sabato, giugno 10, 2023

RECENSIONE DE UN GIORNO QUESTO DOLORE TI SARA' UTILE DI PETER CAMERON

Buon pomeriggio, Fantastics! Era da gennaio che rimandavo la lettura di questo romanzo e, sull'onda de La vita invisibile di Addie LaRue (NON L'invisibile vita di Addie LaRue, come avevo intitolato il post l'altro ieri, appena sveglia dopo un piccolo riposino - visto che ultimamente fatico a dormire bene la notte) ho scelto questo romanzo breve. Preciso che non sono una fan dei romanzi brevi, mi piace leggere e scrivere mattoni, ma questo... questo è magnifico, è un piccolo gioiello della narrativa. 

PREMESSA
Quando a dicembre 2022 ho scelto Un giorno questo dolore ti sarà utile è perché, nel romanzo che ho in scrittura, vengono trattati dei temi simili. Molto simili anche a 4321 di Paul Auster, a dire il vero, ma siccome entrambi sono forti, ho sempre rimandato la loro lettura. In realtà, James Sveck rappresenta me se io fossi ancor più introversa e solitaria. Cioè, sono introversa ma mi piace anche stare tra la gente quando capita. Il fatto che le mie precedenti amicizie non siano andate poi molto bene, non mi impedisce di credere nel valore dell'amicizia. Certo, fa male. Ma passa. Prima o poi so che troverò chi resta. Insomma, James Sveck è un ragazzo di diciotto anni molto molto introverso e chiuso in sé stesso, che non sa chi è. E questa sola premessa, unita alla sua crisi esistenziale - dovuta, secondo me, ad un evento traumatico - l'ha reso facile da empatizzare. Perché James Sveck potrebbe essere chiunque.

TRAMA (DA ADELPHI.IT)
James ha 18 anni e vive a New York. Finita la scuola, lavoricchia nella galleria d’arte della madre, dove non entra mai nessuno: sarebbe arduo, d’altra parte, suscitare clamore intorno a opere di tendenza come le pattumiere dell’artista giapponese che vuole restare Senza Nome. Per ingannare il tempo, e nella speranza di trovare un’alternativa all’università («Ho passato tutta la vita con i miei coetanei e non mi piacciono granché»), James cerca in rete una casa nel Midwest dove coltivare in pace le sue attività preferite – la lettura e la solitudine –, ma per sua fortuna gli incauti agenti immobiliari gli riveleranno alcuni allarmanti inconvenienti della vita di provincia. Finché un giorno James entra in una chat di cuori solitari e, sotto falso nome, propone a John, il gestore della galleria che ne è un utente compulsivo, un appuntamento al buio... I puntini di sospensione sono un espediente abusato, ma in questo caso procedere oltre farebbe torto a uno dei pochi scrittori sulla scena che, come sa bene chi ha amato Quella sera dorata, chiedono solo di essere letti. Anticipare le avventure e i pensieri di James rischierebbe di mettere in ombra la singolare grazia che pervade questo libro, e da cui ci si lascia avvolgere molto prima di riconoscere, nella sua ironia inquieta e malinconica, qualcosa che pochi sanno raccontare: l’aria del tempo.

RECENSIONE

It's me, hi. I'm the problem, it's me. Se dovessi associare questo libro a una canzone sarebbe senza dubbio Anti-hero di Taylor Swift. In un certo senso, James Sveck è il protagonista, ma anche il problema principale, l'autore principale di tutti i problemi che avvengono nel romanzo. Un romanzo che, per quanto breve, è molto intenso e doloroso. Estremamente doloroso.

Un giorno questo dolore ti sarà utile è un romanzo ch'è stato pubblicato nel 2007, e io nel 2007 avevo quindici anni ed ero nella mia Twilight Era. Figurarsi se potevo conoscere Peter Cameron. Il romanzo è ambientato nel 2003, quando io ero ancora più piccola, ero alle elementari... insomma, è molto realistico. Non saprei in che altro modo descriverlo. Realistico da far male. James Sveck ha diciotto anni e 'lavora' nella galleria d'arte della madre, Marjorie Dunfur. Una galleria dove vengono esposti bidoni della spazzatura con appiccicata roba random di un artista giapponese che preferisce esser chiamato Senza Nome, dato che non vuole affibbiare etichette alle sue opere e non vuole che esse gli vengano affibbiate. James è il secondogenito, un ragazzo molto molto triste e introverso. Lui non sa perché sia triste, sa solo che lo è da molto tempo. E' svogliato, ma anche molto provocatorio. Dà valore, un valore immenso, ai pensieri e alle parole. Bisticcia sempre con la sua sorella maggiore, una ragazza di ventun anni che ha una storia con un professore universitario sposato e con figli. Inoltre bisticcia spesso pure con suo padre, un uomo di successo che, dopo la fine della sua relazione non si è più risposato. Il totale opposto di sua madre, una donna che definirei hippie e frivola, ma allo stesso tempo definirla così sarebbe riduttivo, perché Marjorie ha molti strati. Entrambi, dopo il crollo emotivo e nervoso di James a Washington sono molto preoccupati per lui, e gli stanno col fiato sul collo affinché vada all'università, alla Brown University. James è totalmente contrario, e desidera usare i soldi della sua istruzione per comprarsi una casa nel Midwest per leggere Trollope. Ma, purtroppo, il suo desiderio viene presto vanificato dalla realtà dell'Estate Management e presto capisce che ciò che viene venduto online - o meglio, nell'era dell'internet nascente - non sempre corrisponde alla verità. Nanette è il suo punto di riferimento, la sua nonna. In parte, desidera una casa vecchia, antica, perché conserva un ricordo magnifico di quella di sua nonna. E, con sua nonna, James ha e avrà sempre un rapporto speciale.

So che vi ho già detto che questo romanzo è un gioiellino, ma lo è. Ci tengo a ripetermi perché Cameron ha saputo scavare nelle emozioni umane con la potenza di un caterpillar. Fa male. Eccome se fa male. A distanza di tanti anni, fa male sentir parlare dell'11 settembre 2001. Fa male leggere delle misure di prevenzione che Ground Zero e, soprattutto, tutta New York aveva preso dopo l'attentato dell'11 settembre. Tuttavia, il romanzo non parla nemmeno di questo.

Io sono fermamente convinta che parli di una crisi esistenziale, la crisi esistenziale di James. Che, in fondo, è a sua volta una crisi identitaria - tutti gli chiedono se sia gay, quando lui nemmeno sa di esserlo o presume di esserlo. E questa crisi identitaria porta con sé una sensazione di straniamento, di alienazione che provoca malessere e disagio durante la lettura. Allo stesso tempo, i battibecchi tra James e sua sorella sembrano portare un'aurea di normalità, se così si può definire. Allo stesso tempo, credo anche che James soffra di una sindrome post traumatica che l'abbia spinto a chiudersi in sé stesso, proprio perché lui era presente quando l'aereo si è schiantato sui grattacieli di New York. E tutto questo, tutti questi elementi, si sommano uno sull'altro, dando al romanzo una profondità emotiva incredibile.

Peter Cameron, mi piaci ma la cruda realtà e il modo realistico con cui è stata resa questa crisi esistenziale ha quasi fatto star male pure me. Anche per questo ho voluto finirlo oggi, sincera.

Vi saluto con una citazione tratta da questo romanzo, che vi consiglio comunque di leggerlo. Vi consiglio, comunque, di recuperarlo:
"E' già difficile trovare simpatico qualcuno, figuriamoci volergli bene: finisci solo per fare un mucchio di sbagli che ti allontanano e basta."
(James Sveck)

xoxo,
Giada

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