Buona sera, bloggers e lettori! Questa sera recensirò, per voi, uno dei migliori mafia romance del 2018: “Cattleya” di Debora C. Tepes. Il finale esplosivo della duologia di “Javier”. Un libro al cardiopalma che vi terrà incollati al Kindle giorno dopo giorno, chiedendovi cosa accadrà ai suoi personaggi. Siete pronti per la recensione? Cominciamo!
Se “Javier” mi aveva conquistato, facendomi battere forte il cuore, “Cattleya” me l’ha letteralmente sfracellato, distrutto, ridotto a bradelli. Perché vi dico questo? Semplice. Perché dovete aspettarvi qualsiasi cosa, qualsiasi cosa da questo romanzo. Aspettatevi l’inaspettato. E preparatevi a piangere a più non posso. A passare notti andando a letto col magone, chiedendovi cosa accadrà a Yamile e Javier. A chiedervi se morirà qualcun altro. Io vi ho avvisato, eh!
SINOSSI (DA GOODREADS)Cattleya, è così che mi chiamava lui, come le orchidee che accarezzavo con dedizione.
Ma i miei petali sono stati brutalmente strappati, lasciandomi spoglia e impaurita.
Lui si è nutrito di me fino all’ultimo respiro, lui mi ha ingannata senza pietà, lui ha implorato il mio perdono.
Sono trascorsi due anni e ora l’immagine riflessa allo specchio è quella di un’altra donna.
Coraggiosa come una leonessa.
Potente come il vento.
Intoccabile come Dio.
Non sono più una fragile orchidea, ora sono una grandiosa Reina. Mi riprenderò ciò che mi spetta, scenderò
a patti con il diavolo, mi sporcherò le mani di sangue.
E otterrò la mia vendetta.
Sequel del romanzo JAVIER.
RECENSIONEDire che ho amato “Cattleya” sarebbe un eufemismo bello e buono, io l’ho adorato. Ho amato che il mio cuore venisse spezzato da Yamile e Javier. Ho amato ogni singola riga di questo libro, e vi assicuro che lo adorerete anche voi!
Ma partiamo dal principio: Yamile è appena corsa in ospedale con la sua scorta personale a Maui, dov’è stata costretta a iniziare una nuova vita nel momento in cui, dalla fine di “Javier” ha consegnato Julio Solano e suo fratello Ricardo alla giustizia ed ha iniziato a far parte della Protezione Testimoni. La Yamile che incontriamo qui è una Yamile fragile, disperata perché l’amore della sua vita sta rischiando di morire a causa di suo fratello. La sua famiglia, con la piccola Camila, è messa in pericolo dal suo stesso sangue. Il sangue, proprio esso, sarà il fil rouge di questo sequel. Il sangue sarà un elemento che tornerà più volte, portando con sé il dolore e la sofferenza. Sì, perché Yamile ha partorito Camila da sola, senza Javier al suo fianco e si è presa cura di lei come una madre dolce e amorevole, ma non ha permesso a nessun uomo di avvicinarsi a lei, perché l’amore che provava (e che prova) per Javier è totalizzante, incondizionato, incredibile - è l’unico termine superlativo che mi è venuto in mente, dato che non riesco a trovare le parole, anche a distanza di giorni in cui l’ho finito, per descrivervi il modo in cui mi ha lasciato questo romanzo.
Non lasciarmi, non lasciarmi anche tu.
Vivi.
Fallo per me.
Fallo per nostra figlia. (...)
Vivi, Javier.
Combatti.
Sei più forte della morte.
(Yamile Solano)
Non appena Javier si sarà ripreso, condurrà Yamile e sua figlia a Los Angeles dalla sua famiglia. Ma fa la cosa peggiore che un uomo può fare in una situazione del genere: abbandonare la sua famiglia, dando più importanza al lavoro che a loro.
“La nostra vita è pericolosa, Yamile. Noi non potremo essere mai una famiglia normale, mettitelo bene in testa.”(Javier Romero a Yamile Solano)
L’unica cosa che Yamile ha sempre desiderato è una famiglia per sua figlia, un padre presente. Una normalità che non ha mai avuto, ma che ha sempre aspirato con tutta sé stessa. Un’illusione, che verrà distrutta nel peggiore dei modi, dall'unico uomo che ha sempre amato. Dall'unico uomo a cui lei si sia mai concessa.
(...) Ho smesso di confidare nel divino e nell'umanità. D’ora in poi avrò fede solo in me stessa.(Yamile Solano)
Questo, sarà il motivo scatenante, che spingerà Yamile a meditare una tremenda vendetta nei confronti di Javier. Una vendetta che si consumerà nel peggiore dei modi, in un modo tipico dei narcos: nel sangue.
Mai far arrabbiare una leonessa in gabbia, poiché quando sarà libera farà una dannata strage.(Yamile Solano)
Yamile torna in Colombia, riprendendo le sue origini da narcotrafficante, e rimettendo in sesto il cartello di droga e spaccio insieme a suo zio Rodrigo. Grazie a Rodrigo, avrà un esercito di uomo ai suoi ordini, che sono disposti anche a morire per lei. Tra di essi c’è David, la sua guardia del corpo, un uomo che Yamile soprannomina “L’Angelo della Morte”, un ragazzo cresciuto nella zona povera e malfamata di Medellìn, che portava da mangiare a casa uccidendo le persone su commissione. E’ qui, nella sua Colombia, che Yamile si spoglia della ragazza insicura e fragile, per diventare la Reina di Medellìn. Una donna spietata, crudele e pronta a vendicarsi.
(...) Il mio riflesso nella limpida vetrata sembra appartenere ad un’altra donna. Una donna sicura di sé, (...) Un cobra reale che ha appena fatto la muta e si è sbarazzato della sua vecchia pelle.Una Yamile nuova.Una vera Solano.(Yamile Solano)
I mesi passano, e Javier fa del suo meglio per smantellare il cartello di Cali - uno dei principali nemici dei Solano - i diretti responsabili della morte di Santiago e della madre di Yamile. Ma la mancanza di Yamile si fa sentire, e pian piano, Javier comincia a dubitare di sé stesso, delle sue scelte di vita, e soprattutto, riconosce che ha fatto la cosa peggiore che potesse fare, abbandonando Yamile con i suoi genitori adottivi e sparendo dalla sua vita per tutti quei mesi.
Cosa c’è in me che non va? Perché non faccio altro che distruggere l’unica donna che io abbia mai amato? Probabilmente non sono in grado di amare. So soltanto distruggere.
(Javier Romero)
Un’altra donna si staglia nella vita di Javier, ed è la bellissima (e stronzissima) Jessica Moore. Okay, lei non l’ho davvero sopportata. Debora ha fatto un meraviglioso lavoro nel renderla, cioè, l’ho destata in toto. Jessica è chiaramente interessata a Javier, e tenta di sedurlo pià volte. Nel frattempo, Javier, anche lui in Colombia, comincia a ricevere delle minacce da uno sconosciuto. Lee, al suo fianco, cerca di dargli una mano, ma l’uomo è ingestibile. Un fascio di nervi e di rabbia. Un leone in gabbia - il paragone ci stava fin troppo bene, considerando che Yamile si è paragonata a una leonessa in gabbia all'inizio.
E’ un tipo di dolore che penetra nelle ossa, fino a farle ustionare.E’ un tipo di dolore che lacera la pelle, riducendola in brandella.E’ un tipo di dolore che stringe lo stomaco in una morsa.E’ quel tipo di dolore che solo chi ha perso qualcuno chi ama ha la disgrazia di provare.(Javier Romero)
La consapevolezza di aver compiuto un errore irreparabile si fa strada in Javier giorno dopo giorno, logorandolo dentro e facendogli capire che non ci sarà un punto di ritorno da tutto ciò. Il dolore lo mangerà vivo, oppure lo farà Yamile. Perché Yamile non glielo perdonerà mai. Mai.
Ho bisogno di te, piccola orchidea.Ho bisogno di Camila.Ho bisogno di chiederti perdono e osservarti dalla finestra mentre curi le tue orchidee, mano nella mano con nostra figlia.Spero che non sia troppo tardi, amore mio. (...)Sono un uomo.Ma anche gli uomini soffrono.(Jaiver Romero)
In una sequenza impressionante di eventi, giungiamo al climax, dove finalmente Javier e Yamile si affrontano. Ma stavolta, non sarà per amarsi in modo brutale e animaleso. Sarà una resa dei conti che finirà nel sangue, in cui non verrà risparmiato niente e nessuno. Ma cosa accadrà? Yamile lascerà perdere la sua vendetta o arriverà fino in fondo, a discapito degli avvertimenti di Rodrigo? Per scoprirlo dovete leggere il romanzo *Ho scelto di interrompere qui la descrizione degli eventi perché sono a iper mega rischio spoiler e non voglio rovinarvi niente, questo romanzo merita di essere assaporato pagina dopo pagina*
“Cattleya” è strutturato in modo diverso rispetto a “Javier”, abbiamo due parti che presentano due POV diversi, una prima parte che presenta il POV di Yamile e il secondo di Javier. Solo a metà, i due POV si uniranno, permettendo al lettore di conoscere i pensieri e le emozioni dei personaggi principali. Devo dire che “Cattleya” ha superato di gran lunga le mie aspettative. Sapevo che Debora era brava, quindi non avevo alcun dubbio che questo sequel sarebbe stato all’altezza del primo, e non mi ha deluso! Lo sviluppo dei personaggi è reso in modo sublime, proprio come le ambientazioni, che fanno calare il lettore in ambienti calienti, come Medellìn e Los Angeles. Ma tutte le ambientazioni sono rese in modo realistico, ed è una cosa che ho adorato.
“Cattleya” non è un romanzo per i deboli di cuore, se lo iniziate a leggere dovete essere pronti a soffrire come non mai. Dovete essere pronti a farvelo ridurre in mille piccoli pezzetti, e lasciare che Yamile ve li calpesti con le sue Chanel. Dovete essere pronti a guardare un uomo spezzarsi sotto il peso dei sensi di colpa. Dovete essere pronti a guardare una donna abbracciare il suo lato oscuro, e a diventare la cosa da cui è sempre scappata. Dovete essere pronti a guardare un uomo e una donna combattere contro il loro desiderio di senso di protezione e contro il loro dolore, per diventare le persone che saranno... chissà. Dovete essere pronti a vedere una donna spezzata spogliarsi della sua fragilità e diventare una Reina.
Cinque stelle sono troppo poche per questo romanzo. Ne merita molte di più.
Io leggevo poco ogni giorno per evitare di finirlo subito, perché mi piaceva troppo.
“Cattleya” va assaporato pagina dopo pagina, dovete soffrire con i suoi protagonisti.
Vi saluto con una citazione da questo romanzo che vi straconsiglio di leggere, e se l’avete amato quanto me, di commentare il post qui sotto:
“Il mio cuore sanguina da anni zio, ma sta imparando a cicatrizzare velocemente.” rispondo calma.
(Yamile Solano a Rodrigo) Xoxo,
Giada