascia presupporre il grande stato di Boxen. L’immaginazione del giovane Lewis era meticolosamente dettagliata, lui aveva perfino pianificato le rotte del piroscafo di questa nazione e gli orari della ferrovia. Sebbene nessun piroscafo o stazione esista a Narnia, la nazione al di là dell’armadio riflette gli stessi grandi dettagli immaginari presenti nelle prime creazioni dell’autore. Presto la terra incantata di Lewis sviluppò la sua storia, geografia, miti, leggende e profezie. L’amorevole cura con cui lui si riferiva alle minutiae della vera vita di Narnia rivela che Lewis non aveva più intenzione di scrivere una storia per bambini, lui stava anche partecipando alla potente magia che il professor Tolkien chiama “sub-creazione”.
A fianco alla mitologia classica, la tradizione medievale della cavalleria e dei cavalieri in armi era cara al cuore di Lewis. Narnia si sviluppò in un remo dove ideali cortesi fiorirono sotto imponenti e maestosi re e regine. C'era il cavalierato da vincere sul campo di guerra, e un severo codice d'onore che se una persona lo violava, lo faceva a proprio rischio e pericolo. Lewis aggiunse una forma di "Saraceni" con cui i suoi cavalieri di Narnia potevano lottare: i Calormeniani simili ai Persiani che veneravano il dio-uccello Tash. Lewis prese in prestito le idee medievali della belle dame sans merci e l'Arturiano Morgan Le Fay nel creare le sue cattive: la Strega Bianca Jadis e la Signora dalla Veste Verde.
C.S. Lewis prese in prestito questi elementi perché erano cose che gli piacevano e con cui lui si identificava. Lui cercava di comunicare il suo amore per le fiabe eroiche dell'antichità e forse di coltivare lo stesso amore in una nuova generazione di lettori.
Per contro, in questa Narnia nuovamente immaginata, Lewis avrebbe voluto che le storie di scrivessero da sé. Lui fece ciò in un modo unico, facendo affidamento alle immagini che lui avrebbe voluto vedere nella sua mente. Certe immagini, disse, si sarebbero organizzate da sé come una storia; era poi compito dell'autore "chiudere i buchi" così disse. Un immagine, il fauno con l'ombrello, si risolse nel signor Tumnus. La regina delle nevi su una slitta diventò la Strega Bianca. Lewis formò queste immagini in storie in modo da "esorcizzarle" dalle propria mente. L'immagine del fauno aveva risieduto nella sua mente fon da quando era un teenager. Prima che mettesse il leone Aslan nella storia, Lewis ha sognato per più notti di fila dei leoni. Queste immagini venivano da una fonte sconosciuta, ma molte di loro reclamarono a gran voce una loro parte nelle sue storie. Un interessante confronto di questo fenomeno accade nel terzo libro, "Il Viaggio del veliero": qui, un quadro con una barca cresce fino ad espandersi fino a quando non diventa davvero una nave sul mare, un portale verso Narnia. E' una raffinata dimostrazione dell'intenzione di Lewis di rendere le sue immagini interne reali, le quali agiscono come finestre che si aprono nel mondo della sua immaginazione.
Finora, poco è stato detto circa lo spirituale, il religioso, perché non dirlo: l'elemento cristiano nelle Cronache di Narnia. Questo perché quell'elemento non era presenta alla nascita del ciclo narrativo, Lewis aveva negato, enfatizzando, che lui si sarebbe messo a scrivere una serie di storie che erano rappresentazioni codificate della Verità Cristiana, o lezioni morali ingannevoli create per richiamare il giovane pubblico. Ciononostante, l'elemento cristiano nel mythos di Narnia è inconfondibile. Perciò come ha fatto quest'elemento a trovare il modo di entrare in queste storie? Beh, in un modello sub-creativo, Lewis vide nel suo manoscritto il Leone Aslan e vide che era cosa buona. Immediatamente l'autore riconobbe il potenziale di questo personaggio. Il leone era arrivato come "delimitazione" o "limite" nella storia, e Lui era ovviamente uno dei più grandi personaggi. Lewis subito notò l'amorevole timore che gli altri personaggi avrebbero potuto provare ogni volta che lo incontravano. Oltre a ciò, lui non si era perso nella narrazione quando aveva descritto il leone Aslan in quanto il leone era, nella Bibbia, un simbolo che ricorreva spesso e che indicava il Cristo. Qui l'autore si chiese: "Cosa succederebbe se il Figlio di Dio entrasse in un mondo di animali parlanti nella forma del leone?". Se Lewis potesse presentare la versione di Narnia dell'Incarnazione, lui avrebbe un forum nel quale poter articolare alcuni dei suoi sentimenti più preziosi verso Dio. E avrebbe potuto farlo senza la Legge, senza alcun dovere morale o ipocrisia che entri nell'equazione. E' stata l'esperienza personale di Lewis che ha reso difficile sentire nel modo in cui forse si era sentito verso un Dio qualunque, era il semplice fatto che ci fossero dei sentimenti che chiunque dovrebbe avere verso quel Dio. Con Asla, Lewis fece tabula rasa. Lui poteva spingere i lettori a provare amore e devozione senza quel soffocante senso di dovere. Lui poté trasmettere la sua grande gratitudine e il suo amore per Dio senza fare sermoni. Lui poté, come una volta disse, "rubare al passato quei vigili draghi".
Comunque, con l'avvento del terzo libro "Il viaggio del veliero", Lewis porta il lettore in ancora più profonde acque teologiche. Qui Aslan è più distante; lui appare in altre forme, come quelle dell'agnello e dell'albatro. Lewis approfondisce l'esperienza spirituale dei suoi personaggi rendendo Aslan difficile da trovare. La fede adesso entra in equiparazione con il credere senza vedere. Questo è personificato al meglio dal topo Ripicì, che è determinato a trovare la Terra di Aslan, anche se deve nuotare fino alla Fine del Mondo per farlo. Sempre nel "Viaggio del veliero", Lewis presenta l'idea dello scettico, del non credente, nella forma di Eustachio Clarence Scrubb. Eustachio è trasformato in un drago a causa della sua avidità ed ignoranza. Aslan sbuccia via gli strati di pelle di drago fino a quando il vero bambino sottostante viene svelato; in questo modo, il lettore riesce a capire il processo di conversione e santificazione.
Nel post successivo vi presenterò le mie conclusioni finali, chiudendo la mia avventura nel magico mondo di Narnia creato da questo magnifico scrittore. Vi lascio con una citazione tratta da "La sedia d'argento" in cui Jill, Eustachio e Rilian riescono ad uscire dal Mondodisotto e si ritrovano a Narnia:
Jill era così felice ed emozionata che per poco non svenne, rapita dalla musica selvaggia, misteriosa e dolce che sapeva di magia bianca quanto le note suonate dalla strega sprigionavano diavolerie e malvagità. Per raccontare uno spettacolo del genere ci vogliono molte parole, per ammirarlo pochi istanti: per lei fu come un flash.
Giada
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