PREMESSA
"Caraval" ci viene presentato come un romanzo dark, molto promettente e molto intenso. A dir la verità, mi sono annoiata per la maggior parte del tempo, dato che il POV principale (quello di Rossella Dragna) è a dir poco irritante e fastidioso. Ormai credo abbiate capito che non tollero le protagoniste così. Sfortuna ha voluto che me ne capitasse un'altra di questo stampo. Io non lo capisco. Non capisco come protagoniste così ingenue, fastidiose e irritanti conquistino il cuore del pubblico. Certo, il romanzo ha un lirismo di immagini bellissimo, quasi travolgente, ma basta. Nient'altro. Mi aspettavo molto di meglio.
TRAMA (DA AMAZON)
Il mondo, per Rossella Dragna, ha sempre avuto i confini della minuscola isola dove vive insieme alla sorella Tella e al potente, crudele padre. Se ha sopportato questi anni di forzato esilio è stato grazie al sogno di partecipare a Caraval, uno spettacolo itinerante misterioso quanto leggendario in cui il pubblico partecipa attivamente; purtroppo, l'imminente, combinato matrimonio a cui il padre la sta costringendo significa la rinuncia anche a quella possibilità di fuga. E invece Rossella riceve il tanto desiderato invito, e con l'aiuto di un misterioso marinaio, insieme a Tella fugge dall'isola e dal suo destino… Appena arrivate a Caraval, però, Tella viene rapita da Legend, il direttore dello spettacolo che nessuno ha mai incontrato: Rossella scopre in fretta che l'edizione di Caraval che sta per iniziare ruota intorno alla sorella, e che ritrovarla è lo scopo ultimo del gioco, non solo suo, ma di tutti i fortunati partecipanti. Ciò che accade in Caraval sono solo trucchi ed illusioni, questo ha sempre sentito dire Rossella. Eppure, sogno e veglia iniziano a confondersi e negare la magia diventa impossibile. Ma che sia realtà o finzione poco conta: Rossella ha cinque notti per ritrovare Tella, e intanto deve evitare di innescare un pericoloso effetto domino che la porterebbe a perdere Tella per sempre…RECENSIONE
Oh My God. Da dove comincio con questa recensione? Ci sono talmente tante cose che non funzionano in questo libro che non so da quale iniziare. A dirla tutta, l'ho trovato un romanzo con un grandissimo potenziale ch'è stato buttato (scegliete voi il posto in cui esso è stato buttato, lettori). Quando ho letto le recensioni in anteprima di colossi come Kirkus Review, ho capito che con ogni probabilità mi trovavo davanti a un caso montato ad arte, e che forse il romanzo si sarebbe rivelato peggiore di quel che avevo sperato. Perché, anche se alcuni di voi non lo sanno, io non mi pongo preconcetti nei confronti di un libro. Di qualsiasi genere esso sia. Mi approccio sempre, speranzosa, a ogni libro.
"Caraval" vuole essere qualcosa che non è. All'inizio ho pensato al gioco 'mortale' di Caraval come a una sorta di Arena degli Hunger Games, in cui solo uno sopravvive. Non so se sia vero, ma è questa la prima impressione che mi ha dato. Poi, un altro elemento che non mi è chiaro è questo: di che genere è? Come vi avevo già accennato sopra, ero convinta fosse steampunk - un genere che a me piace molto - ma proseguendo la lettura, mi sono resa conto che non lo è. Ero convinta fosse una specie di fantasy, ma non può nemmeno rientrare nello YA, perché manca un TRIGGER WARNING grande come una casa, porca miseria: abuso e violenza domestica. Questo no, non è stato detto da nessuna parte. Pensate a una persona che subisce queste cose, e non ha nessun trigger su libri di questo genere, come si può sentire? Ecco, Rizzoli qui hai cannato alla grande. Il TW ci voleva eccome. Stasera faremo una cosa che ho fatto solo con il secondo romanzo della Aveyard, ovvero andare punto per punto a spiegare cosa è irreale e troppo assurdo perfino per un romanzo fantasy. E a cui non viene data alcuna spiegazione. Forse non è cosa nota, ma se in un romanzo mi viene detto che il sole è verde, tu devi farmi capire e spiegarmi, attraverso i personaggi e il background della location, perché. La mancanza di spiegazioni, di una qualsiasi informazione, mi ha fatta sentire spaesata. Mi sono resa conto che senza queste basilari informazioni non avevo idea di cosa stessi leggendo.
Rossella Dragna ('Scarlett' in lingua originale, btw) è la sorella minore ingenua, sciocca e ansiosa della più spigliata, irreverente e libertina (almeno questo ci è stato fatto intendere) Donatella. Rossella è un personaggio che definire piatto sarebbe fare un complimento a tutti i personaggi davvero piatti: pensa che l'unico modo per salvare sé stessa e la sorella dalle continue violenze domestiche del padre, il governatore delle Isole Conquistate, sia sposare un emerito sconosciuto. C'è una cosa che mi sento in dovere di dirvi: Rossella ha, fin dall'inizio, l'atteggiamento della povera sfigata di turno. E quella che si sente in dovere di salvare tutto e tutti, con un complesso dell'eroe grande quanto l'Empire State Building, sacrificando sé stessa. Come? Andando, proprio la settimana del suo matrimonio, a Caraval. Non è tutto. Rossella ha, non si capisce bene perché, la capacità di associare (in modo totalmente random, senza spiegazione alcuna e in modo soggettivo) i colori alle emozioni. Okay, bello. Mi sono piaciute molto le sinestesie, le associazioni anche banali e scontate ad alcune emozioni, ma quel che pensavo fosse una tantum si è rivelata una cosa che è proseguita per tutto il libro. Della serie, buttiamo sinestesie a caso per far sembrare il romanzo poetico e lirico, è ciò che piace: lirismo di immagini. Sì, mi è piaciuto. Ma alla lunga è diventato tedioso. Tedioso, tanto quanto lei. Per metà del romanzo l'unico scopo della vita di Rossella è il suo matrimonio con un conte di cui non sa nulla. E questo ci tiene a ripeterlo quasi ad ogni pagina delle prime 250. Una noia mortale. Poi, bum! Si sveglia, e si rende conto che per salvare sua sorella non deve essere ossessiva nei confronti del suo matrimonio. Raga, io non ce la posso fare. Non le tollero le protagoniste così.
Proseguiamo con la spalla, o presunta tale, di Rossella: Julian, il bel marinaio. Julian entra in scena, con un nome americano di cui non viene fornita alcuna spiegazione dato che Rossella, Donatella e anche Marcello sono nomi italiani, che la conduce nell'isola di Legend per giocare a Caraval. Julian è il figo, il cattivo ragazzo da cui tutti ti dicono di stare alla larga, ma tu te ne senti sempre attratto. Julian è uno dei tre motivi per cui ho dato due stelle. L'unico che salva, per quanto possibile, questo brutto romanzo. Mi dispiace, so che non mi sono mai abbassata a dirlo, ma è sul serio brutto.
Man a mano che prosegue la storia, finalmente conosciamo altri personaggi, e due degni di menzione sono Dante e Aiko. Dante è un altro cattivo ragazzo, tutto tatuato, sexy fino al midollo e anche lui all'apparenza cattivo; viene presentato come qualcosa che non è per depistare Rossella. Aiko, invece, è un personaggio con moltissimo potenziale buttato nel libro a random, che svolge il ruolo di 'aiutante' nel bel mezzo di Caraval: una ragazza che ha la capacità di vedere nel futuro, sia esso vicino o lontano. Ma, anche qui, per entrambi non ci viene fornita alcuna spiegazione. Ottimo direi.
Finalmente arriva il turno di Donatella Dragna, che avevano intravisto all'inizio del romanzo in atteggiamenti intimi con Julian. Donatella viene presentata come la ribelle senza giusta causa, che sotto la coltre di stupidità e frivolezza nasconde una mente brillante e acuta. Ottimo, se non fosse che questa sua uscita, a circa 300 pagine sembra un Deus ex machina bello e buono. Donatella cambia dal giorno alla notte, senza spiegazione. Vedete, che sia fantasy, romance, o altro, io odio quando non mi viene data una spiegazione logica. Odio quando le cose vengono buttate a casaccio senza motivo. Donatella viene riscattata nelle ultime 100 pagine di fretta, senza motivo.
Il villain? All'apparenza, sembra Legend. Legend, che viene presentato come una specie di bestia assetata di sangue e vendetta, potentissimo ma SOLO dentro la sua isoletta. Qui, scusate, mi è venuto da ridere. Tutti hanno paura di lui, ma lui non esce dall'isola perché al di fuori di essa sarebbe solo un comune essere umano. Ora, io non ho capito dove si trovi l'isola dove si svolge il gioco di Caraval. Per più di 300 pagine circa Legend sembra davvero uno degli esseri peggiori mai esistiti, che si diverte a ferire e a giocare con la mente delle persone, nel gioco perverso che è Caraval. Nessuno sa il suo vero nome. E che è, un demone? Un demone, di cui non appena sai il nome hai il controllo su di lui? Mai visto The Conjuring? Tra l'altro, la non presenza di Legend è un fattore molto interessante. Forse l'unico di questo romanzo noiosissimo. Anche il suo legame con Donatella non è stato molto chiaro. In realtà, non è ancora chiaro, ma chissà. Io speravo di vedere Rossella con Legend o Rossella con Dante.
L'altro vero villain è Marcello Dragna. Un personaggio che si riconosce solo per le prugne, l'anice e un altro elemento che non ricordo, ora come ora. Un padre che si vendica sulle figlie, picchiandole e maltrattandole, se una di loro prova ad andare contro il suo volere. Su Marcello Dragna potrei dire tante cose, anche il fatto che una volta arrivato sull'isola insieme a niente popò di meno che il conte con cui voleva far sposare Rossella, lo invita quasi a violentarla. Ferisce, sia psicologicamente che fisicamente le persone attorno a lui, solo perché governatore.
Ora veniamo alla nota dolente: il motivo delle due stelline. Il lirismo di immagini, a volte banali, non è bastato per far raggiungere la sufficienza a questo romanzo, ormai è chiaro. Non bastano immagini in stile cinematografico per rendere un libro bello - Spada di Vetro della Aveyard me l'ha insegnato - ma serve molto di più, serve qualcosa che qui in Veneto definiremmo 'la ciccia'. Rossella è davvero un personaggio troppo ingenuo, ossessivo, superficiale e sciocco; fa il pari con una sorella che viene presentata in un modo e diventa un Deus Ex Machina di una sorta di scherzo che, se l'avessero fatto a me, avrei preso a insulti Donatella. Tornando a noi, non bastano belle immagini per rendere bello un libro. Così come non basta un'ambientazione fantasmagorica. Ora vi elenco le cose di cui volevo una spiegazione, e di cui ho ottenuto *il vuoto cosmico*:
- Dov'è la cartina a inizio romanzo? L'ambientazione, specie se in un ambiente fantasy inventato, è importante e deve essere resa bene. Non avevo coordinate, vi giuro. Non sapevo dove fosse cosa, o perché fosse così. Una cartina avrebbe aiutato il lettore a non sentirsi perso.
- Perché vengono buttati nomi italiani, inglesi e spagnoli a caso? Premesso che all'inizio pensavo che questo fosse una specie di urban fantasy. Lo speravo. Ma non lo è. Non ci viene fornita spiegazione sul perché Marcello, Rossella e Donatella abbiano nomi italiani e tutti gli altri un misto di inglese e spagnolo. L'isola di Caraval, per esempio, ha tutti nomi di luoghi spagnoli. Perché? Perché il resto di questa specie di impero ha nomi italiani? Perché solo alcuni personaggi hanno nomi inglesi? Perché tutto questo spagnolo?
- Il POV principale di Rossella è stata una scelta pessima. Da lettrice, non sono riuscita a entrare in empatia con lei. Ci ho provato numerose volte, ma zero assoluto. Succede, quando al lettore viene presentato un personaggio noioso, monotematico e piatto. Come per la Aveyard, sono convinta che sarebbe stato meglio usare un altro POV. O per lo meno migliorare questo.
- Non si capisce chi sia davvero il villain. Eh già, un'altra nota dolente. Posso capire che questa specie di 74esimi Hunger Games sia un gioco 'al massacro', prima è Legend poi non lo è più. Prima è Julian e poi non lo è più. Prima è Dante e poi non lo è più. Insomma, decidetevi.
- I temi trattati con superficialità. A partire dall'abuso e la violenza domestica, per poi culminare in un bigottismo da parte di Rossella altamente irritante. Nemmeno le suore sono così pudiche, andiamo su. In teoria Rossella ha sui vent'anni, ma per tutta la durata del romanzo pensavo ne avesse qui 14 o 15. Temi importanti, trattati con estrema leggerezza.
- E comunque no, questo non è uno YA. Non spacciamo le cose per quello che non sono. Rizzoli, Caraval non è uno YA. E' un fantasy nemmeno bello da leggere, noioso e banale.
Non so se potrò dare una seconda chance a quest'autrice, ho letto le trame degli altri romanzi e mi sembrano molto più promettenti. Tuttavia, per il momento io e la Garber non siamo compatibili. Forse più avanti ci riproverò. Ora come ora, anche no grazie.
Anche se ho sottolineato alcune cose belle, non posterò la citazione. Mi è venuto un nervosismo acuto a scrivere questa recensione, raga. Tantissimo.
xoxo,
Giada