giovedì, dicembre 22, 2022

RECENSIONE DI ARYA DI NICOLE ROSSI

Buon pomeriggio, fantastics! Ieri notte ho finito presto, prestissimo per i miei standard, Arya di Nicole Rossi. Sapevo che era un romanzo bello tosto, duro da digerire, ma non pensavo sarebbe stato così tosto. In un certo senso, è proprio il modo in cui viene analizzata la realtà a renderlo davvero molto bello. E' una lucida critica alla realtà attuale.

PREMESSA
Adoro Nicole Rossi! La seguo da quando ha partecipato al Collegio, la sua edizione è sempre stata la mia preferita, rispetto alle successive. Non credevo mi avrebbe risposto su Instagram, e invece è successo. E io non potrei essere più grata di quanto sono già, per aver avuto la possibilità di leggere e recensire il suo romanzo. Grazie, Nicole! Grazie, Sperling & Kupfer per quest'opportunità! Sapete, sono ormai 8 anni che faccio la blogger, ma il mondo del blogging è un mondo dinamico, sempre diverso di anno in anno, e io non do mai per scontato nulla. Quindi grazie, grazie di tutto <3 

TRAMA (DA GOODREADS.COM)
Per fronteggiare una crisi economica ormai inarrestabile – diretta conseguenza di una pandemia che ha flagellato il mondo e portato intere nazioni sul baratro – il Paese decide di correre ai ripari adottando misure drastiche: alle prossime elezioni si fronteggeranno due schieramenti, il Partito d’Ordine e il Partito in Movimento. Il vincitore assumerà all’istante il controllo; non ci sarà opposizione, il Parlamento verrà destituito e il leader eletto avrà pieni poteri. È questo il drammatico scenario al quale è destinata l’intera popolazione. Arya è una giovane attivista politica e ogni giorno combatte per far valere i suoi diritti e diffondere le sue idee. A ogni costo, con ogni mezzo, nella vita reale e sui social network. È pronta a tutto pur di impedire che il Partito d’Ordine vinca le prossime elezioni, anche a superare il confine tra bene e male, a perdere i suoi amici e a trasformarsi nel mostro che giorno dopo giorno è convinta di combattere. Ma cosa si può fare in nome di un ideale? Fin dove ci si può spingere per affermare le proprie idee? Dove finisce la nostra libertà e dove inizia quella degli altri? Sono domande alle quali Arya non sembra più interessata a rispondere. E mentre il Paese intero si appresta a vivere gli ultimi giorni di democrazia prima delle votazioni, lei scivolerà sempre più rapidamente verso la follia, fino a compiere un gesto tanto estremo quanto drammatico. Nicole Rossi ci consegna il ritratto di un mondo sempre più polarizzato, e lo fa con un romanzo abitato da antieroi cinici e disillusi, nel quale al ritmo serrato e coinvolgente si combina un irresistibile tratto distopico.

RECENSIONE
Arya è stato un bel pugno nello stomaco, in senso buono. L'ho finito ieri notte, ma ci sto ancora pensando. Sto ancora pensando a quel finale incredibile. A quel finale di cui, in un certo senso, avevo colto le avvisaglie qualche capitolo prima. Arya non è un romanzo per stomaci deboli. E non per la violenza. No. Per la lucidità con cui vengono trattati temi attuali come la violenza sulle donne, il desiderio di lottare per i nostri ideali, il coraggio di andare contro e tutti in nome di un bene più grande. 

Nomen Omen
Arya Bianchi è una ragazza di diciannove anni appassionata, diretta, focosa; che sta vivendo gli effetti devastanti dell'ennesima ondata di Covid nell'Italia di oggi. Perché, per quanto questo romanzo sia un distopico, è un distopico ambientato in un futuro non troppo lontano da quello di oggi. Nell'Italia di Arya, dopo che l'ultima ondata di Covid ha ammazzato un bel po' di gente, c'è stata una grandissima crisi economica e di governo. Il governo, per ovviare a questa crisi, ha deciso di svolgere quello che sembra un referendum popolare, ma di fatto non lo è. Poiché tale governo comanda col pugno di ferro l'Italia della nostra protagonista. Il 26 dicembre, dopo Natale, l'Italia sarà chiamata a scegliere tra il Partito dell'Ordine, un partito ultra-conservatore che ricalca quello de l'Ancella di Margaret Atwood; e il Partito del Movimento, un partito "democratico" che in realtà vorrebbe cambiare le cose ma non ha abbastanza palle per farlo. Quindi spinge le persone a lottare per sé, invece di fare qualcosa di concreto.

Arya, attivista e forte idealista, si colloca in questa cornice. Dai margini, diventa un agente stesso del cambiamento che vorrebbe vedere. Il problema, però, è che man a mano che la storia prosegue Arya perde la lucidità e scivola sempre di più in una follia che, però, si comprende. E' per questo che ho sempre amato gli antieroi, no? In un certo senso, mi sento di giustificare le azioni di Arya. Non so se voi lo facciate coi villains, ma io mi sono ritrovata sempre a farlo. E' più interessante un personaggio cattivo con ottime motivazioni, che uno buono che non fa nulla. Ma Arya non è cattiva. La definirei piuttosto morally grey. Un personaggio di cui comprendi le motivazioni, di cui comprendi perché fa quello che fa. Ed è impossibile non parteggiare per lei.

Ha diciannove anni, frequenta ingegneria con lo scopo di produrre energia non inquinante, e ciò che ho amato più di lei è che, secondo me, è pansessuale o demisessuale. Non si etichetta, ma io non sono riuscita a non farlo. Ho amato il modo in cui la sua sessualità è stata trattata, la tenerezza e la sfrontatezza con cui viene espresso ogni gesto intimo, dal più semplice al più complesso. Attorno ad Arya ci sono i suoi amici: Ginevra, bellissima e sexy cubista; Marta Miss Tendina, Marco l'ex che non è mai del tutto ex e, infine, lei: Asia. Ah, quanto ho amato Asia! Se Arya è Arya Stark, si può dire che Asia sia Gendry Baratheon. 

I riferimenti alla cultura pop sono tanti, veramente tanti. Penso che, se non avete seguito neanche uno degli show nominati sia difficile capire a cosa ci si riferisca davvero. Ma, tornano a noi, Nomen Omen. 
C'è un evento che viene definito l'equivalente delle Nozze Rosse. Io credo che nel nome di Arya sia già stata scritta la sua parabola discendente, come quella di Arya Stark. Se vi ricordate GOT, anche Arya Stark è mossa dalla vendetta. E cosa succede quando finalmente riesce ad arrivare a Walder Frey? 
A voi le conclusioni. Capirete ogni cosa. 

Scritto con un linguaggio diretto, potente, Arya vi scaverà dentro. Parola mia. 
E vi ritroverete a chiedervi: io sarei capace a fare lo stesso, in nome dei miei ideali? Sarei capace di arrivare a tanto?

Vi lascio con una citazione tratta da questo romanzo, che vi consiglio caldamente. 
"Noi siamo più uguali davanti a un terrorista, a un terremoto, a una tragedia,
Noi siamo davvero uguali nel male, non nel bene.
Il caos non è bendato, è cieco e basta. Noi tutti alimentiamo un moto non equo. Persino la ragione non è equa. Ma è proprio questo moto caotico, questo alternarsi fra bene e male che crea l'equilibrio su cui si fonda la Terra."
(Arya Bianchi)

xoxo,
Giada

lunedì, dicembre 19, 2022

RECENSIONE DI UNA CORTE DI GELO E STELLE (A COURT OF THORNS AND ROSES #3.1) DI SARAH J. MAAS

Buon pomeriggio, fantastics! E' con dispiacere che annuncio che ho finito di leggere anche questa famigerata novella. Dispiacere, perché avevo delle aspettative davvero molto alte. Insomma, la zia Maas è una delle mie scrittrici contemporanee preferite. Famigerata perché tutti me ne hanno parlato male. Malissimo. E all'inizio non capivo. Ma, boy, ora capisco perfettamente!

PREMESSA
ACOWAR era finito con la promessa di un futuro roseo, difficile certo, ma roseo per tutte le Corti e la convivenza (pacifica, si spera) con gli umani. Dove una volta c'era il muro, ora non c'è più niente. Tutte le persone a cui Feyre, Nesta ed Elain erano legate o sono morte o hanno chiuso definitivamente i rapporti con loro (*coff coff Graysen*). Quindi, questo si prospettava un nuovo inizio, in tutti i sensi, per ognuno di loro. Tutto ciò che noi lettori abbiamo ottenuto, non è stato proprio questo. Tutt'altro. E se, in parte, mi è piaciuto, da una parte sono molto molto delusa per la traduzione scadente che ne ha inficiato la godibilità e la lettura. Cioè, perché cambiare di botto i termini che hai usato per 3 romanzi? Ma chi gestisce le traduzioni a Oscar Vault? Geronimo Stilton?

TRAMA (DA GOODREADS.COM)
Una tenera aggiunta alla serie #1 del NY Times, La Corte di Rose e Spine di Sarah J. Maas, che fa da ponte agli eventi di La Corte di Ali e Rovina e dei prossimi romanzi. 

Feyre, Rhysand e i loro amici sono ancora molto occupati a ricostruzione la Corte della Notte e riorganizzare il loro mondo completamente modificato dagli eventi della guerra che hanno cambiato ogni cosa. Ma il Solstizio d'Inverno sta finalmente arrivando e, con esso, la gioia di un riposo meritato. 

Tuttavia, anche nell'atmosfera festiva le ombra del passato aleggiano sulle teste dei nostri protagonisti. Mentre Feyre passa il suo primo Solstizio d'Inverno come High Lady, le sue preoccupazioni per coloro che le sono accanto aumentano. Tutti hanno molte più ferite di quelle che mostrano le cicatrici, che avranno un impatto decisivo nel loro futuro più immediato. Il loro, personale, e quello della corte.

Svolgendo il ruolo di ponte tra gli eventi di La Corte di Ali e Rovina con gli ultimi romanzi della serie, Una Corte di Gelo e Stelle esplora i profondi effetti della devastante guerra e il fiero amore tra i nostri amati protagonisti. 

RECENSIONE
Meh. Come inizio di recensione non è affatto promettente, ma è il più veritiero. Sono molto delusa da questa novella, in tutto e per tutto. Mi aspettavo di meglio. E non per la storia in sé, anche se per il contenuto si sarebbe potuto fare qualcosina di più. Ma per la traduzione, che ne ha inficiato la godibilità e la lettura di per sé. 

La storia riprende da dove era stata interrotta in La Corte di Ali e Rovina: con la guerra ormai finita, Re Hybern morto, e il padre delle sorelle Archeron morto. Tutte queste morti hanno avuto, in qualche modo, un impatto nella psiche dei personaggi principali. E se, mentre Feyre cerca di fare del suo meglio per aiutare - riducendo, in questo modo, il tempo con il suo Compagno e il tempo che dovrebbe passare insieme a Rhysand - allo stesso tempo cerca di guarire dalle sue stesse ferite. Ma tutto ciò avviene anche in concomitanza con l'avvento del Solstizio d'Inverno, e il compleanno di Feyre. La notte più lunga dell'anno, nient'altro è che, di fatto, il Natale. Ma Feyre soffre ancora. E tanto. Vi confesso che, avendo passato un periodo traumatico anch'io, mi sono rivista nelle parole che la tessitrice Aracne le rivolge. Mi ci sono rivista, perché questo è il mio stesso concetto di Arte. Di Scrittura.

"Devo creare, o sarà stato tutto per niente. Devo creare, o mi raggomitolerò su me stessa per la disperazione e non mi alzerò più dal letto. Devo creare perché non ho altro modo di esprimere quello che provo."
(La tessitrice a Feyre)
Quando ho passato il periodo più buio della mia vita, se non avessi avuto la scrittura dei miei romanzi al mio fianco, penso che non ne sarei mai uscita. E' stato come cauterizzare una ferita. Catartico. Ho avuto perfino, in un certo senso, la sensazione di andare dallo psicologo; usando i miei personaggi come mezzo per esprimere ciò che avevo nel cuore. Ed è per questo che amo Velaris. E' per questo amo gli Artisti di quella città immaginaria. Perché è così che la scrittura è sempre stata per me. E lo sarà sempre. Un mezzo per esprimere ciò che ho dentro. Per sanare. Per guarire.

A volte Feyre cerca di fare la brava samaritana, ricordando a tutti noi che delle tre Archeron lei è quella testarda e coraggiosa, ma anche quella dal cuore buono. Finalmente rivediamo Elain, che ha un rapporto migliore con Azriel che non con Lucien. Il mio piccolo cuoricino ha fatto crack, perché una parte di me shippa Elain con Lucien. In fondo, loro sono Compagni. Mi spiace, ma mi rifiuto di chiamarli Metà. O di chiamare Unione il legame tra due Compagni. Nope. Odio questa nuova traduzione. Dopo 3 romanzi, mi rifiuto categoricamente di usare una nuova terminologia.

Finalmente ritorna anche Nesta. Una Nesta che sta soffrendo terribilmente per la morte del padre, e che ha allontanato tutti da sé. Facendo sesso con qualsiasi Fae le capiti sottomano. Una nota: il POV alternato di Cassian e Nesta, nel capitolo eliminato di ACOMAF, è stato puro oro. E ha confermato ciò che pensavo su Nesta. E che mi ha fatto amare ancora di più Nesta, dato che io in lei mi rivedo tanto.
Tantissimo.

I POV principali, qui, sono quelli di Feyre e Rhysand. Un Rhysand costantemente eccitato, ma anche qui, non posso lamentarmi. Non posso specificare cosa mi ha ricordato, ma è legato al mondo letterario. Se il POV di Feyre e Rhysand è in prima persona, quello di Cassian e Morrigan è in terza persona. Cassian è un cucciolo ferito, che nonostante tutto ama ancora il popolo che lo ha respinto e lo continua a respingere. Mentre Azriel... O Azriel, dategli una Fae e rendetelo felice una buona volta!

Perché ho dato 3 stelline? Come dicevo più su, ho odiato questa traduzione. All'inizio, quando mi sono ritrovata davanti i termini come Unione e Metà non capivo a cosa si stesse riferendo l'autrice. L'ho detto altrove e lo ripeto, questo provoca confusione nei lettori. Davvero. E' stata una mossa sbagliata da parte della CE cambiare di botto (e senza motivo, btw) termini ai quali ci avevano, da tempo, abituati. Tra l'altro, per il termine MATE, Metà è una traduzione estremamente riduttiva e non territoriale. Compagno e Compagna era l'ideale, inoltre sottolineava l'appartenenza trascendentale che sottintende il termine mate. Va bene, uniforma. Ma lo fa in modo sbagliato. Questa stonatura non sono proprio riuscita a togliermela dalla testa, tanto che ho obbligato il mio cervello a modificare questi due termini in quelli a cui ero già abituata dai precedenti romanzi. E Unione? Nope. Il Legame era decisamente migliore. Anche qui, rendeva decisamente meglio l'idea di appartenenza.

Vi saluto con una citazione da questa novella da tre stelline tirate, consigliandovi di leggerla in lingua originale. Davvero, guys. Mi sa che la rileggerò in inglese. Buon Natale dalla banda di ACOTAR! 
Buon Natale e buone feste anche da me!
"E' anche tempo di riposo. E' un tempo per riflettere sull'oscurità. Su come fa risplendere la luce."
(Nuala a Feyre)

xoxo,
Giada

venerdì, dicembre 16, 2022

RECENSIONE DE L'ACCADEMIA DEL BENE E DEL MALE (THE SCHOOL FOR GOOD AND EVIL #1) DI SOMAN CHAINANI

Buon pomeriggio, fantastics! Oggi è una giornata piovosa, uggiosa e spero che non si riveli anche noiosa! Avrei potuto andare al centro commerciale con mia mamma e mia nonna, oggi, ma non vogliono nessuno tra i piedi, quindi ripiegherò sulla seconda stagione di The White Lotus lol Ad ogni modo, ieri notte alle due ho terminato L'Accademia del Bene e del Male, e devo dire che nonostante gli errori di traduzione che ho trovato, l'ho trovato davvero un bel romanzo! 

PREMESSA
Quando è uscito il film su Netflix, tutti i puristi di questo romanzo si sono scagliati contro di esso. Ne hanno parlato male. Malissimo. Ma a me il film, in tutta onestà, è piaciuto molto. Ne parlo molto, perché è la mia reference per quanto riguarda questa saga (per fortuna non troppo lunga). Diciamo che non avevo aspettative molto alte, ma ne sono stata piacevolmente sorpresa. La cosa che mi è piaciuta di più, infatti, è la scorrevolezza del romanzo. Scorre come l'olio, nonostante certe descrizioni siano un po' noiose. Ma lo stile favolistico si addice bene al libro, in quanto ha come oggetto proprio il mondo fiabesco. Quattro stelline super meritate. In attesa di smaltire gli altri romanzi, stasera comincerò La Corte di Gelo e Stelle, la novella di Sarah J. Maas che tutti hanno odiato e so per quale motivo lol

TRAMA (DA GOODREADS.COM)
Sophie e Agatha sono da sempre amiche del cuore e non vedono l'ora di scoprire cosa significhi studiare nella leggendaria Accademia del Bene e del Male, dove ragazze e ragazzi normali vengono preparati a diventare gli eroi e i cattivi delle fiabe. Con i suoi eleganti abiti rosa, le scarpette di cristallo e la passione per le buone azioni, Sophie sa che otterrà ottimi voti nella Scuola del Bene. Agatha invece, con i vestiti neri e informi e il carattere scontroso sembra una perfetta candidata per la Scuola del Male. Quando arrivano all'Accademia le due ragazze fanno una scoperta sorprendente: Sophie finisce nella Scuola del Male a seguire lezioni di Imbruttimento, Trappole mortali e Storia della Cattiveria, mentre Agatha si ritrova nella Scuola del Bene, a lezione di Etichetta principesca. Si tratta di un errore? O forse il loro autentico carattere è diverso da ciò che tutti credono? Per Sophie e Agatha comincia un viaggio in un mondo straordinario, dove l'unico modo per uscire dalla fiaba è viverne una fino alla fine. Dentro la foresta primordiale c'è un'accademia del bene e del male. Ci sono due castelli, due teste gemelle: uno benigno e l'altro maligno. Prova a fuggire: le vie son bloccate. L'unica uscita è una storia di fate.

RECENSIONE
Tutti conoscono le favole, specialmente la versione edulcorata della Disney. Da ex studentessa di tedesco, anche di letteratura tedesca, so benissimo che i Fratelli Grimm le usavano anche per avvertire i bambini dei pericoli che correvano e, alcune, venivano usate come strumento per insegnare valori profondi. Come l'accettazione della morte. Non ricordo di che favola si tratti, ne ho un ricordo nebuloso. Tuttavia, le favole sono sempre esistite. Tutti i bambini le leggono e da esse ne traggono insegnamenti utili per la vita e per lo stare in società. 

Nel mondo in cui è ambientata la storia di Agatha e Sophie, le favole vengono usate dai personaggi di Oltre il Bosco come favolette. Favolette che fanno sognare e desiderare ai ragazzini e alle ragazzine di venire rapiti dal Gran Maestro per poter vivere una vita migliore, lontano dal villaggio fatiscente e povero in cui vivono. E' in questa cornice che incontriamo, come vi avevo già accennato, le nostre protagoniste: la "principessina" stronza Sophie: una ragazzina di dodici anni egoista, egocentrica e, sopra ogni cosa, arrogante e piena di sé. La "strega" Agatha, una ragazzina, invece, pallida e amante del gotico, che in realtà sin dalle prime pagine appare più buona di Sophie. Sophie vuole vivere la sua Favola. Vuole diventare una principessa a tutti gli effetti, e non le importa chi o cosa dovrà calpestare per raggiungere il suo scopo. Considera la sua "amicizia" con Agatha una sorta di Buona Azione, e quindi non una vera amicizia. Più un mezzo per raggiungere uno scopo. Dal canto suo, Agatha vuole davvero molto bene a Sophie, e non vuole separarsi da lei perché viene estromessa da tutti i bambini del villaggio perché diversa. Perché strana.

"Nelle favole il cattivo, di solito, è... diverso"
Ed è su questo assunto che si basa, di fatto, tutto il romanzo: i Cattivi, personaggi che godono nel provocare dolore e sofferenza, sono dall'aspetto Brutto. I Buoni, invece, sono belli. Bellissimi. Sophie vuole a tutti i costi andare nella sua scuola, la Scuola del Bene. E' convinta che il Gran Maestro abbia sbagliato, e che Agatha dovrebbe stare al suo posto. Agatha invece, dopo un inizio tentennate alla Scuola del Bene, riesce a comprendere che la vera bellezza non è esteriore, ma è interiore. E, proprio come l'apparenza inganna e, spesso, ci fa confondere il Bene con il Male e il Male con il Bene. L'apparenza ci spinge a credere che i Buoni siano per forza belli, e i Cattivi per forza brutti. Ma, in realtà, esiste una zona grigia. Una zona nel mezzo, che ci rende sia buoni che cattivi. Perché anche i Cattivi sono capaci di Buone Azioni, così come i Buoni sono capaci di gesti crudeli e sono mossi da crudeltà e vanità. 

E' stato bello, vi confesso, leggere dell'evoluzione di Agatha. Spesso, da ragazzina, anche io venivo tacciata come quella diversa. La strana. Venivo isolata, derisa. In Agatha, mi sono rivista tante, davvero tante volte. Sophie invece, convinta di essere Buona, alla fine non può sfuggire alla sua vera natura. E la sua vera natura è Cattiva. In una società che basa tutto sull'aspetto estetico, è stato bello vedere questa morale insegnata nel libro. La trovo davvero molto bella. Insomma, mi ha colpito molto. E penso che sia la parte migliore in assoluto del libro. Perché le nostre convinzioni arrivano fino ad un certo punto. Non si può sfuggire da chi siamo veramente.

I personaggi sono ben delineati e caratterizzati. I comic relief, come Hort, alla fine si rivelano molto più di quel ruolo, e cavolo... Che bello! Assistere all'evoluzione di questi ragazzini e ragazzine è stato davvero molto bello da leggere! 

Ci sono due cose, però, che non mi sono piaciute. La prima è data, senza dubbio, dai POV altalenanti. Va bene. Ho capito che lo stile è favolistico, e ci sta. In fondo siamo in una Scuola che insegna ai ragazzini come diventare i Buoni e i Cattivi delle favole. Ma i paragrafi sono tutti attaccati, non c'è un segno di divisione dei POV, e quindi si salta da un POV all'altro senza capire subito di chi si sta parlando. E' palese che i main character siano Agatha, Sophie e il Gran Maestro. Ecco, però l'ho trovato molto confusionario. Il secondo è dato, senza ombra di dubbio, dall'erroraccio di traduzione che ho trovato. E lo so che il mio primo romanzo tradotto non è un granché, ma sono comunque una laureata in lingue e riesco a leggere dietro la traduzione italiana l'originale inglese. Poco dopo l'inizio del romanzo, Hester, Dot e Anadil fanno i dispetti a Sophie. Le appendono gli abiti al soffitto (to hang significa sia appendere che impiccare), solo che è stato tradotto come "mi hanno impiccato i vestiti al soffitto". Quando l'ho letto, vi giuro, credevo di aver capito male io. Quindi ho riletto la frase. Tre volte. E no, avevo letto bene. To hang, ripeto, significa sia appendere che impiccare, ma in questo contesto ci sta decisamente appendere.

Siccome non ho trovato citazioni da mettere, ci salutiamo qui.

Consiglio questo romanzo per il suo target di riferimento, ovvero i ragazzini dai 12 anni in su. Anche se, a mio avviso, può essere letto da qualsiasi fascia d'età.

xoxo,
Giada

lunedì, dicembre 12, 2022

RECENSIONE DI UNO DI NOI E' IL PROSSIMO (ONE OF US IS LYING #2) DI KAREN MCMANUS

Buona sera, fantastics! Al momento sto morendo dal caldo, davanti al pc, a causa del termo - che butta su ancora calore nonostante io l'abbia appena spento. Ma, comunque, mi dispiace aver già finito questo romanzo. Avete presente quando un libro vi piace così tanto che rimandate di finirlo, giorno dopo giorno, perché vi è piaciuto? Ecco, lo stesso vale per me per il sequel di Uno di noi sta mentendo. Potrei scrivere una marea di cose solo qui, ma vi lascio il resto per la premessa lol

PREMESSA
Dovevo leggere questo romanzo un mese fa, quand'era appena uscita la seconda stagione su Netflix. Ma, a causa della mia irrefrenabile voglia di conoscere come proseguiva la storia di Mare Barrow, ho accantonato tutto ciò. La mia voglia di vedere la seconda stagione c'è ancora, e Netflix non la smette di ricordarmi di iniziarla, ma al momento mi preme di più iniziare 1899. Sono diventata una fan sfegatata della serie tv tedesche time travel e cervellotiche lol Vi dico solo che con Dark, gli ultimi 4 episodi mi hanno fatto venire il mal di testa perché non ci capivo più nulla. Poi a mente fresca sono riuscita a capire, ma mai una serie tv mi aveva provocato quel mal di testa lol Ad ogni modo, ho dato 4 stelline a Uno di noi è il prossimo, in quanto secondo me è nettamente superiore rispetto al precedente. 

TRAMA (DA AMAZON.IT)
È passato un anno dalla tragica morte di Simon Kelleher, in tanti hanno cercato di imitare la sua app, ma nessuna è riuscita ad affermarsi, anche perché, prosciolti da ogni accusa Nate, Bronwyn, Addy e Cooper, i gossip portati alla luce si sono sempre rivelati poco appetitosi. Fino a questo momento, almeno.

Attraverso la chat degli studenti della Bayview High, infatti, ha preso piede una nuova inquietante versione di Obbligo o verità, destinata a portare alla luce altri oscuri segreti degli allievi della scuola e verso la quale tutti provano una morbosa attrazione. È come se tutti a scuola si fossero dimenticati della fine fatta da Simon che, per il modo in cui usava il gossip come arma, aveva finito per soffrire più di chiunque altro.

Tra i primi a essere coinvolti c'è anche Maeve, sorella di Bronwyn, costretta suo malgrado ad affrontare una situazione scomoda a causa della sua scelta. Del resto, si sa: a scuola basta commettere un errore per ritrovarti un'etichetta appiccicata addosso per il resto della vita.

La posta si fa via via più alta e quando il gioco prende una piega inaspettata è ormai chiaro che bisogna trovare, e fermare, chi lo sta orchestrando prima che sia troppo tardi...

RECENSIONE
Wow! Adoro questo genere di romanzi, in cui devi capire chi è la mente dietro la creazione delle app e dei siti. Ho sbagliato, stavolta, ma di poco! Cavolo, dovrei davvero prendermi un libro game e provare a indovinare chi sia il colpevole, di solito me la cavo molto bene a capire chi è il colpevole! 

Ad ogni modo, cominciamo! Uno di noi è il prossimo riprende da dove, sostanzialmente, era finito il romanzo precedente. Dopo aver scoperto le reali intenzioni di Senti Questa di Simon Kelleher, il Gossip Girl di Bayview, e dopo la sua morte, la vita per i precedenti protagonisti è continuata. Abbiamo Bronwyn Rojas che adesso frequenta l'Università di Yale e ha una relazione tira-molla con Nate Macauley. Nate, che ora vive da solo, tra l'altro. I suoi genitori sono tornati insieme, per così dire. Poi abbiamo Addy Prentiss che aiuta sua sorella, la magnifica Ashton, a preparare il suo matrimonio insieme ad Eli. E' in questa cornice e con queste premesse che comincia il sequel. I protagonisti, però, non sono i precedenti: sono Knox, un impacciato ragazzo di diciassette anni che sta cercando di capire chi è mentre si sente sempre inferiore a Nate, a cui viene paragonato continuamente da suo padre. I suoi genitori lavorano, rispettivamente, come perito assicurativo e anche come proprietario di cantieri edili - quindi, una specie di architetto (?). Poi c'è Phoebe Lawton, una ragazza che ha trovato come coping mechanism, alla morte di suo padre a causa di un incidente in un cantiere, quello di fare sesso con più ragazzi possibili. Non giudico, eh. Ognuno ha il suo modo di affrontare il dolore. Infine c'è Maeve Rojas, la sorellina minore di Bronwyn, che sta rivivendo l'incubo della recidiva della leucemia. 

I POV, alternati, presentano uno sviluppo dei personaggi molto rilevante. Mi è piaciuto molto come sono state rese anche alcune parti, con un capitolo a parte con la giornalista di Channel 7 e i suoi sfortunati intervistati. E' stata una scelta narrativa molto cinematografica.

Devo dire che ho trovato questo romanzo molto più teen del precedente, forse per il cambio di location o di personaggi. Ma vi confesso che mi è piaciuto veramente tanto. E il problema è il fatto che siano solo 300 pagine, quindi io non posso dirvi molto senza rischiare di farvi un mega spoiler. E non voglio, dato che l'ho fatto in passato senza rendermene conto e ancora mi vergogno da morire per questo. 

Se siete alla ricerca di un teen drama al cardiopalma, con protagoniste cazzute e una bella character evolution, questo romanzo fa per voi.

Vi lascio con una citazione tratta da questo romanzo, che vi consiglio caldamente.
"Come si può fare una scelta del genere?" chiedo, quasi tra me e me. "Tra quello di cui hai bisogno e quello che desideri?"
(Maeve Rojas)

xoxo,
Giada

venerdì, dicembre 09, 2022

RECENSIONE DI GABBIA DEL RE (REGINA ROSSA #3) DI VICTORIA AVEYARD

Buon pomeriggio (o buona sera?), fantastics! Ieri sera ho terminato, finalmente, Gabbia del Re di Victoria Aveyard - dando inizio, per così dire, alla mia nuova fissa e cioè quella di terminare le saghe lasciate in sospeso. Beh, quellle che voglio finire perché m'interessano davvero. Non per fare numero nella Goodreads Reading Challenge del 2022. Di sicuro, nel 2023, non proseguirò la lettura di The Kissing Booth perché ho odiato il primo libro di quella quadrilogia, anche se ci ho provato in tutti i modi a farmelo piacere. All'inizio era facile, poi meh. Beh, in questo caso ho fatto bene a mollare. Ma per quanto riguarda la saga di Regina Rossa, ho già prenotato nella Rete Bibliotecaria il romanzo finale. Ho molte alte aspettative - e non dovrei averne, perché ogni volta che ce le ho vengo delusa, ma questo romanzo ha alzato l'asticella (per i miei standard, naturalmente).

PREMESSA
Se siete qui nel blog da tanto, saprete che la saga di Regina Rossa non mi ha fatto impazzire. Anzi. Penso sia stata una delle poche saghe rovinate dalla protagonista stessa, arrogante e irritante come poche prima d'ora. Sono stata criticata per aver deciso di continuarne la lettura, sebbene io sia solita a dare più possibilità a un autore - specie se il suo potenziale nei suoi romanzi era presente. Ho avuto il piacere di constatare ch'era così. Mi hanno chiesto se ero una specie di sadica nel continuare a leggere ciò che già sapevo non mi sarebbe piaciuto. Ma, come per After, non necessariamente solo perché un libro di una saga non ti è piaciuto significa che non ti piaceranno tutti. Perché a me, questo romanzo, è piaciuto. A sufficienza. Niente di eclatante, ma mi è piaciuto. Tre stelline piene.

TRAMA (DA AMAZON.IT)
Privata del suo potere e perseguitata dai tremendi errori commessi, Mare Barrow si ritrova prigioniera di Maven Calore, di cui un tempo era innamorata e che altro non ha fatto se non mentirle e tradirla. Diventato re, il ragazzo non desiste dal tramare per mantenere il controllo sul suo regno e sulla sua prigioniera. Nel frattempo, l'improvvisato esercito di novisangue e rossi di Mare continua a organizzarsi, a esercitarsi e a espandersi, mentre Cal, il principe esiliato che reclama il cuore della ragazza, è pronto a tutto pur di riaverla con sé.

RECENSIONE
Dividi et impera

Possiamo cominciare così. Questo terzo romanzo della saga di Regina Rossa si basa su questo mantra latino. Dividi e conquista. Sono felice di non aver mollato questa saga al secondo romanzo, e sono molto felice di averne proseguito la lettura - nonostante esso presenti dei grossi errori grammaticali e uno di sintassi che ho dovuto rileggere quattro volte, per assicurarmi d'aver capito davvero quel che avevo capito - perché alla fine si è rivelato un buon libro. Ricordo il primo e il secondo come delle grandissime delusioni, perché contavo molto sul fatto che questa saga mi piacesse fin dall'inizio. Beh, per me la Aveyard si è riscattata alla grande in questo terzo romanzo.

Sono reduce dalla lettura de La Corte di Ali e Rovina di Sarah J. Maas, quindi tante volte mi sono dovuta ricordare di non fare paragoni. Di non paragonare il sistema di poteri dei novisangue a quello di Fae, dato che entrambe le saghe sono ambientate in due mondi completamente diversi. E' stata dura, ma ce l'ho fatta. E zia Maas resta comunque una delle mie scrittrici preferite, specie dopo il gran finale. 

Il romanzo prosegue dov'era terminato l'altro, ovvero con la cattura di Mare Barrow da parte di Maven Calore. Il ragazzo sexy e brooding di cui era innamorato, la cui mente è stata fatta a pezzi dalla madre psicopatica, Elara Merandus. Veniamo catapultati subito nel pieno dell'azione, in medias res, con Maven che rinchiude Mare nella prigione di Pietra Silente (una tipologia di pietra capace di annullare completamente il potere della persona imprigionata), dove lei ha degli eccessi d'ira dove distrugge tutto ciò che capita. Ah, the old Mare. Al fianco di Maven c'è la sua promessa sposa, Evangeline Samos. Evangeline, in questo romanzo, è diventata la mia preferita. Totale. Proprio come Cameron - e di lei ho il ricordo distinto che mi piacesse da morire anche anni fa, quando lessi i primi due. Mare tenta la fuga un paio di volte, prima di rendersi conto che non deve agire in modo impulsivo e stupido come ha fatto finora - dato che la cosa l'è costata la vita di suo fratello Shade. Questo mutamento, questa maturazione, l'ho adorata. E' stato bello vedere Mare crescere, finalmente. Agire non solo egoisticamente e per i propri fini, ma per un bene superiore. Peccato che in questa saga, di persone oneste, ce ne sono poche. Una di questa è Julian Jacos, lo zio di Cal e Maven.

In una serie di POV alternati (Cameron che vuole salvare il suo fratellino dalla prigionia di Maven, Evangeline che cerca di vivere alla luce del sole la sua omosessualità e Mare che cerca, per una volta, di fare la cosa giusta per tutti), che non mi hanno dato il POV che tanto desideravo: quello di Cal, scopriamo così: Maven è una creatura fredda che è ossessionata da Mare, non gl'importa che Mare non lo ami. Lui è l'ex geloso che dice che se non ti può avere lui non ti può avere nessuno. Perché quand'era ragazzino Elara gli aveva tolto l'unico amico che avesse (e che segretamente amava, secondo me) costringendolo a ucciderlo. Maven decide così di manipolare, proprio come un vero dittatore, le masse. E fa passare la Guardia Scarlatta come un nemico ai suoi fini buoni. Ma non è così. Proprio come Cameron desidera salvare il suo fratellino, a tutti i costi, anche se questo significa andare contro gli ordini di Farley. Farley, che gioia è stato leggere di lei! Mare nell'ultimo romanzo era talmente stupida da non riuscire a capire che Farley aveva fatto sesso con Shade. In questo, Mare è decisamente più sveglia e, alla fine, perde la verginità con Cal.

Ma gli intrighi politici richiamano tutti dalla bolla di serenità e amore che vivono a Pié di Monte, una Repubblica Libera che sta combattendo una guerra civile contro Maven. La guerra civile, infatti, impazza nel Paese, portando a una carneficina sia di argentei (il potere superiore, gli dèi) e i rossi (o, meglio, novisangue che sono rossi con poteri) nella grande battaglia per il controllo di un Forte (ora non ricordo il nome, sorry). Sono successe un fottio di cose in quest'ultima parte del romanzo lol

Cal, meglio conosciuto come Tiberias Settimo, è il legittimo erede al trono di Norda. Ma lui non vuole il suo trono. In realtà, non credo nemmeno sappia quello che vuole. L'ho trovato una banderuola al vento, molto più facilmente manipolabile di Maven. La discesa nella pazzia di Maven è palese, ma almeno è coerente. Cal non lo trovo più così coerente. A dirla tutta, a me è davvero sembrato una banderuola mossa dal vento. Incapace di prendere una decisione propria. Comandato e guidato da altri. Credo proprio che, in questo, Maven ci avesse visto giusto. "Cal è un bravo soldato. E' bravo a eseguire gli ordini, ma è incapace di fare scelte proprie". Beh Maven, my dear villain, ci hai preso in pieno.

Adesso veniamo alla motivazione per le tre stelline. Beh insomma, sono una stelline in più rispetto a quanto ho dato qualche anno fa. Ed è comunque la sufficienza. In un certo senso mi sento *relieved* che almeno a questo io sia riuscita a dare tre stelline. E' un gran bel progresso! Ho trovato degli errori riguardanti le/gli. Palesi errori di traduzione, e questa frase che dovete contestualizzare con le pagine precedenti:

"Se non fosse per mio padre e la nostra posizione precaria, credo che mia madre non penserebbe due volte a fare ingoiare alla rossa il suo serpente color smeraldo."

Beh, detta così sembra che sia la rossa a doversi pappare il serpente della Viper. In realtà la frase doveva essere intesa con "(...) non penserebbe due volte a far ingoiare al suo serpente la rossa". Ecco, diciamo che messa così avrebbe decisamente molto più senso. 

Per il resto, posso solo dirvi che mi è piaciuto molto. E presenta un salto di qualità non indifferente rispetto a quello precedente, con Mare che finalmente matura. 

Vi lascio con una citazione tratta da questo romanzo, e vi esorto a continuare la saga se i primi due non vi sono piaciuti molto (com'è successo a me):
"Non sempre il tempo guarisce le ferite, ogni tanto capita che le renda più profonde."
(Mare Barrow)

xoxo,
Giada 

sabato, dicembre 03, 2022

RECENSIONE DE LA CORTE DI ALI E ROVINA (A COURT OF THORNS AND ROSES #3) DI SARAH J. MAAS

Buon pomeriggio, fantastics! E benvenuti alla recensione del penultimo romanzo (di quelli pubblicati) della saga di A Court of Thorns and Roses, dedicati a Feyre Archeron. A breve leggerò anche la novella, sempre dedicata a Feyre e Rhysand, La Corte di Gelo e Stelle, ma nel frattempo passerò a un altro romanzo. Uno che rimando da troppo tempo: La Gabbia di Re di Victoria Aveyard.

PREMESSA
Ho rimandato la lettura di questo romanzo conclusivo per due motivi: il primo, essenzialmente, che tutti ne parlavano male. Non ne capisco il motivo. Ma i gusti sono personali, e su questo non si discute. Io ho amato profondamente questo romanzo. Alla follia. Vi giuro, da 15 anni non mi capitava una cosa del genere. E 15 anni fa amavo alla follia la saga di Twilight, per dire... Solo che non c'è nessun paragone tra Twilight e questo, perché di fatto sono due generi fantasy molto diversi tra loro. Il secondo, invece, era che non volevo finire la trilogia. Sapete, no, quando cominciate qualcosa che vi piace così tanto che non volete che finisca; e quindi fate di tutti per rimandarne la fine? Per me ACOWAR è stato questo. Una cosa così bella, che non volevo finire. Non lo volevo proprio, ecco perché ho rimandato leggendo The Kissing Booth. Quello era anche per un altro motivo ancora, ne parlavo oggi con Giu, ed era che volevo vedere se il libro fosse meglio del film. E lì mi sbagliavo alla grande. Ma per quanto riguarda Sarah J. Maas, da oggi la considero la Regina del Fantasy, perché è COSI' che dovrebbe essere il capitolo finale di una trilogia (*coff coff Breaking Dawn, meglio conosciuto come la mia più grande delusione libresca).

TRAMA (DA GOODREADS)
Feyre è determinata a raccogliere il maggior numero di informazioni possibile sui piani di Tamlin e del Re di Hybern che minacciano di mettere Prythian in ginocchio. Per questo si è separata dall'uomo che ama e ha fatto ritorno alla Corte di Primavera. Ma per poter portare a termine il suo piano, dovrà tessere una fitta trama di inganni e tenere a bada il suo desiderio di vendetta. Sa bene, infatti, che un solo passo falso potrebbe condurre non soltanto alla sua rovina ma a quella di tutto il suo mondo. La ragazza sa anche che il Re di Hybern non si fermerà davanti a nulla, perciò, a mano a mano che la guerra si avvicina, dovrà decidere di chi fidarsi e cercare alleati nei posti più inaspettati.

RECENSIONE
Non so da che parte cominciare questa recensione, da quante cose devo dirvi. Partiamo col dire che questo capitolo finale ha, senza ombra di dubbio, superato le mie più rosee aspettative. E visto che tutti mi dicevano che lo odiavano, l'ho cominciato abbastanza titubante. Insomma, anche voi lo sareste stati. Ma, in genere, se tutti odiano un libro le cose sono due: o lo odio anch'io, o lo amo alla follia. Non ci sono vie di mezzo. E, in un certo senso, mi sento come Nesta a riguardo. 

La prima parte di ACOWAR riprende da dov'era terminato l'altro libro: con Feyre che, pur di salvaguardare il suo vincolo con Rhysand (un legame di anime tra due Fae destinati a stare insieme, ma anche così sarebbe riduttivo, dato che il termine inglese è MATE) e torna nella Corte della Primavera con Tamlin e Lucien. Tamlin è ciò che la Bestia de La Bella e la Bestia sarebbe diventato, se avesse ottenuto ciò che voleva. Il Signore Supremo della Corte di Primavera è possessivo, ossessivo e iperprotettivo. Cieco di odio e gelosia. Tuttavia, qui vediamo Feyre tentare di distruggere la Corte dall'interno, anche perché lei non è più solo Feyre, è la Signora Suprema della Corte della Notte. Un titolo MAI usato prima da nessun'altra Corte. Volevo fare un appunto a riguardo, e cioè che un Compagno non dovrebbe essere minacciato dal potere della sua Compagna, rinchiuderla oppure limitarne il potere perché la considera un tesoro da salvaguardare. Per me, quando Rhys ha reso Feyre la sua Signora Suprema, è stato come se lui avesse riconosciuto il suo potere e le avesse dato lo spazio che meritava al suo fianco. Perché, in fondo, Feyre e Rhys vogliono le stesse cose per il futuro. Il loro, e quello di tutta Prythian. 

Al fianco di Feyre ci sono i personaggi conosciuti nel romanzo prima: la creatura tanto antica quanto pericolosa Amren, la dea della Verità Morrigan e i due fratelli di Rhys, ovvero Cassian e Azriel. Ci sono tanti appunti riguardo ciò che voglio fare: quando Amren setaccia la città, dopo l'ennesimo attacco alla Corte, i cittadini segnano le loro porte con il sangue e mettono fuori bicchieri di sangue come offerta. Questo mi ha ricordato molto Il Principe d'Egitto, un film che ho visto quando ero bambina. Non so se sia la reference usata, ma è non è stata l'unica reference usata tratta da questo film. Amren è una creatura di cui tutti hanno paura, e che si ciba di sangue animale, la sua potenza simile a quella di Nesta. Perché, ricordiamolo tutti, Nesta ed Elain sono state gettate nel Calderone insieme dal re di Hybern. Trasformate contro la loro volontà in Fae. Un'altra reference al Principe d'Egitto si ha quando Rhysand racconta la storia di Nephelle a Feyre. Vi dirò solo che mi ha ricordato Mosé che separa le acque per salvare il popolo d'Egitto dall'invasione. 

In un crescendo di tensione, finalmente la battaglia contro il re di Hybern ha finalmente inizio. Una battaglia che mi ha tenuta col fiato sospeso, spingendomi a sfogliare una pagina dietro l'altra desiderosa di sapere come sarebbe finita. A suo discapito va detto che Hybern è stato molto scaltro e intelligente, usando manovre e strategie di attacco che ho imparato solo nei libri di Ken Follett. Tuttavia, devo fare un altro appunto, e cioè sul Calderone. Non so se la Maas si sia ispirata al Signore degli Anelli e all'Occhio di Sauron, ma ogni volta che il Calderone stesso agiva e usava il suo potere me l'ha ricordato tanto. Tantissimo. 

Alla fine di quest'avventura al cardiopalma, il lettore resta speranzoso di fronte al futuro che si prospetta ai personaggi. Non posso dirvi come si svolge la battaglia, sarebbe uno spoiler troppo grande. Però posso dire che spero, con tutto il cuore, che salpi la ship di Elain ed Azriel. Nel frattempo, ho già gli occhi a cuoricino per Cassian e Nesta... Nesta, che ho amato ancora di più in questi romanzi. Nesta, la testarda e scorbutica Nesta, nella quale mi sono rivista più e più volte. 

Vi saluto con una citazione tratta da questo magnifico romanzo, che vi consiglio fin d'ora. 
Sarah J. Maas è una maestra nel creare mondi fatati, ma allo stesso tempo le sue reference sono sottili. Alcune ho imparate da altre mie colleghe blogger, come quando il ACOTAR c'è una reference a La Mummia, una cosa che alla prima lettura non avevo notato.
"Solo tu puoi decidere cosa ti distrugge, Spezzamaledizioni. Solo tu."
(Il Suriel a Feyre)

xoxo,
Giada

sabato, novembre 26, 2022

RECENSIONE DI THE KISSING BOOTH DI BETH REEKLES

Buon pomeriggio, fantastics! Ieri sera ho, finalmente, finito The Kissing Booth. E finalmente sul serio, perché non solo non vedevo l'ora di leggere ACOWAR di Sarah J. Maas, ma anche perché le ultime pagine sono state una vera e propria sofferenza. Un logorio. Sapete che, in genere, io cerco di finire di guardare qualsiasi cosa entro le 23 di sera per andare a leggere, no? Ecco, con questo romanzo mi capitava il totale opposto: cercavo di distrarmi il più possibile, perché la sola idea di riprenderlo in mano mi faceva venire il voltastomaco. 

PREMESSA
Quando in biblioteca ho preso The Kissing Booth, ero alla ricerca di un romanzo leggero da affiancare a The Haunting of Hill House di Shirley Jackson. Inoltre, se avete seguito le mie storie del 2020, sapete che non mi è piaciuto affatto il film, a causa della sua protagonista. Ma mi sono detta, ma sì. Riproviamoci. Diamo una possibilità al libro. Non può essere peggio del film, no? Oh boy, quanto mi sbagliavo! Quanto mi sbagliavo! 

TRAMA (DA AMAZON.IT)
*** Un’imperdibile storia d’amore nata dal web: un fenomeno di Wattpad, un libro che ha affascinato oltre 19 milioni di lettori nel mondo e ora un grande film su Netflix. ***

Rochelle ha diciassette anni, è bella, popolare, brillante. È circondata di amici, ma non è mai stata baciata. Non ha mai avuto un fidanzato, solo cotte per tipi sbagliati, bad boy di cui le era impossibile innamorarsi davvero. E Noah non fa eccezione. Anche lui è inaffidabile, tenebroso, irritante. E con le ragazze vuole solo divertirsi. Rochelle non ha alcuna intenzione di cedere al suo irresistibile fascino. Perché di una cosa è certa, Noah non è quello giusto. Glielo ripete di continuo anche Lee, il suo migliore amico, l’unica persona a cui Rochelle non potrebbe mai rinunciare. Ma il fatto che Lee sia il fratello di Noah complica ogni cosa. Soprattutto quando Lee scopre un segreto, un segreto inconfessabile che non può, o forse non vuole, condividere con Rochelle. Dalla penna di un’autrice giovanissima, il nuovo fenomeno letterario nato da Wattpad, vincitore del premio Watty. Un esordio sorprendente, una storia d’amore che si divora compulsivamente, come un film.

RECENSIONE
Poche sono le storie uscite da Wattpad che mi sono piaciute davvero. Ma davvero davvero. Solo dopo ho letto che pure questa era uscita da lì, e questo ha spiegato moltissime cose. Io cerco sempre di essere aperta mentalmente, di lasciar da parte i pregiudizi che il film mi aveva lasciato, ma raga... Qua è stato impossibile. Ci ho provato, ma a niente è servita la mia buona volontà.

Ma andiamo con ordine. The Kissing Booth ha come protagonista la bella e popolare Rochelle Evans, una ragazzina di sedici anni ingenua, sciocca e decisamente molto frivola - questo, all'inizio, glielo potevo concedere. A quell'età è più che normale esserlo - che non ha mai avuto un appuntamento in vita sua perché Noah Flynn, il fratello maggiore del suo migliore amico Lee, le ha sempre impedito di uscire. Le ha sempre impedito di avere appuntamenti. Tralasciando quanto sia fastidioso ciò, Elle non protesta più di tanto, perché è figo che Noah sia iperprotettivo nei tuoi confronti, è molto figo. L'unico scopo della vita di Elle è quello di ricevere il primo bacio. Per tutte le 370 pagine, questo è il suo unico pensiero. Oltre a come vestirsi, come truccarsi e bla bla bla.

Nella scuola privata dove va, non si sa come visto che dapprima sembra che abbia problemi economici (dato che non riesce nemmeno a comprarsi una macchina), ma esce ogni giorno a far shopping e a mangiare. Lee è il suo migliore amico, e come dicevo, il fratello minore di Noah. Lee non è descritto chissà quanto, se non che è l'appendice di Elle e viceversa. L'uno non può esistere senza l'altro. Questo sarebbe anche stata una cosa carina da fare: descrivere l'amicizia tra ragazzo e ragazza... Ma quando Elle ha fatto notare che tutte le ex di Lee erano infastidite da lei, alla fine di capisce per quale motivo. 
Il motivo qual è? Elle è molto fastidioso e irritante come personaggio, personalmente è nella mia top 10 dei personaggi peggiori di cui io abbia mai letto. Alla fine, la stessa cosa che mi ha dato fastidio nel film, me l'ha data anche nel libro. Elle ride per qualsiasi cosa. Qualsiasi. In 370 pagine vi giuro, Elle ride per 370 pagine. E' triste? Ride. E' agitata? Ride. Parla di argomenti seri? Ride. Ride. Ride sempre. E per qualsiasi stronzata possibile e immaginabile. 

I personaggi non sono affatto ben delineati. Non sappiamo per quale motivo Elle sia popolare, se non perché flirta scherzando con chiunque, e questo triggera Noah. Viene definito come un 'violento patologico', quando nel libro fa due risse in croce. Non è violento come sembra, al limite è un maniaco del controllo, quello sì. E' un Hardin Scott che non ce l'ha fatta. Lee ed Elle vivono una relazione affettiva dipendente, su tutto e per tutto. Tuttavia, la cosa che mi ha più infastidito è  stata un'altra: dopo che Elle e Noah vengono scoperti da Lee, salta fuori un drama del tutto inutile e non necessario. Elle allontana Noah da sé, come se qualcuno l'avesse costretta a mentire al suo bff (cosa che non è vera, perché spoiler: ELLE E NOAH HANNO DECISO INSIEME DI NON DIRGLI NULLA), come se qualcuno l'avesse costretta a fare sesso con Noah (cosa che, tra l'altro, avviene super rapidamente e poi viene dimenticata).

Nel complesso ho trovato il romanzo molto affrettato, specialmente in più punti, e il brodo veniva allungato senza motivo (se avessimo tolto il drama non necessario tra Noah ed Elle, dove lui 'fa soffrire' Elle, come se lei non avesse avuto un ruolo nella loro storia segreta), la storia sarebbe durata 180 pagine. 180 al massimo. Non 370. La scritta è decisamente acerba, a tratti infantile.

E riporto qui quello che ho scritto su Goodreads: più volte ho avuto la sensazione che fosse una fanfiction di After. Una fanfiction con un Hardin Scott più sottotono. 

Quindi, un After che non ce l'ha fatta.

Vi saluto senza nessuna citazione tratta da questo romanzo, ma se vorrete parlarne civilmente sarò tutta orecchi.

xoxo,
Giada

domenica, novembre 20, 2022

RECENSIONE DI PIRANESI DI SUSANNA CLARKE

Buona sera, fantastics! Sono appena riemersa dopo un pomeriggio praticamente passato a leggere, dato che il ciclo mi ha letteralmente steso. Sono ancora un po' scombussolata, ma penso sia del tutto normale. Stasera voglio parlarvi di un romanzo che ho centellinato per non leggerlo tutto in una volta, ovvero Piranesi di Susanna Clarke. 

PREMESSA
Come ho già detto, era da tanto tempo che volevo recuperare questo romanzo. Non ricordavo molto del tema principale di quest'ultimo. L'unica cosa che ricordavo riguardava una casa dai muri che parlano e tante statue. Di fatto, non ho sbagliato più di tanto lol Piranesi, però, è molto più di un romanzo fantastico, surrealista, lirico ed evocativo. L'ho trovato, in un certo senso, una metafora della vita umana. 

TRAMA (DA FAZIEDITORE.IT)
Piranesi vive nella Casa. Forse da sempre. Giorno dopo giorno ne esplora gli infiniti saloni, mentre nei suoi diari tiene traccia di tutte le meraviglie e i misteri che questo mondo labirintico custodisce. I corridoi abbandonati conducono in un vestibolo dopo l’altro, dove sono esposte migliaia di bellissime statue di marmo. Imponenti scalinate in rovina portano invece ai piani dove è troppo rischioso addentrarsi: fitte coltri di nubi nascondono allo sguardo il livello superiore, mentre delle maree imprevedibili che risalgono da chissà quali abissi sommergono i saloni inferiori.

Ogni martedì e venerdì Piranesi si incontra con l’Altro per raccontargli le sue ultime scoperte. Quest’uomo enigmatico è l’unica persona con cui parla, perché i pochi che sono stati nella Casa prima di lui sono ora soltanto scheletri che si confondono tra il marmo.

Improvvisamente appaiono dei messaggi misteriosi: qualcuno è arrivato nella Casa e sta cercando di mettersi in contatto proprio con Piranesi. Di chi si tratta? Lo studioso spera in un nuovo amico, mentre per l’Altro è solo una terribile minaccia. Piranesi legge e rilegge i suoi diari ma i ricordi non combaciano, il tempo sembra scorrere per conto proprio e l’Altro gli confonde solo le idee con le sue risposte sfuggenti. Piranesi adora la Casa, è la sua divinità protettrice e l’unica realtà di cui ha memoria. È disposto a tutto per proteggerla, ma il mondo che credeva di conoscere nasconde ancora troppi segreti e sta diventando, suo malgrado, pericoloso.

Susanna Clarke, autrice fantasy fra le più acclamate, torna in maniera trionfale con un nuovo, inebriante romanzo ambientato in un mondo da sogno intriso di bellezza e poesia.

RECENSIONE
Ho tanto da dire su questo magnifico romanzo, così tanto che non so da dove cominciare! Piranesi non è un romanzo fantasy, non è nemmeno mystery. La ricerca google lo colloca nel Realismo Magico, nella narrativa fantastica e di mistero. Questa, credo, sia la definizione più azzeccata. Sono familiare al Realismo Magico, è uno dei generi della Letteratura Sudamericana che amo di più al mondo. Isabel Allende è, di fatto, una delle mie scrittrici preferite sin dai tempi delle superiori.

E, com'è solito del Realismo Magico, realtà e magia si mescolano in un connubio magistrale che attanaglia il lettore, trascinandolo nelle sue pagine. Almeno, per me è stato così. Credo di aver dato quattro stelline per il modo in cui mi ha lasciato stranita il finale. Devo ancora elaborarlo del tutto. Perché stranita è il termine che più si addice a come mi ha fatta sentire. Ed era dai tempi di Cent'anni di Solitudine di Marquez che non mi sentivo così... e, in fondo, è questa la magnificenza della scrittura di questo genere. Ti stranisce, ti confonde e ti attrae irrimediabilmente. 

Piranesi vive nella Casa, un luogo in cui si combinano architettura e natura. Un microcosmo contenuto all'interno di quella che sembra essere una Casa ai Confini dell'Universo, e che contiene tutte le specie animali e vegetali di quel mondo (alternativo). Piranesi vive, da anni, in una sezione a parte della Casa. L'Altro, di cui all'inizio non sappiamo molto, vive in un'altra. Da anni, però, si accordano d'incontrarsi sempre il martedì e il giovedì per fare il punto della situazione. All'inizio, credevo che Piranesi fosse una sorta di elfo o di creatura fatata, ma in fondo è un essere umano che vive in armonia con l'ambiente circostante. E' un essere umano che ha trovato la sua dimensione in una dimensione che vive in un'altra realtà. Quasi come Doctor Strange in Doctor Strange e il Multiverso della Follia, ci troviamo di fronte a una realtà alternativa a quella reale, alla quale si può accedere solo lasciando andare la ragione e abbandonandosi alla meraviglia dei bambini. Lasciandosi andare a quello stato prerazionale, di quand'eravamo piccoli, e ogni cosa nuova era una scoperta incredibile che ci rendeva felice.

Questo tema mi è arrivato dritto al cuore. La Casa è, essa stessa, una metafora della vita umana. Ma, dato che l'essere umano è per definizione un essere sociale - in condizioni di isolamento assoluto non può vivere, a lungo, sano e questo ci rimanda, in un certo senso, a una mia lettura precedente, ovvero The Hauting of Hill House di Shirley Jackson. Ho trovato queste due letture comunicanti tra loro. Dopotutto, al centro c'è sempre una casa. Piranesi vive in armonia con la casa. Ma una parte di lui, la parte cosciente e razionale, vive soffocata dentro di lui. Proprio come i fantasmi di Hill House e la casa stessa, che fanno impazzire le persone. Non so se il mio confronto sia azzeccato, ma le sento davvero tanto comunicanti e, in qualche modo, rispondenti l'una all'altra. 

La Casa è metafora della vita umana, ma è anche la rappresentazione stessa della mente umana. Vedere, ovvero leggere, Piranesi dare significato a ogni statua e dare un nome ai morti mi ha ricordato una cosa che ho imparato a Filologia Germanica. I nomi sono potenti. Non appena sai il nome di qualcuno o qualcosa, hai potere su di esso o essa. I nomi non sono solo nomi. E nel suo peregrinare nella Casa Infinita, Piranesi regredisce mentalmente e fa ciò che facevano le civiltà precivilizzate. Offre cibo ai morti. Parla coi morti e se ne prende cura. Onora la natura. Si prende cura della Casa. Ho visto molto delle civiltà antiche, qui. E' una cosa che non si può ignorare, perché si studia ancora nei libri di storia.

Dimenticando sé stesso, Piranesi è diventato il tutto. E' diventato come i pagani che vivono in armonia con l'ambiente, con la natura, e che le offrono doni. Ho trovato tutto ciò splendido. Ma, tuttavia, la bellezza dell'irrazionalità e della fanciullezza non possono durare in eterno. L'essere umano è fatto per progredire. Evolvere. Ed è per questo che Piranesi inizia a dubitare di chiamarsi davvero così. Piranesi mette in dubbio le parole dell'Altro. Lo sfida. E, alla fine, scoprirà la verità su ogni cosa.

Devo confessarvi che questo romanzo breve mi ha lasciato molto più di quel che avrei pensato. Mi ha fatto riflettere davvero tanto, e ve lo consiglio solo se siete nel mood giusto.

Per il resto, di saluto con una citazione tratta da questo romanzo:
"Forse stare insieme agli altri è proprio così. Forse anche le persone che ti piacciono e ammiri immensamente possono vedere il mondo in modi che preferiresti non vedere."
(Piranesi)

xoxo,
Giada

giovedì, novembre 17, 2022

RECENSIONE DI AFTER 2 - UN CUORE IN MILLE PEZZI DI ANNA TODD

Buon pomeriggio, fantastics! Finalmente ho recuperato anche il sequel di After, dopo aver già visto il film. Okay, vi confesso che l'ho fatto solo per due motivi: il primo, penso sia ovvio, è quello che riguarda il numero di visualizzazioni. Sono sincera, lo sto facendo anche per questo. Il secondo motivo, è che odio guardare un film senza aver letto prima il libro da cui è tratto. Tuttavia, questa non è stata una hate read, anzi. Mi sono approcciata ad After 2 con tutte le più rosee speranze.

PREMESSA
Correva l'anno 2017, ed era appena uscito After. In concomitanza di questo discutibile NA, è uscito anche My Dilemma is you di Cristina Chiperi. Niente mi aveva preparata alla shitstorm che mi avrebbe travolta con la recensione della Chiperi. Le fan mi hanno attaccato. A differenza di After che, però, a distanza di anni mi continua a portare molte visualizzazioni giornaliere. E po', ero curiosa di vedere com'era il sequel. Dunque voi vi chiederete: perché hai scelto di leggere questo, quando Paper Princess di Erin Watt era simile? Beh, tanto per cominciare anche se Paper Princess era molto discutibile la trama perlomeno proseguiva e aveva un senso. Qui è... la descrizione più calzante è questa: a pure garbage fire. Non penso che ci sia altro modo per descriverlo. Oltre alla paura che mi ha messo leggere certe cose uscire dalla bocca di Hardin. Ma, visto che a breve uscirà il quinto film, mi sembrava giusto leggere anche i sequel. 

TRAMA (DA AMAZON.IT)
Dopo il loro incontro, niente è stato più come prima. Superato un inizio burrascoso, Tessa e Hardin sembravano sulla strada giusta per far funzionare la loro storia. Ma una sorpresa sconvolgente ha rimesso tutto in discussione e ora Tessa è fuori di sé, non sa più che fare. La sua vita prima di Hardin era così semplice e chiara. Ora, dopo di lui, è soltanto... dopo. Chi è davvero Hardin? Il ragazzo dolce e tormentato di cui si è perdutamente innamorata nonostante tutto? O soltanto un bugiardo senza scrupoli? Per lui, Tessa ha messo tutta la sua vita tra parentesi: l'università, gli amici, il rapporto con sua madre, un ragazzo che l'amava sul serio, e forse perfino una promettente carriera nell'editoria. Adesso è arrivato il momento di andare avanti, con o senza di lui. Ma non è così facile, inseguita dal ricordo delle sue braccia, della sua pelle, dei suoi baci… Hardin sa bene di aver commesso un errore, forse il più grande della sua vita, e non ha intenzione di arrendersi senza combattere. Saprà cambiare? Cambiare... per amore? Il 2 settembre uscirà nelle sale italiane, in anteprima rispetto agli USA, il film "After 2" tratto dal secondo romanzo della serie di Anna Todd. Per questa occasione Sperling & Kupfer pubblica un'edizione speciale: con un capitolo extra, un inserto di immagini del film e un poster. Il film tratto da "After" è stato vincitore di un People's Choice Awards e di tre Teen Choice Awards.

RECENSIONE
Voglio cominciare questa recensione facendo una battuta pessima, ovvero che se cercate 'psicopatico' nel dizionario, vi viene fuori la foto di Hardin Scott. Davvero, raga. Dumpster fire è fare un complimento a questo libro. E' perfino peggio del primo - e ho sempre pensato che ce ne volesse, per far diventare il primo il meno peggio di tutta la saga. 

Se c'è una cosa che hanno in comune i libri di questo filone è la struttura seguente: lei vergine e inesperta s'innamora del cattivo ragazzo, il cattivo ragazzo si comporta male e lei da crocerossina pensa solo a salvarlo, litigano e litigano, scopano e litigano. In realtà, questo sequel potrebbe essere riassunto così: Tessa e Hardin litigano, poi fanno sesso, poi litigano di nuovo e fanno sesso selvaggio. Così, per 400 pagine. Un po' mi dispiace per le lettrici americane, che si sono dovute sorbire 600 pagine e passa. 

Ad ogni modo, partiamo dal principio. Tessa non sa se perdonare Hardin per ciò che le ha fatto nel romanzo precedente: mostrare, con orgoglio, il lenzuolo sopra cui lei ha perso la verginità e il preservativo che lui ha usato per fargliela perdere. Vantandosene di fronte ai suoi amici. Perché, dopotutto, la sua verginità era una scommessa. Questa premessa sarebbe anche stata interessante, dopo tutto Cruel Intentions si basa su questa premessa, no? Sto parlando del film con Reese Witherspoon e il biondo figo, che ora è il suo ex marito. Ecco, Tessa è ingenua. Non l'ingenuità bella, quella stupida. Beh, tutto sommato Tessa è altamente stupida in questo romanzo. Fa scelte discutibili, pessime. Hardin, invece, cerca di farsi perdonare. Ma, il suo modo di farsi perdonare non è quello che crederesti. No, lui controlla la vita di Tessa. La taglia fuori dalla sua famiglia e i suoi amici. Dopo il love bombing iniziale, i suoi scatti d'ira frequenti spingono Tessa a rassicurarsi, in continuazione, e pensare una cosa che mi ha fatto venire i brividi:

Non mi farebbe del male, fisicamente. Almeno credo.

Dio, avrei voluto prenderla a schiaffi quando ha pensato questo. Perché, tesoro mio, nel momento in cui inizi a mettere in discussione il fatto che il tuo ragazzo potrebbe metterti le mani addosso - e qui viene spintonata e spinta a terra per tre volte in malo modo - dovresti scappare. Subito. E' una cosa che mi ha fatto arrabbiare tantissimo. Hardin, poi, è una Red Flag vivente. Ma di questo parleremo a breve.

Tessa, per dimostrare che crede nella sua relazione con Hardin e che si 'fida' (non lo fa per davvero, in realtà), decide di sacrificare la sua relazione con sua madre per lui. Facciamo un passo indietro: il rapporto di Tessa con sua madre non era roseo nemmeno nel primo romanzo e anche lei ha un passato tragico alle spalle - questo spiega, almeno in parte, le sue daddy issues. Le stesse che ha Hardin, ma peggiori. Ma il fatto che Hardin spinga Tessa a tagliare i ponti con sua madre e i suoi amici, è una cosa gravissima. Molto grave. 

Pensavate che Hardin fosse migliorato, in questo romanzo? Of course not. Dopo l'ennesimo tira e molla con Tessa, prova a migliorare sé stesso per due giorni. Solo due giorni. Questo sì che è impegnarsi. E Tessa è così stupida da cedere subito, facendo sesso con lui. Governata solo dai suoi ormoni, Tessa è incapace di ragionare lucidamente. Ma torniamo ad Hardin. I suoi scoppi d'ira sono peggiorati tantissimo, in questo romanzo. E' ancor più violento di prima. Si incazza e vuole ammazzare chiunque guardi anche solo Tessa. La segue dovunque, anche ai corsi che non gli interessano, per starle sempre vicino. La segue in macchina. E' uno stalker della malora. E Tessa è così stupida da cedere. Una caratteristica del carattere di Tessa è, senza dubbio, la sua co-dipendenza da Hardin. La cosa peggiore è che lo giustifica sempre. Giustifica ogni sua azione, anche la peggiore. Zed (o forse dovrei chiamarlo Zayn) viene pestato e rischia di morire a causa di uno scoppio d'ira e di gelosia di Hardin, e lei ha anche il coraggio di chiedergli di non sporgere denuncia. Ma siamo matti? No, sul serio. Siamo impazziti?

Hardin vuole controllare Tessa, da cosa si mette a cosa fare. Le dà ordini e la costringe a fare qualsiasi cosa. Si approfitta perfino di lei, all'inizio. Quando lei ubriaca e lui lucido, le dice di fare sesso con lei. Sarà l'ennesima volta che lo dico, ma questo libro è una cosa peggiore dietro l'altra. Forse ciò che odio di più è ciò che Hardin dice più volte a sua madre, e vi riassumo ciò che ha detto qui. Per inciso, Hardin è un personaggio tossico in ogni cosa, non sono riuscita a trovare nessuna caratteristica positiva. Non puoi giustificare un personaggio che dice questo:

Se (Tessa) non sarà mia, non sarà di nessun altro.

Non le permetterò di lasciarmi. 

Tessa è mia. 

Se non sarà mia, non sarà di nessun altro. 


Col senno di poi, ho postato la parte dedicata alla violenza sulle donne nella recensione sbagliata.
Ci andava qui.

Gli abusi verbali. Gli scoppi d'ira. La violenza. Il controllare una persona tramite la paura. Il controllo economico. Il controllo su dove vive (non dimentichiamoci che in questo romanzo Hardin pianta Tessa al freddo ad una festa; e poi le dice di andarsene dal suo appartamento). Il fatto che la madre di Hardin gli dica che gli serviva una persona come Tessa per salvarlo, sottolineando la sindrome da crocerossina di Tessa. Una persona non dovrebbe esser salvata da qualcun altro, per la miseria.

Veniamo a noi alla parte che mi ha irritato più di tutte. Il POV è alternato tra quello di Tessa e quello di Hardin, ma in realtà non c'è nessuna differenza tra i due. Sono esattamente uguali. E il fatto che ogni suo pensiero sia seguito da ':' rende difficile comprendere quale personaggio sia diverso dall'altro. Beh, abbastanza. In fondo, l'unica differenza tra il POV di Tessa e quello di Hardin sono le parolacce.

Vi lascio con questa perla che ho scritto su Goodreads, ieri notte alle due:
Hardin è un chihuahaha impazzito che azzanna (vedi ammazza o uccide, come minaccia sempre) chiunque OSI anche solo guardare la SUA Tessa.

xoxo,
Giada

domenica, novembre 13, 2022

RECENSIONE DI PERCY JACKSON E GLI DEI DELL'OLIMPO - IL LADRO DI FULMINI (PERCY JACKSON AND THE OLYMPIANS #1) DI RICK RIORDAN

Buon pomeriggio, fantastics! Ieri notte ho finito, precisamente alle due e venti, questo magnifico romanzo. Lo so, lo so. Arrivo sempre in ritardo quando si tratta di alcuni pezzi da 90, ma questa saga la rimando da così tanto tempo che non potevo non recuperarla - sì, ho già prenotato il secondo nella Rete Bibliotecaria Padovana, perché l'ho amato follemente! 

PREMESSA
Quando ho visto il film di Percy Jackson, il primo con Logan Lerhman e Alexandra Daddario, non sapevo che fosse tratto da un romanzo. E, all'epoca, avevo altri romanzi da recuperare. Ma quest'anno mi sono decisa a iniziare e, a finire, almeno una saga di tutte quelle che ho iniziato. Perciò prossimamente leggere sia di After che gli ultimi rimanenti romanzi della saga di Regina Rossa della Averyard, perché voglio mantenere la promessa che mi sono fatta a me stessa: quella di terminare almeno una saga. Ne vorrei recuperare tante, ma bisogna andare con ordine - e andare con calma, soprattutto.

TRAMA (DA AMAZON.IT)
Le creature della mitologia e gli dei dell'Olimpo non sono scomparsi, ma si sono trasferiti a New York. Percy Jackson non poteva immaginare tutto questo prima di vedere la sua professoressa trasformarsi in una Furia e tentare di ucciderlo. Sarà proprio Percy a indagare sul misterioso furto della Folgore di Zeus e a provare l'innocenza di Poseidone, dio del mare e padre perduto, che l'ha generato con una donna mortale facendo di lui un semidio. Età di lettura: da 12 anni.

RECENSIONE
La prima volta che ho sentito parlare di Percy Jackson è stato tantissimi anni fa, ed era il periodo in cui, al cinema, andavano di moda i film tratti dalla mitologia greca. Non potevo immaginare che, uno dei miei film preferiti, Clash of Titans, non fosse altro che la versione adulta di Percy Jackson. In un certo senso, questo romanzo è la versione teen della storia di Perseo. Rielaborata e ritarghettizzata.

Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo - il Ladro di Fulmini è il libro apripista della saga, e ha come protagonista il dodicenne Percy che ha cambiato per l'ennesima volta la scuola media e si ritrova, suo malgrado, in una scuola privata lontanissimo da casa dove viene bullizzato in continuazione. Ma Percy è un ragazzo iperattivo e dislessico, che non riesce ad andare bene a scuola e la cui lingua lunga lo mette sempre, e dico sempre, nei guai. Quando qualcuno ruba, dall'Olimpo, la Folgore di Zeus, Percy viene incolpato da tutti gli dei e, soprattutto, viene trascinato contro la sua volontà al Campo Mezzosangue. Ecco, rispetto al film molte cose mi sono diventate decisamente più chiare: come l'ordine delle casate, la presentazione di Clarisse (figlia di Ares) e la spiegazione logica dietro il lo spostamento dell'asse dei miti occidentali. E' una cosa lunga, pertanto vi consiglio di leggerla perché, come spiegazione, regge alla grande. Nel Campo Mezzosangue, Percy conosce Annabeth Chase (figlia di Atena), Luke (figlio di Ermes) e veniamo introdotti anche alle guerre tra dei. Se non avessi letto La Canzone di Achille di Madeline Miller, non avrei capito tante cose. Ma, secondo la mitologia greca, quando gli dei litigano, usano i loro favoriti come mezzi per ottenere i loro scopi. E, anche in questo caso, è stato un dio dell'Olimpo a ordinare a un eroe di rubare la Folgore. 

Ho amato follemente la caratterizzazione dei personaggi, la simpatia di Percy e Grover, e la rettezza morale e strategica di Annabeth. Qualcuno, nel libro che ho preso in prestito, aveva cambiato un congiuntivo con un trapassato remoto, quando invece la frase aveva completamente senso. E lo so perché sono una perfettina della malora su queste cose. Voi lo sapete meglio di me.

Se avete figli che vogliono approcciarsi alla lettura, consiglio caldamente questo romanzo. Spero di riuscire a leggere anche Wonder. In realtà ho appena aggiunto alla mia To Read List un altro centinaio di libri, ma btw, tutto nella norma! 

Siccome non ho trovato citazioni da postarvi, vi saluto qui.

xoxo,
Giada

giovedì, novembre 10, 2022

RECENSIONE DE L'INCUBO DI HILL HOUSE DI SHIRLEY JACKSON

Buon pomeriggio, fantastics! Ieri notte, precisamente all'una giusta, ho terminato L'Incubo di Hill House. Lo so, lo so, non si dovrebbe guardare prima la serie tv (o il film) e dopo leggere il romanzo, ma stavolta ho fatto le cose al contrario xD Un po' come ho fatto per Uno di noi sta mentendo della McManus, solo che non sapevo che fosse tratto da un libro, so solo che rimandavo la visione di quella serie tv da tanto tempo e che volevo recuperarla xD

PREMESSA
Sono una fan dell'horror, lo sono da sempre. Ritengo che i film horror peggiori da digerire siano quelli degli anni '70, mentre quelli degli ultimi anni siano un po' alla acqua di rose... Nel senso, sono pieni di jump scares, più che altro. La serie basata sul romanzo l'ho amata molto, poiché non era una storia di fantasmi. Era la storia di una famiglia. La stessa famiglia, i Crain, che nel romanzo viene nominata. E' palese che ci sia stata una rielaborazione, tuttavia mi sono approcciata al source material delle due serie Netflix con la consapevolezza che non sono uguali. Raramente un film o una serie basato su un libro sarà TOTALMENTE fedele al source material. Devo dire che il romanzo mi ha ricordato molto Cime Tempestose, perché mi ha fatto sentire come se un fiume di oscurità mi stesse attraversando - le stesse parole che ho usato per descrivere proprio Cime Tempestose. Ma, stavolta, penso che la colpa sia anche da addurre al fatto che, mentre leggevo Hill House, stavo guardando anche American Horror Stories, la seconda stagione. Ecco perché, adesso, ho bisogno di cose leggere xD

TRAMA (DA AMAZON.IT)
Chiunque abbia visto qualche film del terrore con al centro una costruzione abitata da sinistre presenze si sarà trovato a chiedersi almeno una volta perché le vittime di turno non optino, prima che sia troppo tardi, per la soluzione più semplice - e cioè non escano dalla stessa porta dalla quale sono entrati, allontanandosi senza voltarsi indietro. A tale domanda, meno oziosa di quanto potrebbe parere, questo romanzo fornisce una risposta. Non è infatti la fragile e indifesa Eleanor Vance a scegliere la Casa, prolungando l'esperimento paranormale in cui l'ha coinvolta l'inquietante professor Montague. È la Casa - con le sue torrette buie, le sue porte che sembrano aprirsi da sole - a scegliere, per sempre, Eleanor Vance.

RECENSIONE
Nessun organismo vivente può mantenersi a lungo sano di mente in condizioni di assoluta realtà; perfino le allodole e le cavallette sognano, a detta di alcuni.
Non ho trovato citazione d'apertura migliore di questa, per cominciare questa recensione. L'incubo di HIll House è come un incubo onirico, un sogno che fai quando hai la febbre alta e che non comprendi fino a quando non ne prendi le distanze - o, nel caso della febbre, quando ti passa. La storia è molto diversa da quella della serie tv. Eppure, in comune (sia la serie tv che il libro) hanno in comune l'intrecciarsi del passato con il presente. Un passato onnipresente che muove le fila dei vivi. In un certo senso, i morti prendono il controllo dei vivi. 

Ma andiamo con ordine. Il professor Montague, un noto scienziato di una sconosciuta città non bel localizzata (potrebbe, infatti, essere sia in America che in Inghilterra) ha deciso di fare degli esperimenti paranormali sulla casa più infestata per eccellenza: Hill House. Hill House sorge, lontana dalla cittadina di Hillsdale, tra le alte colline. Una casa che emana empietà e malvagità da ogni suo angolo. Concepita per provocare disagio e disarmonia tanto nell'occhio di coloro che la guardano per la prima volta, tanto di coloro che vi entrano. Eleanor Vance è una ragazza, oserei dire, sempliciotta. Una ragazza che, dopo la morte della madre, non sa cosa fare della sua vita. Una ragazza che, a mio avviso, è persa nella sua stessa mente. Ancor prima di arrivare a Hill House, assistiamo alle allucinazioni/sogni ad occhi aperti di Eleanor, che diventa col tempo Nell/Nellie. So che l'ho definita sempliciotta, ma più volte nel corso della lettura non ho avuto l'impressione di trovarmi di fronte a una donna di trentaquattro anni, ma di fronte ad una ragazzina. No, non una ragazzina. Una bambina. Una bambina che guarda con stupore qualsiasi cosa, e che sogna di principesse, castelli e principi. Il contrario di Eleanor è proprio Theodora 'Theo', che ho amato nella serie tv. Theodora ha capacità telepatiche, tuttavia è una giovane donna scorbutica, quasi malevola. Ma il lettore deve ricordare a sé stesso che sta leggendo tutto ciò da POV di Eleanor, e man a mano che prosegue la lettura, l'astidio e l'odio reciproco diventano palesi. Un odio che non sono riuscita a comprendere appieno. Un odio che, a mio avviso, è nato dai condizionamenti della casa. Ultimo, ma solo per ordine, è Luke Sanderson (okay, qui vi confesso che ho pensato alle sorelle Sanderson di Hocus Pocus xD ), un belloccio che eredità Hill House e di cui non gliene può importare di meno della casa. 

Chiunque sia rimasto per più di cinque giorni (o meno) nella casa, è scappato a gambe levate tirando fuori qualsiasi scusa pur si andarsene. Il professore che conduce l'esperimento è cieco di fronte allo dispiegamento di forze sovrannaturali che sembrano decise a prendersi Eleanor, mentre una forza invisibile e malvagia tenta di dividerli in ogni modo possibile. 

Ciò che ho amato di Hill House è la circolarità degli eventi. In un certo senso, come è iniziato il romanzo breve, allo stesso modo finisce. Lirico, vivido e, al tempo stesso, onirico. Un fiume di oscurità che culmina quando Eleanor viene impossessata dagli spiriti della casa (almeno questo è ciò che ho avuto l'impressione io) e tenta di buttarsi dalla scala a chiocciola. Alla fine, loro sono andati per svolgere esperimenti di natura paranormale, ma sono stati talmente ciechi da non vedere ciò che c'è sempre stato sotto al loro naso.

Vi saluto con una citazione tratta da questo romanzo, che personalmente ho adorato. Forse, più avanti, leggerò anche Abbiamo sempre vissuto nel castello di Shirley Jackson, la cui trama m'ispira un sacco.
"Cosa c'era qui una volta, si chiese ora, cosa c'era che adesso non c'è più, o cosa dovrebbe esserci che non c'è mai stato?"
(Eleanor Vance)

xoxo,
Giada

lunedì, novembre 07, 2022

RECENSIONE DE LA CORTE DI NEBBIA E FURIA (A COURT OF THORNS AND ROSES #2) DI SARAH J. MAAS

Buona sera, fantastics! Sono appena riemersa dopo un pomeriggio tra le nuove puntate di American Horror Stories e la conclusione delle ultime venti pagine di ACOMAF. Raramente i sequel mi piacciono di più, molto di più, dei romanzi iniziali delle saghe; tuttavia questo è davvero TANTA ROBA. Ma TANTA ROBA, nel senso che l'ho amato tutto, dall'inizio alla fine. E, se il primo è stato travolgente, questo lo è ancora di più - tanto che ho deciso di dedicargli un tatuaggio.

PREMESSA
ACOTAR è un romanzo super popolare, ormai. E quando un romanzo, o una saga, diventa super popolare le mie reazioni possono essere solo due: o lo amo anche io o lo disprezzo profondamente. Quando mi sono approcciata a Sarah J. Maas non mi aspettavo che mi piacesse. In realtà, quando l'ho cominciato l'anno scorso, prima di mollarlo, ha avuto la capacità di ispirarmi ancora di più. E già questo è raro che accada. Non tutti i romanzi hanno quest'effetto su di me. C'era un buon 50% di probabilità che non mi piacesse, proseguendo la lettura, ma mi sono sbagliata. ACOMAF non solo è il degno sequel di ACOTAR, ma alza ancora di più l'asticella. Mi dispiace che nella Rete Bibliotecaria non ci sia anche la novella dedicata a Rhys e Feyre, spero di poterla comprare al più presto. Perché siamo a 2 su 2 romanzi a 5 stelle!

TRAMA (DA AMAZON.IT)
"Una piccola parte di me bisbigliava che potevo sopravvivere ad Amarantha; potevo sopravvivere alla transizione in quel nuovo corpo estraneo... Ma non ero sicura di poter sopravvivere a quella cavità vuota e fredda nel mio petto. Persino durante i periodi più bui, quella parte di me era stata piena di colore, di luce. Forse diventare una Fae l'aveva distrutta. Forse Amarantha l'aveva distrutta. O forse l'avevo distrutta io, quando avevo ficcato i pugnali nei cuori di due innocenti e il loro sangue mi aveva scaldato le mani." Dopo essersi sottratta al giogo di Amarantha e averla sconfitta, Feyre può finalmente ritornare alla Corte di Primavera. Per riuscirci, però, ha dovuto pagare un prezzo altissimo. Il dolore, il senso di colpa e la rabbia per le azioni terribili che è stata costretta a commettere per liberare se stessa e Tamlin, e salvare il suo popolo, infatti, la stanno mangiando viva, pezzetto dopo pezzetto. E forse nemmeno l'eternità appena conquistata sarà lunga a sufficienza per ricomporla. Qualcosa in lei si è incrinato in modo irreversibile, tanto che ormai non si riconosce più. Non si sente più la stessa Feyre che, un anno prima, aveva fatto il suo ingresso nella Corte di Primavera. E forse non è nemmeno più la stessa Feyre di cui si è innamorato Tamlin. Tanto che l'arrivo improvviso e molto teatrale di Rhysand alla corte per reclamare la soddisfazione del loro patto - secondo il quale Feyre dovrà passare con lui una settimana al mese nella misteriosa Corte della Notte, luogo di montagne e oscurità, stelle e morte - è per lei quasi un sollievo.

Ma mentre Feyre cerca di barcamenarsi nel fitto intrico di strategie politiche, potere e passioni contrastanti, un male ancora più pericoloso di quello appena sconfitto incombe su Prythian. E forse la chiave per fermarlo potrebbe essere proprio lei, a patto che riesca a sfruttare a pieno i poteri che ha ricevuto in dono quando è stata trasformata in una creatura immortale, a guarire la sua anima ferita e a decidere così che direzione dare al proprio futuro e a quello di un mondo spaccato in due.

RECENSIONE
Wow! Wow! Wow! Amo la scrittura di Sarah J. Maas, è così travolgente, fluida e intrigante che ti tiene incollata alle sue pagine. Ero incapace di staccarmene per dormire, giuro. Una notte ero così gasata per ciò che avevo letto, che non riuscivo nemmeno ad addormentarmi xD

Ad ogni modo, partiamo dal principio. Come ogni sequel che si rispetti, ACOMAF riprende da dove ACOTAR ci aveva lasciati: Feyre è riuscita a salvare Prythian con il suo sacrificio estremo, ovvero venendo ammazzata da Amarantha dopo aver risolto, suo malgrado, l'indovinello che le aveva posto. Sono passati 3 mesi, e Feyre vive ancora nella Corte di Primavera insieme a Tamlin. Non ha molto da fare, se non fare sesso e pensare al suo matrimonio con il Signore Supremo della Primavera. Odia Rhysand per il vincolo che hanno, il patto di cui porta il tatuaggio sul braccio sinistro che le ha salvato la vita quand'era nel Regno Sotto la Montagna. Ma Tamlin è possessivo, ossessivo. Un ragazzo che ama controllare dov'è e cosa fa la sua ragazza. E che non le lascia nemmeno un po' di libertà. Un ragazzo che le vieta qualsiasi cosa e la tiene rinchiusa nella sua bella gabbia dorata. La new entry è la Sacerdotessa Ianthe, una viscida Fae che ha come obiettivo quello di preparare Feyre alla sua vita matrimoniale. E no, non sarà una Signora Suprema, ma solo una sforna bimbi. Una macchina per figliare a raffica, senza alcuna voce in capitolo sulle guerre, le battaglie e le lotte interne al Regno.

Feyre cade in depressione, con ancora gli effetti PTSD dei suoi tre mesi di prigionia sotto la montagna. Tutto ciò è stato reso magnificamente. E, allo stesso tempo, anche l'indifferenza di Tamlin è stata reso magnificamente, perché la scrittrice ci ha fatto capire che Tamlin la considerava al pari di un oggetto, non una persona che potesse davvero fare la differenza nel Regno. 

"Alle persone, che guardano alle stelle ed esprimono desideri"
"Alle stelle, che ascoltano. E ai sogni, che si realizzano"

Rhysand mi piaceva già molto in ACOTAR, come sapete ho un debole per i bad boys letterari, per quei personaggi grigi che non si capisce bene dove si collochino. Sapevo che Rhys era molto più di quel che appariva, e conoscere la sua storia me ne ha solo fatto innamorare ancora di più. E' così che dovrebbe essere costruito un personaggio. Strati su strati che si rivelano poco per volta. 

Rhys salva Feyre dal suo stesso matrimonio, grazie a Morrigan 'Mor' e la porta nella Corte della Notte. La porta nella magnifica Velaris. In questo modo conosciamo gli amici più stretti del Signore Supremo: Mor, la bionda e tenace terza in comando; Amren, una donna tosta e determinata (non posso dire altro, sennò sarebbe un mega spoiler); Cassian, il guerriero Illyrian di fuoco e Azriel, il guerriero di ghiaccio. Diciamo che, alla larga, le loro descrizioni potrebbero essere così. Se scendessi di più nei particolari rischierei di rovinarvi tutto, quindi anche no. La mia preferita è, senza dubbio, Mor. Il secondo posto, però, va ad Amren. 

Si prospetta una guerra con il re di Hybern, all'orizzonte. Feyre e i suoi amici dovranno intervenire, prima che questi distrugga il Muro che divide il Regno Umano da quello Fae, e spinga quello umano alla totale distruzione.

Purtroppo in questi giorni sono stata un po' male, e non sono riuscita a buttar giù le citazioni che mi piacevano. Quella che vi ho messo citata in pagina, però, è la mia preferita. Oltre a essere il mio sfondo del cell <3

xoxo,
Giada

lunedì, ottobre 31, 2022

RECENSIONE DI CIRCE DI MADELINE MILLER

Buona sera, fantastics! Buon Halloween e, per chi di voi ama il paganesimo e la mitologia celtica, Buon Samhain! Stasera sono molto indecisa se recuperare Scream e Insidious (entrambi non li ho mai visti), oppure proseguire la visione di The Rings of Power. Ad ogni modo, oggi ho finito questo magnifico romanzo sulla figura della dea Circe e che dire raga... una meraviglia, come tutto ciò che esce dalla penna di Madeline Miller.

PREMESSA
Circe è una figura che mi ha sempre affascinato. Non ho mai saputo molto della sua storia, o meglio, backstory personale perché a scuola non ci siamo mai soffermati molto su ogni figura minore della mitologia greca. Dire che ho amato questo romanzo sarebbe un eufemismo. Al pari de La canzone d'Achille, questo romanzo è un gioiellino della letteratura contemporanea. Un puro gioiello. Già fin d'ora ve lo posso consigliare, se amate questa mitologia - da parte mia, non l'ho mai approfondita molto per svariate ragioni, e anche perché la mia preferita è sempre stata quella nordica. Ma mi sto appassionando di brutto a quella greca. Mi sa che sto entrando, a pieno titolo, nella mia fase mitologia greca xD

TRAMA (DA AMAZON.IT)
Ci sembra di sapere tutto della storia di Circe, la maga raccontata da Omero, che ama Odisseo e trasforma i suoi compagni in maiali. Eppure esistono un prima e un dopo nella vita di questa figura, che ne fanno uno dei personaggi femminili più fascinosi e complessi della tradizione classica. Circe è figlia di Elios, dio del sole, e della ninfa Perseide, ma è tanto diversa dai genitori e dai fratelli divini: ha un aspetto fosco, un carattere difficile, un temperamento indipendente; è perfino sensibile al dolore del mondo e preferisce la compagnia dei mortali a quella degli dèi. Quando, a causa di queste sue eccentricità, finisce esiliata sull'isola di Eea, non si perde d'animo, studia le virtù delle piante, impara a addomesticare le bestie selvatiche, affina le arti magiche. Ma Circe è soprattutto una donna di passioni: amore, amicizia, rivalità, paura, rabbia, nostalgia accompagnano gli incontri che le riserva il destino – con l'ingegnoso Dedalo, con il mostruoso Minotauro, con la feroce Scilla, con la tragica Medea, con l'astuto Odisseo, naturalmente, e infine con la misteriosa Penelope. Finché – non più solo maga, ma anche amante e madre – dovrà armarsi contro le ostilità dell'Olimpo e scegliere, una volta per tutte, se appartenere al mondo degli dèi, dov'è nata, o a quello dei mortali, che ha imparato ad amare. Poggiando su una solida conoscenza delle fonti e su una profonda comprensione dello spirito greco, Madeline Miller fa rivivere una delle figure più conturbanti del mito e ci regala uno sguardo originale sulle grandi storie dell'antichità.

RECENSIONE
Circe di Madeline Miller è, come dicevo, un gioiello della letteratura contemporanea. Uno dei migliori romanzi dell'anno, e sapete quanto io sia esigente quando si tratta di romanzi - tantissimo. E' stato bello vedere che Madeline non solo ha superato le mie aspettative, ma ha superato sé stessa con questo romanzo. Se con La canzone d'Achille mi ha spezzato il cuore e poi l'ha ricomposto, con questo mi ha letteralmente travolta e conquistata definitivamente. 

Vorrei mettere una citazione qua in mezzo e ho una marea di cose da dire, che non so nemmeno da che parte cominciare. Partiamo col dire che la storia di Circe è, proprio perché questo è un romanzo, rielaborata. Per la maggior parte, però, si attiene al mito. Io non sapevo che Circe fosse figlia di una naiade e di Elios, il dio del Sole. Non sapevo che, secondo la mitologia, venisse trattata in malo modo da tutti i suoi pari e che venisse isolata e poi emarginata in quel modo atroce. Devo confessarvi che mi sono rivista molto in Circe, la reietta e la ribelle, e poi quella da cui tutti vanno in cerca prima o poi. 

Così erano allora i miei anni. Vorrei poter dire di aver trascorso tutto quel tempo cercando una via di fuga, ma in verità mi ci ero aggrappata, temo, convinta che quei tediosi tormenti fossero tutto ciò che c'era, fino alla fine dei miei giorni.

Ostracizzata e reietta nel mondo degli dèi, Circe scopre per puro caso i suoi poteri trasformando Glauco da marinaio con un padre violento e abusivo a un tritone. Un gesto che lei fa, disperato, per conquistarsi l'amore. Perché in fondo è questa, la vera storia di Circe: una donna, una dea, alla ricerca di qualcuno che l'ami così come. Alla ricerca di qualcuno che l'accetti coi suoi pregi e i suoi difetti. Alla ricerca di qualcuno da poter chiamare 'casa', poiché tutti coloro che aveva intorno l'hanno abbandonata per un motivo o per un altro. Alla ricerca di un posto da chiamare casa, dove potersi sentire al sicuro e non subire le prese in giro continue delle sue sorelle naiadi. 

Circe è molto più di una maga. Ed è molto più di una dea. Nella sua storia ho visto non solo me stessa, ma anche quell'umanità che la mitologia spesso non conferisce agli dèi. Anzi, li allontana ancora di più da essa se possibile. Una dea spezzata, rotta. Una dea alla ricerca di qualcuno che l'accetti e l'ami così com'è, senza farla sentire in difetto per la sua eccentricità. 

Fu la mia prima lezione. Celato sotto il dolce volto familiare delle cose, ce n'è un altro in attesa di spaccare in due il mondo.

E così, dal suo POV, vediamo la sua evoluzione. Dapprima dall'aiuto, segreto, di Prometeo. Poi la scoperta della sua magia. Poi la trasformazione di Glauco. Infine la sua punizione nell'isola di Eea, per aver avuto l'ardire di usare il termine pharmakos. Un obbrobrio agli occhi degli dèi. 

Non so cos'altro dire, perché questo romanzo mi ha lasciata senza parole. Oltre a quelle che vi ho già detto, obv. Adesso vado a preparare la cena, ma sappiate che vi consiglio questo romanzo con tutto il cuore e, vi giuro, vi appassionerete anche voi alla mitologia greca grazie a Madeline.

Vi saluto con una citazione, l'ultima:
"Lui non intende dire che non fa male. Non intende dire che non siamo spaventati. Solo questo: che siamo qui. E questo vuol dire nuotare nella corrente, camminare sulla terra e sentirne il tocco sotto i piedi. E' questo che significa essere vivi."
(Circe)

xoxo,
Giada
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