PREMESSA
Quando avevo preso in prestito Tre piani la prima volta, è stato durante i miei 4 mesi di pausa post scrittura. Poi, per necessità (la necessità era scrivere il mio romanzo e lo è ancora), visto che mi avrebbero operato in Aprile ho restituito tutti i romanzi e li ho rimandati a data da destinarsi. Ora che comincio a stare meglio, non so se riuscirò a recuperare i 10 romanzi che ho in prestito. Nella peggiore delle ipotesi, li riporterò indietro. Dopo più di 5 mesi senza scrittura comincio a stancarmi di leggere cose scritte da altri, e voglio riprendere il mio di romanzo. Ad ogni modo, Tre piani ha superato di gran lunga le mie aspettative, sia stilisticamente che a livello di contenuti. E' un romanzo che richiede molta concentrazione, sebbene sia di fatto un romanzo breve, più che altro per cogliere al meglio le sfumature di questi tre piani: Es, Io e Super-Io. E devo dire che i personaggi di ogni piano rispecchiano alla grande quelli di Freud. Quindi, cinque super stelline!
TRAMA (DA AMAZON.IT)
In Israele, nei pressi di Tel Aviv, si erge una tranquilla palazzina borghese di tre piani. Eppure, dietro quelle porte blindate, la vita non è affatto dello stesso tenore. Al primo piano vive una coppia di giovani genitori, Arnon e Ayelet. Hanno una bambina, Ofri, che occasionalmente affidano alle cure degli anziani vicini in pensione. Ruth e Hermann sono persone educate, giunte in Israele dalla Germania, lui va in giro agghindato in giacca e cravatta, lei insegna pianoforte al conservatorio e usa espressioni come «di grazia». Un giorno Hermann, che da tempo mostra i primi sintomi dell'Alzheimer, «rapisce» Ofri per un pomeriggio, scatenando una furia incontenibile in Arnon, inconsciamente e, dunque, irrimediabilmente convinto che dietro quel gesto, in apparenza dettato dalla malattia, si celi ben altro. Al secondo piano Hani, madre di due bambini e moglie di Assaf, costantemente all'estero per lavoro, combatte una silenziosa battaglia contro la solitudine e lo spettro della follia che, da quando sua madre è stata ricoverata in un ospedale psichiatrico, non smette mai di tormentarla. Un giorno Eviatar, il cognato che non vede da dieci anni, bussa alla sua porta e le chiede di sottrarlo alla caccia di creditori e malintenzionati con cui è finito nei guai. Hani non esita a ospitarlo e a trovare cosi un riparo alla sua solitudine. Salvo poi chiedersi se l'intera vicenda non sia un semplice frutto dell'immaginazione e dei desideri del suo Io. Dovrà, giudice in pensione che vive al terzo piano, avverte l'impellente bisogno di dialogare con il marito defunto e per farlo si serve di una vecchia segreteria telefonica appartenutagli. Sorto da una brillante idea narrativa: descrivere la vita di tre famiglie sulla base delle tre diverse istanze freudiane - Es, Io, Super-io -della personalità, "Tre piani" si inoltra nel cuore delle relazioni umane: dal bisogno di amore al tradimento; dal sospetto alla paura di lasciarsi andare. E dona al lettore personaggi umani e profondi, sempre pronti, nonostante i colpi inferti dalla vita, a rialzarsi per riprendere a lottare.RECENSIONE
Okay, sarà la pioggia. Sarà che la pioggia mi rende malinconica e triste. Sarà che sto così perché sono cinque mesi che non scrivo, ma questo romanzo mi ha annientato, nel vero senso della parola. E lo so che è la terza volta, nel giro di un mese, che uso questa immagine come intro per la recensione, ma rende davvero l'idea di come stavo oggi quando l'ho finito. Sapevo, sapevo, che sarebbe finita così. Eppure continuo a cercare romanzi che colpiscano dritti al cuore, che facciano male, perché so che diventeranno i miei preferiti. Che rimarranno impressi nel mio cuore. E, come sempre, quando finisco questo genere di romanzi piove, così il mio umore è ancora di più sotto le scarpe, sempre succede. E' successo perfino con Un giorno questo dolore ti sarà utile. Lo prendo come un segno dell'universo per dirmi che devo smetterla, almeno per un po', di leggere cose che mi fanno male... e scriverle lol
In un condominio in un quartiere borghese di Tel Aviv, un quartiere residenziale adatto per coppie e famiglie, c'è un gruppo di persone. Nel primo piano, abita la coppia Arnon-Ayelet. Il primo piano è il piano dell'Es, degli impulsi interiori, del nostro subconscio, come la rabbia, la gioia, l'amore e l'odio. Fatta questa piccola premessa, passiamo ad Arnon-Ayelet. Arnon è un uomo con chiari problemi di rabbia e violenza, che viene visto in malo modo perfino dai suoi colleghi di lavoro: è paranoico, sospettoso, e incline a fantasie di violenza e omicidio. Ma vive per le sue due figlie, in particolare per Ofri, ch'è stata messa da parte dalla madre al momento della nascita della sua sorellina. Ayelet è una donna dura, quasi cattiva, senza scrupoli o tenerezza dentro di sé. Io l'ho trovata molto cattiva e aggressiva. Ayelet e Arnon affidano, con sempre più frequenza, Ofri ai loro vicini di casa: gli immigrati tedeschi Ruth ed Hermann, il problema sorge quando Hermann, che ha iniziato a soffrire di demenza senile, inizia a dimenticare dove mette le cose, dove abita, e perfino chi gli è stato affidato. Quello che succede nel frutteto tra Hermann e Ofri non si saprà mai, ma la paura di Arnon è più che lecita, penso che qualunque genitore si sentirebbe così se scoprisse che sua figlia è sparita per ore con un vecchio di cui pensava di potersi fidare. Ma Arnon perde completamente la ragione, fino a perdere anche i freni inibitori con la nipote dei due tedeschi.
Al secondo piano, il piano dell'Io (il piano della consapevolezza, che regola gli stimoli e gli impulsi) abbiamo Hani e Assaf. Hani ha appena partorito il suo secondo figlio, Nimrod, e cerca di barcamenarsi con sua figlia. E' in piena depressione post-partum e sta perdendo, lentamente, il senso della realtà. Assaf è sempre via per lavoro, quindi nessuno è mai pronto ad aiutarla. E' sempre sola. Hani è una giovane donna con una grande sensibilità, molto ingenua e quasi fastidiosamente ingenua, ma in fondo buona. Quando suo cognato, il truffatore Eviatar giunge sul pianerottolo di casa sua, non riesce a dirgli di no. Non riesce nemmeno a denunciarlo alle autorità competenti. Nella sua vita vuota, banale, il rischio e il pericolo rendono tutto molto più interessante. Tuttavia, alla fine riesce a non cedere alla tentazione di andare a letto con lui, perché nonostante tutto è ancora innamorata di suo marito.
All'ultimo piano, il terzo, c'è la vedova Dvora. Ex giudice del distretto, sta tentando di tenersi occupata per non pensare alla morte per cancro di suo marito. Dvora racchiude appieno tutti i processi mentali che, spesso inconsciamente, mettiamo in atto nell'Es e nell'Io: proiezione, rimozione e da una piccola ricerca, ho scoperto anche sublimazione (non ho ancora capito cosa sia, quindi prendetela per buona). Trovo calzante che sia stato assegnato a un personaggio come lei, abituato a sputare sentenze e decidere la sorte di tante persone, proprio il Super Io. In fin dei conti, questo piano è quello responsabile della nostra capacità di distinguere il bene dal male, il giusto dallo sbagliato ecc. Dvora soffre ancora per l'allontanamento di suo figlio Adar, in seguito dapprima incidente che ha coinvolto una donna incinta di cinque mesi e poi la rissa tra Adar e suo marito. Alla fine, Dvora ha scelto suo marito. Ma le piangeva sempre il cuore all'idea di aver perso anche suo figlio. Dvora è, senza dubbio, il personaggio migliore di tutti. Sensibile ma non troppo, delicata ma non fragile. Dvora alla fine conoscerà Avner (credo di aver sbagliato il nome, ma non lo ricordo con precisione, sorry!) durante una protesta studentesca e sociale, che riguarda la richiesta di migliori condizioni di studio e di lavoro del popolo israeliano. Un incontro fortuito, ma non troppo. Io continuo a pensare che siamo destinati a incontrare certe persone, che le nostre strade si devono per forza incrociare, per capire cosa non va in noi e come migliorare per noi stessi. Per loro è stato così, perché la sua conoscenza le ha permesso di arrivare all'ultimo stadio del lutto, l'accettazione e iniziare una nuova vita.
Malgrado Tre Piani sia un romanzo davvero molto breve, forse il più breve che io abbia letto quest'anno, è senza dubbio un romanzo contenente un affresco umano emozionante. La realizzazione, e descrizione dei tre piani di Freud (che viene citato proprio durante il piano di Dvora, btw) attraverso i personaggi è molto realistica, fatta bene. I personaggi non aderiscono in modo rigido ai tre piani freudiani, ma sono umani - e in quanto esseri umani sono fallibili.
Vi lascio con una citazione tratta da questo romanzo magnifico, che vi consiglio di recuperare al più presto. Lo amerete, promesso!
"Lo vedi, Dvora, è questo il problema dei segreti. Se non sai che esistono, non ti infastidiscono. Ma se ti porgono un capo del filo, non puoi fare a meno di tirarlo."
(Avner a Dvora)
xoxo,
Giada