lunedì, marzo 31, 2025

RECENSIONE DI CITTA' DEGLI ANGELI CADUTI (THE MORTAL INSTRUMENTS #4) DI CASSANDRA CLARE

Buon pomeriggio, Fantastics! Con tutto quello che mi sta accadendo ultimamente, non pensavo che sarei riuscita a terminare anche questo romanzo della serie TMI, invece ce l'ho fatta! Lo so, la cosa ha sorpreso pure me, perché andiamo, se non sono riuscita a finire La guerra delle due Regine, non credevo che sarei riuscita a terminare anche questo... anche se, considerato il tutto, alla fin fine ci sono solo 400 pagine in più ne La Guerra delle due Regine, rispetto a questo.

PREMESSA
Ultimamente l'unico motivo per cui inizio e finisco i romanzi da leggere è sempre lo stesso: sono già al secondo rinnovo in biblioteca, e devo leggerli assolutamente. In questo caso, ho unito l'utile al dilettevole. Sono super in ansia per l'operazione che dovrò fare il 10 aprile, e sono davvero molto in ansia. Più dell'altra volta, se possibile. Quindi leggere e studiare, al momento (come da ormai 8 mesi fino a questa parte), dato che non riesco a proseguire la scrittura del mio romanzo, è l'unica cosa che riesco a fare. E devo che questo libro è stata una vera e propria bomba, perché da pagina 300 in poi, il ritmo narrativo è aumentato così tanto che ti invogliava a leggere ancora di più. E, ultimissima cosa, Isabelle Lightwood la mia preferita da sempre e per sempre <3 My girl <3

TRAMA (DA AMAZON.IT)
La guerra è conclusa e Clary è tornata a New York, intenzionata a diventare una Cacciatrice di demoni a tutti gli effetti. E finalmente può dire al mondo che Jace è il suo ragazzo. Ma ogni cosa ha un prezzo. C'è qualcuno che si diverte a uccidere gli Shadowhunters, e ciò causa fra Nascosti e Cacciatori tensioni che potrebbero portare a una seconda, sanguinosa guerra. Simon, il migliore amico di Clary, non può aiutarla. Sua madre ha scoperto che è un vampiro e lui non ha più una casa. E come se non bastasse, esce con due ragazze bellissime e pericolose, nessuna delle quali sa dell'altra. Quando anche Jace si allontana senza darle spiegazioni, Clary si trova costretta a penetrare nel cuore di un mistero che teme di svelare fino in fondo: forse è stata lei a mettere in moto la terribile catena di eventi che potrebbe farle perdere tutto ciò che ama. Jace compreso. Amore. Sangue. Tradimento. Vendetta. La posta in gioco non è mai stata così alta per gli Shadowhunters...

RECENSIONE
"O forse è perché le cose più belle sono quelle che il mondo può rompere più facilmente."
(Jocelyn Fray a Clarissa Fairchild)

AAAAAH! QUANTO HO AMATO QUESTO ROMANZO NON SI PUO' SPIEGARE A PAROLEEEE! Bello, bello, davvero molto bello! 

Mi sentite urlare? Perché questo libro è stata una bomba incredibile, qualcosa di inspiegabile, qualcosa di così al cardiopalma che non riuscivo a staccarmi, letteralmente, dal romanzo. In realtà credo d'aver dormito male anche per questo, negli ultimi giorni, non solo perché sono in ansia per l'operazione stessa e anche per il preoperatorio - sono talmente piena di cortisolo da far paura - ma anche perché è così che si mantiene alta l'attenzione del lettore, a distanza di ben 4 romanzi! Ben fatto, Cassandra!

Il romanzo riprende da dov'era terminato il precedente: dal post battaglia di Alicante, dove tanti Shadowhunters hanno perso la vita, tra cui il piccolo Max Lightwood per mano di Sebastian/Jonathan Morgenstern. La morte del piccolo Max sarà sempre una ferita aperta non solo nei Lightwood, ma anche nei lettori stessi, perché è stato davvero crudele uccidere un bambino di soli 9 anni. La vita, per gli Shadowhunters e i loro amici, tuttavia prosegue. Abbiamo Luke Garroway che finalmente è uscito dalla friendzone con Jocelyn Fray e finalmente si sposa con lei, Simon che esce in contemporanea con Isabelle Lightwood e Maia (la licantropa), Alec e Magnus che bisticciano su questioni davvero molto serie. E, sinceramente, sono dalla parte di Alec. Tuttavia, il triangolo più inaspettato e più godurioso di cui leggere è stato senza ombra di dubbio quello tra Maia, Simon e Isabelle. Di sicuro non mi aspettavo che Isabelle fosse una girl's girls, ma è stato bellissimo leggere che invece lo era. Ma l'argomento principale su cui verte Città degli Angeli Caduti è il dolore fisico e mentale che prova Jace nel continuare a sognare, ripetutamente, di uccidere Clary. Jace non sa, però, di esser stato resuscitato quando Jonathan l'ha ucciso, e quindi non ha avuto quel che gli Shadowhunters chiamano 'riti', quando in realtà è una specie di battesimo affinché l'anima del nuovo venuto al mondo non venga influenzato dagli spiriti maligni o dai demoni. Ecco, alla fine, Jace è stato influenzato da un demone. E non un demone qualunque, ma da Lilith in persona.

Nella mia mente, Lilith era la bambina assassina di Supernatural lol Proprio come per il Marchio di Caino, io continuavo a vedere, nella mia mente, Dean che ce l'aveva - e ve lo ricordate quanto era bono Demon Dean, eh??? Insomma, un romanzo molto più maturo. Un romanzo che tratta temi più 'da grandi', se così si può definire, e che mette in scena ciò che Taylor Swift ci aveva insegnato nel 2020. 
No body no crime. Infatti, Jace non ha visto il corpo di Jonathan morire, quando è caduto nel lago. Era palese che fosse ancora vivo, e che influenzasse ancora Jace, ma QUEL FINALE! QUEL FINALE!
AAAH! CHE FINALE MAGNIFICO! ORA VOGLIO LEGGERE IL SEQUEL SUBITOOO!

(scusate, oggi non riesco a contenermi lol Ho amato davvero troppo questo libro)
Vi lascio con una citazione tratta da questo romanzo, mentre vado a prenotarmi nella Rete Bibliotecaria Padovana il sequel:
"Quel genere di amore che può ridurre il mondo in cenere o innalzarlo alla sua gloria."
(Lilith a Clary Fray)

xoxo,
Giada

venerdì, marzo 21, 2025

RECENSIONE DI INTERMEZZO DI SALLY ROONEY

Buon pomeriggio, Fantastics! Ieri sera ho, contro ogni aspettativa, finito il mio primo romanzo di Sally Rooney.  Ho intenzione di recuperare tanti altri suoi romanzi, ma come primo esperimento - primo contatto, è andata bene. E' stato un pugno nello stomaco, esattamente come mi aspettavo che fosse, però ehi... i liked it!

PREMESSA
Ho sentito parlare molto bene e anche molto male di questo romanzo. Era da un botto di tempo che ne rimandavo la lettura, perciò quando ho visto che mi stava per scadere il prestito della biblioteca (come mi sta per succedere con Città degli Angeli Caduti della Clare, che devo finire), ho deciso che l'avrei recuperato. Il problema era che la sua lettura, come gli ultimi 10 libri che ho preso in prestito da gennaio fino ad ora, è andata moltissimo a rilento a causa di ciò che chiameremo come Progetto Segreto 2. Una cosa per cui ho lavorato duramente negli ultimi mesi, ma di cui non dirò assolutamente nulla per scaramanzia. Ad ogni modo, tolto il bagolo di Progetto Segreto 2 (ma avrei anche PS3, PS4 e PS5) ho ricevuto la notizia che non volevo ricevere, ovvero quella della mia operazione. Quindi se sarò MIA dal 10 aprile in poi, sarà per questo motivo. Cercherò in ogni caso di far uscire le recensioni dei libri che leggo, in un modo o nell'altro.

TRAMA (DA EINAUDIEDITORE.IT)
A parte il fatto di essere fratelli, Peter e Ivan Koubek sembrano avere poco in comune. Peter è un avvocato di Dublino sui trent’anni – affermato, abile e apparentemente irreprensibile. Ma, ora che gli è morto il padre, prende farmaci per dormire e si barcamena con fatica fra due relazioni con donne molto diverse: il primo, imperituro amore, Sylvia, e Naomi, una studentessa universitaria per cui la vita è un’unica lunga barzelletta. Ivan è un campione di scacchi ventiduenne. Si è sempre considerato uno sfigato, un paria, l’antitesi del suo disinvolto fratello maggiore. Ora, nelle prime settimane dopo la perdita del padre, incontra Margaret, una donna piú grande che esce da un passato turbolento, e rapidamente e intensamente le loro vite si intrecciano. Per i due fratelli in lutto, e per le persone da loro amate, si apre un interludio, un periodo di desiderio, disperazione e nuove prospettive – l’opportunità di scoprire quante cose un’unica vita possa contenere senza per questo andare in pezzi.

RECENSIONE
Ma l'apparenza esteriore di una persona non definisce i confini delle sue sensazioni interiori, Ivan questo lo sa. Persone scialbe, poco seducenti, non sono affatto immuni dal provare forti passioni.
(Ivan Koubek)
Intermezzo: 1. a. Intervallo, spazio di tempo che serve di pausa tra un atto e l’altro d’una rappresentazione teatrale o d’uno spettacolo in genere. b. non com. Con sign. più generico, pausa, intervallo in un’azione: Né riposato o fatto altro intermezzo Aveano alle percosse furibonde Questi guerrier (Ariosto; cioè: «né questi guerrieri aveano riposato o fatto ecc.»). 2. Breve spettacolo o azione scenica, di carattere leggero e vario, che serve a riempire gli intervalli fra un atto e l’altro o fra due quadri successivi di una rappresentazione drammatica o di un’opera lirica, soprattutto in uso dal sec. 16° al sec. 18°; analogam., nell’uso odierno, i. radiofonico, i. televisivo. In partic., in musica, il termine indicò dapprima un brano comico o farsesco in 2 o 3 parti inserito tra un atto e l’altrodi un’opera seria, che, acquistando in seguito una propria autonomia rappresentativa con caratteri simili al dramma giocoso e all’opera comica, ebbe un ruolo importante nella genesi dell’opera buffa italiana; dal sec. 19° in poi, esso divenne anche sinon. di interludio, solitamente posto fra due atti o fra due quadri di un’opera lirica: l’i. della «Cavalleria rusticana».

Intermezzo è un romanzo contemporaneo crudo, duro, esplicito tanto nei contenuti quanto nel modo in cui vengono trattati i sentimenti dei personaggi stessi. Ivan e Peter Koubek sono due fratelli, ma è come se non lo fossero. O meglio, lo sono solo di nome. Tra di loro ci sono 10 anni di differenza d'età, e si sentono tutti: Ivan ha 22 anni, mentre Peter 32. Il divario generazionale tra i due, appartenenti rispettivamente alla Gen Z e ai Millenial (mi sento chiamata in causa dalla Rooney, tanto perché lo sappiate lol) si sente tutto. Forte e chiaro. 

Questi due fratelli, dopo la morte per leucemia del loro amato padre - beh, amato soprattutto da parte di Ivan, non molto da parte di Peter - dapprima si allontanano e poi si avvicinano l'uno all'altro. Ivan e Peter non sono diversi solo a livello caratteriale, nel lavoro o nelle donne che scelgono di frequentare, ma lo sono anche a livello proprio umano. Ivan è autistico - chiaramente autistico, vorrei precisare - e la cosa si vede bene nei suoi atteggiamenti, nel suo modo di fare con gli altri, e nella sua fissazione con gli scacchi. Gli scacchi, di cui è un prodigio da quando aveva appena 16 anni. Peter invece è un avvocato, che dopo la notizia del cancro del padre, ha perso tutti i punti cardine della sua vita, a partire proprio dalla donna che amava: Sylvia. Sylvia, a causa di un non precisato incidente (che non viene mai spiegato nel romanzo, è solo un incidente) soffre di dolori fortissimi, vomito e non riesce a camminare. Ora, Sally, avrei preferito che mi spiegassi cos'è sto cazzo di incidente, perché nonostante io abbia finito il romanzo non sono ancora riuscita a capirlo. Tuttavia, Sylvia e Peter sono rimasti amici. 'Amici' per modo di dire, perché lui è sottone all'ennesima potenza per lei. E lei ne è perfettamente consapevole. Allo stesso modo, Peter frequenta Naomi, una scapestrata ragazzina di 21 anni senzatetto, che sopravvive grazie ai soldi che le dà. Naomi, aperta di mente e anche un po' frivola, dimostra una profondità d'animo inaspettata verso la fine del libro.

Ivan, invece, dopo una dimostrazione di scacchi comincia a frequentare una donna di 36 anni divorziata, Margaret. La loro storia d'amore è molto dolce, ma ho trovato un po' bleah le loro scene di sesso. Quelle di Peter erano un po' meh, ma le loro erano bleah. Non saprei in che altro modo descriverle. Non erano per niente sensuali o attraenti. O che ti facessero desiderare di essere al posto dei personaggi, come qualche volta capita. 

Il rapporto tra Ivan e Peter, già pessimo prima della notizia di Ivan di frequentare una donna più anziana di lui; peggiora notevolmente quando lo dice al fratello. Da lì in poi, il climax mostra come Peter, in realtà, abbia sempre tenuto al fratello minore. A modo suo, chiaramente. 

Ciò che mi ha colpito molto è che nessuno parlasse dei pensieri suicidi di Peter. NESSUNO.
Ora, io non ho problemi a riguardo. Ma se al mio posto ci fosse stata una persona più sensibile o che magari sta attraversando un brutto periodo (più brutto del mio, voglio specificare), questo ANDAVA DETTO. I pensieri suicidi e l'ideazione suicida di Peter sono un gran brutto pugno nello stomaco, e i lettori devono esserne preparati a riguardo.

Va bene che il romanzo è ambientato nella Dublino post-pandemia. Va bene che è tutto calato ai giorni d'oggi. Ma questo va detto.

Vi lascio con una citazione (finallyyyyyy) tratta da questo romanzo che vi consiglio, con le dovute precauzioni, di leggere:
"Questa è la vita, l'esperienza, questo è tutto ciò che c'è mai stato. Mettere a confronto questo momento con la sua esistenza ordinaria non fa che rivelare quanto siano state limitanti e distorte fino ad allora le sue idee sulla vita."
(Ivan Koubek)

xoxo,
Giada

martedì, febbraio 25, 2025

RECENSIONE DI PERCY JACKSON E GLI EROI DELL'OLIMPO - IL FIGLIO DI NETTUNO (THE HEROES OF OLYMPUS #2) DI RICK RIORDAN

Buona sera, Fantastics! Oggi è stata una giornata bella piena, e ho un po' nostalgia di com'era la mia vita l'anno scorso - quando credevo di aver trovato il posto di lavoro della vita, in cui credevo avrei fatto carriera e in cui sarei cresciuta insieme a quell'azienda. Insomma, mi dispiace un po' di non poter esser rimasta lì quanto invece avrei voluto. Ad ogni modo, ci ho messo più di venti giorni, ma alla fine l'ho finito! Ho finito il secondo magnifico libro della serie Eroi dell'Olimpo di Percy Jackson *--*

PREMESSA
Mi sono innamorata dei libri di Rick Riordan fin dall'inizio, e leggere il secondo libro della seconda quadrilogia (o pentalogia?) me l'ha confermato. Solo zio Rick è capace di trattare temi profondi come la vita e la morte, il sacrificio per un bene superiore e la lealtà ferrea, in un libro per ragazzi. Dovrò esplorare altri romanzi simili a questi, perché mi piace molto il messaggio che mandano. Ad ogni modo, è stato un viaggio intenso. Doloroso, a tratti. Ma decisamente ne è valsa la pena.

TRAMA (DA AMAZON.IT)
Percy si risveglia da un lungo sonno e non ricorda nulla di sé, a parte il proprio nome. Perfino il Campo Mezzosangue gli sembra un luogo estraneo, e l'unica traccia che riesce a evocare dal passato è una ragazza: Annabeth. Hazel dovrebbe essere morta, ma è più viva che mai. Ora, a causa di un terribile errore commesso nella sua vita precedente, il futuro del mondo è in pericolo. Frank discende da un dio, secondo i racconti di sua madre, eppure lui non ne è affatto convinto: quando si guarda allo specchio vede un ragazzo goffo e paffuto. Ma ora che si ritroverà coinvolto nella nuova missione di Percy Jackson e dovrà spingersi fino ai ghiacci dell'Alaska per salvare il mondo dall'ira della divina Gea, dovrà credere in se stesso più che mai. Percy Jackson torna con una nuova avventura, in cui i semidei della mitologia greca e romana dovranno unirsi per difendere la Terra e risolvere la misteriosa Profezia dei Sette. Età di lettura: da 12 anni.

RECENSIONE
Bello. Bello. Bello.
Devo dire che dalla prima quadrilogia, la qualità è decisamente alzata. Oltretutto, mi piace come le tematiche siano diventate ancor più 'da grandi', come si parli di argomenti dolorosi, come la vita, la morte, la perdita di una persona cara. Questa trilogia, ch'era già partita col botto, sta proseguendo meglio ancora!

Percy Jackson ha perso la memoria: dopo un sonno durato 7 mesi, si è risvegliato vicino al Campo Giove. E, mentre combatte contro le gorgoni, conosce quelli che saranno i suoi più grandi alleati e amici: Hazel Levesque e Frank Zhang. Allurrra, Hazel Levesque, con questo cognome e la madre che si chiamava Regina Marie Levesque, mi ha ricordato troppo la Voo Doo Queen di New Orleands, che ho conosciuto grazie ad American Horror Story: Coven. La Regina del Vood Doo. E poi Frank Zhang, ch'è Jake Long (se siete dei Millnials come me, vi ricordate di quella serie di cartoni animati su un ragazzino di 12-13 anni che può cambiare forma), ed è tale e quale a Jake Long, giuro! Insomma, spero che alla fine Hazel e Frank si mettano insieme. 

Un romanzo davvero molto bello, sia per tematiche, che per come vengono affrontate quelle tematiche.
Molto molto consigliato, non solo ai grandi. Ma anche ai piccini.

Ora, dovrei trascrivere la cit., ma visto che non sono al mio computer e che ho tutto in camera mia... anche stavolta va così.

xoxo,
Giada

sabato, febbraio 08, 2025

RECENSIONE DI FATTORE & DI CHIARA FRANCHI

Buona sera, lettori! Era da tempo immemore che non scrivevo una recensione alle otto di sera. E' passato così tanto tempo da quando l'ho fatto l'ultima volta che sembra passato un secolo lol Ad ogni modo, cavalcando l'onda della mia SELF-HELP BOOKS ERA, eccoci qui con il secondo (o terzo?) libro di nonfiction self-help che ho letto <3

PREMESSA
Mentirei se non vi dicessi che Le coordinate della felicità di Gianluca Gotto non ha cambiato la mia prospettiva di vita. Mentire se non vi dicessi che è stato proprio questo libro, quello che mi ha cambiato la vita. Ed è stato proprio grazie a questo libro che finalmente ho fatto una cosa che rimandavo da anni, di fare: leggere libri di nonfiction che fossero di self-help. Quello che mi frenava sempre era il fatto che questi libri non mi fossero di alcun aiuto, che fosse tutto tempo sprecato e che fosse meglio impiegarlo a leggere il mio amato fantasy. In questo specifico caso, era meglio se leggevo la Armentrout.

TRAMA (DA LIBRIMONDADORI.IT)
“Sei buona o cattiva? Impulsiva o razionale? Scegli la famiglia o la carriera?” Sono solo alcune delle domande che ci sentiamo rivolgere o rivolgiamo a noi stesse quando avvertiamo l’esigenza di definirci. Del resto, per orientarci nel mondo abbiamo spesso bisogno di dividerlo in categorie: questo o quello, bianco o nero.

Eppure, tutte queste “o” non fanno che imporre al nostro cervello una scelta e in questo modo ci limitano. E se provassimo a liberarci di alcune “o” e a sostituirle con qualche “e”?

Unendo la sua esperienza personale e professionale a studi sul linguaggio e sulle interazioni umane, Chiara Franchi ci accompagna in un vero e proprio percorso di ridefinizione della nostra persona. Pagina dopo pagina, esercizio dopo esercizio, ci mostrerà come molte delle nostre idee, delle nostre opinioni su noi stesse e sul nostro modo di essere siano in realtà condizionate da etichette, convinzioni, aspettative.

Ma bastano piccoli aggiustamenti, qualche “o” in meno e qualche “e” in più, perché davanti ai nostri occhi si apra una vita più ricca, piena e completa. Dove siamo buone e cattive, dove abbiamo a cuore la famiglia e il nostro lavoro, dove pancia e cervello dialogano tra loro, dove l’utile e il dilettevole, il dovere e il piacere sono categorie obsolete sostituite da “interi”più nutrienti e ricchi.

Perché integrare esperienze diverse e soprattutto opposte è fondamentale: ci arricchisce dal punto di vista emotivo e neurofisiologico, allenando il nostro cervello e trasformandoci interiormente. Vivere esperienze integrate ci cambia, ci plasma, ci porta dritto verso la nostra evoluzione personale.

Con Fattore Chiara Franchi ci regala un punto di vista nuovo sulla nostra vita, insegnandoci che possiamo essere tutto ciò che vogliamo, senza rinunce. Un nuovo modo di intendere la vita. Un nuovo modo di lavorare. Un nuovo modo di essere felici.

RECENSIONE
Sono solo al mio secondo (o terzo?) libro di self-help, e già mi sembrano tutti uguali. Su per giù, si ha questa l'impressione quando si leggono tanti libri che trattano stessi identici argomenti, ma in questo caso si può dire che questo libro sia la versione rosa del libro che vi ho già recensito qui, di Bozacchiello.

Fattore & è un libro schietto, diretto, senza fronzoli. Chiara parla direttamente alla giovane donna di trent'anni (e per questo pensavo che mi sarebbe piaciuto, visto che rientro nel target di riferimento), e in particolar modo alle donne che sentono di dover sempre scegliere tra una cosa e l'altra. Sebbene il concetto di base sia veramente buono, l'esecuzione non è delle migliori. Nel tentativo di empatizzare col suo pubblico di donne, raccontando le sue esperienze di prima mano, Chiara fa delle affermazioni che poi si affretta a 'sistemare' tra le parentesi: quando parla di Cracco, oppure quando parla di altre cose. A volte il suo tono è paternalistico. A volte, invece, sembra paraculistico (non esiste questo termine, ovviamente. Me lo sono appena inventato io) per giustificare alcune sue azioni o alcune sue affermazioni. Altre volte ancora, si rivolge al lettore con un'aria da saccente so-tutto-io e se la tira.

Tentativo di empatizzare col pubblico? Almeno per me, fallito miseramente. 
Si vede che tenta, e tenta davvero, si rendersi easy e accessibile col pubblico. Ma non ci riesce.
Risulta artefatta.

Quindi, vi consiglio questo libro di nonfiction?
No. Ce ne sono di migliori in commercio, specialmente quelli di Bozacchiello e Luca Stella (se mi seguite su Instagram sapete che sono tra i libri presenti nella mia infinita tbr)

5/10 would not recommend.

Niente citazioni, stasera.
Ho The Vampire Diaries da guardare, oltre a dover fare altre cose.

xoxo,
Giada

martedì, gennaio 28, 2025

RECENSIONE DI DEEPER (THE WOLVES OF MERCY FALLS #2) DI MAGGIE STIEFVATER

Buona sera, Fantastics! Oggi, nel primo pomeriggio, ho finito finalmente Deeper di Maggie Stiefvater. E posso dire anche che, finalmente, è avvenuto ciò che tutti stavano aspettando da ben 2 romanzi? Avete capito, su. Praticamente tutto questo romanzo si basava su questo, senza considerare che Linger (il titolo originale di Deeper, btw) significa aleggiare, trattenersi, rimanere ed era molto più calzante di Deeper.

PREMESSA
Otto anni. Sono passati ben otto anni, da quando ho letto il primo romanzo della trilogia di The Wolves of Mercy Falls. Poi non ricordo perché io ne abbia accantonato la lettura, sono una lettrice umorale - una mood reader - quindi i miei desideri cambiano in base al gusto o alla voglia del momento. Non mi è passata la voglia di continuare a recensire libri di self-help, eh. L'ho solo messa in pausa. Sentivo la necessità di leggere qualcosa di fantastico, e quale modo migliore era tornare a una delle saghe che avevo lasciate appese per così tanto? Insomma, è stato un viaggio lento all'inizio, e poi kaboom! Tutto in una volta. Ma la Stiefvater è così, perché ho il netto ricordo che anche il primo fosse strutturato così.

TRAMA (DAMONDADORISTORE.IT)
Il sole della primavera illumina e scalda l'amore di Grace e Sam. Dopo tanti anni a guardarsi da lontano, lui nel bosco insieme al branco, lei ossessionata da quel branco, finalmente sono insieme, certi del loro amore e del fatto che niente e nessuno potrà mai separarli. Ma la serenità sembra destinata a durare poco. Mercy Falls è ancora scossa dalla scomparsa di Olivia. L'arrivo di Cole, un nuovo ragazzo-lupo, aggiunge solo altro scompiglio. E qualcosa - o qualcuno - si intromette tra Grace e Sam. Lui è solo, senza guide né amici: saprà lottare per salvare il suo amore?

RECENSIONE
OMIODDIO. OMIODDIO. OMIODDIO.
Sembro una ragazzina, ma questo libro mi ha fatta tornare una ragazzina, per la miseria!


Erano belli i tempi del primi anni 2010s, in cui gli YA erano YA e non erano espliciti in tutto. Questo è proprio un romanzo che consiglierei a una ragazzina profonda, un po' persa e alla ricerca di se stessa. 
Ma con dei SE grandi come una casa.

Allora. Io avevo pochi ricordi di Shiver, se non una caratteristica principale: che era un libro triste, emo. Depresso. E che mi dava tanto le vibes da 'copia di Twilight'. Considerato l'anno d'uscita, il 2010, e che Twilight è uscito nel 2007, ci potrebbe anche stare. Era la peak era dei paranormal romance YA, quella. Tuttavia, durante la lettura di questo romanzo io ho anche guardato The Vampire Diaries, nello specifico sono alla quinta stagione, e ormai la mia mente associa i personaggi di The Vampire Diaries a quelli di Shiver. Senza contare che pure la città ha un nome simile Mercy Falls = Mystic Falls.

Sam Roth, il ragazzo 'guarito' dalla licantropia. Sì, perché in questo romanzo si viene infettati dalla licantropia, che è come una malattia terminale peggiore del cancro. Okay, è questo ciò che dicono. I personaggi ti fanno capire chiaramente che essere o diventare licantropo è una sorte peggiore della morte stessa. E' una visione molto pessimistica e depressiva, a esser sincera. Senza contare che qui l'esser licantropo è condizionato dai fattori esterni, come il caldo o il freddo. E visto che ci troviamo in Minnesota (non la Virginia di Mystic Falls), i lupi popolano quella cittadina sperduta, sebbene vivano ai margini della società. Quindi, per 6 mesi l'anno, le persone che si trasformano in lupi sono costretti a vivere un'esistenza alternativa. Vivono a metà, per dirlo con le parole di Sam. Ora, Sam è un ragazzo delicato, fragile, ma dà golden retriver vibes. E' tenero, dolce, innamoratissimo della sua Grace. Grace, dal canto suo, è una Katherine Pierce incarnata: una bugiarda patologica che è stufa di vivere alle condizioni dei suoi genitori assenti, perché si è sempre presa cura di sé da sola, dato che loro non c'erano mai, che dà black cat vibes

Sam, dopo la scomparsa di Beck, vive in questa bolla di normalità. Una specie di normalità che viene spezzata dall'arrivo di Cole St. Clair, un ex rockstar con tendenze suicide ed ex drogato. Cole è, senza ombra di dubbio, l'aggiunta più interessante a tutta la gang, e mi è piaciuto fin da subito. E' una componente che bilancia bene il buonismo di Sam, perché è una persona diretta e schietta, senza peli sulla lingua, che ha scelto di venire infettato dalla saliva del lupo insieme al suo migliore amico, Victor. 

Una storia triste, molto dolorosa. Non leggetela se siete di pessimo umore o, semplicemente, se siete giù di morale. Si trattano temi delicati, come il suicidio, l'autolesionismo, il tentativo di omicidio a un bambino. E sì, nonostante i POV siano tutti (Cole, Isabel, Sam, Grace) in prima persona, sono resi in modo talmente fluido che non si nota nemmeno la differenza, credetemi.

L'unico appunto che mi sento di fare è che si vede che è stato tradotto nei primi anni 2010s, perché è stato TUTTO italianizzato. Mi ha urtato i nervi leggere finesettimana, invece di weekend. 

Vi saluto con una citazione tratta da questo romanzo, che vi consiglio caldamente:
"E' curioso ciò che l'amore sa insegnarci sui nostri difetti."
(Samuel Roth)

xoxo,
Giada

giovedì, gennaio 16, 2025

RECENSIONE DI CHIEDI BENE E TI SARA' DATO DI PAOLO BORZACCHIELLO

Buona sera, Fantastics! Sebbene la mia giornata sia iniziata relativamente tardi, da un paio di giorni a questa parte è così, ma saprete tutto a tempo debito... almeno ieri sera sono riuscita a finire Chiedi bene e ti sarà dato, perché ho bisogno di fiction fantastica, e ho Deeper della Stiefvater che mi aspetta lol

PREMESSA
E' stato un lungo mese, quello passato. Mi sentivo in crisi, per la cosa che sto facendo, e avevo bisogno di un libro di nonfiction che mi desse la carica, la spinta giusta a spingere, appunto, a continuare ciò che sto facendo. Non vi nego che oggi mi sento piuttosto stanca e umorale, quindi penso che sia il caso di dare la colpa di ciò al mio preciclo lol Scelta migliore in ogni caso, comunque

TRAMA (DA IBSLIBRI.IT)
«Ecco cosa mi piacerebbe che tu imparassi leggendo questo libro: che puoi sempre vedere le cose in modo diverso se sai porti le domande giuste, perché le domande giuste hanno il potere di cambiarti la vita, e di cambiarla a tutti coloro che ti stanno intorno. Perciò, ricorda: chiedi bene e ti sarà dato.»

La vita, a volte, cambia anche solo cambiando le domande che poniamo a noi stessi. Passare da: "Perché sto sempre così male?" a: "Che cosa posso fare per stare finalmente bene?" è un modo semplice per iniziare a vedere le cose in maniera diversa e, quindi, a renderle diverse, perché la realtà altro non è se non la somma delle idee che abbiamo in testa al riguardo. Con le parole, ci spiega Paolo Borzacchiello, uno dei massimi esperti di intelligenza linguistica, possiamo definire in molti modi differenti la realtà che ci circonda, modificando di conseguenza ciò che pensiamo e proviamo rispetto a quanto ci accade. Ma è nelle domande, che ci poniamo o facciamo agli altri, che è nascosto il vero segreto per il cambiamento. Ogni affermazione potenzialmente dannosa per il nostro cervello può essere infatti trasformata in una domanda virtuosa che ci pone su un cammino differente, verso la scoperta di soluzioni che ci cambiano la vita anziché lasciarci sprofondare nel pantano delle nostre sofferenze. A partire dai suoi studi nell'ambito della linguistica cognitiva e della fisiologia del comportamento umano e utilizzando uno stile narrativo innovativo che va a toccare le nostre corde più profonde, con questo libro Paolo Borzacchiello ci indica quali sono le domande giuste da porci, in grado di scardinare gli schemi mentali a cui siamo abituati e di cambiare il corso dei pensieri che abbiamo in testa, per sviluppare nuovi punti di vista e nuove visioni. E aprire così nuovi mondi che ci conducono verso la realizzazione dei nostri desideri più alti.

RECENSIONE
Sapete quando un libro vi piace così tanto che avreste un miliardo di cose da dire, ma non riuscite a trovare il modo di dirne neanche una? Ecco, Chiedi e ti sarà dato è esattamente quel tipo di libro.

Quando non sappiamo cosa fare, quando ci sentiamo sopraffatti dai problemi - che, tante volte, ci creiamo noi stessi - alla fine l'unica cosa da fare è una sola: prendere un bel respiro profondo, inspirare ed espirare, e spezzettare il problema in parti più piccole. Dopotutto, un problema di risolve dalle piccole cose, per poi arrivare a quelle più grandi. Un piccolo passo, per arrivare a quello più grande. 

Mi serviva un cambio di prospettiva, un modo di guardare le cose da un punto di vista che non fosse solo il mio -  anche se ogni situazione è a sè, è soggettiva, vedere le cose da un'altra angolazione aiuta anche a distaccarsene e a trovare la soluzione. Poi sta a noi, mettere in atto quella soluzione. 

Insomma, è il libro perfetto se state cercando una sprone, un aiuto che vi spinga a guardare oltre. A guardare in modo diverso una cosa che di soluzioni non ne ha. 

Naturalmente, non posso mettervi tutti i brani che mi hanno colpito. Vi basti sapere che ho fotografato tutto il libro, praticamente. C'erano troppi insegnamenti di vita e non potevo fare le orecchie a tutte le pagine, oltre a non essere utile o pratico, era un problema dopo trascrivere tutto a mano - cosa che non farò, perché ho creato la cartella apposita nel cell. Quindi, anche se le cit de Le notti bianche di Doestvskij mi guardano male perché è da una settimana che devo finire di trascriverle, penso che lo farò quando avrò tempo e voglia. Al momento, in questo specifico momento, non sono pervenute.

Ve lo consiglio con tutto il cuore,

xoxo,
Giada

venerdì, gennaio 10, 2025

LE MORTI PIU' STRAZIANTI DELLA PRIMA TRILOGIA DI SHADOWHUNTERS: CITTA' DI OSSA, CITTA' DI CENERE, CITTA' DI VETRO DI CASSANDRA CLARE

Buona sera, Fantastics! Ce n'è voluto di tempo, ma finalmente eccomi qui con una nuova edizione di un post che vi è piaciuto molto, tempo fa. La mia personale classifica delle morti che mi hanno più sconvolto della PRIMA TRILOGIA DI SHADOWHUNTERS.


1. MAX LIGHTWOOD
Nella serie tv non è presente, la sua morte. Tuttavia, mentirei se non vi dicessi che la sua morte mi ha davvero sconvolta. E, per di più, è avvenuta per mano del falso Sebastian Verlac, ovvero Jonathan Morgenstern. Davvero, poche morti nei romanzi mi hanno sconvolta come la morte di Max. Non credo che riuscirò mai a superarla, nemmeno proseguendo la lettura della seconda trilogia, perché fa davvero tanto, tantissimo male ancora a pensarci.


2. Imogen Herondale

E' un personaggio caustico, la nonna di Jace. Un personaggio che o si ama o si odia, ma personalmente ho trovato la sua morte tremendamente d'impatto. Una cosa terribile, considerato che non ha nemmeno potuto conoscere davvero suo nipote, o perlomeno trattarlo come tale neanche dopo averlo conosciuto e trattato di merda - perché lo considerava il figlio di Valentine Morgenstern.


3. Stephen Herondale
Non sarebbe una lista completa, senza mettere anche il vero padre di Jace. Un personaggio che compare solo per sentito dire, attraverso le lettere dei contenuti extra alla fine dell'ultimo romanzo della trilogia, ma che rappresenta a mio avviso un vero e proprio anti-eroe. Un personaggio fragile, influenzabile, il cagnolino di Valentine Morgenstern. Dopotutto, penso che Valentine abbia fatto bene ad affidare la cura dell'istruzione e della vita stessa ai Lightwood.


MENZIONI D'ONORE
Personaggi che non definirei buoni o cattivi, ma che meritano un posto d'onore in questa classifica pe l'effetto domino che hanno avuto nei romanzi

1. Simon Lewis
Simon muore, letteralmente, nel secondo romanzo. E' stato riportato in vita, come vampiro, grazie al mio softie Raphael, che l'ha preso sotto la sua ala. Ma lui era, in fin dei conti, una pedina nel grande piano di Valentine Morgenstern. E sì, ci piace il nuovo Simon vampiro molto più sexy e sicuro di sé.

2. Jonathan Morgenstern

Avendo visto la serie tv, so già che Jonathan non è morto davvero nel terzo romanzo della trilogia. Eppure, è dato per morto. Eppure, il che è strano dato che Jace vive secondo la regola 'no body no crime': ovvero se non c'è il corpo, siamo sicuri che il cattivone sia morto sul serio? Premesso che lo AMAVO quando era biondo, coi capelli neri così sembra ancora più un baddie. Okay sì, ho un debole per Will Tudor, non c'è nulla da fare. Lo AMO quel biondino lol

3. Valentine Morgenstern
Per me Valentine Morgenstern sarà sempre e solo Jonathan Rhys Meyers, rendeva perfettamente l'idea del leader figo e carismatico. Tuttavia, anche questo attore - di cui non ricordo il nome - ha delivered very well, quindi dai, i call it a win. La morte di Valentine è impressionante, ma se l'è cercata, no? 
In fondo sappiamo tutti che Valentine è come Jonathan, è una piattola di cui non ti liberi mai veramente lol Sono troppo influenzata dalla serie tv per questo lol

Cosa ne pensate?
Quali sono state le morti della prima trilogia di Shadowhunters  che vi hanno colpito?
Per quali avete esultato, invece?

xoxo,
Giada

mercoledì, gennaio 08, 2025

RECENSIONE DE LE NOTTI BIANCHE - LA CRONACA DI PIETROBURGO DI FEDOR DOSTOEVSKIJ

Buona sera, Fantastics! Sono ancora un pochino malaticcia, ma sto già meglio rispetto a una settimana fa. Finalmente ho letto - e recuperato - Le notti bianche di Fedor Dostoevskij. Lo ritengo un romanzo breve molto intenso e molto particolare, malinconico, quasi depressivo. 

PREMESSA
Per chi mi segue su Instagram, sa che Le notti bianche rientravano tra i 10 libri che avrei voluto leggere prima che finisse il 2024. Era palese che non ci sarei riuscita, ma sapete quanto amo fare liste su liste lol Questo, in particolare, l'avevo scelto perché corto. E corto è stato, solo che non è stato letto nel 2024. Ma nella prima settimana del 2025. I call it a win.

TRAMA (DA LAFELTRINELLI.IT)
«Era una notte meravigliosa, una di quelle notti che forse possono esistere solo quando si è giovani.»

Un giovane sognatore, nella magia vagamente inquieta delle nordiche notti bianche, incontra una misteriosa fanciulla e vive la sua "educazione sentimentale", segnata da un brusco risveglio con conseguente ritorno alla realtà. Un Dostoevskij lirico, ispirato, comincia a riflettere sulle disillusioni dell'esistenza e dell'amore nell'ultima opera pubblicata prima dell'arresto e della deportazione, esperienze che modificheranno in maniera radicale e definitiva la sua concezione dell'uomo e dell'arte. In questa edizione, al celebre racconto viene affiancata la visione "diurna" di Pietroburgo contenuta nei feuilletons che compongono la Cronaca di Pietroburgo, vero e proprio laboratorio per la scrittura dostoevskiana. Lo stretto legame tra pubblicistica e letteratura, che accompagnerà Dostoevskij negli anni della maturità, viene così a manifestarsi fin quasi dal suo esordio. Il racconto Le notti bianche ha ispirato il film omonimo di Luchino Visconti (1957), con Marcello Mastroianni e Maria Schell, e il film Quattro notti di un sognatore di Robert Bresson (1971).

RECENSIONE
Leggere Le notti bianche mi ha ricordato perché mi sono allontanata dalla letteratura russa, in generale: sono tutti testi tragici, bellissimi ma tragici, che parlano di morte e dolore. Questo, tuttavia, è stato leggermente diverso, anche se le vibes erano le stesse. Cioè la sensazione che mi ha lasciato, a pelle, era esattamente quella di quelle vibes. Credo che gli scrittori russi fossero tutti un po' depressi - e questa è la mia umilissima opinione personale, ma da sempre quando tento con la loro letteratura, ho quest'impressione.

Le notti bianche è un romanzo breve che parla dell'incontro, per quattro notti di fila, del Sognatore e di Nastenka. Il Sognatore è un giovane uomo di ventisei anni disilluso dalla vita, depresso - ve lo dicevo! -ma anche desideroso di scoprire l'amore. L'amore di cui parlano i grandi romanzi della sua epoca - siamo nel 1830 circa, quindi i romanzi di quell'epoca ora non li ricordo, ma è ad essi che fa riferimento. Nastenka è una ragazzina di diciannove anni che vive in una baracca con la nonna cieca, che si occupa della sua virtù sia fisica che morale, e che teme possa rovinarsi la vita con un uomo che la farebbe innamorare di lui e poi scapperebbe via, nel nulla. Non sappiamo nulla del Sognatore, a parte l'età e il fatto che non si sia mai innamorato una volta nella vita. Di Nastenska, invece, sappiamo che desidera scoprire il mondo, l'amore, la vita e invece è costretta a vivere appiccicata alla nonna. La nonna che ama, ma dalla quale si distaccherebbe più che volentieri. 

Un condensato di tristezza e malinconia. Davvero, vi consiglio di leggerlo solo se siete di umore alto o non siete reduci dal finale di un alto romanzo intenso, com'è stato per me Dio di illusioni, perché è difficile da digerire. Ammetto di aver letto le note del traduttore, per curiosità accademica e anche la spiegazione dei topos presenti, e tante cose non le ho comprese perché, in fondo, la letteratura dell'Est non ha mai fatto propriamente parte del mio percorso di studi. Sapete quanto io ami il realismo magico, la letteratura sudamericana, tuttavia ritengo che ognuno di noi dovrebbe sforzarsi per andare oltre la propria comfort zone letteraria anche per trovare cose nuove, che possono piacere o non piacere.
I gusti letterari cambiano nel corso degli anni, e io ne sono la prova.

Niente citazioni, perché i brani sono troppo lunghi e non ho voglia di trascriverveli qui.
The Vampire Diaries mi sta aspettando.

xoxo,
Giada

sabato, gennaio 04, 2025

RECENSIONE DI DIO DI ILLUSIONI DI DONNA TARTT

Buon pomeriggio, Fantastics! Ieri sera ho finito, dopo più di due settimane e mezzo che me lo trascinavo dietro perché non sono stata bene e non sto ancora bene grazie ai malanni di stagione lol, Dio di illusioni. Devo dire che il finale mi ha lasciato con un'espressione un po' da meh, più che altro perché l'ho trovato anticlimatico e mistico, e non credo d'averlo capito bene lol 

PREMESSA
Erano due anni che rimandavo la lettura di Dio di illusioni, due anni. Oggi, nonostante il mal di testa lancinante, sono qui per parlarvi di un romanzo dark academia molto intenso e corroborante. Okay, mi capita sempre con i dark academia, in qualche modo mi ritrovo ad assorbire il modo di parlare dei personaggi. E' più forte di me lol Ad ogni modo, sono felice che il mio primo libro dell'anno nuovo sia stato uno che rimandavo da due anni. La storia, a cui è chiaramente ispirata If We Were Villains, è molto drammatica e piena di morte e sesso, ma essendo dark academia, non mi aspettavo nulla di diverso. 

TRAMA (DA RIZZOLILIBRI)
Un piccolo raffinato college nel Vermont. Cinque ragazzi ricchi e viziati e il loro eccentrico e affascinante professore di greco antico, che insegna al di fuori delle regole accademiche imposte dall’università e solamente a una cerchia ristretta di studenti. Un’élite di giovani che vivono di eccessi e illusioni, lontani dalla realtà che li circonda e immersi nella celebrazione di un passato mitico e idealizzato, tra studi classici e riti dionisiaci, alcol, droghe e sottili giochi erotici. Fino a che, in una notte maledetta, esplode la violenza. E il loro mondo inizia a crollare inesorabilmente, pezzo dopo pezzo. Una storia folgorante di amicizia e complicità, amore e ossessione, colpa e follia, un romanzo di formazione che è stato uno dei più grandi casi editoriali degli anni Novanta.

RECENSIONE
Dio di illusioni è L'attimo fuggente on stereoids, prove me wrong i dare you. 
Mentre leggevo Dio di illusioni quest'idea, di cui sopra, mi è venuta in mente. Insieme a una tonnellata di film che gli ho associato, e di cui ve ne metto due metto qui per onore di cronoca: The Riot Club e  L'Attimo Fuggente. Il mio mal di testa non mi permette molto, quindi anche se mi scoccia mi limiterò a questo. A win is a win, no?

Richard Papen è un ragazzo senza scopo nella vita, che trova nel greco la sua via di fuga da una vita piena di povertà, alcol e violenza. Californiano, alla fine decide di lasciare tutto e trasferirsi nel Vermont nell'esclusiva scuola di Hampden. Un college isolato, in mezzo ai monti, dove l'élite è rappresentata dai cinque ragazzi che sono seguiti dal tanto mistico quando misterioso Julian Morrow. Julian Morrow, che ha un atteggiamento un po' tossico nei confronti dell'educazione scolastica, e che pretende che chiunque segua il suo corso abbandoni tutti gli altri, in questo modo venendo tagliato fuori completamente dalla vita sociale del college. Qui Richard conosce i Cinque Eletti, chiamiamoli così, i Prediletti di Morrow, tutti ricchi, tutti dediti ad eccessi di ogni sorta: Henry, un ragazzo ricco con una grande intelligenza, ma anche una grande freddezza nel compiere azioni violente senza il minimo segno di empatia. Henry è uno che è disposto a fare qualsiasi cosa, pur di salvarsi la pelle. Anche quando è nel torto, anzi, specialmente quando è nel torto. Poi abbiamo Francis, il gay non dichiarato ma dichiarato agli occhi di tutti, che ci prova coi suoi colleghi universitari quando sbronzo e, anche, ci va a letto insieme quando è sbronzo. Il punto forte, però, sono i gemelli Maculay: Charles e Camilla, che forniscono l'incest plot più inaspettato. Sul serio, mi aspettavo di tutto, ma non questo! Sebbene questa cosa venga più volte accennata e a cui venga allusa un sacco di volte, pensavo fossero solo congetture... invece non lo erano! Insomma, non me l'aspettavo davvero questo plot twist!

Le cose cambiano quando i Cinque, decisi a effettuare un rito dionisiaco (con il benestare di Julian, btw) uccidono per sbaglio un uomo. Da quel momento, Edmund Concoran 'Bunny' non farà altro che dar loro il tormento in ogni modo possibile e immaginabile, arrivando perfino a ricattarli e a costringerli a spendere soldi per lui. Ora, Richard è la voce narrante della storia. Egli stesso si definisce un narratore inaffidabile, perché nel periodo in cui è narrata la storia tutti si facevano di droga, bevevano, fumavano, ecc. Henry, però, riesce a farti capire le sue ragioni anche se sono sbagliate, e nel farlo trascina Richard anche con sé. Fino all'ultimo ho pensato che, alla fine Charles si sarebbe suicidiato. Fino all'ultimo ho pensato che, alla fine, Richard sarebbe finito in galera a pagare per i crimini di tutti. Ma, alla fine, così come nessuno ha pagato per la morte del contadino del Vermont, nessuno ha pagato per la morte di Bunny. Ed è giusto, tutto questo? No, non lo è. Ma spesso la vita funziona così. Spesso, i buoni o i personaggi grigi (mi rifiuto di definire Richard un personaggio buono, così come Julian Morrow, entrambi sono stati delle pedine manovrate da Henry) la passano liscia, e chi ha avuto la sfortuna di incontrarli sulla loro strada ne paga le conseguenze, anche con la vita.

Un romanzo intenso, impegnativo a livello mentale - io non ho mai fatto greco o latino, quindi per me era arabo ciò che dicevano e le frasi il greco scritte - e sicuramente da leggere quando si sta bene. Io non sto ancora molto bene, grazie all'influenza mista a tosse forte, quindi vi sconsiglio di leggerlo quando non state bene.

Vorrei scrivervi delle citazioni, ma onestamente l'unica cosa che farò sarà di stendermi a dormire prima di guardare The Vampire Diaries.

xoxo,
Giada
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