giovedì, giugno 01, 2023

RECENSIONE DI IF WE WERE VILLAINS = NON E' COLPA DELLA LUNA DI M.L. RIO

Buona sera, Fantastics! Rieccomi qui, con il recupero di un altro dei romanzi che avevo in programma di recuperare assolutamente in questo 2023. Quindi, nonostante tutto, devo ringraziare la mia convalescenza e il mio riposo forzato (non riesco a stare seduta più di 1h e nemmeno ad appoggiare la schiena sulla sedia, ecco perché non riesco a scrivere il mio romanzo) per avermi permesso di recensire gran parte dei romanzi che avete trovato qui, nel blog, da aprile 2023. 

If We Were Villains mi ha attratto sin dall'inizio per via del titolo, insomma, 'se noi fossimo cattivi' cioè, i'm yours prendimi subito! Sono felice di dire che ha rispettato le mie aspettative!

PREMESSA
Come dicevo, questo era uno di quei romanzi che a febbraio 2023 volevo recuperare ma che poi avevo accantonato per dedicarmi al mio di romanzo. La scrittura è stata proficua, in quei due mesi e sono felice di esser andata sotto operazione con gran parte delle basi delle future scene già gettate, altrimenti se avessi dovuto farlo ora, probabilmente sarei più frustrata di quanto non sono già. Ad ogni modo, If We Were Villains mi aveva attratto, sin dall'inizio, per via del titolo. Il titolo, raga. E' stato amore a prima vista. Col senno di poi, la frase 'per aspera ad astra' - la mia frase personale e che diventerà un tatuaggio - è rimasta appesa alla mia parete per tipo 6 anni. Era destino che questo romanzo giungesse a me, in un modo o nell'altro. Quindi devo ringraziare i Tortellini di Spaghetti Fantasy, perché se ho recuperato questo romanzo è stato grazie a loro e ai loro consigli!

TRAMA (DA IBS.IT)
Quando gli amici diventano nemici, non c'è limite al male che possono farci.
Oliver Marks ha scontato dieci anni di carcere per l'omicidio di un compagno di college. Ai tempi della condanna, non tutti erano convinti della sua colpevolezza, in primis il detective Colborne, che ora lo attende fuori dal carcere per sapere finalmente la verità. La storia che Oliver si accinge a raccontargli si svolge alla Dellecher, una delle più prestigiose scuole di arte drammatica degli Stati Uniti, dove Shakespeare è venerato come un dio e non c'è limite alla competizione. Giovani, belli, ambiziosi, Oliver e i suoi sei amici sono inseparabili e dividono il tempo fra prove, performance e feste all'insegna dell'eccesso. Ma, una volta giunti al quarto e ultimo anno, qualcosa nel gruppo si incrina. I ruoli dei drammi che mettono in scena prendono sempre più spazio nella loro vita reale, ed emergono gelosie sopite, invidie, rancori. È Richard, più di tutti, a perdere il controllo, finché, un freddo mattino di novembre, viene trovato morto. A quel punto, per ognuno dei sei giovani attori rimasti inizia la prova di recitazione più ardua: convincere la polizia, gli altri e se stessi della propria innocenza. Perfetta per i fan del dark academia , una storia di lealtà e tradimento, follia e ossessione, colpa ed espiazione, che conduce il lettore lungo il confine magico e pericoloso tra la vita e l'arte.

RECENSIONE

Beh, credo che questo romanzo si possa riassumere con questa gif. Pochi libri mi hanno fatto così male, ma non credevo che un dark academia avrebbe potuto farmi stare così male. Perfino il finale mi ha lasciato un senso di dolore e tristezza addosso indescrivibile, okay dopo mi guardo tutti i video di Anitta. Ci sta anche il fatto che in questi due giorni io non sia stata molto bene, fisicamente e mentalmente, a causa di ciò che ho. Ma ciò non toglie la potenza emotiva di questo romanzo. 

If We Were Villains è ambientato in un'accademia di belle arti, la Dellecher Fine Arts, situata nel Nord America. E' una scuola a stampo Shakespeariano elitaria, costosa, ed è il trampolino di lancio di moltissimi attori famosi. In questa cornice, troviamo Oliver Marks insieme ai suoi sei amici: Richard, James, Alexander, Filippa, Wren e Meredith. Ogni personaggio contiene in sé un archetipo: Richard è il dittatore, James l'eroe, Alexander l'antagonista, Wren l'ingenua innocentina, Meredith la femme fatale. Oliver è il solo a non avere un archetipo suo. In quanto, secondo i suoi professori (che mi hanno ricordato i professori di Un Paso Adelante, btw) sono molto arroganti, molesti e pretendono il massimo da loro e vogliono tirarglielo fuori a qualsiasi costo. Oliver e James sono stanchi di avere sempre gli stessi ruoli. Oliver, per esempio, ha da sempre ruoli di supporto. E' sempre stato la spalla. Nient'altro. Quell'anno, decidono che sarà diverso per loro. E che faranno di tutto per avere ruoli diversi. 

Le cose cambiano quando Meredith s'invaghisce di Oliver e ci va a letto insieme, la fatale notte in cui Richard muore. In una mossa alla PLL, gli amici si mettono tutti d'accordo sulla versione da fornire alla polizia. 10 anni dopo, con il detective Colbourne finalmente in pensione, Oliver fornisce la sua versione dei fatti. Ma Oliver non si sbilancia a rivelare se tutto ciò che racconta è la verità o meno, lo dice lui stesso. E' un narratore inaffidabile, quindi anche se abbiamo letto la sua storia non è detto che sia vera. La strategia del narratore inaffidabile è stata davvero furba, perché ci fa mettere in dubbio se tutto ciò che abbiamo letto sia la verità o sia soltanto un altro costrutto della mente di Oliver per calarsi nella parte del personaggio che sta per recitare. 

Vi confesso che, quando ho iniziato la lettura, ho associato subito questo romanzo a The Riot Club (se non l'avete visto, vi consiglio di vederlo) e L'Attimo Fuggente (è uno dei miei film preferiti, btw). Credo che non ci sia altro modo per incasellarlo se non questi due film, che rendono bene l'idea di academia/dark academia. Ho amato molto anche un'altra strategia narrativa, ovvero quella di passare da passato a presente tramite la suddivisione in atti delle parti. Questo non solo mi ha permesso di calarmi ancora di più nel mondo del teatro, ma mi ha ricordato quando ho studiato la suddivisione aristotelica degli atti a Letteratura Tedesca 2. Molto molto intelligente come mossa. Così come il passato e il presente si fondono, così come nelle vite dei personaggi si fondono le finzioni dei mondi di Shakespeare con la realtà, creando un confine labile nel quale i personaggi si muovono loro malgrado. Si può dire che tutti, in modi diversi, abbiano usato il method acting che aveva condotto James alla follia. Ma il method acting è anche ciò che io uso per scrivere, so bene quanto sia bello ma anche molto pericoloso. Devi ancorarti alla realtà per non perdere il senno del tutto, perché il confine tra fantasia e realtà diventa, come dicevo, molto flebile e bisogna ancorarsi a qualcosa per non dimenticare il chi sei e cosa stai facendo. 

Ammetto anche che ho dato 4 stelle perché, nonostante io abbia studiato Shakespeare sia alle superiori e, in modo un pochino più approfondito, a Letteratura Inglese 2 (quella dell'Inghilterra, non l'Americana) ho faticato a cogliere tutti i riferimenti a tutte le sue opere.

In ogni caso, vi consiglio caldamente questo romanzo se amate il dark academia ambientato nei conservatori o nelle scuole d'élite private. Super super consigliato!

Vi saluto con una citazione dal romanzo:
"Per aspera ad astra. Ne avevo sentite svariate traduzioni, ma quella che mi piaceva di più era:
Attraverso le spine, verso le stelle."
(Oliver Marks)

xoxo,
Giada

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