domenica, agosto 17, 2014

La battaglia delle saghe

Buon pomeriggio, bloggers e lettori! Oggi non vi proporrò una recensione o un commento su un determinato classico della letteratura, ma vi chiederò di votare la vostra saga preferita, la saga che riceverà meno voti verrà eliminata e si continuerà così fino a quando non verrà proclamata "la saga più amata di tutti i tempi". Per poter riuscire in questo gioco, dovete partecipare e commentare sia qui sul blog che sulla pagina facebook "Fantasticando sui libri". Siete pronti? Bene, cominciamo!

1. LA SAGA DI HARRY POTTER, J.K. ROWLING

2. LE CRONACHE DI NARNIA, C.S. LEWIS


3. THE TWILIGHT SAGA, STEPHENIE MEYER


4. THE VAMPIRE DIARIES SAGA, LISA JANE SMITH


5. THE SHADOWHUNTERS SAGA, CASSANDRA CLARE


6. THE MARKED SAGA (HOUSE OF NIGHT SERIES)


Niente citazione come saluto, soltanto un "May the force be with you"! Coraggio, votate!

Giada

giovedì, agosto 14, 2014

RECENSIONE di L'apprendista delle Fiandre, Dorothy Dunnett

Buona sera, bloggers e lettori! Oggi recensirò un libro che, devo dire la verità, mi è piaciuto molto: "L'apprendista delle Fiandre" di Dorothy Dunnett, un'affermata scrittrice scozzese che scrive romanzi storici. Premetto che avrei voluto godermelo di più questo libro, ma a causa di un esame incombente e della bellezza di questo libro, sono riuscita a finirlo molto prima del previsto; il che è una belle cosa.

Copertina scozzese del libro
PREMESSA
Se avete amato i libri di Ken Follett e Jeanne Kalogridis, non potrete non amare Dorothy Dunnett. Il suo stile ricco di dettagli ti catapulta direttamente in un'altra epoca, la ricchezza emotiva dei personaggi è una caratteristica affatto trascurabile in uno scrittore e soprattutto, la capacità di descrivere benissimo tutto ciò che riguarda un'epoca passata e piena di complicazioni politiche per me la fanno promuovere a pieni voti. Ripeto, se amate i romanzi storici, dovete leggere questo libro.

TRAMA (dalla copertina del libro)
Vagabondo, avventuriero, mercante ricco e potente: la prodigiosa carriera di Niccolò ha inizio. Uno straordinario affresco storico, un romanzo indimenticabile.

Copertina italiana del libro
Fiandre 1459. E' iniziata un'epoca d'oro in Europa. Le industrie e i commerci fioriscono, e Bruges, che ospita imprese di tutte le bandiere, è un caleidoscopio di gente d'ogni risma: nobili e borghesi, mercanti e mercenari, artigiani e spie. Sono tempi propizi per i giovani decisi a far fortuna e Claes - o Nicolas, o Niccolò: ogni nome segna una tappa del suo destino - , apprendista tintore di oscuri natali, è uno di loro. Il giovane si mescola all'umanità sulla quale vuole emergere, gareggiando in astuzia con i mercanti e in spregiudicatezza con i mercenari e le spie. Dalla sua ha la bellezza, l'intelligenza, il potere di toccare il cuore delle donne e soprattutto, il fuoco inestinguibile dell'ambizione di primeggiare in un mondo che gli si offre come un frutto maturo.

RECENSIONE
Non racconterò tutta la storia, in quanto essa è molto lunga e molto complicata. Vi basti solo sapere che il protagonista di questo romanzo è Claes van der Poele (o per meglio dire Saint Pol) e che è un bastardo, un figlio illegittimo delle seconda moglie di suo padre, morta in seguito alla sua nascita. Claes è stato "preso in affidamento" dagli zii Cornelis e Marianne de Charetty, dei mercanti che possiedono una tintoria di tessuti che però è piena di debiti, i quali sono venuti alla luce dopo la morte di madame de Charetty. Claes è un diciannovenne ed è il servo degli Charetty, dove lavora come apprendista tintore, combina molti disastri e spesso ne paga le conseguenze ricevendo molte legnate sulla schiena dal danneggiato di turno; è anche molto sveglio e questo si scoprirà man a mano che si legge il libro. La sua storia personale s'intreccia con i grandi della storia e grazie ai segreti di cui verrà a conoscenza, arricchirà la compagnia Charetty. Da subito notiamo la sua antipatia nei confronti di Simon di Kilmirren, lo scozzese che è venuto ad abitare a Bruges ed è in compagnia della signorina Katelina van Borselen, ricca ragazza ancora da sposare. Se Katelina non si sposerà, sarà costretta ad andare in convento, e dato che non lo vuole andarci, è costretta a scegliere tra i pretendenti che sua madre ha selezionato per lei, e tra questi c'è proprio Simon di Kilmirren. Una serie di disavventure fanno sì che Simon voglia uccidere Claes, il quale per poco non muore veramente rinchiuso in una botte sulla chiatta che li trasporta il giorno della festa di Carnevale. Anche il padre di Claes, Jordan de Riberarc vuole liberarsi di lui, e lo aggredisce nell'ufficio di madame de Charetty sfregiandogli il volto con il suo prezioso e pesante anello. In seguito, Claes si da' da fare per espandere l'impresa de Charetty, avviando un impresa di crediti e dando il suo contributo nella guerra in Italia contro il re Ferrante. Nello stesso tempo, c'è La Guerra delle Due Rose in Inghilterra tra i due Enrico. Finirà con la morte di re Giacomo. Conosciamo anche la famiglia di Claes, ovvero Nicolas: Jaak ed Esota de Fleury. Penso vi basti sapere che alla fine lui viene assoldato da Angelo Tani per andare a combattere in Turchia ed avere il controllo del mercato della seta. E che si è sposato con la madre di Felix, per ottenere il titolo di borghese e per riuscire ad amministrare al meglio l'azienda. E che Felix voleva giostrare all'Orso Bianco (il nome olandese per me è in questo momento difficile da ricordare) e che alla fine giostrerà dopo la guerra negli Abruzzi, vincerà e verrà ucciso da una balestra nemica. E che Claes ha avuto una relazione sessuale con Katelina van Borselen, la quale, rimasta incinta di lui, ha dovuto sposare un uomo ricco (Simon di Kilmirren) e di fargli credere che il figlio è suo. E che Jordan de Riberac è suo nonno e che Simon di Kilmirren è suo padre.

Mi ha un po' confuso i diversi nomi con i quali i personaggi si rivolgono a Claes, e ad un certo punto mi è sembrato quasi che questo ragazzo fosse schizofrenico, in realtà non lo è perché i diversi nomi con i quali viene chiamato non solo altro che una delle molte sfaccettature della sua personalità. Claes è il tanghero che combina i guai che Julius, il notaio, deve sempre sistemare. Nicolas è il mercante, l'amministratore e l'uomo d'affari. Niccolò è la versione italiana di Nicolas, il nome che gli viene dato quando egli si reca dai Medici a Firenze e per i quali lavora. Ah, dimenticavo. Nicolas lavora anche come corriere di dispacci e quindi è sempre al corrente di tantissimi segreti e si fa pagare tantissimo per questo.

Vi lascio con una citazione di questo libro, che consiglio vivamente a tutti: "Presto avrebbe raggiunto più di quello che ci si poteva immaginare" (Julius pensando a Nicolas). 

Giada

mercoledì, agosto 13, 2014

I 100 libri da leggere secondo la BBC

Buon pomeriggio, lettori! Oggi vi propongo una lista di libri che girava da tempo su facebook, contenente i libri da leggere secondo la BBC. Prima di dirvi quali di essi ho letto, eccola.
  1. Orgoglio e pregiudizio, Jane Austen
  2. Il signore degli Anelli, J.R.R. Tolkien
  3. Il profeta, Kahlil Gibran
  4. Harry Potter, J.K. Rowling
  5. Se questo è un uomo, Primo Levi
  6. La Bibbia
  7. Cime Tempestose, Emily Bronte
  8. 1984, George Orwell
  9. I Promessi Sposi, Alessandro Manzoni
  10. La Divina Commedia, Dante Alighieri
  11. Piccole donne, Louisa May Alcott
  12. Lessico famigliare, Natalia Ginzburg
  13. Comma 22, Joseph Heller
  14. L'opera completa di Shakespeare
  15. Il giardino dei Finzi-Contini, Giorgio Bassano
  16. Lo Hobbit, J.R.R. Tolkien
  17. Il nome della Rosa, Umberto Eco
  18. Il Gattopardo, Tommasi di Lampedusa
  19. Il processo, Franz Kafka
  20. Le affinità elettive, Goethe
  21. Via col vento, Margaret Mitchell
  22. Il grande Gatsby, F. Scott Fitzgerald
  23. Bleak House, Charles Dickens
  24. Guerra e Pace, Lev Tolstoj
  25. Guida galattica per Austostoppisti, Douglas Adams
  26. Brideshead revisited, Evelyn Waugh
  27. Delitto e Castigo, Fëdor Dostoevskij
  28. Odissea, Omero
  29. Alice nel Paese delle Meraviglise, Lewis Carroll
  30. L'insostenibile leggerezza dell'essere, Milan Kundera
  31. Anna Karenina, Lev Tolstoj
  32. David Copperfield, Charles Dickens
  33. Le Cronanche di Narnia, C.S. Lewis
  34. Emma, Jane Austen
  35. Cuore, Edmondo de Amicis
  36. La coscienza di Zeno, Italo Svevo
  37. Il cacciatore di aquiloni, Khaled Hosseini
  38. Il mandolino del capitano Corelli, Louis de Berniere
  39. Memorie di una Geisha, Arthur Golden
  40. Winnie the Pooh, A.A. Milne
  41. La fattoria degli animali, George Orwell
  42. Il codice da Vinci, Dan Brown
  43. Cent'anni di solitudine, Gabriel Garcia Marquéz
  44. Il barone rampante, Italo Calvino
  45. Gli indifferenti, Alberto Moravia
  46. Memorie di Adriano, Marguerite Yourcernar 
  47. I Malavoglia, Giovanni Verga
  48. Il fu Mattia Pascal, Luigi Pirandello
  49. Il signore delle mosche, William Golding
  50. Cristo si è fermato ad Eboli, Primo Levi
  51. Vita di Pi, Yann Martel
  52. Il vecchio e il mare, Ernest Hemingway
  53. Don Chisciotte della Mancia, Cervantes
  54. Il dolori del giovane Werther, Goethe
  55. Le avventure di Pinocchio, Carlo Collodi
  56. L'ombra del vento, Carlos Luis Zafon
  57. Siddharta, Herman Hesse
  58. Il mondo nuovo, Aldous Huxley
  59. Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte, Mark Haddon
  60. L'amore ai tempi del colore, Gabriel Garcia Marquéz
  61. Uomini e topi, John Steinbeck
  62. Lolita, Vladimir Nabokov
  63. Il commissario Maigret, George Simenon
  64. Amabili resti, Alice Sebold
  65. Il conte di Montecristo, Alexandre Dumas
  66. Sulla Strada, Jack Kerouac
  67. La luna e i falò, Cesare Pavese
  68. Il diario di Bridget Jones, Helen Fielding
  69. I figli della mezzanotte, Salman Rushdie
  70. Moby Dick, Herman Melville
  71. Oliver Twist, Charles Dickens
  72. Dracula, Bram Stoker
  73. Tre uomini in barca, Jerome K. Jerome
  74. Notes from a small island, Bill Bryson
  75. Ulisse, James Joyce
  76. I Buddenbrook, Thomas Mann
  77. Il buio oltre la siepe, Harper Lee
  78. Germinale, Emile Zola
  79. La fiera delle vanità, William Thackeray
  80. Possession, A.S. Byatt
  81. A Christmas Carol, Charles Dickens
  82. Il ritratto di Dorian Gray, Oscar Wilde
  83. Il colore viola, Alice Walker
  84. Quel che resta del giorno, Kazou Ishiguro
  85. Madame Bovary, Gustave Flaubert
  86. A fine balance, Rohinton Mistry
  87. Charlotte's Web, E.B. White
  88. Il rosso e il nero, Stendhal
  89. Le avventure di Sherlock Holmes, Sir Arthur Conan Doyle
  90. The faraway tree collection, Enid Blyton
  91. Il piccolo principe, Antoine de Saint-Exupéry
  92. Cuore di tenebra, Joseph Conrad
  93. The wasp factory, Iain Banks
  94. Niente di nuovo sul fronte occidentale, Remarque
  95. Un uomo, Oriana Fallaci
  96. Il giovane Holden, Salinger
  97. I tre moschettieri, Alexandre Dumas
  98. Amleto, William Shakespeare
  99. La fabbrica di cioccolato, Rohal Dahl
  100. I miserabili, Victor Hugo 
Io ho letto una decina di libri, ma ve li dirò solamente se commenterete questo post. E voi? Quanti libri avete letto? Qual è il vostro libro preferito? Che libri avreste tolto da questa lista e qual invece, avreste aggiunto?

Vi lascio con una citazione di Herman Hesse: "Vale per l'amore ciò che vale per l'arte: chi sa amare soltanto l'immenso è più povero e meschino di chi sa entusiasmarsi per il minimo." (da Expressionismus in der Dichtung – L'espressionismo nella poesia)

Giada

giovedì, agosto 07, 2014

RECENSIONE di La lettrice di tarocchi, Jeanne Kalogridis

Buon pomeriggio, bloggers e lettori! Il libro che oggi recensirò è, come da titolo, "La lettrice di tarocchi" di Jeanne Kalogridis, un'autrice americana nata in Florida nel 1954 che ha compiuto gli studi di letteratura russa e di linguistica. Nei suoi romanzi ricostruisce con gusto moderno l'Italia del Rinascimento, dando vita a personaggi femminili forti e passionali e ad intrecci avvincenti. Ha pubblicato, ottenendo lo stesso grande successo:"Alla corte dei Borgia", "l'Enigma della Gioconda" e "La regina maledetta".
Copertina italiana
Copertina americana


PREMESSA
All'inizio non sapevo come rapportarmi a questo libro, sono una grande fan di Ken Follet ed in genere sono i suoi di romanzi storici che leggo, perciò è stato strano leggere qualcosa di questo genere che fosse scritto da un altro autore. Penso che dovrò abituarmi a questo fatto: ci sono tanti altri scrittori di romanzi storici bravi tanto quanto lui che meritano attenzione e Jeanne Kalogridis è una di questi.

TRAMA (dalla copertina)
Caterina Sforza, figlia del duca di Milano Galeazzo Maria Sfroza e di Lucrezia Landriani, fu tra le donne più coraggiose del Rinascimento italiano. La sua affascinante vicenda personale e politica è raccontata in questo romanzo dalla voce della sua dama di compagnia, Dea, esperta lettrice di tarocchi. Mentre Dea cerca nelle sue carte il nome dell'assisino del marito di Caterina, lei sfida le convenzioni sociali in nome della passione e combatte contro chi le ha tolto il marito. Caterina non ha intenzione di fermarsi fino alla vendetta finale e fino a che non riuscirà a scoprire quali trame la temibile famiglia dei Borgia stia mettendo in atto per scalzarla dal suo potente trono...

RECENSIONE
Caterina Sforza è sicuramente il mio personaggio preferito, durante tutta la lettura ho amato il suo coraggio, la sua testardaggine e la sua temerarietà e per questo mi sono documentata sulla sua vita, per cercare di cogliere meglio la distinzione tra ciò che era reale e ciò che era fittizio nel libro. Caterina è stata la contessa di Imola e Forlì, è stata moglie di Girolamo Riario e reggente del primogenito Ottaviano. Le sue avventure amorose mi hanno fatto pensare molto a cosa era costretta a fare una donna per mantenere il proprio potere nelle regioni conquistate quando queste erano minacciate da invasori "stranieri", chiamiamoli così, visto che nel 1400 l'Italia era divisa in piccole Signorie governate dalle famiglie più potenti del luogo. Caterina era la figlia illegittima di Galeazzo Maria Sforza e Lucreazia Landriani, ma questo non le aveva mai impedito di reclamare ciò che era suo ed in quanto Sforza, di combattere fino alla morte per ottenere ciò che voleva. Si è sposata poco più che quattordicenne con Girolamo Riario, ma l'uomo non soddisfava le sue necessità fisiche perciò decise di iniziare una relazione con un francese che lavorava all'ambasciata francese a Milano e che era amico di Rodrigo Borgia. Caterina aveva altre due sorelle e dei fratelli: Carlo, Chiara e Alessandro, tutti avuti da Lucrezia. La moglie di Galeazzo si chiamava Bona e in questo romanzo, ha accudito una bambina orfana chiamandola Almadea, conosciuta semplicemente come "Dea". Il padre di Caterina era un uomo lascivo che violentava le giovani ragazze nel palazzo di famiglia e non di degnava nemmeno di nascondersi da un'altra parte, la moglie Bona era costretta a far finta di niente perché se avesse protestato di sicuro sarebbe stata picchiata dal marito. Dea ha un grande potere: riesce a cogliere i segni dei tarocchi dappertutto e inconsciamente, sa cosa accadrà, ha delle vere e proprie visioni che le appaiono davanti agli occhi come un film. Dea non è cosciente del suo potere fino a quando non conosce Matteo, di cui si innamora e che la sposa. Il loro matrimonio non verrà mai consumato perché Matteo è suo fratello, o per meglio dire, il fratello che non sapeva di avere - lei era un'altra figlia illegittima di Galeazzo Maria Sforza e quindi sorellastra di Caterina. Il duca viene assassinato in chiesa il giorno di Natale e questo sconvolgerà per sempre la vita della giovane Caterina, che difficilmente supererà il trauma della morte violenta del padre. La giovane Caterina dà sfogo ai suoi piaceri carnali ed il marito comincia a sospettare che lui la tradisca con il francese, lei ammette che il francese l'aveva baciata ma fa la gnorri fingendo di non aver mai fatto sesso con l'altro uomo - d'altronde suo marito credeva che il francese si fosse limitato ad un bacio, non poteva sospettare che i due fossero andati così tanto oltre. Purtroppo il francese viene assassinato e così anche il marito di Dea, che non si darà pace fino a quando non scoprirà chi l'ha ucciso. Matteo conosceva un rito per invocare un angelo, un rito che comprendeva il dire "parole barbare" e il compiere un cerchio immaginario per proteggere le persone che si amavano e disegnare al suo interno una stella a cinque punte. Caterina inizia una relazione sessuale con Rodrigo Borgia, uno spagnolo, come ho detto prima lascivo, dissoluto e libertino che si dava al piacere senza alcun freno. Il motivo della sua relazione è si può trovare nel suo scopo di trovarsi degli alleati. Quando Borgia sale al trono papale, Caterina è furiosa ma è decisa a combatterlo. Borgia ha avuto numerosi figli illegittimi da altrettante avventure, ma in particolare ha avuto molti figli da Vannozza, meglio conosciuta come Giovanna Cattanei. Caterina era molto legata a Papa Sisto IV, in quanto parente del marito. Seguono poi le avventure personali di Dea, che conosce lo scrivano Luca di cui si innamora e con cui (finalmente) fa sesso.
Ci tengo a ricordarvi un episodio che mi ha molto colpito, un episodio che si rifà ad una leggenda su di lei: quando Caterina affrontava l'assedio nella Rocca di Ravaldino, disse, a coloro che minacciavano di uccidere i suoi figli: "Fatelo se volete - impiccateli pure davanti a me - e sollevandosi le gonne con le mani e mostrando il pube- qui ho quanto basta per farne altri" ecco, questo è l'episodio che più mi ha colpita in assoluto. Naturalmente Caterina ha fatto molti figli e si è sposata molte volte, l'ultima delle quali con Giovanni de' Medici, dal quale ha avuto Ludovico de' Medici, che verrà ricordato come Giovanni dalle Bande. Non posso dirvi altro, vi ho già raccontato troppo.

Jeanne Kalogridis descrive le scene molto dettagliatamente, i personaggi acquisiscono una forza espressiva tale da sembrare reali, proprio come le scene di sesso che vi sono ivi raccontate. In questo posso dire che è molto diversa da Ken Follet ed è un punto a suo favore, per quanto bravo, Ken Follet non sa descrivere allo stesso modo (ma resta comunque il mio autore preferito in assoluto).

Se volete leggere un bel romanzo storico, ve lo consiglio vivamente. E se non siete pratici del genere, cominciate con Ken Follet e poi passate a lei, scommetto che vi piacerà da matti.

Vi lascio con una citazione tratta da questo libro.
"Fa paura vedere persone ignoranti e superstiziose sedute nelle sale del governo." (Giovanni de' Medici a Caterina Sforza)

Giada

venerdì, luglio 25, 2014

RECENSIONE di Angelize, Aislinn

Buon pomeriggio a tutti! Questa è la mia prima recensione ufficiale, quindi perdonatemi se faccio qualche errore, ma ho bisogno di spiegarmi molto bene perché questo è un libro che merita tantissimo.




PREMESSA
Ho aspettato tanto per leggere questo libro e ho aspettato perché volevo godere di ogni singola pagina, e ho fatto bene. Dunque, sapevo che non avrebbe trattato degli angeli nell'accezione comune del termine e avevo già letto alcune recensioni che promettevano bene, perciò sapevo più o meno cosa avrei ritrovato in esso. Per fortuna che non ho letto gli spoiler, altrimenti mi sarei rovinata tutto! Era a questo libro che mi riferivo quando ho messo questo post:

TRAMA (dal libro)
Essere un angelo è terribile. Non provi emozioni, non puoi toccare, mangiare, amare. Per questo molti di loro cominciano a desiderare la vita terrena per provare quello che non hanno mai sperimentato nell'eternità. Per liberarsi dalla condizione eterea hanno solo un mezzo: uccidere un essere umano che prenderà il loro posto. Un gruppo di vittime, però, non si è rassegnato a questo poco invidiabile destino e ha trovato il modo di reincarnarsi in corpi nuovi che sono una via di mezzo tra angeli e uomini. Di nuovo sulla terra, questi angeli bastardi vorrebbero soltanto ricucire i pezzi di vite bruscamente interrotte, finire gli studi, ritrovare amori perduti. Come Haniel, privo di regole e affamato di sesso, che "indossa" ora il corpo di una ragazza. O come Hesediel, che cerca di far capire alla donna che ama che è tornato dalla morte, e che adesso è in grado di guarire da qualsiasi ferita.
Ma gli angeli "puri", quelli che non hanno mai ceduto alla tentazione della carne, sono in caccia, armati di spada e fuoco celeste, decisi a spazzar via le abominazioni.
Per sopravvivere gli "angeli bastardi" dovranno dar battaglia a forze molto più grandi di loro e prepararsi a terribili sacrifici...
L'esordio fulminante di un'autrice capace di ribaltare le convenzioni del genere.











RECENSIONE
Come dice la trama, si tratta di un libro che racconta la vita di angeli che vogliono provare di nuovo sensazioni, emozioni, odori e per questo si rivolgono alla Dea, una creatura più antica perfino di Lucifero, che dà loro la possibilità di vivere una seconda vita, una seconda chance per fare tutto ciò che non hanno potuto fare quando sono stati uccisi da un altro angelo che voleva appropriarsi del corpo e della mente della vittima da loro designata. Questa lotta tra angeli puri e angeli bastardi mi ha ricordato lo stesso tipo di lotta che c'era in Supernatural nella sesta stagione, in cui un angelo alla fine, si atteggia come se fosse il nuovo Dio e per questo miete vittime in giro per il mondo, le vittime, chiaramente, sono coloro che non hanno voluto ubbidire alle sue Leggi e così fa anche Mikael, l'arcangelo di Angelize, che credendosi superiore ai mezzi angeli, si sente in obbligo di ripulire il mondo da quell'abominio che sono loro, la razza degli angeli bastardi, che hanno osato andare contro le Leggi divine e contro il disegno che era stato deciso per loro.

Ma partiamo dal principio: nell'incipit facciamo subito conoscenza con Haniel, un angelo ribelle (e anche molto hot!) che si è incarnato nel corpo di una ragazzina di diciotto anni e la cui modalità di "appropriamento del corpo" la scopriremo soltanto più avanti. Haniel è il personaggio, a mio avviso, più complesso di tutto il romanzo: sembra cattivo, ma non lo è; si comporta da stronzo, ma ha solo paura di provare il dolore che ha provato quando è stato ucciso da un angelo, quando era ancora Daniele. E' lui il primo che dà fuoco ad un libro, e per inciso, il fuoco non proviene da fonti esterne ma dalle sue mani, quando ancora non si rende conto di che grande potere ha in realtà anche se è un mezzo angelo. Poco dopo veniamo a conoscenza di un altro mezzo angelo: Rafael, che Haniel chiama sempre "il biondo". Rafael è un bravo ragazzo, che andava all'università e che aveva una storia con Stefano. Un po' per volta conosciamo tutti i mezzi angeli che hanno l'obbiettivo di uccidere qualcuno per prendere forma solida o che sono stati uccisi dagli angeli puri per vendetta: Hesediel, che cerca di riconquistare Elena, la quale è andata avanti con la sua vita e ha attraversato un lungo periodo difficile dopo la sua morte, lui si era reincarnato come Christian. E poi ci sono tutti i mezzi angeli, personaggi minori ma comunque interessanti: Mehiel, Vasariah, Yeratel, Nithael e molti altri ancora. La lotta tra angeli puri e angeli bastardi prende l'avvio, a mio avviso, dopo l'uccisione di Seheiah per mano di Mikael,il capo degli angeli puri. Oltre alla Dea, compare anche Lucifero, come vi ho detto sopra, e anche se è solo per un breve istante, si riesce ad avvertire la sua forza e il suo bel caratterino. Lucifero è un angelo Caduto ed è proprio a lui e alla Dea che i nostri angeli si rivolgono per ottenere un aiuto o un consiglio su come sconfiggere "gli angioletti" o "i pennuti" ed è proprio Lucifero a dar loro la risposta, facendo arrabbiare Haniel che da' fuoco al trench di Hesediel con le sue mani. Tutto cambia però quando Elemiah, rendendosi conto che Mikael non si sta comportando come un buon arcangelo e che sta peccando di superiorità, dice ai mezzi angeli che l'unico modo che hanno per sconfiggere gli angeli puri è quello di far ammettere a Mikael quali sono le sue vere intenzioni, e quando questo accade, tutti gli angeli puri sono sconvolti dal sentirsi di nuovo in carne e ossa, dal sentire odori e profumi, dal sentire la fisicità del proprio corpo. Mentre tutti sono storditi da questo nuovo modo di sentire le cose, sentire se stessi e percepire le emozioni, Mikael è l'unico che rimane impassibile, freddo, duro come il ghiaccio e dopo aver ucciso Rafael è pronto ad uccidere anche Haniel, se non che Haniel lo uccide per primo. La scrittrice ci lascia tutti col fiato sospeso mostrandoci un finale aperto, con Lucifero e qui non vi svelo altro, dovrete leggere Angelize per scoprire come finisce.
Cosa succederà in Angelize 2? Io sono curiosa, e voi?

Milano è la città che fa da sfondo a questo urban fantasy per niente convenzionale. Aislinn la descrive in modo crudo e diretto, smontando le illusioni che le persone (come me) si erano fatte su questa città, un esempio si più ritrovare nelle parole di Hesediel: "Milano è una grande città che può renderti piccolo, se non stai attento."

Lo stile di Aislinn è ricco di immagini, colori, sensazioni, odori che il lettore riesce a sentire chiaramente durante la lettura; è diretto quando si tratta di descrivere Milano ed è molto conciso ed intenso quando si tratta di descrivere le sensazioni e le emozioni dei personaggi.

Io promuovo a pieni voti questa scrittrice e vi invito a leggere il suo libro! Vi terrà incollati alle pagine e faticherete molto a staccarvene, anche solo per qualche ora. Seguitela, mi raccomando. Leggete "Angelize", perché se amate il fantasy e in particolar modo l'urban fantasy questo libro fa per voi non vi deluderà affatto! Da parte mia, posso solo dire che non vedo l'ora che arrivi l'autunno per leggere il seguito, dovrò distrarmi alla grande per non pensarci in continuazione. Certo, dovrò studiare ma devo pensare anche io ai miei romanzi e chissà, magari un giorno io e Aislinn ci incontreremo al Salone del Libro di Torino e parleremo dei nostri rispettivi romanzi... Io ci spero.

Vi lascio con una citazione da questo magnifico libro:
"Ora non osano perché non sono abbastanza forti per me." il suo sorriso balenò più tagliente: "Ma come vorrebbero cancellare il mio disordine, vorrebbero cancellare la mia anomalia." (La Dea a Haniel e Hesediel)

Giada


Il piccolo principe, Antoine de Saint-Exupéry

Buon pomeriggio, bloggers e lettori! Dopo un estenuante sessione estiva di esami (fortunatamente tutti passati alla grande) sono tornata di nuovo nel blog! Quanti di voi sono felici di risentirmi finalmente? Forza con i "mi piace" alla pagina facebook e con i lettori fissi! Oggi ho tutta l'intenzione di pubblicare due post, riguardanti due meravigliosi libri che ho letto, il primo è, come si può evincere dal titolo: "Il piccolo principe" di Exupéry.



Il romanzo, semi-autobiografico dell'autore, è un libro importante perché insegna il valore dell'amicizia e cosa rende davvero importanti le cose che amiamo. Non riassumerò il libro, mi limiterò a commentarlo, come vedete, perché altrimenti vi racconterei tutto il libro e solo in questo caso non voglio farlo, perché è troppo bello.

Questo libro mi ha insegnato molto per quanto riguarda la scrittura, la mia passione, nella quale io rivedevo la rosa a cui teneva tanto il piccolo principe.

Vi lascio con alcune citazioni tratte da esso:
"E' il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante." 
"Ho sempre amato il deserto. Ci si siede su una duna di sabbia. Non si vede nulla. Non si sente nulla. E tuttavia qualche cosa risplende nel silenzio..."
"Ecco il mio segreto. E' molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi."

Giada

venerdì, giugno 27, 2014

Chiacchierando con l'autore #2: Julia Sienna

Buon pomeriggio, bloggers e lettori! L'intervista di questa settimana è a Julia Sienna, la simpatica autrice di "The Dark Hunt - I Predatori Oscuri" e "The Dark Hunt - Cacciatori di Ombre" entrambi editi Gainsworth Publishing.
Qui sotto troverete tutto. Enjoy :)

G. Ciao Julia, benvenuta nel blog "Fantasticando sui libri", per coloro che non ti conoscono, ti va di presentarti?

J. Ciao Giada, grazie per il benvenuto, è un vero piacere essere qui con te e i tuoi lettori. Presentarmi... che compito difficile. Sono una persona per nulla semplice, amo i libri, chiacchierare per ore del nulla e ingozzarmi di gelato. Oltre a ciò, adoro anche raccontare storie e avventure ed anche per questo che mi sono avvicinata alla scrittura.


G. Cosa pensi del fantasy moderno?

J. Mah, diciamo che nonostante se ne dicano di cotte e di crude in questo ambito, il vero fantasy moderno di qualità esiste, bisogna solo cercarlo. I pregi di questa versione “nuova” sono senza dubbio quelli di aver staccato il genere dalla leggenda, dalle ere remote, e aver inventato nuove prospettive e nuove possibilità. Non per forza deve essere un fantasy improntato sul Bene e non per forza i protagonisti devono essere i più scontati. Apprezzo le varietà e le molteplici sfumature che il fantasy ha potuto assumere in questi ultimi venti anni di produzione letteraria. Tanti nuovi orizzonti, insomma.


G. Ti piace George R.R. Martin? Tutti lo considerano l'autore fantasy del momento, secondo te è vero oppure no?

J. Mi piace Martin, lo ammetto, anche se sono un po' più legata alla favola e all'epica classica. Nonostante ciò trovo difficile confermare se sia effettivamente l'autore del momento o meno, certo è che l'eco mastodontica della serie tv tratta dalle sue opere aiuta parecchio!


G. Quali sono i tuoi libri preferiti?

J. Tenebre, questa è una domanda difficile. Non esistono libri che non sopporto, diciamo che ci sono tanti libri che non mi sono piaciuti. Ma ammetto siano gusti. Hai qualche oretta di tempo che te ne elenco alcuni?


G. Qual è il tuo scrittore preferito?

J. Uno preferito in assoluto non esiste, diciamo che ne ammiro tanti e continuo a scoprirne di nuovi. Tutti coloro che mi hanno lasciato qualcosa nel cuore sono per me degni di ricordo.


G. Qual è il tuo genere letterario preferito?

J. Sono una lettrice abbastanza onnivora, ma i miei amori restano sicuramente il fantasy e il thriller.


G. Raccontaci com'è nata la tua passione per la scrittura.

J. Per caso, presumo. Non è mai stato un mio pensiero scrivere, ma la mia mente ha deciso di partorire storie che non riuscivo a tenere solo per me. Ed ecco che è subentrata l'idea “e se provassi a scriverle?”. La mia vera passione è raccontare, la scrittura ne diventa un bellissimo e meraviglioso mezzo.



G. I tuoi genitori ti sostenevano nella tua passione?

J. Sì, mi hanno sempre sostenuto e continuano a farlo tutt'ora. Sono sempre tra i primi a leggere le mie storie e i primi a insultarmi se qualcosa non quadra. Quindi, ringraziate anche loro se non vi sono ancora caduti gli occhi in preda all'orrore!



G. Come sviluppi un romanzo? Crei delle scalette dove scrivi cosa devi scrivere capitolo per capitolo oppure utilizzi un altro metodo?

J. Non ho un metodo particolare, diciamo che quando ho una storia per le mani, sono solita appuntarmi i punti salienti dello sviluppo su un file. Poi il resto viene da sé. Se devo sviluppare un capitolo particolarmente complesso, ricorro anche a delle scalette interne con i punti cardine espressi sinteticamente e con chiarezza. Posso anche solo scrivere delle parole chiave che per me però vogliono dire un mondo di cose e sensazioni.



G. Secondo te i sogni sono importanti per la creazione di una storia? - ricordo che Stevenson scrisse Dr. Jekyll & Mr. Hyde dopo aver avuto un incubo.

J. Per me i sogni sono fondamentali in quanto fonte unica di tutte le mie avventure. Ogni trama che conservo nel mio libro delle storie (o più modernamente nel mio pc) deriva proprio dai sogni che faccio.



G. Che consiglio daresti ad un aspirante scrittore o un'aspirante scrittrice?

J. Di non mollare mai e di non smettere mai di studiare per migliorare.



G. Scrivi con la musica di sottofondo oppure prima la ascolti e poi la spegni?

J. Con la musica a palla! Anche se a volte, rare, necessito di rigoroso silenzio.



G. Preferisci il cartaceo o l'ebook?

J. Cartaceo, anche se per questioni di spazio stimo molto anche l'ebook.



G. Saluta i nostri lettori con una delle tue citazioni preferite.

J. Una citazione di Paulo Coelho che mi è sempre piaciuta. “Il guerriero della luce crede. Poiché crede nei miracoli, i miracoli incominciano ad accadere.”

Vi ricordo che la casa editrice Gainsworth ha indetto un gioco a premi su facebook intitolato "L'epica sfida + giveaway",  che potrete trovare a questa pagina: https://www.facebook.com/events/794427007255703/?ref=ts&fref=ts , lì troverete il regolamento per partecipare. Mi raccomando, andateci! Io purtroppo non posso prendervi parte perché per mia sfortuna non ho ancora un ebook reader (in palio ci sono anche dei libri in quel formato), però vi invito a farlo. 

Giada

venerdì, giugno 20, 2014

Chiacchierando con l'autore #1: Connie Furnari

Buon pomeriggio, bloggers e lettori! Dopo uno studio intenso di norma brasiliana sono tornata nel blog per annunciarvi la mia nuova rubrica settimanale "Chiacchierando con l'autore", in cui conosceremo settimana dopo settimana un autore emergente italiano. L'autrice di oggi è la simpaticissima Connie Furnari! Qui sotto troverete l'intervista, buona lettura!

G: Ciao Connie! Benvenuta nel blog "Fantasticando sui libri", per coloro che non ti conoscono, ti va di presentarti brevemente?
C: Sono un’autrice ma anche una lettrice appassionata, mi piace dipingere e guardare bei film!


G: Cosa ne pensi del fantasy moderno?
C: Penso che da un po’ di tempo a questa parte si sia perduto il vero senso di fantasy. Alcune autrici non fanno che scopiazzarsi a vicenda, magari seguendo un filone già battuto. Secondo me dovrebbero osare di più, tentare nuove strade.

G: Pensi che la letteratura odierna sia scaduta nel trash?
C: Sì… non si pensa più alla qualità ma a vendere più copie possibili.


G: Al momento vanno di moda i libri erotici, come 50 sfumature di rosso/grigio/nero, cosa pensi di questo genere?
A: Lo reputo un genere interessante, se scritto con intelligenza. Tutti siamo capaci di scrivere volgarità, credo che solo poche autrici abbiano una vena erotica che appassiona. Io non sono tra queste! ;)


G: Quali sono i tuoi libri preferiti?
C: Tutti i classici, da Stoker a Poe, passando per la Austen e Dickens.


G: Quali sono invece i libri che proprio non sopporti?
C: La fantascienza. È un bellissimo genere ma non rientra nelle mie corde.


G: Qual è il tuo genere letterario preferito?
C: Il Paranormal, in tutte le sue sfumature, anche horror e non solo romance.


G: Raccontaci com'è nata la tua passione per la scrittura.
C: È nata da bambina, mi raccontavo le favole.


G: I tuoi genitori ti sostenevano in questa tua passione?
C: Sì, mi hanno sempre sostenuta.


G: Che consiglio daresti ad un'aspirante scrittrice o ad un aspirante scrittore?
C: Innanzi tutto di non arrendersi e di non avere fretta di pubblicare, bisogna saper aspettare l’occasione giusta, correggere il testo fino allo sfinimento!


G: Secondo te le case editrici danno poco spazio agli autori emergenti perché preferiscono andare sul sicuro puntando su romanzi scontati e banali?
C: Un po’ sì, prediligono gli autori stranieri quando in Italia abbiamo molti autori validissimi! Nel mio blog mi dedico proprio per questo motivo a promuovere gli autori italiani www.conniefurnari.blogspot.com Nel sito troverete anche i miei eBook in omaggio, tanti consigli, indirizzi delle case editrici… Chi mi volesse contattare la mia email è: conniefurnari@hotmail.it


G: Cosa pensi di quelle autrici che non appena hanno pubblicato un libro fanno di tutto per sminuire il lavoro delle loro "colleghe"?
C: Sono autrici che non credono nel proprio lavoro nel loro intimo, insicure. Non capisco questa invidia che c’è in giro, offendere le colleghe come se ci si ricavasse qualcosa in cambio! Secondo me dovrebbero concentrarsi sulle loro opere invece di perdere tempo a offendere gli altri.


G: La Mondadori ha di recente lanciato un nuovo "modo" di leggere i libri, se così si può chiamare, cosa pensi dei flipback?
C: Non mi piacciono! Anche nel modo di lettura in verticale e non nel modo classico. Preferisco magari una versione pocket ma nella versione classic.


G: Dovendo scegliere tra ebook e cartaceo, quale preferisci?
C: Ovviamente il cartaceo!


G: Saluta i nostri lettori con una delle tue citazioni preferite.
C:“Se puoi sognarlo, puoi scriverlo” (lo ammetto, l’ho rubata a Walt Disney!)

Okay, avrei voluto inserire anche i suoi racconti e i primi capitoli dei romanzi che mi aveva mandato ma a causa di problemi tecnici non sono riuscita a farlo; in ogni caso, potrete trovarli nel suo blog www.conniefurnari.blogspot.it e mi raccomando, andate a visitarlo! I racconti sono gratuiti! Oppure potete contattarla via mail al seguente indirizzo: conniefurnari@hotmail.it

Giada

domenica, giugno 01, 2014

Piccola anticipazione... (2)

Buona sera, bloggers e lettori! Terminate "Le Cronache di Narnia", ora cosa leggerò? Beh, io so già cosa voglio leggere, ma lo stress causato dalla preparazione per gli esami universitari è troppo forte e non riuscirei a concentrarmi su un libro, specialmente questo libro, che desidero leggere ardentemente  ma la cui lettura dovrò rimandare all'8 luglio (che è la data del mio esame peggiore, che richiede tutta la concentrazione possibile ed immaginabile) perciò sono davvero costretta ad aspettare di fare quel cavolo di esame per poterlo leggerlo e gustarlo come merita.

Non vi dirò chi l'ha scritto, perché sarà una sorpresa per tutti voi, l'unico indizio che vi do' è che è il romanzo di una scrittrice emergente italiana e... Parla di angeli.



Non voglio dilungarmi altro, penso vi basti sapere che non vedo l'ora di leggerlo e di commentarlo perché già la frase sulla quarta di copertina è molto interessante!

Vi lascio con questa citazione di Goethe: "Qualunque cosa tu possa fare o sognare di fare, incominciala... L'audacia ha in sé genio, potere e magia. Incomincia adesso!"

Giada

La conclusione del mio viaggio a Narnia

Buona sera, bloggers e lettori! Dopo tre mesi siamo giunti finalmente al post che chiude il ciclo di commenti su "Le Cronache di Narnia" di C.S. Lewis... Un po' mi dispiace che questo fantastico viaggio in quella magica e avventurosa terra sia finito, ma come mi ha fatto notare il mio amico Bruno, tutte le cose belle sono destinate a finire, a maggior ragione una serie di romanzi come quelli che hanno come oggetto Narnia e che sono stati ideati (ma soltanto in seguito) con lo scopo di dare una panoramica generale di Dio e della Bibbia.

Personalmente ho amato tantissimo questi libri, ma non per motivi religiosi, semplicemente perché amo il genere fantasy nella letteratura e chiunque mi conosca sa quanto io lo ami. Ma torniamo a noi, vi starete chiedendo perché ho letto questi libri... Beh innanzitutto perché come ho specificato sopra, sono di genere fantastico e poi perché avendo già letto Tolkien mi è stato consigliato di leggere il suo amico C.S. Lewis, sapevo più o meno con cosa avrei avuto a che fare, dato che avevo "guardicchiato" i film qualche anno fa ma non mi sarei mai aspettata che mi sarebbero piaciuti così tanto. Per quanto riguarda le connotazioni bibliche o per meglio dire, la parafrasi biblica dell'intera opera è stata molto molto coinvolgente e non è da me dire una cosa del genere, trattandosi di una cosa strettamente legata con la Chiesa in quanto non sono una fervente cattolica come lo era C.S. Lewis e non penso che lo diventerò mai in quanto abbiamo idee totalmente diverse riguardo quest'Istituzione- questa è la mia opinione, naturalmente.

Il finale de "L'ultima battaglia" mi ha lasciato in uno stato shock, di incredulità, tristezza, stupore e dolore allo stesso tempo che mi ci è voluto un po' per riprendermi, come ben saprete e solo adesso, a causa degli esami universitari che si avvicinano, ho superato tutto ciò. Dovevo aspettarmelo però, "Le Cronache di Narnia" sono una rielaborazione della Bibbia, dalla Genesi del mondo per opera di Dio all'Apocalisse (che è ciò che rappresenta l'ultimo romanzo che tanto mi ha traumatizzato).

Per quanto riguarda i grandi classici fantasy e per quanto io abbia amato tutto ciò, non ho ancora trovato qualcuno che possa eguagliare la magnificenza de "Il Signore degli Anelli" di Tolkien. Mi dispiace, ma prima di essere una Narniana sono soprattutto una Tolkeniana e questo lo saprete di sicuro se mi conoscete o avrete anche solo parlato con me, perché quando mi laureerò (tra due anni) voglio degli scherzi che abbiano come tema proprio "Il Signore degli Anelli" e che pongano una particolare attenzione ai miei sei personaggi preferiti: Legolas, Aragorn, Sam, Faramir, Eowyn e Gandalf

Vi lascio con questa citazione tratta proprio da "Il Signore degli Anelli - La Compagnia dell'Anello" detta dal mitico stregone Gandalf:
"Uno stregone non è mai in ritardo, Frodo Baggins. Né in anticipo. Arriva precisamente quando intende farlo." 

Giada

Il mito fatto realtà: le origini delle "Cronache di Narnia", Mark Bane

Buon pomeriggio, bloggers e lettori! Come indicato dal titolo, in questo post vi proporrò la mia traduzione del saggio di Mark Bane "Il mito fatto realtà: le origini delle 'Cronache di Narnia'". Sì, questo è ufficialmente il penultimo post sulle Cronache, ci avviamo alla conclusione definitiva, finalmente! La ragione per cui vi ho voluto mettere tale traduzione è perché essa è un'anticipazione alle mie considerazioni finali sulla serie di libri che ho letto e della cui lettura vi ho resi partecipi in questi mesi.

IL MITO FATTO REALTA’: LE ORIGINI DELLE CRONACHE DI NARNIA
Nel processo di scrittura delle Cronache di Narnia, C.S. Lewis ha gradualmente espanso l’ampiezza e lo scopo delle sue ambizioni letterarie. Ciò che era visto all'inizio come una collezione di storie per bambini, si sviluppò in una complessa rappresentazione di un intero universo morale. Man a mano che i 7 libri progrediscono, Lewis spiega il piano divino per questo universo dalla sua creazione fino alla sua apocalisse. Comunque, l’unicità degli obbiettivi letterari di Lewis deriva dal fatto che Lewis riesce a gestire due cose in una. Cioè, lui rimane fedele alla sua originale intenzione di scrivere libri per bambini aggiungendo sottili complessità morale e spirituali. Queste complessità non sono dovute ad intrusioni autoritarie o editoriali. Loro sembrano invece intrecciare la vera fabbrica creativa dell’universo di Lewis, così le Cronache di Narnia sono una serie di libri che sono in grado di deliziare i sensi tanto quanto sfidare e agitare l’animo.

Per capire la precedente affermazione, è necessario esaminare le circostanze sotto le quali questi libri furono scritti. Durante la seconda guerra mondiale, Lewis accettò un numero di bambini che erano stati evacuati dalle loro case a causa dei raid aerei che imperversavano a Londra. Non avendo bambini suoi, lui dice che il miglior modo per intrattenere questi giovani ospiti sarebbe stato raccontare loro storie. Un piccolissimo frammento di una di queste storie sopravvive. In esso, i quattro bambini (due bambini e due bambine) sono evacuati dalla loro casa, separati dai loro genitori e mandati a vivere con uno strano vecchio professore. Non solo questo frammento è praticamente identifico ad uno dei passaggi di apertura de “Il leone, la strega e l’armadio”, ma è anche la difficile situazione è molto simile a ciò che uno dei reali ospiti di Lewis aveva affrontato. Dopo tutto, Lewis stesso era (secondo gli standard dei bambini) era “un professore molto vecchio”, e senza dubbio, e intimidiva i suoi giovani inquilini. Dato che l’autore aveva cercato di fare in modo che l’arte imitasse la vita reale, è altamente probabile che le originali intenzioni di Lewis nello scrivere le Cronache era di intrattenere questi giovani sfollati con una versione fantastica delle loro stesse storie.

Per qualsivoglia ragione, C.S. Lewis aveva scelto di cominciare il suo racconto nell'Inghilterra rurale, nella casa del professore sopra menzionato. Ma cosa sarebbe successo dopo? Questa doveva essere una storia per bambini, perciò Lewis attinse a quel genere di cose che lo deliziavano da bambino. Lui aveva un duraturo amore per “le favole”, perciò scelse immediatamente quel genere. Ma era anche il format perfetto per un libro per bambini, dato che non richiedeva romanticismo e nemmeno aveva bisogno di molta intrusione da parte dell’autore.

Perciò Lewis aveva deciso che questo libro sarebbe stato un racconto di magiche e fantastiche avventure. Ma che tipo di magiche avventure avrebbe potuto avere lui nell'ammuffita casa di un professore vecchio e ammuffito? Non molto e questa è la ragione per cui Lewis trovò necessario espandere l’ambientazione. Dai suoi primi giorni d’infanzia, lui è stato occupato con la creazione della sua città immaginaria: Animalandia, che lascia presupporre il grande stato di Boxen. L’immaginazione del giovane Lewis era meticolosamente dettagliata, lui aveva perfino pianificato le rotte del piroscafo di questa nazione e gli orari della ferrovia. Sebbene nessun piroscafo o stazione esista a Narnia, la nazione al di là dell’armadio riflette gli stessi grandi dettagli immaginari presenti nelle prime creazioni dell’autore. Presto la terra incantata di Lewis sviluppò la sua storia, geografia, miti, leggende e profezie. L’amorevole cura con cui lui si riferiva alle minutiae della vera vita di Narnia rivela che Lewis non aveva più intenzione di scrivere una storia per bambini, lui stava anche partecipando alla potente magia che il professor Tolkien chiama “sub-creazione”.

Uno dei dettagli più caratteristici di Boxen, il mondo del giovane Lewis, erano i suoi abitanti. Molti dei più illustri Boxoniani erano infatti degli animali che camminavano, parlavano ed indossavano vestiti. Questi animali antropomorfizzati che troveranno la loro strada per Narnia sotto forma di memorabili personaggi come il topino armato di spada Ripicì, lo scettico Bri, e naturalmente il grande leone Aslan. Comunque, l'uso di animali come personaggi principali non era solo una continuazione delle fantasie della fanciullezza di Lewis - era una deliberata, calcolata decisione da parte dell'autore. Usando gli animali, Lewis poté comunicare tutte le sottili sfumature della personalità umana senza minare o compromettere il livello di comprensione o l'interesse del suo giovane pubblico. Quale modo migliore per mostrare maestosità regola e gloria se non rendendo Aslan "Il Re degli Animali"?

Lewis aveva sempre voluto scrivere quel tipo di libri che lui stesso avrebbe voluto leggere. Infatti, lui scrisse questa celebrata trilogia spaziale perché all'epoca non c'erano abbastanza storie di science-fiction del tipo che lui avrebbe voluto leggere se fossero state scritte. Dunque Narnia diventò un luogo nel quale lui poté mettere in vetrina alcuni dei suoi interessi letterari. Lui aveva sempre amato la mitologia antica, perciò aggiunse al suo regno di animali parlanti molti personaggi dalla tradizione classica, includendo anche fauni, satiri, centauri, driadi, naiadi e molte altre creature mitologiche. Perfico Bacco, il dio romano del vino fa un'apparizione speciale. Dalle mitologie nordiche, Lewis incorporò giganti e nani e L'Albero della Cenere del Mondo.


A fianco alla mitologia classica, la tradizione medievale della cavalleria e dei cavalieri in armi era cara al cuore di Lewis. Narnia si sviluppò in un remo dove ideali cortesi fiorirono sotto imponenti e maestosi re e regine. C'era il cavalierato da vincere sul campo di guerra, e un severo codice d'onore che se una persona lo violava, lo faceva a proprio rischio e pericolo. Lewis aggiunse una forma di "Saraceni" con cui i suoi cavalieri di Narnia potevano lottare: i Calormeniani simili ai Persiani che veneravano il dio-uccello Tash. Lewis prese in prestito le idee medievali della belle dame sans merci e l'Arturiano Morgan Le Fay nel creare le sue cattive: la Strega Bianca Jadis e la Signora dalla Veste Verde.


C.S. Lewis prese in prestito questi elementi perché erano cose che gli piacevano e con cui lui si identificava. Lui cercava di comunicare il suo amore per le fiabe eroiche dell'antichità e forse di coltivare lo stesso amore in una nuova generazione di lettori.


Per contro, in questa Narnia nuovamente immaginata, Lewis avrebbe voluto che le storie di scrivessero da sé. Lui fece ciò in un modo unico, facendo affidamento alle immagini che lui avrebbe voluto vedere nella sua mente. Certe immagini, disse, si sarebbero organizzate da sé come una storia; era poi compito dell'autore "chiudere i buchi" così disse. Un immagine, il fauno con l'ombrello, si risolse nel signor Tumnus. La regina delle nevi su una slitta diventò la Strega Bianca. Lewis formò queste immagini in storie in modo da "esorcizzarle" dalle propria mente. L'immagine del fauno aveva risieduto nella sua mente fon da quando era un teenager. Prima che mettesse il leone Aslan nella storia, Lewis ha sognato per più notti di fila dei leoni. Queste immagini venivano da una fonte sconosciuta, ma molte di loro reclamarono a gran voce una loro parte nelle sue storie. Un interessante confronto di questo fenomeno accade nel terzo libro, "Il Viaggio del veliero": qui, un quadro con una barca cresce fino ad espandersi fino a quando non diventa davvero una nave sul mare, un portale verso Narnia. E' una raffinata dimostrazione dell'intenzione di Lewis di rendere le sue immagini interne reali, le quali agiscono come finestre che si aprono nel mondo della sua immaginazione.

Finora, poco è stato detto circa lo spirituale, il religioso, perché non dirlo: l'elemento cristiano nelle Cronache di Narnia. Questo perché quell'elemento non era presenta alla nascita del ciclo narrativo, Lewis aveva negato, enfatizzando, che lui si sarebbe messo a scrivere una serie di storie che erano rappresentazioni codificate della Verità Cristiana, o lezioni morali ingannevoli create per richiamare il giovane pubblico. Ciononostante, l'elemento cristiano nel mythos di Narnia è inconfondibile. Perciò come ha fatto quest'elemento a trovare il modo di entrare in queste storie? Beh, in un modello sub-creativo, Lewis vide nel suo manoscritto il Leone Aslan e vide che era cosa buona. Immediatamente l'autore riconobbe il potenziale di questo personaggio. Il leone era arrivato come "delimitazione" o "limite" nella storia, e Lui era ovviamente uno dei più grandi personaggi. Lewis subito notò l'amorevole timore che gli altri personaggi avrebbero potuto provare ogni volta che lo incontravano. Oltre a ciò, lui non si era perso nella narrazione quando aveva descritto il leone Aslan in quanto il leone era, nella Bibbia, un simbolo che ricorreva spesso e che indicava il Cristo. Qui l'autore si chiese: "Cosa succederebbe se il Figlio di Dio entrasse in un mondo di animali parlanti nella forma del leone?". Se Lewis potesse presentare la versione di Narnia dell'Incarnazione, lui avrebbe un forum nel quale poter articolare alcuni dei suoi sentimenti più preziosi verso Dio. E avrebbe potuto farlo senza la Legge, senza alcun dovere morale o ipocrisia che entri nell'equazione. E' stata l'esperienza personale di Lewis che ha reso difficile sentire nel modo in cui forse si era sentito verso un Dio qualunque, era il semplice fatto che ci fossero dei sentimenti che chiunque dovrebbe avere verso quel Dio. Con Asla, Lewis fece tabula rasa. Lui poteva spingere i lettori a provare amore e devozione senza quel soffocante senso di dovere. Lui poté trasmettere la sua grande gratitudine e il suo amore per Dio senza fare sermoni. Lui poté, come una volta disse, "rubare al passato quei vigili draghi".

Nei primi due libri, Aslan è una figura netta, chiara. Lui ispira paura nei suoi nemici e amore e devozione nei suoi amici. Lui rende quattro bambini del nostro mondo potenti re e regine, e bandisce tutte le tracce del male dal suo regno. Qui Lewis sta parlando dei primi gloriosi giorni di esperienza spirituale del singolo individuo.

Comunque, con l'avvento del terzo libro "Il viaggio del veliero", Lewis porta il lettore in ancora più profonde acque teologiche. Qui Aslan è più distante; lui appare in altre forme, come quelle dell'agnello e dell'albatro. Lewis approfondisce l'esperienza spirituale dei suoi personaggi rendendo Aslan difficile da trovare. La fede adesso entra in equiparazione con il credere senza vedere. Questo è personificato al meglio dal topo Ripicì, che è determinato a trovare la Terra di Aslan, anche se deve nuotare fino alla Fine del Mondo per farlo. Sempre nel "Viaggio del veliero", Lewis presenta l'idea dello scettico, del non credente, nella forma di Eustachio Clarence Scrubb. Eustachio è trasformato in un drago a causa della sua avidità ed ignoranza. Aslan sbuccia via gli strati di pelle di drago fino a quando il vero bambino sottostante viene svelato; in questo modo, il lettore riesce a capire il processo di conversione e santificazione.

I due libri successivi "La sedia d'argento" e "Il cavallo e il ragazzo" rivelano alcuni aspetti "selvaggi" di Aslan. Lui è, dopotutto, "un leone non addomesticato". Nella "Sedia d'argento", quando Jill ed Eustachio vanno per la prima volta nella Terra di Aslan, Jill spinge il suo compagno giù da un precipizio: a causa di questa grande malefatta, Aslan si mette tra lei e il fiume d'acqua. Lui avverte Jill che ha già mangiato piccole bambine prima "e bambini, donne e uomini, re e regine e reami". Comunque, anche in questo aspetto terribile, Aslan vuole che la ragazza venga a bere. La paura di Dio non ci deve impedire di andare da Lui. Più tardi, Aslan da' a Jill un numero di segni da seguire, che lei prontamente dimentica. Quando lei si dispera di ciò in un sogno, Aslan la esorta ad essere coraggiosa: "Non ti rimprovererò sempre", le dice Aslan. Lewis sta illustrando il fatto che la correzione di Dio è d'amore, non di austerità. Ma Dio è sempre Dio come mostrato ne "Il cavallo e il ragazzo". Aslan graffia la principessa Calormeniana Aravis, perché in questo modo lei si ricordi come ci si sente a venire frustrati. Lewis ritrae anche Aslan come un cacciatore divino, un segugio del cielo, in questo romanzo. Il leone insegue Shasta durante tutta la quest, conducendolo alla sua destinazione e al suo destino.

Avendo rivelato la natura divina nei precedenti libri, Lewis usa le ultime due Cronache per affrontare questioni escatologiche, vale a dire l'inizio e la fine di Narnia. Ne "Il nipote del mago" Lewis ci racconta della Genesi di Narnia. Qui Aslan è descritto come il Creatore, lui canta per dare vita a Narnia e da' agli animali il dono della parola. Il Male entra nel giovane mondo attraverso una creatura "caduta": Jadis, la regina del morto mondo di Charn. Come nella storia dell'Eden, Lewis incorpora un giardino con un frutto particolare e molto potente. Lui ritrae anche il ruolo dell'uomo nella creazione stabilendo come re e regina di Narnia un re e una regina. "L'ultima battaglia" mostra la fine di Narnia. Prima noi vediamo la sua discesa nella malvagità e poi il rifiuto dell'autorità di Aslan (rappresentato in questo caso dai nani che non vogliono nessun re, non vogliono essere comandati da nessun essere superiore). Più avanti, i pochi Narniani fedeli sono perseguitati. Quando le cose sembrano più nere che mai, Aslan ritorna per salvare il giorno, ma lo fa rendendo ciò L'Ultimo Giorno. Tutti i mondi hanno la loro fine, secondo Lewis, eccetto la Terra di Aslan. Tutti i fedeli amici di Narnia entrano nella Terra di Aslan, dove si riuniscono con i loro vecchi amici. Ma questa non è la fine. Gli ospiti di Aslan sono invitati ad andare "più in alto e più avanti" per gloriose avventure che sono troppo belle da descrivere. Lewis finisce quest'ultima storia di Narnia dando ai lettori un anticipazione di com'è il Paradiso.

In ultima analisi, è difficile cogliere qualsiasi cosa, come la semplice intenzione di Lewis di scrivere le Cronache. I suoi scopi erano costruiti l'uno sopra all'altro. Lui procedette dalle storie per bambini, dalle favole per bambini e le ha portò in un reame di intensa teologia. Comunque, nessuna parte gioisce del successo ottenuto a spese dell'altra. E' il fatto che "Le Cronache" sono favole che fanno splendere la ricchezza spirituale che vi è dentro di loro, ed è questa ricchezza che e rende una specie di favole che possono essere apprezzate da tutti, sia dagli adulti che dai bambini.


Nel post successivo vi presenterò le mie conclusioni finali, chiudendo la mia avventura nel magico mondo di Narnia creato da questo magnifico scrittore. Vi lascio con una citazione tratta da "La sedia d'argento" in cui Jill, Eustachio e Rilian riescono ad uscire dal Mondodisotto e si ritrovano a Narnia:

Jill era così felice ed emozionata che per poco non svenne, rapita dalla musica selvaggia, misteriosa e dolce che sapeva di magia bianca quanto le note suonate dalla strega sprigionavano diavolerie e malvagità. Per raccontare uno spettacolo del genere ci vogliono molte parole, per ammirarlo pochi istanti: per lei fu come un flash.

Giada

venerdì, maggio 30, 2014

Tre modi di scrivere per l'infanzia, C.S. Lewis

Buon pomeriggio, bloggers e lettori! Oggi vi parlerò del saggio che C.S. Lewis scrisse in postfazione alle "Cronache di Narnia", ovvero "Tre modi di scrivere per l'infanzia".

Questo saggio (On three ways of writing for children) fa parte del libro "On stories and other essays on literature" e penso che Lewis l'avesse scritto per rispondere alle critiche che gli erano state mosse dopo la conclusione delle "Cronache di Narnia". Lewis comincia dicendo che esistono tre modi di affrontare la scrittura per l'infanzia, due sono buoni e il terzo è cattivo, e ci da' un esempio sia dei buoni che del cattivo:

  1. Una signora gli inviò un manoscritto dove una fata dava al bambino uno strano congegno che schiacciando un bottone poteva dargli tutto ciò che desiderava, lui le rispose che non credeva a questa cosa e quella stessa autrice gli disse: "Neanche a me." ha ammesso la signora: "Anzi, mi irrita, ma è questo che vogliono i bambini moderni." 
  2. Il secondo esempio si ha quando Lewis riferisce ai lettori che un conoscente, padre di figli, gli ha detto che lui ha pensato che avesse inserito l'episodio del fauno che dà da mangiare a Lucy ne "Il leone, la strega e l'armadio" per dimostrare una specie di ricompensa alla bambina. Lewis dice che non ha sottinteso niente di tutto questo, che non è vero che per compiacere il pubblico adulto bisogna sempre e solo parlare di sesso anche quando non c'è.
Entrambi questi due metodi vedono la scrittura per l'infanzia come un dare ai bambini quello che vogliono e proprio perché sono un pubblico speciale bisognare da loro ciò che vogliono, indipendentemente che noi ci crediamo oppure no. 

 Il secondo metodo, quello buono, è quello adottato da Lewis Carroll, Kenneth Grahame e Tolkien. "Il racconto è uno sviluppo di quello narrato a voce ad un bambino reale, spesso in modo estemporaneo. Somiglia al primo perché cercare di dare al bambino quello che vuole, ma l'ascoltatore è una persona concreta, un ragazzo diverso dagli altri ragazzi". 

Non è giusto considerare i "bambini" una specie curiosa, i cui desideri vanno stabiliti da noi adulti come se noi fossimo antropologi o viaggiatori, questo non può funzionare. Se invece ci troviamo faccia a faccia con il nostro ascoltatore non è possibile dargli qualcosa che non prendiamo in considerazione, che trattiamo con indifferenza e disprezzo. Quando si racconta una storia a voce ai bambini, lo si fa per farla vivere, e in questo caso la natura del narratore e la natura dell'ascoltatore coincidono; il risultato è una personalità composita. 

Il terzo metodo consiste nello scrivere un racconto per l'infanzia perché esso è la forma migliore per esprimere quello che si ha da dire. Questo metodo si applica a tutti i generi della letteratura infantile. Ad esempio Arthur Mee non ha mai incontrato un bambino e nemmeno desiderava farlo, secondo lui era fortunato che i bambini leggessero ciò che scriveva. 

Dentro al "racconto per bambini" ci sono due sotto-tipologie:
  1. Il fantastico
  2. La fiaba (e Lewis era più propenso per questa)
La trilogia di E. Nesbit è caratterizzata da personaggi bambini visti da un punto di vista prettamente adulto e quindi intrisi dal sentimentalismo tipico con cui i genitori guardano i propri figli, infatti se descriviamo un romanzo per bambini dal punto di vista dei genitori scadremmo inevitabilmente nel sentimentalismo ed in questo caso sarebbe l'infanzia stessa a soffrirne. La trilogia, anche se contiene episodi improbabili, fornisce al lettore adulto più materiale per capire il mondo dei ragazzi che non altri libri creati appositamente per loro e con lo scopo di educarli. L'esperienza vissuta dai bambini differisce da quella dei nostri parenti e genitori, per questo è importante creare qualcosa che insegni loro qualcosa in un modo che sia piacevole sia per il lettore adulto che per il giovane ascoltatore. 

Il principio generale, basato sulla trilogia dei Bastable, è questo: "Se il racconto non è altro che la forma più idonea ad esprimere quello che l'autore ha da dire, allora i lettori interessati all'argomento vorranno leggerlo e rileggerlo. Solo le storie veramente affascinanti durano." e qui cita Sir Michael Sadler, autore de "Il vento nei salici". 

Le fiabe o i racconti fantastici sono visti malamente dal mondo adulto, che fa apparire "la nostalgia" per quel mondo una cosa brutta, ed infatti gli adulti che leggono fiabe o tali racconti sono considerati dagli "adulti" più "adulti" delle persone affette dal "Peter Pantheism" ovvero la Sindrome di Peter Pan, conosciuta e disprezzata. Lewis articola perciò l'argomentazione a questa critica in 3 punti (li cito):
  1. Tu quoque. I critici che usano l'aggettivo "adulto" come un complimento anziché come un semplice termine descrittivo, non possono essere considerati adulti in prima persona. E' giusto preoccuparsi di sembrare grandi, arrossire per le cose da grandi perché sono da grandi, arrossire al sospetto di passare per infantili sono i classici segni di di fanciullezza e adolescenza. Questi segni e queste fasi della vita sono sintomi positivi perché vuol dire che l'organismo giovane aspira a crescere e prolungare la prima maturità e nella mezza età. La preoccupazione di essere adulto è un autentico sintomo di sviluppo bloccato. Lewis a dieci anni leggeva le fiabe di nascosto perché se ne vergognava, a cinquanta le leggeva senza preoccuparsi di ciò che dicevano gli altri.
  2. Il punto di vista moderno ha una falsa nozione di crescita. Ci accusano di arresto dello sviluppo perché non abbiamo i gusti che avevamo da ragazzi, ma l'autentico arresto non può consistere nel rifiuto di abbandonare un patrimonio, bensì nell'acquisirne uno nuovo. Non è vero che per crescere e diventare adulti dobbiamo abbandonare ciò che ci piaceva da piccoli, quello sarà sempre una parte di noi, solo che noi siamo cambiati, abbiamo acquisito nuovi gusti e nuovi interessi. E' crescita personale, non regresso. Alcuni critici confondono il crescere con il prezzo del crescere e sembrano avere tutto l'interesse a far lievitare il costo oltre il necessario.
  3. L'associazione della fiaba e del fantastico con l'infanzia è un pregiudizio locale e occidentale. Poi cita il saggio di Tolkien sulla fiaba "On fairy stories". Nella maggior parte dei tempi e dei luoghi, la fiaba è stata creata per i bambini e apprezzata solo da loro. Ha cominciato a gravitare attraverso la nursery nei circoli letterari e poi è passata di moda. Alcuni bambini non amano i libri di favole, mentre ci sono alcuni adulti che ancora continuano ad amarli. Tutti e due amano le favole, ma non sappiamo esattamente perché.
Qui espone le teorie di Tolkien e di Jung.
  • Secondo Tolkien il fascino della fiaba stava nel fatto che essa l'uomo esercita pienamente la facoltà di "sub-creatore". A suo modo di vedere, questa è una delle funzioni più caratteristiche dell'essere umano.
  • Secondo Jung la fiaba libera archetipi che dormono nell'inconscio collettivo. Noi ubbidiamo all'antico precetto del "conosci te stesso". 
In conclusione, Lewis dice che dobbiamo scrivere un racconto per bambini con lo scopo di aiutarli a combattere i mostri e i draghi del mondo reale, perché quando saranno grandi dovranno affrontare un altro tipo di "mostri" e ogni sorta di difficoltà. In fondo l'obbiettivo del fantasy è proprio questo: raccontare ai bambini di draghi, cavalieri e principesse non per spaventarli o intimorirli ma per mostrare loro che il bene vince sempre sul male e che tutte le difficoltà, anche le più difficili, possono essere superate con un po' di buona volontà. 

Vi lascio con questa citazione tratta da "Tre modi di scrivere per l'infanzia": "Dei più profondi e difficili rapporti bambino-genitore e genitore-bambino non dirò niente: uno scrittore, in quanto semplice scrittore, è al di fuori di tutto questo. Lo scrittore non è neppure uno zio: è un uomo libero, un uguale come il postino, il macellaio o il cane della porta accanto".

Giada

giovedì, maggio 29, 2014

Genealogia dei personaggi nelle Cronache di Narnia

Buon pomeriggio, bloggers e lettori! Sono tornata per darvi gli schemi della genealogia dei personaggi che abbiamo incontrato nelle "Cronache di Narnia" dal primo all'ultimo libro, siccome non ho trovato online programmi abbastanza belli per poterlo fare, dovrete accontentarvi del tipico schema lineare.

I PEVENSIE  (*nomi non pervenuti)
? - Padre*- Madre* - ?
Peter Pevensie
Susan Pevensie
Edmund Pevensie
Lucy Pevensie

Harold Scrubb - Alberta Scrubb
Eustachio Clarence Scrubb






Eustachio Clarence Scrubb

LA DINASTIA DI RE CASPIAN
Padre* - Madre *
Caspian IX - Madre*
Caspian X - Figlia di Ramandu (probabilmente una Stella)
Rilian - Moglie*
Trinian

Parenti:
Miraz l'Usupatore era il fratello del padre di Caspian IX






LA DINASTIA DI RE LUNI
Re Luni (Dar) - Madre*
Cor - Corin Pugno d'Acciaio
Cor - Aravis
Figlio che darà lustro alla loro stirpe

Parenti:
Lo zio di Cor (Shasta), ovvero Darin.

ASLAN
L'imperatore delle Terre d'Oltremare (Dio)
Aslan (Gesù Cristo) che si manifesta come:

  • Leone (in tutti i libri)
  • Agnello ( solo ne "Il viaggio del veliero")
  • Leoni ( solo ne "Il cavallo e il ragazzo")
  • Gatto ( solo ne "Il cavallo e il ragazzo")

I DIRKE
Padre* - Nancy Dirke
Digory Dirke 

Nota:
E' il professore che ospita i bambini nella sua casa di campagna. Insieme alla sua amica Polly è andato nella Foresta di Mezzo, ha visitato Charn e conosciuto la Strega Bianca, ha assistito alla Creazione di Narnia.

Vi lascio con uno scambio di battute fra il gufo Mastro Pennalucida e il nano Briscola ne "La sedia d'argento" che mi ha fatto ridere da matti:
"Eh? Cosa c'è?" fece quello.
"Due forestieri, mio signore." rispose il gufo.
"Due che? Cosa dici? A me sembrano due cuccioli umani, sporchi per giunta."
"Io mi chiamo Jill." intervenne la ragazza facendosi avanti. Sì, perché la cosa più importante era spiegare al Reggente il motivo per il quale si trovavano a Narnia. 
"La ragazza si chiama Jill." gridò il gufo con quanto fiato aveva in gola.
"In tilt? Le bambine sono andate in tilt?Non ci capisco niente io. Quali bambine? Chi è andato in tilt?"
"Qui c'è soltanto una ragazza, signore." disse il gufo.
"Ma vuoi deciderti a parlare chiaro una buona volta?" fece in nano indispettito: "Invece di startene lì a bisbigliare nelle orecchie? Si può sapere chi è andato in tilt?"
"Nessuno è andato in tilt, signore."
"Chi?"
"Nessuno."
" Va bene, va bene, non c'è bisogno di gridare, non sono mica sordo. Vuoi spiegarmi perché sei venuto a dirmi che nessuno è andato in tilt e perché avrebbe dovuto andarci?"
"Mmmh meglio dirgli che io mi chiamo Eustachio."
"Il ragazzo si chiama Eustachio." gridò il gufo a squarciagola.
"Come, è stracco? Perché è stracco? Che bisogno c'era di portarlo a corte?"
"Non ho detto 'stracco', signore, ho detto Eustachio. Il ragazzo si chiama Eustachio."
"Stanco? Stanco chi? Non capisco cosa vogliate dire Mastro Pennalucida. Quando ero giovane, in questa terra c'erano animali che parlavano sul serio, non bisbigliare e mangiarsi le parole di adesso." (...)

Giada


L'ultima battaglia, C.S. Lewis (seconda parte)

Buon pomeriggio, bloggers e lettori! Dopo aver studiato norma brasiliana, sono pronta per esporvi le mie teorie e le mie supposizioni circa l'ultimo romanzo delle "Cronache di Narnia", ovvero "L'ultima battaglia" - un romanzo molto forte per certi aspetti che mi ha lasciato un profondo shock dal quale mi sono ripresa soltanto di recente.

In questo romanzo ci sono tantissimi riferimenti biblici (come in tutti gli altri libri) ma stavolta sono molto più espliciti che negli altri, nel senso che Lewis non si preoccupa più di rendere velata la simbologia cristiana nei suoi libri.

Dopo che Aslan ha risvegliato il Gigante Tempo - il quale scopriamo nel penultimo libro che si sarebbe svegliato solo quando sarebbe giunta la fine del mondo - il Gigante suona il suo potente corno e provoca una serie di terremoti e maremoti che sconquassano e distruggono Narnia ricordano moltissimo l'Apocalisse della Bibbia, in cui giungono i 4 Cavalieri che portano morte e distruzione nel mondo.


Il Regno delle Tenebre rappresenta le Tenebre che scendono sul mondo dopo che Dio (alias Aslan) ha ordinato al Gigante Tempo di suonare il corno.

Il Giudizio Universale, Giotto, Cappella degli Scrovegni
(Padova)
La divisione dei buoni dai cattivi, che avviene dopo la caduta delle stelle dal cielo, stelle che sono persone, tutti i personaggi vengono divisi in buoni e cattivi. Aslan si trova al centro, alla sua sinistra c'è una parte del mondo completamente immersa nell'Oscurità mentre alla sua sinistra c'è un'altra parte del mondo completamente inondata dalla luce delle stelle. I personaggi che vanno per loro scelta nell'Oscurità hanno lo sguardo pieno d'odio e di paura, mentre quelli che guardano con amore e adorazione Aslan vanno nella parte illuminata dalle stelle, al fianco di Aslan.

Il Paradiso è descritto come un luogo ad Ovest di Narnia, immerso in un immenso giardino chiuso da un cancello d'oro dove i personaggi principali ri-incontrano tutti i personaggi che abbiamo incontrato nel corso delle "Cronache di Narnia". E' un posto nel quale tutti vivono pieni di gioia l'armonia che la vita eterna nel Regno dei Cieli è promessa a tutti i "buoni" (un termine piuttosto opinabile, a mio avviso).

L'Ovest in questo caso ha anch'esso un significato molto importante: le vespri sono le preghiere che i cristiani fanno quando giunge la sera, mentre secondo la mitologia norrena ad Ovest c'era un nano che reggeva la volta celeste (come il Gigante Tempo, in quanto si dice che lui faccia la stessa cosa). Secondo me invece ha un significato simbolico molto più intrinseco, da sempre l'Occidente è associato alla morte perché di solito il sole cala ad Ovest e nasce ad Est, quindi il fatto che tutti i personaggi si incontrino in questo magico luogo di eterna gioia proprio ad Ovest significa sì che sono morti ma che vivranno in eterno con Dio.

La trasfigurazione di Aslan in Dio è evidente quando alla fine del libro Lewis dice: " (...) Nel pronunciare queste parole perse l'aspetto del leone, dopodiché accaddero tante cose belle e meravigliose che non posso raccontarle in questo libro". 

La simbologia del numero 7 è presente in quanto i libri sono 7. Il numero sette esprime la globalità, l'universalità, l'equilibrio perfetto e rappresenta un ciclo compiuto e dinamico. Considerato fin dall'antichità un simbolo magico e religioso della perfezione, perché era legato al compiersi del ciclo lunare. Gli antichi riconobbero nel sette il valore identico della monade in quanto increato, poiché non prodotto di alcun numero contenuto tra 1 e 10. Presso i babilonesi erano ritenuti festivi, e consacrati al culto, i giorni di ogni mese multipli di sette. Tale numero fu considerato simbolo di santità dai Pitagorici. I Greci lo chiamarono venerabile, Platone anima mundi. Presso gli Egizi simboleggiava la vita.

La simbologia del numero 4 invece è presente perché sono proprio Peter, Edmund, Susan e Lucy, 4 bambini a liberare Narnia dall'inverno eterno che la Strega Bianca aveva gettato su quel magico mondo. Il numero quattro è il più perfetto tra i numeri, essendo la radice degli altri numeri e di tutte le cose. Esso rappresenta la prima potenza matematica, e la virtù generatrice da cui derivano tutte le combinazioni. E' l'emblema del moto e dell'infinito, rappresentando sia il corporeo, il sensibile, sia l'incorporeo. Il quattro è scomponibile in 1+3, la monade (l'uno) ed il triangolo, e simboleggia l'Eterno, e l'uomo che porta in sé il principio divino. Il quaternario era il simbolo usato da Pitagora per comunicare ai discepoli l'ineffabile nome di Dio, che per esso significava l'origine di tutto ciò che esiste. Infatti sono sempre due i bambini che vanno a Narnia ne "Il nipote del mago" ed il due è un numero che sta alla base del quattro.

Il dio Tash a mio avviso rappresenta una divinità indiana, mi ha ricordato molto Ganesh o la dea Shiva.

I Calormeniani ricordano molto i popoli indiani o islamici, in quanto ne "Il Cavallo e il ragazzo" l'atmosfera è simile a quella che si respira in quei luoghi, ed è proprio in quei luoghi che avvengono matrimoni combinati nei quali prima del matrimonio gli sposi non si possono né vedere né toccare. Inoltre hanno anche la pelle scura o bronzea e questo a parer mio è un indizio molto importante per fare delle supposizioni circa la popolazione reale alla quale Lewis si sia ispirato per creali.

Infine l'evento che più mi ha sconvolta: l'incidente in treno nel quale muoiono tutti i personaggi (Digory, Polly, Peter, Edmund e Lucy e i genitori dei Pevensie), che secondo me non è stato messo a caso, i buoni in questo caso muoiono perché sono gli eletti che si sono conquistati il diritto di vivere per sempre nel Regno dei Cieli. Ma dov'è Susan? Susan è l'unica a sopravvivere, ma non per scelta di Aslan, ma perché ha scelto di non credere più a lui e a tutte le cose belle che ha vissuto a Narnia.


La mia avventura nel magico mondo di Narnia è conclusa e un po' mi dispiace abbandonare i personaggi che ho conosciuto, non vivere più le loro avventure perché ho vissuto con loro delle bellissime avventure, ho amato, ho sofferto, ho pianto insieme a loro. Credo che quando si legga un buon libro ci si senta sempre così... E quando lo si finisce, si ha l'impressione di abbandonare un amico al quale sei legato da un profondo sentimento di rispetto, amore e amicizia. Ma non è tutto perduto: le storie belle come questa vivranno per sempre nel mio cuore, perché è proprio così che dovrebbe essere. Tu puoi finire di leggere un romanzo bellissimo e far fatica a distaccarti da esso, ma sai che quest'ultimo vivrà sempre nel tuo cuore perché esso è ormai parte di te.

Vi lascio con una citazione tratta da "L'ultima battaglia", si tratta della fine del romanzo, quella che mi ha più scioccato:
Lucy disse: "Abbiamo paura di dovercene andare, Aslan. Altre volte ci hai inviato di nuovo nel nostro mondo."
"Non abbiate paura." disse Aslan: "Non avete ancora capito?"
I cuori battevano all'impazzata, animati da una debole speranza.
"C'è stato un grave incidente ferroviario." disse Aslan con voce pacata: "Voi e i vostri genitori, come dite nella Terra delle ombre, siete morti. La lunga notte è finita: inizia il nuovo giorno. Il sogno è terminato e questo è il momento del Grande Risveglio."
Nel pronunciare queste parole perse l'aspetto del leone, dopodiché accaddero cose tanto belle e meravigliose che non posso raccontarle in questo libro. Noi ci feriamo qui e possiamo solo aggiungere che vissero per sempre felici e contenti. Ma fu solo l'inizio della Vita Vera. La vita nel mondo originario e le magnifiche avventure a Narnia non erano state che la copertina, il titolo della Grande Storia. Ora, finalmente, cominciava il Primo Capitolo di un libro fantastico che sulla terra nessuno aveva mai letto. Il Libro che narra la Storia Eterna e che, di pagina in pagina, si fa sempre più avvincente e straordinario.

Giada


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