Buon pomeriggio, Fantastics! Recensione necessaria, oggi, anche se non sto molto bene soltanto per 'espellere' i miei pensieri riguardo questo capolavoro. Non preoccupatevi, non è un'espressione nuova per me; quando scrivo i miei libri e devo affrontare scene pesanti a livello emotivo le definisco allo stesso modo: in un certo qual modo restano nel tuo 'sistema nervoso', finché non te ne liberi e puoi passare oltre.
Come vi ho già detto su Instagram, José Saramago era l'autore che avevo scelto ai tempi dell'università per la tesi di laurea di letteratura portoghese… fino a quando non ho trovato Jorge Amado e me ne sono innamorata. Quindi, il pensiero di leggere i suoi romanzi è sempre stato nel retro della mia mente, ma la vita succede, e poi alla fine mi è passato di mente. Sono felice di averlo recuperato, finalmente. Vediamo se riuscirò anche a leggere Una vita come tante e Rayuela.
TRAMA (DA AMAZON.IT)
In un tempo e un luogo non precisati, all'improvviso l'intera popolazione diventa cieca per un'inspiegabile epidemia. Chi è colpito da questo male si trova come avvolto in una nube lattiginosa e non ci vede più. Le reazioni psicologiche degli anonimi protagonisti sono devastanti, con un'esplosione di terrore e violenza, e gli effetti di questa misteriosa patologia sulla convivenza sociale risulteranno drammatici. I primi colpiti dal male vengono infatti rinchiusi in un ex manicomio per la paura del contagio e l'insensibilità altrui, e qui si manifesta tutto l'orrore di cui l'uomo sa essere capace. Nel suo racconto fantastico, Saramago disegna la grande metafora di un'umanità bestiale e feroce, incapace di vedere e distinguere le cose su una base di razionalità, artefice di abbrutimento, violenza, degradazione. Ne deriva un romanzo di valenza universale sull'indifferenza e l'egoismo, sul potere e la sopraffazione, sulla guerra di tutti contro tutti, una dura denuncia del buio della ragione, con un catartico spiraglio di luce e salvezza.
RECENSIONE
Homo homini lupus (Thomas Hobbes)
Voglio esordire con questa premessa, sia perché ho letto che
Ensaio sobre a cegueira (titolo originale portoghese) è ispirato a questa massima; sia perché mi ha ricordato cosa ho scritto nella recensione de La Ballata dell'Usignolo e del Serpente della Collins. Come vi ho parlato, lungamente, di come secondo me il libro mettesse in scena i condizionamenti del luogo in cui una persona vive e che lo conducono a compiere scelte, a compiere certe evoluzioni personali che li portano nella direzione condizionata dalla società. Il Presidente Snow è, infatti, un prodotto della società di Capitol.
Cecità è un romanzo disturbante. Non è per stomaci leggeri. Infatti, da amante del dark romance e del dark fantasy, sono stata colpita dalla profondità dei temi trattati, e anche del modo in cui sono stati trattati, come piace a me: senza fronzoli, direttamente. Insomma, non leggetelo se volete avere sonni tranquilli o non volete sentirvi inquieti e agitati durante il giorno - avevo dimenticato che è questo l'effetto che fanno i romanzi che trattano temi pesanti, specialmente a livello emotivo.
In una metropoli qualsiasi, che potrebbe davvero essere una qualsiasi città del mondo, scoppia un'epidemia di cecità. Si comincia col paziente zero, il primo cieco. E poi il medico, la moglie del primo cieco, una donna che fa la prostituta che diventa cieca mentre è con un cliente. La cosa significativa è che nessuno di questi personaggi, a parte le poche descrizioni fisiche - in questo caso non me ne sono lamentata, perché sapete quanto io ami le descrizioni fisiche dei personaggi - sono caratterizzati da pochi elementi: una benda su un occhio, un occhiale, un odore pungente. Tutto ciò ha reso i personaggi universali, sulla stessa linea della città, in fondo. Cosa rende universale una cosa se non la mancanza di descrizioni specifiche che ne sottolineano l'individualità?
Tutte queste persone vengono portate in un ex manicomio abbandonato, lercio, senza servizi igienici funzionati. Lasciati a sé stessi da un governo che ha troppa paura di prendersene la responsabilità e che li tratta come lebbrosi - tanto da mettere in appostamento anche l'esercito con l'ordine di sparare a vista. La cosa che mi ha fatto stare male - ecco, magari non leggetelo in preciclo o col ciclo imminente - è stato come l'esercito si sia augurato di uccidere i ciechi imprigionati nel manicomio, quando alla fine essi stessi sono diventati ciechi. E', in fondo, ciò che sento le persone dire riguardo ai migranti: si augurano che i migranti col barcone affondino affinché il governo non debba prendersene la responsabilità. E tutto ciò non vi fa paura? Cioè, questo romanzo è stato scritto nel 1995, e già allora Saramago aveva evidenziato come un essere umano può diventare crudele, anche a parole, con un altro essere umano quando si trova in una posizione di potere elevata rispetto a lui. Come lo percepisca come un nemico, fino a diventare uguale a chi definiva nemico.
L'epidemia di cecità - hello, Covid-19 - colpisce tutto lo Stato, e i ciechi che vivono nel manicomio vengono dimenticati. Non ricevono più cibo. E il cibo che hanno ricevuto viene mantenuto dalla Camerata due, che costringe prima le persone a dare i pochi beni di valore rimasti loro e poi esprime violenza sessuale nei confronti delle donne. La richiesta delle donne come metodo di pagamento per poter mangiare mi ha ricordato i grandi conflitti del mondo - al momento, ricordo con estrema chiarezza le foto della guerra in Sudan che mi hanno fatto stare male per giorni e giorni - dove le donne vengono usate come merce di scambio o vengono semplicemente considerate dei giocattoli da usare a proprio piacimento dai soldati. Qui, è stata la stessa cosa. Il manicomio diventa un luogo di violenza di ogni genere. Un luogo di pura crudeltà. Un luogo dove, in assenza di uno dei cinque sensi, gli istinti più beceri dell'essere umano vengono a galla; rendendolo poco diverso dagli animali. L'essere umano, spogliato della sua umanità, diventa un animale.
La moglie del medico, l'unica la cui vista ancora funziona è costretta ad assistere a tutto ciò. Al degrado ambientale e sociale (l'isolamento provoca anche questo - oh, guardate il film sull'esperimento di Zimbardo). Fino a quando scoppia un incendio e finalmente i carcerati possono scappare, guidati proprio dalla moglie del medico. Cosa succede alla società, quando non c'è più nessuno a guidarla? Saramago ci mostra come l'anarchia iniziale, basata sulla legge di Darwin e sul principio che solo il più forte prevale, i gruppi di ciechi cominciano ad organizzarsi e sopravvivere come meglio possono. Certo, muore un sacco di gente. Le strade sono luride. Non c'è più acqua. Non c'è quasi più nulla. Vogliamo parlare della scena del magazzino del supermercato, dove tutti i ciechi sono precipitati giù per la scala ripida e sono morti chiusi in quella scatola putrescente? Credo di non aver mai letto una cosa più scioccante di questa, e credetemi, ne ho lette di molto scioccante nel corso di questi 11 anni di blogging.
Alla fine, proprio com'era arrivata, l'epidemia di cecità se ne va.
Voglio parlarvi di un altro tema trattato da questo romanzo: la cecità stessa. Sì, perché è la protagonista essenziale di questo libro. E' una protagonista anch'essa, non è solo una conseguenza. La cecità, più volte descritta nel libro, non è una cecità solo fisica. Siamo ciechi quando lasciamo l'umanità spegnersi. Siamo ciechi quando lasciamo che la violenza abbia la meglio sul nostro senso civico e senso di condivisione. Siamo ciechi quando non aiutiamo il prossimo. Siamo ciechi quando decidiamo di voltarci dall'altra parte, invece di aiutare. Siamo ciechi quando ci lasciamo guidare dagli istinti animali, dimenticando che c'è un altro essere umano di fronte a noi, e che come tale merita rispetto.
La cecità non è solo fisica. La cecità è morale. In un certo senso, definisco questo romanzo anche una cautionary tale su ciò che ci rende umani; su cosa evitare che, in situazioni di grande crisi, la nostra umanità di spegna e ci metta uno contro l'altro.
Spero che guardiate anche il film - io devo finirlo, oggi. Avevo iniziato ieri sera, ma non mi sembrava il caso di guardarlo all'1 di notte considerato che dopo, ne sono sicura, avrei fatto gli incubi.
Bello. Bellissimo.
Un romanzo da recuperare assolutamente.
xoxo,
Giada