mercoledì, luglio 21, 2021

RECENSIONE DI CARAVAL (CARAVAL #1) DI STEPHANIE GARBER

Buona sera, Fantastics! Dopo due settimane interminabili, finalmente sono riuscita a finire "Caraval" di Stephanie Garber. Ho sentito parlare benissimo dovunque di questo primo romanzo - è una trilogia, quindi ci sono altri due romanzi in coda - quindi volevo togliermi la curiosità e leggerlo. Non lo avessi mai fatto!Una delle peggiori idee che mi sono venute negli ultimi tempi, e non sono poi molte lol. Ad ogni modo, proseguiamo con le premesse.

PREMESSA
"Caraval" ci viene presentato come un romanzo dark, molto promettente e molto intenso. A dir la verità, mi sono annoiata per la maggior parte del tempo, dato che il POV principale (quello di Rossella Dragna) è a dir poco irritante e fastidioso. Ormai credo abbiate capito che non tollero le protagoniste così. Sfortuna ha voluto che me ne capitasse un'altra di questo stampo. Io non lo capisco. Non capisco come protagoniste così ingenue, fastidiose e irritanti conquistino il cuore del pubblico. Certo, il romanzo ha un lirismo di immagini bellissimo, quasi travolgente, ma basta. Nient'altro. Mi aspettavo molto di meglio.

TRAMA (DA AMAZON)
Il mondo, per Rossella Dragna, ha sempre avuto i confini della minuscola isola dove vive insieme alla sorella Tella e al potente, crudele padre. Se ha sopportato questi anni di forzato esilio è stato grazie al sogno di partecipare a Caraval, uno spettacolo itinerante misterioso quanto leggendario in cui il pubblico partecipa attivamente; purtroppo, l'imminente, combinato matrimonio a cui il padre la sta costringendo significa la rinuncia anche a quella possibilità di fuga. E invece Rossella riceve il tanto desiderato invito, e con l'aiuto di un misterioso marinaio, insieme a Tella fugge dall'isola e dal suo destino… Appena arrivate a Caraval, però, Tella viene rapita da Legend, il direttore dello spettacolo che nessuno ha mai incontrato: Rossella scopre in fretta che l'edizione di Caraval che sta per iniziare ruota intorno alla sorella, e che ritrovarla è lo scopo ultimo del gioco, non solo suo, ma di tutti i fortunati partecipanti. Ciò che accade in Caraval sono solo trucchi ed illusioni, questo ha sempre sentito dire Rossella. Eppure, sogno e veglia iniziano a confondersi e negare la magia diventa impossibile. Ma che sia realtà o finzione poco conta: Rossella ha cinque notti per ritrovare Tella, e intanto deve evitare di innescare un pericoloso effetto domino che la porterebbe a perdere Tella per sempre…

RECENSIONE
Oh My God. Da dove comincio con questa recensione? Ci sono talmente tante cose che non funzionano in questo libro che non so da quale iniziare. A dirla tutta, l'ho trovato un romanzo con un grandissimo potenziale ch'è stato buttato (scegliete voi il posto in cui esso è stato buttato, lettori). Quando ho letto le recensioni in anteprima di colossi come Kirkus Review, ho capito che con ogni probabilità mi trovavo davanti a un caso montato ad arte, e che forse il romanzo si sarebbe rivelato peggiore di quel che avevo sperato. Perché, anche se alcuni di voi non lo sanno, io non mi pongo preconcetti nei confronti di un libro. Di qualsiasi genere esso sia. Mi approccio sempre, speranzosa, a ogni libro. 

"Caraval" vuole essere qualcosa che non è. All'inizio ho pensato al gioco 'mortale' di Caraval come a una sorta di Arena degli Hunger Games, in cui solo uno sopravvive. Non so se sia vero, ma è questa la prima impressione che mi ha dato. Poi, un altro elemento che non mi è chiaro è questo: di che genere è? Come vi avevo già accennato sopra, ero convinta fosse steampunk - un genere che a me piace molto - ma proseguendo la lettura, mi sono resa conto che non lo è. Ero convinta fosse una specie di fantasy, ma non può nemmeno rientrare nello YA, perché manca un TRIGGER WARNING grande come una casa, porca miseria: abuso e violenza domestica. Questo no, non è stato detto da nessuna parte. Pensate a una persona che subisce queste cose, e non ha nessun trigger su libri di questo genere, come si può sentire? Ecco, Rizzoli qui hai cannato alla grande. Il TW ci voleva eccome. Stasera faremo una cosa che ho fatto solo con il secondo romanzo della Aveyard, ovvero andare punto per punto a spiegare cosa è irreale e troppo assurdo perfino per un romanzo fantasy. E a cui non viene data alcuna spiegazione. Forse non è cosa nota, ma se in un romanzo mi viene detto che il sole è verde, tu devi farmi capire e spiegarmi, attraverso i personaggi e il background della location, perché. La mancanza di spiegazioni, di una qualsiasi informazione, mi ha fatta sentire spaesata. Mi sono resa conto che senza queste basilari informazioni non avevo idea di cosa stessi leggendo. 

Rossella Dragna ('Scarlett' in lingua originale, btw) è la sorella minore ingenua, sciocca e ansiosa della più spigliata, irreverente e libertina (almeno questo ci è stato fatto intendere) Donatella. Rossella è un personaggio che definire piatto sarebbe fare un complimento a tutti i personaggi davvero piatti: pensa che l'unico modo per salvare sé stessa e la sorella dalle continue violenze domestiche del padre, il governatore delle Isole Conquistate, sia sposare un emerito sconosciuto. C'è una cosa che mi sento in dovere di dirvi: Rossella ha, fin dall'inizio, l'atteggiamento della povera sfigata di turno. E quella che si sente in dovere di salvare tutto e tutti, con un complesso dell'eroe grande quanto l'Empire State Building,  sacrificando sé stessa. Come? Andando, proprio la settimana del suo matrimonio, a Caraval. Non è tutto. Rossella ha, non si capisce bene perché, la capacità di associare (in modo totalmente random, senza spiegazione alcuna e in modo soggettivo) i colori alle emozioni. Okay, bello. Mi sono piaciute molto le sinestesie, le associazioni anche banali e scontate ad alcune emozioni, ma quel che pensavo fosse una tantum si è rivelata una cosa che è proseguita per tutto il libro. Della serie, buttiamo sinestesie a caso per far sembrare il romanzo poetico e lirico, è ciò che piace: lirismo di immagini. Sì, mi è piaciuto. Ma alla lunga è diventato tedioso. Tedioso, tanto quanto lei. Per metà del romanzo l'unico scopo della vita di Rossella è il suo matrimonio con un conte di cui non sa nulla. E questo ci tiene a ripeterlo quasi ad ogni pagina delle prime 250. Una noia mortale. Poi, bum! Si sveglia, e si rende conto che per salvare sua sorella non deve essere ossessiva nei confronti del suo matrimonio. Raga, io non ce la posso fare. Non le tollero le protagoniste così. 

Proseguiamo con la spalla, o presunta tale, di Rossella: Julian, il bel marinaio. Julian entra in scena, con un nome americano di cui non viene fornita alcuna spiegazione dato che Rossella, Donatella e anche Marcello sono nomi italiani, che la conduce nell'isola di Legend per giocare a Caraval. Julian è il figo, il cattivo ragazzo da cui tutti ti dicono di stare alla larga, ma tu te ne senti sempre attratto. Julian è uno dei tre motivi per cui ho dato due stelle. L'unico che salva, per quanto possibile, questo brutto romanzo. Mi dispiace, so che non mi sono mai abbassata a dirlo, ma è sul serio brutto. 

Man a mano che prosegue la storia, finalmente conosciamo altri personaggi, e due degni di menzione sono Dante e Aiko. Dante è un altro cattivo ragazzo, tutto tatuato, sexy fino al midollo e anche lui all'apparenza cattivo; viene presentato come qualcosa che non è per depistare Rossella. Aiko, invece, è un personaggio con moltissimo potenziale buttato nel libro a random, che svolge il ruolo di 'aiutante' nel bel mezzo di Caraval: una ragazza che ha la capacità di vedere nel futuro, sia esso vicino o lontano. Ma, anche qui, per entrambi non ci viene fornita alcuna spiegazione. Ottimo direi.

Finalmente arriva il turno di Donatella Dragna, che avevano intravisto all'inizio del romanzo in atteggiamenti intimi con Julian. Donatella viene presentata come la ribelle senza giusta causa, che sotto la coltre di stupidità e frivolezza nasconde una mente brillante e acuta. Ottimo, se non fosse che questa sua uscita, a circa 300 pagine sembra un Deus ex machina bello e buono. Donatella cambia dal giorno alla notte, senza spiegazione. Vedete, che sia fantasy, romance, o altro, io odio quando non mi viene data una spiegazione logica. Odio quando le cose vengono buttate a casaccio senza motivo. Donatella viene riscattata nelle ultime 100 pagine di fretta, senza motivo. 

Il villain? All'apparenza, sembra Legend. Legend, che viene presentato come una specie di bestia assetata di sangue e vendetta, potentissimo ma SOLO dentro la sua isoletta. Qui, scusate, mi è venuto da ridere. Tutti hanno paura di lui, ma lui non esce dall'isola perché al di fuori di essa sarebbe solo un comune essere umano. Ora, io non ho capito dove si trovi l'isola dove si svolge il gioco di Caraval. Per più di 300 pagine circa Legend sembra davvero uno degli esseri peggiori mai esistiti, che si diverte a ferire e a giocare con la mente delle persone, nel gioco perverso che è Caraval. Nessuno sa il suo vero nome. E che è, un demone? Un demone, di cui non appena sai il nome hai il controllo su di lui? Mai visto The Conjuring? Tra l'altro, la non presenza di Legend è un fattore molto interessante. Forse l'unico di questo romanzo noiosissimo. Anche il suo legame con Donatella non è stato molto chiaro. In realtà, non è ancora chiaro, ma chissà. Io speravo di vedere Rossella con Legend o Rossella con Dante. 

L'altro vero villain è Marcello Dragna. Un personaggio che si riconosce solo per le prugne, l'anice e un altro elemento che non ricordo, ora come ora. Un padre che si vendica sulle figlie, picchiandole e maltrattandole, se una di loro prova ad andare contro il suo volere. Su Marcello Dragna potrei dire tante cose, anche il fatto che una volta arrivato sull'isola insieme a niente popò di meno che il conte con cui voleva far sposare Rossella, lo invita quasi a violentarla. Ferisce, sia psicologicamente che fisicamente le persone attorno a lui, solo perché governatore.

Ora veniamo alla nota dolente: il motivo delle due stelline. Il lirismo di immagini, a volte banali, non è bastato per far raggiungere la sufficienza a questo romanzo, ormai è chiaro. Non bastano immagini in stile cinematografico per rendere un libro bello - Spada di Vetro della Aveyard me l'ha insegnato - ma serve molto di più, serve qualcosa che qui in Veneto definiremmo 'la ciccia'. Rossella è davvero un personaggio troppo ingenuo, ossessivo, superficiale e sciocco; fa il pari con una sorella che viene presentata in un modo e diventa un Deus Ex Machina di una sorta di scherzo che, se l'avessero fatto a me, avrei preso a insulti Donatella. Tornando a noi, non bastano belle immagini per rendere bello un libro. Così come non basta un'ambientazione fantasmagorica. Ora vi elenco le cose di cui volevo una spiegazione, e di cui ho ottenuto *il vuoto cosmico*:
  • Dov'è la cartina a inizio romanzo? L'ambientazione, specie se in un ambiente fantasy inventato, è importante e deve essere resa bene. Non avevo coordinate, vi giuro. Non sapevo dove fosse cosa, o perché fosse così. Una cartina avrebbe aiutato il lettore a non sentirsi perso.
  • Perché vengono buttati nomi italiani, inglesi e spagnoli a caso? Premesso che all'inizio pensavo che questo fosse una specie di urban fantasy. Lo speravo. Ma non lo è. Non ci viene fornita spiegazione sul perché Marcello, Rossella e Donatella abbiano nomi italiani e tutti gli altri un misto di inglese e spagnolo. L'isola di Caraval, per esempio, ha tutti nomi di luoghi spagnoli. Perché? Perché il resto di questa specie di impero ha nomi italiani? Perché solo alcuni personaggi hanno nomi inglesi? Perché tutto questo spagnolo?
  • Il POV principale di Rossella è stata una scelta pessima. Da lettrice, non sono riuscita a entrare in empatia con lei. Ci ho provato numerose volte, ma zero assoluto. Succede, quando al lettore viene presentato un personaggio noioso, monotematico e piatto. Come per la Aveyard, sono convinta che sarebbe stato meglio usare un altro POV. O per lo meno migliorare questo. 
  • Non si capisce chi sia davvero il villain. Eh già, un'altra nota dolente. Posso capire che questa specie di 74esimi Hunger Games sia un gioco 'al massacro', prima è Legend poi non lo è più. Prima è Julian e poi non lo è più. Prima è Dante e poi non lo è più. Insomma, decidetevi. 
  • I temi trattati con superficialità. A partire dall'abuso e la violenza domestica, per poi culminare in un bigottismo da parte di Rossella altamente irritante. Nemmeno le suore sono così pudiche, andiamo su. In teoria Rossella ha sui vent'anni, ma per tutta la durata del romanzo pensavo ne avesse qui 14 o 15. Temi importanti, trattati con estrema leggerezza.
  • E comunque no, questo non è uno YA. Non spacciamo le cose per quello che non sono. Rizzoli, Caraval non è uno YA. E' un fantasy nemmeno bello da leggere, noioso e banale.
Non so se potrò dare una seconda chance a quest'autrice, ho letto le trame degli altri romanzi e mi sembrano molto più promettenti. Tuttavia, per il momento io e la Garber non siamo compatibili. Forse più avanti ci riproverò. Ora come ora, anche no grazie.

Anche se ho sottolineato alcune cose belle, non posterò la citazione. Mi è venuto un nervosismo acuto a scrivere questa recensione, raga. Tantissimo.

xoxo,
Giada

sabato, luglio 10, 2021

RECENSIONE DI COME STAI? DI VALERIA VEDOVATTI

Buona sera, Fantastics! Ci ho messo un po' a finire questo 'libricino', perdonatemi se non lo chiamo romanzo; perché la stessa Vedovatti ha detto che era un mix tra fantasia e autobiografia. Inoltre non lo posso nemmeno considerare un romanzo vero e proprio, perché dovrebbe avere come minimo 300 pagine per essere considerato tale; pertanto diciamo che questo è un romanzo breve. O 'coso'. 'Coso' lo metto tra virgolette, perché non sapevo davvero come definirlo fino a qualche ora fa.

PREMESSA
Qualche settimana fa è iniziata la mia sfida personale: quella di leggere alcuni libri scritti da influencers. Non so quale malsana idea mi abbia preso, dato che il primo libro con cui ho iniziato questo esperimento, non si è rivelato né molto piacevole né molto interessante. Mi conciliava il sonno, però. Ora non è mia intenzione offendere le Genzers che adorano questa influencer: io stessa la seguo e la trovo una ragazza genuina, simpatica e carina. Ma il libro libro non è un granché. In tutta sincerità, è stato abbastanza noioso. Anzi, molto noioso. E ce l'ho messa tutta per immedesimarmi in Gioia. 

TRAMA (DA GOODREADS)
Gioia ha quindici anni ed è una ragazza allegra e solare. Mai nome fu tanto azzeccato: la gioia sembra proprio l'essenza del suo spirito. Almeno, questo è quello che tutti pensano... Nascosto sotto strati di positività, infatti, esiste un mondo turbolento in cui lei dovrà addentrarsi per diventare grande. Oltre alla scuola, è la ginnastica artistica ad assorbire le sue energie, in equilibrio su un'asse o appesa alle parallele alla ricerca di una vittoria. E poi agli allenamenti c'è Marco: occhi da principe azzurro, fisico scolpito, modi garbati, da lui Gioia aspetta un bacio che continua a non arrivare. Alex, invece, che pratica il parkour e va per la sua strada senza curarsi delle apparenze, vorrebbe conoscerla meglio; ma una come Gioia non dovrebbe dare confidenza a un tipo così "strano", ci tengono a ricordarle "Le Incredibili", le sue migliori amiche. Gioia, sballottata tra quello che pensano gli altri, non ha mai risposto con sincerità alla domanda più semplice: come stai? E per farlo dovrà imparare a dare un colore a tutte le emozioni che prova, quelle positive e anche quelle negative, disegnando un meraviglioso arcobaleno che la renderà finalmente se stessa. Con brio e passione, Valeria Vedovatti ci regala una storia che per la prima volta si può leggere sia attraverso le parole sia attraverso le foto e interpreta l'idea stessa di racconto per immagini, come un tempo è stato il fotoromanzo e adesso, forse, è Instagram.

RECENSIONE
Temo che sarà difficile scrivere la recensione di questa specie di libricino, senza far arrabbiare nessuno. Sono anni che vivo nel web, quello di superficie, e so quanto i fan di un determinato autore possano essere crudeli con chi prova a dire cosa pensa del loro beniamino, o meglio, di un prodotto del loro beniamino. Metto già le mani avanti, raga. Qui recensisco il libro. Non Valeria. E Valeria come persona mi piace molto, adoro il suo sorriso e la sua genuinità, ma questo libro è stato un fiasco. 

Gioia è una ragazza di quindici anni dalla vita apparentemente perfetta: è una delle migliori atlete della sua palestra, è circondata da amici, e muore dietro a un ragazzo che la considera solo un'amica. Devo esser sincera, all'inizio è stato difficile entrare in empatia con Gioia. Mi sembrava troppo 'costruita', 'falsa', 'artefatta'. Insomma, mi trasmetteva tutt'altro. La vita, all'apparenza perfetta, di Gioia è costellata da amiche false e superficiali, un po' come sembra lei (e, per gran parte del libro, lo è) e ragazzi che la considerano solo quando hanno bisogno di qualcosa. Se non eravate tra i più popolari e sempre richiesti, quelli pieni di amici delle medie (il target è proprio questo, 12-13 anni), non potete capire bene cosa sente lei. Sentirsi soli in mezzo a una folla mi è successo tante volte. Troppe. Amici sui quali fai affidamento che spariscono nel momento di maggior bisogno. Successo. Amiche che ti trattano come la sfigata di turno. Successo. In questo senso, per almeno metà di questo libricino, sono riuscita a entrare in empatia con Gioia. L'evoluzione di questa ragazzina è, a tratti piacevole, e a tratti estremamente noiosa. Tante volte ho usato questo libro per addormentarmi, non lo nego. Gioia vive un cambiamento dentro e fuori di sé. Un cambiamento che lei definisce 'copernicano', che la porta a ritrovarsi sola e senza amici e a darsi a ragazzi che non sono davvero interessati a lei, specie più grandi.

Una cosa che ho notato è che Gioia ha palesi daddy issues: vive per compiacere il padre, lo sport che pratica lo fa solo per compiacerlo. Questo ha senso fino a un certo punto. A quindici anni, in teoria, dovresti capire cosa ti piace senza il condizionamento di compiacere parenti e famiglia. Tuttavia, non me la sono sentita di accusarla. E' una cosa su cui ci sono passante anche io. Fare cose per compiacere la famiglia. Essere ciò che desidera la famiglia, mentre ciò che t'interessa viene minimizzato o preso in giro. Ci sono passata, e non è bello. Quel ricordo mi fa ancora male. Quindi l'evoluzione di Gioia, da questo punto di vista, è ben resa. Anche se molto, troppo improvvisa. Un'evoluzione che comincia quando Alex, il compagno di classe brutto e sfigato, le fa notare che i suoi genitori si stanno separando. Una cosa di cui Gioia non si era mai resa conto, fino a quel momento. Una cosa che reputo altamente improbabile, ma ancora: dai 12 ai 15 anni, sei assorbito solo da te stesso. Questo, però, a me non è successo. L'ho visto accadere. Si è talmente assorbiti da sé stessi, dal volersi mostrare per ciò che non si è, dal voler sembrare più grandi di quel che si è e da voler apparire 'fighi', quando invece si è solo insicuri. Si ha solo estremo bisogno di approvazione. 

Grazie ad Alex, il mondo di Gioia va in frantumi. A contribuire ciò è anche la storta alla caviglia. Va bene. E' comprensibile anche questo, anche se non fino in fondo. Gioia continua a fare la corte a un ragazzo che non è innamorato di lei; mentre Zeno, il rockettaro più grande e più figo di tutti, la costringe quasi ad andare al suo concerto. Questo aspetto di Gioia non mi è piaciuto. L'ha resa manipolabile. Malleabile. Una preda facile dei ragazzi più grandi, di cui né suo padre né sua madre si erano resi conto le interessassero. Oltre agli stalking-muti dello 'strambo' della classe (solo perché fa parkour, io boh), e all'exploit di Zeno, c'è Marco. Il beota. 

Questo libricino sarebbe durato 150 pagine al massimo, se non fosse stato per le frasi in caps lock colorate e, soprattutto, se le foto fossero state coerenti con la storia. Un fotoromanzo ha (o aveva) una struttura, le scene erano collegate, qua mi è sembrato che le foto venissero buttate a caso per far sperimentare a Valeria il recitare. La mia impressione può anche essere sbagliata, eh. Ma è quella che ho avuto. Inoltre ho trovato tantissimi errori grammaticali che non vi sto a elencare, altrimenti pubblicherei questo post tra una settimana. E ci stanno, ma visto che è pubblicato da una CE grande come la Rizzoli non mi aspettavo di trovarceli, tutto qua.

Carino. Non raggiungere la sufficienza per un pelo. E la motivazione dietro le 2,5 stelline è semplice: è un libro noioso, a mio avviso, pieno di errori grammaticali e che ha delle foto sconnesse con la semi-storia autobiografica. 

Niente citazione, stasera.

xoxo,
Giada

RECENSIONE DI KISS ME DI W. WINTERS & AMELIA WILDE/REVIEW OF KISS ME BY W. WINTERS & AMELIA WILDE

Buon pomeriggio, Fantastics! Riemergo dopo un paio di giorni intensi, dove non sono stata affatto bene per postare - finalmente - questa recensione. 'Love The Way You Kiss Me' è un romanzo bellissimo, intenso, da togliere il fiato, in lizza per diventare uno dei migliori che abbia letto finora. Scriverei altre centinaia di parole, anticipandovi che troverete una nuova rubrica chiamata Comics Corner - l'altra mia grande passione sono i fumetti e i cinecomics - ma preferisco andare dritta al sodo.

PREMESSA
'Kiss Me' mi aveva attratta, da subito, per la sua copertina. Una copertina interessante, hot, e molto coerente col romanzo. Una cosa non scontata, considerato quante volte mi è successo di trovarne di non coerenti con la trama o con la storia, in generale. Se amate i forbidden con un tocco di dark romance e relazioni BDSM (in questo caso specifico, Dom/Sub), questo romanzo fa per voi! Ripensando a quando mi accanii contro la James perché odiai Anastasia Steele, mi viene da ridere. Ridere di me stessa, perché adesso questa sfumatura dell'erotico è diventata una delle mie preferite, se resa a dovere. Infatti, se resa a dovere, è davvero molto bella.

TRAMA (DA AMAZON)
Dalle autrici USA Today besteller, W. Winter e Amelia Wilde, arriva un peccaminoso romance con un tocco di dark e angst che vi terrà col fiato sospeso... in attesa di sapere qualcosa di più. 

Avrei dovuto sapere, quando il mio sguardo si è posato su di lei, che questo sarebbe stato un errore.

Ero stato assunto per proteggere la donna che aveva perso tutto, eppure c'era un fuoco che bruciava dietro il suo bellissimo sguardo. Lei ricambia il mio, sfidandomi e tentandomi. Chiama quella parte oscura di me che avevo seppellito nel profondo, e che ora desidera addomesticarla. 

Entrambi abbiamo segreti. Entrambi abbiamo un passato che non siamo pronti ad affrontare. Oltre a ciò, entrambi ci siamo persi l'uno nell'altra, cadendo in proibito gioco di controllo e potere. Sottomissione e dominanza. 

Nel momento in cui accetta le mie condizioni, so di aver superato un limite. Una delle tante regole che sono disposto a infrangere. Nessuno può saperlo, neanche un'anima viva, ma so che i segreti non restano mai tali per molto tempo. 

RECENSIONE
'Love The Way You Kiss Me' (ora conosciuto su Amazon come 'Kiss Me') non è un romanzo per tutti. Non è un romanzo per chiunque abbia uno stomaco leggero, perché vengono affrontati temi forti e pesanti. Molto, molto pesanti. Essi, tuttavia, sono resi in un modo magnifico attraverso tutto il libro, e per questo devo fare i miei più sinceri complimenti all'autrice.

Eleanor Burden è una ragazza ricca, nata nella ricchezza, sebbene quest'ultima l'abbia accolta non in un modo piacevole: la sua ricchezza, infatti, è direttamente collegata a un evento traumatico legato alla sua famiglia. Un evento traumatico che la segnerà per sempre, e che condizionerà per sempre la sua vita. L'unica cosa che sappiamo è che, questo evento, è che l'ha spinta sotto i riflettori della fama fin da piccolissima, quando la sua famiglia è stata distrutta. Non sappiamo cosa sia successo nel mezzo, cosa l'abbia spinta a richiedere una guardia del corpo 24h su 24. L'unica cosa che sappiamo è che questi traumi l'hanno resa la giovane donna che è adesso. Zander è un uomo tutto d'un pezzo: muscoloso, dark, sexy. Membro della The Firm, un'agenzia privata di sicurezza, il quale ha avuto un passato turbolento. Ma Zander non è quello che pensi. E' molto di più. E' il bad boy per il quale tutte tifiamo. E, sopra ogni cosa, ha Dom vibes. 

Zander si sente subito attratto da Ella, e sebbene la chimica tra loro sia forte tanto quanto la loro attrazione, lui fa di tutto per evitarlo. Lui la desidera, sia carnalmente che romanticamente. I loro sentimenti si svilupperanno attraverso tutto il romanzo, arrivando fino al climax. Ma, sebbene avvenga ciò, continuiamo a non sapere cosa sia accaduto ad Ella e perché abbia bisogno di esser controllata giorno e notte. Per essere preservata da sé stessa. 

Ho amato il modo in cui i personaggi sono stati resi - il loro modo tridimensionale, intenso, profondo. Il fatto che sia scritto in POV alternato, permette di entrare in empatia coi personaggi. 

Vi saluto con una citazione tratta da questo romanzo, che vi consiglio se amate i dark e i forbidden, o un mix di entrambi con degli elementi di BDSM:
“I made my own happily ever after, and then it was ripped away. In a single moment, my life changed forever.”
(Eleanor “Ella”)

xoxo,
Giada

sabato, luglio 03, 2021

RECENSIONE DI SPADA DI VETRO (REGINA ROSSA #2) DI VICTORIA AVEYARD

Buon pomeriggio, Fantastics! Sono reduce da almeno tre ore di visione de La Casa de Papel, e non capisco perché Netflix mi segni un altro episodio, quando TVTime dice che la prima stagione ne ha solo nove di episodi. Boh. Ad ogni modo, ieri notte ho terminato questo secondo romanzo della serie Regina Rossa della Aveyard, e vi basti sapere che ero tentata di lanciare il libro contro il muro da quando nervoso e rabbia mi aveva provocato la sua protagonista.

PREMESSA
Non sono una fan di Mare Barrow, per niente. Anzi, come avrete potuto leggere dalla mia ultima recensione, la reputo uno dei personaggi peggio riusciti della Aveyard in tutto il piacevole cast di contorno che ha creato. Mare Barrow è una stupida che si crede furba e intelligente. Dovete saperlo, se leggerete anche questo romanzo. O meglio, se vi sottoporrete al supplizio della sua voce narrante. Perché una cosa va detta: la voce narrante di Mare è estremamente irritante. Fastidiosa. Tutto il suo personaggio lo è. Ad ogni modo, non mi dilungo oltre, tanto penso sia chiaro che io abbia dato due stelle a tutto ciò.

TRAMA (DA AMAZON)
Il suo sangue è rosso - come quello della gente comune - ma lo straordinario potere di controllare i fulmini, che nessun Argenteo possiede, rende Mare Barrow un'arma sulla quale il Palazzo vorrebbe riuscire a mettere le mani. Tutta la corte la considera un'eccezione, ma non appena Mare riesce a sfuggire a Maven, il principe - e prima ancora l'amico - che l'ha tradita, scopre una verità sconvolgente: lei non è affatto un'eccezione. Perché di giovani Rossi e Argentei ne esistono molti altri.

Inseguita da Maven, diventato un sovrano crudele e vendicativo, Mare fa di tutto per trovare e reclutare altri guerrieri Novisangue che si uniscano alla lotta dei ribelli contro il re oppressore. Nel farlo, però, entra in un territorio molto pericoloso, dove rischia di diventare proprio come i mostri che sta cercando di sconfiggere.

Riuscirà a sopportare il peso delle vite che dovranno essere spezzate durante la ribellione? O la slealtà e il tradimento subiti l'avranno indurita per sempre?

Nel secondo elettrizzante romanzo di Victoria Aveyard, la lotta dell'esercito ribelle contro un mondo ingiusto, dove è considerato normale segregare le persone in base al colore del loro sangue, costringerà Mare ad affrontare il lato oscuro che piano piano si è fatto largo nel suo animo.

RECENSIONE
Spada di Vetro non è un buon romanzo, voglio essere onesta con voi. Se già nel primo libro avevo trovato Mare terribilmente insopportabile e molto stupida, in questo è addirittura peggiorata. La cosa peggiore, in tutto questo, è che non si prende le sue responsabilità da sedicente leader, ma fa la vittima e si autocommisera. Allo stesso tempo, si reputa la migliore, la più furba, la più brava, quella che ce l'ha di traverso bla bla bla. Perdonatemi questa uscita infelice, ma come intro non riesco a trovare di meglio. Sul serio. In Spada di Vetro, Mare è perfino peggiore di quanto fosse nel primo.

Il romanzo riprende da dov'era terminato il primo: Mare che giunge nell'isola di Tuck, insieme ai suoi compagni d'arme (e d'avventura): il capitano Farley, Shade (il fratello che riteneva morto) e Cal (il mio cucciolo adorabile). Quanto è accaduto nel Circo delle Ossa ha lasciato un trauma evidente in Mare, che soffre di una evidente PTSD ma che non vuole prendersi neanche cinque minuti di pausa per affrontare e, di conseguenza, venire a patti con gli eventi precedenti. Ha ucciso delle persone. Lei non l'aveva mai fatto prima di allora. E questo, se all'inizio le provoca un senso di colpa, se ne dimentica molto in fretta. L'involuzione, ulteriore, del personaggio di Mare è il tema indiscutibile di questo sequel. La nostra egocentrica, egoista e piena di complessi di superiorità, eroina, torna all'ovile. Ma non smette di manipolare quelli che reputava i suoi amici neanche per un momento. Non smette di manipolare Cal neanche per un istante. La cosa che mi ha fatto più rabbia è stato il suo ritenersi la più furba, la più brava, la più scaltra, l'unica e la sola capace di cambiare le cose; quando si fa fregare continuamente. Sì, lettori. Un personaggio che si ritiene così scaltro e furbo, non dovrebbe venire fregato con un nonnulla. Invece accade. Praticamente per più della metà del romanzo, è la sola cosa degna di nota che accade. Per il resto, abbiamo i pensieri ossessivi e fastidiosi di Mare, che sono stati messi per spingerci ad empatizzare con la povera eroina che ha subito torture nel Circo, quando ci sono personaggi che hanno subito ben peggio (come Cal e Farley), ma che non sono cambiati. Infatti, la cosa di cui manca Mare è empatia. L'empatia che spingerebbe il lettore a simpatizzare per lei, cosa che invece non accade. Invece, il lettore viene subissato dalle sue manie di protagonismo, le sue manie egoistiche, le sue continue manipolazioni. La sua vuotezza che la rende un personaggio piatto. Sì, perché di tutto il cast di personaggi lei è la sola completamente piatta e fastidiosa. Per rendervi l'idea di quanto io non tolleri, non sopporti e non regga più il suo personaggio, vi dico solo che quanto avviene verso pagina 400 del romanzo non mi fa pena. Per niente. Ho esultato, quando Maven fa quello che fa. Quindi, Victoria, so che volevi spingere i lettori a empatizzare con Mare, ma per quanto mi riguarda non hai centrato l'obiettivo. Anzi, hai acutizzato ancora di più le caratteristiche che la rendono insopportabile e fastidiosa. Irritante.

In genere non lo faccio, ma stavolta devo. Farley, il capitano donna, di cui in seguito si scoprirà una cosa banalmente ovvia che io avevo già intuito a inizio romanzo; diventa un Deus Ex Machina vivente. Va bene che è un fantasy. Va bene che c'è la sospensione della realtà. Va bene tutto, ma non riesco e non posso credere che dovunque lei vada riesca sempre a trovare un tunnel o una via di fuga, anche in situazioni surreali. Mi dispiace, ma ad un certo punto mi sono messa a ridere quando Mare le ha detto "A meno che tu, Farley, non abbia altri assi nella manica." Dai, anche no. Il legame di Farley con Shade, anche questo è palese. Quando vomita, qualunque lettore intuisce dove voglia andare a parare l'autrice. Di solito è sempre e solo una cosa. Di solito il personaggio principale è sveglio abbastanza da capirlo. Ma Mare no. E' talmente cieca e sorda ai bisogni e alle necessità altrui, talmente presa dal fatto che il mondo giri solo e soltanto su di lei, che non si rende conto di una cosa ovvia. Come non si è nemmeno accorta che tra suo fratello e Farley c'era del tenero. 

Cal. Oh, my Cal. E' il personaggio trattato peggio dalla Aveyard. Cal ha seguito Mare nella sua battaglia contro il suo stesso fratello, unito dalla rabbia e dal desiderio di vendetta per quanto accaduto poco prima degli avvenimenti nel Circo delle Ossa. Ma questo povero ragazzo non viene mai definito come tale. Anzi, per Mare non è un ragazzo. Un essere umano. Lei vede in lui solo il suo titolo. Il suo ex titolo. Il suo sangue. Non vede nient'altro che questo. E si riferisce a lui solo come 'il principe esiliato', 'il principe decaduto'. Okay, Mare. Ma non è solo un principe o ex tale. E' un ragazzo. Hai presente? Un ragazzo con sentimenti. Un ragazzo che viene manipolato da tutti, mentre cerca di fare la cosa giusta. L'unico, con un po' di senno in testa, che cerca di evitare una guerra civile - cosa che invece è ciò che Mare vuole. Ed è ciò che avrà, perché sia mai che questa irritante eroina riesca a non ottenere ciò che vuole. Non mi frega che l'abbia ottenuto con cicatrici o sangue. La maggior parte del tempo Mare si autocommisera, fa la parte della martire e della vittima di turno, quando non è migliore dei suoi carnefici. Si reputa tanto al di sopra degli Argentei. Si reputa migliore di loro, anche col suo potere, ma alla fine fa la stessa cosa che fanno loro, se non peggio. E molto peggio, aggiungerei. 

L'unico personaggio che mi piaceva, Shade, non ha una bella fine. Ve lo dico, ma non in che modo. Shade è un bellissimo personaggio, poco tridimensionale, ma sempre più di Mare e Gisa. Ma almeno Gisa ha un po' di personalità, cosa che Mare non ha. Giustamente, l'unico bel personaggio per cui faccio il tifo non finisce bene. Va beh. Avrei dovuto aspettarmelo.

Menzione d'onore per i reclutati. Sì, ovvio. In una emulazione di bassa lega di Katniss Everdeen, Mare recluta tutti i novosangue per salvarli dalla morte certa, dato che lei è stata così stupida a far leggere la lista di Julian a Maven. Ve l'ho già detto che in questo romanzo Mare si instupidisce ancora di più? No? E' così, purtroppo. Tra i ragazzi che recluta, all'inizio dando loro la possibilità di scegliere, alla fine ce n'è una che si ribella. C'è una ragazzina che non vuole obbedirle, e cioè Cameron. Cameron è l'unica, ve lo giuro, a dirle in faccia quello che tutti i lettori pensano di Mare. Praticamente questo è il Canto della Rivolta Parte 2 con l'aggiunta di un personaggio sanguinario, ribelle, ma di valore, che è Cameron. Una ragazzina con le palle, l'unica che tiene testa a quella decerebrata di Mare. 

I temi trattati sarebbero anche piacevoli, se non fossero trattati con superficialità. L'autrice avrebbe potuto approfondire la PTSD, i traumi subiti da Mare nel Circo, oppure il narcisismo di Mare; perfino una descrizione più profonda del lutto sarebbe stata migliore. Avrebbe accresciuto l'empatia. Invece no. Va bene anche questo. Accontentiamoci. Oltre a ciò, devo sottolineare due grossi errori di traduzione che non ho potuto ignorare. Ricordiamoci che la lingua originale di Spada di Vetro è l'inglese, questi sono i due errori che ho trovato io:
  • "(...) Torna a posare lo sguardo suk mio collo, sulle cicatrici lasciate dai fulmini e che si protendono verso la spina dorsale. Con una confidenza che mi sorprende, ripercorre quelle linee con il dito, come se celassero qualche indizio. (...)". Confidence non significa confidenza. Confidence significa sicurezza. E non me lo dico per fare la maestrina di turno, ma perché sono laureata in lingue e so quello che dico. Basterebbe aprire un vocabolario di inglese. 
  • Non trovo il punto del libro dove c'è scritto, ma circa a metà dice 'abbiamo subito troppe fatalità." Ecco, io qui ho iniziato a schiumare dalla rabbia. Fatalties non significa fatalità, ma vittime o morti. Un vocabolario no, eh?
A parte questi due grossi errori di traduzione, la narrazione dal POV di Mare è molto lenta. Piena di descrizioni. Molto, molto narrata. Molto, molto lenta. La sua voce, in un flusso di coscienza dovrebbe spingere il lettore a empatizzare per lei, ma alla fine quest'ultimo si ritrova a fare il tifo per il resto del cast. Oh, il cast di personaggio di contorno è l'unica cosa bella. Beh, io ho dato due stelle sia per quello, sia per i tre personaggi che hanno salvato il romanzo (Cal, Farley e Cameron), altrimenti avrei dato una stella. E sarebbe stato comunque troppo.

Quindi, perché mi ostino a continuare? Ormai ve lo sareste chiesti anche voi. In realtà, per quanto Mare sia un personaggio fastidioso, irritante, da prendere a schiaffi ogni volta che un suo pensiero viene esplicitato o quando manipola le persone credendosi la migliore, devo riconoscere alla Aveyard la capacità di tenere il lettore incollato alle pagine. Se il libro fosse stato scritto da un altro POV, e vorrei leggere il POV di Cal o di Maven, penso che non solo sarebbe stato più interessante ma anche diecimila volte più piacevole. La scorrevolezza è il suo unico punto a favore. E' come quelle serie tv trash di cui non riesci a fare a meno. Se voi avete amato Mare, mi dispiace. Leggerò il seguito ma solo perché spero migliori. Perché spero maturi, finalmente. E non solo a parole, com'è capace lei. Ma con azioni. 

Non vi metto nessuna citazione perché, proprio come l'altra volta, non ne ho.

xoxo,
Giada

sabato, giugno 26, 2021

RECENSIONE DI QUESTO CANTO SELVAGGIO (I MOSTRI DI VERITY #1) DI VICTORIA SCHWAB

Buon giorno, Fantastics! Prima che la calura del primo pomeriggio la faccia da padrone, e anche prima che io mi metta a fare il resto dei miei impegni quotidiani (molto presto tornerò anche al mio romanzo, btw), ci tenevo tanto a recensire Questo canto selvaggio della Schwab. Anche perché, se dopo mi guardo The Umbrella Academy, temo che perderò la verve che ho adesso, quindi è meglio approfittarne.

PREMESSA
Da ormai un anno seguo una blogger che ammiro molto, si chiama Blood of Booktube, e mi hanno incuriosito molto le sue storie su Addie LaRue (non preoccupatevi, anche Addie arriverà in questo porto, dato che muoio dalla curiosità di leggerla) e sulla Schwab in generale. Non avevo molte aspettative, anche se sono stata 'chiamata' dalla cover di questo romanzo perché, su, è bellissima. L'accoppiata nero/bianco e rosso è favolosa. Io la adoro! Comunque sì, ho dato a Questo canto selvaggio cinque stelline, ma ne avrei volute dare molte di più, perché l'ho adorato per i temi trattati e per il concetto di 'mostro' in generale. 
A voi è piaciuto? Non vi è piaciuto? Raccontatemi nei commenti! 

TRAMA (DA GOODREADS) 
Per anni Verity City è stata teatro di crimini e attentati, finché ogni episodio di violenza ha cominciato a generare mostri, creature d'ombra appartenenti a tre stirpi: i Corsai e i Malchai, avidi di carne e sangue umani, e i Sunai, più potenti, che come implacabili angeli vendicatori con il loro canto seducente catturano e divorano l'anima di chi si sia macchiato di gravi crimini. Ora la città è attraversata da un muro che separa due mondi inconciliabili e difende una fragile tregua: al Nord lo spietato Callum Harker offre ai ricchi protezione in cambio di denaro, mentre al Sud Henry Flynn, che ha perso la famiglia nella guerra civile, si è messo a capo di un corpo di volontari pronti a dare la vita pur di difendere i concittadini e ha accolto come figli tre Sunai. In caso di guerra la leva più efficace per trattare con Harker sarebbe la figlia. Così August, il più giovane Sunai, si iscrive in incognito alla stessa accademia di Kate per tenerla sotto controllo. Ma lei, irrequieta, implacabile e decisa a tutto pur di dimostrare al padre di essere sua degna erede, non è un'ingenua...

RECENSIONE
Sono ancora piuttosto gasata per il finale di questo bellissimo romanzo, perciò non preoccupatevi se ogni tanto passo da un argomento all'altro ad cazzum, ma raga... non posso farcela! Questo canto selvaggio è veramente un romanzo complesso, pieno di intensità e dolore. E' un romanzo che ti scava dentro, mettendoti faccia a faccia coi tuoi demoni interiori - coi tuoi mostri interiori. Non è un fantasy. E' un trattato di psicologia sotto forma di fantasy YA distopico. 

Katherine 'Kate' Harker è una ragazza di diciassette anni che vuole tornare a casa. Anche se definire casa un mondo diviso in due, da due comandanti, non è proprio la definizione appropriata. Il mondo di Kate Harker gira attorno a suo padre, Callum Harker, capo della regione nord di Verity, in lotta perpetua contro Henry Flynn, che guida e controlla la regione sud. Kate, fin dall'inizio, ci appare come una ragazza smarrita. Sì, mi ha dato quest'impressione. E' una ragazza smarrita che vuole far colpo su un padre che non la considera abbastanza. Non la considera abbastanza per essere una Harker. Non la considera abbastanza per sopravvivere a North City. Non la considera e basta. Tutto l'opposto di Callum è, invece, Henry Flynn. Flynn, il capo della milizia di South City, che insieme ai suoi figli si occupa di ripulire il mondo da persone che hanno portato il male nel mondo. Tuttavia, anche se umano, Flynn sa comunicare coi 'mostri'. E qui veniamo ad August. August, che Kate conosce alla Colton (una scuola privata all'interno della zona verde della città, città divisa in aree dal più grande pericolo al più piccolo, ovvero dalla zona rossa alla zona verde), sembra un ragazzo. In realtà, è ben altro. E' un Sunai. Ma desidera ardentemente essere umano. Desidera ardentemente sentirsi umano.

Il mondo distopico in cui veniamo catapultati presenta tre creature mostruose, tutte nate dalla violenza, dall'aggressività e dall'odio reciproco. Ci sono i Malchai, forse la peggior specie, che viene descritta come una razza dalla voce tanto dolce quanto viscida e che si diverte a uccidere a caso. Ci sono i Corsai, una specie di vampiri che si nutrono di carne umana. Infine ci sono i Sunai, che sono un mistero per chiunque a Verity City. Quando i Sunai cedono all'oscurità, qualcosa di molto brutto accade. Qualcosa che cambia per sempre gli equilibri del mondo. Questo dettaglio, in particolare, mi ha ricordato una frase di Nietzsche:

“Chi lotta con i mostri deve guardarsi di non diventare, così facendo, un mostro. E se tu scruterai a lungo in un abisso, anche l'abisso scruterà dentro di te”
In fondo, è in parte ciò che accade a gran parte degli adulti di Verity City (per non farvi spoiler). Alla fine, i veri mostri non sono i mostri veri e propri, ma gli umani. Questo assunto mi ha sempre colpito molto, ma credo che sia il romanzo più adatto a cui applicarlo.

Quando un Sunai cede all'oscurità, è come se guardasse dentro l'abisso. E' come se si ritrovasse faccia a faccia con le cose da cui voleva scappare. Come se si trovasse faccia a faccia con la parte di sé, il suo Io più oscuro, e dovesse affrontarlo una volta per tutte.

E' scritto in terza persona esterna, non focalizzata. Quindi spesso leggiamo inizi di capitoli con il nome del personaggio coinvolto, oppure all'interno dello stesso capitolo sono presenti i due POV: quello di Kate, e quello di August. Una cosa che ho apprezzato davvero molto è stato l'inizio dei capitoli, con le lineette barrate stile carcercato... non so perché, ma mi ha ricordato quello. Come nei film, quando i prigionieri segnano quanti giorni sono fermi lì e quanti mancano alla loro libertà.

Vi saluto con una citazione tratta da questo bellissimo romanzo, di cui leggerò il seguito che non ho trovato in altra edizione, se non quella con la cover blu di Our Dark Duet
"(...) La maggior parte delle persone vuole scappare. Dalla propria testa. Dalla propria vita. Una storia è il modo più semplice per farlo."
(Katherine Harker)

xoxo,
Giada

venerdì, giugno 18, 2021

RECENSIONE DI ROYALS DI RACHEL HAWKINS

Buona sera, Fantastics! Ho appena finito, e molto a fatica, il mio primo romanzo di Rachel Hawkins: forse sarebbe stato meglio che mi fossi approcciata a questa autrice con la trilogia fantasy di Incantesimo, perché questa sottospecie di chick-lit misto royal è stato davvero molto pessimo. Personalmente, penso che sia stato il romanzo peggiore che io abbia letto in questo 2021. In assoluto.

PREMESSA
Ho sentito parlare molto di Rachel Hawkins, in Italia è nota soprattutto proprio per la trilogia che volevo cominciare. Col senno di poi, sarebbe davvero stato meglio che lo avessi fatto. Royals non è un granché. Non l'ho trovato particolarmente interessante. E se, all'inizio, mi stava simpatica Daisy, col passare del tempo mi è stata sempre più sulle palle. Le sue battute spiritose, all'inizio piacevoli e geek, sono diventate sempre più pesanti e insopportabili. Proprio come la sua palese gelosia nei confronti di Eleanor, anche se una parte di me può capirla in questo. Una parte di me aveva empatizzato con lei per questo, ma poi è andato tutto allo scatafascio. A voi è piaciuto? Vi va di parlarne nei commenti?

TRAMA (DA AMAZON)
«Dolce, romantico, semplicemente adorabile.» Buzzfeed
Il vero principe azzurro arriva quando meno te lo aspetti

Daisy Winters ha una vita normale. Vive in Florida, ha sedici anni, capelli color rosso fuoco da sirenetta, impossibili da domare, un lavoro part-time in un supermercato, e una sorella a dir poco perfetta che si è appena fidanzata. In effetti, il futuro cognato non è un ragazzo qualunque: è l’erede al trono di Scozia! Per Daisy, che non ha alcun desiderio di stare sotto i riflettori, si preannunciano mesi impegnativi. Costretta a cancellare i suoi piani estivi, Daisy vola nel Vecchio Continente, per conoscere i regali parenti dello sposo, tra cui il bellissimo principe Sebastian, sempre al centro delle attenzioni dei tabloid con la sua vita sregolata e la sua discutibile cricca di amici, tanto aristocratici quanto affascinanti e turbolenti. Nonostante cerchi di mantenere un basso profilo, Daisy viene risucchiata da questo mondo sfavillante e dai suoi scandali: riuscirà a trasformarsi in una vera Lady senza rinunciare a essere se stessa?

RECENSIONE
Royals, come dicevo più su, era partito con le migliori premesse. Empatizzare con la protagonista, la geek Daisy Winters sembrava facile, in fondo aveva i miei stessi interessi e andava matta per una specie di saga sci-fi che ricordava molto Star Trek. Il problema di questo romanzo è, in sostanza, la sua protagonista: Daisy. 

Daisy Winters è la sorella minore della nuova fidanzata dell'erede al trono di Scozia, Eleanor. Da ormai tre anni, Daisy è costretta a vivere all'ombra della sorella. E' costretta a rinunciare alle cose che le piacciono. E' costretta a rinunciare agli eventi che le interessavano, proprio perché prima di qualsiasi cosa sua, veniva la sorella. Qui, sarò sincera, Daisy mi aveva conquistata. La capivo. La capisco. Non so da quanto tempo mi sento così. Non so da quanto tempo sento che le mie cose vengono sempre dopo. Quindi, è stato facile entrare in empatia con lei. Ma quando il suo ex ragazzo diffonde, su TMZ, una dichiarazione falsa, all'improvviso l'interesse della corte reale si focalizza su di lei ed è, perciò, costretta ad andarsene dal nord della Florida e trasferirsi, per l'estate, in Scozia.

In Scozia, oltre ad appassionarsi agli usi e costumi della regione, le viene affibbiato un finto fidanzato. Fatalità, proprio il ragazzo che a Daisy stava sulle palle e fatalità quello a cui faceva sempre battutine della malora pensando di essere simpatica. Questo continuo spingere sull'ironia e sul sarcasmo, se all'inizio poteva anche risultare piacevole da leggere, a lungo andare diventava quasi fastidioso. Inoltre, penso che questo romanzo avesse bisogno di una notevole ripassata dal correttore bozze e, sopra ogni cosa, un buon editing. Daisy non viene approfondita molto, come personaggio. Proprio come Ellie. 

Tutto il romanzo è scritto dal POV di Daisy, pensieri compresi. In certi punti mi ha ricordato, un po', un mix tra Mare e America. Questo è tanto dire, perché penso che siano due delle protagoniste più irritanti e fastidiose degli ultimi YA che ho letto.

Non ho alcuna citazione da postarvi, perciò vi saluto qui.

xoxo,
Giada

domenica, giugno 13, 2021

RECENSIONE DI TALON (TALON #1) DI JULIE KAGAWA

Buona sera, Fantastics! Nonostante tutto, e il fatto che io stia faticando per rimettere mani al mio romanzo (il fatto che questa settimana io non sia stata tanto bene non ha aiutato), quasi una settimana fa ho iniziato a leggere Talon. A dir la verità, non avevo mai letto un romanzo sui draghi prima d'ora (sì, mai letto neanche Eragon di Paolini), ed è stata una piacevole sorpresa! 

PREMESSA
Come vi dicevo, non ho mai letto un romanzo sui draghi prima d'ora. Non ho nemmeno avuto la fase Eragon-fantasy, perché al periodo ero una Twilighter di prima categoria xD Ad ogni modo, sono felice di aver rimesso le mani nella mia biblioteca personale e averlo recuperato! Mi è piaciuto veramente tanto!
E poi la ship principale è una bomba! Cioè... adoro la Kagawa! Quattro stelle sono un po' poche, lo ammetto, ma va più che bene. Insomma, di primo acchito l'ho trovato molto bello. E' stata una sfida con me stessa che ho superato.

TRAMA (DA AMAZON)
Ci fu un tempo in cui i draghi furono cacciati fino quasi all'estinzione dai cavalieri dell'Ordine di San Giorgio. Da allora, nascosti sotto sembianze umane, i draghi di Talon sopravvissuti al massacro si sono moltiplicati e hanno acquisito maggiore forza e astuzia nel corso dei secoli: non manca molto a quando saranno pronti a diventare i padroni del mondo, senza che gli esseri umani nemmeno se lo immaginino. Ember e Dante Hill sono gli unici esemplari di draghi fratello e sorella, addestrati per infiltrarsi nella società degli uomini. Ember non vede l'ora di vivere come una teenager qualunque e godersi quell'unica estate di libertà che le sarà concessa, prima di ricoprire il ruolo a lei destinato dentro il regno di Talon. Ma l'Ordine è sulle loro tracce per terminare quanto non era stato fatto nel passato: annientarli tutti. Il cacciatore di draghi Garret Xavier Sebastian, però, non può uccidere, a meno che non sia sicuro di aver trovato la propria preda. E niente è certo quando si tratta di Ember Hill.

RECENSIONE
Prima di partire con la recensione vera e propria, è doverosa una premessa, riguardo questo young adult coi controfiocchi: non è solo un fantasy YA, ma anche un urban. Una cosa che non è stata sottolineata nei siti dove sono andata, ma che mi sento in dovere di dirvi ora. Sì, il contesto è decisamente urban con una notevole, notevolissima percentuale, di fantasy. E' un fantasy che strizza l'occhio ai suoi predecessori, in certi punti mi ha ricordato perfino la serie tv Merlin e in altre dei film sui draghi che ho visto, ma non ho termini di paragone di valore con cui confrontarlo. Tuttavia, Talon è di sicuro un ottimo romanzo. Un romanzo che sì, presenta qualche pecca, ma è molto molto godibile.

Ma veniamo a noi: Ember Hill è una ragazza di sedici anni ribelle, impaziente di vivere e sperimentare la libertà, alla larga dal deserto in cui è stata rinchiusa fino a quel momento con suo fratello Dante. Ma Ember non è una ragazza. E' un drago. Fin da subito, la scrittrice ci ricorda che, nel loro universo, le femmine di drago sono considerate molto preziose, a causa di un evento del passato che ha rischiato di estinguere quasi completamente la loro specie. Un evento che vede protagonista, infatti, l'Ordine di San Giorgio. La scrittrice ch'è in me si è messa a saltellare a quest'entrata in scena di un ordine militare segreto, con un nome simile poi. Perché? Secondo la leggenda cristiana, San Giorgio uccise il drago che voleva ammazzare una fanciulla - non chiedetemi altri dettagli, questo è ciò che ricordo - e questo flebile quanto interessante collegamento con la mitologia cristiana mi ha esaltato da matti!

Ember e Dante, in realtà, non sono stati spostati a Crescent Beach per puro caso: sono lì per continuare il loro addestramento. Un addestramento al termine del quale verranno inseriti, con un ruolo ufficiale, nella società di Talon. Talon è, a tutti gli effetti, un'altra società segreta che vive e si mescola al comune mondo degli umani e il cui scopo è oscuro a tutti. Talon non è ciò che appare, e la ribelle Ember non lo comprende subito. Sarà l'incontro, non tanto casuale, con Riley a farle cambiare idea. Ma, allo stesso tempo, un altro incontro però stavolta apparentemente casuale, con Garret cambierà il suo mondo.

Garret Xavier Sebastian è un ragazzo tutto d'un pezzo. E' una macchina da guerra, pronto a eseguire gli ordini dei suoi superiori senza battere ciglio. Il soldato, però, si ritrova a mettere in dubbio tutte le sue convinzioni e i dettami con cui è cresciuto perché resosi conto, alla fine, di provare qualcosa per lei. Perché resosi conto di provare qualcosa per il nemico.

Nonostante io abbia trovato qualche lieve errorino e un triangolo inaspettato, che secondo me poteva esser risparmiato ai fini della trama, ho amato molto questo romanzo. In realtà, io non volevo nemmeno finirlo prima. Non volevo nemmeno finirlo oggi, a dire il vero. Leggevo sempre più piano e in orari discutibili per tenermi questo bellissimo libro anche per i giorni successivi.

Il romanzo presenta 3 POV principali, tutti in prima persona: Ember, Riley, Garret. Ember è molto ingenua, la sua ingenuità però non è fastidiosa, è tenera. Mi ha fatto molta molta tenerezza quella cucciola di drago che vuole solo essere libera di vivere la sua vita come meglio crede. Riley è il classico ragazzaccio, il bad boy di turno, ma è molto altro ancora che non vi dirò per evitarvi spoiler. E Garret, oh, se esistesse penso gli salterei addosso instantemente! 

Purtroppo non ho sottolineato molto, poiché a mio avviso non era un romanzo molto sottolineabile. 
Vi auguro una buona serata,
xoxo,
Giada

martedì, giugno 08, 2021

RECENSIONE DI REGINA ROSSA DI VICTORIA AVERYARD

Buon pomeriggio, Fantastics! Oggi sono un po' acciaccata e ho appena preso una pastiglia per il mal di testa che, da due giorni, non mi molla. No, non temete. Non è covid. E' solo PMS potente, resa ancor più potente dal caldo favoloso di questi giorni <3

PREMESSA
Sto recuperando le letture in arretrato, come ben saprete, e una sera osservando le mie mensole ho detto: dai su, recuperiamo Regina Rossa. La cover è una bomba! E' di una bellezza mozzafiato! Inoltre sono in attesa di recuperare tutta la trilogia della Bardugo, una tappa obbligata prima di guardarmi Shadow & Bone su Netflix (se mi conoscete bene, saprete che leggo e guardo serie tv quando sono in pausa dalla scrittura, e in effetti, è così). Insomma, Regina Rossa aveva tutte le premesse per essere il prossimo grande romanzo internazionale (a giudicare dal fatto che verrà fatta una serie tv, penso sia proprio così), ma dal mio punto di vista questo primo romanzo presenta delle falle enormi. E una protagonista irritante. E cieca. E fastidiosa. Insomma, Mare Barrow non è sicuramente tra le mie protagoniste preferite di distopici. 
Quanto a irritazione per la sua personalità, e una marea di altre cose, fa a gara con America. Sì, America, la protagonista di The Selection - un'altra che ho mal tollerato e che avrei preso a schiaffi.

TRAMA (DA AMAZON)
Il mondo di Mare Barrow è diviso dal colore del sangue: rosso o argento. Mare e la sua famiglia sono Rossi, povera gente, destinata a vivere di stenti e costretta ai lavori più umili al servizio degli Argentei, valorosi guerrieri dai poteri sovrannaturali che li rendono simili a divinità. Mare ha diciassette anni e ha già perso qualsiasi fiducia nel futuro. Finché un giorno si ritrova a Palazzo e, proprio davanti alla famiglia reale al completo, scopre di avere un potere straordinario che nessun Argenteo ha mai posseduto. Eppure il suo sangue è rosso… Mare rappresenta un'eccezione destinata a mettere in discussione l'intero sistema sociale. Il Re per evitare che trapeli la notizia la costringe a fingersi una principessa Argentea promettendola in sposa a uno dei suoi figli. Mentre Mare è sempre più risucchiata nelle dinamiche di Palazzo, decide di giocarsi tutto per aiutare la Guardia Scarlatta, il capo dei ribelli Rossi. Questo dà inizio a una danza mortale che mette un nobile contro l'altro e Mare contro il suo cuore. Regina Rossa apre una nuova serie fantasy vivida e seducente dove la lealtà e il desiderio rischiano di esseri fatali e l'unica mossa certa è il tradimento.

RECENSIONE
Fantasy? Questo non è un fantasy. E' un distopico sulla falsariga di Hunger Games e Divergent (come detto sulla fascetta gialla presente su Amazon): a meno che quei due romanzi non abbiano cambiato genere di botto, non ha senso. Tutto questo non è fantasy. Presenta, semmai, elementi fantasy.

In un mondo distopico, un mondo ormai diviso in Rossi e Argentei, Mare Barrow cerca di sopravvivere giorno per giorno. Cerca di sopravvivere, rubando agli altri poveri rossi come lei, per poter sfamare la sua famiglia. Mare ci viene presentata come una testa calda, una bella ragazza dalla linguaccia  e da un brutto carattere, che vive nell'ombra della sua sorellina di quattordici anni, l'unica con un dono vero e proprio (niente di magico o chissà che, ndr) e che ha accettato il suo destino: ovvero, quello di andare al fronte, in guerra, contro gli Argentei. Mare non perde occasione di ricordare al lettore ch'è rossa, di quanto difficile è la sua vita, di quanto le dà fastidio che gli argentei abbiano tutto e loro niente, di quanto loro siano degli dèi e loro delle nullità. La prima volta che ho letto queste esternazioni, pensavo fosse uno sfogo e okay. La seconda volta, stavo per dire: 'ho capito, l'hai già detto nel capitolo prima'. Alla quarta, è iniziata a starmi sui maroni. 

Mare incontra per caso Cal, senza sapere che lui in realtà è l'erede al trono e, specialmente dopo quanto accaduto per causa sua a sorella, lo accetta. Durante il Torneo, durante il quale verrà assegnata la futura consorte all'erede, rischia di cadere in un campo elettrificato e scopre il suo potere: quello di produrre fulmini. Generarli, dall'interno. Il Re e la Regina, una vipera di donna che nella sua cattiveria almeno è rimasta coerente dall'inizio alla fine, la obbligano a diventare la promessa sposa di Maven. OOOOh, Maven. Su di lui ne avrei tante da dire. Maven si presenta come il fratellino incapace messo in ombra dal maggiore, molto più abile e corteggiato di lui. Maven, insomma, è l'outsider. Il reietto. Il non-amato. Questo spinge Mare a empatizzare con lui, come una stupida. Perché sì, la si può definire solo una stupida. C'è un detto che dice: 'La mela non cade mai troppo lontana dall'albero', e Mare avrebbe dovuto rendersi conto che c'era qualcosa che non andava. Era palese che lui dicesse sempre tutto quello che lei voleva sentirsi dire. Era palese che lui le facesse credere ciò che voleva.

Non capisco perché la gente gridi alla grande rivelazione shock. Io avevo capito chi fosse il vero cattivo, e non quello che aveva fatto credere Maven a Mare, già da metà romanzo. Sapete, quando una persona si presenta troppo perfetta, troppo brava, troppo buona... le cose iniziano a puzzare. Era palese. Palese. Palese. Andiamo, volete dirmi che Mare non si è fatta due domande? Volete dirmi che Mare non si è chiesta come mai il reietto (o finto tale), abbia iniziato a empatizzare con lei dopo averla quasi respinta il giorno in cui è stato promesso a lei? E poi, su. Maven è una Hela o un Loki di seconda mano. E se conoscete Loki, sapete quando lui abbia daddy issues. 

Il romanzo è scritto in prima persona, proprio come Raccontami di un giorno perfetto, ma solo dal POV di Mare. Ecco, a volte ho avuto l'impressione che i suoi pensieri fossero solo exposition. Ovvero, un modo per dare informazioni. Informazioni e basta. 

Regina Rossa aveva tutte le potenzialità per essere uno dei migliori romanzi che avessi mai letto. Ma Mare è davvero un personaggio irritante e fastidioso. E' ingenua fino al midollo (anche se si ritiene furba e scaltra, MADDOVVEEEEE?), stupida (bisogna essere ciechi per non capire che una persona, tra l'altro la più vicina a chi ti odia, nasconda qualcosa di losco) e anche piuttosto irritante. Gosh, l'ho detto di nuovo lol. Non ho provato compassione per lei. Ho provato compassione per le persone che sono finite nei guai a causa sua, e sono moltissime. Farley mi è piaciuta tanto, così come Cal. Oh, Cal. Cal è un personaggio che viene bistrattato in ogni modo. Mi auguro che nel prossimo ottenga qualche gioia, e che Mare venga rimessa al suo posto.

Comunque, sebbene io gli abbia dato due stelle, confido che il prossimo migliori. Lo spero di cuore.

Nel frattempo vi saluto senza una citazione (non ne ho trovata nessuna da sottolineare, sorry),
xoxo,
Giada

venerdì, giugno 04, 2021

RECENSIONE DI RACCONTAMI DI UN GIORNO PERFETTO DI JENNIFER NIVEN

Buon giorno, Fantastics! Sono passati più di sei mesi, se non di più, dall'ultima volta che sono rientrata nel blog. La verità è che non riesco, e temo che non riuscirò mai, a esser costante qui come desidero. Ogni volta che annuncio una cosa, finisco inevitabilmente con perdermi in mille altre cose. Ecco per cui vi comunico che aggiornerò il blog quando ne ho voglia - qualcuno di voi direbbe a cazzum - ma è così. 

Ho tante cose in ballo, tra cui la stesura del mio romanzo. Leggere  leggo, ma non sempre mi ricordo di postare qui le recensioni. Specialmente ora che ho aperto il mio blog 'alternativo', su Instagram. Infatti, nel mio profilo IG, ci sono soprattutto recensioni di film e serie tv, cose che guardo con molta frequenza... oddio, sono più una tipa da film che da serie tv. Ad ogni modo, se sono qui è sempre per un motivo che conoscete fin troppo bene: sono in pausa dalla scrittura, una pausa in parte non voluta. Ma va beh.

Guardiamo il lato positivo. Ho potuto leggere questa perla di romanzo. 

PREMESSA
Come vi dicevo più su, sono una grande appassionata di film. Il motivo principale per cui ho scelto questo romanzo, oltre che per il mio bisogno di angst e dolore, è perché c'è il film su Netflix e non volevo guardarlo senza prima aver letto il romanzo. Che dire... questo romanzo è un pugno nello stomaco. 
Fa male. Malissimo. Ma, in fondo, è giusto che sia così: per i temi che tratta, per la profondità dei personaggi, per le emozioni che ho vissuto sfogliando le pagine, cinque stelle sono davvero troppo poche per questo romanzo. Ne merita tante, tantissime. Oh, ed è in lizza per diventare uno dei miei romanzi preferiti del 2021, se non IL mio romanzo preferito del 2021. 

TRAMA (DA GOODREADS) 
*** Vincitore premio ""Mare di Libri"" ***
*** Finalista al Premio Andersen 2016 nella categoria Miglior Libro oltre i 15 anni ***

È una gelida mattina di gennaio quella in cui Theodore Finch decide di salire sulla torre campanaria della scuola per capire come ci si sente a guardare di sotto. L’ultima cosa che si aspetta però è di trovare qualcun altro lassù, in bilico sul cornicione a sei piani d’altezza. Men che meno Violet Markey, una delle ragazze più popolari del liceo. Eppure Finch e Violet si somigliano più di quanto possano immaginare. Sono due anime fragili: lui lotta da anni con la depressione, lei ha visto morire la sorella in un terribile incidente d’auto. È in quel preciso istante che i due ragazzi provano per la prima volta la vertigine che li legherà nei mesi successivi. I giorni, le settimane in cui un progetto scolastico li porterà alla scoperta dei luoghi più bizzarri e sconosciuti del loro Paese e l’amicizia si trasformerà in un amore travolgente, una drammatica corsa contro il tempo. E alla fine di questa corsa, a rimanere indelebile nella memoria sarà l’incanto di una storia d’amore tra due ragazzi che stanno per diventare adulti. Quel genere d’incanto che solo le giornate perfette sono capaci di regalare. Raccontami di un giorno perfetto è un romanzo commovente e coraggioso. Una storia che spezza il cuore in tutti i modi possibili e ci ricorda che cosa significa essere vivi.

«Un vero inno alla vita. Ogni adolescente dovrebbe leggere Raccontami di un giorno perfetto» - Corriere della Sera

«Uno straordinario caso letterario» - Sette - Corriere della Sera

«Un romanzo che è una contagiosa voglia di riscossa» - TuttoLibri-La Stampa

«Jennifer Niven è la regina della letteratura Young Adult» - la Repubblica

«Una storia d’amore profonda, un viaggio straordinario nelle paure degli adolescenti» - Vanity Fair

«Incantevole e crudele al tempo stesso» - Famiglia Cristiana

«Un caso letterario che parla ai ragazzi con grande sincerità» - Ansa

RECENSIONE
Scrivere ciò che provo, a distanza di ore, su questo libro mi è difficile. Il che è raro, per me, non trovare le parole per descrivere un romanzo - ormai sono blogger da quasi nove anni, scrivo romanzi da quattordici anni... vivo di parole. Le parole sono sempre stato un nutrimento per l'anima, per me. Le parole ci sono sempre state, anche quando pensavo di non averne più, per esprimere i miei sentimenti attraverso i miei personaggi. O meglio, attraverso le loro vicissitudini: se mi conoscete, saprete che per me i personaggi devono soffrire, per poter crescere. E' un processo che spinge il lettore a identificarsi con loro, ma che permette anche a te di buttare fuori quelle ferite che non si sono mai rimarginate. 

Raccontami di un giorno perfetto non è il tipico romanzo YA che leggerete, a tratti mi ha ricordato un coming-of-age, ovvero quel genere di romanzo che racconta le difficoltà dell'adolescente di passare dall'adolescenza all'età adulta. Non è un romanzo leggero. Affatto. Se lo leggerete, dovete tenere presente tutto ciò. Tenevi i fazzoletti a portata di mano. 

Theodore Finch è un ragazzo di diciassette anni strano. Anche se, definirlo strano sarebbe un eufemismo bello e buono. Tende a fissarsi sulle cose in modo ossessivo. Ma, allo stesso tempo, è dotato di una grande intelligenza, una sensibilità fuori dal comune e una visione del mondo molto interessante. Dirvi le cose che ho imparato leggendo questo romanzo occuperebbe gran parte del post, quindi non mi dilungherò oltre. Finch ha perso ben cinque settimane di scuola, e nessuno in casa sua se n'è accorto: né sua madre, che cerca ancora di rimanere a galla nella sua grigia vita dopo esser stata lasciata dal marito violento, la sorella maggiore Kate che non sa quasi nulla di lui e la piccola Decca, che soffre molto per la costruzione della nuova famiglia del padre. Perché Finch ha perso cinque settimane? Lui lo definisce, all'inizio del libro, il Grande Sonno. In realtà, è una forte depressione scaturita proprio dal divorzio, ma che ha radici molto più profonde. Molto, molto profonde. Violet Markey è un'ex cheerleader che ha messo tutta la sua vita in pausa dopo la morte della sorella Eleanor, in un un'incidente d'auto. A differenza di Finch, che presenta sbalzi d'umore, scatti d'ira violenti, fissazioni ossessive; Violet è in piena PTSD (sindrome post-traumatica) insieme ad un grandissimo senso di colpa del sopravvissuto: ha perso ogni interesse per ciò che amava fare, a partire dalla scrittura. 

Quando Violet si arrampica sulla torre campanaria della scuola, contemplando il suicidio, trova lì anche Finch. In parte, Finch non rivela la vera motivazione per cui si trova lì. Io ho avuto la sensazione che lui provasse 'l'attrazione per il vuoto', ovvero quella sensazione che ognuno di noi almeno una volta nella vita ha provato, di buttarsi sotto il treno o di provare cosa vorrebbe dire schiantarsi al suolo. Okay, solo una di queste l'ho sperimentata una volta io, e fa davvero molta paura. Finch salva Violet, ma fa credere a tutta la scuola che sia avvenuto il contrario, perché è già considerato da tutti Lo Schizzato. 

"Posso farti una domanda? Secondo te esiste un giorno perfetto?"
"Cosa?"
"Un giorno perfetto, dall'inizio alla fine. Un giorno in cui non succede niente di tragico, o di triste, o di ordinario. Secondo te esiste?"
"Non lo so."
"Te ne è mai capitato uno?"
"No."
"Nemmeno a me. Ma lo sto cercando."
La storia di Violet e Finch comincia così. In modo molto particolare, come particolari sono loro. 
Finch spinge Violet, in più di un'occasione, a uscire dalla sua zona comfort. La spinge a riappropriarsi di quel che l'incidente le aveva tolto, e anche se alcune cose possono sembrare stupide o troppo infantili, lentamente le restituiscono la Violet di un tempo. La Violet che ama scrivere. La Violet che guida senza problemi. La Violet che torna a divertirsi. Ma, allo stesso tempo, Finch cerca disperatamente di attirare l'attenzione di sua madre. Il suo modo di comportarsi è, fin dall'inizio, una chiara richiesta d'aiuto. Una muta richiesta d'aiuto. Lo spostare i mobili in camera. L'uscire in piena notte senza che nessuno gli dica nulla. Lo sparire per settimane senza che nessuno nella sua famiglia lo noti o chieda di lui. Sono tutte piccole richieste d'aiuto, che sono passate inosservate alla madre di Finch, perfino alla sorella che s'interessa di più a lui e alla sua vita: Kate. 

Man a mano che proseguivo la lettura, mi rendevo conto di una cosa. Il dolore è il fil rouge di questo romanzo. Un dolore dalle mie sfaccettature. Un dolore che viene rappresentato in un ogni sua forma.

"Ma cos'è il dolore, se non amore perseverante?"
(Visione, WandaVision)

Violet subisce, a livello inconscio, tutte e cinque le fasi del lutto. E' una cosa evidente, se siete reduci come me dalla visione di WandaVision, o se siete appassionati di psicologia (come me, anche in questo caso). L'ho notato alle due, ieri sera. La sua accettazione del dolore e del passato, è culminata con il climax del romanzo (che non vi dirò, per evitarvi spoiler). Un climax che mi ha spezzato il cuore. Un climax che ha ridotto il mio cuore in mille pezzi. 

Ho così tanto, e allo stesso tempo così poco da dire, riguardo questo romanzo. 
Sono ancora sopraffatta dalle emozioni che mi ha trasmesso. 
Sono ancora sopraffatta da tutto. 

Posso solo dirvi che merita, nonostante qualche errore di traduzione:
- confetti in inglese non significa il confetti italiano, ma significa coriandoli; 
- Brodway scritto così mi ha fatto venire l'orticaria
- il nome di Eleanor che cambiava e diventava Elenor in certi punti

E' raro, da parte mia, dare una votazione così alta a un romanzo che presenta questi errori. Non è mai successo. Neanche una volta. Quindi, capitemi: sono sorpresa quanto voi. 

Vi saluto con una citazione tratta da questo romanzo, che vi consiglio di leggere il prima possibile:
"Tu sei tutti i colori in uno, nel loro massimo splendore."
(Theodore Finch)

xoxo,
Giada

venerdì, gennaio 22, 2021

RECENSIONE DI A FIOR DI PELLE (A POUND OF FLESH) DI SOPHIE JACKSON

Buona sera, Fantastics! Sembra passato un secolo da quando ho scritto qui l'ultima volta, non ho nemmeno pubblicato il mio wrap up di fine 2020, ma onestamente mi va bene così. Non sempre le cose vanno come vogliamo, e dobbiamo prenderne atto e andare avanti.

I miei primi 21 giorni del nuovo anno sono stati *lunghissimi*, super super lunghi! Oltre ad aver scritto dapprima a giorni alterni il mio romanzo, alla fine ho preso pure un colpo d'aria che mi ha costretta a letto fino alla settimana scorsa. Sì, insomma, e questo ha provocato un simil-blocco che sto sistemando nel modo che conosco sempre: Supernatural e libri da leggere. Diciamo che questo simil-blocco è stato anche provocato da una serie di discussioni che non mi hanno aiutato, ma come dicevo prima: non sempre le cose vanno come vogliamo, prendiamone atto e cerchiamo di trarre il meglio da ogni cosa!

PREMESSA
Cavolo, non ricordo nemmeno quando ho cominciato a leggere la prima volta questo romanzo! So solo che l'ho messo in pausa proprio per tornare a scrivere, e invece stavolta sono riuscita a finirlo! Mi sento un po' arrugginita con le recensioni, quindi vediamo se riesco a trasmettermi di nuovo la miriade di emozioni che mi ha donato questo bellissimo libro <3 Da quando posto di più su Instagram ho un po' messo da parte il blog, ma non ho dimenticato da dove sono partita e, sopra ogni cosa, perché ho scelto di aprire il blog otto anni fa. Non ho dimenticato le mie origini. 

TRAMA (DA GOODREADS)
Dopo aver assistito all’omicidio di suo padre quando era solo una bambina, Kat da anni sogna il misterioso ragazzo che l’ha salvata dal fare la stessa fine. Ora, a 24 anni, Kat insegna letteratura inglese in un carcere di New York per onorare la memoria del padre, un sognatore prestato alla politica.
Tra i detenuti c’è Wes Carter, un ragazzo dal passato difficile, bello quanto pericoloso, misterioso e brillante, amante dei libri e della musica eppure così impulsivo da mettersi costantemente nei guai.
Tra loro cominciano a esserci scintille: ma Kat scopre presto che dietro le continue provocazioni di Carter, dietro quell’aria rude e quei modi bruschi c’è molto di più. E a rendere il loro rapporto ogni giorno più difficile è l’attrazione che esplode: immediata, intensa, fuori controllo.
Ma la famiglia di Kat e i suoi amici potranno mai accettare l’idea che nella sua vita ci sia un “cattivo ragazzo” come Carter? E la scoperta del ruolo che ebbe Carter la notte della morte del padre di Kat li costringerà ad allontanarsi o finirà per unirli ancora di più? Nata su una piattaforma on line, la serie A Pound of Flesh è stata scaricata 4 milioni di volte e ha avuto 20 mila recensioni, prima di essere comprata all’asta da un editore americano per una cifra da capogiro. Ora è in corso di pubblicazione in 13 Paesi.

RECENSIONE
Wow. Wow. Wow. Che romanzo, ragazzi! Questo è il genere di romanzo che manda la mia ispirazione alle stelle - e così è successo, credetemi! - ma, a parte questo, è davvero molto molto molto bello! Molto intenso e carico di angst come piace a me. 

Dunque, partiamo dal principio. Katherine Lane è la figlia di una figura di spicco della società americana, ora non ricordo se fosse un senatore o un semplice imprenditore, ma di fatto il padre di Katherine Lane è una persona che non passa inosservata né per il suo impegno nel campo sociale, né per ciò che fa per la sua famiglia. Sedici anni prima l'inizio vero e proprio, ci viene presentato attraverso un flashback, che lo mostra morente per strada. E Katherine venire salvata da un misterioso ragazzino, che la trascina lontano i malfattori che hanno ucciso il suo papà di fronte ai suoi occhi.

Ora Katherine Lane ha venticinque anni, un lavoro stabile come insegnante al penitenziario Arthur Kill e si sveglia ancora di soprassalto a causa degli incubi provocati da quel giorno traumatico. Sua madre, la fredda e cinica Eva, si è chiusa in sé stessa. Ma, allo stesso tempo, è talmente preoccupata per Katherine che cerca in tutti i modi di impedirle di fare ciò che ama: ovvero insegnare. Fin dall'inizio, non ve lo nego, Eva mi stava davvero sui maroni. Tuttavia, poi mi sono messa nei suoi panni e ho compreso le sue paure. Mi sono chiesta se una madre qualsiasi non si sarebbe comportata allo stesso modo, dopo aver perso suo marito in una sparatoria dove anche la sua bambina ha rischiato la vita. Alla fine, se ci si mette d'impegno, si arriva a comprendere anche i motivi che spingono Eva a essere una madre soffocante, assillante e anche molto irrispettosa. Qui, all'Arthur Kill, Katherine conosce Wesley Carter, o meglio, "Carter" come preferisce essere chiamato. Carter è un giovane uomo complicato, anzi, definire complicato sarebbe un bell'eufemismo, ma ha un cuore buono che emerge sotto la coltre di arroganza, ironia e sarcasmo dietro cui si cela. Devo confessarvi che entrare in empatia con Carter è stato davvero semplice, per me. La sua storia personale, la sua backstory, è qualcosa di tremendamente doloroso che l'ha reso l'uomo ch'è oggi, ma che non ha intaccato i suoi ideali e i suoi principi.

L'attrazione, dapprima mentale e poi sempre più sessuale, crepita fin dall'inizio tra loro. Katherine non riesce a capire perché la sua vicinanza le sia così familiare, e Carter prega che non si ricordi e poi si ricordi del lui bambino che fece ciò che ha fatto. Qui non vado oltre, per non spoilerare. Vi dico solo che la loro relazione è proibita dato che lei è la sua insegnante, in carcere. Se per caso la loro relazione venisse alla luce, lei rischierebbe molto più di lui. Katherine non solo rischia il suo lavoro, ma anche la sua carriera come insegnante. 

Per una libbra di carne (a pound of flesh): c'è un motivo preciso per cui il sottotitolo del romanzo è stato reso questo, ed ha a che vedere con la grande passione di entrambi per la lettura. Carter è molto intelligente e brillante, e possiede una vasta conoscenza che lo rende uno dei ragazzi dei miei sogni... Per non dire altro. Vi dico solo: leggete il Mercante di Venezia di Thomas Mann. E' a questo libro che fa riferimento "A fior di pelle": è questo libro il fil rouge di tutto ciò.

Ci sono state delle cose che non mi sono piaciute, come per esempio alcuni comportamenti di Kat nei confronti di Carter, e il modo di agire del suo migliore amico Max. Tuttavia, sono solo opinioni soggettive e non hanno nulla a che vedere con la bontà in sé del romanzo. 

Se amate i New Adult con un pizzico di forbidden romance, questo è il libro che fa per voi! L'angst, lo slow burn, il sesso bollente tra i due protagonisti, le verità sconvolgenti rivelate e le discussioni lo rendono sicuramente uno dei romanzi più belli letti finora (e finalmente, voglio dire! I primi due del 2021 li ho messi come DNF!).

Vi saluto con una citazione tratta da questo romanzo, che vi consiglio caldamente di leggere. Comunque volevo metterne una di quelle che mi sono trascritta, e mi sono resa conto che non posso farlo perché contiene un mega spoiler. Attingo alle citazioni di Goodreads!
"“I want you,” he murmured into her ear, before placing another kiss in the hollow behind her ear. “God help me, I don’t care if it’s against the rules. I want you so fucking much.”She turned her head, looking him straight in the eye, and smiled like a vixen. “I want you, too.”
(Katherine Lane & Wesley Carter)


xoxo,
Giada

mercoledì, novembre 18, 2020

RECENSIONE DI BREAKING THE RULES DI SAGARA LUX

Buona sera, Fantastics! In questi mesi mi è successo *di tutto*, da problemi di salute di svariata natura al fatto che ho dedicato molto tempo al mio romanzo - che non è ancora finito, ad ogni modo - e proprio per potermici dedicare al meglio ho deciso di prendermi un po' di tempo per fare altre cose, tra cui anche riprendere le recensioni per un breve periodo di tempo. Non so per quanto, sia chiaro. Ma farò altre cose che mi piacciono, per tornare carica più che mai. 

PREMESSA
Come saprete da tempo, ormai, Sagara Lux è una delle mie autrici italiane preferite in assoluto. Volevo dedicarmi a "Breaking the Rules" una volta raggiunto il primo giro di boa del mio romanzo, ma la voglia di leggere ha preso il sopravvento... e ora eccomi qui, finalmente, a parlarvi del sequel di "Making the Rules", un sequel coi controfiocchi che vi terrà incollati alle sue pagine. 

Vi racconto una chicca: in questi giorni, la voglia di sapere come andava a finire la storia, mi ha portata a leggere fino quasi alle due di notte, per poi provare a dormire e non riuscirci perché ero così esaltata ed euforica che volevo vedere cos'altro sarebbe successo! Per dirvi, l'altro ieri mi sono svegliata alle due e mezza e non riuscivo più a prendere sonno. Così ho preso in mano "Breaking the Rules" e ho letto un po', ma l'euforia e l'adrenalina che lascia questo romanzo molto forti. Ve lo garantisco!

SINOSSI (DA GOODREADS)
JAKE LEWIS.
È determinato e brutale; una bestia assetata di sangue. Non avrei dovuto incrociare il suo sguardo.
Ma è successo.
Mi ha inseguita. Braccata. Rinchiusa in una gabbia da cui è certo non potrò più scappare.
Se crede di spaventarmi, si sbaglia di grosso.
C’è già un uomo nei miei incubi.
E non è lui.

JILLIAN ALLEN.
Doveva essere un lavoro semplice; uno come tanti.
Poi l’ho sfiorata. Assaggiata.
E tutto è cambiato.
Da quando l’ho presa, non riesco a smettere di guardarla.
Le ho promesso che non l’avrei toccata, ma ho mentito.

Con il suo canto, l’uccellino ha risvegliato la bestia che è dentro di me.
E ora ha fame.

RECENSIONE
Questa sono io non appena ho finito di leggere

Sagara Lux è una garanzia, una certezza assoluta nel panorama italiano letterario: quando pubblica qualcosa, so per certo che mi piacerà. E' stato così anche stavolta, e penso che andrà sempre così, perché i suoi romanzi sono capaci di scavarmi dentro, nell'animo, e di rimanerci per molti giorni. 
L'aspetto che preferisco sempre dei suoi libri, è la capacità di mescolare sapientemente erotismo, sesso con sentimenti profondi. Davvero, quando io dico che adoro un autore, lo dico perché è sul serio così <3 Sagara è un'autrice italiana fantastica, e non smetterò mai di consigliarvi i suoi romanzi :)

Ma partiamo dal principio. Se avete letto "Making the Rules", sapete più o meno come finisce. Ecco, la storia non riprende proprio da lì, Sagara ci conduce attraverso la storia di due personaggi complessi e, allo stesso tempo, fragili, come Jake e Jillian. Jillian, che abbiamo conosciuto nel romanzo precedente come essere la sorella minore di Sharon Allen… Forse una delle protagoniste femminili più cazzute di cui abbia letto negli ultimi anni, intelligente e brillante come poche. Sì, ho un grandissimo bias quando si tratta di Sharon. Dopo Amanda, Darren, Genz e Iryna, è diventata ufficialmente una delle donne letterarie che preferisco, nate dalla penna di Sagara. Ma anche Jillian non è da meno, ve lo garantisco. Sarà pure la minore, ma non è una ragazzina che non sa quel che vuole. 

Nessuno si aggrappa alla luce, se non ha dentro di sé una buona dose di oscurità.
(Jake Lewis)

Abbiamo già incontrato anche Jake, solo ch'era rimasto nello sfondo del libro precedente, sebbene abbia svolto molte azioni fondamentali per Rules. Conoscere la storia di Jake mi ha quasi fatto piangere, sarò sincera. Anche la storia di Jillian non è tutta rosa e fiori, leggendo capirete la motivazione dietro i suoi incubi e la sua paura del bosco... davvero, la sensibilità di Sagara nel trattare questi argomenti delicati si è vista molto! Ho sentito le loro emozioni sulla pelle: ogni sorriso, ogni lacrima, ogni allontanamento. Tutto. Ed è proprio questo che dovrebbe fare un autore: coinvolgerti attraverso i sentimenti e le emozioni dei suoi personaggi - uno dei motivi per cui ho dato cinque stelle è proprio questo: la capacità di trasmettere emozioni forti e trattare argomenti sensibili con delicatezza. Non tutti lo fanno, ed è una cosa davvero ammirevole che testimonia l'impegno dell'autrice. 

I personaggi sono tridimensionali, complessi, a volte guidati dalle loro emozioni e per questo agiscono in modo tutto diverso da come si erano prefissati. E' del tutto normale, però. Qualunque persona lo fa, ogni giorni. Qualunque persona agisce così, anche in modo inconscio. Ambienti, personaggi a tutto tondo, grammatica e forma perfetta... Non so cos'altro dire, se non che è un libro da cinque stelle e che dovete recuperarlo assolutamente! <3

Vi saluto con una citazione tratta da questo bellissimo romanzo, in attesa di leggere i vostri commenti a riguardo, qui sul blog o su Instagram:
"I predatori veri non si nascondono tra gli alberi: ti vengono incontro con un sorriso."
(Jake a Jillian)

xoxo,
Giada

domenica, settembre 27, 2020

RECENSIONE DI A UN METRO DA TE DI RACHEL LIPPINCOTT

Buona sera, Fantastics! Ne è passato di tempo da quando sono rientrata su Blogger! Adesso c'è pure una nuova interfaccia che sta provocando problemi a molte persone, ma se devo esser sincera non ci ho messo molto ad abituarmici :) La trovo molto più intuitiva e pratica, rispetto all'altra ch'era molto più semplicistica. Okay, ammetto di aver scelto Blogger al posto di Wordpress proprio per questo, però devo dire che questo aggiornamento non mi dispiace.

PREMESSA

A Dicembre ho visto il film di "A un metro da te", e devo dire che l'ho trovato molto struggente e colmo di significati profondi. Sapevo cosa aspettarmi, quindi, quando ho cominciato a leggere il romanzo da cui è tratto il film. Ecco, vi basti dire che se vi è piaciuto il film, il libro vi piacerà ancora di più. Io l'ho trovato intenso in egual modo, se non di più, per via di alcune scelte stilistiche che hanno fatto in modo di accentuare le emozioni dei protagonisti, Will e Stella.

TRAMA (DA GOODREADS)
A Stella piace avere il controllo su tutto, il che è piuttosto ironico, visto che da quando è bambina è costretta a entrare e uscire dall'ospedale per colpa dei suoi polmoni totalmente fuori controllo. Lei però è determinata a tenere testa alla sua malattia, il che significa stare rigorosamente alla larga da chiunque o qualunque cosa possa passarle un'infezione e vanificare così la possibilità di un trapianto di polmoni. Una sola regola tra lei e il mondo: mantenere la "distanza di sicurezza". Nessuna eccezione.

L'unica cosa che Will vorrebbe poter controllare è la possibilità di uscire una volta per tutte dalla gabbia in cui è costretto praticamente da sempre. Non potrebbe essere meno interessato a curarsi o a provare la più recente e innovativa terapia sperimentale. L'importante, per lui, è che presto compirà diciotto anni e a quel punto nessuno potrà più impedirgli di voltare le spalle a quella vita vuota e non vissuta, un viaggio estenuante da una città all'altra, da un ospedale all'altro, e di andare finalmente a conoscerlo, il mondo.

Will è esattamente tutto ciò da cui Stella dovrebbe stare alla larga. Se solo lui le si avvicinasse troppo, infatti, lei potrebbe veder sfumare la possibilità di ricevere dei polmoni nuovi. Anzi, potrebbero rischiare la vita entrambi. L'unica soluzione per non correre rischi sarebbe rispettare la regola e stare lontani, troppo lontani, uno dall'altra. Però, più imparano a conoscersi, più quella "distanza di sicurezza" inizia ad assomigliare a "una punizione", che nessuno dei due si è meritato. Dopo tutto, che cosa mai potrebbe accadere se, per una volta, fossero loro a rubare qualcosa alla malattia, anche solo un po' dello spazio che questa ha sottratto alle loro vite? Sarebbe davvero così pericoloso fare un passo l'uno verso l'altra se questo significasse impedire ai loro cuori di spezzarsi?

RECENSIONE
"A un metro da te" è uno young adult romance che parla della Fibrosi Cistica, senza fronzoli e senza abbellimenti vari. "A un metro da te" è una storia delicata, ma anche molto potente, che vi penetrerà nella pelle e vi accompagnerà per giorni e giorni. Lasciandovi con una sensazione di frustrazione che non troverà mai realizzazione, e di tenerezza per lo sviluppo della storia d'amore di Will e Stella.

Stella è una ragazza di diciassette anni che convive con la FC, che le ha intaccato i polmoni, sin da quando aveva sei anni. Da quand'aveva quell'età, il Saint Grace's è diventata la sua seconda casa, ed è proprio in quell'ospedale che ha potuto conoscere le persone che l'hanno accompagnata nel suo profondo quanto doloroso processo di crescita da ragazzina a giovane donna. Vi dirò la verità, in Stella mi sono rivista: è una maniaca del controllo, è una ragazza che ha bisogno di avere tutto sotto controllo per stare in pace con sé stessa e fa liste su liste di cose che vorrebbe fare, ma che non ha mai fatto a causa della FC. Sia chiaro, io non ho la FC, ma in alcuni aspetti del carattere di Stella mi sono rivista. Avete presente quando trovate quei personaggi che sembra siano fatti proprio per voi? Quei personaggi che vi assomigliano così tanto, che non potete fare a meno di chiedervi dove inizi lui e dove cominciate voi? Ecco, per me Stella è stato questo. 

La vita di Stella cambia quando, al Saint Grace's, arriva Will. Un ricco ragazzo disilluso, che ha contratto il B. Cepacia, una malattia ancor più debilitante - se già la FC riduce molto le aspettative di vita di una persona, il B. Cepacia le riduce ancor più drasticamente, e dà loro un'aspettativa di vita molto molto bassa. Will ha uno spirito ribelle, sotto al quale nasconde tutte le sue insicurezze e la sua consapevolezza che non gli resta molto da vivere, quindi si chiede per quale ragione fare le terapie prescritte dalla dottoressa Hamid. Ma quando conosce Stella, per puro caso, di fronte al TIN, le cose per lui non saranno mai più le stesse: da allora, inizierà a seguire le terapie e a fare in modo di migliorare almeno un po' le sue condizioni di salute.

Un libro scritto a POV alternato, in prima persona, Stella/Will che permette al lettore di interiorizzare e provare empatia per questi due personaggi che vivono una vita che, dopo tutto, non è davvero vita. Ed è questo il messaggio che mandano a tutti i lettori, malati di FC e no, e cioè che la vita è troppo corta per dare troppo peso a ciò che dicono che le persone o ciò che fanno per limitarci in ogni modo. Dobbiamo coltivare i nostri interessi. Lottare per ciò che vogliamo veramente. E prendere atto di ciò che siamo e ciò che vorremmo essere, perché è questo ciò che mi hanno insegnato Stella e Will.

Un romanzo che vi consiglio caldamente di leggere, se avete amato in precedenza "Colpa delle stelle" e "Io prima di te". 

Vi saluto con una citazione tratta da questo stupendo libro:
"Sono stufa di desiderare le cose.
Non possiamo avere tante cose, ma possiamo avere questo.
Lo so."
(Stella)

xoxo,
Giada
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