Che poi nonostante tutto, la mia vena romantica esce sempre
fuori…
“Mangia prega ama” (titolo originale “Eat Pray Love”) è un
film del 2010 diretto da Ryan Murphy (sì, quello di AHS avete capito bene.)
Elizabeth Gilbert (Julia Roberts) è una donna apparentemente
felice: un marito, degli amici, una carriera. Eppure la sua vita comincerà ad
incrinarsi proprio dopo il suo divorzio di cui si colpevolizzerà e che le farà
completamente perdere il senso di se stessa. Decide così di lasciare tutto e
ritrovare quella parte di sé perduta: parte per un anno e andrà in Italia, in
India ed in Indonesia. Ognuno di questi Paesi, oltre a farle scoprire una
varietà immensa di culture e persone, le darà un insegnamento che le permetterà
di perdonarsi, di “ritrovarsi” e di trovare… l’amore.
Il cast è molto ricco: gli “uomini della Roberts” sono Javier Bardem (Felipe), Richard Jenkins
(Richard), Billy Crudup (Stephen) e James Franco (David Piccolo) ma nel cast
italiano c’è anche il nostro bel Luca Argentero!
Il film è tratto dell’omonimo romanzo “Eat, Pray, Love: one
woman’s search for everything across Italy, India and Indonesia” in italiano in
“Mangia, Prega, Ama – Una donna alla ricerca della felicità” edito nel 2006. E’
appunto l’autobiografia della scrittrice Elizabeth Gilbert che dopo il divorzio
dal marito si sente smarrita; a seguito di varie vicende della sua vita privata
decide di compiere questo viaggio di un anno per questi tre Paesi per ritrovare
quella pace e tranquillità che sentiva di non avere più. Il viaggio inoltre le
sarà pagato con anticipo dal suo editore dato che aveva l’intenzione di
scrivere questo libro. Il titolo sta proprio in ciò che apprende in queste tre
fasi di viaggio:
·
“Eat-Mangia” in Italia (OVVIO.) : entrando a
contatto con la cultura e la gente italiana, scopre il piacere di mangiare,
cucinare, fare le cose insieme.
·
“Pray-Prega” in India: dove scopre l’utilità e
il bisogno della preghiera e della meditazione.
·
“Love-Ama” in Indonesia: perché qui, troverà
l’amore.
Il film mi ha piacevolmente emozionata. Credo che la Gilbert
sia la metafora di ognuno di noi che vive un momento di perdizione o di
infelicità ma al contrario della maggior parte di noi lo affronta con una delle
cose più belle che si possano fare: viaggiare. E non è semplice come si possa
pensare, perchè partire con se stessi vuol dire essere costretti a vivere a tu
per tu con la propria anima e le proprie emozioni e non è cosa da poco.
Poi indubbiamente splendide sono le ambientazioni: dalle nostre
amate Roma a Napoli, alla calda India alla sconfinata Indonesia. Tutte e tre le
esperienze sono state a loro modo caratteristiche e speciali ma la lacrimuccia
mi è scesa quando lei è andata via dall’Italia: mi ha ricordato una persona che
diversi anni fa fece le stesse cose, dal voler apprendere tutto della nostra
cultura culinaria e non, al voler imparare a gesticolare come noi italiani
(come si fa ad imparare una cosa simile?!). E niente, questa persona è ora una
delle più importanti della mia vita (nonché MOLTO italianizzata).
Vabbe… alla prossima! J
"Se sei abbastanza coraggioso da lasciarti dietro tutto
ciò che è familiare e confortevole, e che può essere qualunque cosa, dalla tua
casa ai vecchi rancori, e partire per un viaggio alla ricerca della verità, sia
esteriore che interiore; se sei veramente intenzionato a considerare tutto
quello che ti capita durante questo viaggio come un indizio; se accetti tutti
quelli che incontri, strada facendo, come insegnanti; e se sei preparato
soprattutto ad accettare alcune realtà di te stesso veramente scomode, allora
la verità non ti sarà preclusa…"
(Elizabeth Gilbert).
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